SALUZZO catechesi medie

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SALUZZO catechesi medie
Parrocchia di S.Giovanni
INCONTRI DI CATECHESI II MEDIA 2016-2017
INDICAZIONI DI MASSIMA SUL METODO
Ogni incontro è strutturato come una specie di Lectio Divina, questo implica che ci si
sforzi di creare un clima di silenzio e raccoglimento. Bisogna ripetere senza stancarsi
ai ragazzi, credendoci profondamente anche noi, che ci metteremo di fronte alla
Parola, che Essa è viva, che la Parola è presenza di Dio in mezzo a noi.
Proporrei prima di entrare nella sala dell'incontro di ripetere lo stile di ingresso del
metodo E.Q.O.
Per ogni incontro io ho fornito delle schede, una per incontro, tutte ispirate a temi
legate all'Anno Liturgico.
Quando si decide che è tempo il catechista esce incontro ai ragazzi, li raduna, li saluta
e inizia subito spiegando loro che quanto verrà loro proposto si discosta moltissimo
dagli abituali ritrovi di catechismo, si tratterà di concentrarsi su loro stessi e su Gesù.
E si tratterà di riconoscere, anche faticosamente, i nemici dell'attenzione, dell'ascolto,
della concentrazione.
Si spiega ai ragazzi che sarà accaduto anche a loro di parlare a un amico o ai genitori,
o a un insegnante e di accorgersi che l'altro non li stava ascoltando, che stava
pensando ad altro. Può capitare. Li invita a richiamare quanto si fossero sentiti a
disagio...a richiamare quelle emozioni (esercizio di empatia dei ragazzi). Per evitare
questo effetto noi avremmo dovuto subito smascherare e mettere all'angolo i nemici
dell'attenzione: le distrazioni.
Poi sempre fuori della sala, aiuta i ragazzi a richiamare i volti delle persone cui stanno
pensando, le situazioni di gioco o di vita abituale da cui provenivano o a cui sarebbero
tornati, gli amici con cui si trovavano ora. Devono pensarli, adagio, farli scorrere come
si vedono i viaggiatori sul marciapiede mentre siamo su un treno in partenza.
Poi il catechista invita a i ragazzi deporre adagio zaino e cappotti in un luogo che avrei
indicato loro, facendo questi gesti molto, molto, molto adagio. Svestendosi devono
immaginare di lasciare lì con zaini, cappelli, berretti, giacche e cappotti anche le
distrazioni, le persone, le situazioni. (esercizio di empatia dei ragazzi).
Ogni volta è necessario privilegiare il tono della voce, molto pacato e basso, lo stile
della gestualità, controllata e non affidata al caso, lo sguardo calmo e caloroso, che
potesse attutire il disagio della novità e del silenzio richiesto e imposto. (esercizio di
empatia tra catechista e ragazzi).
Quindi, facendoli avanzare in rigoroso silenzio nella sala non si entra come si vuole, i
ragazzi hanno bisogno di avvertire da subito che non c'è spazio per l'improvvisazione e
la loro libera iniziativa, questo li manterrà vigili e concentrati. Ma anche fiduciosi e
meno indisciplinati. (esercizio di empatia tra catechista e ragazzi). All'ingresso della
sala l'animatore, il genitore o il catechista rimasto all'interno viene fuori e avverte i
ragazzi di entrare due per volta, lui li accompagnerà ai posti assegnati loro.
Questa tecnica di dilazionare l'avvio vero e proprio e dilatare i tempi dei preliminari
serve per farli calare poco a poco nel clima necessario, tenendo conto della naturale
difficoltà dei ragazzi a calarsi nel silenzio e ad assumere la concentrazione (esercizio di
empatia tra catechista e ragazzi).
L'avvertenza sarà poi quella di far accomodare i ragazzi amici tra loro distanti e i più
chiassosi mai vicini. Non per ragioni squisitamente disciplinari, ma per aiutare tutti a
poter vivere in solitudine quanto dovranno sperimentare.
