Versione integrale del rapporto di ricerca La
Transcript
Versione integrale del rapporto di ricerca La
INDICE Premessa ..............................................................................................1 I. Il noi nel privato e nell’esistenza ..................................................3 1. Il cerchio concentrico della socialità ................................................4 1.1. Una relazionalità quasi perfetta: la famiglia ........................4 1.2. Oltre a porta di casa: la prossimità “cauta” delle città, quella “spontanea” nei centri a misura d’uomo ..................9 1.3. La forza del territorio .........................................................11 1.4. Le tante facce dell’Altro ....................................................16 1.4.1. Lo sconosciuto per strada ........................................19 1.4.2. Il povero ...................................................................25 1.4.3. La differenza etnica: il razzismo degli altri .............25 II. Il noi nella società ........................................................................35 2. L’altro dentro un’organizzazione ...................................................36 2.1. Il posto di lavoro ................................................................36 2.2. Il modello culturale italiano ...............................................39 2.3. Italiani, tra acquattamento e cittadinanza ..........................45 III. Il noi in politica ...........................................................................47 3. Il turning point della politica ..........................................................48 3.1. Il governo Monti e la politica ............................................48 3.2. L’Europa necessaria ..........................................................50 3.3. La collettività “organizzata”: l’individuo, la rappresentanza, i corpi intermedi....................................58 IV. Il rilancio della politica ..............................................................71 V. Invece di una conclusione ............................................................77 Appendice .........................................................................................81 Nota metodologica.............................................................................82 Il questionario: La ricomposizione del Noi.....................................83 2011 “Quale è dunque la società, nella quale gli uomini si sentano veramente liberi e liberamente operino? La risposta è venuta da Socrate, è venuta da Cristo. Non dalla società la quale circonda l’uomo viene la libertà; ma dall’uomo stesso. L’uomo deve trovare in se stesso, nel suo animo, nella forza del suo carattere la libertà che va cercando. La libertà è spirito, non è materia”. Luigi Einaudi, “Lezioni di politica sociale”,1965 PREMESSA Il percorso di approfondimento antropologico Prima delle Leggi è stato avviato da 50&Più assieme al Censis, con una prima indagine sui temi dell’identità e della dimensione verticale dell’auctoritas, i cui risultati sono stati presentati nel corso della manifestazione “Gold Age” nell’ottobre scorso a Rimini. Punto di partenza di tale percorso di approfondimento è stato nella considerazione che prima delle leggi, prima dell’apparato normativo che cerca di regolare la convivenza civile, preesiste “qualcos’altro” su cui da troppo tempo abbiamo smesso di interrogarci. Prima delle leggi o, se si preferisce, alla base delle leggi, esistono i valori condivisi dalla collettività o, più modestamente, i valori su cui si è raggiunta una relativa mediazione. Oggi si avverte sempre più stringente l’urgenza di tornare a pensare ai fondamentali della convivenza per ritrovare il significato profondo del vivere insieme in una collettività. Si può dunque essere quasi soddisfatti, paradossalmente dell’inquietudine profonda che si avverte perché è garanzia di un salutare scossone, di una sortita dal troppo lungo acquattamento che ci ha visti sospettosi ed egoisti. Questo secondo rapporto di ricerca approfondisce un’altra dimensione, quella della relazionalità, del noi, nelle diverse declinazioni che vanno dal cerchio privatissimo degli affetti al rapporto con la collettività inteso come sistema sociale. Sono stati toccati dunque temi come l’atteggiamento verso le forme organizzate di rappresentanza, le nuove espressioni di partecipazione politica, l’atteggiamento verso l’attuale Governo e il rapporto con l’Europa. 1 2011 Quanti hanno letto il primo rapporto percepiranno l’intenzionale ampliarsi di un discorso sull’uomo in rapporto alla società, prima concentrato sulla dimensione dell’identità individuale e della verticalità; per quanti invece non l’hanno letto, sarà uno stimolo ad approfondire i tanti aspetti complessi del rapporto con l’Altro. 2 2011 I. IL NOI NEL PRIVATO E NELL’ESISTENZA 3 2011 1. IL CERCHIO CONCENTRICO DELLA SOCIALITÀ La prima parte della ricerca è stata dedicata all’approfondimento del rapporto dell’individuo con l’Altro nell’ambito del privato: in famiglia, con vicini di casa e sconosciuti incontrati occasionalmente per strada, fino a tipologie più impegnative sul piano sociologico, come il “povero” e “l’immigrato”. 1.1. Una relazionalità quasi perfetta: la famiglia A giudicare dalle risposte ottenute dalle prime domande del questionario somministrato a un campione di 1.200 persone oltre i 50 anni, la famiglia puntella e, anzi, accresce la sua forza. Probabilmente per effetto di un insieme complesso di fattori, non ultimo la crisi economica, l’istituzione familiare appare viva e vegeta, a dispetto dei tanti che ne prevedevano il dissolvimento, sotto l’urto di una indefinita “contemporaneità”. La stragrande maggioranza degli intervistati (68,8%) definisce i rapporti all’interno della sua famiglia come “pienamente soddisfacenti”, sottolineando il grande affetto e rispetto che lega i componenti del nucleo familiare. L’importanza della percentuale aggregata intorno a questa posizione è tale che non mette conto operare troppi distinguo. A fronte di una continua “narrazione”, nei talk show televisivi come nella cinematografia che rappresentano con ricchezza di risvolti psicologici lo sgretolarsi dell’istituzione familiare, nella realtà la famiglia sembra mantenere intatto, nella percezione diffusa, il suo valore. Semmai l’indagine sfata alcuni luoghi comuni della ricerca sociale, come quello che vede il Meridione italiano molto più ancorato alla famiglia rispetto al Nord Italia, tradizionalmente rappresentato come area della transizione verso la postmodernità dei comportamenti privati. Nell’Italia nord occidentale si dice pienamente soddisfatto della propria famiglia il 75,2% degli intervistati, dato che scende al 64,4% al Sud e nelle Isole, dove in misura maggiore si sottolineano i momenti di problematicità (32,7%) contro il 22,1% che la stessa risposta ottiene al Nord-Ovest. 4 2011 Tab. 1 - Che tipo di rapporto ha con gli altri componenti della Sua famiglia (per circoscrizione geografica - val. %) - Pienamente soddisfacenti, c’è molto affetto e rispetto tra noi - Soddisfacenti, ma qualche volta ci sono problemi di comunicazione e allora la convivenza si fa difficile - Qualche volta mi chiedo se non vivrei meglio da solo/a - Francamente insopportabili, abbiamo esigenze e gusti diversi - Siamo ormai degli estranei, più che altro ci sopportiamo - Altro Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 75,2 68,1 68,1 64,4 68,8 22,1 28,0 28,2 32,7 28,0 1,2 0,9 1,3 1,5 1,3 0,0 0,9 0,0 0,2 0,3 0,0 0,4 0,0 0,2 0,2 1,5 1,7 2,5 1,0 1,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 5 2011 Del tutto irrisorie le percentuali di quelli che dichiarano importanti conflittualità all’interno del proprio nucleo familiare o che esplicitamente dichiarano che preferirebbero vivere soli. Famiglia “resta bello”, le esigenze e i gusti diversi che inevitabilmente si fanno sentire, spesso anche in maniera conflittuale, non intaccano il profondo convincimento degli italiani intervistati, che continuano, a vedere nella famiglia il luogo elettivo di una relazionalità gratificante. Questa piena soddisfazione, tuttavia - e questo è opportuno sottolinearlo più che alle gratificazioni o alla piacevolezza dei rapporti fa esplicito riferimento alla possibilità di ottenere comprensione, sostegno e aiuto dai membri della propria famiglia. Chiarissima, dunque, l’immagine della famiglia come luogo di compensazione dei tanti disagi vissuti all’esterno. Infatti, le risposte ottenute alla seconda domanda dell’indagine, “Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che la sostengano, che siano disponibili a capirla e aiutarla?”, non lasciano adito a dubbi: ritiene di poterci contare sempre e comunque l’83,2% del campione, anche qui con maggiore convinzione al Nord-Ovest (88,9%) rispetto al Sud e nelle Isole (79%) (Tabella 2). Appena più scettiche le donne che, in misura maggiore degli uomini, dichiarano di poterci contare solo qualche volta (ma comunque ritengono all’80% di poterci contare sempre) (Tabella 3). Un dato che fa riflettere e che solleva ancora una volta l’influenza della costruzione della realtà operata dai media che, tra cronaca nera e talk show ribollenti di liti familiari, rimandano un’immagine di tensione intrafamiliare che sovrasta i reali percorsi dell’affetto e della solidarietà all’interno dei nuclei familiari veri, quelli della realtà. Una riflessione che resta valida anche scontando i possibili processi di “ottimizzazione” della vita vissuta, che possono aver portato a sovrastimare nelle risposte date all’indagine, il reale supporto esperito in famiglia. Ma, quantomeno, tali risposte sono indice del valore e della desiderabilità che la famiglia continua a poter vantare nella percezione degli italiani. 6 2011 Tab. 2 - Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che La sostengano, che siano disponibili a capirLa e aiutarLa (per circoscrizione geografica- val. %) - Sì Qualche volta Raramente No Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 88,9 9,2 0,9 0,9 81,0 15,5 0,4 3,0 84,5 11,8 2,1 1,7 79,0 17,1 1,5 2,5 83,2 13,6 1,3 2,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 7 2011 Tab. 3 - Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che La sostengano, che siano disponibili a capirLa e aiutarLa (per sesso - val. %) - Sì Qualche volta Raramente No Totale Maschio Femmina Totale 86,5 11,1 1,2 1,2 80,0 16,0 1,3 2,8 83,2 13,6 1,3 2,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 8 2011 1.2. Oltre a porta di casa: la prossimità “cauta” delle città, quella “spontanea” nei centri a misura d’uomo La prossimità di pianerottolo, il vicino di casa rappresentano, in un certo senso, il primo banco di prova della nostra disponibilità al mondo. Superate le porte blindate che proteggono ormai anche il più modesto degli appartamenti, ci vengono incontro le nostre elaborazioni fantasmatiche sull’Altro: l’estraneo, la persona diversa da noi che può incuriosirci o preoccuparci, essere un incontro piacevole o una seccatura, generazioni diverse dalla nostra, identità territoriali locali differenti. Chi è fuori della nostra porta, anche se paga per lo stesso condominio, cucina in un modo diverso, ha un’inflessione dialettale diversa, ha un bagaglio d’istruzione e culturale diverso dal nostro, è di diverso orientamento politico, magari di diverso orientamento religioso o sessuale. È, lo ripetiamo, il primo banco di prova del nostro modo di rapportarci all’Altro: e l’immagine imbarazzata dei condomini che in un silenzio “sofferto” condividono per un minuto lo spazio angusto dell’ascensore, è la metafora più riuscita. Ricordiamo che nel nostro Paese la conflittualità per questioni condominiali resta piuttosto alta e che spesso i motivi sono del tutto futili. Dunque la domanda relativa all’incontro occasionale del condomino sulle scale di casa o in ascensore o comunque del vicino, è stata posta nella consapevolezza di toccare un punctum dolens della convivenza italica. Il dato che balza agli occhi nella distribuzione delle risposte è l’aggregazione secca intorno alla modalità d’interazione “ci si saluta educatamente”: risponde così il 56,4% del campione, ed è significativo che questa modalità cresce al crescere dell’ampiezza demografica del comune di appartenenza: saluta educatamente il 50,8% di quanti abitano in piccoli centri con meno di 10.000 abitanti, contro il 65% di quanti vivono in grandi comuni che superano i 250.000. Parallelamente, la modalità “Quando incontro un vicino provo piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro” raccoglie il 34,2% tra gli abitanti dei comuni più piccoli e solo il 16,9% di quanti vivono in grandi centri (Tabella 4). 9 2011 Tab. 4 - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del Suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente: (per ampiezza demografica del comune di residenza -val. %) - Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei - Dipende da chi incontro - Ci si saluta educatamente - Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro - Fastidio, non sono persone piacevoli - Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri Totale Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 1,6 12,2 50,8 0,7 15,4 57,2 0,0 14,6 53,9 0,0 11,9 65,3 0,5 15,3 65,0 0,8 13,9 56,4 34,2 24,6 30,3 21,8 16,9 27,4 0,5 0,7 0,8 1,0 0,5 0,7 0,5 1,4 0,4 0,0 1,6 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 10 2011 Appare evidente come la dimensione a “misura d’uomo” dei piccoli centri favorisca una relazionalità rilassata, una predisposizione all’amicizia con l’Altro che nei grandi centri sembra essere in qualche modo negata e, attenzione, qui non si sta parlando del tipo di rapporto che c’è tra abitanti di due diversi condomini (in questo caso il traffico e le distanze della città spiegherebbero naturaliter il diverso comportamento rispetto al piccolo centro); no, qui la domanda è stata posta per gli abitanti di uno stesso caseggiato, dunque la diversa modalità relazionale è più riconducibile a “stili” di comunicazione urbana piuttosto che provinciale o semirurale. Lo “stile” della comunicazione urbana è la fretta, il correre per le tante incombenze che amplificano lo stress a causa delle distanze. Nei piccoli centri c’è meno “rumore”, ci si concede la chiacchierata con il vicino che spesso è anche un amico. Anche l’area geografica d’appartenenza sembra influire su tali “stili” comunicativi: mentre l’aggregazione più alta del semplice saluto si ritrova tra gli abitanti del Nord-Est (62,2%), la modalità più alta dell’interazione amichevole si riscontra al Centro Italia (34%). Dunque correlando il primo dato territoriale (l’ampiezza demografica) con il secondo (l’area geografica) emerge l’influenza consistente dei modelli culturali locali, con un vissuto dei piccoli centri abitati del Centro Italia estroverso e familiare, rispetto ad un Nord-Est più chiuso, più individualista, in particolare nei centri più grandi (Tabella 5). È interessante anche sottolineare l’influenza della variabile età che sembra portare verso una maggiore consapevolezza e disponibilità alla relazione umana in semplicità (Tabella 6). 1.3. La forza del territorio In generale, si registra una buona percezione del territorio (il quartiere, per i centri urbani o l’intero comune per i piccoli centri) immediatamente circostante la propria abitazione: quasi il 60% degli intervistati (per essere precisi il 59,5%) dichiara di sentirsi bene nel quartiere, nel luogo in cui abita. Il dato risulta più alto in quanti abitano in piccoli centri (meno di 10.000 abitanti, 70,8% contro il 50% degli abitanti dei centri con oltre 250.000 abitanti (Tabella 7) e al Nord-Est (Tabella 8). 