Versione integrale del rapporto di ricerca La

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Versione integrale del rapporto di ricerca La
INDICE
Premessa ..............................................................................................1
I. Il noi nel privato e nell’esistenza ..................................................3
1. Il cerchio concentrico della socialità ................................................4
1.1. Una relazionalità quasi perfetta: la famiglia ........................4
1.2. Oltre a porta di casa: la prossimità “cauta” delle città,
quella “spontanea” nei centri a misura d’uomo ..................9
1.3. La forza del territorio .........................................................11
1.4. Le tante facce dell’Altro ....................................................16
1.4.1. Lo sconosciuto per strada ........................................19
1.4.2. Il povero ...................................................................25
1.4.3. La differenza etnica: il razzismo degli altri .............25
II. Il noi nella società ........................................................................35
2. L’altro dentro un’organizzazione ...................................................36
2.1. Il posto di lavoro ................................................................36
2.2. Il modello culturale italiano ...............................................39
2.3. Italiani, tra acquattamento e cittadinanza ..........................45
III. Il noi in politica ...........................................................................47
3. Il turning point della politica ..........................................................48
3.1. Il governo Monti e la politica ............................................48
3.2. L’Europa necessaria ..........................................................50
3.3. La collettività “organizzata”: l’individuo,
la rappresentanza, i corpi intermedi....................................58
IV. Il rilancio della politica ..............................................................71
V. Invece di una conclusione ............................................................77
Appendice .........................................................................................81
Nota metodologica.............................................................................82
Il questionario: La ricomposizione del Noi.....................................83
2011
“Quale è dunque la società, nella quale gli uomini si
sentano veramente liberi e liberamente operino?
La risposta è venuta da Socrate, è venuta da Cristo.
Non dalla società la quale circonda l’uomo viene la
libertà; ma dall’uomo stesso. L’uomo deve trovare in se
stesso, nel suo animo, nella forza del suo carattere la
libertà che va cercando. La libertà è spirito, non è
materia”.
Luigi Einaudi, “Lezioni di politica sociale”,1965
PREMESSA
Il percorso di approfondimento antropologico Prima delle Leggi è stato
avviato da 50&Più assieme al Censis, con una prima indagine sui temi
dell’identità e della dimensione verticale dell’auctoritas, i cui risultati sono
stati presentati nel corso della manifestazione “Gold Age” nell’ottobre
scorso a Rimini.
Punto di partenza di tale percorso di approfondimento è stato nella
considerazione che prima delle leggi, prima dell’apparato normativo che
cerca di regolare la convivenza civile, preesiste “qualcos’altro” su cui da
troppo tempo abbiamo smesso di interrogarci.
Prima delle leggi o, se si preferisce, alla base delle leggi, esistono i valori
condivisi dalla collettività o, più modestamente, i valori su cui si è raggiunta
una relativa mediazione. Oggi si avverte sempre più stringente l’urgenza di
tornare a pensare ai fondamentali della convivenza per ritrovare il
significato profondo del vivere insieme in una collettività. Si può dunque
essere quasi soddisfatti, paradossalmente dell’inquietudine profonda che si
avverte perché è garanzia di un salutare scossone, di una sortita dal troppo
lungo acquattamento che ci ha visti sospettosi ed egoisti.
Questo secondo rapporto di ricerca approfondisce un’altra dimensione,
quella della relazionalità, del noi, nelle diverse declinazioni che vanno dal
cerchio privatissimo degli affetti al rapporto con la collettività inteso come
sistema sociale. Sono stati toccati dunque temi come l’atteggiamento verso
le forme organizzate di rappresentanza, le nuove espressioni di
partecipazione politica, l’atteggiamento verso l’attuale Governo e il rapporto
con l’Europa.
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2011
Quanti hanno letto il primo rapporto percepiranno l’intenzionale ampliarsi
di un discorso sull’uomo in rapporto alla società, prima concentrato sulla
dimensione dell’identità individuale e della verticalità; per quanti invece
non l’hanno letto, sarà uno stimolo ad approfondire i tanti aspetti complessi
del rapporto con l’Altro.
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2011
I. IL NOI NEL PRIVATO E NELL’ESISTENZA
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1. IL CERCHIO CONCENTRICO DELLA SOCIALITÀ
La prima parte della ricerca è stata dedicata all’approfondimento del
rapporto dell’individuo con l’Altro nell’ambito del privato: in famiglia, con
vicini di casa e sconosciuti incontrati occasionalmente per strada, fino a
tipologie più impegnative sul piano sociologico, come il “povero” e
“l’immigrato”.
1.1.
Una relazionalità quasi perfetta: la famiglia
A giudicare dalle risposte ottenute dalle prime domande del questionario
somministrato a un campione di 1.200 persone oltre i 50 anni, la famiglia
puntella e, anzi, accresce la sua forza. Probabilmente per effetto di un
insieme complesso di fattori, non ultimo la crisi economica, l’istituzione
familiare appare viva e vegeta, a dispetto dei tanti che ne prevedevano il
dissolvimento, sotto l’urto di una indefinita “contemporaneità”.
La stragrande maggioranza degli intervistati (68,8%) definisce i rapporti
all’interno della sua famiglia come “pienamente soddisfacenti”,
sottolineando il grande affetto e rispetto che lega i componenti del nucleo
familiare. L’importanza della percentuale aggregata intorno a questa
posizione è tale che non mette conto operare troppi distinguo.
A fronte di una continua “narrazione”, nei talk show televisivi come nella
cinematografia che rappresentano con ricchezza di risvolti psicologici lo
sgretolarsi dell’istituzione familiare, nella realtà la famiglia sembra
mantenere intatto, nella percezione diffusa, il suo valore. Semmai l’indagine
sfata alcuni luoghi comuni della ricerca sociale, come quello che vede il
Meridione italiano molto più ancorato alla famiglia rispetto al Nord Italia,
tradizionalmente rappresentato come area della transizione verso la
postmodernità dei comportamenti privati. Nell’Italia nord occidentale si dice
pienamente soddisfatto della propria famiglia il 75,2% degli intervistati,
dato che scende al 64,4% al Sud e nelle Isole, dove in misura maggiore si
sottolineano i momenti di problematicità (32,7%) contro il 22,1% che la
stessa risposta ottiene al Nord-Ovest.
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2011
Tab. 1 - Che tipo di rapporto ha con gli altri componenti della Sua famiglia
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Pienamente soddisfacenti,
c’è molto affetto e rispetto
tra noi
- Soddisfacenti, ma qualche
volta ci sono problemi di
comunicazione e allora la
convivenza si fa difficile
- Qualche volta mi chiedo
se non vivrei meglio da
solo/a
- Francamente
insopportabili,
abbiamo
esigenze e gusti diversi
- Siamo
ormai
degli
estranei, più che altro ci
sopportiamo
- Altro
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
75,2
68,1
68,1
64,4
68,8
22,1
28,0
28,2
32,7
28,0
1,2
0,9
1,3
1,5
1,3
0,0
0,9
0,0
0,2
0,3
0,0
0,4
0,0
0,2
0,2
1,5
1,7
2,5
1,0
1,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
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2011
Del tutto irrisorie le percentuali di quelli che dichiarano importanti
conflittualità all’interno del proprio nucleo familiare o che esplicitamente
dichiarano che preferirebbero vivere soli.
Famiglia “resta bello”, le esigenze e i gusti diversi che inevitabilmente si
fanno sentire, spesso anche in maniera conflittuale, non intaccano il
profondo convincimento degli italiani intervistati, che continuano, a vedere
nella famiglia il luogo elettivo di una relazionalità gratificante.
Questa piena soddisfazione, tuttavia - e questo è opportuno sottolinearlo più che alle gratificazioni o alla piacevolezza dei rapporti fa esplicito
riferimento alla possibilità di ottenere comprensione, sostegno e aiuto dai
membri della propria famiglia. Chiarissima, dunque, l’immagine della
famiglia come luogo di compensazione dei tanti disagi vissuti all’esterno.
Infatti, le risposte ottenute alla seconda domanda dell’indagine, “Rispetto ai
membri della Sua famiglia, ha l’impressione che la sostengano, che siano
disponibili a capirla e aiutarla?”, non lasciano adito a dubbi: ritiene di
poterci contare sempre e comunque l’83,2% del campione, anche qui con
maggiore convinzione al Nord-Ovest (88,9%) rispetto al Sud e nelle Isole
(79%) (Tabella 2).
Appena più scettiche le donne che, in misura maggiore degli uomini,
dichiarano di poterci contare solo qualche volta (ma comunque ritengono
all’80% di poterci contare sempre) (Tabella 3).
Un dato che fa riflettere e che solleva ancora una volta l’influenza della
costruzione della realtà operata dai media che, tra cronaca nera e talk show
ribollenti di liti familiari, rimandano un’immagine di tensione intrafamiliare
che sovrasta i reali percorsi dell’affetto e della solidarietà all’interno dei
nuclei familiari veri, quelli della realtà. Una riflessione che resta valida
anche scontando i possibili processi di “ottimizzazione” della vita vissuta,
che possono aver portato a sovrastimare nelle risposte date all’indagine, il
reale supporto esperito in famiglia. Ma, quantomeno, tali risposte sono
indice del valore e della desiderabilità che la famiglia continua a poter
vantare nella percezione degli italiani.
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Tab. 2 - Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che La sostengano, che siano
disponibili a capirLa e aiutarLa (per circoscrizione geografica- val. %)
-
Sì
Qualche volta
Raramente
No
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
88,9
9,2
0,9
0,9
81,0
15,5
0,4
3,0
84,5
11,8
2,1
1,7
79,0
17,1
1,5
2,5
83,2
13,6
1,3
2,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
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2011
Tab. 3 - Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che La sostengano,
che siano disponibili a capirLa e aiutarLa (per sesso - val. %)
-
Sì
Qualche volta
Raramente
No
Totale
Maschio
Femmina
Totale
86,5
11,1
1,2
1,2
80,0
16,0
1,3
2,8
83,2
13,6
1,3
2,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
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1.2.
Oltre a porta di casa: la prossimità “cauta” delle
città, quella “spontanea” nei centri a misura d’uomo
La prossimità di pianerottolo, il vicino di casa rappresentano, in un certo
senso, il primo banco di prova della nostra disponibilità al mondo. Superate
le porte blindate che proteggono ormai anche il più modesto degli
appartamenti, ci vengono incontro le nostre elaborazioni fantasmatiche
sull’Altro: l’estraneo, la persona diversa da noi che può incuriosirci o
preoccuparci, essere un incontro piacevole o una seccatura, generazioni
diverse dalla nostra, identità territoriali locali differenti.
Chi è fuori della nostra porta, anche se paga per lo stesso condominio,
cucina in un modo diverso, ha un’inflessione dialettale diversa, ha un
bagaglio d’istruzione e culturale diverso dal nostro, è di diverso
orientamento politico, magari di diverso orientamento religioso o sessuale.
È, lo ripetiamo, il primo banco di prova del nostro modo di rapportarci
all’Altro: e l’immagine imbarazzata dei condomini che in un silenzio
“sofferto” condividono per un minuto lo spazio angusto dell’ascensore, è la
metafora più riuscita.
Ricordiamo che nel nostro Paese la conflittualità per questioni condominiali
resta piuttosto alta e che spesso i motivi sono del tutto futili.
Dunque la domanda relativa all’incontro occasionale del condomino sulle
scale di casa o in ascensore o comunque del vicino, è stata posta nella
consapevolezza di toccare un punctum dolens della convivenza italica.
Il dato che balza agli occhi nella distribuzione delle risposte è
l’aggregazione secca intorno alla modalità d’interazione “ci si saluta
educatamente”: risponde così il 56,4% del campione, ed è significativo che
questa modalità cresce al crescere dell’ampiezza demografica del comune di
appartenenza: saluta educatamente il 50,8% di quanti abitano in piccoli
centri con meno di 10.000 abitanti, contro il 65% di quanti vivono in grandi
comuni che superano i 250.000. Parallelamente, la modalità “Quando
incontro un vicino provo piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con
tutti e anche di amicizia con diversi di loro” raccoglie il 34,2% tra gli
abitanti dei comuni più piccoli e solo il 16,9% di quanti vivono in grandi
centri (Tabella 4).
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Tab. 4 - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del Suo condominio altri
condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente:
(per ampiezza demografica del comune di residenza -val. %)
- Imbarazzo, non si sa mai
che dire con gli estranei
- Dipende da chi incontro
- Ci si saluta educatamente
- Piacere,
ho
rapporti
amichevoli di simpatia con
tutti e anche di amicizia
con diversi di loro
- Fastidio, non sono persone
piacevoli
- Alcuni di loro sono
insopportabili, cerco di
evitare questi incontri
Totale
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000 a
29.999
da 30.000 a
99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
1,6
12,2
50,8
0,7
15,4
57,2
0,0
14,6
53,9
0,0
11,9
65,3
0,5
15,3
65,0
0,8
13,9
56,4
34,2
24,6
30,3
21,8
16,9
27,4
0,5
0,7
0,8
1,0
0,5
0,7
0,5
1,4
0,4
0,0
1,6
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
10
2011
Appare evidente come la dimensione a “misura d’uomo” dei piccoli centri
favorisca una relazionalità rilassata, una predisposizione all’amicizia con
l’Altro che nei grandi centri sembra essere in qualche modo negata e,
attenzione, qui non si sta parlando del tipo di rapporto che c’è tra abitanti di
due diversi condomini (in questo caso il traffico e le distanze della città
spiegherebbero naturaliter il diverso comportamento rispetto al piccolo
centro); no, qui la domanda è stata posta per gli abitanti di uno stesso
caseggiato, dunque la diversa modalità relazionale è più riconducibile a
“stili” di comunicazione urbana piuttosto che provinciale o semirurale.
Lo “stile” della comunicazione urbana è la fretta, il correre per le tante
incombenze che amplificano lo stress a causa delle distanze. Nei piccoli
centri c’è meno “rumore”, ci si concede la chiacchierata con il vicino che
spesso è anche un amico.
Anche l’area geografica d’appartenenza sembra influire su tali “stili”
comunicativi: mentre l’aggregazione più alta del semplice saluto si ritrova
tra gli abitanti del Nord-Est (62,2%), la modalità più alta dell’interazione
amichevole si riscontra al Centro Italia (34%). Dunque correlando il primo
dato territoriale (l’ampiezza demografica) con il secondo (l’area geografica)
emerge l’influenza consistente dei modelli culturali locali, con un vissuto
dei piccoli centri abitati del Centro Italia estroverso e familiare, rispetto ad
un Nord-Est più chiuso, più individualista, in particolare nei centri più
grandi (Tabella 5).
È interessante anche sottolineare l’influenza della variabile età che sembra
portare verso una maggiore consapevolezza e disponibilità alla relazione
umana in semplicità (Tabella 6).
1.3.
La forza del territorio
In generale, si registra una buona percezione del territorio (il quartiere, per i
centri urbani o l’intero comune per i piccoli centri) immediatamente
circostante la propria abitazione: quasi il 60% degli intervistati (per essere
precisi il 59,5%) dichiara di sentirsi bene nel quartiere, nel luogo in cui
abita. Il dato risulta più alto in quanti abitano in piccoli centri (meno di
10.000 abitanti, 70,8% contro il 50% degli abitanti dei centri con oltre
250.000 abitanti (Tabella 7) e al Nord-Est (Tabella 8).
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Tab. 5 - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del Suo
condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Imbarazzo, non si sa mai
che dire con gli estranei
- Dipende da chi incontro
- Ci si saluta educatamente
- Piacere,
ho
rapporti
amichevoli di simpatia con
tutti e anche di amicizia
con diversi di loro
- Fastidio, non sono persone
piacevoli
- Alcuni di loro sono
insopportabili, cerco di
evitare questi incontri
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
0,6
0,9
0,0
1,2
0,8
13,6
59,1
10,9
62,2
17,0
47,7
14,1
56,1
13,9
56,4
25,7
24,3
34,0
26,6
27,4
0,6
1,3
0,4
0,5
0,7
0,3
0,4
0,9
1,5
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
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2011
Tab. 6 - Quando incontra casualmente per le scale nell’ascensore o all’ingresso del
Suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente
(per classi di età - val. %)
- Imbarazzo, non si sa mai
che dire con gli estranei
- Dipende da chi incontro
- Ci si saluta educatamente
- Piacere,
ho
rapporti
amichevoli di simpatia con
tutti e anche di amicizia
con diversi di loro
- Fastidio, non sono persone
piacevoli
- Alcuni di loro sono
insopportabili, cerco di
evitare questi incontri
Totale
50-54 anni
55-59 anni
60-65 anni
Totale
1,0
15,0
59,8
0,8
15,1
55,3
0,5
12,0
54,2
0,8
13,9
56,4
23,0
27,4
31,5
27,4
1,0
0,0
0,9
0,7
0,3
1,4
0,9
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
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2011
Tab. 7 - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Bene, è un quartiere/luogo
a misura d’uomo, ci
conosciamo in molti e mi
sento sicuro/a
- Bene, ognuno si fa i fatti
suoi
- Abbastanza bene, ma non
credo che se avessi
bisogno qualcuno mi
aiuterebbe
- Male, nessuno si conosce,
siamo tutti estranei
- Male, tutti si impicciano
dei fatti degli altri
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
70,8
55,8
55,7
54,0
50,5
59,5
21,4
33,0
30,6
32,0
30,8
28,5
5,1
8,8
12,5
12,0
17,6
10,0
1,6
1,4
0,8
1,0
1,1
1,3
1,1
1,1
0,4
1,0
0,0
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
14
2011
Tab. 8 - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Bene, è un quartiere/luogo
a misura d’uomo, ci
conosciamo in molti e mi
sento sicuro/a
- Bene, ognuno si fa i fatti
suoi
- Abbastanza bene, ma non
credo che se avessi
bisogno qualcuno mi
aiuterebbe
- Male, nessuno si conosce,
siamo tutti estranei
- Male, tutti si impicciano
dei fatti degli altri
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
61,4
65,1
61,2
53,7
59,5
29,3
27,6
26,6
29,4
28,5
8,0
6,0
10,5
13,7
10,0
0,6
0,4
1,7
2,0
1,3
0,6
0,9
0,0
1,2
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
15
2011
Quest’ultimo dato, il benessere rispetto al proprio territorio nell’Italia nord
orientale sembra contrastare con i dati precedenti che evidenziavano una
minore propensione alla relazionalità umana di prossimità in quest’area. In
realtà, il dato è di grande interesse perché evidenzia un aspetto della
questione culturale del Nord-Est mai sufficientemente compreso: e cioè la
forte identificazione con la fisicità stessa del territorio, come indicatore di
appartenenza culturale, un’identificazione che sarebbe interessante - ma non
è questa evidentemente la sede - approfondire dal punto di vista storico.
Identificazione culturale che però non è di natura passionale, emozionale:
gli intervistati del Nord-Est dicono soprattutto del loro territorio che si
trovano bene (63,8%) piuttosto che “lo amo profondamente, non lo
cambierei per niente al mondo” (28,9%). È un solido attaccamento alla
propria terra come fattore identitario, che non si accende più di tanto
(Tabella 9).
Amore che, invece, si registra nell’incrocio con il numero di abitanti: sono
ancora una volta i piccoli centri a suscitare sentimenti di vero e proprio
amore per la propria terra (Tabella 10). Un ultimo dato da sottolineare: sono
pochissimi quelli che dichiarano che vorrebbero andarsene, lasciare il
proprio territorio, segno che, malgrado tutto, l’Italia nelle sue diversissime
realtà territoriali e nei suoi tanti problemi, resta comunque un luogo dove è
bello vivere.
È evidente che in questo caso l’età del campione (over 50) ha avuto il suo
peso. Un campione di giovani avrebbe dato risultati differenti.
1.4.
Le tante facce dell’Altro
Per ritrovare la dimensione del noi, umiliata dalla lunga cavalcata del
soggettivismo degli ultimi decenni, bisogna necessariamente ripartire
dall’Altro; perché alla base delle difficoltà di comunicazione e alleanza
collettiva sta proprio, dal punto di vista socio-antropologico, un immaturo e
inconsapevole rapporto con l’Altro nelle sue diverse declinazioni: lo
Straniero, Altro per eccellenza, ma anche, più banalmente, chiunque
attraversi un’età o appartenga ad un sesso diversi dal nostro.
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2011
Tab. 9 - Qual è il Suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita (val. %)
- La/o amo profondamente,
non la/lo cambierei per
niente al mondo
- Mi trovo bene
- Non mi piace, ma non mi
lamento
- Francamente
vorrei
andarmene, non mi piace
la gente
- Vorrei andarmene, è un
posto anonimo
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
31,8
28,9
35,4
32,0
32,0
55,9
63,8
48,1
47,1
52,9
7,4
4,3
8,9
9,2
7,7
4,0
2,6
5,9
6,0
4,8
0,9
0,4
1,7
5,7
2,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
17
2011
Tab. 10 - Qual è il Suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- La/o amo profondamente,
non la/lo cambierei per
niente al mondo
- Mi trovo bene
- Non mi piace, ma non mi
lamento
- Francamente
vorrei
andarmene, non mi piace
la gente
- Vorrei andarmene, è un
posto anonimo
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
40,3
49,1
23,2
64,2
30,2
47,8
27,7
57,4
33,9
47,8
32,0
52,9
4,5
6,3
12,2
7,9
10,0
7,7
4,8
4,2
3,5
5,9
6,7
4,8
1,3
2,1
6,3
1,0
1,7
2,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
18
2011
O, ancora più semplicemente, lo Sconosciuto: quello che ci ferma per
strada, che ci ruba per un attimo ai nostri pensieri, che infrange il cerchio
magico della nostra privacy avvicinandosi un po’ di più per chiedere una
qualunque informazione.
1.4.1. Lo sconosciuto per strada
Non ci sono eccessivi timori, quelli che temono di essere derubati o di
ricevere del male per l’avvicinarsi di uno sconosciuto per strada sono
davvero molto pochi: 3,6% che arrivano al 4,8% includendo anche quelli
che si dicono chiaramente infastiditi; la stragrande maggioranza, il 69,7%
afferma di provare piacere per il fatto di sentirsi utile, il 25,4% cerca di
essere utile, ma non ne trae alcuna forma di particolare gratificazione. Può
essere significativo evidenziare che il piacere dato dalla sensazione di essere
utile aumenta con il crescere dell’età degli intervistati, un dato che fa
riflettere su come la vita operosa e attiva sia, oltre che utile per gli altri, di
grande utilità e gratificazione per quanti hanno superato i sessant’anni
(Tabella 11). Come pure può essere interessante evidenziare come il piacere
di rendersi utile nei confronti di uno sconosciuto incontrato per strada è
tanto più sentito nei piccoli centri rispetto alle città medio-grandi (Tabella
12).
Questo piacere nel rendersi utile pare particolarmente avvertito nel Nord-Est
(77,6%), meno al Meridione. E anche questo sembra un segmento culturale
riconoscibile di una certa tensione all’operosità utile e pragmatica
nordorientale, sebbene non si possa dimenticare la vitalità dell’ospitalità
meridionale che rende spesso, anche un’occasionale richiesta
d’informazione per strada, l’occasione per sperimentare un’antica gentilezza
(Tabella 13).
Abbiamo cercato allora di approfondire, dal punto di vista psicologico,
l’atteggiamento di benevolenza registrato nella domanda precedente.
Abbiamo così rivolto una domanda di natura esplicitamente psico-affettiva,
chiedendo il “tipo di emozione istintiva” indotta dall’incontro con
sconosciuti per strada, sull’autobus, in metro. Ebbene, questa domanda si è
rivelata particolarmente preziosa dal punto di vista euristico: la maggioranza
relativa, ma comunque cospicua (45,7%), degli intervistati risponde di non
sentire assolutamente nulla, “sono solo estranei”. Un 28,7% dice di provare
curiosità e di divertirsi a osservarli, ma senza avvicinarsi troppo; solo il 19%
evidenzia un atteggiamento per così dire “ecumenico”, dichiarando istintiva
simpatia in quanto siamo tutti nella stessa barca (Tabella 15).
19
2011
Tab. 11 - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobus
o in metro? (per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti
sulla stessa barca
- Curiosità, mi piace osservarli, ma
senza avvicinarmi troppo
- Nulla, sono estranei
- Fastidio, spesso mi intralciano negli
spostamenti
- Repulsione
- Non risponde
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
14,6
18,4
24,6
19,3
29,1
50,1
30,9
45,5
26,5
41,7
28,7
45,7
2,5
0,0
3,7
1,6
0,0
3,5
3,0
0,0
4,2
2,4
0,0
3,8
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
20
2011
Tab. 12 - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Provo piacere per il fatto
di sentirmi utile
- Fastidio, non ho tempo da
perdere
- Paura, temo che voglia
derubarmi
- Paura, temo che possa
farmi del male
- Nulla, cerco di rispondere
nel modo più utile per
lui/lei
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
78,7
68,2
62,6
63,4
67,2
69,7
1,1
1,0
2,4
0,0
0,5
1,2
1,9
2,1
2,8
3,0
2,7
2,3
1,6
0,7
2,0
1,0
1,1
1,3
16,8
28,0
30,3
32,7
28,4
25,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
21
2011
Tab. 13 - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova?
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Provo piacere per il fatto
di sentirmi utile
- Fastidio, non ho tempo da
perdere
- Paura, temo che voglia
derubarmi
- Paura, temo che possa
farmi del male
- Nulla, cerco di rispondere
nel modo più utile per lui
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
67,4
77,6
71,4
66,1
69,7
1,8
0,4
0,4
1,5
1,2
1,8
2,2
2,5
2,7
2,3
1,8
1,7
0,0
1,5
1,3
27,1
18,1
25,6
28,2
25,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
22
2011
Tab. 14 - Quando qualcuno le chiede un’informazione per strada, cosa prova?
