DIALOGO ROSA PARKS Nel 1955 negli Stati del Sud degli USA

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DIALOGO ROSA PARKS Nel 1955 negli Stati del Sud degli USA
DIALOGO ROSA PARKS
Nel 1955 negli Stati del Sud degli USA, come l’Alabama, erano in vigore leggi che imponevano
una violenta segregazione alla popolazione di colore che vietava loro, spesso con un cartello con
la scritta “Whites only”, i luoghi frequentati dai bianchi, come i ristoranti, le scuole, gli ospedali, i
treni e arrivava fino alle seggiole degli autobus, destinando ai neri una minima parte dei servizi e
per lo più scadenti, nonostante il Presidente Abramo Lincoln avesse abolito la schiavitù e la
Costituzione Americana avesse stabilito, fin dal 1787, il diritto alla felicità a tutto il popolo, tanto che
la Carta recita, fin dall’inizio, “We, the people”.
Ma arrivò un giorno, il 1 dicembre 1955, in cui la ricerca della felicità, o almeno di una vita
normale, fu voluta anche da Rosa Parks, una donna di colore, minuta e con gli occhiali, che faceva
la rammendatrice in un negozio della città di Montgomery, in Alabama appunto. Dopo una giornata
di lavoro particolarmente pesante e una lunga attesa al freddo, Rosa salì sull’autobus e, anche se
l’unico posto libero era uno di quelli davanti riservati ai bianchi, lei andò comunque a sedersi. Poco
dopo le venne chiesto di alzarsi e di lasciare il posto ai passeggeri bianchi che erano appena saliti,
ma lei, quietamente e sorridendo, si rifiutò di farlo, stanca di essere trattata come una cittadina di
II^ classe. Il conducente provò ad insistere, ma Rosa fu irremovibile. A questo punto l’autista fermò
l’autobus e, per risolvere la questione, chiamò due poliziotti che la presero di forza e l’alzarono di
peso dal sedile. Lei rimase immobile e si lasciò trasportare come una regina sul suo baldacchino.
Poi le misero le manette. Quella stessa notte la comunità afroamericana guidata da un allora poco
conosciuto Martin Luter King si riunì e organizzò un boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery
che durò 381 giorni. Seguirono proteste in tutto il Paese, e nel 1956, finalmente, si riuscì a far
dichiarare incostituzionale la segregazione sui mezzi pubblici dell’Alabama. Rosa Parks una volta
libera, affermò: “Ero stanca ma non più del solito. Non erano i piedi a farmi male, ma il mio cuore di
essere umano. Ne avevo abbastanza di dover fare sempre ciò che mi dicevano i bianchi. Ero
soprattutto stanca di dovermi sempre piegare”. Rosa non trovò più lavoro in Alabama perché i
bianchi la consideravano una minaccia e i neri la temevano per il suo coraggio. La donna (fragile)
che era diventata un’icona del movimento per i diritti civili per aver osato opporsi alle
discriminazioni razziali, dovette trasferirsi a Detroit nel Michigan. La Storia si era mossa quando
Rosa Parks si rifiutò di abbandonare i suoi diritti di cittadina americana, sapendo che poteva
essere picchiata o uccisa. Ma lei trasformò la sua paura in fede, sperando che altri l’avrebbero
seguita nella ricerca della felicità.
DIALOGO MARIE CURIE
Marie Sklodowska, meglio conosciuta come Marie Curie, nacque nel 1867 a Varsavia, nella
Polonia oppressa dalla Russia zarista dove le donne, sul finire del XIX secolo, ancora non erano
ammesse all’università. Per iscriversi alla facoltà di Matematica e Fisica, nonostante questa scelta
fosse inizialmente assai osteggiata, Marie nel 1892 andò in Francia e riuscì a laurearsi
brillantemente nel 1894. Quello stesso anno incontrò il professore di Fisica Pierre Curie che diceva
di voler fare della vita un sogno e del sogno una realtà. I due futuri scienziati si sposarono e
diventarono compagni di laboratorio nella ricerca scientifica. Nel 1898 la coppia, che lavorava con
mezzi rudimentali in una baracca di legno e senza aiutanti, scoprì un nuovo elemento chimico, il
polonio, dal nome del Paese di Marie. La ricercatrice condivise col marito le stesse convinzioni, le
stesse passioni, gli stessi valori. Giovani, poveri ma determinati, insieme lavorarono alacremente
e, a partire da un’idea di Marie, dedicarono 4 anni alla ricerca di un elemento nuovo: il radio e
questa scoperta li riscatterà di tutti i loro sacrifici: nel 1903 Marie ottenne il dottorato di ricerca, il
primo per una donna e, dopo pochi mesi, il conferimento del premio Nobel per la Fisica, insieme al
marito. Quando sembrava che il successo era ormai arrivato accadde qualcosa che infranse il
sogno che Pierre Curie era riuscito a realizzare: nel 1906 improvvisamente Pierre morirà, a soli 47
anni, scivolando sul selciato bagnato e finendo sotto le ruote di una carrozza a cavallo. Dopo un
periodo di depressione, a Marie, venne assegnata la cattedra di fisica generale, che era stata del
marito, diventando la prima donna ad insegnare alla Sorbona, ma non le venne riconosciuta
alcuna onorificenza, ancora appannaggio dei soli uomini: l’Accademia delle Scienze si rifiutò
persino di eleggerla, insinuando che le scoperte fossero state unicamente opera del marito. Nel
1910 le venne conferito un secondo premio Nobel, questa volta tutto suo, in Chimica per essere
riuscita ad isolare il polonio puro e il radio puro. Allo scoppio della prima guerra mondiale Marie si
impegnò al fronte, prodigandosi nell’assistere e lenire le sofferenze dei feriti e allestendo le “Petit
Curie”, automobili dotate di apparecchi a raggi X. Finito il conflitto, all’Istituto del Radio di Parigi,
affluirono scienziati da tutto il mondo, per dedicarsi alle ricerche degli effetti fisiologici provocati
dalle radiazioni, sotto la guida di madame Curie. I Curie, perseguendo una concezione altamente
disinteressata della scienza, non avevano mai voluto brevettare il metodo di estrazione del radio
affinchè tutti potessero liberamente produrlo per il bene dell’umanità: si era scoperto, infatti, che
questo nuovo elemento combatteva efficacemente il più terribile nemico dell’uomo: il cancro. La
coraggiosa scienziata restò sempre una donna semplice, modestissima, aliena dagli onori. Rifiutò,
infatti, per due volte le Legion d’onore, accettando soltanto di far parte della Commissione
internazionale della Società delle Nazioni, di cui fu eletta vice presidente. Ma il suo posto era il
laboratorio. Una sera di primavera del 1935, uscì, raccomandando al giardiniere di aver cura dei
rosai. E non (vi) fece più ritorno, vittima della lunga esposizione alle sostanze radioattive. Marie
Curie, una donna timida e discreta ma, al contempo, forte e combattiva, ha donato all’umanità
scoperte per le quali non pretese mai nulla in cambio.