11 2011 Tab. 5 - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del Suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente (per circoscrizione geografica - val. %) - Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei - Dipende da chi incontro - Ci si saluta educatamente - Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro - Fastidio, non sono persone piacevoli - Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 0,6 0,9 0,0 1,2 0,8 13,6 59,1 10,9 62,2 17,0 47,7 14,1 56,1 13,9 56,4 25,7 24,3 34,0 26,6 27,4 0,6 1,3 0,4 0,5 0,7 0,3 0,4 0,9 1,5 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 12 2011 Tab. 6 - Quando incontra casualmente per le scale nell’ascensore o all’ingresso del Suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente (per classi di età - val. %) - Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei - Dipende da chi incontro - Ci si saluta educatamente - Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro - Fastidio, non sono persone piacevoli - Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri Totale 50-54 anni 55-59 anni 60-65 anni Totale 1,0 15,0 59,8 0,8 15,1 55,3 0,5 12,0 54,2 0,8 13,9 56,4 23,0 27,4 31,5 27,4 1,0 0,0 0,9 0,7 0,3 1,4 0,9 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 13 2011 Tab. 7 - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Bene, è un quartiere/luogo a misura d’uomo, ci conosciamo in molti e mi sento sicuro/a - Bene, ognuno si fa i fatti suoi - Abbastanza bene, ma non credo che se avessi bisogno qualcuno mi aiuterebbe - Male, nessuno si conosce, siamo tutti estranei - Male, tutti si impicciano dei fatti degli altri Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 70,8 55,8 55,7 54,0 50,5 59,5 21,4 33,0 30,6 32,0 30,8 28,5 5,1 8,8 12,5 12,0 17,6 10,0 1,6 1,4 0,8 1,0 1,1 1,3 1,1 1,1 0,4 1,0 0,0 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 14 2011 Tab. 8 - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita (per circoscrizione geografica - val. %) - Bene, è un quartiere/luogo a misura d’uomo, ci conosciamo in molti e mi sento sicuro/a - Bene, ognuno si fa i fatti suoi - Abbastanza bene, ma non credo che se avessi bisogno qualcuno mi aiuterebbe - Male, nessuno si conosce, siamo tutti estranei - Male, tutti si impicciano dei fatti degli altri Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 61,4 65,1 61,2 53,7 59,5 29,3 27,6 26,6 29,4 28,5 8,0 6,0 10,5 13,7 10,0 0,6 0,4 1,7 2,0 1,3 0,6 0,9 0,0 1,2 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 15 2011 Quest’ultimo dato, il benessere rispetto al proprio territorio nell’Italia nord orientale sembra contrastare con i dati precedenti che evidenziavano una minore propensione alla relazionalità umana di prossimità in quest’area. In realtà, il dato è di grande interesse perché evidenzia un aspetto della questione culturale del Nord-Est mai sufficientemente compreso: e cioè la forte identificazione con la fisicità stessa del territorio, come indicatore di appartenenza culturale, un’identificazione che sarebbe interessante - ma non è questa evidentemente la sede - approfondire dal punto di vista storico. Identificazione culturale che però non è di natura passionale, emozionale: gli intervistati del Nord-Est dicono soprattutto del loro territorio che si trovano bene (63,8%) piuttosto che “lo amo profondamente, non lo cambierei per niente al mondo” (28,9%). È un solido attaccamento alla propria terra come fattore identitario, che non si accende più di tanto (Tabella 9). Amore che, invece, si registra nell’incrocio con il numero di abitanti: sono ancora una volta i piccoli centri a suscitare sentimenti di vero e proprio amore per la propria terra (Tabella 10). Un ultimo dato da sottolineare: sono pochissimi quelli che dichiarano che vorrebbero andarsene, lasciare il proprio territorio, segno che, malgrado tutto, l’Italia nelle sue diversissime realtà territoriali e nei suoi tanti problemi, resta comunque un luogo dove è bello vivere. È evidente che in questo caso l’età del campione (over 50) ha avuto il suo peso. Un campione di giovani avrebbe dato risultati differenti. 1.4. Le tante facce dell’Altro Per ritrovare la dimensione del noi, umiliata dalla lunga cavalcata del soggettivismo degli ultimi decenni, bisogna necessariamente ripartire dall’Altro; perché alla base delle difficoltà di comunicazione e alleanza collettiva sta proprio, dal punto di vista socio-antropologico, un immaturo e inconsapevole rapporto con l’Altro nelle sue diverse declinazioni: lo Straniero, Altro per eccellenza, ma anche, più banalmente, chiunque attraversi un’età o appartenga ad un sesso diversi dal nostro. 16 2011 Tab. 9 - Qual è il Suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita (val. %) - La/o amo profondamente, non la/lo cambierei per niente al mondo - Mi trovo bene - Non mi piace, ma non mi lamento - Francamente vorrei andarmene, non mi piace la gente - Vorrei andarmene, è un posto anonimo Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 31,8 28,9 35,4 32,0 32,0 55,9 63,8 48,1 47,1 52,9 7,4 4,3 8,9 9,2 7,7 4,0 2,6 5,9 6,0 4,8 0,9 0,4 1,7 5,7 2,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 17 2011 Tab. 10 - Qual è il Suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - La/o amo profondamente, non la/lo cambierei per niente al mondo - Mi trovo bene - Non mi piace, ma non mi lamento - Francamente vorrei andarmene, non mi piace la gente - Vorrei andarmene, è un posto anonimo Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 40,3 49,1 23,2 64,2 30,2 47,8 27,7 57,4 33,9 47,8 32,0 52,9 4,5 6,3 12,2 7,9 10,0 7,7 4,8 4,2 3,5 5,9 6,7 4,8 1,3 2,1 6,3 1,0 1,7 2,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 18 2011 O, ancora più semplicemente, lo Sconosciuto: quello che ci ferma per strada, che ci ruba per un attimo ai nostri pensieri, che infrange il cerchio magico della nostra privacy avvicinandosi un po’ di più per chiedere una qualunque informazione. 1.4.1. Lo sconosciuto per strada Non ci sono eccessivi timori, quelli che temono di essere derubati o di ricevere del male per l’avvicinarsi di uno sconosciuto per strada sono davvero molto pochi: 3,6% che arrivano al 4,8% includendo anche quelli che si dicono chiaramente infastiditi; la stragrande maggioranza, il 69,7% afferma di provare piacere per il fatto di sentirsi utile, il 25,4% cerca di essere utile, ma non ne trae alcuna forma di particolare gratificazione. Può essere significativo evidenziare che il piacere dato dalla sensazione di essere utile aumenta con il crescere dell’età degli intervistati, un dato che fa riflettere su come la vita operosa e attiva sia, oltre che utile per gli altri, di grande utilità e gratificazione per quanti hanno superato i sessant’anni (Tabella 11). Come pure può essere interessante evidenziare come il piacere di rendersi utile nei confronti di uno sconosciuto incontrato per strada è tanto più sentito nei piccoli centri rispetto alle città medio-grandi (Tabella 12). Questo piacere nel rendersi utile pare particolarmente avvertito nel Nord-Est (77,6%), meno al Meridione. E anche questo sembra un segmento culturale riconoscibile di una certa tensione all’operosità utile e pragmatica nordorientale, sebbene non si possa dimenticare la vitalità dell’ospitalità meridionale che rende spesso, anche un’occasionale richiesta d’informazione per strada, l’occasione per sperimentare un’antica gentilezza (Tabella 13). Abbiamo cercato allora di approfondire, dal punto di vista psicologico, l’atteggiamento di benevolenza registrato nella domanda precedente. Abbiamo così rivolto una domanda di natura esplicitamente psico-affettiva, chiedendo il “tipo di emozione istintiva” indotta dall’incontro con sconosciuti per strada, sull’autobus, in metro. Ebbene, questa domanda si è rivelata particolarmente preziosa dal punto di vista euristico: la maggioranza relativa, ma comunque cospicua (45,7%), degli intervistati risponde di non sentire assolutamente nulla, “sono solo estranei”. Un 28,7% dice di provare curiosità e di divertirsi a osservarli, ma senza avvicinarsi troppo; solo il 19% evidenzia un atteggiamento per così dire “ecumenico”, dichiarando istintiva simpatia in quanto siamo tutti nella stessa barca (Tabella 15). 19 2011 Tab. 11 - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobus o in metro? (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti sulla stessa barca - Curiosità, mi piace osservarli, ma senza avvicinarmi troppo - Nulla, sono estranei - Fastidio, spesso mi intralciano negli spostamenti - Repulsione - Non risponde Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 14,6 18,4 24,6 19,3 29,1 50,1 30,9 45,5 26,5 41,7 28,7 45,7 2,5 0,0 3,7 1,6 0,0 3,5 3,0 0,0 4,2 2,4 0,0 3,8 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 20 2011 Tab. 12 - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Provo piacere per il fatto di sentirmi utile - Fastidio, non ho tempo da perdere - Paura, temo che voglia derubarmi - Paura, temo che possa farmi del male - Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui/lei Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 78,7 68,2 62,6 63,4 67,2 69,7 1,1 1,0 2,4 0,0 0,5 1,2 1,9 2,1 2,8 3,0 2,7 2,3 1,6 0,7 2,0 1,0 1,1 1,3 16,8 28,0 30,3 32,7 28,4 25,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 21 2011 Tab. 13 - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova? (per circoscrizione geografica - val. %) - Provo piacere per il fatto di sentirmi utile - Fastidio, non ho tempo da perdere - Paura, temo che voglia derubarmi - Paura, temo che possa farmi del male - Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 67,4 77,6 71,4 66,1 69,7 1,8 0,4 0,4 1,5 1,2 1,8 2,2 2,5 2,7 2,3 1,8 1,7 0,0 1,5 1,3 27,1 18,1 25,6 28,2 25,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 22 2011 Tab. 14 - Quando qualcuno le chiede un’informazione per strada, cosa prova? (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Provo piacere per il fatto di sentirmi utile - Fastidio, non ho tempo da perdere - Paura, temo che voglia derubarmi - Paura, temo che possa farmi del male - Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui/lei Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 64,9 1,7 2,7 1,0 71,8 0,3 1,9 1,9 72,5 1,4 2,3 1,2 69,7 1,2 2,3 1,3 29,7 24,1 22,5 25,4 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 23 2011 Tab. 15 - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobuso in metro? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) - Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti sulla stessa barca - Curiosità, mi piace osservarli, ma senza avvicinarmi troppo - Nulla, sono estranei - Fastidio, spesso mi intralciano negli spostamenti - Repulsione - Non risponde Totale Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 22,9 21,7 15,7 16,8 14,8 19,3 26,1 31,5 27,1 28,7 32,2 28,7 42,8 42,7 52,9 45,5 46,4 45,7 1,3 1,7 2,0 5,9 4,4 2,4 0,0 6,9 0,0 2,4 0,0 2,4 0,0 3,0 0,0 2,2 0,0 3,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 24 2011 Ed è molto interessante notare che quest’atteggiamento di simpatia sapienziale, che non è forse ancora sun pathéin ma è comunque un’apertura vera all’Altro, cresce con il crescere dell’età degli intervistati, essendo più frequente tra i 60-65enni piuttosto che tra i cinquantenni, forse ancora troppo coinvolti dai ritmi frenetici per badare agli altri. Sembra influire, anche in questo caso, l’ampiezza demografica del comune di residenza: si riscontra una maggiore apertura tra gli intervistati che risiedono in comuni piccoli (prova istintiva simpatia per gli altri il 22,9% contro il 14,8% di quanti abitano in città con più di 250.000 abitanti (Tabella 15). 1.4.2. Il povero Abbiamo ulteriormente stressato la dimensione d’analisi introducendo la figura del povero incontrato per strada: un soggetto che rappresenta certamente l’Altro ma, per definizione, bisognoso di ascolto e attenzione. Un Altro che ci chiede di uscire dall’ambito mentale quotidiano per vivere quella speciale condizione esistenziale di consapevolezza, quello stato di autocoscienza che ci mette in relazione con la nostra realtà umana più profonda. In questo caso il sentimento di simpatia si fa più sensibile, il 52% del campione dice di sentire il desiderio di aiutarlo, e di dare quello che può. Questa predisposizione è più sensibile tra gli ultrasessantenni (Tabella 16). Non si può sottacere come l’atteggiamento compassionevole nei confronti del povero sia decisamente più rilevabile tra quanti abitano nella parte nord occidentale e nel Sud Italia rispetto al Nord-Est e al Centro, dove si rileva una presenza di maggior diffidenza e assuefazione (Tabella 17). 1.4.3. La differenza etnica: il razzismo degli altri L’ultimo “carotaggio” metodologico è stato realizzato attraverso due domande riguardanti il rapporto con l’Altro per eccellenza, l’individuo appartenente ad un’altra etnia. Altro perché con un corpo, un viso, un colore diverso. È stato utilizzato un primo indicatore “classico” nella ricerca sociale, cioè la rilevazione delle sensazioni che si provano rispetto a un individuo di un’altra etnia in una situazione di prossimità fisica semiforzata (quando in autobus o in metropolitana si siede accanto a noi un individuo di un’altra etnia). 25 2011 Tab. 16 - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova? (per classi di età - val. %) - Umana compassione, vorrei aiutarlo, gli do quello che posso - Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti, non è affar mio - Ormai mi sono abituato, neanche li guardo - Mi danno fastidio, il Comune dovrebbe metterli altrove - Se ne dovrebbe occupare la Chiesa - Sono solo furbi - Sono organizzati dai racket, perciò li sfuggo Totale 50-54 anni 55-59 anni 60-65 anni Totale 50,9 49,9 55,0 52,0 32,6 32,9 29,0 31,4 5,3 6,1 5,7 5,7 1,8 2,0 4,8 2,5 0,8 4,7 1,4 0,5 5,7 1,9 1,1 5,1 2,8 3,1 2,6 2,8 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 26 2011 Tab. 17 - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova? (per circoscrizione geografica - val. %) - Umana compassione, vorrei aiutarlo, gli do quello che posso - Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti, non è affar mio - Ormai mi sono abituato, neanche li guardo - Mi danno fastidio, il Comune dovrebbe metterli altrove - Se ne dovrebbe occupare la Chiesa - Sono solo furbi - Sono organizzati dai racket, perciò li sfuggo Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 60,1 44,1 47,4 52,9 52,0 26,4 29,1 37,1 33,4 31,4 5,7 10,1 5,2 3,5 5,7 1,3 2,2 1,3 2,5 1,9 1,6 0,4 1,7 0,7 1,1 3,1 11,0 3,0 4,5 5,1 1,9 3,1 4,3 2,5 2,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 27 2011 La maggior parte (54%) dichiara di non provare “niente di particolare”: il dato potrebbe essere letto come una forma di assuefazione alla multietnicità come pure coprire atteggiamenti di cui ci si vergogna (fastidio, insofferenza). Solo il 20,8% dichiara di provare curiosità (per l’abbigliamento, il comportamento) e una percentuale ancora più ridotta dichiara “vivo interesse”. È possibile (ma non certo) che si tratti, per la verità, proprio di assuefazione, considerato il fatto che l’atteggiamento “neutro” cresce con l’ampiezza demografica del comune di residenza del rispondente (Tabella 18). Ma la Tabella 19, attraverso l’incrocio con l’area geografica, fa emergere qualche ombra: nel Nord-Est quasi il 7% (6,9%) dichiara che le sensazioni possono essere diverse, a seconda della “confidenza con l’acqua” dell’immigrato in questione e del suo abbigliamento. Anche il Centro Italia è sulla stessa linea (6,8%); anzi, considerando le risposte “disgusto”, “fastidio”, e “dipende dall’etnia”, “alcuni hanno un odore sgradevole” si arriva al Centro Italia al 13,7% e al 13,4% per il Nord-Est. Una percentuale non irrilevante se si considera l’inevitabile reticenza ad esprimere un’opinione socialmente politically uncorrect (Tabella 19). Neanche a dirlo, l’etnia più invisa (ma la specifica riguarda solo un numero limitato di risposte per cui non mette conto di riportare le percentuali) è rappresentata dai Rom. A parte queste ultime ridotte ma significative percentuali “in negativo”, l’atteggiamento complessivo sembrerebbe virare verso una convivenza neutra. Ma che la situazione italiana non sia poi così neutra lo rivelano le risposte alla domanda successiva. Il 75,6% degli intervistati ritiene che i comportamenti razzisti in Italia possono davvero diventare pericolosi: perché possono attirare “le teste matte” (40,1%) o a causa della crisi economica (35,5%). È sintomatico che quelli che ritengono la crisi economica un detonatore potente per la questione razzista (o viceversa) sono soprattutto al Nord-Est (40,6%; Tabella 20) e nelle grandi città (49,7%; Tabella 21). Le risposte alla precedente domanda, che evidenziavano una forma di insofferenza etnica tutto sommato decisamente moderata, dilatano in una preoccupazione diffusa per la questione razziale che investe la stragrande maggioranza del campione. 