(per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Provo piacere per il fatto di sentirmi
utile
- Fastidio, non ho tempo da perdere
- Paura, temo che voglia derubarmi
- Paura, temo che possa farmi del male
- Nulla, cerco di rispondere nel modo
più utile per lui/lei
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
64,9
1,7
2,7
1,0
71,8
0,3
1,9
1,9
72,5
1,4
2,3
1,2
69,7
1,2
2,3
1,3
29,7
24,1
22,5
25,4
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
23
2011
Tab. 15 - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobuso in metro?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
- Istintiva simpatia, in fondo
siamo tutti sulla stessa
barca
- Curiosità,
mi
piace
osservarli,
ma
senza
avvicinarmi troppo
- Nulla, sono estranei
- Fastidio,
spesso
mi
intralciano
negli
spostamenti
- Repulsione
- Non risponde
Totale
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
22,9
21,7
15,7
16,8
14,8
19,3
26,1
31,5
27,1
28,7
32,2
28,7
42,8
42,7
52,9
45,5
46,4
45,7
1,3
1,7
2,0
5,9
4,4
2,4
0,0
6,9
0,0
2,4
0,0
2,4
0,0
3,0
0,0
2,2
0,0
3,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
24
2011
Ed è molto interessante notare che quest’atteggiamento di simpatia
sapienziale, che non è forse ancora sun pathéin ma è comunque un’apertura
vera all’Altro, cresce con il crescere dell’età degli intervistati, essendo più
frequente tra i 60-65enni piuttosto che tra i cinquantenni, forse ancora
troppo coinvolti dai ritmi frenetici per badare agli altri.
Sembra influire, anche in questo caso, l’ampiezza demografica del comune
di residenza: si riscontra una maggiore apertura tra gli intervistati che
risiedono in comuni piccoli (prova istintiva simpatia per gli altri il 22,9%
contro il 14,8% di quanti abitano in città con più di 250.000 abitanti
(Tabella 15).
1.4.2. Il povero
Abbiamo ulteriormente stressato la dimensione d’analisi introducendo la
figura del povero incontrato per strada: un soggetto che rappresenta
certamente l’Altro ma, per definizione, bisognoso di ascolto e attenzione.
Un Altro che ci chiede di uscire dall’ambito mentale quotidiano per vivere
quella speciale condizione esistenziale di consapevolezza, quello stato di
autocoscienza che ci mette in relazione con la nostra realtà umana più
profonda.
In questo caso il sentimento di simpatia si fa più sensibile, il 52% del
campione dice di sentire il desiderio di aiutarlo, e di dare quello che può.
Questa predisposizione è più sensibile tra gli ultrasessantenni (Tabella 16).
Non si può sottacere come l’atteggiamento compassionevole nei confronti
del povero sia decisamente più rilevabile tra quanti abitano nella parte nord
occidentale e nel Sud Italia rispetto al Nord-Est e al Centro, dove si rileva
una presenza di maggior diffidenza e assuefazione (Tabella 17).
1.4.3. La differenza etnica: il razzismo degli altri
L’ultimo “carotaggio” metodologico è stato realizzato attraverso due
domande riguardanti il rapporto con l’Altro per eccellenza, l’individuo
appartenente ad un’altra etnia. Altro perché con un corpo, un viso, un colore
diverso. È stato utilizzato un primo indicatore “classico” nella ricerca
sociale, cioè la rilevazione delle sensazioni che si provano rispetto a un
individuo di un’altra etnia in una situazione di prossimità fisica semiforzata
(quando in autobus o in metropolitana si siede accanto a noi un individuo di
un’altra etnia).
25
2011
Tab. 16 - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova?
(per classi di età - val. %)
- Umana compassione, vorrei aiutarlo,
gli do quello che posso
- Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti,
non è affar mio
- Ormai mi sono abituato, neanche li
guardo
- Mi danno fastidio, il Comune
dovrebbe metterli altrove
- Se ne dovrebbe occupare la Chiesa
- Sono solo furbi
- Sono organizzati dai racket, perciò li
sfuggo
Totale
50-54 anni
55-59 anni
60-65 anni
Totale
50,9
49,9
55,0
52,0
32,6
32,9
29,0
31,4
5,3
6,1
5,7
5,7
1,8
2,0
4,8
2,5
0,8
4,7
1,4
0,5
5,7
1,9
1,1
5,1
2,8
3,1
2,6
2,8
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
26
2011
Tab. 17 - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova?
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Umana
compassione,
vorrei aiutarlo, gli do
quello che posso
- Mi fa pena, ma non posso
aiutare tutti, non è affar
mio
- Ormai mi sono abituato,
neanche li guardo
- Mi danno fastidio, il
Comune dovrebbe metterli
altrove
- Se ne dovrebbe occupare
la Chiesa
- Sono solo furbi
- Sono
organizzati
dai
racket, perciò li sfuggo
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
60,1
44,1
47,4
52,9
52,0
26,4
29,1
37,1
33,4
31,4
5,7
10,1
5,2
3,5
5,7
1,3
2,2
1,3
2,5
1,9
1,6
0,4
1,7
0,7
1,1
3,1
11,0
3,0
4,5
5,1
1,9
3,1
4,3
2,5
2,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
27
2011
La maggior parte (54%) dichiara di non provare “niente di particolare”: il
dato potrebbe essere letto come una forma di assuefazione alla multietnicità
come pure coprire atteggiamenti di cui ci si vergogna (fastidio,
insofferenza). Solo il 20,8% dichiara di provare curiosità (per
l’abbigliamento, il comportamento) e una percentuale ancora più ridotta
dichiara “vivo interesse”. È possibile (ma non certo) che si tratti, per la
verità, proprio di assuefazione, considerato il fatto che l’atteggiamento
“neutro” cresce con l’ampiezza demografica del comune di residenza del
rispondente (Tabella 18). Ma la Tabella 19, attraverso l’incrocio con l’area
geografica, fa emergere qualche ombra: nel Nord-Est quasi il 7% (6,9%)
dichiara che le sensazioni possono essere diverse, a seconda della
“confidenza con l’acqua” dell’immigrato in questione e del suo
abbigliamento. Anche il Centro Italia è sulla stessa linea (6,8%); anzi,
considerando le risposte “disgusto”, “fastidio”, e “dipende dall’etnia”,
“alcuni hanno un odore sgradevole” si arriva al Centro Italia al 13,7% e al
13,4% per il Nord-Est. Una percentuale non irrilevante se si considera
l’inevitabile reticenza ad esprimere un’opinione socialmente politically
uncorrect (Tabella 19). Neanche a dirlo, l’etnia più invisa (ma la specifica
riguarda solo un numero limitato di risposte per cui non mette conto di
riportare le percentuali) è rappresentata dai Rom.
A parte queste ultime ridotte ma significative percentuali “in negativo”,
l’atteggiamento complessivo sembrerebbe virare verso una convivenza
neutra. Ma che la situazione italiana non sia poi così neutra lo rivelano le
risposte alla domanda successiva.
Il 75,6% degli intervistati ritiene che i comportamenti razzisti in Italia
possono davvero diventare pericolosi: perché possono attirare “le teste
matte” (40,1%) o a causa della crisi economica (35,5%). È sintomatico che
quelli che ritengono la crisi economica un detonatore potente per la
questione razzista (o viceversa) sono soprattutto al Nord-Est (40,6%;
Tabella 20) e nelle grandi città (49,7%; Tabella 21).
Le risposte alla precedente domanda, che evidenziavano una forma di
insofferenza etnica tutto sommato decisamente moderata, dilatano in una
preoccupazione diffusa per la questione razziale che investe la stragrande
maggioranza del campione.
28
2011
Tab. 18 - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna di un’altra etnia?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Vivo interesse
- Curiosità, mi interesso del
suo abbigliamento, del suo
comportamento
- Niente di particolare
- Dipende dall’etnia, alcuni
hanno un odore sgradevole
- Dipende da come è
vestito, lavato ecc.
- Fastidio
- Disgusto
- Non risponde
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
14,7
9,3
9,6
9,9
6,1
10,6
22,5
49,9
19,9
54,8
17,3
57,8
19,8
53,5
24,3
56,4
20,8
54,0
2,9
3,2
2,8
6,9
3,9
3,5
4,3
0,8
0,0
4,8
7,5
1,4
0,0
3,9
8,4
1,6
0,0
2,4
5,0
1,0
0,0
4,0
4,4
4,4
0,0
0,6
6,0
1,7
0,0
3,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
29
2011
Tab. 19 - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna
di un’altra etnia? (per circoscrizione geografica - val. %)
- Vivo interesse
- Curiosità, mi interesso del
suo abbigliamento, del suo
comportamento
- Niente di particolare
- Dipende dall’etnia, alcuni
hanno un odore sgradevole
- Dipende da come è
vestito, lavato ecc.
- Fastidio
- Disgusto
- Non risponde
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
10,4
8,2
11,1
11,9
10,6
18,3
18,2
20,9
24,4
20,8
58,0
52,8
52,8
52,2
54,0
4,7
5,6
3,8
1,0
3,5
4,1
6,9
6,8
6,5
6,0
1,9
0,0
2,5
0,9
0,0
7,4
3,0
0,0
1,7
1,2
0,0
2,7
1,7
0,0
3,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
30
2011
Tab. 20 - A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi?
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Sì, come negli anni
Trenta: crisi economica,
disoccupazione,
intolleranza
possono
innescare vere tragedie
- Sì, perché i razzisti isolati
possono coagulare intorno
a sé tante teste matte
- No,
perché
siamo
profondamente
democratici, da noi certi
fenomeni non possono
attecchire
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
36,2
40,6
29,7
35,5
35,5
39,9
37,1
44,1
39,7
40,1
23,9
22,3
26,3
24,8
24,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
31
2011
Tab. 21 - A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
- Sì, come negli anni
Trenta: crisi economica,
disoccupazione,
intolleranza
possono
innescare vere tragedie
- Sì, perché i razzisti isolati
possono coagulare intorno
a sé tante teste matte
- No,
perché
siamo
profondamente
democratici, da noi certi
fenomeni non possono
attecchire
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
31,8
37,4
30,7
30,7
49,7
35,5
40,9
40,9
43,0
42,6
31,8
40,1
27,3
21,7
26,3
26,7
18,4
24,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
32
Totale
2011
Anche qui è attiva evidentemente la distorsione operata dal teorema della
desiderabilità sociale delle risposte, in base al quale nel corso di
un’intervista si tende a ridurre gli atteggiamenti socialmente deprecabili
attribuiti a se stessi e ad espandere quelli attribuiti agli altri. Tuttavia, è
legittimo ipotizzare che, accanto a questo effetto, operi una reale
preoccupazione per i focolai di intolleranza che potrebbero deflagrare su
sollecitazioni anche minime.
Le risposte sembrano comunque anticipare tragicamente la spaventosa
vicenda della scuola ebraica di Toulouse in Francia.
Un clima, dunque, di pericolosa tensione sommersa chiaramente
evidenziabile, connesso verosimilmente ad una lunga sottovalutazione da
parte della politica, questa volta in ambito internazionale, del problema.
33
2011
34
2011
II.
IL NOI NELLA SOCIETÀ
35
2011
2. L’ALTRO DENTRO UN’ORGANIZZAZIONE
Il rapporto con l’Altro assume naturalmente connotazioni diverse se si
realizza in un contesto organizzato. Aumentano le dimensionali formali,
l’autocontrollo, diminuisce la dimensione spontanea dei comportamenti. E
ciò avviene sia nello spazio piccolo e concreto del posto di lavoro, sia in
quello “concettuale” del rapporto con la collettività.
2.1.
Il posto di lavoro
Trattandosi di persone che al 97,7% entrano in contatto con altre persone
per motivi di lavoro, è parso interessante evidenziare le modalità relazionali
di questa specifica declinazione del rapporto con l’Altro; un rapporto che,
contrariamente a quello con lo Sconosciuto per strada o con il Povero, non
avviene in un contesto di spontaneità assoluta, ma in un contesto
organizzato, con specifiche caratteristiche; la ripetitività della relazione, che
in qualche modo struttura spesso una specie di famiglia, la possibilità di
tornare sulle dinamiche attivate (ad esempio, riappacificazioni); come pure
la cronicizzazione di possibili interazioni negative (competitività, invidie,
rancori prolungati).
In questo caso il campione si spacca praticamente a metà: circa il 50%
dichiara di avere rapporti di amicizia con i colleghi di lavoro; il 46,1% si
limita ad un rapporto sostanzialmente corretto. Può essere interessante, però,
notare che questo valore medio risente in maniera significativa dell’età
(dichiara di avere rapporti veramente amichevoli con i colleghi d’ufficio il
58,3% dei sessantenni, contro il 44,3% dei cinquantenni, segno evidente di
una competizione che scema con l’accrescere della saggezza dell’età)
(Tabella 22). Così pure una certa influenza sembra averla il contesto
demografico, con i piccoli centri che favoriscono una maggiore umanità
anche nel contesto lavorativo (Tabella 23).
Particolarmente interessante si rivela la domanda riguardante la
rappresentazione che del posto di lavoro danno gli intervistati, in qualche
modo propedeutica alle domande successive sulla società, la politica e la
rappresentanza.
36
2011
Tab. 22 - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro?
(per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Sono amici, persone con cui ho un
ottimo rapporto professionale e anche
affettivo
- Sono solo colleghi, con cui ho un
rapporto sostanzialmente corretto
- Sono persone con cui condivido gli
spazi, ma con cui non sono interessato
ad instaurare alcun rapporto
- Sono
pessimi,
sono
persone
competitive e aggressive
- Sono pessimi, persone subdole di cui
non ci si può fidare
- Siamo nemici dichiarati
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
44,3
47,3
58,3
50,3
51,7
49,6
37,8
46,1
2,7
2,5
2,9
2,7
0,8
0,3
0,5
0,5
0,5
0,0
0,3
0,0
0,2
0,2
0,4
0,1
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
37
2011
Tab. 23 - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Sono amici, persone con
cui ho un ottimo rapporto
professionale e anche
affettivo
- Sono solo colleghi, con
cui ho un rapporto
sostanzialmente corretto
- Sono persone con cui
condivido gli spazi, ma
con
cui
non
sono
interessato ad instaurare
alcun rapporto
- Sono
pessimi,
sono
persone competitive e
aggressive
- Sono pessimi, persone
subdole di cui non ci si
può fidare
- Siamo nemici dichiarati
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
50,4
52,7
54,9
44,1
43,2
50,3
46,5
42,8
41,9
51,6
52,8
46,1
2,8
3,0
2,0
2,2
3,4
2,7
0,3
0,4
1,2
0,0
0,6
0,5
0,0
0,0
0,8
0,4
0,0
0,0
2,2
0,0
0,0
0,0
0,4
0,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
38
2011
Il primo dato che balza agli occhi è che risulta maggioritaria la concezione
del posto di lavoro come microsocietà: il 46,3% dice che il posto di lavoro
rappresenta un luogo dove dare il proprio contributo per il benessere della
collettività. Questa visione partecipativa risente fortemente dell’area
geografica d’appartenenza: mentre al Centro-Sud questa concezione
partecipativa interessa rispettivamente il 51,5% e il 54,3%, nell’Italia
settentrionale arriva al 43,4% al Nord-Est e scende definitivamente al 35%
nell’Italia Nord-Ovest. Qui vince più pragmaticamente l’idea che il posto di
lavoro è una comunità di persone che condivide le stesse finalità (Tabella
24). Pure interessante si rivela l’incrocio con l’ampiezza demografica del
comune di residenza. Nei comuni più piccoli la concezione del lavoro come
un posto dove dare il proprio contributo al bene della collettività supera il
54%, mentre le stessa modalità non arriva al 40% nei comuni più grandi
(Tabella 25). Ancora una volta emerge la dimensione maggiormente
umanizzante dei piccoli centri.
Un’ultima riflessione, per così dire “di scuola”, sull’incrocio per sesso:
l’atteggiamento di uomini e donne riguardante il modo di vivere il proprio
posto di lavoro non mostra divergenze degne di nota, mostrandosi dunque
ormai del tutto simile (Tabella 26).
2.2.
Il modello culturale italiano
Abbiamo sottoposto agli intervistati una domanda di carattere generale
riguardante una valutazione complessiva sulla “cultura” del nostro Paese,
relativa ai tratti che in qualche modo ne definiscono il modello
antropologico.
Il 30,3% evidenzia un moderato ottimismo, ancorandosi alla civiltà del
passato che ci ha fatto grandi, e confina la crisi attuale in un momento
transitorio per proiettarsi positivamente verso il futuro che “ci farà tornare
grandi”.
39
2011
Tab. 24 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro?
(per area geografica - val. %)
- Una comunità di persone
che condivide le stesse
finalità
- Un posto sostanzialmente
estraneo che però mi dà da
vivere
- Un posto dove posso dare
il mio contributo per il
benessere della collettività
- Un posto allo sbando,
pieno di gente che non sa
che fare
- Un posto dove tutti si
fanno la guerra
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
50,8
41,6
31,1
30,1
38,2
13,9
14,2
17,0
14,5
14,8
35,0
43,4
51,5
54,3
46,3
0,3
0,5
0,0
0,8
0,4
0,0
0,5
0,4
0,3
0,3
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
40
2011
Tab. 25 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Una comunità di persone
che condivide le stesse
finalità
- Un posto sostanzialmente
estraneo che però mi dà da
vivere
- Un posto dove posso dare
il mio contributo per il
benessere della collettività
- Un posto allo sbando,
pieno di gente che non sa
che fare
- Un posto dove tutti si
fanno la guerra
Totale
Da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
32,4
39,2
42,3
39,8
42,1
38,2
12,5
15,1
13,4
22,6
16,9
14,8
54,3
44,9
43,9
37,6
39,9
46,3
0,6
0,4
0,0
0,0
1,1
0,4
0,3
0,4
0,4
0,0
0,0
0,3
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
41
2011
Tab. 26 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro? (per sesso - val. %)
- Una comunità di persone che
condivide le stesse finalità
- Un
posto
sostanzialmente
estraneo che però mi dà da
vivere
- Un posto dove posso dare il mio
contributo per il benessere della
collettività
- Un posto allo sbando, pieno di
gente che non sa che fare
- Un posto dove tutti si fanno la
guerra
Totale
Maschio
Femmina
Totale
35,2
41,3
38,2
18,1
11,4
14,8
45,5
47,1
46,3
0,7
0,2
0,4
0,5
0,0
0,3
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
42
2011
Un altro 13,8% fa leva sul “cuore italico”: la nostra umanità, la nostra bontà
ci fa amare e apprezzare in tutto il mondo e gli intervistati di questo gruppo
minoritario vedono in questo garanzia per il futuro. Un altro 14,4% sostiene
che abbiamo una tempra da combattenti che esprime il meglio di sé nei
momenti di difficoltà.
Dunque circa il 58,5% si dichiara ottimista: la civiltà del passato e il nostro
carattere amabile oppure da combattenti potranno farci risalire la china.
Altri si dimostrano più realisti e pragmatici, il 13,3% sottolinea:
“Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di
vista”. Un altro 16,2% dichiara senza mezzi termini “Ci crediamo furbi, ma
siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni
politici”.
L’8,5% esplicita un’opinione disfattista, affermando che di fatto siamo “un
popolo e una cultura in decadenza”. Il 3,4% esprime una condanna senza
appello: “Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso
(anche se con molte eccezioni)” (Tabella 27).
Emerge un’italianità in parte ingenua, auto consolatoria (siamo amati, siamo
stati grandi), in parte consapevole della propria forza (diamo il meglio di noi
nei momenti di difficoltà); ma risalta anche una diversa lettura, più
disincantata (ci crediamo furbi ma ci facciamo abbindolare, non riusciamo a
tenere il passo con gli altri Paesi avanzati) perfino arresa (siamo in
decadenza). Un quadro che ben rappresenta il sentimento collettivo diffuso,
ormai consapevole dei tanti errori fatti, ma che non rinuncia a coltivare
sogni di rivalsa (torneremo grandi) o a fare affidamento sulle nostre italiche
virtù.
Forse, la risposta più interessante sta proprio in quel 14,4% di quanti
ricordano che riusciamo, nei momenti di difficoltà, a evocare energie di
sopravvivenza inusitate, una sorta di “terragna” resistenza contadina che fa
di noi dei formidabili incassatori che sanno rifarsi e tornare a crescere.
43
2011
Tab. 27 - Cosa pensa degli italiani? (per area geografica - val. %)
- Abbiamo una grande
civiltà alle spalle, siamo in
una fase transitoria di
indebolimento,
ma
torneremo grandi
- Siamo gente di cuore,
l’italiano è apprezzato in
tutto il mondo
- Fatichiamo a stare al passo
con gli altri Paesi avanzati
da molti punti di vista
- Ci crediamo furbi, ma
siamo degli ingenui e ci
facciamo
abbindolare
dall’eloquenza di alcuni
politici
- Siamo
un
popolo
fondamentalmente
ignorante e presuntuoso
(naturalmente con molte
eccezioni)
- Siamo un popolo e una
cultura in decadenza
- Siamo un popolo che da il
meglio
di sé nelle
difficoltà
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
28,5
32,5
28,8
31,4
30,3
15,2
14,7
11,9
13,4
13,8
16,1
10,4
14,4
12,1
13,3
16,1
16,0
21,2
13,4
16,2
2,5
4,8
4,2
3,0
3,4
9,9
7,8
5,1
9,9
8,5
11,8
13,9
14,4
16,8
14,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
44
2011
2.3.
Italiani, tra acquattamento e cittadinanza
E che questo vitalistico spirito di adattamento, questo fiuto animale sia un
po’ la cifra dell’italianità lo dimostrano anche le risposte alla domanda
successiva, sul rapporto tra famiglia e società in Italia. Il 44% afferma senza
troppi giri di parole che “La famiglia italiana cerca di ottenere dallo Stato
quello che può e si arrangia come può”; un altro 15,4% denuncia “Ognuno
piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla
collettività”. Un 6,9% dice “La società è in disfacimento, la famiglia deve
attrezzarsi per sopravvivere (magari mandando i figli all’estero, stipulando
polizze integrative, ecc.)”. E un 3,1% dice addirittura “Non c’è nessun
rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa”. Solo il 30,7% opta per la
risposta più “civica”: “La famiglia italiana cerca di ottenere servizi e tutele
dallo Stato, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento
delle tasse e la partecipazione alla vita politica” (Tabella 28).
Il quadro che emerge evoca percorsi di aggiustamento, acquattamenti
animali, equilibrismi ai limiti del legale (e anche oltre). Il civis romanus sum
è una grandezza del passato di cui si è dimenticato anche il senso; lo Stato è
lontano, ma la vita va comunque “sfangata”. Ed è significativo evidenziare
alcune differenze territoriali: mentre la visione “civica” del rapporto
famiglia-Stato prevale nell’Italia nord occidentale; Sud, Centro Italia e
Nord-Est confinano in percentuali decisamente più ridotte questo tipo di
atteggiamento (40,6% a Nord-Ovest; 25,9% al Sud; 27,5% al Centro e
28,8% al Nord-Est). La “cittadinanza” sembra un orizzonte occidentale,
qualcosa che si avvicina al I am a US citizen.
E infatti la cultura dell’arrangiarsi è decisamente più presente al Sud con il
50,5% rispetto al 38,7% del Nord-Ovest. Interessante rilevare che la
percezione di un disfacimento sia più forte nel Nord-Est piuttosto che nelle
altre circoscrizioni: probabilmente perché in quest’area la sensazione di aver
costruito qualcosa che non regge l’urto della crisi è più forte rispetto ad aree
del Paese in cui la crisi è endemica.
45
2011
Tab. 28 - In generale in Italia come si rapporta la famiglia alla società?
(per area geografica - val. %)
- Cerca di ottenere servizi e
tutele, in cambio partecipa
alla vita sociale attraverso
il pagamento delle tasse e
la partecipazione politica
- Cerca di ottenere quello
che può e si arrangia come
può
- Ognuno piglia quello che
può senza considerare
troppo gli eventuali danni
alla collettività
- Non c’è nessun rapporto,
ormai cerchiamo rifugio
dentro casa
- La nostra società è in
disfacimento, la famiglia
deve
attrezzarsi
per
sopravvivere (mandando i
figli all’estero, stipulando
polizze assicurative)
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
40,6
28,8
27,5
25,9
30,7
38,7
42,5
41,2
50,5
44,0
14,3
16,4
18,0
14,2
15,4
2,9
4,0
5,6
1,2
3,1
3,5
8,4
7,7
8,2
6,9
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
46
2011
III.
IL NOI IN POLITICA
47
2011
3. IL TURNING POINT DELLA POLITICA
L’ultima parte dell’indagine è stata focalizzata sulla connotazione politica
del “noi”, sul tema della rappresentanza, del rapporto degli italiani con il
Governo attuale e con le Istituzioni europee.
Si è tentato di sondare le radici valoriali attuali del “contratto sociale” che, a
giudizio di alcuni osservatori contemporanei come, ad esempio, Maffesoli,
potrebbe tendere ad assumere maggiormente le connotazioni di “patto”, una
regolazione di primitiva post-modernità.
Sempre che la politica non ritrovi ispirazione, energia e capacità ideativa.
3.1.
Il governo Monti e la politica
La percezione del momento politico attuale appare molto chiara: gli
intervistati percepiscono tutta la difficoltà sociale del momento, l’urgenza di
trovare una soluzione speciale, la sostanziale e profonda crisi della politica.
Il governo Monti viene visto come “una soluzione transitoria per affrontare
una situazione difficile” dal 38,6% e, subito dopo, praticamente ex aequo
come “la soluzione migliore che potessimo trovare” e come “il fallimento
della politica”.
Comincia a delinearsi l’atteggiamento più che positivo (“la soluzione
migliore”) che poi troverà ulteriori conferme più avanti.
Sono i maschi più delle femmine ad evidenziare che nella scelta di un
governo tecnico c’è, come si diceva un tempo in nuce il fallimento della
politica, mentre le femmine tendono a sottolineare pragmaticamente in
misura maggiore il carattere transeunte del governo stesso, legato al lavoro
difficile (Tabella 29).
48
2011
Tab. 29 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno
scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti
(per sesso, val. %)
- Sia la migliore delle soluzioni
che potessimo trovare, c’è solo
da incrociare le dita
- Rappresenti il fallimento della
politica
- È una soluzione transitoria per
fare il lavoro difficile
- Saprà conquistare gli italiani e
proseguirà oltre il mandato
attuale
Totale
Maschio
Femmina
Totale
26,6
29,6
28,1
32,1
24,7
28,3
36,2
40,9
38,6
5,1
4,7
4,9
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
49
2011
Per quanto riguarda le fasce d’età, sottolineano il carattere di necessità del
governo tecnico soprattutto i cinquantenni, mentre i sessantenni tendono ad
evidenziare soprattutto che si trattava della “soluzione migliore” per il
lavoro difficile (Tabella 30). L’incrocio con l’area geografica non mostra
oscillazioni di rilievo (Tabella 31).
Anche l’incrocio con l’ampiezza demografica del comune di residenza
mostra un andamento altalenante di lettura non univoca (Tabella 32).
Il clima di sobrietà, di austerità che ha accompagnato sin dall’inizio l’azione
del governo Monti non può evidentemente, per sua stessa natura, suscitare
entusiasmi passionali; ma, nell’atteggiamento e nelle opinioni espresse dagli
intervistati, si avverte una reale adesione, una sorta di risveglio da una lunga
ricreazione, una ripresa di consapevolezza faticosa ma solida. Gli intervistati
marcano il carattere di “necessità” delle misure adottate: una necessità che,
però, sembra ben interiorizzata da una larga parte del campione. Infatti,
