Cultura 37 In breve

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Cultura 37 In breve
Cultura
mercoledì 24 ottobre 2007
Il libro
di Gian Paolo Giudicetti
Lo stile e il tipo di scrittura di
Anna Felder, una delle più note
scrittrici ticinesi, mostra una
forte continuità da un’opera all’altra, ma i suoi romanzi e racconti riescono ogni volta a creare un’atmosfera insolita. Fu il
caso con Nozze alte (1981), lirico
e ironico rifacimento del mito
ovidiano di Filemone e Bauci o
con La disdetta (1974), la storia
di un trasloco incombente raccontata da un gatto. È ancora
così con Le Adelaidi, breve romanzo pubblicato in questi
giorni dall’edizione Sottoscala
di Solduno.
La trama rimane indeterminata sullo sfondo, perché altrettanto importanti sono la tessitura della scrittura, i dettagli
dell’insolita sintassi, le metafore suggestive. Non per questo
però quello che si percepisce
della storia è privo di significato. Già in Nozze alte o in La disdetta la fragilità dei personaggi – vecchi, vicini alla
morte o sul punto,
come Filemone e
Bauci, di trasformarsi in alberi – si
rispecchiava nella
leggerezza
della
scrittura e in Le
Adelaidi ancora l’aspirazione stilistica
(all’esattezza o alla
suggestività) di una
scrittura
sempre
tesa verso qualcosa
che la trascenda,
trova un riscontro
nella pulsione verticale all’interno della trama, nella presenza di qualcosa di immateriale
che va al di là della vita quotidiana dei personaggi.
Al centro della vicenda c’è
Ottone, un uomo che si prende
cura di Adelaide, donna che
vive supina, probabilmente paralitica o malata, incosciente.
laRegioneTicino
Anna Felder
‘Le Adelaidi’
ed. sottoscala Bellinzona 2007
Il testo verrà
presentato domani,
giovedì 25 ottobre
alle 20.30, alla Biblioteca
cantonale di Bellinzona
da Antonio Rossi
In bilico
Freschi di stampa/Uscito il nuovo romanzo
di Anna Felder ‘Le Adelaidi’
Presentazione domani sera
La combinazione dell’uomo in piedi e della
donna sdraiata ricorda
il simbolo della croce,
che coniuga orizzontale e verticale (“trovandosi in piedi, l’uomo
Ottone veniva a ricordare il tronco verticale
della croce; l’Adelaide distesa
poteva raffigurare l’asse traversa”). La metafora della croce
non serve tanto a inserire la
storia in un sistema di valori
cristiano, quanto a marcare la
presenza di un più generale oltre.
Così i personaggi appaiono a
volte in bilico, sporgenti su
un’altra dimensione, come
quando Ottone è “seduto al
lago”, con “i gomiti sul parapetto” a “guardare giù nell’acqua
vicina”, mentre prima volgeva
la schiena al lago “come uno
che parta, o che appena arrivi,
intanto tace, in bilico sull’arrivo o sulla partenza, e di tutto si
meravigli”.
A questa apertura sull’oltre
contribuisce anche il simbolo
della finestra, che marca l’incipit del romanzo per opporvi
un’altra finestra, più simbolica, quella schiusa dalla presenza di Adelaide: “Per tenere a
bada la strada, gli bastava in
fondo la finestra. E poi, che im-
portava la strada? L’Adelaide
era in casa”.
Perché il plurale nel titolo,
perché Le Adelaidi e non L’Adelaide? Il testo risponde con la
frase “senza volerlo sovrapponeva Adelaidi su Adelaidi così
da trovarsene davanti sempre
una sola. La giusta”, frase che
mostra come il pluralismo a cui
allude il plurale del titolo indichi l’attenzione alla varietà,
alla multiformità del reale, il riconoscimento della diversità di
punti di vista o delle differenti
identità che una singola persona riunisce al suo interno (Ottone ricorda, cioè, immagini
molteplici di una stessa Adelai-
de). Ma questa multiformità è
una via più che un traguardo,
convive cioè con l’esigenza di
trovare l’Adelaide giusta, o
piuttosto di riconoscere l’unicità e la verità dietro la molteplicità. A questa esigenza di
giustezza, di persistenza e ostinazione nella ricerca di oggettività rinvia la presenza metaforica della bilancia, che costituisce un punto di riferimento in
un mondo, quello raccontato
nel romanzo, connotato dalla
fragilità esistenziale (in un precedente racconto della scrittrice, Alleluia, nel volume Nati
complici, si affermava “niente
era sicuro. Non era sicuro il tetto sopra la casa, non il giorno
dopo la notte, non il silenzio accanto al rumore”).