28 2011 Tab. 18 - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna di un’altra etnia? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Vivo interesse - Curiosità, mi interesso del suo abbigliamento, del suo comportamento - Niente di particolare - Dipende dall’etnia, alcuni hanno un odore sgradevole - Dipende da come è vestito, lavato ecc. - Fastidio - Disgusto - Non risponde Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 14,7 9,3 9,6 9,9 6,1 10,6 22,5 49,9 19,9 54,8 17,3 57,8 19,8 53,5 24,3 56,4 20,8 54,0 2,9 3,2 2,8 6,9 3,9 3,5 4,3 0,8 0,0 4,8 7,5 1,4 0,0 3,9 8,4 1,6 0,0 2,4 5,0 1,0 0,0 4,0 4,4 4,4 0,0 0,6 6,0 1,7 0,0 3,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 29 2011 Tab. 19 - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna di un’altra etnia? (per circoscrizione geografica - val. %) - Vivo interesse - Curiosità, mi interesso del suo abbigliamento, del suo comportamento - Niente di particolare - Dipende dall’etnia, alcuni hanno un odore sgradevole - Dipende da come è vestito, lavato ecc. - Fastidio - Disgusto - Non risponde Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 10,4 8,2 11,1 11,9 10,6 18,3 18,2 20,9 24,4 20,8 58,0 52,8 52,8 52,2 54,0 4,7 5,6 3,8 1,0 3,5 4,1 6,9 6,8 6,5 6,0 1,9 0,0 2,5 0,9 0,0 7,4 3,0 0,0 1,7 1,2 0,0 2,7 1,7 0,0 3,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 30 2011 Tab. 20 - A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi? (per circoscrizione geografica - val. %) - Sì, come negli anni Trenta: crisi economica, disoccupazione, intolleranza possono innescare vere tragedie - Sì, perché i razzisti isolati possono coagulare intorno a sé tante teste matte - No, perché siamo profondamente democratici, da noi certi fenomeni non possono attecchire Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 36,2 40,6 29,7 35,5 35,5 39,9 37,1 44,1 39,7 40,1 23,9 22,3 26,3 24,8 24,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 31 2011 Tab. 21 - A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) - Sì, come negli anni Trenta: crisi economica, disoccupazione, intolleranza possono innescare vere tragedie - Sì, perché i razzisti isolati possono coagulare intorno a sé tante teste matte - No, perché siamo profondamente democratici, da noi certi fenomeni non possono attecchire Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 31,8 37,4 30,7 30,7 49,7 35,5 40,9 40,9 43,0 42,6 31,8 40,1 27,3 21,7 26,3 26,7 18,4 24,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 32 Totale 2011 Anche qui è attiva evidentemente la distorsione operata dal teorema della desiderabilità sociale delle risposte, in base al quale nel corso di un’intervista si tende a ridurre gli atteggiamenti socialmente deprecabili attribuiti a se stessi e ad espandere quelli attribuiti agli altri. Tuttavia, è legittimo ipotizzare che, accanto a questo effetto, operi una reale preoccupazione per i focolai di intolleranza che potrebbero deflagrare su sollecitazioni anche minime. Le risposte sembrano comunque anticipare tragicamente la spaventosa vicenda della scuola ebraica di Toulouse in Francia. Un clima, dunque, di pericolosa tensione sommersa chiaramente evidenziabile, connesso verosimilmente ad una lunga sottovalutazione da parte della politica, questa volta in ambito internazionale, del problema. 33 2011 34 2011 II. IL NOI NELLA SOCIETÀ 35 2011 2. L’ALTRO DENTRO UN’ORGANIZZAZIONE Il rapporto con l’Altro assume naturalmente connotazioni diverse se si realizza in un contesto organizzato. Aumentano le dimensionali formali, l’autocontrollo, diminuisce la dimensione spontanea dei comportamenti. E ciò avviene sia nello spazio piccolo e concreto del posto di lavoro, sia in quello “concettuale” del rapporto con la collettività. 2.1. Il posto di lavoro Trattandosi di persone che al 97,7% entrano in contatto con altre persone per motivi di lavoro, è parso interessante evidenziare le modalità relazionali di questa specifica declinazione del rapporto con l’Altro; un rapporto che, contrariamente a quello con lo Sconosciuto per strada o con il Povero, non avviene in un contesto di spontaneità assoluta, ma in un contesto organizzato, con specifiche caratteristiche; la ripetitività della relazione, che in qualche modo struttura spesso una specie di famiglia, la possibilità di tornare sulle dinamiche attivate (ad esempio, riappacificazioni); come pure la cronicizzazione di possibili interazioni negative (competitività, invidie, rancori prolungati). In questo caso il campione si spacca praticamente a metà: circa il 50% dichiara di avere rapporti di amicizia con i colleghi di lavoro; il 46,1% si limita ad un rapporto sostanzialmente corretto. Può essere interessante, però, notare che questo valore medio risente in maniera significativa dell’età (dichiara di avere rapporti veramente amichevoli con i colleghi d’ufficio il 58,3% dei sessantenni, contro il 44,3% dei cinquantenni, segno evidente di una competizione che scema con l’accrescere della saggezza dell’età) (Tabella 22). Così pure una certa influenza sembra averla il contesto demografico, con i piccoli centri che favoriscono una maggiore umanità anche nel contesto lavorativo (Tabella 23). Particolarmente interessante si rivela la domanda riguardante la rappresentazione che del posto di lavoro danno gli intervistati, in qualche modo propedeutica alle domande successive sulla società, la politica e la rappresentanza. 36 2011 Tab. 22 - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro? (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Sono amici, persone con cui ho un ottimo rapporto professionale e anche affettivo - Sono solo colleghi, con cui ho un rapporto sostanzialmente corretto - Sono persone con cui condivido gli spazi, ma con cui non sono interessato ad instaurare alcun rapporto - Sono pessimi, sono persone competitive e aggressive - Sono pessimi, persone subdole di cui non ci si può fidare - Siamo nemici dichiarati Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 44,3 47,3 58,3 50,3 51,7 49,6 37,8 46,1 2,7 2,5 2,9 2,7 0,8 0,3 0,5 0,5 0,5 0,0 0,3 0,0 0,2 0,2 0,4 0,1 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 37 2011 Tab. 23 - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Sono amici, persone con cui ho un ottimo rapporto professionale e anche affettivo - Sono solo colleghi, con cui ho un rapporto sostanzialmente corretto - Sono persone con cui condivido gli spazi, ma con cui non sono interessato ad instaurare alcun rapporto - Sono pessimi, sono persone competitive e aggressive - Sono pessimi, persone subdole di cui non ci si può fidare - Siamo nemici dichiarati Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 50,4 52,7 54,9 44,1 43,2 50,3 46,5 42,8 41,9 51,6 52,8 46,1 2,8 3,0 2,0 2,2 3,4 2,7 0,3 0,4 1,2 0,0 0,6 0,5 0,0 0,0 0,8 0,4 0,0 0,0 2,2 0,0 0,0 0,0 0,4 0,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 38 2011 Il primo dato che balza agli occhi è che risulta maggioritaria la concezione del posto di lavoro come microsocietà: il 46,3% dice che il posto di lavoro rappresenta un luogo dove dare il proprio contributo per il benessere della collettività. Questa visione partecipativa risente fortemente dell’area geografica d’appartenenza: mentre al Centro-Sud questa concezione partecipativa interessa rispettivamente il 51,5% e il 54,3%, nell’Italia settentrionale arriva al 43,4% al Nord-Est e scende definitivamente al 35% nell’Italia Nord-Ovest. Qui vince più pragmaticamente l’idea che il posto di lavoro è una comunità di persone che condivide le stesse finalità (Tabella 24). Pure interessante si rivela l’incrocio con l’ampiezza demografica del comune di residenza. Nei comuni più piccoli la concezione del lavoro come un posto dove dare il proprio contributo al bene della collettività supera il 54%, mentre le stessa modalità non arriva al 40% nei comuni più grandi (Tabella 25). Ancora una volta emerge la dimensione maggiormente umanizzante dei piccoli centri. Un’ultima riflessione, per così dire “di scuola”, sull’incrocio per sesso: l’atteggiamento di uomini e donne riguardante il modo di vivere il proprio posto di lavoro non mostra divergenze degne di nota, mostrandosi dunque ormai del tutto simile (Tabella 26). 2.2. Il modello culturale italiano Abbiamo sottoposto agli intervistati una domanda di carattere generale riguardante una valutazione complessiva sulla “cultura” del nostro Paese, relativa ai tratti che in qualche modo ne definiscono il modello antropologico. Il 30,3% evidenzia un moderato ottimismo, ancorandosi alla civiltà del passato che ci ha fatto grandi, e confina la crisi attuale in un momento transitorio per proiettarsi positivamente verso il futuro che “ci farà tornare grandi”. 39 2011 Tab. 24 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro? (per area geografica - val. %) - Una comunità di persone che condivide le stesse finalità - Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere - Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività - Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare - Un posto dove tutti si fanno la guerra Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 50,8 41,6 31,1 30,1 38,2 13,9 14,2 17,0 14,5 14,8 35,0 43,4 51,5 54,3 46,3 0,3 0,5 0,0 0,8 0,4 0,0 0,5 0,4 0,3 0,3 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 40 2011 Tab. 25 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Una comunità di persone che condivide le stesse finalità - Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere - Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività - Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare - Un posto dove tutti si fanno la guerra Totale Da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 32,4 39,2 42,3 39,8 42,1 38,2 12,5 15,1 13,4 22,6 16,9 14,8 54,3 44,9 43,9 37,6 39,9 46,3 0,6 0,4 0,0 0,0 1,1 0,4 0,3 0,4 0,4 0,0 0,0 0,3 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 41 2011 Tab. 26 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro? (per sesso - val. %) - Una comunità di persone che condivide le stesse finalità - Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere - Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività - Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare - Un posto dove tutti si fanno la guerra Totale Maschio Femmina Totale 35,2 41,3 38,2 18,1 11,4 14,8 45,5 47,1 46,3 0,7 0,2 0,4 0,5 0,0 0,3 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 42 2011 Un altro 13,8% fa leva sul “cuore italico”: la nostra umanità, la nostra bontà ci fa amare e apprezzare in tutto il mondo e gli intervistati di questo gruppo minoritario vedono in questo garanzia per il futuro. Un altro 14,4% sostiene che abbiamo una tempra da combattenti che esprime il meglio di sé nei momenti di difficoltà. Dunque circa il 58,5% si dichiara ottimista: la civiltà del passato e il nostro carattere amabile oppure da combattenti potranno farci risalire la china. Altri si dimostrano più realisti e pragmatici, il 13,3% sottolinea: “Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di vista”. Un altro 16,2% dichiara senza mezzi termini “Ci crediamo furbi, ma siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici”. L’8,5% esplicita un’opinione disfattista, affermando che di fatto siamo “un popolo e una cultura in decadenza”. Il 3,4% esprime una condanna senza appello: “Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso (anche se con molte eccezioni)” (Tabella 27). Emerge un’italianità in parte ingenua, auto consolatoria (siamo amati, siamo stati grandi), in parte consapevole della propria forza (diamo il meglio di noi nei momenti di difficoltà); ma risalta anche una diversa lettura, più disincantata (ci crediamo furbi ma ci facciamo abbindolare, non riusciamo a tenere il passo con gli altri Paesi avanzati) perfino arresa (siamo in decadenza). Un quadro che ben rappresenta il sentimento collettivo diffuso, ormai consapevole dei tanti errori fatti, ma che non rinuncia a coltivare sogni di rivalsa (torneremo grandi) o a fare affidamento sulle nostre italiche virtù. Forse, la risposta più interessante sta proprio in quel 14,4% di quanti ricordano che riusciamo, nei momenti di difficoltà, a evocare energie di sopravvivenza inusitate, una sorta di “terragna” resistenza contadina che fa di noi dei formidabili incassatori che sanno rifarsi e tornare a crescere. 43 2011 Tab. 27 - Cosa pensa degli italiani? (per area geografica - val. %) - Abbiamo una grande civiltà alle spalle, siamo in una fase transitoria di indebolimento, ma torneremo grandi - Siamo gente di cuore, l’italiano è apprezzato in tutto il mondo - Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di vista - Ci crediamo furbi, ma siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici - Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso (naturalmente con molte eccezioni) - Siamo un popolo e una cultura in decadenza - Siamo un popolo che da il meglio di sé nelle difficoltà Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 28,5 32,5 28,8 31,4 30,3 15,2 14,7 11,9 13,4 13,8 16,1 10,4 14,4 12,1 13,3 16,1 16,0 21,2 13,4 16,2 2,5 4,8 4,2 3,0 3,4 9,9 7,8 5,1 9,9 8,5 11,8 13,9 14,4 16,8 14,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 44 2011 2.3. Italiani, tra acquattamento e cittadinanza E che questo vitalistico spirito di adattamento, questo fiuto animale sia un po’ la cifra dell’italianità lo dimostrano anche le risposte alla domanda successiva, sul rapporto tra famiglia e società in Italia. Il 44% afferma senza troppi giri di parole che “La famiglia italiana cerca di ottenere dallo Stato quello che può e si arrangia come può”; un altro 15,4% denuncia “Ognuno piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla collettività”. Un 6,9% dice “La società è in disfacimento, la famiglia deve attrezzarsi per sopravvivere (magari mandando i figli all’estero, stipulando polizze integrative, ecc.)”