definisce “necessarie” le misure adottate il 50,2% del totale. In particolare è
il Nord-Est, probabilmente a causa di un più diffuso e ravvicinato rapporto
con le difficoltà dell’economia e delle imprese, a sottolineare il carattere di
necessità delle misure adottate (60,8% contro, ad esempio, il 45,8% del Sud
e delle Isole) (Tabella 33).
3.2.
L’Europa necessaria
Al momento dell’insediamento del governo Monti non sono mancate le
posizioni critiche di quanti vedevano nel nuovo governo un’emanazione
diretta di imposizioni da parte dell’Unione Europea. Ma, a giudicare dalle
risposte del nostro campione, tali letture non sono riuscite a intercettare
l’umore diffuso, la percezione della “gente qualunque”: l’aggancio con
l’Europa non viene visto dagli italiani intervistati come una iattura (lo
definisce così solo l’8,9%), una pesante eredità, quanto piuttosto come
qualcosa per cui lavorare e, soprattutto, da promuovere (54,4%), in
particolare al Meridione (Tabella 34). Da notare che tale valutazione
positiva degli standard europei aumenta con il crescere dell’età degli
intervistati (Tabella 35) ed è vista con particolare favore nei comuni dai 10
ai 30.000 abitanti (Tabella 36).
50
2011
Tab. 30 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno
scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti:
(per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Sia la migliore delle soluzioni
che potessimo trovare, c’è
solo da incrociare le dita
- Rappresenti il fallimento della
politica
- È una soluzione transitoria per
fare il lavoro difficile
- Saprà conquistare gli italiani e
proseguirà oltre il mandato
attuale
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
25,6
27,9
30,8
28,1
26,1
30,6
28,4
28,3
42,4
37,9
35,7
38,6
6,0
3,5
5,2
4,9
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
51
2011
Tab. 31 - Il nostro paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno
scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti:
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Sia la migliore delle
soluzioni che potessimo
trovare, c’è solo da
incrociare le dita
- Rappresenti il fallimento
della politica
- È una soluzione transitoria
per fare il lavoro difficile
- Saprà conquistare gli
italiani e proseguirà oltre
il mandato attuale
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
28,1
26,4
27,5
29,5
28,1
28,4
30,7
22,5
30,3
28,3
38,9
37,7
41,9
37,0
38,6
4,6
5,2
8,1
3,2
4,9
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
52
2011
Tab. 32 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scanario internazionale
ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti:
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
- Sia la migliore delle
soluzioni che potessimo
trovare, c’è solo da
incrociare le dita
- Rappresenti il fallimento
della politica
- È una soluzione transitoria
per fare il lavoro difficile
- Saprà conquistare gli
italiani e proseguirà oltre
il mandato attuale
Totale
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
28,2
26,2
31,6
24,8
28,0
28,1
29,0
28,0
26,1
25,7
31,9
28,3
39,5
38,5
37,9
43,6
35,2
38,6
3,2
100,0
7,3
100,0
4,3
100,0
5,9
100,0
4,9
100,0
4,9
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
53
2011
Tab. 33 - Ritiene che le misure adottate dal governo Monti siano:
(per circoscrizione geografica - val. %)
-
Ottime
Buone
Parzialmente buone
Necessarie
Cattive
Pessime
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
2,5
6,8
28,0
46,2
9,5
7,1
2,2
7,3
13,4
60,8
10,8
5,6
3,4
5,9
20,3
52,7
11,0
6,8
1,5
6,2
24,8
45,8
10,9
10,9
2,3
6,5
22,5
50,2
10,5
8,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
54
2011
Tab. 34 - Il rispetto di standard europei è: (per circoscrizione geografica - val. %)
- Una iattura
- Un destino inevitabile
- Qualcosa per cui lavorare
e da promuovere
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
6,7
37,5
12,2
37,8
9,6
38,4
8,4
34,3
8,9
36,7
55,8
50,0
52,0
57,3
54,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
55
2011
Tab. 35 - Il rispetto di standard europei è: (per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Una iattura
- Un destino inevitabile
- Qualcosa per cui lavorare e da
promuovere
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
9,7
39,9
8,1
34,6
8,9
35,5
8,9
36,7
50,4
57,3
55,6
54,4
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
56
2011
Tab. 36 - Il rispetto di standard europei è: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
- Una iattura
- Un destino inevitabile
- Qualcosa per cui lavorare
e da promuovere
Totale
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
11,1
34,0
7,7
27,7
8,6
41,8
14,0
46,0
4,0
43,8
8,9
36,7
54,9
100,0
64,6
100,0
49,6
100,0
40,0
100,0
52,3
100,0
54,4
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
57
2011
Sono davvero pochi (11%) quelli che ritengono che uscire dall’Euro
potrebbe aiutare la situazione del Paese. E sono particolarmente contrari gli
abitanti di grandi centri (superiori ai 100.000 abitanti) (Tabella 37). Tanto
che, anzi, la maggioranza relativa ritiene che bisognerebbe andare verso un
governo europeo (48,2%), più i maschi che le femmine (Tabella 38).
Si tratta di risposte in un certo senso imprevedibili: in questi ultimi mesi
l’Europa è stata vista da molti più come un partner impegnativo che reclama
“lacrime e sangue”, che non come un sostegno concreto al nostro sviluppo.
Eppure, gli italiani non sembrano volersene distaccare. Sbaglieremmo,
tuttavia, se leggessimo questo dato come un afflato europeista, come se gli
italiani avessero scoperto riferimenti culturali spinelliani, se ritenessimo che
l’ideale europeo è finalmente diventato realtà nella coscienza dei cittadini
del nostro Paese.
Con una metafora forse impietosa si potrebbe dire che nelle risposte degli
intervistati sull’Europa si legge più una reazione a metà tra l’emozionale e il
razionale, quasi un po’ come fa il bambino che ha ricevuto uno schiaffo dal
genitore, ma continua a seguirlo, magari ricacciando indietro le lacrime,
perché ha troppa paura di rimanere solo, in una piazza o in una strada
sconosciuta.
Come se temessimo di perdere la strada, vogliamo rimanere insieme ai
compagni di viaggio europei perché li sentiamo più forti, più capaci di
orientarsi o, più semplicemente, per la consapevolezza che non potremmo
farcela da soli.
3.3.
La collettività “organizzata”: l’individuo,
la rappresentanza, i corpi intermedi
Che si tratti di un’adesione dettata più dalla paura che dal convincimento lo
dimostrano anche le risposte alle domande successive, riguardanti i margini
di disponibilità ad ulteriori sacrifici. Consapevoli, ma col senso del limite.
Infatti, alla domanda: “Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in
difficoltà?” non si registrano grandi disponibilità; solo il 14,3% dichiara che
è giusto che ognuno faccia i suoi sacrifici, senza stare troppo a misurare chi
paga di più.
58
2011
Tab. 37 - Crede che uscire dall’euro potrebbe aiutare l’Italia?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Sì
- No
- Non so
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
12,0
68,3
19,7
13,3
65,7
21,0
11,8
68,5
19,7
6,9
76,2
16,8
6,6
76,9
16,5
11,0
69,7
19,3
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
59
2011
Tab. 38 - Ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo?
(per sesso, - val. %)
- Sì
- No
- Non so
Totale
Maschio
Femmina
Totale
54,6
21,3
24,1
42,2
25,7
32,1
48,2
23,6
28,2
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
60
2011
La stragrande maggioranza, il 76,1%, al contrario non ha tentennamenti e
ribalta la domanda puntando dritto alla patrimoniale: gli italiani del
campione hanno le idee chiarissime, chi più ha più deve contribuire al buon
andamento sociale. È da notare che le risposte a questa variabile risultano
del tutto indipendenti da sesso, età, area geografica e ampiezza del comune
di residenza. Come dire che esiste una sostanziale uniformità di pensiero
che, di fronte all’ipotesi di ulteriori sacrifici, rimpalla le responsabilità sui
grandi patrimoni e sulla ricchezza “sommersa” del Paese (Tabella 39).
Monti e l’Europa sono necessari, la politica dei mercati internazionali non
lascia altre scelte se si vogliono evitare fallimenti nazionali con effetto
domino: ma su ulteriori sacrifici, non c’è niente da fare, i cittadini, come
direbbero gli adolescenti “fanno muro”. Quasi che un’imprevedibile
saggezza, forse di origine contadina, si fosse risvegliata negli italiani,
rendendoli disponibili ai sacrifici, ma guardinghi: se la semina se l’è portata
via il vento, ci si spezza la schiena e si risemina, ma non si può essere
disposti a coltivare caparbiamente un terreno arido se, nella terra accanto,
ricca di acque e concimi di ogni tipo, si sperperano i raccolti. L’italiano non
ci sta a stringere la cinghia a oltranza, mentre i “ricchi” continuano a fare
shopping di alta marca. E del resto il rischio recessivo è una realtà.
A questo punto, la responsabilità dei partiti nel saper confezionare
un’offerta politica che riesca a tenere insieme tante e diverse esigenze
diventa centrale: è evidente, infatti, che il governo tecnico ha una sua
“stagionalità”, anche se non mancano quanti auspicano una cessione di
sovranità permanente alla dimensione tecnica. Né mancano segnali
inquietanti, focolai di protesta sociale che potrebbero conglomerarsi
producendo rischiose e disordinate forme di protesta sociale. Come tutti i
sondaggi politici dimostrano, la credibilità dei partiti è scarsissima.
Viene confermata infatti la profonda sfiducia nei partiti: oltre l’80%
dichiara che rappresentano solo se stessi, intesi come gruppo di potere
(diventano l’84,2% nella componente maschile del campione); e il 71,4%
dichiara che rappresentano grandi interessi economici (il 73% degli uomini);
il 70,9% dichiara che dovrebbero rappresentare parti di società, ma
evidentemente non lo fanno. Indicativa la maggiore condanna degli uomini
rispetto alle donne; il dato più che a una maggiore delusione dei maschi va
ricondotto ad una maggiore capacità di lettura dei fenomeni determinata
dalla tradizionale e più antica penetrazione maschile nei meccanismi di
regolazione della società (Tabella 40).
61
2011
Tab. 39 - Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà:
(per circoscrizione geografica - val. %)
Nord-Ovest
- Credo che la patrimoniale
sia la soluzione che
garantisca equità sociale
(chi più ha, più paga)
- Ognuno deve fare i suoi
sacrifici senza starsi a
preoccupare di chi paga di
più
- Assolutamente niente, che
ci hanno fatto con i nostri
soldi?
- La cosa non riesce a
interessarmi, tanto fanno
come gli pare
Totale
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
73,6
74,8
76,5
78,7
76,1
16,2
13,5
13,7
13,5
14,3
5,4
6,5
3,8
3,0
4,5
4,8
5,2
6,0
4,8
5,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
62
2011
Tab. 40 - Secondo Lei i partiti oggi che cosa rappresentano e che cosa dovrebbero
rappresentare (val. %)
Maschio
Femmina
Totale
Solo se stessi, un gruppo di potere
Rappresentano
Dovrebbero rappresentare
Totale
84,2
15,8
100,0
77,9
22,1
100,0
81,0
19,0
100,0
Grandi interessi economici
Rappresentano
Dovrebbero rappresentare
Totale
73,0
27,0
100,0
69,9
30,1
100,0
71,4
28,6
100,0
Parti di società
Rappresentano
Dovrebbero rappresentare
Totale
30,1
69,9
100,0
28,2
71,8
100,0
29,1
70,9
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
63
2011
Unanime condanna dei partiti, dunque, che ben si inserisce nella dinamica di
disvelamento, di rimessa in discussione, probabilmente innescata proprio
dall’avvicendarsi del governo Monti: se sono tempi speciali, se sono tempi
“strani”, allora si può rimettere in discussione tutto, anche la democrazia
partitica che abbiamo conosciuto come se fosse l’unica forma di
organizzazione della partecipazione democratica. Del resto, gli stessi partiti
non sono sempre stati uguali a se stessi: dai raggruppamenti di notabili
dell’Ottocento ai partiti di massa dopo l’introduzione del suffragio
universale, ai partiti come li conosciamo oggi, partiti personali, troppo
spesso affollati da funzionari e politici ambiziosi e avidi che tessono i loro
affari mentre le masse sono sintonizzate sulla fisicità del Capo.
Questa consapevolezza rispetto alla forma transeunte del partito nella
democrazia partecipativa così come la conosciamo, appare più radicata e
convinta rispetto ad un semplice atteggiamento di rifiuto. Infatti, non solo si
descrivono i partiti come gruppi di potere interessati solo ai propri affari, ma
si danno esplicite indicazioni a favore delle nuove forme di rappresentanza.
Non a caso, per il futuro si prevede il crescente peso dei nuovi soggetti,
completamente estranei alla logica dei partiti: social network, reti di genere,
anonymous sono il futuro per il 30,3% degli intervistati e avranno sempre
più peso per il 29,6%. Solo il 12,3% dichiara che sono fenomeni destinati a
sgonfiarsi (Tabella 41).
Queste risposte sono un indicatore eloquente di un’ampia realtà
partecipativa che sta riemergendo nel Paese già da qualche tempo, e non
solo nelle forme più spontanee del volontariato. Si tratta dell’esercizio
consapevole e intenzionale di forme di democrazia diretta, un fenomeno che
descrive molto bene il nuovo spirito dei tempi; il costituzionalista Michele
Ainis ha provato recentemente a metterne in fila alcune: sono le leggi di
iniziativa popolare che mirano a scardinare i privilegi della “casta”, ma non
solo. Si va dal Comitato che propone la riforma dei partiti a quello che vuole
ridurre gli stipendi dei parlamentari e dei gran commis di Stato; dal
Comitato per l’abolizione delle province “Aboliamole” a quello della
regione Campania per l’energia solare; dal Comitato della regione Puglia
per le quote rosa, alla legge popolare in Sardegna per fermare Equitalia;
dalla rete-Aq che propone di ricostruire l’Aquila affidandosi ad un testo
mobile che ognuno può modificare collegandosi a Internet. Assoutenti
Liguria vuole tassare le bevande alcoliche, “Libera la benzina” ha raccolto
500.000 firme, dieci volte più del necessario.
64
2011
Tab. 41 - Stanno emergendo nuovi meccanismi di rappresentanza (come: social network, reti di
genere, anonymous, ecc.), crede che in futuro (per area geografica - val. %)
-
Si sgonfieranno
Avranno sempre più peso
Sono il futuro
Non saprei
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
9,1
31,8
34,9
24,2
12,8
27,3
30,4
29,5
12,7
38,0
27,0
22,4
14,2
24,2
28,7
32,9
12,3
29,6
30,3
27,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
65
2011
Dunque le risposte ottenute dagli intervistati non sono estemporanee prese
di posizione, ma l’espressione di una nuova vitalità partecipativa che si è
impossessata di nuovi strumenti (primo fra tutti Internet) per esprimersi e
organizzarsi.
A giudicare da queste risposte, sembrerebbe che il destino dei partiti
tradizionali sia già segnato: come accade a chi va per mare, a un certo punto
“cambia il vento”. O, sempre per usare una metafora marinara, siamo al finis
terrae: qui finisce la terra conosciuta e comincia il mare aperto. Ed è
interessante sottolineare che sono gli intervistati del Centro Italia e del
Nord-Ovest quelli che attribuiscono maggior peso e importanza alle nuove
forme di rappresentanza.
Abbiamo cercato a questo punto di approfondire la “visione” della politica
intrattenuta dagli intervistati, per capire le basi culturali di questa nuova
concezione (in realtà antichissima) della partecipazione politica; ebbene, in
questo caso, il campione si spacca a metà tra quanti sostengono che la
politica “deve basarsi su grandi idee guida” (49,4%) e quelli che sostengono
che deve basarsi su “una quotidiana pragmatica soluzione dei problemi”
(50,6%), in particolare al Nord-Est (56,3%).
Maggiori gli “idealisti” tra gli abitanti dei comuni più piccoli, maggiori i
pragmatici tra gli abitanti di centri medio grandi (Tabella 43).
Ed è significativo che siano gli abitanti dei piccoli centri ad intrattenere una
concezione della politica di carattere ideale.
Il dato, nella sua apparente semplicità, acquista uno spessore particolare se
incrociato con alcuni dei risultati precedenti.
Nel corso della ricerca si è evidenziato che gli abitanti dei piccoli centri,
rispetto alle grandi città:
- provano maggior piacere nel sentirsi utili rispetto agli sconosciuti;
- provano maggiore curiosità rispetto agli estranei;
- provano una sensazione di maggior benessere rispetto al proprio
territorio;
- hanno meno paura dei conflitti etnici;
66
2011
Tab. 42 - La politica deve basarsi: (per area geografica - val. %)
- Su grandi idee guida
- Una
quotidiana,
pragmatica soluzione dei
problemi
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
48,4
43,7
55,1
50,0
49,4
51,6
56,3
44,9
50,0
50,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
67
2011
Tab. 43 - La politica deve basarsi: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Su grandi idee guida
- Una
quotidiana,
pragmatica soluzione dei
problemi
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
55,1
50,0
47,2
39,6
45,1
49,4
44,9
50,0
52,8
60,4
54,9
50,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
68
2011
- percepiscono maggiormente il proprio lavoro come contributo al bene
della collettività;
- guardano con maggior favore all’allineamento dell’Italia con gli altri
Paesi rispetto a determinati standard europei;
e, appunto,
- intrattengono una concezione della politica maggiormente orientata al
riferimento a grandi idee guida.
Nel complesso emerge un tipo di cittadinanza più aperta e anche più
“ispirata”, il che induce a chiedersi se l’affanno delle metropoli non ci abbia
veramente fatto dimenticare le cose che contano.
In questo senso l’organizzazione della vita umana nel territorio, come
ipotizzano gli architetti della new generation sembra avere un’influenza ben
più grande nella percezione della realtà e nei comportamenti umani di quella
comunemente ipotizzata.
Un’ipotesi che suggerisce, ancora una volta, l’introduzione nelle strategie
politiche di uno sguardo per così dire olistico e integrato.
69
2011
70
2011
IV.
IL RILANCIO DELLA POLITICA
71
2011
L’indagine ha cercato, infine, di capire se ci sia spazio e tempo per un
recupero della politica fatta attraverso l’azione dei partiti.
Ebbene, i risultati ottenuti in quest’ultima parte della ricerca sembrano
suggerire che qualcosa di nuovo è veramente successo, che nel corpo sociale
si è prodotta una discontinuità non riconducibile o, per lo meno, non
esclusivamente riconducibile al repentino cambio di scena a livello
governativo.
Si tratta verosimilmente di un malessere più profondo, che viene da lontano,
e che ha sedimentato delusioni su delusioni (al di là dei nomi, peraltro
continuamente “cangianti”, degli schieramenti di destra e di sinistra).
La maggioranza assoluta del campione sostiene, infatti, che si è già andati
“oltre le colonne d’Ercole” della politica come l’abbiamo conosciuta finora.
Il rilancio della politica sarà possibile, ma si realizzerà secondo modelli
completamente nuovi.
Il 54,8% dichiara che il rilancio della politica avverrà principalmente
attraverso il collegamento tra forme spontanee di impegno civile. Dunque
un qualche tipo di organizzazione leggera, pro tempore e congiunturale che
unirà, di volta in volta, gli interessi e gli ideali di diverse aggregazioni di
cittadini.
Sono, invece, più inclini a immaginare il rilancio della politica attraverso il
recupero della forma partito in maniera innovativa il 32,8% degli
intervistati.
L’importanza dello scarto misura il distacco ormai compiuto da parte dei
cittadini rispetto alla forma partito. Ed è indicativo che ad essere più
favorevoli ad un’’innovazione integrale siano le donne (da sempre con un
rapporto complicato con i partiti in mano, come si sa, agli uomini) (Tabella
44), i cinquantenni rispetto ai sessantenni (Tabella 45), gli abitanti delle
grandi città (Tabella 46), il Centro-Italia (Tabella 47).
72
2011
Tab. 44 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per sesso - val. %)
- Attraverso il recupero della
forma partito
- Il collegamento tra forme
spontanee di impegno civile
- Altro
Totale
Maschio
Femmina
Totale
35,0
30,7
32,8
50,9
58,6
54,8
14,1
10,7
12,4
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
73
2011
Tab. 45 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per classi di età - val. %)
50-54 anni
55-59 anni
60-65 anni
Totale
- Attraverso il recupero della forma
partito
collegamento tra forme
spontanee di impegno civile
- Altro
29,8
33,2
35,3
32,8
58,6
11,5
52,9
14,0
52,8
11,8
54,8
12,4
100,0
100,0
100,0
100,0
- Il
Totale
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
74
2011
Tab. 46 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Attraverso il recupero
della forma partito
- Il collegamento tra forme
spontanee di impegno
civile
- Altro
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
32,7
31,3
38,6
39,6
23,6
32,8
51,6
15,7
59,2
9,5
51,4
10,0
50,5
9,9
61,5
14,8
54,8
12,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
75
2011
Tab. 47 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per area geografica - val. %)
- Attraverso il recupero
della forma partito
- Il collegamento tra forme
spontanee di impegno
civile
- Altro
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
32,3
32,9
30,5
34,5
32,8
53,6
53,1
58,9
54,3
54,8
14,1
14,0
10,6
11,2
12,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
76
2011
V.
INVECE DI UNA CONCLUSIONE
77
2011
La ricerca presentata in queste pagine offre numerosi stimoli per sentieri di
approfondimento che non è utile riassumere e costringere nelle maglie
strette di una conclusione. Tuttavia può essere utile richiamare l’attenzione
su alcuni snodi che possano aiutare a ridisegnare il perimetro di una nuova
riflessione sulla dimensione del Noi nella società italiana:
- Nella ricerca emerge in maniera eclatante, negli atteggiamenti e nei
comportamenti relativi alla dimensione del confronto con gli altri, la
differenza tra quanti abitano in piccoli centri e quanti vivono nelle grandi
città: il piccolo centro sembra preservare disponibilità nei confronti
dell’altro (dai vicini ai colleghi d’ufficio) che la città ha dimenticato nella
fretta continua, che considera “perdita di tempo” lo scambio di vedute o
la simpatia nei confronti degli altri. La città e i suoi abitanti sembrano,
oltre che più frettolosi, più chiusi, più impauriti, per esempio dalla
minaccia di conflitti razziali. Può, però, essere utile ricordare che gli
italiani vivono per oltre il 55% nei comuni al di sotto di 30.000 abitanti, e
che dunque queste “riserve” di antica umanità sono molto più vitali e
presenti di quanto si possa ipotizzare.
- Gli italiani vivono con orgoglio la grandezza del passato, ma è un
patrimonio che non basta più a farci sentire importanti: è cresciuta la
consapevolezza diffusa rispetto ai ritardi del Paese che minano la nostra
sicurezza e la nostra fiducia nel futuro.
- La famiglia, centro vero del cerchio concentrico della socialità, ha una
sua logica indipendente e “si arrangia come può”, anche a costo di recare
danni alla collettività; il concetto di cittadinanza è sostanzialmente alieno
alla nostra cultura, l’equilibrio tra diritti e doveri un concetto estraneo;
qualcosa nel rapporto individuo-Stato non ha funzionato, si è incrinato o,
meglio, non è mai stato granché solido. La famiglia ha una forza animale
che tende ad acquattarsi, lontano da istituzioni che non hanno saputo
costruire negli anni un dialogo.
- Siamo stanchi della casualità della sregolazione che ci ha portati fin qui,
viviamo la “necessità” del Governo Monti e dell’inseguimento europeo
quasi come una forma di igiene mentale, un fare ordine dopo i troppi
sogni di “mezza estate”; e se questa necessità non riesce ad assumere il
fascino di un imperativo categorico è perché la nostra consapevolezza è
più frutto di una cultura sapienziale contadina che pragmaticamente
78
2011
prende atto della devastazione di un raccolto poco curato che di una
crescita e di una elaborazione culturale.
- In politica sembra proprio che il turning point sia una realtà e che non ci
si fidi più dei vecchi meccanismi di rappresentanza; si cerca nei nuovi
fenomeni di esercizio della cittadinanza e nel nuovo hardware
dell’esercizio democratico (Internet) la promessa di rinnovamento
radicale. Ma non è ancora riconosciuto il fatto che il vero rinnovamento
può crescere solo da un diverso modello antropologico.
- Metà degli intervistati non rinuncia, però, all’idea che la politica debba
essere indirizzata da grandi idee guida. Lo schock del risveglio ci ha già
portato un buon risultato, che è quello di capire che non esistono ricette
facili e che bisogna tornare tutti insieme a pensare.
79
2011
80
2011
APPENDICE
81
2011
NOTA METODOLOGICA
La ricerca è stata condotta mediante questionario anonimo e tramite sistema
CATI nel periodo 12- 25 gennaio 2012.
Il campione prescelto è stato di tipo casuale e stratificato proporzionale, con
una numerosità pari a 1.200 unità, ricavate da elenchi telefonici pubblici e
stratificati ex-post.
Le variabili considerate sono:
- classe d’età: 50-54, 55-59, 60-65;
- sesso: maschio, femmina;
- area geografica: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole
- ampiezza demografica: meno di 10.000 abitanti, da 10.000 a 29.999
abitanti, da 30.000 a 99.999 abitanti, da 100.000 a 249.999 abitanti, da
250.000 abitanti e oltre.
Di conseguenza ogni individuo è stato caratterizzato dalla combinazione
delle variabili stesse.
È stato così possibile costruire un campione che risponde fedelmente alla
struttura demografica italiana di questa porzione di popolazione per un
totale di 1.200 individui.
I criteri scelti per la costruzione del campione limitano il margine di errore
nell’ordine del +/-2,5, con intervallo di confidenza del 95%.
Nell’indagine è stato somministrato un questionario a risposta precodificata.
Sono stati riportati nel Rapporto di ricerca solo gli incroci che si sono
rivelati significativi.
82
2011
Il questionario:
La ricomposizione del Noi
83
2011
DATI STRUTTURALI
La famiglia e la casa
1)
-
Pienamente soddisfacenti, c’è molto affetto e rispetto tra noi 
Soddisfacente, ma qualche volta ci sono problemi di comunicazione e allora la convivenza si fa
difficile 
Qualche volta mi chiedo se non vivrei meglio da solo/a 
Francamente insopportabile, abbiamo esigenze e gusti diversi 
Siamo ormai degli estranei, più che altro ci sopportiamo 
Altro 
2)
-
Che tipo di rapporto ha con gli altri componenti della sua famiglia?
Rispetto ai membri della sua famiglia, ha l’impressione che la
sostengano,che siano disponibili a capirla e aiutarla?




