Allegato 1 - Custodi Forestali

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Allegato 1 - Custodi Forestali
Allegato parte integrante
Allegato 1 al Regolamento
ALLEGATO 1 (articolo 1, comma 3)
Buone tecniche colturali per i beni silvo-pastorali della provincia di Trento
SELVICOLTURA NATURALISTICA APPLICATA IN TRENTINO
La selvicoltura naturalistica applicata in Trentino assicura la gestione sostenibile dei
boschi secondo le finalità dell’articolo 1 della legge provinciale. La selvicoltura
naturalistica migliora il popolamento attraverso forme di trattamento e modalità di
taglio che lo modellano in termini di composizione, governo, struttura e copertura.
Le forme di trattamento e le modalità di taglio sono individuate tra quelle specificate
di seguito sulla base della tipologia forestale e dei principi selvicolturali.
Le modalità di taglio adottate nel trattamento del bosco sono attuate attraverso
l’applicazione di criteri guida per la selezione delle singole piante da mantenere o
da asportare dal bosco.
TIPOLOGIE FORESTALI
Le tipologie forestali sono unità fondamentali derivanti dalla classificazione della
vegetazione forestale sulla base di un’indagine ecologica, con particolare attenzione
alla composizione e alla struttura del bosco. Questo documento fa riferimento alle
tipologie forestali individuate per la provincia di Trento dalla struttura provinciale
competente in materia di foreste.
PRINCIPI SELVICOLTURALI
Biodiversità ed ecologia
Tutelare la biodiversità della stazione considerata, espressa dagli ecosistemi naturali
e seminaturali, dalle specie animali e vegetali e dalla variabilità genetica. Preservare
il funzionamento degli ecosistemi, con particolare riguardo ai processi di lungo corso
che caratterizzano la vegetazione, il suolo ed i cicli naturali di energia e materia.
Assicurare la produttività dei suoli e la continuità della copertura forestale.
Funzioni del bosco
Fissare degli obiettivi selvicolturali per il popolamento in relazione alla funzione
attesa, all’origine storica, alla tipologia forestale attuale e potenziale, in modo da
perseguire l’integrazione tra gestione forestale e dinamiche naturali. Contemperare la
funzione produttiva, la tutela dell’ecosistema e le funzioni protettive di persone e
cose. Considerare gli aspetti sociali, culturali e paesaggistici del bosco, valorizzando
gli alberi monumentali ed il paesaggio forestale e montano, quale espressione del
legame tra uomo e territorio.
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Rinnovazione del bosco
Favorire la rinnovazione del bosco in modo continuo e per via naturale, limitando il
ricorso alla rinnovazione artificiale solamente ai casi di gravi squilibri, e comunque
con specie adatte alla stazione e preferibilmente autoctone. Prevenire i danni alla
vegetazione ed al suolo provocati da squilibri faunistici, come la sovrabbondanza di
ungulati, con la gestione equilibrata delle popolazioni animali. Tutelare l’ecosistema
forestale dall’esercizio del pascolo con soluzioni adeguate.
Gestione del bosco
Adeguare la composizione del popolamento forestale alla stazione, migliorando la
mescolanza delle specie, rispettando le specie minoritarie e favorendo le specie rare o
minacciate. Commisurare il prelievo all’incremento legnoso in modo da realizzare un
soprassuolo di consistenza ottimale per la tipologia forestale. Perseguire l’equilibrio
tra incremento e prelievo legnoso possibilmente su superfici ridotte e con interventi
frequenti. Migliorare la stabilità meccanica del popolamento e dei suoi margini
attraverso una struttura articolata e ricca di specie. Considerare con particolare
attenzione le specie baccifere e gli habitat puntiformi, come le cavità di
nidificazione, i formicai, i tronchi marcescenti e le risorse idriche sporadiche.
Interventi in bosco
Realizzare gli interventi in bosco in modo sostenibile. Evitare il danneggiamento ed
escludere forme di alterazione fisico-chimica del suolo e della vegetazione, come
concimazioni, drenaggi, uso di sostanze geneticamente modificate o di ormoni.
