frammenti - CAI Milano

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frammenti - CAI Milano
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Biblioteca della Montagna - CAI Milano
Club Alpino Italiano
Sezione di Milano
Biblioteca
Luigi Gabba
archivio storico
e fotografico
Servizio
Bibliotecario
Nazionale
Anno IX N.35 - Estate 2014
Direzione e redazione
Via Duccio di Boninsegna 21,23 - 2045 Milano
Tel. 0291765944 - Fax 028056971
www.caimilano.eu - email: [email protected]
Don Gnocchi
La nuova statua
di un biancore
notevole, spicca
tra le ALTURE del
Duomo di Milano
Personalità
Un milanese
“integrale” con
il chiodo fisso
per la didattica
CARLO NEGRI
FRAMMENTI
DI
VITA ALPINA
a cura di MARCO DALLA TORRE
CAI e società
L’eredità
di un generoso
socio Cai Milano:
Le gite Jona,
che passione!
LG
Editoriale
Biblioteca della Montagna - CAI MIlano
Anno IX N.35 - Estate 2014
Direzione e redazione
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Coordinamento redazionale: Renato Lorenzo
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Biblioteca della Montagna - CAI Milano
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orario
martedì 10:00-12:30/14:00-19:00/21:00-22:30
giovedì 10:00-12:30/14:00-19:00
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Layout: Lorenzo Serafin
La redazione accetta articoli, possibilmente
succinti, compatibilmente con lo spazio, riservandosi ogni decisione sul momento e la forma
della pubblicazione. Il materiale da pubblicare
deve essere in redazione, possibilmente per
posta elettronica o con supporti informatici,
entro l’ultimo giorno del mese precedente alla
pubblicazione trimestrale.
Club Alpino Italiano
Sezione di Milano
fondata nel 1873
6.206 soci (fine dicembre 2013)
Distribuzione riservata
gratuitamente a soci
e simpatizzanti
Il cordiale incontro
tra il presidente della
Sezione di Castellanza
del Cai Adelio Girola
e il milanese Renato
Lorenzo, conservatore
della Biblioteca
“Luigi Gabba” che
ha selezionato per
l’occasione alcuni
importanti documenti
storici provenienti
dalle nostre raccolte.
Ripartono le serate culturali CAI MI
e la grande mostra rivive a Castellanza
D
opo i travagli del trasloco e lo iato rappresentato dall’anno delle elebrazioni
del centocinquantesimo le attività culturali
del Cai Milano riprendono facendosi faticosamente spazio tra le intense attività sociali
che popolano a tratti la nuova sede di via
Duccio di Boninsegna. Per fortuna alle due
sale Ortles e Cevedale al piano seminterrato, vero cuore pulsante delle attività sezionali, si aggiunge una sala al piano rialzato
che pur essendo comune alle altre associazioni che occupano la palazzina, se per tempo prenotata può essere utilizzata per serate
e conferenze.
Cosí il 20 marzo la serata Paradisi non solo
artificiali si è potuta svolgere in parallelo ad
altre tre attività, beneficiando della capienza
degli spazi, ma risentendo anche purtroppo
della dispersività e del poco coordinamento
fra loro delle proposte sezionali: ci si sarebbe infatti aspettata qualche presenza in più
rispetto alla quarantina di curiosi, per lo
più non nostri iscritti, accorsi a un confronto su un tema di grande attualità oggi per il
futuro anche di questa Sezione.
In ogni caso la serata ha rappresentato
un’occasione preziosa per mettere a fuoco
assieme a relatori d’eccezione il quadro delle offerte e delle potenzialità che l’attività
indoor offre a chi vuole praticare la montagna stando in città e alla centralità di questi
spazi per le associazioni di montagna e per
la città stessa. Un tema che è stato in seguito ripreso su alcune qualificate news line di
montagna oltre che su Corsera per firma di
Paolo Marelli a fine aprile di quest’anno.
Gran parte delle energie organizzative sono
state proferite su alcune serate più articolate realizzate coinvolgendo e coordinando
diversi attori. Al centro dell’interesse quello
che secondo chi scrive dovrebbe rimanere
il “core business” delle sezioni Cai, e cioè la
promozione di una frequentazione consapevole e tecnicamente evoluta della montagna, piuttosto che il palliativo cittadino di
generiche attività ricreative en plen air.