I incontro novembre:
il Dio dei vivi
(materiale necessario: un foglio bianco e un pennarello per ogni ragazzo; un cartellone o
una lavagna; un registratore con musica rilassante o meditativa: Enya, Einaudi...; una
fotocopia del Vangelo del giorno).
La morte e l'aldilà diventano temi temibili che si è tentati di rimuovere o su cui non si
sa che dire. Eppure queste domande sulla morte, sull'aldilà, sulla possibilità di un'
altra vita sono ineludibili: c'è una certezza nella coscienza di ogni uomo, la morte, e
questa è vissuta da tutti sotto forma di interrogativo se non di angoscia. Anche se gli
uomini di oggi cercano, abbagliati dalla dominante tecnica, di attenuare, nascondere o
rimuovere questa inquietudine, in realtà non evitano questa domanda neanche in
ambienti segnati da indifferenza religiosa. Ed è qui che noi cristiani dobbiamo mostrare
una coscienza limpida: non si tratta di aspettare gli uomini alla soglia della porta
stretta del male e della morte, si tratta semplicemente di rendere ragione della speranza
che è in noi (cf. 1Pt 3,15), di mostrare che abbiamo fede in Cristo non solo in questa vita,
altrimenti saremmo da compiangere più di tutti gli uomini (cf. 1Cor 15,19). Il cristiano
crede in Cristo che è risorto dai morti e ha vinto la morte per tutti e per sempre: la
Pasqua non è forse annuncio di Cristo che calpesta la morte con la sua morte e svuota
l'inferno dando a tutti la possibilità della vita eterna? C'è da annunciare un
compimento del tempo avvenuto in Gesù Cristo e un orientamento verso la "fine" di tutte
le cose: il Signore ritorna nella gloria per portare a pienezza la salvezza ora sperata;
allora ci saranno finalmente la rivelazione e il compimento della giustizia e della verità
per tutti coloro che nella storia sono stati vittime, sono stati oppressi e afflitti, sono stati
dei "senza voce". Tutti coloro che nel patire, nell' oppressione, nella morte sono stati
assimilati all' Agnello vittima, saranno insieme a lui - divenuto ormai Pastore - ritti,
vittoriosi, viventi nella gloria.
(Lc 20,27-38)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è
risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore
il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e
dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo
aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e
sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque,
alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma
quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non
prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli
angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano,
lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di
Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché
tutti vivono per lui».
1. A ogni ragazzo si chiede di scrivere te parole: morte...al di
là...resurrezione, (15 minuti) per
poi leggerle,
trascriverle sul
cartellone/lavagna e commentarle (15/20 minuti)
Ognuno dovrà scrivere accanto a questa parola emozioni, pensieri, espressioni di fede o
paura che definiscano queste parole, le spieghino, ma dicano anche che rapporto hanno
i ragazzi con queste realtà.
Quindi ognuno legge le sue definizioni che vengono scritte sul cartellone o sulla
lavagna. Il catechista le commenterà, stimolerà anche la loro discussione, mettendo in
luce che la potenza e la ricchezza della nostra fede sta tutta nella RESURREZIONE: i
Cristiani sono il popolo della vita, che non termina il suo cammino nella morte, nel
momento della morte Gesù è con noi e noi iniziamo non soli ma con LUI il percorso
verso la tenebra, che di colpo si illumina di luce e vita. Credere in Dio è credere in chi
può salvarci dalla morte. I ragazzi credono nel denaro, o nell'amicizia, nella fama o nei
genitori, nel successo o nelle loro forze, ma chi può salvarli davvero dalla morte? Dio
solo. Perché quella è la vera salvezza, Gesù è il solo che sarà con noi in quel giorno
misterioso e temuto.
2. Quindi si aziona la musica e si invitano i ragazzi a leggere il Vangelo dalla
fotocopia che sarà stata loro distribuita. Due letture, una prima e una seconda volta.