Sì
Qualche volta
Raramente
No
Fuori casa e nel territorio
3)
-
Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o
all’ingresso del suo condominio altri condomini/altri vicini di casa,
prova istintivamente:
Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei 
Dipende da chi incontro 
Ci si saluta educatamente 
Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro 
Fastidio, non sono persone piacevoli 
Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri 
84
2011
4)
-
Bene, è un quartiere/luogo a misura d’uomo, ci conosciamo in molti e mi sento sicuro/a 
Bene, ognuno si fa i fatti suoi 
Abbastanza bene, ma non credo che se avessi bisogno qualcuno mi aiuterebbe 
Male, nessuno si conosce, siamo tutti estranei 
Male, tutti si impicciano dei fatti degli altri 
5)
-
Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita?
Qual è il suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita?
La/o amo profondamente, non la/lo cambierei per niente al mondo
Mi trovo bene 
Non mi piace, ma non mi lamento 
Francamente vorrei andarmene, non mi piace la gente 
Vorrei andarmene, è un posto anonimo 
L’ambiente di lavoro
6)
-
Sì
No
7)
-


Che rapporti ha con i colleghi di lavoro?
Sono amici, persone con cui ho un ottimo rapporto professionale e anche affettivo 
Sono solo colleghi, con cui ho un rapporto sostanzialmente corretto
Sono persone con cui condivido gli spazi, ma con cui non sono interessato ad instaurare alcun rapporto 
Sono pessimi, sono persone competitive e aggressive 
Sono pessimi, persone subdole di cui non ci si può fidare 
Siamo nemici dichiarati 
8)
-
Nel suo lavoro viene a contatto con altre persone?
Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro:
Una comunità di persone che condivide le stesse finalità 
Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere 
Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività 
Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare 
Un posto dove tutti si fanno la guerra 
85
2011
La strada, l’Altro, il povero
9)
-
Provo piacere per il fatto di sentirmi utile 
Fastidio, non ho tempo da perdere 
Paura, temo che voglia derubarmi 
Paura, temo che possa farmi del male 
Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui 
10)

-
Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei
un uomo/donna di un’altra etnia?
Vivo interesse 
Curiosità, mi interesso del suo abbigliamento, del suo comportamento 
Niente di particolare 
Dipende dall’etnia, alcuni hanno un odore sgradevole (specificare ____________) 
Dipende da come è vestito, lavato ecc. 
Fastidio 
Disgusto 
Non risponde 
12)
-
Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada,
sull’autobus o in metro?
Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti sulla stessa barca
Curiosità, mi piace osservarli, ma senza avvicinarmi troppo
Nulla, sono estranei 
Fastidio, spesso mi intralciano negli spostamenti 
Repulsione 
Non risponde 
11)
-
Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova?
A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono
diventare pericolosi?
Sì, come negli anni Trenta crisi economica, disoccupazione intolleranza possono innescare
vere tragedie 
Sì, perché i razzisti isolati possono coagulare intorno a sé tante teste matte 
No, perché siamo profondamente democratici, da noi certi fenomeni non possono attecchire 
86
2011
13)
-
In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova?
Umana compassione, vorrei aiutarlo, gli do quello che posso 
Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti, non è affar mio 
Ormai mi sono abituato, neanche li guardo 
Mi danno fastidio, il Comune dovrebbe metterli altrove 
Se ne dovrebbe occupare la Chiesa 
Sono solo furbi 
Sono organizzati dai racket, perciò li sfuggo 
Noi come società
14)

Abbiamo una grande civiltà alle spalle, siamo in una fase transitoria di indebolimento, ma
torneremo grandi 
Siamo gente di cuore, l’italiano è apprezzato in tutto il mondo 
Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di vista 
Ci crediamo furbi, ma siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici 
Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso (naturalmente con molte eccezioni) 
Siamo un popolo e una cultura in decadenza 
Siamo un popolo che dà il meglio di sé nelle difficoltà 
15)
-
In generale, in Italia, come si rapporta la famiglia alla società?
Cerca di ottenere servizi e tutele, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle
tasse e la partecipazione al voto 
Cerca di ottenere quello che può e si arrangia come può 
Ognuno piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla collettività
Non c’è nessun rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa 
La nostra società è in disfacimento, la famiglia deve attrezzarsi, sopravvivere
(mandando i figli all’estero, stipulando un’assicurazione privata) 
16)
-
E cosa pensa degli italiani?
Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione
in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il
Governo Monti:
Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita 
Rappresenti il fallimento della politica 
È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile 
Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale 
87
2011
17)
-
Ritiene che le misure adottate dal Governo Monti siano:
18)
-
Il rispetto di standard europei è:
Una iattura
Un destino inevitabile
Qualcosa per cui lavorare e da promuovere
19)
-
Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà?
Crede che uscire dall’euro potrebbe aiutare?
Ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo?