. E un 3,1% dice addirittura “Non c’è nessun rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa”. Solo il 30,7% opta per la risposta più “civica”: “La famiglia italiana cerca di ottenere servizi e tutele dallo Stato, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle tasse e la partecipazione alla vita politica” (Tabella 28). Il quadro che emerge evoca percorsi di aggiustamento, acquattamenti animali, equilibrismi ai limiti del legale (e anche oltre). Il civis romanus sum è una grandezza del passato di cui si è dimenticato anche il senso; lo Stato è lontano, ma la vita va comunque “sfangata”. Ed è significativo evidenziare alcune differenze territoriali: mentre la visione “civica” del rapporto famiglia-Stato prevale nell’Italia nord occidentale; Sud, Centro Italia e Nord-Est confinano in percentuali decisamente più ridotte questo tipo di atteggiamento (40,6% a Nord-Ovest; 25,9% al Sud; 27,5% al Centro e 28,8% al Nord-Est). La “cittadinanza” sembra un orizzonte occidentale, qualcosa che si avvicina al I am a US citizen. E infatti la cultura dell’arrangiarsi è decisamente più presente al Sud con il 50,5% rispetto al 38,7% del Nord-Ovest. Interessante rilevare che la percezione di un disfacimento sia più forte nel Nord-Est piuttosto che nelle altre circoscrizioni: probabilmente perché in quest’area la sensazione di aver costruito qualcosa che non regge l’urto della crisi è più forte rispetto ad aree del Paese in cui la crisi è endemica. 45 2011 Tab. 28 - In generale in Italia come si rapporta la famiglia alla società? (per area geografica - val. %) - Cerca di ottenere servizi e tutele, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle tasse e la partecipazione politica - Cerca di ottenere quello che può e si arrangia come può - Ognuno piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla collettività - Non c’è nessun rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa - La nostra società è in disfacimento, la famiglia deve attrezzarsi per sopravvivere (mandando i figli all’estero, stipulando polizze assicurative) Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 40,6 28,8 27,5 25,9 30,7 38,7 42,5 41,2 50,5 44,0 14,3 16,4 18,0 14,2 15,4 2,9 4,0 5,6 1,2 3,1 3,5 8,4 7,7 8,2 6,9 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 46 2011 III. IL NOI IN POLITICA 47 2011 3. IL TURNING POINT DELLA POLITICA L’ultima parte dell’indagine è stata focalizzata sulla connotazione politica del “noi”, sul tema della rappresentanza, del rapporto degli italiani con il Governo attuale e con le Istituzioni europee. Si è tentato di sondare le radici valoriali attuali del “contratto sociale” che, a giudizio di alcuni osservatori contemporanei come, ad esempio, Maffesoli, potrebbe tendere ad assumere maggiormente le connotazioni di “patto”, una regolazione di primitiva post-modernità. Sempre che la politica non ritrovi ispirazione, energia e capacità ideativa. 3.1. Il governo Monti e la politica La percezione del momento politico attuale appare molto chiara: gli intervistati percepiscono tutta la difficoltà sociale del momento, l’urgenza di trovare una soluzione speciale, la sostanziale e profonda crisi della politica. Il governo Monti viene visto come “una soluzione transitoria per affrontare una situazione difficile” dal 38,6% e, subito dopo, praticamente ex aequo come “la soluzione migliore che potessimo trovare” e come “il fallimento della politica”. Comincia a delinearsi l’atteggiamento più che positivo (“la soluzione migliore”) che poi troverà ulteriori conferme più avanti. Sono i maschi più delle femmine ad evidenziare che nella scelta di un governo tecnico c’è, come si diceva un tempo in nuce il fallimento della politica, mentre le femmine tendono a sottolineare pragmaticamente in misura maggiore il carattere transeunte del governo stesso, legato al lavoro difficile (Tabella 29). 48 2011 Tab. 29 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti (per sesso, val. %) - Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita - Rappresenti il fallimento della politica - È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile - Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale Totale Maschio Femmina Totale 26,6 29,6 28,1 32,1 24,7 28,3 36,2 40,9 38,6 5,1 4,7 4,9 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 49 2011 Per quanto riguarda le fasce d’età, sottolineano il carattere di necessità del governo tecnico soprattutto i cinquantenni, mentre i sessantenni tendono ad evidenziare soprattutto che si trattava della “soluzione migliore” per il lavoro difficile (Tabella 30). L’incrocio con l’area geografica non mostra oscillazioni di rilievo (Tabella 31). Anche l’incrocio con l’ampiezza demografica del comune di residenza mostra un andamento altalenante di lettura non univoca (Tabella 32). Il clima di sobrietà, di austerità che ha accompagnato sin dall’inizio l’azione del governo Monti non può evidentemente, per sua stessa natura, suscitare entusiasmi passionali; ma, nell’atteggiamento e nelle opinioni espresse dagli intervistati, si avverte una reale adesione, una sorta di risveglio da una lunga ricreazione, una ripresa di consapevolezza faticosa ma solida. Gli intervistati marcano il carattere di “necessità” delle misure adottate: una necessità che, però, sembra ben interiorizzata da una larga parte del campione. Infatti, definisce “necessarie” le misure adottate il 50,2% del totale. In particolare è il Nord-Est, probabilmente a causa di un più diffuso e ravvicinato rapporto con le difficoltà dell’economia e delle imprese, a sottolineare il carattere di necessità delle misure adottate (60,8% contro, ad esempio, il 45,8% del Sud e delle Isole) (Tabella 33). 3.2. L’Europa necessaria Al momento dell’insediamento del governo Monti non sono mancate le posizioni critiche di quanti vedevano nel nuovo governo un’emanazione diretta di imposizioni da parte dell’Unione Europea. Ma, a giudicare dalle risposte del nostro campione, tali letture non sono riuscite a intercettare l’umore diffuso, la percezione della “gente qualunque”: l’aggancio con l’Europa non viene visto dagli italiani intervistati come una iattura (lo definisce così solo l’8,9%), una pesante eredità, quanto piuttosto come qualcosa per cui lavorare e, soprattutto, da promuovere (54,4%), in particolare al Meridione (Tabella 34). Da notare che tale valutazione positiva degli standard europei aumenta con il crescere dell’età degli intervistati (Tabella 35) ed è vista con particolare favore nei comuni dai 10 ai 30.000 abitanti (Tabella 36). 50 2011 Tab. 30 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti: (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita - Rappresenti il fallimento della politica - È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile - Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 25,6 27,9 30,8 28,1 26,1 30,6 28,4 28,3 42,4 37,9 35,7 38,6 6,0 3,5 5,2 4,9 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 51 2011 Tab. 31 - Il nostro paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti: (per circoscrizione geografica - val. %) - Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita - Rappresenti il fallimento della politica - È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile - Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 28,1 26,4 27,5 29,5 28,1 28,4 30,7 22,5 30,3 28,3 38,9 37,7 41,9 37,0 38,6 4,6 5,2 8,1 3,2 4,9 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 52 2011 Tab. 32 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scanario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) - Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita - Rappresenti il fallimento della politica - È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile - Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale Totale Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 28,2 26,2 31,6 24,8 28,0 28,1 29,0 28,0 26,1 25,7 31,9 28,3 39,5 38,5 37,9 43,6 35,2 38,6 3,2 100,0 7,3 100,0 4,3 100,0 5,9 100,0 4,9 100,0 4,9 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 53 2011 Tab. 33 - Ritiene che le misure adottate dal governo Monti siano: (per circoscrizione geografica - val. %) - Ottime Buone Parzialmente buone Necessarie Cattive Pessime Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 2,5 6,8 28,0 46,2 9,5 7,1 2,2 7,3 13,4 60,8 10,8 5,6 3,4 5,9 20,3 52,7 11,0 6,8 1,5 6,2 24,8 45,8 10,9 10,9 2,3 6,5 22,5 50,2 10,5 8,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 54 2011 Tab. 34 - Il rispetto di standard europei è: (per circoscrizione geografica - val. %) - Una iattura - Un destino inevitabile - Qualcosa per cui lavorare e da promuovere Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 6,7 37,5 12,2 37,8 9,6 38,4 8,4 34,3 8,9 36,7 55,8 50,0 52,0 57,3 54,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 55 2011 Tab. 35 - Il rispetto di standard europei è: (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Una iattura - Un destino inevitabile - Qualcosa per cui lavorare e da promuovere Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 9,7 39,9 8,1 34,6 8,9 35,5 8,9 36,7 50,4 57,3 55,6 54,4 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 56 2011 Tab. 36 - Il rispetto di standard europei è: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) - Una iattura - Un destino inevitabile - Qualcosa per cui lavorare e da promuovere Totale Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 11,1 34,0 7,7 27,7 8,6 41,8 14,0 46,0 4,0 43,8 8,9 36,7 54,9 100,0 64,6 100,0 49,6 100,0 40,0 100,0 52,3 100,0 54,4 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 57 2011 Sono davvero pochi (11%) quelli che ritengono che uscire dall’Euro potrebbe aiutare la situazione del Paese. E sono particolarmente contrari gli abitanti di grandi centri (superiori ai 100.000 abitanti) (Tabella 37). Tanto che, anzi, la maggioranza relativa ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo (48,2%), più i maschi che le femmine (Tabella 38). Si tratta di risposte in un certo senso imprevedibili: in questi ultimi mesi l’Europa è stata vista da molti più come un partner impegnativo che reclama “lacrime e sangue”, che non come un sostegno concreto al nostro sviluppo. Eppure, gli italiani non sembrano volersene distaccare. Sbaglieremmo, tuttavia, se leggessimo questo dato come un afflato europeista, come se gli italiani avessero scoperto riferimenti culturali spinelliani, se ritenessimo che l’ideale europeo è finalmente diventato realtà nella coscienza dei cittadini del nostro Paese. Con una metafora forse impietosa si potrebbe dire che nelle risposte degli intervistati sull’Europa si legge più una reazione a metà tra l’emozionale e il razionale, quasi un po’ come fa il bambino che ha ricevuto uno schiaffo dal genitore, ma continua a seguirlo, magari ricacciando indietro le lacrime, perché ha troppa paura di rimanere solo, in una piazza o in una strada sconosciuta. Come se temessimo di perdere la strada, vogliamo rimanere insieme ai compagni di viaggio europei perché li sentiamo più forti, più capaci di orientarsi o, più semplicemente, per la consapevolezza che non potremmo farcela da soli. 3.3. La collettività “organizzata”: l’individuo, la rappresentanza, i corpi intermedi Che si tratti di un’adesione dettata più dalla paura che dal convincimento lo dimostrano anche le risposte alle domande successive, riguardanti i margini di disponibilità ad ulteriori sacrifici. Consapevoli, ma col senso del limite. Infatti, alla domanda: “Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà?” non si registrano grandi disponibilità; solo il 14,3% dichiara che è giusto che ognuno faccia i suoi sacrifici, senza stare troppo a misurare chi paga di più. 58 2011 Tab. 37 - Crede che uscire dall’euro potrebbe aiutare l’Italia? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Sì - No - Non so Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 12,0 68,3 19,7 13,3 65,7 21,0 11,8 68,5 19,7 6,9 76,2 16,8 6,6 76,9 16,5 11,0 69,7 19,3 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 59 2011 Tab. 38 - Ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo? (per sesso, - val. %) - Sì - No - Non so Totale Maschio Femmina Totale 54,6 21,3 24,1 42,2 25,7 32,1 48,2 23,6 28,2 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 60 2011 La stragrande maggioranza, il 76,1%, al contrario non ha tentennamenti e ribalta la domanda puntando dritto alla patrimoniale: gli italiani del campione hanno le idee chiarissime, chi più ha più deve contribuire al buon andamento sociale. È da notare che le risposte a questa variabile risultano del tutto indipendenti da sesso, età, area geografica e ampiezza del comune di residenza. Come dire che esiste una sostanziale uniformità di pensiero che, di fronte all’ipotesi di ulteriori sacrifici, rimpalla le responsabilità sui grandi patrimoni e sulla ricchezza “sommersa” del Paese (Tabella 39). Monti e l’Europa sono necessari, la politica dei mercati internazionali non lascia altre scelte se si vogliono evitare fallimenti nazionali con effetto domino: ma su ulteriori sacrifici, non c’è niente da fare, i cittadini, come direbbero gli adolescenti “fanno muro”. Quasi che un’imprevedibile saggezza, forse di origine contadina, si fosse risvegliata negli italiani, rendendoli disponibili ai sacrifici, ma guardinghi: se la semina se l’è portata via il vento, ci si spezza la schiena e si risemina, ma non si può essere disposti a coltivare caparbiamente un terreno arido se, nella terra accanto, ricca di acque e concimi di ogni tipo, si sperperano i raccolti. L’italiano non ci sta a stringere la cinghia a oltranza, mentre i “ricchi” continuano a fare shopping di alta marca. E del resto il rischio recessivo è una realtà. A questo punto, la responsabilità dei partiti nel saper confezionare un’offerta politica che riesca a tenere insieme tante e diverse esigenze diventa centrale: è evidente, infatti, che il governo tecnico ha una sua “stagionalità”, anche se non mancano quanti auspicano una cessione di sovranità permanente alla dimensione tecnica. Né mancano segnali inquietanti, focolai di protesta sociale che potrebbero conglomerarsi producendo rischiose e disordinate forme di protesta sociale. Come tutti i sondaggi politici dimostrano, la credibilità dei partiti è scarsissima. Viene confermata infatti la profonda sfiducia nei partiti: oltre l’80% dichiara che rappresentano solo se stessi, intesi come gruppo di potere (diventano l’84,2% nella componente maschile del campione); e il 71,4% dichiara che rappresentano grandi interessi economici (il 73% degli uomini); il 70,9% dichiara che dovrebbero rappresentare parti di società, ma evidentemente non lo fanno. Indicativa la maggiore condanna degli uomini rispetto alle donne; il dato più che a una maggiore delusione dei maschi va ricondotto ad una maggiore capacità di lettura dei fenomeni determinata dalla tradizionale e più antica penetrazione maschile nei meccanismi di regolazione della società (Tabella 40). 