Agostino Straulino
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Agostino Straulino
www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela E’ sempre difficile commemorare qualcuno, rischiando retorica e banalità. Ancor di più se si parla del “Comandante”. Forse, una breve biografia lascia a ognuno la libertà di apprezzare la sua fantastica storia di Mauro Melandri gostino Straulino, da tutti conosciuto come “Tino” o come “il Comandante”, si è spento a Roma lo scorso 14 dicembre. La sua scomparsa, avvenuta a breve distanza dal novantesimo compleanno, festeggiato il 10 ottobre, priva la vela italiana e la Marina Militare del suo esponente per eccellenza. L’Ammiraglio Straulino, uomo semplice e carismatico, ha infatti rappresentato per decenni la massima espressione vivente della marineria e dell’arte della navigazione a vela. Anzi, spingendoci oltre, possiamo tranquillamente affermare che Straulino era la vela, come Nuvolari era l’automobilismo, Carnera la boxe e Coppi il ciclismo. La sua vita, costellata di imprese indimenticabili e di numerosi successi sportivi colti in un periodo avaro di soddisfazioni per l’Italia è quasi leggendaria e solo raccontandola dettagliatamente possiamo sperare di rendere il giusto omaggio al miglior velista italiano di sempre. A Agostino Straulino Che storia 30 Febbraio 2005 I PRIMI PASSI Straulino era nato sull’isola di Lussino nel 1914, da una famiglia di antiche tradizioni marinare. A trasmettere al futuro Ammiraglio l’amore per il mare, oltre al padre, fu l’isola stessa, allora conosciuta in tutto il mondo per gli efficienti cantieri navali che vi sorgevano, per i suoi ricchi armatori, per la formazione di marinai e per l’Istituto Nautico (intitolato a Nazario Sauro) dal quale uscì diplomato nel 1932. A destra, una foto dell’Ammiraglio Straulino e la pagina dedicata alla vittoria italiana ai giochi di Helsinki del 1952. “Ho avuto la fortuna di avere un padre che, dopo la fine degli studi al Nautico, invece di obbligarmi ad andare a lavorare, preferì lasciarmi libero per un paio d’anni - era solito raccontare il Comandante della sua giovinezza - dandomi tutto ciò che mi era necessario e in particolare la casetta di campagna che avevamo vicino al mare e una piccola barca a vela (battezzata “Sogliola” - n.d.r.)”. Dopo aver trascorso quel periodo veleggiando da solo tra le numerose isole croate, venne chiamato alle armi per svolgere il servizio di leva, riuscendo a entrare all’Accademia Navale di Livorno come Ufficiale di complemento. Un giorno come gli altri, Straulino venne avvicinato dal Sottotenente di Vascello Luigi De Manincor (nel 1936 vincerà l’oro ai Giochi di Berlino nella classe 8 metri S.I.), che gli propose di affiancare, nel ruolo di prodiere, il timoniere Bruno Veronese in una regata di Star che vedeva contrapposti i cadetti agli allievi di complemento. La sfida si presentava tutt’altro che agevole, dato che tra gli avversari c’era Dario Salata un’altro lussignano di alcuni anni più vecchio di Straulino il cui talento era ben noto tra i velisti di allora. La regata non iniziò nel migliore dei modi tanto che, dopo la pri- ma bolina, la Star condotta da Veronese arrancava nelle ultime posizioni: “Nel tentativo di recuperare forzammo un giro di boa, agganciando con il nostro strallo il boma della barca che ci precedeva. Immediatamente provai a dividere i due scafi e, nel riuscirvi, mi ferii gravemente la mano sinistra. Il timoniere, impressionato da tutto quel sangue, mi chiese se volevo ritirarmi ma io dissi no, chiedendogli se, visto il mio stato, potevo concludere la regata al timone”. Non sappiamo se Veronese acconsentì volentieri o meno alla richiesta, ma resta il fatto che Straulino, impegnato per la prima volta alla barra di una Star, iniziò una rimonta strepitosa, concludendo la regata in seconda posizione (battuto proprio da Salata) e raccogliendo i complimenti di tutti. Grazie a un taglio, il destino aveva mosso le sue