Sì
No
Non so
22)
-



Sì
No
Non so
21)




Credo che la patrimoniale sia la soluzione che garantisca equità sociale (chi più ha, più paga) 
Ognuno deve fare i suoi sacrifici senza starsi a preoccupare di chi paga di più 
Assolutamente niente, che ci hanno fatto con i nostri soldi? 
La cosa non riesce a interessarmi, tanto fanno come gli pare 
20)
-






Ottime
Buone
Parzialmente buone
Necessarie
Cattive
Pessime
Secondo Lei, i partiti oggi che cosa rappresentano e che cosa dovrebbero
rappresentare?
Rappresentano Dovrebbero rappresentare
Solo se stessi, un gruppo di potere

Grandi interessi economici


Parti di società


88
2011
23)
-
Si sgonfieranno
Avranno sempre più peso
Sono il futuro
Non saprei
24)
-




La politica deve basarsi:
su grandi idee guida 
una quotidiana, pragmatica soluzione dei problemi 
25)
-
Stanno emergendo nuovi meccanismi di rappresentanza
(tipo social network, reti di genere, anonymous, ecc.). Crede che in futuro:
Il rilancio della politica passa soprattutto:
Attraverso il recupero della forma partito 
Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile 
Altro (specificare __________________________________) 
89
INDICE
Premessa ..............................................................................................1
I. Il noi nel privato e nell’esistenza ..................................................3
1. Il cerchio concentrico della socialità ................................................4
1.1. Una relazionalità quasi perfetta: la famiglia ........................4
1.2. Oltre a porta di casa: la prossimità “cauta” delle città,
quella “spontanea” nei centri a misura d’uomo ..................9
1.3. La forza del territorio .........................................................11
1.4. Le tante facce dell’Altro ....................................................16
1.4.1. Lo sconosciuto per strada ........................................19
1.4.2. Il povero ...................................................................25
1.4.3. La differenza etnica: il razzismo degli altri .............25
II. Il noi nella società ........................................................................35
2. L’altro dentro un’organizzazione ...................................................36
2.1. Il posto di lavoro ................................................................36
2.2. Il modello culturale italiano ...............................................39
2.3. Italiani, tra acquattamento e cittadinanza ..........................45
III. Il noi in politica ...........................................................................47
3. Il turning point della politica ..........................................................48
3.1. Il governo Monti e la politica ............................................48
3.2. L’Europa necessaria ..........................................................50
3.3. La collettività “organizzata”: l’individuo,
la rappresentanza, i corpi intermedi....................................58
IV. Il rilancio della politica ..............................................................71
V. Invece di una conclusione ............................................................77
Appendice .........................................................................................81
Nota metodologica.............................................................................82
Il questionario: La ricomposizione del Noi.....................................83
2011
“Quale è dunque la società, nella quale gli uomini si
sentano veramente liberi e liberamente operino?
La risposta è venuta da Socrate, è venuta da Cristo.
Non dalla società la quale circonda l’uomo viene la
libertà; ma dall’uomo stesso. L’uomo deve trovare in se
stesso, nel suo animo, nella forza del suo carattere la
libertà che va cercando. La libertà è spirito, non è
materia”.
Luigi Einaudi, “Lezioni di politica sociale”,1965
PREMESSA
Il percorso di approfondimento antropologico Prima delle Leggi è stato
avviato da 50&Più assieme al Censis, con una prima indagine sui temi
dell’identità e della dimensione verticale dell’auctoritas, i cui risultati sono
stati presentati nel corso della manifestazione “Gold Age” nell’ottobre
scorso a Rimini.
Punto di partenza di tale percorso di approfondimento è stato nella
considerazione che prima delle leggi, prima dell’apparato normativo che
cerca di regolare la convivenza civile, preesiste “qualcos’altro” su cui da
troppo tempo abbiamo smesso di interrogarci.
Prima delle leggi o, se si preferisce, alla base delle leggi, esistono i valori
condivisi dalla collettività o, più modestamente, i valori su cui si è raggiunta
una relativa mediazione. Oggi si avverte sempre più stringente l’urgenza di
tornare a pensare ai fondamentali della convivenza per ritrovare il
significato profondo del vivere insieme in una collettività. Si può dunque
essere quasi soddisfatti, paradossalmente dell’inquietudine profonda che si
avverte perché è garanzia di un salutare scossone, di una sortita dal troppo
lungo acquattamento che ci ha visti sospettosi ed egoisti.
Questo secondo rapporto di ricerca approfondisce un’altra dimensione,
quella della relazionalità, del noi, nelle diverse declinazioni che vanno dal
cerchio privatissimo degli affetti al rapporto con la collettività inteso come
sistema sociale. Sono stati toccati dunque temi come l’atteggiamento verso
le forme organizzate di rappresentanza, le nuove espressioni di
partecipazione politica, l’atteggiamento verso l’attuale Governo e il rapporto
con l’Europa.
1
2011
Quanti hanno letto il primo rapporto percepiranno l’intenzionale ampliarsi
di un discorso sull’uomo in rapporto alla società, prima concentrato sulla
dimensione dell’identità individuale e della verticalità; per quanti invece
non l’hanno letto, sarà uno stimolo ad approfondire i tanti aspetti complessi
del rapporto con l’Altro.
2
2011
I. IL NOI NEL PRIVATO E NELL’ESISTENZA
3
2011
1. IL CERCHIO CONCENTRICO DELLA SOCIALITÀ
La prima parte della ricerca è stata dedicata all’approfondimento del
rapporto dell’individuo con l’Altro nell’ambito del privato: in famiglia, con
vicini di casa e sconosciuti incontrati occasionalmente per strada, fino a
tipologie più impegnative sul piano sociologico, come il “povero” e
“l’immigrato”.
1.1.
Una relazionalità quasi perfetta: la famiglia
A giudicare dalle risposte ottenute dalle prime domande del questionario
somministrato a un campione di 1.200 persone oltre i 50 anni, la famiglia
puntella e, anzi, accresce la sua forza. Probabilmente per effetto di un
insieme complesso di fattori, non ultimo la crisi economica, l’istituzione
familiare appare viva e vegeta, a dispetto dei tanti che ne prevedevano il
dissolvimento, sotto l’urto di una indefinita “contemporaneità”.
La stragrande maggioranza degli intervistati (68,8%) definisce i rapporti
all’interno della sua famiglia come “pienamente soddisfacenti”,
sottolineando il grande affetto e rispetto che lega i componenti del nucleo
familiare. L’importanza della percentuale aggregata intorno a questa
posizione è tale che non mette conto operare troppi distinguo.
A fronte di una continua “narrazione”, nei talk show televisivi come nella
cinematografia che rappresentano con ricchezza di risvolti psicologici lo
sgretolarsi dell’istituzione familiare, nella realtà la famiglia sembra
mantenere intatto, nella percezione diffusa, il suo valore. Semmai l’indagine
sfata alcuni luoghi comuni della ricerca sociale, come quello che vede il
Meridione italiano molto più ancorato alla famiglia rispetto al Nord Italia,
tradizionalmente rappresentato come area della transizione verso la
postmodernità dei comportamenti privati. Nell’Italia nord occidentale si dice
pienamente soddisfatto della propria famiglia il 75,2% degli intervistati,
dato che scende al 64,4% al Sud e nelle Isole, dove in misura maggiore si
sottolineano i momenti di problematicità (32,7%) contro il 22,1% che la
stessa risposta ottiene al Nord-Ovest.
4
2011
Tab. 1 - Che tipo di rapporto ha con gli altri componenti della Sua famiglia
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Pienamente soddisfacenti,
c’è molto affetto e rispetto
tra noi
- Soddisfacenti, ma qualche
volta ci sono problemi di
comunicazione e allora la
convivenza si fa difficile
- Qualche volta mi chiedo
se non vivrei meglio da
solo/a
- Francamente
insopportabili,
abbiamo
esigenze e gusti diversi
- Siamo
ormai
degli
estranei, più che altro ci
sopportiamo
- Altro
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
75,2
68,1
68,1
64,4
68,8
22,1
28,0
28,2
32,7
28,0
1,2
0,9
1,3
1,5
1,3
0,0
0,9
0,0
0,2
0,3
0,0
0,4
0,0
0,2
0,2
1,5
1,7
2,5
1,0
1,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
5
2011
Del tutto irrisorie le percentuali di quelli che dichiarano importanti
conflittualità all’interno del proprio nucleo familiare o che esplicitamente
dichiarano che preferirebbero vivere soli.
Famiglia “resta bello”, le esigenze e i gusti diversi che inevitabilmente si
fanno sentire, spesso anche in maniera conflittuale, non intaccano il
profondo convincimento degli italiani intervistati, che continuano, a vedere
nella famiglia il luogo elettivo di una relazionalità gratificante.
Questa piena soddisfazione, tuttavia - e questo è opportuno sottolinearlo più che alle gratificazioni o alla piacevolezza dei rapporti fa esplicito
riferimento alla possibilità di ottenere comprensione, sostegno e aiuto dai
membri della propria famiglia. Chiarissima, dunque, l’immagine della
famiglia come luogo di compensazione dei tanti disagi vissuti all’esterno.
Infatti, le risposte ottenute alla seconda domanda dell’indagine, “Rispetto ai
membri della Sua famiglia, ha l’impressione che la sostengano, che siano
disponibili a capirla e aiutarla?”, non lasciano adito a dubbi: ritiene di
poterci contare sempre e comunque l’83,2% del campione, anche qui con
maggiore convinzione al Nord-Ovest (88,9%) rispetto al Sud e nelle Isole
(79%) (Tabella 2).
Appena più scettiche le donne che, in misura maggiore degli uomini,
dichiarano di poterci contare solo qualche volta (ma comunque ritengono
all’80% di poterci contare sempre) (Tabella 3).
Un dato che fa riflettere e che solleva ancora una volta l’influenza della
costruzione della realtà operata dai media che, tra cronaca nera e talk show
ribollenti di liti familiari, rimandano un’immagine di tensione intrafamiliare
che sovrasta i reali percorsi dell’affetto e della solidarietà all’interno dei
nuclei familiari veri, quelli della realtà. Una riflessione che resta valida
anche scontando i possibili processi di “ottimizzazione” della vita vissuta,
che possono aver portato a sovrastimare nelle risposte date all’indagine, il
reale supporto esperito in famiglia. Ma, quantomeno, tali risposte sono
indice del valore e della desiderabilità che la famiglia continua a poter
vantare nella percezione degli italiani.
6
2011
Tab. 2 - Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che La sostengano, che siano
disponibili a capirLa e aiutarLa (per circoscrizione geografica- val. %)
-
Sì
Qualche volta
Raramente
No
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
88,9
9,2
0,9
0,9
81,0
15,5
0,4
3,0
84,5
11,8
2,1
1,7
79,0
17,1
1,5
2,5
83,2
13,6
1,3
2,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
7
2011
Tab. 3 - Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che La sostengano,
che siano disponibili a capirLa e aiutarLa (per sesso - val. %)
-
Sì
Qualche volta
Raramente
No
Totale
Maschio
Femmina
Totale
86,5
11,1
1,2
1,2
80,0
16,0
1,3
2,8
83,2
13,6
1,3
2,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
8
2011
1.2.
Oltre a porta di casa: la prossimità “cauta” delle
città, quella “spontanea” nei centri a misura d’uomo
La prossimità di pianerottolo, il vicino di casa rappresentano, in un certo
senso, il primo banco di prova della nostra disponibilità al mondo. Superate
le porte blindate che proteggono ormai anche il più modesto degli
appartamenti, ci vengono incontro le nostre elaborazioni fantasmatiche
sull’Altro: l’estraneo, la persona diversa da noi che può incuriosirci o
preoccuparci, essere un incontro piacevole o una seccatura, generazioni
diverse dalla nostra, identità territoriali locali differenti.
Chi è fuori della nostra porta, anche se paga per lo stesso condominio,
cucina in un modo diverso, ha un’inflessione dialettale diversa, ha un
bagaglio d’istruzione e culturale diverso dal nostro, è di diverso
orientamento politico, magari di diverso orientamento religioso o sessuale.
È, lo ripetiamo, il primo banco di prova del nostro modo di rapportarci
all’Altro: e l’immagine imbarazzata dei condomini che in un silenzio
“sofferto” condividono per un minuto lo spazio angusto dell’ascensore, è la
metafora più riuscita.
Ricordiamo che nel nostro Paese la conflittualità per questioni condominiali
resta piuttosto alta e che spesso i motivi sono del tutto futili.
Dunque la domanda relativa all’incontro occasionale del condomino sulle
scale di casa o in ascensore o comunque del vicino, è stata posta nella
consapevolezza di toccare un punctum dolens della convivenza italica.
Il dato che balza agli occhi nella distribuzione delle risposte è
l’aggregazione secca intorno alla modalità d’interazione “ci si saluta
educatamente”: risponde così il 56,4% del campione, ed è significativo che
questa modalità cresce al crescere dell’ampiezza demografica del comune di
appartenenza: saluta educatamente il 50,8% di quanti abitano in piccoli
centri con meno di 10.000 abitanti, contro il 65% di quanti vivono in grandi
comuni che superano i 250.000. Parallelamente, la modalità “Quando
incontro un vicino provo piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con
tutti e anche di amicizia con diversi di loro” raccoglie il 34,2% tra gli
abitanti dei comuni più piccoli e solo il 16,9% di quanti vivono in grandi
centri (Tabella 4).
9
2011
Tab. 4 - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del Suo condominio altri
condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente:
(per ampiezza demografica del comune di residenza -val. %)
- Imbarazzo, non si sa mai
che dire con gli estranei
- Dipende da chi incontro
- Ci si saluta educatamente
- Piacere,
ho
rapporti
amichevoli di simpatia con
tutti e anche di amicizia
con diversi di loro
- Fastidio, non sono persone
piacevoli
- Alcuni di loro sono
insopportabili, cerco di
evitare questi incontri
Totale
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000 a
29.999
da 30.000 a
99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
1,6
12,2
50,8
0,7
15,4
57,2
0,0
14,6
53,9
0,0
11,9
65,3
0,5
15,3
65,0
0,8
13,9
56,4
34,2
24,6
30,3
21,8
16,9
27,4
0,5
0,7
0,8
1,0
0,5
0,7
0,5
1,4
0,4
0,0
1,6
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
10
2011
Appare evidente come la dimensione a “misura d’uomo” dei piccoli centri
favorisca una relazionalità rilassata, una predisposizione all’amicizia con
l’Altro che nei grandi centri sembra essere in qualche modo negata e,
attenzione, qui non si sta parlando del tipo di rapporto che c’è tra abitanti di
due diversi condomini (in questo caso il traffico e le distanze della città
spiegherebbero naturaliter il diverso comportamento rispetto al piccolo
centro); no, qui la domanda è stata posta per gli abitanti di uno stesso
caseggiato, dunque la diversa modalità relazionale è più riconducibile a
“stili” di comunicazione urbana piuttosto che provinciale o semirurale.
Lo “stile” della comunicazione urbana è la fretta, il correre per le tante
incombenze che amplificano lo stress a causa delle distanze. Nei piccoli
centri c’è meno “rumore”, ci si concede la chiacchierata con il vicino che
spesso è anche un amico.
Anche l’area geografica d’appartenenza sembra influire su tali “stili”
comunicativi: mentre l’aggregazione più alta del semplice saluto si ritrova
tra gli abitanti del Nord-Est (62,2%), la modalità più alta dell’interazione
amichevole si riscontra al Centro Italia (34%). Dunque correlando il primo
dato territoriale (l’ampiezza demografica) con il secondo (l’area geografica)
emerge l’influenza consistente dei modelli culturali locali, con un vissuto
dei piccoli centri abitati del Centro Italia estroverso e familiare, rispetto ad
un Nord-Est più chiuso, più individualista, in particolare nei centri più
grandi (Tabella 5).
È interessante anche sottolineare l’influenza della variabile età che sembra
portare verso una maggiore consapevolezza e disponibilità alla relazione
umana in semplicità (Tabella 6).
1.3.
La forza del territorio
In generale, si registra una buona percezione del territorio (il quartiere, per i
centri urbani o l’intero comune per i piccoli centri) immediatamente
circostante la propria abitazione: quasi il 60% degli intervistati (per essere
precisi il 59,5%) dichiara di sentirsi bene nel quartiere, nel luogo in cui
abita. Il dato risulta più alto in quanti abitano in piccoli centri (meno di
10.000 abitanti, 70,8% contro il 50% degli abitanti dei centri con oltre
250.000 abitanti (Tabella 7) e al Nord-Est (Tabella 8).
11
2011
Tab. 5 - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del Suo
condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Imbarazzo, non si sa mai
che dire con gli estranei
- Dipende da chi incontro
- Ci si saluta educatamente
- Piacere,
ho
rapporti
amichevoli di simpatia con
tutti e anche di amicizia
con diversi di loro
- Fastidio, non sono persone
piacevoli
- Alcuni di loro sono
insopportabili, cerco di
evitare questi incontri
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
0,6
0,9
0,0
1,2
0,8
13,6
59,1
10,9
62,2
17,0
47,7
14,1
56,1
13,9
56,4
25,7
24,3
34,0
26,6
27,4
0,6
1,3
0,4
0,5
0,7
0,3
0,4
0,9
1,5
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
12
2011
Tab. 6 - Quando incontra casualmente per le scale nell’ascensore o all’ingresso del
Suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente
(per classi di età - val. %)
- Imbarazzo, non si sa mai
che dire con gli estranei
- Dipende da chi incontro
- Ci si saluta educatamente
- Piacere,
ho
rapporti
amichevoli di simpatia con
tutti e anche di amicizia
con diversi di loro
- Fastidio, non sono persone
piacevoli
- Alcuni di loro sono
insopportabili, cerco di
evitare questi incontri
Totale
50-54 anni
55-59 anni
60-65 anni
Totale
1,0
15,0
59,8
0,8
15,1
55,3
0,5
12,0
54,2
0,8
13,9
56,4
23,0
27,4
31,5
27,4
1,0
0,0
0,9
0,7
0,3
1,4
0,9
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
13
2011
Tab. 7 - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Bene, è un quartiere/luogo
a misura d’uomo, ci
conosciamo in molti e mi
sento sicuro/a
- Bene, ognuno si fa i fatti
suoi
- Abbastanza bene, ma non
credo che se avessi
bisogno qualcuno mi
aiuterebbe
- Male, nessuno si conosce,
siamo tutti estranei
- Male, tutti si impicciano
dei fatti degli altri
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
70,8
55,8
55,7
54,0
50,5
59,5
21,4
33,0
30,6
32,0
30,8
28,5
5,1
8,8
12,5
12,0
17,6
10,0
1,6
1,4
0,8
1,0
1,1
1,3
1,1
1,1
0,4
1,0
0,0
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
14
2011
Tab. 8 - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Bene, è un quartiere/luogo
a misura d’uomo, ci
conosciamo in molti e mi
sento sicuro/a
- Bene, ognuno si fa i fatti
suoi
- Abbastanza bene, ma non
credo che se avessi
bisogno qualcuno mi
aiuterebbe
- Male, nessuno si conosce,
siamo tutti estranei
- Male, tutti si impicciano
dei fatti degli altri
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
61,4
65,1
61,2
53,7
59,5
29,3
27,6
26,6
29,4
28,5
8,0
6,0
10,5
13,7
10,0
0,6
0,4
1,7
2,0
1,3
0,6
0,9
0,0
1,2
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
15
2011
Quest’ultimo dato, il benessere rispetto al proprio territorio nell’Italia nord
orientale sembra contrastare con i dati precedenti che evidenziavano una
minore propensione alla relazionalità umana di prossimità in quest’area. In
realtà, il dato è di grande interesse perché evidenzia un aspetto della
questione culturale del Nord-Est mai sufficientemente compreso: e cioè la
forte identificazione con la fisicità stessa del territorio, come indicatore di
appartenenza culturale, un’identificazione che sarebbe interessante - ma non
è questa evidentemente la sede - approfondire dal punto di vista storico.
Identificazione culturale che però non è di natura passionale, emozionale:
gli intervistati del Nord-Est dicono soprattutto del loro territorio che si
trovano bene (63,8%) piuttosto che “lo amo profondamente, non lo
cambierei per niente al mondo” (28,9%). È un solido attaccamento alla
propria terra come fattore identitario, che non si accende più di tanto
(Tabella 9).
Amore che, invece, si registra nell’incrocio con il numero di abitanti: sono
ancora una volta i piccoli centri a suscitare sentimenti di vero e proprio
amore per la propria terra (Tabella 10). Un ultimo dato da sottolineare: sono
pochissimi quelli che dichiarano che vorrebbero andarsene, lasciare il
proprio territorio, segno che, malgrado tutto, l’Italia nelle sue diversissime
realtà territoriali e nei suoi tanti problemi, resta comunque un luogo dove è
bello vivere.
È evidente che in questo caso l’età del campione (over 50) ha avuto il suo
peso. Un campione di giovani avrebbe dato risultati differenti.
1.4.
Le tante facce dell’Altro
Per ritrovare la dimensione del noi, umiliata dalla lunga cavalcata del
soggettivismo degli ultimi decenni, bisogna necessariamente ripartire
dall’Altro; perché alla base delle difficoltà di comunicazione e alleanza
collettiva sta proprio, dal punto di vista socio-antropologico, un immaturo e
inconsapevole rapporto con l’Altro nelle sue diverse declinazioni: lo
Straniero, Altro per eccellenza, ma anche, più banalmente, chiunque
attraversi un’età o appartenga ad un sesso diversi dal nostro.
16
2011
Tab. 9 - Qual è il Suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita (val. %)
- La/o amo profondamente,
non la/lo cambierei per
niente al mondo
- Mi trovo bene
- Non mi piace, ma non mi
lamento
- Francamente
vorrei
andarmene, non mi piace
la gente
- Vorrei andarmene, è un
posto anonimo
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
31,8
28,9
35,4
32,0
32,0
55,9
63,8
48,1
47,1
52,9
7,4
4,3
8,9
9,2
7,7
4,0
2,6
5,9
6,0
4,8
0,9
0,4
1,7
5,7
2,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
17
2011
Tab. 10 - Qual è il Suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- La/o amo profondamente,
non la/lo cambierei per
niente al mondo
- Mi trovo bene
- Non mi piace, ma non mi
lamento
- Francamente
vorrei
andarmene, non mi piace
la gente
- Vorrei andarmene, è un
posto anonimo
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
40,3
49,1
23,2
64,2
30,2
47,8
27,7
57,4
33,9
47,8
32,0
52,9
4,5
6,3
12,2
7,9
10,0
7,7
4,8
4,2
3,5
5,9
6,7
4,8
1,3
2,1
6,3
1,0
1,7
2,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
18
2011
O, ancora più semplicemente, lo Sconosciuto: quello che ci ferma per
strada, che ci ruba per un attimo ai nostri pensieri, che infrange il cerchio
magico della nostra privacy avvicinandosi un po’ di più per chiedere una
qualunque informazione.
1.4.1. Lo sconosciuto per strada
Non ci sono eccessivi timori, quelli che temono di essere derubati o di
ricevere del male per l’avvicinarsi di uno sconosciuto per strada sono
davvero molto pochi: 3,6% che arrivano al 4,8% includendo anche quelli
che si dicono chiaramente infastiditi; la stragrande maggioranza, il 69,7%
afferma di provare piacere per il fatto di sentirsi utile, il 25,4% cerca di
essere utile, ma non ne trae alcuna forma di particolare gratificazione. Può
essere significativo evidenziare che il piacere dato dalla sensazione di essere
utile aumenta con il crescere dell’età degli intervistati, un dato che fa
riflettere su come la vita operosa e attiva sia, oltre che utile per gli altri, di
grande utilità e gratificazione per quanti hanno superato i sessant’anni
(Tabella 11). Come pure può essere interessante evidenziare come il piacere
di rendersi utile nei confronti di uno sconosciuto incontrato per strada è
tanto più sentito nei piccoli centri rispetto alle città medio-grandi (Tabella
12).
Questo piacere nel rendersi utile pare particolarmente avvertito nel Nord-Est
(77,6%), meno al Meridione. E anche questo sembra un segmento culturale
riconoscibile di una certa tensione all’operosità utile e pragmatica
nordorientale, sebbene non si possa dimenticare la vitalità dell’ospitalità
meridionale che rende spesso, anche un’occasionale richiesta
d’informazione per strada, l’occasione per sperimentare un’antica gentilezza
(Tabella 13).
Abbiamo cercato allora di approfondire, dal punto di vista psicologico,
l’atteggiamento di benevolenza registrato nella domanda precedente.
Abbiamo così rivolto una domanda di natura esplicitamente psico-affettiva,
chiedendo il “tipo di emozione istintiva” indotta dall’incontro con
sconosciuti per strada, sull’autobus, in metro. Ebbene, questa domanda si è
rivelata particolarmente preziosa dal punto di vista euristico: la maggioranza
relativa, ma comunque cospicua (45,7%), degli intervistati risponde di non
sentire assolutamente nulla, “sono solo estranei”. Un 28,7% dice di provare
curiosità e di divertirsi a osservarli, ma senza avvicinarsi troppo; solo il 19%
evidenzia un atteggiamento per così dire “ecumenico”, dichiarando istintiva
simpatia in quanto siamo tutti nella stessa barca (Tabella 15).
19
2011
Tab. 11 - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobus
o in metro? (per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti
sulla stessa barca
- Curiosità, mi piace osservarli, ma
senza avvicinarmi troppo
- Nulla, sono estranei
- Fastidio, spesso mi intralciano negli
spostamenti
- Repulsione
- Non risponde
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
14,6
18,4
24,6
19,3
29,1
50,1
30,9
45,5
26,5
41,7
28,7
45,7
2,5
0,0
3,7
1,6
0,0
3,5
3,0
0,0
4,2
2,4
0,0
3,8
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
20
2011
Tab. 12 - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Provo piacere per il fatto
di sentirmi utile
- Fastidio, non ho tempo da
perdere
- Paura, temo che voglia
derubarmi
- Paura, temo che possa
farmi del male
- Nulla, cerco di rispondere
nel modo più utile per
lui/lei
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
78,7
68,2
62,6
63,4
67,2
69,7
1,1
1,0
2,4
0,0
0,5
1,2
1,9
2,1
2,8
3,0
2,7
2,3
1,6
0,7
2,0
1,0
1,1
1,3
16,8
28,0
30,3
32,7
28,4
25,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
21
2011
Tab. 13 - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova?
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Provo piacere per il fatto
di sentirmi utile
- Fastidio, non ho tempo da
perdere
- Paura, temo che voglia
derubarmi
- Paura, temo che possa
farmi del male
- Nulla, cerco di rispondere
nel modo più utile per lui
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