In ricordo di Rolly Marchi, socio Cai che in
vita è stato fertile promotore di iniziative
per i giovani e per la montagna, si è avuto il
tributo corale di alcuni amici speciali accorsi da luoghi lontani, pochissimi purtroppo
i soci della sezione. Non dissimile l’esito di
altre serate a più voci: quella dedicata alla
ricostruzione del bivacco del Gries in Val
LG_maggio 2014 2
Formazza, preludio all’inaugurazione ufficiale che avverrà ad agosto prossimo dopo il
restauro dell’estate 2013 cui ha contribuito
il Comune di Formazza e la locale sezione
CAI; e quella di presentazione del libro di
Franco Michieli Huascaran 1993 dove sul
palco della sala Merini allo spazio Oberdan
oltre a Michieli erano presenti dalla valle
Camonica alcuni dei partecipanti alla spedizione del ’93. Di queste iniziative è possibile
trovare traccia sulla rete per la divulgazione
autonomamente promossa dalla Commissione cultura contribuendo a diffondere
buona e attiva immagine della Sezione.
È ancora con questo spirito che la Commissione ha aderito alla richiesta della Sezione di Castellanza di realizzare la mostra
La Lombardia e le Alpi a Villa Pomini dal
4 al 24 maggio, convinta della opportunità
di rinnovare il più estesamente possibile la
messa in scena di questa retrospettiva storica in cui Cai Mi mantiene un ruolo di primo
piano per la ricchezza di contributi che in
140 anni sono stati qui riversati nella promozione dell’alpinismo e della frequentazione consapevole della montagna.
E così il 3 maggio, in una gremita sala a Castellanza a Villa Pomini, alcuni nostri soci
tra cui Giorgio Aliprandi, Marco Polo, Renato Lorenzo, hanno ricevuto il ringraziamento della Sezione di Castellanza che con
grande entusiasmo ha ben ricostruito negli
oltre 600 mq della villa il glorioso percorso
storico dell’alpinismo lombardo e del CAI.
Il ringraziamento è ricambiato, perché nel
riallestire la mostra i soci di Castellanza
hanno avuto grande attenzione ai contenuti e perché la mobilitazione dei volontari è
stata davvero determinante, a partire dai
due promotori Silvano Landoni e Alfredo
Cerini, e leggibile nella cura con cui ogni
singolo materiale è stato preso in consegna,
allestito e riconsegnato presso la nostra
sede, e anche per la cornice prestigiosa che
hanno saputo costruire attorno all’evento.
L’altro ringraziamento speciale va naturalmente agli amici che di nuovo hanno acconsentito il prestito dei loro preziosi materiali:
Luisa Ruberl e Carlo Lucioni, Angelo Recalcati, Marco Dalla Torre, Giorgio Aliprandi,
Marco Polo. Senza il loro determinante aiuto tutto ciò non sarebbe stato ancora una
volta possibile.
Lorenzo Serafin
In copertina
Tra le guglie del Duomo il nostro
illustre socio Don Carlo Gnocchi
U
na nuova statua è stata posizionata tra
le guglie del Duomo di Milano. Raffigura il Beato Don Carlo Gnocchi che tiene
stretto tra le sue braccia un piccolo bambino
salvato dalle macerie della guerra. La statua
è stata realizzata da un blocco di marmo di
Candoglia. Dalle cave di Candoglia, in val
d’Ossola, viene estratto il marmo solo per
la costruzione del Duomo di Milano. L’autorizzazione per questo uso venne dato fin dal
1387 dal Signore di Milano Gian Galeazzo
Visconti.
La statua di un biancore notevole, spicca
tra le altre del Duomo, perché non ancora
brunita dallo smog dei secoli.
Con un nostro precedente “Bollettino”, numero 25 – inverno 2011/2012, avevamo già
illustrato la figura di questo Sacerdote della
carità e ce lo ha raffigurato molto bene un
nostro socio, Ugo Balzari, che assieme effettuarono la tragica ritirata di Russia.
Dopo la guerra prende forma concreta la
sua opera più meritoria e cioè quella di aiutare i bambini più sofferenti a causa della
guerra. Si guadagna così sul campo il titolo
di padre dei mutilatini.