61 2011 Tab. 39 - Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà: (per circoscrizione geografica - val. %) Nord-Ovest - Credo che la patrimoniale sia la soluzione che garantisca equità sociale (chi più ha, più paga) - Ognuno deve fare i suoi sacrifici senza starsi a preoccupare di chi paga di più - Assolutamente niente, che ci hanno fatto con i nostri soldi? - La cosa non riesce a interessarmi, tanto fanno come gli pare Totale Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 73,6 74,8 76,5 78,7 76,1 16,2 13,5 13,7 13,5 14,3 5,4 6,5 3,8 3,0 4,5 4,8 5,2 6,0 4,8 5,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 62 2011 Tab. 40 - Secondo Lei i partiti oggi che cosa rappresentano e che cosa dovrebbero rappresentare (val. %) Maschio Femmina Totale Solo se stessi, un gruppo di potere Rappresentano Dovrebbero rappresentare Totale 84,2 15,8 100,0 77,9 22,1 100,0 81,0 19,0 100,0 Grandi interessi economici Rappresentano Dovrebbero rappresentare Totale 73,0 27,0 100,0 69,9 30,1 100,0 71,4 28,6 100,0 Parti di società Rappresentano Dovrebbero rappresentare Totale 30,1 69,9 100,0 28,2 71,8 100,0 29,1 70,9 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 63 2011 Unanime condanna dei partiti, dunque, che ben si inserisce nella dinamica di disvelamento, di rimessa in discussione, probabilmente innescata proprio dall’avvicendarsi del governo Monti: se sono tempi speciali, se sono tempi “strani”, allora si può rimettere in discussione tutto, anche la democrazia partitica che abbiamo conosciuto come se fosse l’unica forma di organizzazione della partecipazione democratica. Del resto, gli stessi partiti non sono sempre stati uguali a se stessi: dai raggruppamenti di notabili dell’Ottocento ai partiti di massa dopo l’introduzione del suffragio universale, ai partiti come li conosciamo oggi, partiti personali, troppo spesso affollati da funzionari e politici ambiziosi e avidi che tessono i loro affari mentre le masse sono sintonizzate sulla fisicità del Capo. Questa consapevolezza rispetto alla forma transeunte del partito nella democrazia partecipativa così come la conosciamo, appare più radicata e convinta rispetto ad un semplice atteggiamento di rifiuto. Infatti, non solo si descrivono i partiti come gruppi di potere interessati solo ai propri affari, ma si danno esplicite indicazioni a favore delle nuove forme di rappresentanza. Non a caso, per il futuro si prevede il crescente peso dei nuovi soggetti, completamente estranei alla logica dei partiti: social network, reti di genere, anonymous sono il futuro per il 30,3% degli intervistati e avranno sempre più peso per il 29,6%. Solo il 12,3% dichiara che sono fenomeni destinati a sgonfiarsi (Tabella 41). Queste risposte sono un indicatore eloquente di un’ampia realtà partecipativa che sta riemergendo nel Paese già da qualche tempo, e non solo nelle forme più spontanee del volontariato. Si tratta dell’esercizio consapevole e intenzionale di forme di democrazia diretta, un fenomeno che descrive molto bene il nuovo spirito dei tempi; il costituzionalista Michele Ainis ha provato recentemente a metterne in fila alcune: sono le leggi di iniziativa popolare che mirano a scardinare i privilegi della “casta”, ma non solo. Si va dal Comitato che propone la riforma dei partiti a quello che vuole ridurre gli stipendi dei parlamentari e dei gran commis di Stato; dal Comitato per l’abolizione delle province “Aboliamole” a quello della regione Campania per l’energia solare; dal Comitato della regione Puglia per le quote rosa, alla legge popolare in Sardegna per fermare Equitalia; dalla rete-Aq che propone di ricostruire l’Aquila affidandosi ad un testo mobile che ognuno può modificare collegandosi a Internet. Assoutenti Liguria vuole tassare le bevande alcoliche, “Libera la benzina” ha raccolto 500.000 firme, dieci volte più del necessario. 64 2011 Tab. 41 - Stanno emergendo nuovi meccanismi di rappresentanza (come: social network, reti di genere, anonymous, ecc.), crede che in futuro (per area geografica - val. %) - Si sgonfieranno Avranno sempre più peso Sono il futuro Non saprei Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 9,1 31,8 34,9 24,2 12,8 27,3 30,4 29,5 12,7 38,0 27,0 22,4 14,2 24,2 28,7 32,9 12,3 29,6 30,3 27,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 65 2011 Dunque le risposte ottenute dagli intervistati non sono estemporanee prese di posizione, ma l’espressione di una nuova vitalità partecipativa che si è impossessata di nuovi strumenti (primo fra tutti Internet) per esprimersi e organizzarsi. A giudicare da queste risposte, sembrerebbe che il destino dei partiti tradizionali sia già segnato: come accade a chi va per mare, a un certo punto “cambia il vento”. O, sempre per usare una metafora marinara, siamo al finis terrae: qui finisce la terra conosciuta e comincia il mare aperto. Ed è interessante sottolineare che sono gli intervistati del Centro Italia e del Nord-Ovest quelli che attribuiscono maggior peso e importanza alle nuove forme di rappresentanza. Abbiamo cercato a questo punto di approfondire la “visione” della politica intrattenuta dagli intervistati, per capire le basi culturali di questa nuova concezione (in realtà antichissima) della partecipazione politica; ebbene, in questo caso, il campione si spacca a metà tra quanti sostengono che la politica “deve basarsi su grandi idee guida” (49,4%) e quelli che sostengono che deve basarsi su “una quotidiana pragmatica soluzione dei problemi” (50,6%), in particolare al Nord-Est (56,3%). Maggiori gli “idealisti” tra gli abitanti dei comuni più piccoli, maggiori i pragmatici tra gli abitanti di centri medio grandi (Tabella 43). Ed è significativo che siano gli abitanti dei piccoli centri ad intrattenere una concezione della politica di carattere ideale. Il dato, nella sua apparente semplicità, acquista uno spessore particolare se incrociato con alcuni dei risultati precedenti. Nel corso della ricerca si è evidenziato che gli abitanti dei piccoli centri, rispetto alle grandi città: - provano maggior piacere nel sentirsi utili rispetto agli sconosciuti; - provano maggiore curiosità rispetto agli estranei; - provano una sensazione di maggior benessere rispetto al proprio territorio; - hanno meno paura dei conflitti etnici; 66 2011 Tab. 42 - La politica deve basarsi: (per area geografica - val. %) - Su grandi idee guida - Una quotidiana, pragmatica soluzione dei problemi Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 48,4 43,7 55,1 50,0 49,4 51,6 56,3 44,9 50,0 50,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 67 2011 Tab. 43 - La politica deve basarsi: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Su grandi idee guida - Una quotidiana, pragmatica soluzione dei problemi Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 55,1 50,0 47,2 39,6 45,1 49,4 44,9 50,0 52,8 60,4 54,9 50,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 68 2011 - percepiscono maggiormente il proprio lavoro come contributo al bene della collettività; - guardano con maggior favore all’allineamento dell’Italia con gli altri Paesi rispetto a determinati standard europei; e, appunto, - intrattengono una concezione della politica maggiormente orientata al riferimento a grandi idee guida. Nel complesso emerge un tipo di cittadinanza più aperta e anche più “ispirata”, il che induce a chiedersi se l’affanno delle metropoli non ci abbia veramente fatto dimenticare le cose che contano. In questo senso l’organizzazione della vita umana nel territorio, come ipotizzano gli architetti della new generation sembra avere un’influenza ben più grande nella percezione della realtà e nei comportamenti umani di quella comunemente ipotizzata. Un’ipotesi che suggerisce, ancora una volta, l’introduzione nelle strategie politiche di uno sguardo per così dire olistico e integrato. 69 2011 70 2011 IV. IL RILANCIO DELLA POLITICA 71 2011 L’indagine ha cercato, infine, di capire se ci sia spazio e tempo per un recupero della politica fatta attraverso l’azione dei partiti. Ebbene, i risultati ottenuti in quest’ultima parte della ricerca sembrano suggerire che qualcosa di nuovo è veramente successo, che nel corpo sociale si è prodotta una discontinuità non riconducibile o, per lo meno, non esclusivamente riconducibile al repentino cambio di scena a livello governativo. Si tratta verosimilmente di un malessere più profondo, che viene da lontano, e che ha sedimentato delusioni su delusioni (al di là dei nomi, peraltro continuamente “cangianti”, degli schieramenti di destra e di sinistra). La maggioranza assoluta del campione sostiene, infatti, che si è già andati “oltre le colonne d’Ercole” della politica come l’abbiamo conosciuta finora. Il rilancio della politica sarà possibile, ma si realizzerà secondo modelli completamente nuovi. Il 54,8% dichiara che il rilancio della politica avverrà principalmente attraverso il collegamento tra forme spontanee di impegno civile. Dunque un qualche tipo di organizzazione leggera, pro tempore e congiunturale che unirà, di volta in volta, gli interessi e gli ideali di diverse aggregazioni di cittadini. Sono, invece, più inclini a immaginare il rilancio della politica attraverso il recupero della forma partito in maniera innovativa il 32,8% degli intervistati. L’importanza dello scarto misura il distacco ormai compiuto da parte dei cittadini rispetto alla forma partito. Ed è indicativo che ad essere più favorevoli ad un’’innovazione integrale siano le donne (da sempre con un rapporto complicato con i partiti in mano, come si sa, agli uomini) (Tabella 44), i cinquantenni rispetto ai sessantenni (Tabella 45), gli abitanti delle grandi città (Tabella 46), il Centro-Italia (Tabella 47). 72 2011 Tab. 44 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per sesso - val. %) - Attraverso il recupero della forma partito - Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile - Altro Totale Maschio Femmina Totale 35,0 30,7 32,8 50,9 58,6 54,8 14,1 10,7 12,4 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 73 2011 Tab. 45 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per classi di età - val. %) 50-54 anni 55-59 anni 60-65 anni Totale - Attraverso il recupero della forma partito collegamento tra forme spontanee di impegno civile - Altro 29,8 33,2 35,3 32,8 58,6 11,5 52,9 14,0 52,8 11,8 54,8 12,4 100,0 100,0 100,0 100,0 - Il Totale Fonte: 50&Più/Censis, 2012 74 2011 Tab. 46 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Attraverso il recupero della forma partito - Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile - Altro Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 32,7 31,3 38,6 39,6 23,6 32,8 51,6 15,7 59,2 9,5 51,4 10,0 50,5 9,9 61,5 14,8 54,8 12,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 75 2011 Tab. 47 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per area geografica - val. %) - Attraverso il recupero della forma partito - Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile - Altro Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 32,3 32,9 30,5 34,5 32,8 53,6 53,1 58,9 54,3 54,8 14,1 14,0 10,6 11,2 12,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 76 2011 V. INVECE DI UNA CONCLUSIONE 77 2011 La ricerca presentata in queste pagine offre numerosi stimoli per sentieri di approfondimento che non è utile riassumere e costringere nelle maglie strette di una conclusione. Tuttavia può essere utile richiamare l’attenzione su alcuni snodi che possano aiutare a ridisegnare il perimetro di una nuova riflessione sulla dimensione del Noi nella società italiana: - Nella ricerca emerge in maniera eclatante, negli atteggiamenti e nei comportamenti relativi alla dimensione del confronto con gli altri, la differenza tra quanti abitano in piccoli centri e quanti vivono nelle grandi città: il piccolo centro sembra preservare disponibilità nei confronti dell’altro (dai vicini ai colleghi d’ufficio) che la città ha dimenticato nella fretta continua, che considera “perdita di tempo” lo scambio di vedute o la simpatia nei confronti degli altri. La città e i suoi abitanti sembrano, oltre che più frettolosi, più chiusi, più impauriti, per esempio dalla minaccia di conflitti razziali. Può, però, essere utile ricordare che gli italiani vivono per oltre il 55% nei comuni al di sotto di 30.000 abitanti, e che dunque queste “riserve” di antica umanità sono molto più vitali e presenti di quanto si possa ipotizzare. - Gli italiani vivono con orgoglio la grandezza del passato, ma è un patrimonio che non basta più a farci sentire importanti: è cresciuta la consapevolezza diffusa rispetto ai ritardi del Paese che minano la nostra sicurezza e la nostra fiducia nel futuro. - La famiglia, centro vero del cerchio concentrico della socialità, ha una sua logica indipendente e “si arrangia come può”, anche a costo di recare danni alla collettività; il concetto di cittadinanza è sostanzialmente alieno alla nostra cultura, l’equilibrio tra diritti e doveri un concetto estraneo; qualcosa nel rapporto individuo-Stato non ha funzionato, si è incrinato o, meglio, non è mai stato granché solido. La famiglia ha una forza animale che tende ad acquattarsi, lontano da istituzioni che non hanno saputo costruire negli anni un dialogo. - Siamo stanchi della casualità della sregolazione che ci ha portati fin qui, viviamo la “necessità” del Governo Monti e dell’inseguimento europeo quasi come una forma di igiene mentale, un fare ordine dopo i troppi sogni di “mezza estate”; e se questa necessità non riesce ad assumere il fascino di un imperativo categorico è perché la nostra consapevolezza è più frutto di una cultura sapienziale contadina che pragmaticamente 78 2011 prende atto della devastazione di un raccolto poco curato che di una crescita e di una elaborazione culturale. - In politica sembra proprio che il turning point sia una realtà e che non ci si fidi più dei vecchi meccanismi di rappresentanza; si cerca nei nuovi fenomeni di esercizio della cittadinanza e nel nuovo hardware dell’esercizio democratico (Internet) la promessa di rinnovamento radicale. Ma non è ancora riconosciuto il fatto che il vero rinnovamento può crescere solo da un diverso modello antropologico. - Metà degli intervistati non rinuncia, però, all’idea che la politica debba essere indirizzata da grandi idee guida. Lo schock del risveglio ci ha già portato un buon risultato, che è quello di capire che non esistono ricette facili e che bisogna tornare tutti insieme a pensare. 79 2011 80 2011 APPENDICE 81 2011 NOTA METODOLOGICA La ricerca è stata condotta mediante questionario anonimo e tramite sistema CATI nel periodo 12- 25 gennaio 2012. Il campione prescelto è stato di tipo casuale e stratificato proporzionale, con una numerosità pari a 1.200 unità, ricavate da elenchi telefonici pubblici e stratificati ex-post. Le variabili considerate sono: - classe d’età: 50-54, 55-59, 60-65; - sesso: maschio, femmina; - area geografica: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole - ampiezza demografica: meno di 10.000 abitanti, da 10.000 a 29.999 abitanti, da 30.000 a 99.999 abitanti, da 100.000 a 249.999 abitanti, da 250.000 abitanti e oltre. Di conseguenza ogni individuo è stato caratterizzato dalla combinazione delle variabili stesse. È stato così possibile costruire un campione che risponde fedelmente alla struttura demografica italiana di questa porzione di popolazione per un totale di 1.200 individui. I criteri scelti per la costruzione del campione limitano il margine di errore nell’ordine del +/-2,5, con intervallo di confidenza del 95%. Nell’indagine è stato somministrato un questionario a risposta precodificata. Sono stati riportati nel Rapporto di ricerca solo gli incroci che si sono rivelati significativi. 