67,4
77,6
71,4
66,1
69,7
1,8
0,4
0,4
1,5
1,2
1,8
2,2
2,5
2,7
2,3
1,8
1,7
0,0
1,5
1,3
27,1
18,1
25,6
28,2
25,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
22
2011
Tab. 14 - Quando qualcuno le chiede un’informazione per strada, cosa prova?
(per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Provo piacere per il fatto di sentirmi
utile
- Fastidio, non ho tempo da perdere
- Paura, temo che voglia derubarmi
- Paura, temo che possa farmi del male
- Nulla, cerco di rispondere nel modo
più utile per lui/lei
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
64,9
1,7
2,7
1,0
71,8
0,3
1,9
1,9
72,5
1,4
2,3
1,2
69,7
1,2
2,3
1,3
29,7
24,1
22,5
25,4
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
23
2011
Tab. 15 - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobuso in metro?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
- Istintiva simpatia, in fondo
siamo tutti sulla stessa
barca
- Curiosità,
mi
piace
osservarli,
ma
senza
avvicinarmi troppo
- Nulla, sono estranei
- Fastidio,
spesso
mi
intralciano
negli
spostamenti
- Repulsione
- Non risponde
Totale
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
22,9
21,7
15,7
16,8
14,8
19,3
26,1
31,5
27,1
28,7
32,2
28,7
42,8
42,7
52,9
45,5
46,4
45,7
1,3
1,7
2,0
5,9
4,4
2,4
0,0
6,9
0,0
2,4
0,0
2,4
0,0
3,0
0,0
2,2
0,0
3,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
24
2011
Ed è molto interessante notare che quest’atteggiamento di simpatia
sapienziale, che non è forse ancora sun pathéin ma è comunque un’apertura
vera all’Altro, cresce con il crescere dell’età degli intervistati, essendo più
frequente tra i 60-65enni piuttosto che tra i cinquantenni, forse ancora
troppo coinvolti dai ritmi frenetici per badare agli altri.
Sembra influire, anche in questo caso, l’ampiezza demografica del comune
di residenza: si riscontra una maggiore apertura tra gli intervistati che
risiedono in comuni piccoli (prova istintiva simpatia per gli altri il 22,9%
contro il 14,8% di quanti abitano in città con più di 250.000 abitanti
(Tabella 15).
1.4.2. Il povero
Abbiamo ulteriormente stressato la dimensione d’analisi introducendo la
figura del povero incontrato per strada: un soggetto che rappresenta
certamente l’Altro ma, per definizione, bisognoso di ascolto e attenzione.
Un Altro che ci chiede di uscire dall’ambito mentale quotidiano per vivere
quella speciale condizione esistenziale di consapevolezza, quello stato di
autocoscienza che ci mette in relazione con la nostra realtà umana più
profonda.
In questo caso il sentimento di simpatia si fa più sensibile, il 52% del
campione dice di sentire il desiderio di aiutarlo, e di dare quello che può.
Questa predisposizione è più sensibile tra gli ultrasessantenni (Tabella 16).
Non si può sottacere come l’atteggiamento compassionevole nei confronti
del povero sia decisamente più rilevabile tra quanti abitano nella parte nord
occidentale e nel Sud Italia rispetto al Nord-Est e al Centro, dove si rileva
una presenza di maggior diffidenza e assuefazione (Tabella 17).
1.4.3. La differenza etnica: il razzismo degli altri
L’ultimo “carotaggio” metodologico è stato realizzato attraverso due
domande riguardanti il rapporto con l’Altro per eccellenza, l’individuo
appartenente ad un’altra etnia. Altro perché con un corpo, un viso, un colore
diverso. È stato utilizzato un primo indicatore “classico” nella ricerca
sociale, cioè la rilevazione delle sensazioni che si provano rispetto a un
individuo di un’altra etnia in una situazione di prossimità fisica semiforzata
(quando in autobus o in metropolitana si siede accanto a noi un individuo di
un’altra etnia).
25
2011
Tab. 16 - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova?
(per classi di età - val. %)
- Umana compassione, vorrei aiutarlo,
gli do quello che posso
- Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti,
non è affar mio
- Ormai mi sono abituato, neanche li
guardo
- Mi danno fastidio, il Comune
dovrebbe metterli altrove
- Se ne dovrebbe occupare la Chiesa
- Sono solo furbi
- Sono organizzati dai racket, perciò li
sfuggo
Totale
50-54 anni
55-59 anni
60-65 anni
Totale
50,9
49,9
55,0
52,0
32,6
32,9
29,0
31,4
5,3
6,1
5,7
5,7
1,8
2,0
4,8
2,5
0,8
4,7
1,4
0,5
5,7
1,9
1,1
5,1
2,8
3,1
2,6
2,8
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
26
2011
Tab. 17 - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova?
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Umana
compassione,
vorrei aiutarlo, gli do
quello che posso
- Mi fa pena, ma non posso
aiutare tutti, non è affar
mio
- Ormai mi sono abituato,
neanche li guardo
- Mi danno fastidio, il
Comune dovrebbe metterli
altrove
- Se ne dovrebbe occupare
la Chiesa
- Sono solo furbi
- Sono
organizzati
dai
racket, perciò li sfuggo
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
60,1
44,1
47,4
52,9
52,0
26,4
29,1
37,1
33,4
31,4
5,7
10,1
5,2
3,5
5,7
1,3
2,2
1,3
2,5
1,9
1,6
0,4
1,7
0,7
1,1
3,1
11,0
3,0
4,5
5,1
1,9
3,1
4,3
2,5
2,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
27
2011
La maggior parte (54%) dichiara di non provare “niente di particolare”: il
dato potrebbe essere letto come una forma di assuefazione alla multietnicità
come pure coprire atteggiamenti di cui ci si vergogna (fastidio,
insofferenza). Solo il 20,8% dichiara di provare curiosità (per
l’abbigliamento, il comportamento) e una percentuale ancora più ridotta
dichiara “vivo interesse”. È possibile (ma non certo) che si tratti, per la
verità, proprio di assuefazione, considerato il fatto che l’atteggiamento
“neutro” cresce con l’ampiezza demografica del comune di residenza del
rispondente (Tabella 18). Ma la Tabella 19, attraverso l’incrocio con l’area
geografica, fa emergere qualche ombra: nel Nord-Est quasi il 7% (6,9%)
dichiara che le sensazioni possono essere diverse, a seconda della
“confidenza con l’acqua” dell’immigrato in questione e del suo
abbigliamento. Anche il Centro Italia è sulla stessa linea (6,8%); anzi,
considerando le risposte “disgusto”, “fastidio”, e “dipende dall’etnia”,
“alcuni hanno un odore sgradevole” si arriva al Centro Italia al 13,7% e al
13,4% per il Nord-Est. Una percentuale non irrilevante se si considera
l’inevitabile reticenza ad esprimere un’opinione socialmente politically
uncorrect (Tabella 19). Neanche a dirlo, l’etnia più invisa (ma la specifica
riguarda solo un numero limitato di risposte per cui non mette conto di
riportare le percentuali) è rappresentata dai Rom.
A parte queste ultime ridotte ma significative percentuali “in negativo”,
l’atteggiamento complessivo sembrerebbe virare verso una convivenza
neutra. Ma che la situazione italiana non sia poi così neutra lo rivelano le
risposte alla domanda successiva.
Il 75,6% degli intervistati ritiene che i comportamenti razzisti in Italia
possono davvero diventare pericolosi: perché possono attirare “le teste
matte” (40,1%) o a causa della crisi economica (35,5%). È sintomatico che
quelli che ritengono la crisi economica un detonatore potente per la
questione razzista (o viceversa) sono soprattutto al Nord-Est (40,6%;
Tabella 20) e nelle grandi città (49,7%; Tabella 21).
Le risposte alla precedente domanda, che evidenziavano una forma di
insofferenza etnica tutto sommato decisamente moderata, dilatano in una
preoccupazione diffusa per la questione razziale che investe la stragrande
maggioranza del campione.
28
2011
Tab. 18 - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna di un’altra etnia?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Vivo interesse
- Curiosità, mi interesso del
suo abbigliamento, del suo
comportamento
- Niente di particolare
- Dipende dall’etnia, alcuni
hanno un odore sgradevole
- Dipende da come è
vestito, lavato ecc.
- Fastidio
- Disgusto
- Non risponde
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
14,7
9,3
9,6
9,9
6,1
10,6
22,5
49,9
19,9
54,8
17,3
57,8
19,8
53,5
24,3
56,4
20,8
54,0
2,9
3,2
2,8
6,9
3,9
3,5
4,3
0,8
0,0
4,8
7,5
1,4
0,0
3,9
8,4
1,6
0,0
2,4
5,0
1,0
0,0
4,0
4,4
4,4
0,0
0,6
6,0
1,7
0,0
3,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
29
2011
Tab. 19 - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna
di un’altra etnia? (per circoscrizione geografica - val. %)
- Vivo interesse
- Curiosità, mi interesso del
suo abbigliamento, del suo
comportamento
- Niente di particolare
- Dipende dall’etnia, alcuni
hanno un odore sgradevole
- Dipende da come è
vestito, lavato ecc.
- Fastidio
- Disgusto
- Non risponde
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
10,4
8,2
11,1
11,9
10,6
18,3
18,2
20,9
24,4
20,8
58,0
52,8
52,8
52,2
54,0
4,7
5,6
3,8
1,0
3,5
4,1
6,9
6,8
6,5
6,0
1,9
0,0
2,5
0,9
0,0
7,4
3,0
0,0
1,7
1,2
0,0
2,7
1,7
0,0
3,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
30
2011
Tab. 20 - A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi?
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Sì, come negli anni
Trenta: crisi economica,
disoccupazione,
intolleranza
possono
innescare vere tragedie
- Sì, perché i razzisti isolati
possono coagulare intorno
a sé tante teste matte
- No,
perché
siamo
profondamente
democratici, da noi certi
fenomeni non possono
attecchire
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
36,2
40,6
29,7
35,5
35,5
39,9
37,1
44,1
39,7
40,1
23,9
22,3
26,3
24,8
24,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
31
2011
Tab. 21 - A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
- Sì, come negli anni
Trenta: crisi economica,
disoccupazione,
intolleranza
possono
innescare vere tragedie
- Sì, perché i razzisti isolati
possono coagulare intorno
a sé tante teste matte
- No,
perché
siamo
profondamente
democratici, da noi certi
fenomeni non possono
attecchire
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
31,8
37,4
30,7
30,7
49,7
35,5
40,9
40,9
43,0
42,6
31,8
40,1
27,3
21,7
26,3
26,7
18,4
24,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
32
Totale
2011
Anche qui è attiva evidentemente la distorsione operata dal teorema della
desiderabilità sociale delle risposte, in base al quale nel corso di
un’intervista si tende a ridurre gli atteggiamenti socialmente deprecabili
attribuiti a se stessi e ad espandere quelli attribuiti agli altri. Tuttavia, è
legittimo ipotizzare che, accanto a questo effetto, operi una reale
preoccupazione per i focolai di intolleranza che potrebbero deflagrare su
sollecitazioni anche minime.
Le risposte sembrano comunque anticipare tragicamente la spaventosa
vicenda della scuola ebraica di Toulouse in Francia.
Un clima, dunque, di pericolosa tensione sommersa chiaramente
evidenziabile, connesso verosimilmente ad una lunga sottovalutazione da
parte della politica, questa volta in ambito internazionale, del problema.
33
2011
34
2011
II.
IL NOI NELLA SOCIETÀ
35
2011
2. L’ALTRO DENTRO UN’ORGANIZZAZIONE
Il rapporto con l’Altro assume naturalmente connotazioni diverse se si
realizza in un contesto organizzato. Aumentano le dimensionali formali,
l’autocontrollo, diminuisce la dimensione spontanea dei comportamenti. E
ciò avviene sia nello spazio piccolo e concreto del posto di lavoro, sia in
quello “concettuale” del rapporto con la collettività.
2.1.
Il posto di lavoro
Trattandosi di persone che al 97,7% entrano in contatto con altre persone
per motivi di lavoro, è parso interessante evidenziare le modalità relazionali
di questa specifica declinazione del rapporto con l’Altro; un rapporto che,
contrariamente a quello con lo Sconosciuto per strada o con il Povero, non
avviene in un contesto di spontaneità assoluta, ma in un contesto
organizzato, con specifiche caratteristiche; la ripetitività della relazione, che
in qualche modo struttura spesso una specie di famiglia, la possibilità di
tornare sulle dinamiche attivate (ad esempio, riappacificazioni); come pure
la cronicizzazione di possibili interazioni negative (competitività, invidie,
rancori prolungati).
In questo caso il campione si spacca praticamente a metà: circa il 50%
dichiara di avere rapporti di amicizia con i colleghi di lavoro; il 46,1% si
limita ad un rapporto sostanzialmente corretto. Può essere interessante, però,
notare che questo valore medio risente in maniera significativa dell’età
(dichiara di avere rapporti veramente amichevoli con i colleghi d’ufficio il
58,3% dei sessantenni, contro il 44,3% dei cinquantenni, segno evidente di
una competizione che scema con l’accrescere della saggezza dell’età)
(Tabella 22). Così pure una certa influenza sembra averla il contesto
demografico, con i piccoli centri che favoriscono una maggiore umanità
anche nel contesto lavorativo (Tabella 23).
Particolarmente interessante si rivela la domanda riguardante la
rappresentazione che del posto di lavoro danno gli intervistati, in qualche
modo propedeutica alle domande successive sulla società, la politica e la
rappresentanza.
36
2011
Tab. 22 - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro?
(per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Sono amici, persone con cui ho un
ottimo rapporto professionale e anche
affettivo
- Sono solo colleghi, con cui ho un
rapporto sostanzialmente corretto
- Sono persone con cui condivido gli
spazi, ma con cui non sono interessato
ad instaurare alcun rapporto
- Sono
pessimi,
sono
persone
competitive e aggressive
- Sono pessimi, persone subdole di cui
non ci si può fidare
- Siamo nemici dichiarati
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
44,3
47,3
58,3
50,3
51,7
49,6
37,8
46,1
2,7
2,5
2,9
2,7
0,8
0,3
0,5
0,5
0,5
0,0
0,3
0,0
0,2
0,2
0,4
0,1
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
37
2011
Tab. 23 - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Sono amici, persone con
cui ho un ottimo rapporto
professionale e anche
affettivo
- Sono solo colleghi, con
cui ho un rapporto
sostanzialmente corretto
- Sono persone con cui
condivido gli spazi, ma
con
cui
non
sono
interessato ad instaurare
alcun rapporto
- Sono
pessimi,
sono
persone competitive e
aggressive
- Sono pessimi, persone
subdole di cui non ci si
può fidare
- Siamo nemici dichiarati
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
50,4
52,7
54,9
44,1
43,2
50,3
46,5
42,8
41,9
51,6
52,8
46,1
2,8
3,0
2,0
2,2
3,4
2,7
0,3
0,4
1,2
0,0
0,6
0,5
0,0
0,0
0,8
0,4
0,0
0,0
2,2
0,0
0,0
0,0
0,4
0,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
38
2011
Il primo dato che balza agli occhi è che risulta maggioritaria la concezione
del posto di lavoro come microsocietà: il 46,3% dice che il posto di lavoro
rappresenta un luogo dove dare il proprio contributo per il benessere della
collettività. Questa visione partecipativa risente fortemente dell’area
geografica d’appartenenza: mentre al Centro-Sud questa concezione
partecipativa interessa rispettivamente il 51,5% e il 54,3%, nell’Italia
settentrionale arriva al 43,4% al Nord-Est e scende definitivamente al 35%
nell’Italia Nord-Ovest. Qui vince più pragmaticamente l’idea che il posto di
lavoro è una comunità di persone che condivide le stesse finalità (Tabella
24). Pure interessante si rivela l’incrocio con l’ampiezza demografica del
comune di residenza. Nei comuni più piccoli la concezione del lavoro come
un posto dove dare il proprio contributo al bene della collettività supera il
54%, mentre le stessa modalità non arriva al 40% nei comuni più grandi
(Tabella 25). Ancora una volta emerge la dimensione maggiormente
umanizzante dei piccoli centri.
Un’ultima riflessione, per così dire “di scuola”, sull’incrocio per sesso:
l’atteggiamento di uomini e donne riguardante il modo di vivere il proprio
posto di lavoro non mostra divergenze degne di nota, mostrandosi dunque
ormai del tutto simile (Tabella 26).
2.2.
Il modello culturale italiano
Abbiamo sottoposto agli intervistati una domanda di carattere generale
riguardante una valutazione complessiva sulla “cultura” del nostro Paese,
relativa ai tratti che in qualche modo ne definiscono il modello
antropologico.
Il 30,3% evidenzia un moderato ottimismo, ancorandosi alla civiltà del
passato che ci ha fatto grandi, e confina la crisi attuale in un momento
transitorio per proiettarsi positivamente verso il futuro che “ci farà tornare
grandi”.
39
2011
Tab. 24 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro?
(per area geografica - val. %)
- Una comunità di persone
che condivide le stesse
finalità
- Un posto sostanzialmente
estraneo che però mi dà da
vivere
- Un posto dove posso dare
il mio contributo per il
benessere della collettività
- Un posto allo sbando,
pieno di gente che non sa
che fare
- Un posto dove tutti si
fanno la guerra
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
50,8
41,6
31,1
30,1
38,2
13,9
14,2
17,0
14,5
14,8
35,0
43,4
51,5
54,3
46,3
0,3
0,5
0,0
0,8
0,4
0,0
0,5
0,4
0,3
0,3
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
40
2011
Tab. 25 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Una comunità di persone
che condivide le stesse
finalità
- Un posto sostanzialmente
estraneo che però mi dà da
vivere
- Un posto dove posso dare
il mio contributo per il
benessere della collettività
- Un posto allo sbando,
pieno di gente che non sa
che fare
- Un posto dove tutti si
fanno la guerra
Totale
Da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
32,4
39,2
42,3
39,8
42,1
38,2
12,5
15,1
13,4
22,6
16,9
14,8
54,3
44,9
43,9
37,6
39,9
46,3
0,6
0,4
0,0
0,0
1,1
0,4
0,3
0,4
0,4
0,0
0,0
0,3
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
41
2011
Tab. 26 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro? (per sesso - val. %)
- Una comunità di persone che
condivide le stesse finalità
- Un
posto
sostanzialmente
estraneo che però mi dà da
vivere
- Un posto dove posso dare il mio
contributo per il benessere della
collettività
- Un posto allo sbando, pieno di
gente che non sa che fare
- Un posto dove tutti si fanno la
guerra
Totale
Maschio
Femmina
Totale
35,2
41,3
38,2
18,1
11,4
14,8
45,5
47,1
46,3
0,7
0,2
0,4
0,5
0,0
0,3
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
42
2011
Un altro 13,8% fa leva sul “cuore italico”: la nostra umanità, la nostra bontà
ci fa amare e apprezzare in tutto il mondo e gli intervistati di questo gruppo
minoritario vedono in questo garanzia per il futuro. Un altro 14,4% sostiene
che abbiamo una tempra da combattenti che esprime il meglio di sé nei
momenti di difficoltà.
Dunque circa il 58,5% si dichiara ottimista: la civiltà del passato e il nostro
carattere amabile oppure da combattenti potranno farci risalire la china.
Altri si dimostrano più realisti e pragmatici, il 13,3% sottolinea:
“Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di
vista”. Un altro 16,2% dichiara senza mezzi termini “Ci crediamo furbi, ma
siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni
politici”.
L’8,5% esplicita un’opinione disfattista, affermando che di fatto siamo “un
popolo e una cultura in decadenza”. Il 3,4% esprime una condanna senza
appello: “Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso
(anche se con molte eccezioni)” (Tabella 27).
Emerge un’italianità in parte ingenua, auto consolatoria (siamo amati, siamo
stati grandi), in parte consapevole della propria forza (diamo il meglio di noi
nei momenti di difficoltà); ma risalta anche una diversa lettura, più
disincantata (ci crediamo furbi ma ci facciamo abbindolare, non riusciamo a
tenere il passo con gli altri Paesi avanzati) perfino arresa (siamo in
decadenza). Un quadro che ben rappresenta il sentimento collettivo diffuso,
ormai consapevole dei tanti errori fatti, ma che non rinuncia a coltivare
sogni di rivalsa (torneremo grandi) o a fare affidamento sulle nostre italiche
virtù.
Forse, la risposta più interessante sta proprio in quel 14,4% di quanti
ricordano che riusciamo, nei momenti di difficoltà, a evocare energie di
sopravvivenza inusitate, una sorta di “terragna” resistenza contadina che fa
di noi dei formidabili incassatori che sanno rifarsi e tornare a crescere.
43
2011
Tab. 27 - Cosa pensa degli italiani? (per area geografica - val. %)
- Abbiamo una grande
civiltà alle spalle, siamo in
una fase transitoria di
indebolimento,
ma
torneremo grandi
- Siamo gente di cuore,
l’italiano è apprezzato in
tutto il mondo
- Fatichiamo a stare al passo
con gli altri Paesi avanzati
da molti punti di vista
- Ci crediamo furbi, ma
siamo degli ingenui e ci
facciamo
abbindolare
dall’eloquenza di alcuni
politici
- Siamo
un
popolo
fondamentalmente
ignorante e presuntuoso
(naturalmente con molte
eccezioni)
- Siamo un popolo e una
cultura in decadenza
- Siamo un popolo che da il
meglio
di sé nelle
difficoltà
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
28,5
32,5
28,8
31,4
30,3
15,2
14,7
11,9
13,4
13,8
16,1
10,4
14,4
12,1
13,3
16,1
16,0
21,2
13,4
16,2
2,5
4,8
4,2
3,0
3,4
9,9
7,8
5,1
9,9
8,5
11,8
13,9
14,4
16,8
14,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
44
2011
2.3.
Italiani, tra acquattamento e cittadinanza
E che questo vitalistico spirito di adattamento, questo fiuto animale sia un
po’ la cifra dell’italianità lo dimostrano anche le risposte alla domanda
successiva, sul rapporto tra famiglia e società in Italia. Il 44% afferma senza
troppi giri di parole che “La famiglia italiana cerca di ottenere dallo Stato
quello che può e si arrangia come può”; un altro 15,4% denuncia “Ognuno
piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla
collettività”. Un 6,9% dice “La società è in disfacimento, la famiglia deve
attrezzarsi per sopravvivere (magari mandando i figli all’estero, stipulando
polizze integrative, ecc.)”. E un 3,1% dice addirittura “Non c’è nessun
rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa”. Solo il 30,7% opta per la
risposta più “civica”: “La famiglia italiana cerca di ottenere servizi e tutele
dallo Stato, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento
delle tasse e la partecipazione alla vita politica” (Tabella 28).
Il quadro che emerge evoca percorsi di aggiustamento, acquattamenti
animali, equilibrismi ai limiti del legale (e anche oltre). Il civis romanus sum
è una grandezza del passato di cui si è dimenticato anche il senso; lo Stato è
lontano, ma la vita va comunque “sfangata”. Ed è significativo evidenziare
alcune differenze territoriali: mentre la visione “civica” del rapporto
famiglia-Stato prevale nell’Italia nord occidentale; Sud, Centro Italia e
Nord-Est confinano in percentuali decisamente più ridotte questo tipo di
atteggiamento (40,6% a Nord-Ovest; 25,9% al Sud; 27,5% al Centro e
28,8% al Nord-Est). La “cittadinanza” sembra un orizzonte occidentale,
qualcosa che si avvicina al I am a US citizen.
E infatti la cultura dell’arrangiarsi è decisamente più presente al Sud con il
50,5% rispetto al 38,7% del Nord-Ovest. Interessante rilevare che la
percezione di un disfacimento sia più forte nel Nord-Est piuttosto che nelle
altre circoscrizioni: probabilmente perché in quest’area la sensazione di aver
costruito qualcosa che non regge l’urto della crisi è più forte rispetto ad aree
del Paese in cui la crisi è endemica.
45
2011
Tab. 28 - In generale in Italia come si rapporta la famiglia alla società?
(per area geografica - val. %)
- Cerca di ottenere servizi e
tutele, in cambio partecipa
alla vita sociale attraverso
il pagamento delle tasse e
la partecipazione politica
- Cerca di ottenere quello
che può e si arrangia come
può
- Ognuno piglia quello che
può senza considerare
troppo gli eventuali danni
alla collettività
- Non c’è nessun rapporto,
ormai cerchiamo rifugio
dentro casa
- La nostra società è in
disfacimento, la famiglia
deve
attrezzarsi
per
sopravvivere (mandando i
figli all’estero, stipulando
polizze assicurative)
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
40,6
28,8
27,5
25,9
30,7
38,7
42,5
41,2
50,5
44,0
14,3
16,4
18,0
14,2
15,4
2,9
4,0
5,6
1,2
3,1
3,5
8,4
7,7
8,2
6,9
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
46
2011
III.
IL NOI IN POLITICA
47
2011
3. IL TURNING POINT DELLA POLITICA
L’ultima parte dell’indagine è stata focalizzata sulla connotazione politica
del “noi”, sul tema della rappresentanza, del rapporto degli italiani con il
Governo attuale e con le Istituzioni europee.
Si è tentato di sondare le radici valoriali attuali del “contratto sociale” che, a
giudizio di alcuni osservatori contemporanei come, ad esempio, Maffesoli,
potrebbe tendere ad assumere maggiormente le connotazioni di “patto”, una
regolazione di primitiva post-modernità.
Sempre che la politica non ritrovi ispirazione, energia e capacità ideativa.
3.1.
Il governo Monti e la politica
La percezione del momento politico attuale appare molto chiara: gli
intervistati percepiscono tutta la difficoltà sociale del momento, l’urgenza di
trovare una soluzione speciale, la sostanziale e profonda crisi della politica.
Il governo Monti viene visto come “una soluzione transitoria per affrontare
una situazione difficile” dal 38,6% e, subito dopo, praticamente ex aequo
come “la soluzione migliore che potessimo trovare” e come “il fallimento
della politica”.
Comincia a delinearsi l’atteggiamento più che positivo (“la soluzione
migliore”) che poi troverà ulteriori conferme più avanti.
Sono i maschi più delle femmine ad evidenziare che nella scelta di un
governo tecnico c’è, come si diceva un tempo in nuce il fallimento della
politica, mentre le femmine tendono a sottolineare pragmaticamente in
misura maggiore il carattere transeunte del governo stesso, legato al lavoro
difficile (Tabella 29).
48
2011
Tab. 29 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno
scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti
(per sesso, val. %)
- Sia la migliore delle soluzioni
che potessimo trovare, c’è solo
da incrociare le dita
- Rappresenti il fallimento della
politica
- È una soluzione transitoria per
fare il lavoro difficile
- Saprà conquistare gli italiani e
proseguirà oltre il mandato
attuale
Totale
Maschio
Femmina
Totale
26,6
29,6
28,1
32,1
24,7
28,3
36,2
40,9
38,6
5,1
4,7
4,9
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
49
2011
Per quanto riguarda le fasce d’età, sottolineano il carattere di necessità del
governo tecnico soprattutto i cinquantenni, mentre i sessantenni tendono ad
evidenziare soprattutto che si trattava della “soluzione migliore” per il
lavoro difficile (Tabella 30). L’incrocio con l’area geografica non mostra
oscillazioni di rilievo (Tabella 31).
Anche l’incrocio con l’ampiezza demografica del comune di residenza
mostra un andamento altalenante di lettura non univoca (Tabella 32).
Il clima di sobrietà, di austerità che ha accompagnato sin dall’inizio l’azione
del governo Monti non può evidentemente, per sua stessa natura, suscitare
entusiasmi passionali; ma, nell’atteggiamento e nelle opinioni espresse dagli
intervistati, si avverte una reale adesione, una sorta di risveglio da una lunga
ricreazione, una ripresa di consapevolezza faticosa ma solida. Gli intervistati
marcano il carattere di “necessità” delle misure adottate: una necessità che,