Riassume bene questo aspetto la quarta di copertina, testo
notevole per come in poche linee offra le chiavi essenziali
per l’interpretazione del romanzo: “I capitoli sono dettati
dal vortice di una mente che
per natura prende le parole per
cose, le cose per parole, sovverte il prima e il poi, la domanda e
la risposta, il tu e l’io, il bene e il
male così difficili da distinguere se non, forse, sui piattelli in
bilico della bilancia”.
Il riferimento alla bilancia,
insomma, permette di postula-
sere pronta entro marzo». Questo accorgimento, ha spiegato il direttore artistico della Filarmonica, Ernesto Schiavi, assieme alla
«presenza di solisti straordinariamente importanti, grandi direttori d’orchestra e giovani talenti renderà questa stagione all’altezza
di quella passata se non di più».
Molti sono i nomi annunciati, per ricordare alcuni: il pianista
Lang Lang con il concerto di Bartok il 5 novembre (Lang Lang,
insieme a Kavakos, suonerà anche nella prossima tournée della
Filarmonica in Estremo Oriente); il giovane Kirill Gerstein che il
28 aprile suonerà un brano mai eseguito in Italia, Theatrum bestiarum di Glanert; il siberiano Vadim Repin che presenterà il 31
marzo il Concerto di Beethoven diretto da Myung-Whun Chung,
mentre Leonidas Kavakos eseguirà il 26 maggio il Concerto di
Berg per la direzione di Daniel Harding; il violoncellista Anssi
Karttunen che eseguirà per la prima volta in Italia il video-concerto The Map di Tan Dun (21 gennaio); il concerto di Daniele
Gatti il 25 febbraio.
Il personaggio/Beppe Donadio
Il cantautore venerdì al Teatro Dimitri
«Sono timido e come molti timidi mi sento a mio
agio sul palcoscenico». Beppe Donadio, cantautore
bresciano, non lo nasconde, anzi: «Mi ci sono voluti dieci anni per saper gestire una serata, ma ora so
offrire al pubblico il vero me stesso». E il risultato è
davvero pregevole, come possono testimoniare tutti coloro che hanno assistito ai
suoi concerti dal vivo: passato quel velo di emozione,
che dura giusto l’attimo necessario a prendere possesso della scena, seduto davanti al suo pianoforte, con
la voglia di condividere le
emozioni delle proprie canzoni con il pubblico, Donadio non sfigura di fronte a
nessun confronto.
Da ormai oltre un anno
questo cantautore italiano
porta in giro per l’Italia
(con una capatina anche in
Svizzera) il suo disco d’esordio: Mertendine. Un concept
album che unisce musica,
ironia e uno sguardo sarcastico sul mondo della discografia attuale, orientato a
creare fenomeni passeggeri piuttosto che a promuovere artisti duraturi. Un’ironia che Donadio
sa trasportare sulla scena, dove – proprio come accade nel disco – i brani vengono intercalati da gag
divertenti in cui il cantautore si incontra (e si
scontra) con una caricatura del produttore medio.
Produttore che arriverà a buttarlo sul palco con
una chitarra in mano – strumento che Donadio
non sa suonare – solo perché la figura del cantau-
tore pianista alla Elton John “non va più di
moda”.
L’uscita del suo primo album, interamente autoprodotto, ha segnato per Beppe Donadio il momento della svolta: dapprima l’autopromozione,
poi i concerti e i passaggi in
radio delle sue canzoni.
«Ma in questo anno e mezzo
ho raggiunto obiettivi più in
fretta di quanti abbiano fatto altri colleghi». Il vero piacere per Donadio è però
quello di poter suonare davanti ad un pubblico, cosa
che attualmente ha la possibilità di fare con una certa
regolarità.