Don Carlo Gnocchi fu tra l’altro nostro illustre socio, come risulta dalla sua domanda
di ammissione datata 29 aprile 1930.
Ecco il punto esatto ove il 21 ottobre
2013 è stata collocata la statua dedicata
a Don Carlo Gnocchi (mensola 211,
lato est, sacrestia capitolare, tra via
dell’Arcivescovado e piazza Duomo). La
statua in marmo di Candoglia pesa 800
kg ed è assicurata alla parete del Duomo
con un gancio (foto di Tiziano Lozza).
Commissione culturale
Dai sentieri della Grignetta al “mondano” Bookcity
Un uscita en plein air completa la serie degli appuntaenti primaverili e una serata tutta dedicata al CAI si preannuncia a
novembre in occasione dell’importante rassegna BookCity a cui la nostra Sezione quest’anno ha deciso di non mancare
La giornata di disegno alpino
Montagna da vivere, Montagna da conoscere
Un iniziativa speciale organizzata per il festival delle Alpi
La presentazione del libro è inserita nel calendario Bookcity
Il disegno a mano libera offre un momento privilegiato di riflessione, nel quale lasciare entrare nell’anima tutta la grandezza dell’ambiente osservato:
guglie, funghi, pareti e campanili della Grigna Meridionale, aperti verso il Lario e la pianura, formano
un quadro affascinante dove il disegnatore vorrebbe rimanere intere giornate... Per questa lezione-escursione non sono necessarie competenze o
attrezzature grafiche particolari oltre carta e penna
o matita.
Il docente del corso Stefan Davidovici, socio CAI e
appassionato alpinista, è architetto, disegnatore e
artista. Insegna alla Fonda- zione dell’Ordine degli
Architetti di Milano e alla NABA ed è curatore di
Sketchmob Milano.
Le varie componenti e competenze del Club Alpino
hanno fatto squadra per dare alle stampe questo
manuale che fornisce un quadro ampio e significativo della complessa realtà della montagna sia come
entità naturale, sia in relazione alle interazioni con
essa dell’uomo, nel passato, nel presente e nel futuro. Presentato presentato alla stampa specializzata a fine 2013 tra le iniziative per i 150 anni del
sodalizio, troverà in questa occasione nuovo motivo di promozione e confronto sui temi trattati nel
momento in cui si ricorda il contributo di molti soci
CAI alla Grande Guerra a cento anni dal suo inizio.
In collaborazione con la Commissione escursionismo; informazioni e iscrizioni: CAI Milano - tel. 02 86463516; [email protected]
Condurrà la serata Lorenzo Maritan che ha curato il
coordinamento redazionale del libro; tra gli ospiti Marco Balbi, presidente della Società Storica della Guerra
Bianca; la serata è organizzata in collaborazione con
la Libreria Militare
Piani Resinelli sabato 21 giugno, ore 8:00
In sede venerdì 14 novembre, ore 20:45
3 LG_maggio 2014
Antimedale
Una via in ricordo di Marco Anghileri
P
enso che lui stesso sarebbe contento se
invece di parlare del Butch amico, alpinista o compagno di intensi pomeriggi di
arrampicata, lo si ricordasse parlando di
pareti, di linee da scalare, di roccia.
Tanto si è detto e scritto di lui in questi mesi
successivi al tragico incidente, che ormai
ogni frase suona come retorica e inutile.
Mi piace pensare che la testimonianza di
stima e affetto, unica e senza precedenti
Qui sopra
Marco spalanca
simbolicamente le
porte della Grignetta
(foto R. Serafin)
Riproduzione del
disegno originale
della via che Gerardo
Redepaolini ha
dedicato al grande
“Butch” recentemente
scomparso sul Pilone
Centrale del Monte
Bianco il 15 marzo 2014
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nell’ambiente alpinistico lecchese, di chi
l’ha conosciuto, sia lo specchio di quella
vera sincera umanità che sgorgava col suo
sorriso.
Il Gerry, che con lui ha diviso il tempo e
gli appigli, ha scalato una via nuova su una
nota parete sopra Lecco e ha voluto dedicargliela: ve la propongo così come lui l’ha
disegnata (fonte: www.paolo-sonja.net).