Limitare l’uso di sostanze antiparassitarie, o di altri sistemi di lotta chimica, ai casi di
grave necessità. Svolgere le utilizzazioni forestali, ed in particolare l’esbosco, nel
rispetto della vegetazione e del suolo. Valorizzare al meglio i prodotti ed i servizi del
bosco, tra i quali la funzione ricreativa e quella culturale.
FORME DI TRATTAMENTO E MODALITA’ DI TAGLIO
Fustaia. Nella forma di governo a fustaia il popolamento si rinnova attraverso il
seme. La coltivazione dei popolamenti a fustaia prevede le forme di trattamento e le
modalità di taglio di seguito specificate. Nei casi particolari dei popolamenti di
protezione, o situati al limite superiore del bosco, le forme di trattamento sono di
norma il taglio di curazione, il dirado selettivo ed il taglio successivo perfezionato.
1) Fustaia:
a) taglio di curazione: Applicato alla fustaia multiplana o disetanea, il taglio
di curazione assicura la rinnovazione continua del bosco nell’ambito di una
copertura permanente ed il massimo volume legnoso compatibile con la
permanenza di una struttura complessa. Il prelievo è praticato
contemporaneamente su soggetti maturi, soprannumerari e difettosi, con
intensità dipendente dall’incremento legnoso e dal periodo di curazione o
tempo di ritorno.
In base alla fisionomia del popolamento, il taglio di curazione prevede
l’asportazione di alberi singoli o a gruppi (es: formazioni con piante aggregate
funzionalmente in piccoli gruppi o collettivi e con stratificazione disetanea,
multiplana o biplana), anche in modo combinato;
b) dirado selettivo. Applicato alla fustaia monoplana, il dirado selettivo riduce
la densità del popolamento con gli obiettivi sia di rafforzarne la stabilità
rispetto le avversità climatiche e biotiche, sia di selezionare determinati alberi
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su cui si concentra la produzione e si articola la struttura, nonché di eliminare
le piante compromesse o di favorire l’insediamento e l’affermazione della
rinnovazione. Il dirado selettivo è praticato sia nel quadro del ciclo di sviluppo
di una struttura coetanea o paracoetanea, sia per il mantenimento di una
struttura monoplana di lunga permanenza;
c) taglio di sgombero. Applicato al piano superiore della fustaia a struttura
biplana, il taglio di sgombero prevede l’asportazione di tutti gli alberi maturi su
un'area con uno strato inferiore di rinnovazione affermata;
d) taglio a buche. Applicato alla fustaia monostratificata, prevalentemente di
latifoglie o dei piani collinare, submontano o montano inferiore, il taglio a
buche prevede il rinnovamento del soprassuolo attraverso il taglio integrale su
aree di forma circolare (o quadrata), ovvero non sviluppate in una direzione
prevalente, con diametro (o lato) dell’ordine di grandezza non superiore
all’altezza degli alberi circostanti. Il soprassuolo è generalmente trattato con
più buche all’interno dell’area d’intervento fra loro distanziate in modo da
garantire la stabilità del soprassuolo rimanente. La forma e la distribuzione
delle buche è scelta in base alle condizioni stazionali ed alle esigenze delle
specie costituenti il popolamento;
e) taglio a fessure. Applicato alla fustaia monostratificata, prevalentemente di
conifere o dei piani montano superiore o altimontano, il taglio a fessure ha le
caratteristiche del taglio a buche, dal quale differisce per avere la forma
dell’area di taglio sviluppata secondo una direzione prevalente;
f) taglio successivo perfezionato. Applicato alla fustaia a struttura articolata, il
taglio successivo perfezionato consiste nella combinazione, sulla medesima
superficie ed in modo localizzato, di tagli di curazione e di diradi selettivi, con
funzione di preparazione o di sementazione, abbinati localmente a tagli di
sgombero e a tagli a buca o a fessura;
g) taglio raso marginale. Applicabile alla fustaia monostratificata per grandi
superfici di pino silvestre, pino nero, larice o abete rosso, il taglio raso
marginale prevede il rinnovamento del soprassuolo maturo attraverso il taglio
integrale su un’area di taglio sviluppata prevalentemente in adiacenza al bordo
che separa una generazione vecchia da una nuova. La larghezza della striscia
così individuata condiziona l’insediamento della rinnovazione per effetto delle
piante laterali.