E poi ci sono le soddisfazioni dettate dal riconoscimento del suo lavoro, come
la telefonata di Gianni Morandi a cui l’album è piaciuto. «Sono piccoli passi, ma
significativi. Qualche esperto dice che ci si può costruire
la carriera in cinque anni...».
All’orizzonte intanto si intravede già il secondo disco.
Anche questo completamente
autoprodotto. «Il materiale c’è già» spiega Donadio, che attualmente sta cercando sponsor per coprire almeno parte dei costi di produzione. Entro
gennaio potrebbe iniziare la registrazione e l’album potrebbe vedere la luce già a giugno del 2008.
Per questo autunno intanto sono già in cartellone cinque appuntamenti, di cui il primo – venerdì prossimo alle 20.30 – al Teatro Dimitri di
L.B.
Verscio.
re la fiducia in una coscienza
morale o in un sentimento di
giustizia da opporre a un’evanescenza marcata anche dal
fatto che i personaggi del romanzo tendono a confondersi
fra loro: non è cosí importante
chi sia a compiere un gesto, ma
il gesto stesso. Scrive la narratrice, un’infermiera che cura
Adelaide: “Non importava fossi
io a compierli, o fosse Schwester Lea o Schwester Betty che
da mesi, da anni, molto prima
di quell’undici, li compivano a
orari fissi capitolo per capitolo,
ripetuti, cancellati e ripresi dal
signor Ottone”. Questo brano
ricorda un’intervista di qualche anno fa, in cui Anna Felder
affermava che da lettrice era
portata a confondere i personaggi, a esser interessata dalla
singola frase, dal singolo brano
più che dalla trama.
Altri due aspetti del romanzo
sono tipici dell’opera della
scrittrice. Il primo è la densità
della scrittura, che si traduce
per esempio in allitterazioni,
nella musicalità delle singole
frasi. Si legga per esempio: “–
Se uscissimo a vedere il sole?, –
propose un’Assunta salita con
le pinne in salotto, – non c’è una
nuvola da stamane, un toccasana di cielo”. Il secondo è la presenza di commenti metanarrativi espliciti, cioè di riflessioni
sulla scrittura o sulla costruzione di un’opera letteraria.
La più significativa di queste
riflessioni, perché ben si accorda al sentimento di fragilità o
leggerezza esistenziali, è quella
che lega la sopravvivenza di un
personaggio alla volontà del
narratore, a sottolineare cioè
che un personaggio vive solo
fin quando lo desidera lo scrittore, così come la vita umana
dura finché lo determina qualcosa che ci trascende: “Adelaide Adelaide: tenuta in vita per
vigilanza di nome”.
Premi/‘Regista dell’anno’
È Forster, impegnato con 007
Filarmonica della Scala/Al via la stagione
L’orchestra sarà avvolta da una camera acustica
Si apre il prossimo 5 novembre la stagione 2007-2008 della Filarmonica della Scala di Milano, che è reduce da un’apprezzata trasferta americana. Con due debutti: il concerto inaugurale per la
direzione di Daniel Barenboim, che sarà sul palco anche il 7 dicembre con il Tristano che dà il via alla stagione del Teatro, e il
concerto di chiusura con il 33enne Philippe Jordan.
«Un successo enorme – ha sottolineato ieri a Milano il sovrintendete del Teatro, Stephane Lissner – non soltanto con il pubblico ma con tutta la stampa, che ha definito la Filarmonica, con la
direzione di Chailly, un’orchestra di rango». Per il 2008 si attendono ulteriori miglioramenti grazie anche alla realizzazione di una
camera acustica: «Quando sono arrivato, ormai due anni fa – ha
spiegato Lissner – ho constatato che c’era un po’ di difficoltà acustica per l’orchestra. Ne abbiamo parlato, anche con gli ingegneri
del suono, ed è stato deciso di posare una conchiglia, sul palcoscenico, per fare in modo che tutte le parti che sono vuote vengano chiuse, per aumentare la qualità del suono. La conchiglia dovrebbe es-
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Il grigionese Marc Forster è
stato designato ieri “regista
dell’anno” a Beverly Hills
(Usa) in occasione dell’undicesimo Festival cinematografico
di Hollywood. Il 38enne sta attualmente girando il prossimo
James Bond, con Daniel Craig
(foto), che uscirà nei cinema
alla fine del 2008.