DIALOGO EMMELINE PANKHURST
Il nome di Emmeline Pankhurst non è probabilmente tra i più famosi nell’ambito delle conoscenze
storiche popolari, eppure le donne devono molto a questa signora inglese, nata a Manchester
nel 1858, principale esponente del movimento delle suffragette, che nei primi anni del ’900, si battè
strenuamente affinché fosse concesso anche al genere femminile il diritto di voto, fino ad allora ad
esclusivo appannaggio dei maschi. Il suo nome da nubile era Goulden ma, nell'autunno del 1878,
incontrò Richard Marsden Pankhurst, di professione avvocato, che sposò, nonostante egli avesse
20 anni più di lei. Il marito l’aiutò nel suo impegno per l'uguaglianza politica delle donne. La
Punkhurst fu promotrice di vari gruppi, primo fra tutti la Lega per il diritto di voto alle donne
(Women’s Franchise League) riuscendo ad ottenere nel 1894 il diritto al voto nelle elezioni locali.
L’industrializzazione aveva contribuito a cambiare la vita delle donne e le loro aspettative e i
movimenti femminili ripresero vigore, specialmente dopo che Emmeline Pankurst fondò anche,
nel 1903, l’Unione sociale politica e femminile che aveva come scopo il raggiungimento di una
parità delle donne rispetto agli uomini non solo dal punto di vista politico ma anche giuridico ed
economico. Le donne, infatti, volevano poter insegnare nelle scuole superiori,
l'uguaglianza dei diritti civili, svolgere le stesse professioni degli uomini e, soprattutto, godere del
diritto elettorale o di suffragio. Le aderenti al movimento utilizzavano diffondere la proprie idee
attraverso comizi, scritte sui muri o cartelli con slogan del tipo "Votes for woman" o contenenti frasi
inneggianti alla promotrice della rivolta. Spesso queste manifestazioni venivano soffocate con la
violenza da parte delle forze dell'ordine e con l'arresto di molte militantifemministe. Anche la
Pankurst fu imprigionata varie volte, come nel 1905 quando fu condannata per aver interrotto una
riunione del partito liberale, chiedendo che venisse posto in discussione il tema caldo del diritto di
voto alle donne. Il suo movimento si proponeva come forza esterna alle formazioni partitiche e
spesso fu a queste contrapposto. Le suffragette godettero di cattiva fama al tempo a causa delle
loro azioni dimostrative, incatenandosi a ringhiere, incendiando le cassette postali, rompendo
finestre di edifici pubblici e così via. Quando la femminista Emily Davison, morì durante i disordini
al Derby di Epsom del 1913, molte donne vennero incarcerate e iniziarono lo sciopero della fame.
Con il passare del tempo, il movimento venne sostenuto da molte donne che, tuttavia,
continuavano a restare inascoltate; i loro metodi di protesta divennero sempre più forti ed
esasperati, a volte violenti, suscitando conseguenti reazioni da parte delle autorità. Con lo scoppio
della Grande Guerra, con quasi tutti gli uomini validi mandati al fronte, le donne assunsero molti
dei tradizionali ruoli maschili, e questo comportò una nuova considerazione delle capacità della
donna. Le ripercussioni del conflitto in ambito umano, politico e sociale, convinsero una parte delle
suffragette ad interrompere la propria attività, ottenendo in cambio dal governo inglese la
liberazione di tutte le detenute per reati politici. In quegli stessi anni, l’infaticabile Pankhurst
intraprese diversi viaggi in vari paesi stranieri, tra cui Canada, Russia e Stati Uniti, promuovendo
un’importante campagna di sensibilizzazione sul problema del suffragio universale. Quando fece
ritorno nella sua Inghilterra, le autorità avevano finalmente concesso, a partire dal 1918, il diritto di
voto politico alle donne, limitato alle mogli dei capifamiglia con certi requisiti di età (sopra i 30
anni). Emmeline Pankurst morirà, dopo che, con la legge del 2 luglio 1928, il suffragio fu esteso a
tutte le donne inglesi, ponendo fine ad un’antica e sacrosanta lotta del genere femminile per il
riconoscimento di prerogative fondamentali.