pedine. LA GUERRA, L’AMORE PER LA STAR E I PRIMI SUCCESSI “Non era mia intenzione quella di restare in Marina, ma tra il 1934 e il 1936 lo scenario politico mondiale era in continua evoluzione e l’inizio della guerra era ormai considerato inevitabile. Fu così che la mia ferma venne prolungata”. Obbligato a rimanere sotto le armi, Straulino decise di affinare il suo talento allenandosi con costanza e abnegazione sulla Febbraio 2005 31 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela A lato, la straordinaria vittoria di Straulino e Rode al Campionato del mondo 1965 e di Straulino mentre controlla il timone. Peter Bischoff e Hans Joachim Weise, furono Riccardo De Sangro Fondi e Federico De Luca: “Quella fu una vera ingiustizia. Io e Rode vincemmo le selezioni sia per la Star che per i 6 metri S.I. e i dirigenti federali di allora ci misero a fare le riserve. L’oro non ci sarebbe mai sfuggito!”. A lato e in basso a destra, Il talento innato del ComanRode e Straulino ai giochi di dante era ormai sotto gli occhi Helsinki 1952. di tutti e nel 1938, proprio a Kiel, conquistò il primo titolo di campione europeo Star, cui seguirono, nello stesso anno, il titolo di campione italiano della stessa classe e dei 6 metri S.I., ottenuto regatando nelle acque di Livorno. La guerra era ormai alle porte e Straulino venne imbarcato prima sull’incrociatore Garibaldi, per essere poi trasferito tra gli “uomini-gamma” i sommozzatori della mitica X Mas, il reparto d’assalto specializzato nel sabotaggio delle unità nemiche con i quali partecipò, tra gli altri, agli storici assalti contro le unità inglesi ancoraStraulino su te sotto la rocca di Gibilterra, conclusi con l’affonMerope, damento di cinque navi. l’inseparabile “Stella” della classe Star. Star, classe che già allora vedeva impegnati i migliori velisti del mondo, prendendo parte alla campagna olimpica per i Giochi di Kiel del 1936 in compagnia del prodiere Nico Rode, un tipo esuberante e diffidente: “Eravamo molto affiatati, tanto che ogni parola si rivelava superflua. Nico osservava il campo, riferendomi il comportamento degli avversari e la situazione del vento. Eseguiva alla perfezione i miei ordini. Non abbiamo mai alzato la voce e i risultati non hanno tardato ad arrivare”. La prima campagna non andò bene e a giungere noni, mentre Adolf Hitler premiava con l’oro l’equipaggio tedesco composto da 32 Febbraio 2005 IL DOPO GUERRA E LE OLIMPIADI Finita la guerra, il Comandante tornò al suo vecchio amore, la Star ma non prima di aver condotto le operazioni di sminamento dei principali porti italiani; un incidente, verificatosi durante una di queste pericolose operazioni nel Golfo di Taranto, lo ferì gravemente al viso, facendogli quasi perdere la vista. Anche in questa occasione non si diede per vinto e continuò ad allenarsi nelle ore notturne, quando la vista è un senso quasi superfluo. Ripresosi dal grave trauma, venne selezionato, sempre in coppia con Rode, per i Giochi di Londra del 1948, dove finirono quinti tra le polemiche e i rimpianti: “Furono Olimpiadi molto sfortunate per noi. Dopo l’ingiusta squalifica inflittaci in base alla testimonianza dell’equipaggio greco, che al momento dell’episodio incriminato era a oltre un miglio da noi, ci eravamo ripresi e stavamo dominando l’ultima regata, vincendo la quale nessuno avrebbe potuto toglierci l’oro. Mancavano poche centinaia di metri al traguardo quando il mio vecchio albero, che avevo preferi- to al nuovo, visto che il vento era molto sostenuto, si ruppe all’altezza della crocette in seguito a una strambata. La delusione fu grande e promettemmo a noi stessi di vendicarci quattro anni dopo”. Mentre attendevano di tornare a regatare per l’oro olimpico, Straulino e Rode dominavano ogni regata a cui prendevano parte, tanto da presentarsi ai Giochi di Helsinki del 1952, oltre che come campioni del mondo in carica, con una striscia di quattro titoli europei consecutivi e cinque italiani. La loro superiorità