Mario Giacherio
Carletto Negri
Un milanese “integrale” con il chiodo
fisso per la didattica dell’alpinismo
M
ilanese
‘integrale’, Carlo Negri
(1906-2003)
era geometra
e aveva seguito i corsi
dell’Accademia di Brera.
Disegnatore
industriale
(suo, sembra,
il primo disegno delle suole
“Vibram”), ha
svolto compiti di dirigenza in diverse aziende. Ma il suo vero grande amore è stato la
montagna. Si iscrive al CAI Milano a 17 anni
e per tutta la vita si dedica al sodalizio, ricoprendo molti ruoli direttivi (vicepresidente
della Sezione di Milano, Consigliere centrale…). Nel 1933 viene ammesso nell’Accademico, di cui sarà a lungo prima Segretario
centrale, poi vicepresidente e, infine, presidente tra il 1956 e il 1961.
Nonostante il carattere burbero, ciò che
tutti gli hanno sempre riconosciuto è uno
spiccatissimo senso dell’amicizia. E l’alta
montagna è stato per lui sempre un bene da
condividere. Così all’inizio: negli anni 19271933 forma cordata fissa con gli amici Pierino Emardi e Aldo Laus, della SAM (Squadra
Alpinisti Milanesi). E poi le molte ascensioni
con Aldo Bonacossa (che fu suo testimone di
nozze). E le molte ‘prime’ con i suoi allievi
della ‘Parravicini’. Perché di questa scuola
Negri fu direttore per oltre un decennio, dedicandovi tutta la sua passione didattica: gli
allievi suoi e dei ‘suoi’ istruttori furono più
di tremila. Con lui la Parravicini si struttura,
inizia i campi estivi a Chiareggio e quelli invernali al Rifugio Branca.
Il suo curriculum vanta una cinquantine di
‘prime’: dal gruppo del Bianco al Masino,
dalle alpi albanesi (dove fu inviato durante la
guerra insieme con Ghiglione, per esplorare i
nuovi confini ‘dell’Impero’) alle Ande (medaglia d’argento al valore atletico del CONI per
le due prime solitarie del 1939). Quasi tutte
da capocordata.
Ma è rivelatore un foglio ritrovato tra le sue
carte. Intitolato “Compagni di cordata scomparsi”, elenca – senza date né altre notizie
– una sessantina di nomi di alpinisti, poco
conosciuti alcuni, famosissimi altri: con tutta
naturalezza accosta nomi comuni (anche se
chi andava in cordata con lui del tutto ‘comune’ non era) accanto a Cassin, a Gervasutti, a
Castiglioni… Perché, appunto, prima di tutto
viene l’amicizia.
Logica conseguenza, allora, anche la notevole attività nel soccorso alpino (lo ricordava, in due magistrali articoli sul “Corriere
dell’Informazione” del 1951, il mitico Ettore
Zapparoli).
Ma, insomma, la “didattica” – ossia il desiderio di trasmette la passione (e la tecnica,
e la prudenza) per la montagna – è stato il
suo chiodo fisso e il suo vanto. Vi ha investito
molto tempo che avrebbe potuto dedicare a
imprese per la gloria personale. Ma ha dato
un’impronta indelebile alla “Parravicini”.
Esperienza tanto rilevante da spingere il CAI
a chiedere a lui di ideare la Commissione
Nazionale Scuole di Alpinismo e di esserne
il primo presidente; e con Riccardo Cassin
diresse, nel 1948, il primo corso per Istruttori Nazionali al Passo Sella. Ma, soprattutto,
grazie a questa sua attività si è circondato del
calore di moltissimi amici. Anche per questo,
oltre che per i suoi meriti alpinistici, è stato
insignito dal CAI della Medaglia d’oro (1966)
e del titolo di Socio Onorario (1996).
Era noto che avesse, in tarda età, stracciato
i suoi dettagliatissimi diari, in cui custodiva
le memorie di trent’anni di alpinismo milanese. Irrimediabile. Ma poco tempo fa è riemerso un suo dattiloscritto, che oggi è un
libro (CARLO NEGRI, Frammenti di vita
alpina, Bellavite, Missaglia (LC) 2013, pp.