2) Fustaia giovanile. La fustaia giovanile, intesa come popolamento originato da
seme nel quale prevalgono gli stadi di novelleto, spessina o perticaia, è gestita
attraverso i seguenti interventi colturali:
a) sfolli. Applicati ai soprassuoli coetanei o paracoetanei agli stadi di novelleto
e spessina, gli sfolli consistono nel taglio di alcuni soggetti, in modo da ridurne
la densità, con gli obiettivi sia di aumentare la stabilità ed il valore del
soprassuolo, sia di regolare la composizione del popolamento;
b) diradamenti. Applicati ai soprassuoli coetanei o paracoetanei agli stadi di
perticaie e giovane fustaia, i diradamenti consistono nel taglio di alcuni
soggetti, in modo da ridurne la densità, con gli obiettivi sia di aumentare la
stabilità ed il valore del soprassuolo, sia di regolare la composizione del
popolamento.
Ceduo. Nella forma di governo a ceduo prevale la rinnovazione del bosco attraverso
polloni. La coltivazione dei popolamenti a ceduo prevede le forme di trattamento e le
modalità di taglio di seguito specificate.
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1) Ceduo coetaneo. Ceduo con soprassuolo prevalentemente coetaneo che
deriva dal taglio integrale dei polloni, eseguito ciclicamente sulla base di un
turno, con il rilascio di matricine o anche di piante d’alto fusto.
La matricina è una pianta rilasciata dal taglio del ciclo precedente, nata da
seme o originatasi da pollone vitale e ben formato. A prescindere dalla sua
origine, la matricina che rimane oltre i due turni del ceduo in condizioni di
sviluppo vigoroso è considerata pianta d’alto fusto. Sono altresì considerate
piante d’alto fusto tutte le conifere.
In base al numero di matricine e di piante d’alto fusto, il ceduo coetaneo può
essere matricinato o semplice. Nei cedui più magri, dove il rilascio di singoli
polloni non da garanzie per l’instabilità dei soggetti o per la scarsa fertilità
della stazione, al posto delle matricine possono essere rilasciate intere ceppaie
indipendentemente dalla quantità di polloni presenti in ciascuna di esse. Tali
ceppaie, dette voliere, sono scelte fra le più stabili e vitali, facendo cadere al
taglio preferibilmente quelle invecchiate o danneggiate.
a) Ceduo matricinato. Ceduo con un numero di matricine, o anche di
piante d’alto fusto, compreso tra un valore minimo ed un valore
massimo, oltre il quale il soprassuolo tende più alla forma di governo
mista ovvero alla conversione progressiva (cfr. boschi a governo misto).
Le matricine sono scelte tra le piante migliori e, nel caso di popolamenti
a composizione mista, tra le specie minoritarie, contemperando
l’esigenza di una adeguata distribuzione spaziale con la capacità di
resistenza all’isolamento, per garantire l’adeguata produzione di seme e
la sostituzione delle ceppaie.
b) Ceduo semplice. Ceduo senza matricine ovvero con un numero di
matricine, o anche di piante d’alto fusto, inferiore a quello minimo
previsto per il ceduo matricinato.
2) Ceduo a sterzo. Ceduo con ceppaie composte da polloni di dimensioni ed
età diverse. Esso deriva dal taglio periodico di alcuni polloni secondo un
periodo di curazione. In ogni ceppaia, il taglio interessa i polloni che hanno
superato il diametro di recidibilità ed eventualmente quelli di misura inferiore,
se presenti in soprannumero e con sviluppo compromesso.