però, sembra ben interiorizzata da una larga parte del campione. Infatti,
definisce “necessarie” le misure adottate il 50,2% del totale. In particolare è
il Nord-Est, probabilmente a causa di un più diffuso e ravvicinato rapporto
con le difficoltà dell’economia e delle imprese, a sottolineare il carattere di
necessità delle misure adottate (60,8% contro, ad esempio, il 45,8% del Sud
e delle Isole) (Tabella 33).
3.2.
L’Europa necessaria
Al momento dell’insediamento del governo Monti non sono mancate le
posizioni critiche di quanti vedevano nel nuovo governo un’emanazione
diretta di imposizioni da parte dell’Unione Europea. Ma, a giudicare dalle
risposte del nostro campione, tali letture non sono riuscite a intercettare
l’umore diffuso, la percezione della “gente qualunque”: l’aggancio con
l’Europa non viene visto dagli italiani intervistati come una iattura (lo
definisce così solo l’8,9%), una pesante eredità, quanto piuttosto come
qualcosa per cui lavorare e, soprattutto, da promuovere (54,4%), in
particolare al Meridione (Tabella 34). Da notare che tale valutazione
positiva degli standard europei aumenta con il crescere dell’età degli
intervistati (Tabella 35) ed è vista con particolare favore nei comuni dai 10
ai 30.000 abitanti (Tabella 36).
50
2011
Tab. 30 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno
scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti:
(per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Sia la migliore delle soluzioni
che potessimo trovare, c’è
solo da incrociare le dita
- Rappresenti il fallimento della
politica
- È una soluzione transitoria per
fare il lavoro difficile
- Saprà conquistare gli italiani e
proseguirà oltre il mandato
attuale
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
25,6
27,9
30,8
28,1
26,1
30,6
28,4
28,3
42,4
37,9
35,7
38,6
6,0
3,5
5,2
4,9
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
51
2011
Tab. 31 - Il nostro paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno
scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti:
(per circoscrizione geografica - val. %)
- Sia la migliore delle
soluzioni che potessimo
trovare, c’è solo da
incrociare le dita
- Rappresenti il fallimento
della politica
- È una soluzione transitoria
per fare il lavoro difficile
- Saprà conquistare gli
italiani e proseguirà oltre
il mandato attuale
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
28,1
26,4
27,5
29,5
28,1
28,4
30,7
22,5
30,3
28,3
38,9
37,7
41,9
37,0
38,6
4,6
5,2
8,1
3,2
4,9
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
52
2011
Tab. 32 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scanario internazionale
ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti:
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
- Sia la migliore delle
soluzioni che potessimo
trovare, c’è solo da
incrociare le dita
- Rappresenti il fallimento
della politica
- È una soluzione transitoria
per fare il lavoro difficile
- Saprà conquistare gli
italiani e proseguirà oltre
il mandato attuale
Totale
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
28,2
26,2
31,6
24,8
28,0
28,1
29,0
28,0
26,1
25,7
31,9
28,3
39,5
38,5
37,9
43,6
35,2
38,6
3,2
100,0
7,3
100,0
4,3
100,0
5,9
100,0
4,9
100,0
4,9
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
53
2011
Tab. 33 - Ritiene che le misure adottate dal governo Monti siano:
(per circoscrizione geografica - val. %)
-
Ottime
Buone
Parzialmente buone
Necessarie
Cattive
Pessime
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
2,5
6,8
28,0
46,2
9,5
7,1
2,2
7,3
13,4
60,8
10,8
5,6
3,4
5,9
20,3
52,7
11,0
6,8
1,5
6,2
24,8
45,8
10,9
10,9
2,3
6,5
22,5
50,2
10,5
8,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
54
2011
Tab. 34 - Il rispetto di standard europei è: (per circoscrizione geografica - val. %)
- Una iattura
- Un destino inevitabile
- Qualcosa per cui lavorare
e da promuovere
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
6,7
37,5
12,2
37,8
9,6
38,4
8,4
34,3
8,9
36,7
55,8
50,0
52,0
57,3
54,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
55
2011
Tab. 35 - Il rispetto di standard europei è: (per classi di età - val. %)
50-54 anni
- Una iattura
- Un destino inevitabile
- Qualcosa per cui lavorare e da
promuovere
Totale
55-59 anni
60-65 anni
Totale
9,7
39,9
8,1
34,6
8,9
35,5
8,9
36,7
50,4
57,3
55,6
54,4
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
56
2011
Tab. 36 - Il rispetto di standard europei è: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
- Una iattura
- Un destino inevitabile
- Qualcosa per cui lavorare
e da promuovere
Totale
Totale
Meno di
10.000
abitanti
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
11,1
34,0
7,7
27,7
8,6
41,8
14,0
46,0
4,0
43,8
8,9
36,7
54,9
100,0
64,6
100,0
49,6
100,0
40,0
100,0
52,3
100,0
54,4
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
57
2011
Sono davvero pochi (11%) quelli che ritengono che uscire dall’Euro
potrebbe aiutare la situazione del Paese. E sono particolarmente contrari gli
abitanti di grandi centri (superiori ai 100.000 abitanti) (Tabella 37). Tanto
che, anzi, la maggioranza relativa ritiene che bisognerebbe andare verso un
governo europeo (48,2%), più i maschi che le femmine (Tabella 38).
Si tratta di risposte in un certo senso imprevedibili: in questi ultimi mesi
l’Europa è stata vista da molti più come un partner impegnativo che reclama
“lacrime e sangue”, che non come un sostegno concreto al nostro sviluppo.
Eppure, gli italiani non sembrano volersene distaccare. Sbaglieremmo,
tuttavia, se leggessimo questo dato come un afflato europeista, come se gli
italiani avessero scoperto riferimenti culturali spinelliani, se ritenessimo che
l’ideale europeo è finalmente diventato realtà nella coscienza dei cittadini
del nostro Paese.
Con una metafora forse impietosa si potrebbe dire che nelle risposte degli
intervistati sull’Europa si legge più una reazione a metà tra l’emozionale e il
razionale, quasi un po’ come fa il bambino che ha ricevuto uno schiaffo dal
genitore, ma continua a seguirlo, magari ricacciando indietro le lacrime,
perché ha troppa paura di rimanere solo, in una piazza o in una strada
sconosciuta.
Come se temessimo di perdere la strada, vogliamo rimanere insieme ai
compagni di viaggio europei perché li sentiamo più forti, più capaci di
orientarsi o, più semplicemente, per la consapevolezza che non potremmo
farcela da soli.
3.3.
La collettività “organizzata”: l’individuo,
la rappresentanza, i corpi intermedi
Che si tratti di un’adesione dettata più dalla paura che dal convincimento lo
dimostrano anche le risposte alle domande successive, riguardanti i margini
di disponibilità ad ulteriori sacrifici. Consapevoli, ma col senso del limite.
Infatti, alla domanda: “Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in
difficoltà?” non si registrano grandi disponibilità; solo il 14,3% dichiara che
è giusto che ognuno faccia i suoi sacrifici, senza stare troppo a misurare chi
paga di più.
58
2011
Tab. 37 - Crede che uscire dall’euro potrebbe aiutare l’Italia?
(per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Sì
- No
- Non so
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
12,0
68,3
19,7
13,3
65,7
21,0
11,8
68,5
19,7
6,9
76,2
16,8
6,6
76,9
16,5
11,0
69,7
19,3
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
59
2011
Tab. 38 - Ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo?
(per sesso, - val. %)
- Sì
- No
- Non so
Totale
Maschio
Femmina
Totale
54,6
21,3
24,1
42,2
25,7
32,1
48,2
23,6
28,2
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
60
2011
La stragrande maggioranza, il 76,1%, al contrario non ha tentennamenti e
ribalta la domanda puntando dritto alla patrimoniale: gli italiani del
campione hanno le idee chiarissime, chi più ha più deve contribuire al buon
andamento sociale. È da notare che le risposte a questa variabile risultano
del tutto indipendenti da sesso, età, area geografica e ampiezza del comune
di residenza. Come dire che esiste una sostanziale uniformità di pensiero
che, di fronte all’ipotesi di ulteriori sacrifici, rimpalla le responsabilità sui
grandi patrimoni e sulla ricchezza “sommersa” del Paese (Tabella 39).
Monti e l’Europa sono necessari, la politica dei mercati internazionali non
lascia altre scelte se si vogliono evitare fallimenti nazionali con effetto
domino: ma su ulteriori sacrifici, non c’è niente da fare, i cittadini, come
direbbero gli adolescenti “fanno muro”. Quasi che un’imprevedibile
saggezza, forse di origine contadina, si fosse risvegliata negli italiani,
rendendoli disponibili ai sacrifici, ma guardinghi: se la semina se l’è portata
via il vento, ci si spezza la schiena e si risemina, ma non si può essere
disposti a coltivare caparbiamente un terreno arido se, nella terra accanto,
ricca di acque e concimi di ogni tipo, si sperperano i raccolti. L’italiano non
ci sta a stringere la cinghia a oltranza, mentre i “ricchi” continuano a fare
shopping di alta marca. E del resto il rischio recessivo è una realtà.
A questo punto, la responsabilità dei partiti nel saper confezionare
un’offerta politica che riesca a tenere insieme tante e diverse esigenze
diventa centrale: è evidente, infatti, che il governo tecnico ha una sua
“stagionalità”, anche se non mancano quanti auspicano una cessione di
sovranità permanente alla dimensione tecnica. Né mancano segnali
inquietanti, focolai di protesta sociale che potrebbero conglomerarsi
producendo rischiose e disordinate forme di protesta sociale. Come tutti i
sondaggi politici dimostrano, la credibilità dei partiti è scarsissima.
Viene confermata infatti la profonda sfiducia nei partiti: oltre l’80%
dichiara che rappresentano solo se stessi, intesi come gruppo di potere
(diventano l’84,2% nella componente maschile del campione); e il 71,4%
dichiara che rappresentano grandi interessi economici (il 73% degli uomini);
il 70,9% dichiara che dovrebbero rappresentare parti di società, ma
evidentemente non lo fanno. Indicativa la maggiore condanna degli uomini
rispetto alle donne; il dato più che a una maggiore delusione dei maschi va
ricondotto ad una maggiore capacità di lettura dei fenomeni determinata
dalla tradizionale e più antica penetrazione maschile nei meccanismi di
regolazione della società (Tabella 40).
61
2011
Tab. 39 - Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà:
(per circoscrizione geografica - val. %)
Nord-Ovest
- Credo che la patrimoniale
sia la soluzione che
garantisca equità sociale
(chi più ha, più paga)
- Ognuno deve fare i suoi
sacrifici senza starsi a
preoccupare di chi paga di
più
- Assolutamente niente, che
ci hanno fatto con i nostri
soldi?
- La cosa non riesce a
interessarmi, tanto fanno
come gli pare
Totale
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
73,6
74,8
76,5
78,7
76,1
16,2
13,5
13,7
13,5
14,3
5,4
6,5
3,8
3,0
4,5
4,8
5,2
6,0
4,8
5,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
62
2011
Tab. 40 - Secondo Lei i partiti oggi che cosa rappresentano e che cosa dovrebbero
rappresentare (val. %)
Maschio
Femmina
Totale
Solo se stessi, un gruppo di potere
Rappresentano
Dovrebbero rappresentare
Totale
84,2
15,8
100,0
77,9
22,1
100,0
81,0
19,0
100,0
Grandi interessi economici
Rappresentano
Dovrebbero rappresentare
Totale
73,0
27,0
100,0
69,9
30,1
100,0
71,4
28,6
100,0
Parti di società
Rappresentano
Dovrebbero rappresentare
Totale
30,1
69,9
100,0
28,2
71,8
100,0
29,1
70,9
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
63
2011
Unanime condanna dei partiti, dunque, che ben si inserisce nella dinamica di
disvelamento, di rimessa in discussione, probabilmente innescata proprio
dall’avvicendarsi del governo Monti: se sono tempi speciali, se sono tempi
“strani”, allora si può rimettere in discussione tutto, anche la democrazia
partitica che abbiamo conosciuto come se fosse l’unica forma di
organizzazione della partecipazione democratica. Del resto, gli stessi partiti
non sono sempre stati uguali a se stessi: dai raggruppamenti di notabili
dell’Ottocento ai partiti di massa dopo l’introduzione del suffragio
universale, ai partiti come li conosciamo oggi, partiti personali, troppo
spesso affollati da funzionari e politici ambiziosi e avidi che tessono i loro
affari mentre le masse sono sintonizzate sulla fisicità del Capo.
Questa consapevolezza rispetto alla forma transeunte del partito nella
democrazia partecipativa così come la conosciamo, appare più radicata e
convinta rispetto ad un semplice atteggiamento di rifiuto. Infatti, non solo si
descrivono i partiti come gruppi di potere interessati solo ai propri affari, ma
si danno esplicite indicazioni a favore delle nuove forme di rappresentanza.
Non a caso, per il futuro si prevede il crescente peso dei nuovi soggetti,
completamente estranei alla logica dei partiti: social network, reti di genere,
anonymous sono il futuro per il 30,3% degli intervistati e avranno sempre
più peso per il 29,6%. Solo il 12,3% dichiara che sono fenomeni destinati a
sgonfiarsi (Tabella 41).
Queste risposte sono un indicatore eloquente di un’ampia realtà
partecipativa che sta riemergendo nel Paese già da qualche tempo, e non
solo nelle forme più spontanee del volontariato. Si tratta dell’esercizio
consapevole e intenzionale di forme di democrazia diretta, un fenomeno che
descrive molto bene il nuovo spirito dei tempi; il costituzionalista Michele
Ainis ha provato recentemente a metterne in fila alcune: sono le leggi di
iniziativa popolare che mirano a scardinare i privilegi della “casta”, ma non
solo. Si va dal Comitato che propone la riforma dei partiti a quello che vuole
ridurre gli stipendi dei parlamentari e dei gran commis di Stato; dal
Comitato per l’abolizione delle province “Aboliamole” a quello della
regione Campania per l’energia solare; dal Comitato della regione Puglia
per le quote rosa, alla legge popolare in Sardegna per fermare Equitalia;
dalla rete-Aq che propone di ricostruire l’Aquila affidandosi ad un testo
mobile che ognuno può modificare collegandosi a Internet. Assoutenti
Liguria vuole tassare le bevande alcoliche, “Libera la benzina” ha raccolto
500.000 firme, dieci volte più del necessario.
64
2011
Tab. 41 - Stanno emergendo nuovi meccanismi di rappresentanza (come: social network, reti di
genere, anonymous, ecc.), crede che in futuro (per area geografica - val. %)
-
Si sgonfieranno
Avranno sempre più peso
Sono il futuro
Non saprei
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
9,1
31,8
34,9
24,2
12,8
27,3
30,4
29,5
12,7
38,0
27,0
22,4
14,2
24,2
28,7
32,9
12,3
29,6
30,3
27,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
65
2011
Dunque le risposte ottenute dagli intervistati non sono estemporanee prese
di posizione, ma l’espressione di una nuova vitalità partecipativa che si è
impossessata di nuovi strumenti (primo fra tutti Internet) per esprimersi e
organizzarsi.
A giudicare da queste risposte, sembrerebbe che il destino dei partiti
tradizionali sia già segnato: come accade a chi va per mare, a un certo punto
“cambia il vento”. O, sempre per usare una metafora marinara, siamo al finis
terrae: qui finisce la terra conosciuta e comincia il mare aperto. Ed è
interessante sottolineare che sono gli intervistati del Centro Italia e del
Nord-Ovest quelli che attribuiscono maggior peso e importanza alle nuove
forme di rappresentanza.
Abbiamo cercato a questo punto di approfondire la “visione” della politica
intrattenuta dagli intervistati, per capire le basi culturali di questa nuova
concezione (in realtà antichissima) della partecipazione politica; ebbene, in
questo caso, il campione si spacca a metà tra quanti sostengono che la
politica “deve basarsi su grandi idee guida” (49,4%) e quelli che sostengono
che deve basarsi su “una quotidiana pragmatica soluzione dei problemi”
(50,6%), in particolare al Nord-Est (56,3%).
Maggiori gli “idealisti” tra gli abitanti dei comuni più piccoli, maggiori i
pragmatici tra gli abitanti di centri medio grandi (Tabella 43).
Ed è significativo che siano gli abitanti dei piccoli centri ad intrattenere una
concezione della politica di carattere ideale.
Il dato, nella sua apparente semplicità, acquista uno spessore particolare se
incrociato con alcuni dei risultati precedenti.
Nel corso della ricerca si è evidenziato che gli abitanti dei piccoli centri,
rispetto alle grandi città:
- provano maggior piacere nel sentirsi utili rispetto agli sconosciuti;
- provano maggiore curiosità rispetto agli estranei;
- provano una sensazione di maggior benessere rispetto al proprio
territorio;
- hanno meno paura dei conflitti etnici;
66
2011
Tab. 42 - La politica deve basarsi: (per area geografica - val. %)
- Su grandi idee guida
- Una quotidiana,
pragmatica soluzione dei
problemi
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
48,4
43,7
55,1
50,0
49,4
51,6
56,3
44,9
50,0
50,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
67
2011
Tab. 43 - La politica deve basarsi: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Su grandi idee guida
- Una quotidiana,
pragmatica soluzione dei
problemi
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
55,1
50,0
47,2
39,6
45,1
49,4
44,9
50,0
52,8
60,4
54,9
50,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
68
2011
- percepiscono maggiormente il proprio lavoro come contributo al bene
della collettività;
- guardano con maggior favore all’allineamento dell’Italia con gli altri
Paesi rispetto a determinati standard europei;
e, appunto,
- intrattengono una concezione della politica maggiormente orientata al
riferimento a grandi idee guida.
Nel complesso emerge un tipo di cittadinanza più aperta e anche più
“ispirata”, il che induce a chiedersi se l’affanno delle metropoli non ci abbia
veramente fatto dimenticare le cose che contano.
In questo senso l’organizzazione della vita umana nel territorio, come
ipotizzano gli architetti della new generation sembra avere un’influenza ben
più grande nella percezione della realtà e nei comportamenti umani di quella
comunemente ipotizzata.
Un’ipotesi che suggerisce, ancora una volta, l’introduzione nelle strategie
politiche di uno sguardo per così dire olistico e integrato.
69
2011
70
2011
IV.
IL RILANCIO DELLA POLITICA
71
2011
L’indagine ha cercato, infine, di capire se ci sia spazio e tempo per un
recupero della politica fatta attraverso l’azione dei partiti.
Ebbene, i risultati ottenuti in quest’ultima parte della ricerca sembrano
suggerire che qualcosa di nuovo è veramente successo, che nel corpo sociale
si è prodotta una discontinuità non riconducibile o, per lo meno, non
esclusivamente riconducibile al repentino cambio di scena a livello
governativo.
Si tratta verosimilmente di un malessere più profondo, che viene da lontano,
e che ha sedimentato delusioni su delusioni (al di là dei nomi, peraltro
continuamente “cangianti”, degli schieramenti di destra e di sinistra).
La maggioranza assoluta del campione sostiene, infatti, che si è già andati
“oltre le colonne d’Ercole” della politica come l’abbiamo conosciuta finora.
Il rilancio della politica sarà possibile, ma si realizzerà secondo modelli
completamente nuovi.
Il 54,8% dichiara che il rilancio della politica avverrà principalmente
attraverso il collegamento tra forme spontanee di impegno civile. Dunque
un qualche tipo di organizzazione leggera, pro tempore e congiunturale che
unirà, di volta in volta, gli interessi e gli ideali di diverse aggregazioni di
cittadini.
Sono, invece, più inclini a immaginare il rilancio della politica attraverso il
recupero della forma partito in maniera innovativa il 32,8% degli
intervistati.
L’importanza dello scarto misura il distacco ormai compiuto da parte dei
cittadini rispetto alla forma partito. Ed è indicativo che ad essere più
favorevoli ad un’’innovazione integrale siano le donne (da sempre con un
rapporto complicato con i partiti in mano, come si sa, agli uomini) (Tabella
44), i cinquantenni rispetto ai sessantenni (Tabella 45), gli abitanti delle
grandi città (Tabella 46), il Centro-Italia (Tabella 47).
72
2011
Tab. 44 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per sesso - val. %)
- Attraverso il recupero della
forma partito
- Il collegamento tra forme
spontanee di impegno civile
- Altro
Totale
Maschio
Femmina
Totale
35,0
30,7
32,8
50,9
58,6
54,8
14,1
10,7
12,4
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
73
2011
Tab. 45 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per classi di età - val. %)
50-54 anni
55-59 anni
60-65 anni
Totale
- Attraverso il recupero della forma
partito
collegamento tra forme
spontanee di impegno civile
- Altro
29,8
33,2
35,3
32,8
58,6
11,5
52,9
14,0
52,8
11,8
54,8
12,4
100,0
100,0
100,0
100,0
- Il
Totale
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
74
2011
Tab. 46 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %)
Meno di
10.000
abitanti
- Attraverso il recupero
della forma partito
- Il collegamento tra forme
spontanee di impegno
civile
- Altro
Totale
da 10.000
a 29.999
da 30.000
a 99.999
da 100.000
a 249.999
250.000 e
oltre
Totale
32,7
31,3
38,6
39,6
23,6
32,8
51,6
15,7
59,2
9,5
51,4
10,0
50,5
9,9
61,5
14,8
54,8
12,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
75
2011
Tab. 47 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per area geografica - val. %)
- Attraverso il recupero
della forma partito
- Il collegamento tra forme
spontanee di impegno
civile
- Altro
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud e Isole
Totale
32,3
32,9
30,5
34,5
32,8
53,6
53,1
58,9
54,3
54,8
14,1
14,0
10,6
11,2
12,4
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: 50&Più/Censis, 2012
76
2011
V.
INVECE DI UNA CONCLUSIONE
77
2011
La ricerca presentata in queste pagine offre numerosi stimoli per sentieri di
approfondimento che non è utile riassumere e costringere nelle maglie
strette di una conclusione. Tuttavia può essere utile richiamare l’attenzione
su alcuni snodi che possano aiutare a ridisegnare il perimetro di una nuova
riflessione sulla dimensione del Noi nella società italiana:
- Nella ricerca emerge in maniera eclatante, negli atteggiamenti e nei
comportamenti relativi alla dimensione del confronto con gli altri, la
differenza tra quanti abitano in piccoli centri e quanti vivono nelle grandi
città: il piccolo centro sembra preservare disponibilità nei confronti
dell’altro (dai vicini ai colleghi d’ufficio) che la città ha dimenticato nella
fretta continua, che considera “perdita di tempo” lo scambio di vedute o
la simpatia nei confronti degli altri. La città e i suoi abitanti sembrano,
oltre che più frettolosi, più chiusi, più impauriti, per esempio dalla
minaccia di conflitti razziali. Può, però, essere utile ricordare che gli
italiani vivono per oltre il 55% nei comuni al di sotto di 30.000 abitanti, e
che dunque queste “riserve” di antica umanità sono molto più vitali e
presenti di quanto si possa ipotizzare.
- Gli italiani vivono con orgoglio la grandezza del passato, ma è un
patrimonio che non basta più a farci sentire importanti: è cresciuta la
consapevolezza diffusa rispetto ai ritardi del Paese che minano la nostra
sicurezza e la nostra fiducia nel futuro.
- La famiglia, centro vero del cerchio concentrico della socialità, ha una
sua logica indipendente e “si arrangia come può”, anche a costo di recare
danni alla collettività; il concetto di cittadinanza è sostanzialmente alieno
alla nostra cultura, l’equilibrio tra diritti e doveri un concetto estraneo;
qualcosa nel rapporto individuo-Stato non ha funzionato, si è incrinato o,
meglio, non è mai stato granché solido. La famiglia ha una forza animale
che tende ad acquattarsi, lontano da istituzioni che non hanno saputo
costruire negli anni un dialogo.
- Siamo stanchi della casualità della sregolazione che ci ha portati fin qui,
viviamo la “necessità” del Governo Monti e dell’inseguimento europeo
quasi come una forma di igiene mentale, un fare ordine dopo i troppi
sogni di “mezza estate”; e se questa necessità non riesce ad assumere il
fascino di un imperativo categorico è perché la nostra consapevolezza è
più frutto di una cultura sapienziale contadina che pragmaticamente
78
2011
prende atto della devastazione di un raccolto poco curato che di una
crescita e di una elaborazione culturale.
- In politica sembra proprio che il turning point sia una realtà e che non ci
si fidi più dei vecchi meccanismi di rappresentanza; si cerca nei nuovi
fenomeni di esercizio della cittadinanza e nel nuovo hardware
dell’esercizio democratico (Internet) la promessa di rinnovamento
radicale. Ma non è ancora riconosciuto il fatto che il vero rinnovamento
può crescere solo da un diverso modello antropologico.
- Metà degli intervistati non rinuncia, però, all’idea che la politica debba
essere indirizzata da grandi idee guida. Lo schock del risveglio ci ha già
portato un buon risultato, che è quello di capire che non esistono ricette
facili e che bisogna tornare tutti insieme a pensare.
79
2011
80
2011
APPENDICE
81
2011
NOTA METODOLOGICA
La ricerca è stata condotta mediante questionario anonimo e tramite sistema
CATI nel periodo 12- 25 gennaio 2012.
Il campione prescelto è stato di tipo casuale e stratificato proporzionale, con
una numerosità pari a 1.200 unità, ricavate da elenchi telefonici pubblici e
stratificati ex-post.
Le variabili considerate sono:
- classe d’età: 50-54, 55-59, 60-65;
- sesso: maschio, femmina;
- area geografica: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole
- ampiezza demografica: meno di 10.000 abitanti, da 10.000 a 29.999
abitanti, da 30.000 a 99.999 abitanti, da 100.000 a 249.999 abitanti, da
250.000 abitanti e oltre.
Di conseguenza ogni individuo è stato caratterizzato dalla combinazione
delle variabili stesse.
È stato così possibile costruire un campione che risponde fedelmente alla
struttura demografica italiana di questa porzione di popolazione per un
totale di 1.200 individui.
I criteri scelti per la costruzione del campione limitano il margine di errore
nell’ordine del +/-2,5, con intervallo di confidenza del 95%.
Nell’indagine è stato somministrato un questionario a risposta precodificata.
Sono stati riportati nel Rapporto di ricerca solo gli incroci che si sono
rivelati significativi.
82
2011
Il questionario:
La ricomposizione del Noi
83
2011
DATI STRUTTURALI
La famiglia e la casa
1)
-
Pienamente soddisfacenti, c’è molto affetto e rispetto tra noi 
Soddisfacente, ma qualche volta ci sono problemi di comunicazione e allora la convivenza si fa
difficile 
Qualche volta mi chiedo se non vivrei meglio da solo/a 
Francamente insopportabile, abbiamo esigenze e gusti diversi 
Siamo ormai degli estranei, più che altro ci sopportiamo 
Altro 
2)
-
Che tipo di rapporto ha con gli altri componenti della sua famiglia?
Rispetto ai membri della sua famiglia, ha l’impressione che la
sostengano,che siano disponibili a capirla e aiutarla?