224, euro 14,00) e che buona parte di questa
memoria ci restituisce. Come, ad esempio, il
bellissimo (e molto milanese) capitolo Fatti e
volti della Parravicini.
Marco Dalla Torre
A sinistra, sotto
il titolo un bel
ritratto di Carlo
Negri che tra
il 1956 e il 1961
fu presidente
dell’Accademico;
qui sopra, datata
29 luglio 1925,
la domanda
di ammissione
al CAI Milano
all’età di 17 anni;
sotto è alle prese
con una lezione
di topografia
con gli allievi
della scuola
di alpinismo
Parravicini che
egli diresse per
oltre un decennio
svelando
i segreti
dell’alpinismo a
oltre 3000 allievi
5 LG_maggio 2014
Exploit
Herzog e Lachenal primi uomini sulla
vetta di un ottomila nel 1950
la penoso e difficile; il congelamento aveva
attanagliato mani e piedi dei vincitori soprattutto per Lachenal che dovette poi sottoporsi a dolorose amputazioni. Seguirono
giorni difficili con smobilitazione del campo
e incidenti vari determinati dalla stanchezza di tutto il gruppo e dalle copiose nevicate
provocate dal monsone ormai scatenatosi.
E’ un’impresa che ha del fortunoso ma è
soprattutto la commovente e meravigliosa
storia di questi grandi lottatori. Rientrati
in patria, ripresero la loro abituale attività
e, Louis Lachenal, nonostante le gravi mutilazioni subite, continuò a frequentare la
Qui sopra da sinistra
Louis Lachenal,
Jacques Oudot,
Gaston Rebuffat,
Maurice Herzog e
Marcel Schatz in una
famosa immagine
scattata durante
la veglia prima
dell’assalto alla vetta.
L’immagine è tratta
dal libro Regards
vers l’Annapurna
(M.Herzog e M.Ichac,
1951) in consultazione
presso la nostra
biblioteca assieme
a questi altri testi
capitali: Uomini
sulla Annapurna
(M. Herzog, 1952);
Carnets de vertige
(L. Lachenal 1956);
Uomini sulla
Annapurna (M.
Herzog, 1970);
Annapurna:
conquest of the first
8000 metre peak
(1986).
R
accontiamo in questo numero
del Bollettino “L.G.” le imprese di due grandi scalatori francesi:
Maurice Herzog e Louis Lachenal.
Divennero famosissimi dopo che nel
1950 pervennero, primi uomini, sulla cima di una montagna di 8.000
metri. Prima di questa spedizione
Louis Lachenal formò una fortissima cordata con Lionel Terray: inizialmente i due, molto dotati, ripercorrono itinerari difficili nelle Alpi.
La loro forma aumenta nel 1947
quando realizzano la seconda ascensione della parete nord dell’ Eiger.
Grazie a questa impresa vengono
così scelti per partecipare alla spedizione francese all’Annapurna. La
spedizione aveva però come obbiettivo la scalata del Dhaulagiri e quasi
all’ultimo momento si decise di affrontare
l’Annapurna, 8091 m. L’Annapurna è il decimo monte più alto della terra. Sorge nell’Imalaia del Nepal ai confini del Tibet. La storia del primo Ottomila raggiunto dall’uomo
è semplice e breve, poiché è stata sufficiente
una sola spedizione per individuarlo, esplorarlo, conoscerne le vie d’accesso e vincerlo.
La spedizione era formata da fortissimi scalatori: guide alpine di Chamonix e alpinisti
dilettanti. Dopo mesi di sforzi e a prezzo di
notevoli sofferenze, la vetta viene raggiunta.
Purtroppo, dopo la vittoria, il ritorno si rive-
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montagna come guida alpina e maestro di
sci. Nel corso di una sua discesa con gli sci
lungo la Vallée Blanche sopra Chamonix,
nel novembre del 1955, trovava la morte
precipitando in un crepaccio.
Presso il nostro Archivio Storico, abbiamo
rintracciato un documento eccezionale, che
qui alleghiamo in fotocopia e cioè i ringraziamenti che Maurice Herzog (con firma
autografa) presidente del Groupe de Haute
Montagne, fa al nostro Club per la partecipazione al lutto per la morte di Lachenal.