82 2011 Il questionario: La ricomposizione del Noi 83 2011 DATI STRUTTURALI La famiglia e la casa 1) - Pienamente soddisfacenti, c’è molto affetto e rispetto tra noi Soddisfacente, ma qualche volta ci sono problemi di comunicazione e allora la convivenza si fa difficile Qualche volta mi chiedo se non vivrei meglio da solo/a Francamente insopportabile, abbiamo esigenze e gusti diversi Siamo ormai degli estranei, più che altro ci sopportiamo Altro 2) - Che tipo di rapporto ha con gli altri componenti della sua famiglia? Rispetto ai membri della sua famiglia, ha l’impressione che la sostengano,che siano disponibili a capirla e aiutarla? Sì Qualche volta Raramente No Fuori casa e nel territorio 3) - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente: Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei Dipende da chi incontro Ci si saluta educatamente Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro Fastidio, non sono persone piacevoli Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri 84 2011 4) - Bene, è un quartiere/luogo a misura d’uomo, ci conosciamo in molti e mi sento sicuro/a Bene, ognuno si fa i fatti suoi Abbastanza bene, ma non credo che se avessi bisogno qualcuno mi aiuterebbe Male, nessuno si conosce, siamo tutti estranei Male, tutti si impicciano dei fatti degli altri 5) - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita? Qual è il suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita? La/o amo profondamente, non la/lo cambierei per niente al mondo Mi trovo bene Non mi piace, ma non mi lamento Francamente vorrei andarmene, non mi piace la gente Vorrei andarmene, è un posto anonimo L’ambiente di lavoro 6) - Sì No 7) - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro? Sono amici, persone con cui ho un ottimo rapporto professionale e anche affettivo Sono solo colleghi, con cui ho un rapporto sostanzialmente corretto Sono persone con cui condivido gli spazi, ma con cui non sono interessato ad instaurare alcun rapporto Sono pessimi, sono persone competitive e aggressive Sono pessimi, persone subdole di cui non ci si può fidare Siamo nemici dichiarati 8) - Nel suo lavoro viene a contatto con altre persone? Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro: Una comunità di persone che condivide le stesse finalità Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare Un posto dove tutti si fanno la guerra 85 2011 La strada, l’Altro, il povero 9) - Provo piacere per il fatto di sentirmi utile Fastidio, non ho tempo da perdere Paura, temo che voglia derubarmi Paura, temo che possa farmi del male Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui 10) - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna di un’altra etnia? Vivo interesse Curiosità, mi interesso del suo abbigliamento, del suo comportamento Niente di particolare Dipende dall’etnia, alcuni hanno un odore sgradevole (specificare ____________) Dipende da come è vestito, lavato ecc. Fastidio Disgusto Non risponde 12) - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobus o in metro? Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti sulla stessa barca Curiosità, mi piace osservarli, ma senza avvicinarmi troppo Nulla, sono estranei Fastidio, spesso mi intralciano negli spostamenti Repulsione Non risponde 11) - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova? A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi? Sì, come negli anni Trenta crisi economica, disoccupazione intolleranza possono innescare vere tragedie Sì, perché i razzisti isolati possono coagulare intorno a sé tante teste matte No, perché siamo profondamente democratici, da noi certi fenomeni non possono attecchire 86 2011 13) - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova? Umana compassione, vorrei aiutarlo, gli do quello che posso Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti, non è affar mio Ormai mi sono abituato, neanche li guardo Mi danno fastidio, il Comune dovrebbe metterli altrove Se ne dovrebbe occupare la Chiesa Sono solo furbi Sono organizzati dai racket, perciò li sfuggo Noi come società 14) Abbiamo una grande civiltà alle spalle, siamo in una fase transitoria di indebolimento, ma torneremo grandi Siamo gente di cuore, l’italiano è apprezzato in tutto il mondo Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di vista Ci crediamo furbi, ma siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso (naturalmente con molte eccezioni) Siamo un popolo e una cultura in decadenza Siamo un popolo che dà il meglio di sé nelle difficoltà 15) - In generale, in Italia, come si rapporta la famiglia alla società? Cerca di ottenere servizi e tutele, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle tasse e la partecipazione al voto Cerca di ottenere quello che può e si arrangia come può Ognuno piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla collettività Non c’è nessun rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa La nostra società è in disfacimento, la famiglia deve attrezzarsi, sopravvivere (mandando i figli all’estero, stipulando un’assicurazione privata) 16) - E cosa pensa degli italiani? Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il Governo Monti: Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita Rappresenti il fallimento della politica È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale 87 2011 17) - Ritiene che le misure adottate dal Governo Monti siano: 18) - Il rispetto di standard europei è: Una iattura Un destino inevitabile Qualcosa per cui lavorare e da promuovere 19) - Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà? Crede che uscire dall’euro potrebbe aiutare? Ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo? Sì No Non so 22) - Sì No Non so 21) Credo che la patrimoniale sia la soluzione che garantisca equità sociale (chi più ha, più paga) Ognuno deve fare i suoi sacrifici senza starsi a preoccupare di chi paga di più Assolutamente niente, che ci hanno fatto con i nostri soldi? La cosa non riesce a interessarmi, tanto fanno come gli pare 20) - Ottime Buone Parzialmente buone Necessarie Cattive Pessime Secondo Lei, i partiti oggi che cosa rappresentano e che cosa dovrebbero rappresentare? Rappresentano Dovrebbero rappresentare Solo se stessi, un gruppo di potere Grandi interessi economici Parti di società 88 2011 23) - Si sgonfieranno Avranno sempre più peso Sono il futuro Non saprei 24) - La politica deve basarsi: su grandi idee guida una quotidiana, pragmatica soluzione dei problemi 25) - Stanno emergendo nuovi meccanismi di rappresentanza (tipo social network, reti di genere, anonymous, ecc.). Crede che in futuro: Il rilancio della politica passa soprattutto: Attraverso il recupero della forma partito Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile Altro (specificare __________________________________) 89 INDICE Premessa ..............................................................................................1 I. Il noi nel privato e nell’esistenza ..................................................3 1. Il cerchio concentrico della socialità ................................................4 1.1. Una relazionalità quasi perfetta: la famiglia ........................4 1.2. Oltre a porta di casa: la prossimità “cauta” delle città, quella “spontanea” nei centri a misura d’uomo ..................9 1.3. La forza del territorio .........................................................11 1.4. Le tante facce dell’Altro ....................................................16 1.4.1. Lo sconosciuto per strada ........................................19 1.4.2. Il povero ...................................................................25 1.4.3. La differenza etnica: il razzismo degli altri .............25 II. Il noi nella società ........................................................................35 2. L’altro dentro un’organizzazione ...................................................36 2.1. Il posto di lavoro ................................................................36 2.2. Il modello culturale italiano ...............................................39 2.3. Italiani, tra acquattamento e cittadinanza ..........................45 III. Il noi in politica ...........................................................................47 3. Il turning point della politica ..........................................................48 3.1. Il governo Monti e la politica ............................................48 3.2. L’Europa necessaria ..........................................................50 3.3. La collettività “organizzata”: l’individuo, la rappresentanza, i corpi intermedi....................................58 IV. Il rilancio della politica ..............................................................71 V. Invece di una conclusione ............................................................77 Appendice .........................................................................................81 Nota metodologica.............................................................................82 Il questionario: La ricomposizione del Noi.....................................83 2011 “Quale è dunque la società, nella quale gli uomini si sentano veramente liberi e liberamente operino? La risposta è venuta da Socrate, è venuta da Cristo. Non dalla società la quale circonda l’uomo viene la libertà; ma dall’uomo stesso. L’uomo deve trovare in se stesso, nel suo animo, nella forza del suo carattere la libertà che va cercando. La libertà è spirito, non è materia”. Luigi Einaudi, “Lezioni di politica sociale”,1965 PREMESSA Il percorso di approfondimento antropologico Prima delle Leggi è stato avviato da 50&Più assieme al Censis, con una prima indagine sui temi dell’identità e della dimensione verticale dell’auctoritas, i cui risultati sono stati presentati nel corso della manifestazione “Gold Age” nell’ottobre scorso a Rimini. Punto di partenza di tale percorso di approfondimento è stato nella considerazione che prima delle leggi, prima dell’apparato normativo che cerca di regolare la convivenza civile, preesiste “qualcos’altro” su cui da troppo tempo abbiamo smesso di interrogarci. Prima delle leggi o, se si preferisce, alla base delle leggi, esistono i valori condivisi dalla collettività o, più modestamente, i valori su cui si è raggiunta una relativa mediazione. Oggi si avverte sempre più stringente l’urgenza di tornare a pensare ai fondamentali della convivenza per ritrovare il significato profondo del vivere insieme in una collettività. Si può dunque essere quasi soddisfatti, paradossalmente dell’inquietudine profonda che si avverte perché è garanzia di un salutare scossone, di una sortita dal troppo lungo acquattamento che ci ha visti sospettosi ed egoisti. Questo secondo rapporto di ricerca approfondisce un’altra dimensione, quella della relazionalità, del noi, nelle diverse declinazioni che vanno dal cerchio privatissimo degli affetti al rapporto con la collettività inteso come sistema sociale. Sono stati toccati dunque temi come l’atteggiamento verso le forme organizzate di rappresentanza, le nuove espressioni di partecipazione politica, l’atteggiamento verso l’attuale Governo e il rapporto con l’Europa. 1 2011 Quanti hanno letto il primo rapporto percepiranno l’intenzionale ampliarsi di un discorso sull’uomo in rapporto alla società, prima concentrato sulla dimensione dell’identità individuale e della verticalità; per quanti invece non l’hanno letto, sarà uno stimolo ad approfondire i tanti aspetti complessi del rapporto con l’Altro. 2 2011 I. IL NOI NEL PRIVATO E NELL’ESISTENZA 3 2011 1. IL CERCHIO CONCENTRICO DELLA SOCIALITÀ La prima parte della ricerca è stata dedicata all’approfondimento del rapporto dell’individuo con l’Altro nell’ambito del privato: in famiglia, con vicini di casa e sconosciuti incontrati occasionalmente per strada, fino a tipologie più impegnative sul piano sociologico, come il “povero” e “l’immigrato”. 1.1. Una relazionalità quasi perfetta: la famiglia A giudicare dalle risposte ottenute dalle prime domande del questionario somministrato a un campione di 1.200 persone oltre i 50 anni, la famiglia puntella e, anzi, accresce la sua forza. Probabilmente per effetto di un insieme complesso di fattori, non ultimo la crisi economica, l’istituzione familiare appare viva e vegeta, a dispetto dei tanti che ne prevedevano il dissolvimento, sotto l’urto di una indefinita “contemporaneità”. La stragrande maggioranza degli intervistati (68,8%) definisce i rapporti all’interno della sua famiglia come “pienamente soddisfacenti”, sottolineando il grande affetto e rispetto che lega i componenti del nucleo familiare. L’importanza della percentuale aggregata intorno a questa posizione è tale che non mette conto operare troppi distinguo. A fronte di una continua “narrazione”, nei talk show televisivi come nella cinematografia che rappresentano con ricchezza di risvolti psicologici lo sgretolarsi dell’istituzione familiare, nella realtà la famiglia sembra mantenere intatto, nella percezione diffusa, il suo valore. Semmai l’indagine sfata alcuni luoghi comuni della ricerca sociale, come quello che vede il Meridione italiano molto più ancorato alla famiglia rispetto al Nord Italia, tradizionalmente rappresentato come area della transizione verso la postmodernità dei comportamenti privati. Nell’Italia nord occidentale si dice pienamente soddisfatto della propria famiglia il 75,2% degli intervistati, dato che scende al 64,4% al Sud e nelle Isole, dove in misura maggiore si sottolineano i momenti di problematicità (32,7%) contro il 22,1% che la stessa risposta ottiene al Nord-Ovest. 4 2011 Tab. 1 - Che tipo di rapporto ha con gli altri componenti della Sua famiglia (per circoscrizione geografica - val. %) - Pienamente soddisfacenti, c’è molto affetto e rispetto tra noi - Soddisfacenti, ma qualche volta ci sono problemi di comunicazione e allora la convivenza si fa difficile - Qualche volta mi chiedo se non vivrei meglio da solo/a - Francamente insopportabili, abbiamo esigenze e gusti diversi - Siamo ormai degli estranei, più che altro ci sopportiamo - Altro Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 75,2 68,1 68,1 64,4 68,8 22,1 28,0 28,2 32,7 28,0 1,2 0,9 1,3 1,5 1,3 0,0 0,9 0,0 0,2 0,3 0,0 0,4 0,0 0,2 0,2 1,5 1,7 2,5 1,0 1,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 5 2011 Del tutto irrisorie le percentuali di quelli che dichiarano importanti conflittualità all’interno del proprio nucleo familiare o che esplicitamente dichiarano che preferirebbero vivere soli. Famiglia “resta bello”, le esigenze e i gusti diversi che inevitabilmente si fanno sentire, spesso anche in maniera conflittuale, non intaccano il profondo convincimento degli italiani intervistati, che continuano, a vedere nella famiglia il luogo elettivo di una relazionalità gratificante. Questa piena soddisfazione, tuttavia - e questo è opportuno sottolinearlo più che alle gratificazioni o alla piacevolezza dei rapporti fa esplicito riferimento alla possibilità di ottenere comprensione, sostegno e aiuto dai membri della propria famiglia. Chiarissima, dunque, l’immagine della famiglia come luogo di compensazione dei tanti disagi vissuti all’esterno. Infatti, le risposte ottenute alla seconda domanda dell’indagine, “Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che la sostengano, che siano disponibili a capirla e aiutarla?”, non lasciano adito a dubbi: ritiene di poterci contare sempre e comunque l’83,2% del campione, anche qui con maggiore convinzione al Nord-Ovest (88,9%) rispetto al Sud e nelle Isole (79%) (Tabella 2). Appena più scettiche le donne che, in misura maggiore degli uomini, dichiarano di poterci contare solo qualche volta (ma comunque ritengono all’80% di poterci contare sempre) (Tabella 3). Un dato che fa riflettere e che solleva ancora una volta l’influenza della costruzione della realtà operata dai media che, tra cronaca nera e talk show ribollenti di liti familiari, rimandano un’immagine di tensione intrafamiliare che sovrasta i reali percorsi dell’affetto e della solidarietà all’interno dei nuclei familiari veri, quelli della realtà. Una riflessione che resta valida anche scontando i possibili processi di “ottimizzazione” della vita vissuta, che possono aver portato a sovrastimare nelle risposte date all’indagine, il reale supporto esperito in famiglia. Ma, quantomeno, tali risposte sono indice del valore e della desiderabilità che la famiglia continua a poter vantare nella percezione degli italiani. 