Sì
Qualche volta
Raramente
No
Fuori casa e nel territorio
3)
-
Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o
all’ingresso del suo condominio altri condomini/altri vicini di casa,
prova istintivamente:
Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei 
Dipende da chi incontro 
Ci si saluta educatamente 
Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro 
Fastidio, non sono persone piacevoli 
Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri 
84
2011
4)
-
Bene, è un quartiere/luogo a misura d’uomo, ci conosciamo in molti e mi sento sicuro/a 
Bene, ognuno si fa i fatti suoi 
Abbastanza bene, ma non credo che se avessi bisogno qualcuno mi aiuterebbe 
Male, nessuno si conosce, siamo tutti estranei 
Male, tutti si impicciano dei fatti degli altri 
5)
-
Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita?
Qual è il suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita?
La/o amo profondamente, non la/lo cambierei per niente al mondo
Mi trovo bene 
Non mi piace, ma non mi lamento 
Francamente vorrei andarmene, non mi piace la gente 
Vorrei andarmene, è un posto anonimo 
L’ambiente di lavoro
6)
-
Sì
No
7)
-


Che rapporti ha con i colleghi di lavoro?
Sono amici, persone con cui ho un ottimo rapporto professionale e anche affettivo 
Sono solo colleghi, con cui ho un rapporto sostanzialmente corretto
Sono persone con cui condivido gli spazi, ma con cui non sono interessato ad instaurare alcun rapporto 
Sono pessimi, sono persone competitive e aggressive 
Sono pessimi, persone subdole di cui non ci si può fidare 
Siamo nemici dichiarati 
8)
-
Nel suo lavoro viene a contatto con altre persone?
Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro:
Una comunità di persone che condivide le stesse finalità 
Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere 
Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività 
Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare 
Un posto dove tutti si fanno la guerra 
85
2011
La strada, l’Altro, il povero
9)
-
Provo piacere per il fatto di sentirmi utile 
Fastidio, non ho tempo da perdere 
Paura, temo che voglia derubarmi 
Paura, temo che possa farmi del male 
Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui 
10)

-
Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei
un uomo/donna di un’altra etnia?
Vivo interesse 
Curiosità, mi interesso del suo abbigliamento, del suo comportamento 
Niente di particolare 
Dipende dall’etnia, alcuni hanno un odore sgradevole (specificare ____________) 
Dipende da come è vestito, lavato ecc. 
Fastidio 
Disgusto 
Non risponde 
12)
-
Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada,
sull’autobus o in metro?
Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti sulla stessa barca
Curiosità, mi piace osservarli, ma senza avvicinarmi troppo
Nulla, sono estranei 
Fastidio, spesso mi intralciano negli spostamenti 
Repulsione 
Non risponde 
11)
-
Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova?
A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono
diventare pericolosi?
Sì, come negli anni Trenta crisi economica, disoccupazione intolleranza possono innescare
vere tragedie 
Sì, perché i razzisti isolati possono coagulare intorno a sé tante teste matte 
No, perché siamo profondamente democratici, da noi certi fenomeni non possono attecchire 
86
2011
13)
-
In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova?
Umana compassione, vorrei aiutarlo, gli do quello che posso 
Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti, non è affar mio 
Ormai mi sono abituato, neanche li guardo 
Mi danno fastidio, il Comune dovrebbe metterli altrove 
Se ne dovrebbe occupare la Chiesa 
Sono solo furbi 
Sono organizzati dai racket, perciò li sfuggo 
Noi come società
14)

Abbiamo una grande civiltà alle spalle, siamo in una fase transitoria di indebolimento, ma
torneremo grandi 
Siamo gente di cuore, l’italiano è apprezzato in tutto il mondo 
Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di vista 
Ci crediamo furbi, ma siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici 
Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso (naturalmente con molte eccezioni) 
Siamo un popolo e una cultura in decadenza 
Siamo un popolo che dà il meglio di sé nelle difficoltà 
15)
-
In generale, in Italia, come si rapporta la famiglia alla società?
Cerca di ottenere servizi e tutele, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle
tasse e la partecipazione al voto 
Cerca di ottenere quello che può e si arrangia come può 
Ognuno piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla collettività
Non c’è nessun rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa 
La nostra società è in disfacimento, la famiglia deve attrezzarsi, sopravvivere
(mandando i figli all’estero, stipulando un’assicurazione privata) 
16)
-
E cosa pensa degli italiani?
Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione
in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il
Governo Monti:
Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita 
Rappresenti il fallimento della politica 
È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile 
Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale 
87
2011
17)
-
Ritiene che le misure adottate dal Governo Monti siano:
18)
-
Il rispetto di standard europei è:
Una iattura
Un destino inevitabile
Qualcosa per cui lavorare e da promuovere
19)
-
Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà?
Crede che uscire dall’euro potrebbe aiutare?
Ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo?



Sì
No
Non so
22)
-



Sì
No
Non so
21)




Credo che la patrimoniale sia la soluzione che garantisca equità sociale (chi più ha, più paga) 
Ognuno deve fare i suoi sacrifici senza starsi a preoccupare di chi paga di più 
Assolutamente niente, che ci hanno fatto con i nostri soldi? 
La cosa non riesce a interessarmi, tanto fanno come gli pare 
20)
-






Ottime
Buone
Parzialmente buone
Necessarie
Cattive
Pessime
Secondo Lei, i partiti oggi che cosa rappresentano e che cosa dovrebbero
rappresentare?
Rappresentano Dovrebbero rappresentare
Solo se stessi, un gruppo di potere

Grandi interessi economici


Parti di società


88
2011
23)
-
Si sgonfieranno
Avranno sempre più peso
Sono il futuro
Non saprei
24)
-




La politica deve basarsi:
su grandi idee guida 
una quotidiana, pragmatica soluzione dei problemi 
25)
-
Stanno emergendo nuovi meccanismi di rappresentanza
(tipo social network, reti di genere, anonymous, ecc.). Crede che in futuro:
Il rilancio della politica passa soprattutto:
Attraverso il recupero della forma partito 
Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile 
Altro (specificare __________________________________) 
89