Si chiederà loro di sottolineare parole o frasi che possono secondo loro spiegare o
illuminare gli argomenti di cui si è discusso prima. Poi con calma tutti, ma proprio
tutti leggeranno la frase sottolineata e diranno qualcosa in merito. (20/25 minuti)
3. Si chiude con un PADRE NOSTRO
II incontro :
Gesù è re dell'UNIVERSO
(materiale necessario: fotocopie con le scritte; fotocopie con il brano del Vangelo;
pennarelli per scrivere; un registratore per far sentire musica rilassante e meditativa)
La salvezza qui e ora qual è per noi credenti? Quale esperienza ci è dato di fare qui nel
tempo della salvezza di Cristo? L'evangelizzazione è predicazione della conversione e
della remissione dei peccati a tutte le genti (cf. Lc 24,47); e nella consegna dello Spirito
ai discepoli la promessa del Risorto è: "A chi rimetterete i peccati saranno rimessi" (Gv
20,23). Sì, per il cristiano "la conoscenza della salvezza", intesa come esperienza di
redenzione, sta "nella remissione dei peccati" (Lc 1,77), e Paolo chiama questo evento
salvifico "riconciliazione con Dio" (cf. 2Cor 5,17-20), azione operata da Dio stesso
mentre l'uomo era peccatore e nemico (cf. Rm 5,6-10). Il cristiano dunque diventa "una
nuova creatura" e sempre può ritornare al mistero santificante del battesimo tramite
questa esperienza di misericordia e di perdono che libera dal peccato e dal dominio del
male. Se è vero che oggi c'è mancanza del senso del peccato, è anche perché non si è
fatta sperimentare in modo sufficiente la remissione dei peccati che è cancellazione dei
peccati da parte di Dio. Per cercare il Signore, per discernere dove incontrarlo, per
seguirlo ovunque vada, occorre che qualcuno lo indichi come l'Agnello che porta e
cancella il peccato del mondo (cf. Gv 1,29,35-42), altrimenti si segue un maestro, un
profeta, ma non il Salvatore, il Figlio dell'uomo e Figlio di Dio (cf. Lc 5,1-1 I). Se
evangelizzazione è testimonianza dell' evento pasquale, della vittoria del Risorto sulla
morte, allora la remissione dei peccati è la più efficace narrazione possibile di tale
vittoria oggi, nel quotidiano della nostra vita.
(Lc 23,35-43)
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece
deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio,
l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e
dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una
scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava:
«Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo:
«Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi,
giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli
invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel
tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
1. I ragazzi si metteranno a coppie e ogni coppia riceve un foglio preparato
prima su cui compaiono 4 definizioni di salvezza...Cosa vuol dire essere salvati?
Cosa è la salvezza per noi oggi? Da cosa sentiamo di dover essere salvati?
a. Salvezza in generale, significa la liberazione da condizioni indesiderabili. La
salvezza è libertà in quanto Dio fa l’uomo libero. La salvezza è dunque libertà nella
misura in cui l’uomo riconosce di dover essere liberato perfino da se stesso, per poter
essere davvero libero, per poter essere davvero salvo.
b. Sani e salvi...anche il proverbio popolare distingue la salute dalla salvezza. La
salute è il benessere fisico, la salvezza il benessere psicologico e spirituale
c. La salvezza è avere tanto denaro, il vero dio di questa vita
d. Salvi da che? La salvezza è una parola religiosa che ormai non significa più nulla,
l'uomo di oggi non necessita di essere più salvato da nulla e da nessuno.
A coppie cercheranno la definizione che li rispecchia di più motivando le loro ragioni.