Renato Lorenzo
Memorie
Le gite Jona aprirono ai giovani le
porte della passione per la montagna
E
manuele Jona nacque a Biella nel 1860
e, dopo aver conseguito
la laurea in ingegneria,
venne assunto dalla ditta Pirelli come ingegnere elettricista. La sua
grande passione per la
montagna lo avvicinò
al Club Alpino Italiano,
presso il quale si iscrisse il 28 settembre 1917,
come risulta dalla sua
domanda di ammissione conservata presso il
nostro Archivio Storico.
Era un assiduo escursionista ed appena il
tempo lo rendeva libero dagli importanti
impegni professionali,
correva a ritemprare
lo spirito ed i muscoli nell’alta montagna
dove, malgrado l’età
non più giovanile, compiva numerose e difficili
ascensioni. Egli però non si limitava a scalare montagne, ma nella sua qualità di socio e
di direttore di commissioni della Sezione di
Milano, portava nelle assemblee, nelle commissioni e nelle discussioni di direzione, il
contributo del suo spirito critico e del suo
consiglio prezioso. Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1919, i suoi parenti vollero
elargire un apposito lascito per onorare la
memoria del compianto e amato congiunto.
Nacquero così le gite che la Sezione di Milano, nel corso degli anni organizzò a favore
di alunni delle scuole elementari milanesi.
Ogni anno vennero così scelti dai 200 ai
300 giovanetti per gita, particolarmente bisognosi e meritevoli.
Le famose “Gite Jona”, dal 1921 al 1929, allietarono migliaia di giovani; per tantissimi
di essi si aprirono le porte della passione
per la montagna. Tra i tanti commenti giuntici da allora, abbiamo scelto questo dal sapore un po’ ampolloso ma che ci dà l’idea
dello spirito di allora.
All’Alpe Turati, è tutto uno sfarfallio di colori vivaci, che spiccano come fiori sul lucido smeraldo dei prati. Vestitini candidi
di bimbe, maglioni rossi, gialli, azzurri,
sciarpe di tutte le tinte, berrettini uniformi
di maschietti, che si snodano in lunghe file,
si sparpagliano a un tratto, si riordinano
a un semplice amorevole richiamo, per dilagare ancora, subito dopo, sulle radure e
sugli spiazzi. “Piano bambini! Non correte
così, chè vi stancherete troppo! Ma piano
dunque ho detto! Cosa fa quel monello lassù? Aspetta che vengo io” (...)
Qui sopra una
foto di gruppo
all’Alpe Turati con
le fanciulle della
scuola elementare
di via Bergognone
che commosse
ringraziano il Cai
(a sinistra in basso).
I resoconti e i
documenti che
raccontano le gite
che grazie al lascito
della famiglia
Jona il Cai Milano
effettuò dal 1921 al
1929, sono custoditi,
e consultabili,
presso il nostro
Archivio Storico.
Vi attendiamo
pertanto numerosi
in Biblioteca
dove le vostre
richieste saranno
accontentate nel
migliore dei modi.
7 LG_maggio 2014
Cartolina
Rifugi e bivacchi tutti da... spedire
Un florilegio di cartoline dedicate ai più
noti rifugi alpini è parte della collezione
in consultazione presso la biblioteca della
Montagna Luigi Gabba al Cai Milano.
Le cartoline furono acquistate 20 anni
fa in un noto negozio di Courmayeur:
confrontate con il presente restituiscono
Colonna sinistra
dall’alto in basso:
- Bivacco Lorenzo Borelli
Mt. 2.310 - Val Veny
- Bivacco Ettore Canzio
Mt. 3.810 - Val Ferret
- Rifugio Cesare
Dalmazzi Mt. 2.590 - Val
Ferret
Colonna destra
dall’alto in basso:
- Rifugio Gabriele
Boccalatte - Mario Piolti
Mt. 2.804 - Val Ferret
- Bivacco Alberico
Borgna (La Fourche) Mt.
3.680 - Val Veny
- Rifugio Franco Monzino
Mt. 2.580 - Val Veny
LG_maggio 2014 8
l’immagine di montagne e ghiacci in fase
di profonda trasformazione.