Boschi a governo misto. Nei boschi a governo misto coesistono in maniera
equilibrata sulla medesima area o su aree adiacenti di limitata superficie, e pertanto
non differenziabili, una componente costituita da fustaia e una componente costituita
da ceduo. Il bosco a governo misto rappresenta pertanto una categoria eterogenea,
con forme di trattamento e modalità di taglio differenti e comunque mai riconducibili
solo al ceduo o solo alla fustaia. Non rientrano in questa categoria le fustaie con uno
strato di ceduo chiaramente accessorio e sottoposto. Sono invece riconducibili al
governo misto anche le seguenti situazioni:
1) soprassuoli nei quali, dopo un avviamento all’alto fusto, consegue un
generalizzato ricaccio delle ceppaie;
2) formazioni tipiche del piano submontano dove l’alternanza continua di aree a
minore e a maggiore fertilità induce un trattamento differenziato di conversione o di
taglio del ceduo, senza isolare le singole aree in unità autonome a causa delle loro
estensioni limitate;
3) formazioni residuali di conifere in successione con latifoglie ceduate;
4) cedui con un numero di matricine, o anche di piante d’alto fusto, superiore al
quantitativo massimo previsto per il ceduo matricinato ed inferiore al quantitativo
minimo previsto per il taglio di conversione a fustaia.
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CRITERI GUIDA
Il trattamento del bosco è attuato con i seguenti criteri per la selezione delle piante da
mantenere o da asportare. La scelta finale deriva dalla combinazione equilibrata di
valutazioni di tipo colturale e di tipo patrimoniale, legate alla superficie complessiva
dell'intervento e alle funzioni specifiche che localmente possono prevalere.
Criteri di selezione degli alberi da mantenere nel bosco
Criterio di produzione: albero in grado di produrre a breve scadenza un volume di
legname di qualità elevata e che costituisce dunque un capitale finanziario di valore.
Albero giovane ma potenzialmente atto a produrre legname di valore per le sue
qualità morfologiche e di vitalità.
Criterio di biodiversità: albero la cui presenza contribuisce alla diversità biologica
del popolamento, perché di specie rara o di dimensioni notevoli, o di costituzione tale
da permettere lo sviluppo di nicchie ecologiche particolari (alberi con cavità, con
grossi rami, piante morte in piedi) o perché serve da rifugio per flora o fauna
particolare.
Criterio di accoglienza: albero monumentale o di forma caratteristica con un valore
patrimoniale o emozionale perché di grandi dimensioni, o perché di specie molto rara
o perché con forme tormentate da valorizzare dal punto di vista estetico, o perché
particolarmente conosciuto dalla popolazione locale o da un determinato pubblico.
Criterio di disseminazione: albero di pregio eccezionale, capace di generare nuovi
soggetti di elevata qualità, e che pertanto è opportuno conservare anche se maturo.
Può trattarsi anche di un albero con fusto danneggiato, e quindi di scarso valore
economico, ma che per la sua localizzazione nel popolamento mantiene un valore
riproduttivo.
Criterio di educazione: albero la cui presenza consente di educare gli alberi vicini,
indipendentemente dalla sua qualità tecnologica o produttiva, attraverso
l'ombreggiamento e la selezione e differenziazione dei semenzali sottostanti o
attraverso l'educazione della forma della rinnovazione che, grazie alla sua presenza,
può mantenere una ramificazione fine e suborizzontale.
Criterio di protezione: albero non necessariamente di pregio che protegge uno o più
alberi vicini, e con tronchi di valore, dal rischio di danneggiamento, per esempio
dovuto a colpi di sole, alla produzione di rami epicormici, a crisi provocate dal
brusco isolamento, alla destabilizzazione da vento, agli urti accidentali conseguenti
all’esbosco.
Criterio di aggregazione: albero che partecipa alla formazione di un gruppo o
collettivo, con soggetti funzionalmente o fisicamente correlati, che si ritiene di
mantenere.
Criteri di selezione degli alberi da asportare dal bosco
Criterio di raccolta: asportazione di un albero che ha raggiunto lo stato di maturità.
Criterio di accoglienza: asportazione di un albero che nasconde un aspetto esteticoricreativo, un paesaggio, una bella parete, un albero caratteristico o ancora che
impedisce ad un albero caratteristico la possibilità di svilupparsi in maniera
equilibrata, con il rischio di compromettere il suo stato sanitario.