Forster, nato in Germania,
ha trascorso la gioventù a Davos. Si è fatto un nome con pellicole come Monster’s Ball
(Oscar all’attrice Halle Berry),
Finding Neverland (7 nomination) e Stranger Than Fiction.
In breve
‘Caos’ al Nuovostudiofoce
Nell’ambito del Festival Internazionale del Teatro,
organizzato dal Teatro Pan di Lugano, la storica
compagnia milanese Quelli di Grock questa sera
alle 20.45 al Nuovostudiofoce di Lugano mette in
scena Caos. Uno spettacolo che può essere definito
uno sguardo sul vuoto del vivere quotidiano, ma
non uno sguardo drammatico o pensoso, bensì
mordace, tagliente. In Caos non c’è posto per l’angoscia, lo smarrimento, il fastidio: tutto avviene all’insegna dell’euforia, di uno sfogo fisico e verbale
che diventa sempre più incontenibile e contagioso,
fino ad un irresistibile e “torrenziale” finale.
Cinema in banca
Nell’ambito della manifestazione “Io vado al cinema in Banca” oggi alle 19 allo spazio inBSI in
via Magatti 2 a Lugano proiezione del film Il
cappotto di Astrakan (Ita, 1980, 105 min.), di
Marco Vicario, tratto dal romanzo omonimo di
Piero Chiara del 1978, con Johnny Dorelli, Andrea Ferreol, Carole Bouquet, Marcel Bozzuffi.
Rappresentazione benefica
Questa sera alle 20.30 al Teatro Cittadella di Lugano La Compagnia Teatrale Cittadella 2000
mette in scena «L’albergo del buon riposo», commedia brillante in due atti di Granier e Bonnierès. Regia di Fausto Testoni. Organizzato
dallo Zonta Club Lugano a favore delle sue iniziative umanitarie. Prevendita: 076 366 42 42.
Due convegni per l’Isr
Due manifestazioni organizzate dall’Istituto Svizzero di Roma (Isr). Da oggi a venerdì 26 ottobre
presso lo Spazio culturale svizzero di Venezia e
l’Istituto veneto di Scienze Lettere e arti - Palazzo
Cavalli Franchetti «Simposio internazionale sulle
“due culture”: problemi condivisi». Da domani a
sabato 27 ottobre a Roma invece convegno nel cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma dal
titolo «Facciamo l’Europa. Aspetti dell’integrazione culturale europea (1957-2007)». Coordina Walter
Geerts (Academia Belgica).
Conferenza pubblica
Questa sera alle 20.30 allo SCI_Arc @ I2a, Istituto
Internazionale di Architettura, di Vico Morcote
conferenza pubblica (in Inglese) di Emanuel Christ
sul tema «Recent Works». L’appuntamento si tiene
nell’ambito dell’atelier di studio ‘Science and the
city” condotto da Ludovica Molo durante il semestre Fall 2007. Entrata libera.
‘Assaggi di viaggi’ premiato
La serie Rtsi “Assaggi di viaggi” ha vinto sabato
scorso in Australia, il mestolo d’oro (Golden
Ladle) al Cordon Bleu World Food Media Award,
uno dei festival più importanti a livello mondiale per quel che concerne il rapporto tra cultura
del cibo e mass-media. Coprodotto con la Gnamgnam Prodotti di Lugano e trasmesso su Tsi
Uno nell’ambito del programma Etabeta (stagione 2005/2006), “Assaggi di viaggi” è un viaggio in 32 episodi all’interno delle tradizioni gastronomiche che, frontiera dopo frontiera, spazia culturalmente dalla Turchia al Giappone.
Il programma è diretto da Maria Cristina Vanza, testi di Lorenzo Buccella, montaggio di Giona Beltrametti. La vittoria ticinese è stata sancita da una giuria internazionale di 80 professionisti che ha passato al vaglio 600 opere.
Francine Mury allo Spazio Officina
Viene inaugurata oggi alle 18 allo Spazio Officina di Chiasso la mostra Francine Mury. Opere
2005-2007. Aperta fino al 9 dicembre: me-ve
15.30/19.30 - sa-do 10.30/12.30 - 15.30/19.30.