era tale che altri velisti azzurri di buon livello abbandonarono la Star, cercando fortuna in altre classi. HELSINKI 1952 Sui Giochi di Helsinki, quelli dell’oro, c’è poco da raccontare. Straulino e Rode, impegnati con “Merope”, vinsero a mani basse, grazie a tre primi e quattro secondi, sopravanzando l’americano Prince, la cui Star “Comanche”, costruita dal famoso cantiere Etchelles, sotto la sua diretta supervisione, era di gran lunga la più veloce della flotta: “Che dire! Vincemmo alla grande; addirittura chiudemmo l’ultima manche con un vantaggio di oltre sette minuti sul secondo, il canadese Woodward”. Una vittoria in grande stile quindi, sottolineata dal forte russo Czumakow con queste parole: “Quello composto da Straulino e Rode è stato l’unico equipaggio che mi abbia toccato il cuore”. L’ARGENTO DI MELBOURNE, LA VESPUCCI E IL MONDIALE 5.5 S.I. Tre significative immagini della vita di Agostino Straulino: capitano, amante del mare, campione. La loro partecipazione ai Giochi di Napoli del 1960 si concluse con un amaro quarto posto ma Straulino decise di provare un’ultima campagna olimpica alla barra del 5.5 metri S.I. in equipaggio con Bruno Petronio e Massimo Minervini. A Tokyo, nel 1964, le cose andarono come a Napoli e Straulino, ormai cinquantenne, pose fine alla sua carriera a cinque cerchi. Dopo essere stato comandante del “Corsaro II”, con il quale prese parte alla Transpacifica del 1961, nel 1965 gli venne affidato il comando dell’Amerigo Vespucci e fu proprio davanti al suo equipaggio festante che, nello stesso anno, vinse il titolo mondiale della classe 5.5 metri sotto il Vesuvio: “Fu un grande successo, giunto in modo inatteso, dopo gli anni della Star. Ricordo che all’ultima prova eravamo in otto barche a contendersi il titolo. Rimediammo a una brutta partenza grazie all’ottimo bordeggio dell’ultima bolina e agguantammo il successo negli ultimi cento metri, sfruttando la rotazione del vento che avevamo previsto. Certe cose si possono solo intuire, ma quella volta fu davvero una questione di centimetri”. Lasciata la vela agonistica, Straulino si dedicò a Nave Vespucci, compiendo imprese eccezionali, come l’uscita a vela dal Mar Piccolo di Taranto, la risalita del Tamigi fino a Londra, la traversata dell’Helgoland, l’arrivo a vela a Kiel. Oltre a stabilire con essa alcuni record di velocità che resistono ancora oggi. Dopo aver partecipato a qualche regata d’altura, vincendo nel 1973 la Giraglia e la One Ton Cup con “Ydra”, Agostino Straulino lasciò il servizio effettivo a metà degli anni settanta con il grado di Ammiraglio di Divisione. “” Quello composto da Straulino e Rode è stato l’unico equipaggio che mi abbia toccato il cuore. Dopo l’indimenticabile 1952 (italiano, europeo, mondiale e Olimpiade), i due azzurri continuarono a raccogliere successi, in vista dei Giochi di Melbourne del 1956. Giunsero così altri due mondiali (Napoli 1953 e 1956) e altri quattro titoli europei e italiani consecutivi (1953-1956). All’appuntamento di Melbourne si presentarono da favoriti ma le terribili condizioni meteo avvantaggiarono l’americano Bert Williams che, assieme al suo prodiere, raggiungeva il peso di 235 kg, contro i 190 scarsi messi assieme da Straulino e Rode: fu un argento vinto e non un oro mancato. Dopo il 1956 la coppia imbattibile si separò e il Comandante scelse come nuovo prodiere Carlo Rolandi con il quale vinse l’ultimo europeo Star della sua incredibile carriera nel 1959 in Marocco e tre edizioni della Settimana Velica di Kiel (1957, 1959 e 1960), vinta già altrettante volte in passato. ENTRARE NELLA LEGGENDA Di lui disse Beppe Croce, indimenticato Presidente della Federazione Italiana Vela: “E’ difficile entrare nella leggenda vincendo regate veliche, sia pure a livello mondiale e olimpico: Straulino ci e’ riuscito e, nel pieno della sua attività agonistica, e’ diventato un simbolo, uno dei pochi simbo li veri e clamorosi dello sport italiano”. Febbraio 2005 33