Quindi si condividerà insieme. (20/ 25 minuti)
2. La catechista spiegherà che Gesù salva perché può liberarci da quanto ci rende
instabili, insicuri, nervosi, tristi, incostanti, insinceri. La salvezza è liberazione dal
peccato. Il peccato non è quello che non piace a Dio, ma è innanzitutto quello che nuoce
a noi. Noi portiamo i nostri nemici dentro di noi: l'egoismo, la rabbia, la menzogna,
l'invidia, la pigrizia, la tristezza. Il Vangelo è una strada, un percorso, una presenza
vera e propria che ci può fare da allenatore, da coach, da trainer, per insegnarci a
liberarci da quanto rende la vita meno luminosa e riuscita. Ecco la salvezza. Nemmeno
essere inchiodato su una croce come il buon ladrone lo separa dall'unica forma di
salvezza: OGGI SARAI CON ME! Stare con Gesù il liberatore ci salva davvero! (10
minuti)
3. Quindi si aziona la musica e si invitano i ragazzi a leggere il Vangelo dalla
fotocopia che sarà stata loro distribuita. Due letture, una prima e una seconda volta.
Si chiederà loro di sottolineare parole o frasi in cui riconoscono qualcosa di buono,
consolante, vero, luminoso per loro, per la loro vita, per il loro cuore. Si condividerà
quindi tutti le frasi e la consolazione ricevuta. (20/25 minuti)
4. Si chiude con il Padre nostro
III incontro
dicembre:
L'Avvento
(materiale necessario: testo con la preghiera della sequenza VIENI SPIRITO SANTO;
fotocopie con le scritte; fogli bianchi; fotocopie con il brano del Vangelo; pennarelli per
scrivere; un registratore per far sentire musica rilassante e meditativa)
Il tema di oggi è il discernimento. Riuscire a leggere i segni, i segni dell'amore intorno a
noi. I segni del bene, della luce, per seguirli, per non perderli e diventare ciechi e
incapaci di riconoscerli.
Lo Spirito Santo che i ragazzi hanno ricevuto li rende capaci di riconoscere i segni del
tempo, i segni del bene intorno a loro.
Vivere da ciechi vuol dire vivere come bendati, portati avanti dalle urgenze, e mai dalle
importanze. Il tempo passa ma noi restiamo indietro, solo chi conosce avanza davvero
nella vita.
(Mt 11, 2-11)
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del
Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o
dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che
udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono
purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato
è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù
si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto?
Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito
con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re!
Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un
profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio
messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.In verità io vi dico: fra i nati da
donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno
dei cieli è più grande di lui».
1. Ogni ragazzo riceve un foglio e scrive su di esso il suo nome colorato e
grande, allegro e visibile, poi li spargiamo in giro per la sala e ognuno è invitato a
scrivere sui fogli con il nome dei compagni degli aspetti belli, delle qualità, dei pregi di
quell'amico o di quella compagna. Così che ognuno poi si possa riprendere il proprio
foglio con tutte le buone qualità che magari nemmeno immaginava di avere o che gli
altri riconoscessero.
Bisogna invitare i ragazzi a prendersi del tempo, spiegando loro che potrà essere
difficile trovare aspetti positivi, non perché non ce ne siano, ma perché è più facile
vedere il male che il bene. (15/20 minuti)
2. Ora ognuno si sceglie un luogo della sala dove restare tranquillo con un
pennarello, per riflettere e stare in silenzio.
Riceveranno il foglio che metto di seguito, e ogni ragazzo dovrà riuscire a
scrivere tutto il bene che nella sua vita gli sta venendo da ogni ambiente in cui vive.
Cercando di essere dettagliati e non generici nel riconoscere e scrivere il bene che nella
loro vita si sta esprimendo a vari livelli. (15/20 minuti)
3. Ora ci si mette in cerchio, quindi si aziona la musica e si invitano i ragazzi a
leggere il Vangelo dalla fotocopia che sarà stata loro distribuita. Due letture, una
prima e una seconda volta. Si chiederà loro di sottolineare parole o frasi che li
colpiscono, li emozionano o semplicemente si ritrovano e piacciono.
Questa volta però non si condivideranno queste parole ma tutti, uno per uno diranno
"Signore ti ringrazio per ..." e aggiungeranno una ragione per cui sentono di dover
ringraziare il Signore per il bene ricevuto, in casa, in amicizia, nello sport o altrove.
Un unico bene grande per cui dire grazie. Spieghiamolo bene ai ragazzi così non si
potranno confondere. (20/25 minuti)