6 2011 Tab. 2 - Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che La sostengano, che siano disponibili a capirLa e aiutarLa (per circoscrizione geografica- val. %) - Sì Qualche volta Raramente No Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 88,9 9,2 0,9 0,9 81,0 15,5 0,4 3,0 84,5 11,8 2,1 1,7 79,0 17,1 1,5 2,5 83,2 13,6 1,3 2,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 7 2011 Tab. 3 - Rispetto ai membri della Sua famiglia, ha l’impressione che La sostengano, che siano disponibili a capirLa e aiutarLa (per sesso - val. %) - Sì Qualche volta Raramente No Totale Maschio Femmina Totale 86,5 11,1 1,2 1,2 80,0 16,0 1,3 2,8 83,2 13,6 1,3 2,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 8 2011 1.2. Oltre a porta di casa: la prossimità “cauta” delle città, quella “spontanea” nei centri a misura d’uomo La prossimità di pianerottolo, il vicino di casa rappresentano, in un certo senso, il primo banco di prova della nostra disponibilità al mondo. Superate le porte blindate che proteggono ormai anche il più modesto degli appartamenti, ci vengono incontro le nostre elaborazioni fantasmatiche sull’Altro: l’estraneo, la persona diversa da noi che può incuriosirci o preoccuparci, essere un incontro piacevole o una seccatura, generazioni diverse dalla nostra, identità territoriali locali differenti. Chi è fuori della nostra porta, anche se paga per lo stesso condominio, cucina in un modo diverso, ha un’inflessione dialettale diversa, ha un bagaglio d’istruzione e culturale diverso dal nostro, è di diverso orientamento politico, magari di diverso orientamento religioso o sessuale. È, lo ripetiamo, il primo banco di prova del nostro modo di rapportarci all’Altro: e l’immagine imbarazzata dei condomini che in un silenzio “sofferto” condividono per un minuto lo spazio angusto dell’ascensore, è la metafora più riuscita. Ricordiamo che nel nostro Paese la conflittualità per questioni condominiali resta piuttosto alta e che spesso i motivi sono del tutto futili. Dunque la domanda relativa all’incontro occasionale del condomino sulle scale di casa o in ascensore o comunque del vicino, è stata posta nella consapevolezza di toccare un punctum dolens della convivenza italica. Il dato che balza agli occhi nella distribuzione delle risposte è l’aggregazione secca intorno alla modalità d’interazione “ci si saluta educatamente”: risponde così il 56,4% del campione, ed è significativo che questa modalità cresce al crescere dell’ampiezza demografica del comune di appartenenza: saluta educatamente il 50,8% di quanti abitano in piccoli centri con meno di 10.000 abitanti, contro il 65% di quanti vivono in grandi comuni che superano i 250.000. Parallelamente, la modalità “Quando incontro un vicino provo piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro” raccoglie il 34,2% tra gli abitanti dei comuni più piccoli e solo il 16,9% di quanti vivono in grandi centri (Tabella 4). 9 2011 Tab. 4 - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del Suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente: (per ampiezza demografica del comune di residenza -val. %) - Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei - Dipende da chi incontro - Ci si saluta educatamente - Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro - Fastidio, non sono persone piacevoli - Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri Totale Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 1,6 12,2 50,8 0,7 15,4 57,2 0,0 14,6 53,9 0,0 11,9 65,3 0,5 15,3 65,0 0,8 13,9 56,4 34,2 24,6 30,3 21,8 16,9 27,4 0,5 0,7 0,8 1,0 0,5 0,7 0,5 1,4 0,4 0,0 1,6 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 10 2011 Appare evidente come la dimensione a “misura d’uomo” dei piccoli centri favorisca una relazionalità rilassata, una predisposizione all’amicizia con l’Altro che nei grandi centri sembra essere in qualche modo negata e, attenzione, qui non si sta parlando del tipo di rapporto che c’è tra abitanti di due diversi condomini (in questo caso il traffico e le distanze della città spiegherebbero naturaliter il diverso comportamento rispetto al piccolo centro); no, qui la domanda è stata posta per gli abitanti di uno stesso caseggiato, dunque la diversa modalità relazionale è più riconducibile a “stili” di comunicazione urbana piuttosto che provinciale o semirurale. Lo “stile” della comunicazione urbana è la fretta, il correre per le tante incombenze che amplificano lo stress a causa delle distanze. Nei piccoli centri c’è meno “rumore”, ci si concede la chiacchierata con il vicino che spesso è anche un amico. Anche l’area geografica d’appartenenza sembra influire su tali “stili” comunicativi: mentre l’aggregazione più alta del semplice saluto si ritrova tra gli abitanti del Nord-Est (62,2%), la modalità più alta dell’interazione amichevole si riscontra al Centro Italia (34%). Dunque correlando il primo dato territoriale (l’ampiezza demografica) con il secondo (l’area geografica) emerge l’influenza consistente dei modelli culturali locali, con un vissuto dei piccoli centri abitati del Centro Italia estroverso e familiare, rispetto ad un Nord-Est più chiuso, più individualista, in particolare nei centri più grandi (Tabella 5). È interessante anche sottolineare l’influenza della variabile età che sembra portare verso una maggiore consapevolezza e disponibilità alla relazione umana in semplicità (Tabella 6). 1.3. La forza del territorio In generale, si registra una buona percezione del territorio (il quartiere, per i centri urbani o l’intero comune per i piccoli centri) immediatamente circostante la propria abitazione: quasi il 60% degli intervistati (per essere precisi il 59,5%) dichiara di sentirsi bene nel quartiere, nel luogo in cui abita. Il dato risulta più alto in quanti abitano in piccoli centri (meno di 10.000 abitanti, 70,8% contro il 50% degli abitanti dei centri con oltre 250.000 abitanti (Tabella 7) e al Nord-Est (Tabella 8). 11 2011 Tab. 5 - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del Suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente (per circoscrizione geografica - val. %) - Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei - Dipende da chi incontro - Ci si saluta educatamente - Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro - Fastidio, non sono persone piacevoli - Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 0,6 0,9 0,0 1,2 0,8 13,6 59,1 10,9 62,2 17,0 47,7 14,1 56,1 13,9 56,4 25,7 24,3 34,0 26,6 27,4 0,6 1,3 0,4 0,5 0,7 0,3 0,4 0,9 1,5 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 12 2011 Tab. 6 - Quando incontra casualmente per le scale nell’ascensore o all’ingresso del Suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente (per classi di età - val. %) - Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei - Dipende da chi incontro - Ci si saluta educatamente - Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro - Fastidio, non sono persone piacevoli - Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri Totale 50-54 anni 55-59 anni 60-65 anni Totale 1,0 15,0 59,8 0,8 15,1 55,3 0,5 12,0 54,2 0,8 13,9 56,4 23,0 27,4 31,5 27,4 1,0 0,0 0,9 0,7 0,3 1,4 0,9 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 13 2011 Tab. 7 - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Bene, è un quartiere/luogo a misura d’uomo, ci conosciamo in molti e mi sento sicuro/a - Bene, ognuno si fa i fatti suoi - Abbastanza bene, ma non credo che se avessi bisogno qualcuno mi aiuterebbe - Male, nessuno si conosce, siamo tutti estranei - Male, tutti si impicciano dei fatti degli altri Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 70,8 55,8 55,7 54,0 50,5 59,5 21,4 33,0 30,6 32,0 30,8 28,5 5,1 8,8 12,5 12,0 17,6 10,0 1,6 1,4 0,8 1,0 1,1 1,3 1,1 1,1 0,4 1,0 0,0 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 14 2011 Tab. 8 - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita (per circoscrizione geografica - val. %) - Bene, è un quartiere/luogo a misura d’uomo, ci conosciamo in molti e mi sento sicuro/a - Bene, ognuno si fa i fatti suoi - Abbastanza bene, ma non credo che se avessi bisogno qualcuno mi aiuterebbe - Male, nessuno si conosce, siamo tutti estranei - Male, tutti si impicciano dei fatti degli altri Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 61,4 65,1 61,2 53,7 59,5 29,3 27,6 26,6 29,4 28,5 8,0 6,0 10,5 13,7 10,0 0,6 0,4 1,7 2,0 1,3 0,6 0,9 0,0 1,2 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 15 2011 Quest’ultimo dato, il benessere rispetto al proprio territorio nell’Italia nord orientale sembra contrastare con i dati precedenti che evidenziavano una minore propensione alla relazionalità umana di prossimità in quest’area. In realtà, il dato è di grande interesse perché evidenzia un aspetto della questione culturale del Nord-Est mai sufficientemente compreso: e cioè la forte identificazione con la fisicità stessa del territorio, come indicatore di appartenenza culturale, un’identificazione che sarebbe interessante - ma non è questa evidentemente la sede - approfondire dal punto di vista storico. Identificazione culturale che però non è di natura passionale, emozionale: gli intervistati del Nord-Est dicono soprattutto del loro territorio che si trovano bene (63,8%) piuttosto che “lo amo profondamente, non lo cambierei per niente al mondo” (28,9%). È un solido attaccamento alla propria terra come fattore identitario, che non si accende più di tanto (Tabella 9). Amore che, invece, si registra nell’incrocio con il numero di abitanti: sono ancora una volta i piccoli centri a suscitare sentimenti di vero e proprio amore per la propria terra (Tabella 10). Un ultimo dato da sottolineare: sono pochissimi quelli che dichiarano che vorrebbero andarsene, lasciare il proprio territorio, segno che, malgrado tutto, l’Italia nelle sue diversissime realtà territoriali e nei suoi tanti problemi, resta comunque un luogo dove è bello vivere. È evidente che in questo caso l’età del campione (over 50) ha avuto il suo peso. Un campione di giovani avrebbe dato risultati differenti. 1.4. Le tante facce dell’Altro Per ritrovare la dimensione del noi, umiliata dalla lunga cavalcata del soggettivismo degli ultimi decenni, bisogna necessariamente ripartire dall’Altro; perché alla base delle difficoltà di comunicazione e alleanza collettiva sta proprio, dal punto di vista socio-antropologico, un immaturo e inconsapevole rapporto con l’Altro nelle sue diverse declinazioni: lo Straniero, Altro per eccellenza, ma anche, più banalmente, chiunque attraversi un’età o appartenga ad un sesso diversi dal nostro. 16 2011 Tab. 9 - Qual è il Suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita (val. %) - La/o amo profondamente, non la/lo cambierei per niente al mondo - Mi trovo bene - Non mi piace, ma non mi lamento - Francamente vorrei andarmene, non mi piace la gente - Vorrei andarmene, è un posto anonimo Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 31,8 28,9 35,4 32,0 32,0 55,9 63,8 48,1 47,1 52,9 7,4 4,3 8,9 9,2 7,7 4,0 2,6 5,9 6,0 4,8 0,9 0,4 1,7 5,7 2,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 17 2011 Tab. 10 - Qual è il Suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - La/o amo profondamente, non la/lo cambierei per niente al mondo - Mi trovo bene - Non mi piace, ma non mi lamento - Francamente vorrei andarmene, non mi piace la gente - Vorrei andarmene, è un posto anonimo Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 40,3 49,1 23,2 64,2 30,2 47,8 27,7 57,4 33,9 47,8 32,0 52,9 4,5 6,3 12,2 7,9 10,0 7,7 4,8 4,2 3,5 5,9 6,7 4,8 1,3 2,1 6,3 1,0 1,7 2,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 18 2011 O, ancora più semplicemente, lo Sconosciuto: quello che ci ferma per strada, che ci ruba per un attimo ai nostri pensieri, che infrange il cerchio magico della nostra privacy avvicinandosi un po’ di più per chiedere una qualunque informazione. 1.4.1. Lo sconosciuto per strada Non ci sono eccessivi timori, quelli che temono di essere derubati o di ricevere del male per l’avvicinarsi di uno sconosciuto per strada sono davvero molto pochi: 3,6% che arrivano al 4,8% includendo anche quelli che si dicono chiaramente infastiditi; la stragrande maggioranza, il 69,7% afferma di provare piacere per il fatto di sentirsi utile, il 25,4% cerca di essere utile, ma non ne trae alcuna forma di particolare gratificazione. Può essere significativo evidenziare che il piacere dato dalla sensazione di essere utile aumenta con il crescere dell’età degli intervistati, un dato che fa riflettere su come la vita operosa e attiva sia, oltre che utile per gli altri, di grande utilità e gratificazione per quanti hanno superato i sessant’anni (Tabella 11). Come pure può essere interessante evidenziare come il piacere di rendersi utile nei confronti di uno sconosciuto incontrato per strada è tanto più sentito nei piccoli centri rispetto alle città medio-grandi (Tabella 12). Questo piacere nel rendersi utile pare particolarmente avvertito nel Nord-Est (77,6%), meno al Meridione. E anche questo sembra un segmento culturale riconoscibile di una certa tensione all’operosità utile e pragmatica nordorientale, sebbene non si possa dimenticare la vitalità dell’ospitalità meridionale che rende spesso, anche un’occasionale richiesta d’informazione per strada, l’occasione per sperimentare un’antica gentilezza (Tabella 13). Abbiamo cercato allora di approfondire, dal punto di vista psicologico, l’atteggiamento di benevolenza registrato nella domanda precedente. Abbiamo così rivolto una domanda di natura esplicitamente psico-affettiva, chiedendo il “tipo di emozione istintiva” indotta dall’incontro con sconosciuti per strada, sull’autobus, in metro. Ebbene, questa domanda si è rivelata particolarmente preziosa dal punto di vista euristico: la maggioranza relativa, ma comunque cospicua (45,7%), degli intervistati risponde di non sentire assolutamente nulla, “sono solo estranei”. Un 28,7% dice di provare curiosità e di divertirsi a osservarli, ma senza avvicinarsi troppo; solo il 19% evidenzia un atteggiamento per così dire “ecumenico”, dichiarando istintiva simpatia in quanto siamo tutti nella stessa barca (Tabella 15). 