Criterio di biodiversità: asportazione di un albero in favore di una nicchia ecologica o
di un soggetto che partecipa alla diversità generale del popolamento. Può trattarsi di
aprire uno spazio in favore di una specie vegetale rara o di favorire specie arboree
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poco rappresentate nella mescolanza o di interrompere la monotonia di soprassuoli a
copertura chiusa su ampie estensioni.
Criterio di sicurezza: asportazione di un albero che, per la sua instabilità o per altri
motivi, può danneggiare delle infrastrutture o costituire un pericolo per chi frequenta
le aree circostanti, o perché localizzato a margine o all'interno di terreni instabili e
nel lasciarlo si rischia di favorire smottamenti o frane localizzate.
Criterio di utilizzazione: asportazione di un albero per facilitare l'abbattimento di un
albero vicino, o per la creazione di vie temporanee di esbosco.
Criterio sanitario: asportazione di un albero in cattive condizioni sanitarie o di
stabilità, sul quale si configura il rischio di una perdita economica o una situazione di
pericolo per gli alberi vicini.
Criterio di rinnovazione: asportazione di un albero per favorire il subentro di un altro
albero più giovane, lo sviluppo di fasi strutturali più giovani oppure per creare una
apertura volta all’insediamento della rinnovazione.
Criterio di miglioramento: asportazione di un albero che ostacola lo sviluppo della
chioma di un albero da favorire.
Criterio di aggregazione: asportazione di un albero per la sua appartenenza ad un
gruppo o collettivo, con soggetti funzionalmente o fisicamente correlati, che si ritiene
di asportare.
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SIGNIFICATO DI ALCUNI TERMINI ADOTTATI NEL REGOLAMENTO
Area d’intervento. Superficie a cui riferire i limiti percentuali previsti dalle modalità
di taglio. L’area d’intervento è individuata dal poligono semplice convesso che
congiunge le singole ceppaie, le buche o le fessure più marginali afferenti alla stessa
utilizzazione. All’interno dell’area d’intervento, la modalità di taglio deve risultare
applicata omogeneamente, nei limiti imposti dall’eterogeneità del bosco.
L’area d’intervento è di norma individuata per: ceduo matricinato, ceduo a sterzo,
conversione da ceduo a fustaia, taglio di curazione, dirado selettivo, taglio successivo
perfezionato, taglio a buche, taglio a fessure, taglio di sgombero, sfolli e diradamenti.
Area di taglio. Superficie ove è applicato il taglio integrale.
L’area di taglio è di norma individuata per il ceduo semplice ed il taglio raso
marginale.
Capitozzatura. Ceduazione praticata su polloni emessi da un fusto a seguito della
sua recisione ben sopra il livello del terreno.
Incremento legnoso. Quantità di massa legnosa, espressa in volume legnoso,
accumulata con l’accrescimento di un insieme di alberi in un determinato tempo.
L’incremento è relativo all’area d’intervento ed è riferito ad un periodo dell’ordine
del tempo di ritorno.
Martello forestale. Il martello forestale serve per apporre un’impronta direttamente
sul legno della ceppaie degli alberi da destinare al legittimo abbattimento.
Tempo di ritorno. Il tempo di ritorno è l'intervallo di tempo previsto tra due
utilizzazioni successive nella medesima area d’intervento. Esso è individuato in
modo da assicurare il mantenimento ed il miglioramento del bosco con particolare
riguardo al volume dendrometrico, all’incremento legnoso e alla composizione. Il
tempo di ritorno assume il significato del periodo di curazione nei casi del taglio di
curazione e del ceduo a sterzo.
Singola utilizzazione. Utilizzazione forestale funzionalmente indipendente, nello
spazio oppure anche nel tempo, da altre utilizzazioni forestali.
Scortecciatura. Asportazione della corteccia dalle piante.
Volume dendrometrico Volume legnoso, espresso in metri cubi, della parte epigea
dell’albero intero determinato sulla base di modelli di cubatura normalmente in uso
in Provincia di Trento.
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