19 2011 Tab. 11 - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobus o in metro? (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti sulla stessa barca - Curiosità, mi piace osservarli, ma senza avvicinarmi troppo - Nulla, sono estranei - Fastidio, spesso mi intralciano negli spostamenti - Repulsione - Non risponde Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 14,6 18,4 24,6 19,3 29,1 50,1 30,9 45,5 26,5 41,7 28,7 45,7 2,5 0,0 3,7 1,6 0,0 3,5 3,0 0,0 4,2 2,4 0,0 3,8 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 20 2011 Tab. 12 - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Provo piacere per il fatto di sentirmi utile - Fastidio, non ho tempo da perdere - Paura, temo che voglia derubarmi - Paura, temo che possa farmi del male - Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui/lei Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 78,7 68,2 62,6 63,4 67,2 69,7 1,1 1,0 2,4 0,0 0,5 1,2 1,9 2,1 2,8 3,0 2,7 2,3 1,6 0,7 2,0 1,0 1,1 1,3 16,8 28,0 30,3 32,7 28,4 25,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 21 2011 Tab. 13 - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova? (per circoscrizione geografica - val. %) - Provo piacere per il fatto di sentirmi utile - Fastidio, non ho tempo da perdere - Paura, temo che voglia derubarmi - Paura, temo che possa farmi del male - Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 67,4 77,6 71,4 66,1 69,7 1,8 0,4 0,4 1,5 1,2 1,8 2,2 2,5 2,7 2,3 1,8 1,7 0,0 1,5 1,3 27,1 18,1 25,6 28,2 25,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 22 2011 Tab. 14 - Quando qualcuno le chiede un’informazione per strada, cosa prova? (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Provo piacere per il fatto di sentirmi utile - Fastidio, non ho tempo da perdere - Paura, temo che voglia derubarmi - Paura, temo che possa farmi del male - Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui/lei Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 64,9 1,7 2,7 1,0 71,8 0,3 1,9 1,9 72,5 1,4 2,3 1,2 69,7 1,2 2,3 1,3 29,7 24,1 22,5 25,4 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 23 2011 Tab. 15 - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobuso in metro? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) - Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti sulla stessa barca - Curiosità, mi piace osservarli, ma senza avvicinarmi troppo - Nulla, sono estranei - Fastidio, spesso mi intralciano negli spostamenti - Repulsione - Non risponde Totale Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 22,9 21,7 15,7 16,8 14,8 19,3 26,1 31,5 27,1 28,7 32,2 28,7 42,8 42,7 52,9 45,5 46,4 45,7 1,3 1,7 2,0 5,9 4,4 2,4 0,0 6,9 0,0 2,4 0,0 2,4 0,0 3,0 0,0 2,2 0,0 3,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 24 2011 Ed è molto interessante notare che quest’atteggiamento di simpatia sapienziale, che non è forse ancora sun pathéin ma è comunque un’apertura vera all’Altro, cresce con il crescere dell’età degli intervistati, essendo più frequente tra i 60-65enni piuttosto che tra i cinquantenni, forse ancora troppo coinvolti dai ritmi frenetici per badare agli altri. Sembra influire, anche in questo caso, l’ampiezza demografica del comune di residenza: si riscontra una maggiore apertura tra gli intervistati che risiedono in comuni piccoli (prova istintiva simpatia per gli altri il 22,9% contro il 14,8% di quanti abitano in città con più di 250.000 abitanti (Tabella 15). 1.4.2. Il povero Abbiamo ulteriormente stressato la dimensione d’analisi introducendo la figura del povero incontrato per strada: un soggetto che rappresenta certamente l’Altro ma, per definizione, bisognoso di ascolto e attenzione. Un Altro che ci chiede di uscire dall’ambito mentale quotidiano per vivere quella speciale condizione esistenziale di consapevolezza, quello stato di autocoscienza che ci mette in relazione con la nostra realtà umana più profonda. In questo caso il sentimento di simpatia si fa più sensibile, il 52% del campione dice di sentire il desiderio di aiutarlo, e di dare quello che può. Questa predisposizione è più sensibile tra gli ultrasessantenni (Tabella 16). Non si può sottacere come l’atteggiamento compassionevole nei confronti del povero sia decisamente più rilevabile tra quanti abitano nella parte nord occidentale e nel Sud Italia rispetto al Nord-Est e al Centro, dove si rileva una presenza di maggior diffidenza e assuefazione (Tabella 17). 1.4.3. La differenza etnica: il razzismo degli altri L’ultimo “carotaggio” metodologico è stato realizzato attraverso due domande riguardanti il rapporto con l’Altro per eccellenza, l’individuo appartenente ad un’altra etnia. Altro perché con un corpo, un viso, un colore diverso. È stato utilizzato un primo indicatore “classico” nella ricerca sociale, cioè la rilevazione delle sensazioni che si provano rispetto a un individuo di un’altra etnia in una situazione di prossimità fisica semiforzata (quando in autobus o in metropolitana si siede accanto a noi un individuo di un’altra etnia). 25 2011 Tab. 16 - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova? (per classi di età - val. %) - Umana compassione, vorrei aiutarlo, gli do quello che posso - Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti, non è affar mio - Ormai mi sono abituato, neanche li guardo - Mi danno fastidio, il Comune dovrebbe metterli altrove - Se ne dovrebbe occupare la Chiesa - Sono solo furbi - Sono organizzati dai racket, perciò li sfuggo Totale 50-54 anni 55-59 anni 60-65 anni Totale 50,9 49,9 55,0 52,0 32,6 32,9 29,0 31,4 5,3 6,1 5,7 5,7 1,8 2,0 4,8 2,5 0,8 4,7 1,4 0,5 5,7 1,9 1,1 5,1 2,8 3,1 2,6 2,8 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 26 2011 Tab. 17 - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova? (per circoscrizione geografica - val. %) - Umana compassione, vorrei aiutarlo, gli do quello che posso - Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti, non è affar mio - Ormai mi sono abituato, neanche li guardo - Mi danno fastidio, il Comune dovrebbe metterli altrove - Se ne dovrebbe occupare la Chiesa - Sono solo furbi - Sono organizzati dai racket, perciò li sfuggo Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 60,1 44,1 47,4 52,9 52,0 26,4 29,1 37,1 33,4 31,4 5,7 10,1 5,2 3,5 5,7 1,3 2,2 1,3 2,5 1,9 1,6 0,4 1,7 0,7 1,1 3,1 11,0 3,0 4,5 5,1 1,9 3,1 4,3 2,5 2,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 27 2011 La maggior parte (54%) dichiara di non provare “niente di particolare”: il dato potrebbe essere letto come una forma di assuefazione alla multietnicità come pure coprire atteggiamenti di cui ci si vergogna (fastidio, insofferenza). Solo il 20,8% dichiara di provare curiosità (per l’abbigliamento, il comportamento) e una percentuale ancora più ridotta dichiara “vivo interesse”. È possibile (ma non certo) che si tratti, per la verità, proprio di assuefazione, considerato il fatto che l’atteggiamento “neutro” cresce con l’ampiezza demografica del comune di residenza del rispondente (Tabella 18). Ma la Tabella 19, attraverso l’incrocio con l’area geografica, fa emergere qualche ombra: nel Nord-Est quasi il 7% (6,9%) dichiara che le sensazioni possono essere diverse, a seconda della “confidenza con l’acqua” dell’immigrato in questione e del suo abbigliamento. Anche il Centro Italia è sulla stessa linea (6,8%); anzi, considerando le risposte “disgusto”, “fastidio”, e “dipende dall’etnia”, “alcuni hanno un odore sgradevole” si arriva al Centro Italia al 13,7% e al 13,4% per il Nord-Est. Una percentuale non irrilevante se si considera l’inevitabile reticenza ad esprimere un’opinione socialmente politically uncorrect (Tabella 19). Neanche a dirlo, l’etnia più invisa (ma la specifica riguarda solo un numero limitato di risposte per cui non mette conto di riportare le percentuali) è rappresentata dai Rom. A parte queste ultime ridotte ma significative percentuali “in negativo”, l’atteggiamento complessivo sembrerebbe virare verso una convivenza neutra. Ma che la situazione italiana non sia poi così neutra lo rivelano le risposte alla domanda successiva. Il 75,6% degli intervistati ritiene che i comportamenti razzisti in Italia possono davvero diventare pericolosi: perché possono attirare “le teste matte” (40,1%) o a causa della crisi economica (35,5%). È sintomatico che quelli che ritengono la crisi economica un detonatore potente per la questione razzista (o viceversa) sono soprattutto al Nord-Est (40,6%; Tabella 20) e nelle grandi città (49,7%; Tabella 21). Le risposte alla precedente domanda, che evidenziavano una forma di insofferenza etnica tutto sommato decisamente moderata, dilatano in una preoccupazione diffusa per la questione razziale che investe la stragrande maggioranza del campione. 28 2011 Tab. 18 - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna di un’altra etnia? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Vivo interesse - Curiosità, mi interesso del suo abbigliamento, del suo comportamento - Niente di particolare - Dipende dall’etnia, alcuni hanno un odore sgradevole - Dipende da come è vestito, lavato ecc. - Fastidio - Disgusto - Non risponde Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 14,7 9,3 9,6 9,9 6,1 10,6 22,5 49,9 19,9 54,8 17,3 57,8 19,8 53,5 24,3 56,4 20,8 54,0 2,9 3,2 2,8 6,9 3,9 3,5 4,3 0,8 0,0 4,8 7,5 1,4 0,0 3,9 8,4 1,6 0,0 2,4 5,0 1,0 0,0 4,0 4,4 4,4 0,0 0,6 6,0 1,7 0,0 3,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 29 2011 Tab. 19 - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna di un’altra etnia? (per circoscrizione geografica - val. %) - Vivo interesse - Curiosità, mi interesso del suo abbigliamento, del suo comportamento - Niente di particolare - Dipende dall’etnia, alcuni hanno un odore sgradevole - Dipende da come è vestito, lavato ecc. - Fastidio - Disgusto - Non risponde Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 10,4 8,2 11,1 11,9 10,6 18,3 18,2 20,9 24,4 20,8 58,0 52,8 52,8 52,2 54,0 4,7 5,6 3,8 1,0 3,5 4,1 6,9 6,8 6,5 6,0 1,9 0,0 2,5 0,9 0,0 7,4 3,0 0,0 1,7 1,2 0,0 2,7 1,7 0,0 3,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 30 2011 Tab. 20 - A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi? (per circoscrizione geografica - val. %) - Sì, come negli anni Trenta: crisi economica, disoccupazione, intolleranza possono innescare vere tragedie - Sì, perché i razzisti isolati possono coagulare intorno a sé tante teste matte - No, perché siamo profondamente democratici, da noi certi fenomeni non possono attecchire Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 36,2 40,6 29,7 35,5 35,5 39,9 37,1 44,1 39,7 40,1 23,9 22,3 26,3 24,8 24,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 31 2011 Tab. 21 - A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) - Sì, come negli anni Trenta: crisi economica, disoccupazione, intolleranza possono innescare vere tragedie - Sì, perché i razzisti isolati possono coagulare intorno a sé tante teste matte - No, perché siamo profondamente democratici, da noi certi fenomeni non possono attecchire Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 31,8 37,4 30,7 30,7 49,7 35,5 40,9 40,9 43,0 42,6 31,8 40,1 27,3 21,7 26,3 26,7 18,4 24,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 32 Totale 2011 Anche qui è attiva evidentemente la distorsione operata dal teorema della desiderabilità sociale delle risposte, in base al quale nel corso di un’intervista si tende a ridurre gli atteggiamenti socialmente deprecabili attribuiti a se stessi e ad espandere quelli attribuiti agli altri. Tuttavia, è legittimo ipotizzare che, accanto a questo effetto, operi una reale preoccupazione per i focolai di intolleranza che potrebbero deflagrare su sollecitazioni anche minime. Le risposte sembrano comunque anticipare tragicamente la spaventosa vicenda della scuola ebraica di Toulouse in Francia. Un clima, dunque, di pericolosa tensione sommersa chiaramente evidenziabile, connesso verosimilmente ad una lunga sottovalutazione da parte della politica, questa volta in ambito internazionale, del problema. 33 2011 34 2011 II. IL NOI NELLA SOCIETÀ 35 2011 2. L’ALTRO DENTRO UN’ORGANIZZAZIONE Il rapporto con l’Altro assume naturalmente connotazioni diverse se si realizza in un contesto organizzato. Aumentano le dimensionali formali, l’autocontrollo, diminuisce la dimensione spontanea dei comportamenti. E ciò avviene sia nello spazio piccolo e concreto del posto di lavoro, sia in quello “concettuale” del rapporto con la collettività. 2.1. Il posto di lavoro Trattandosi di persone che al 97,7% entrano in contatto con altre persone per motivi di lavoro, è parso interessante evidenziare le modalità relazionali di questa specifica declinazione del rapporto con l’Altro; un rapporto che, contrariamente a quello con lo Sconosciuto per strada o con il Povero, non avviene in un contesto di spontaneità assoluta, ma in un contesto organizzato, con specifiche caratteristiche; la ripetitività della relazione, che in qualche modo struttura spesso una specie di famiglia, la possibilità di tornare sulle dinamiche attivate (ad esempio, riappacificazioni); come pure la cronicizzazione di possibili interazioni negative (competitività, invidie, rancori prolungati). In questo caso il campione si spacca praticamente a metà: circa il 50% dichiara di avere rapporti di amicizia con i colleghi di lavoro; il 46,1% si limita ad un rapporto sostanzialmente corretto. Può essere interessante, però, notare che questo valore medio risente in maniera significativa dell’età (dichiara di avere rapporti veramente amichevoli con i colleghi d’ufficio il 58,3% dei sessantenni, contro il 44,3% dei cinquantenni, segno evidente di una competizione che scema con l’accrescere della saggezza dell’età) (Tabella 22). Così pure una certa influenza sembra averla il contesto demografico, con i piccoli centri che favoriscono una maggiore umanità anche nel contesto lavorativo (Tabella 23). Particolarmente interessante si rivela la domanda riguardante la rappresentazione che del posto di lavoro danno gli intervistati, in qualche modo propedeutica alle domande successive sulla società, la politica e la rappresentanza. 36 2011 Tab. 22 - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro? (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Sono amici, persone con cui ho un ottimo rapporto professionale e anche affettivo - Sono solo colleghi, con cui ho un rapporto sostanzialmente corretto - Sono persone con cui condivido gli spazi, ma con cui non sono interessato ad instaurare alcun rapporto - Sono pessimi, sono persone competitive e aggressive - Sono pessimi, persone subdole di cui non ci si può fidare - Siamo nemici dichiarati Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 44,3 47,3 58,3 50,3 51,7 49,6 37,8 46,1 2,7 2,5 2,9 2,7 0,8 0,3 0,5 0,5 0,5 0,0 0,3 0,0 0,2 0,2 0,4 0,1 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 37 2011 Tab. 23 - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Sono amici, persone con cui ho un ottimo rapporto professionale e anche affettivo - Sono solo colleghi, con cui ho un rapporto sostanzialmente corretto - Sono persone con cui condivido gli spazi, ma con cui non sono interessato ad instaurare alcun rapporto - Sono pessimi, sono persone competitive e aggressive - Sono pessimi, persone subdole di cui non ci si può fidare - Siamo nemici dichiarati Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 50,4 52,7 54,9 44,1 43,2 50,3 46,5 42,8 41,9 51,6 52,8 46,1 2,8 3,0 2,0 2,2 3,4 2,7 0,3 0,4 1,2 0,0 0,6 0,5 0,0 0,0 0,8 0,4 0,0 0,0 2,2 0,0 0,0 0,0 0,4 0,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 38 2011 Il primo dato che balza agli occhi è che risulta maggioritaria la concezione del posto di lavoro come microsocietà: il 46,3% dice che il posto di lavoro rappresenta un luogo dove dare il proprio contributo per il benessere della collettività. Questa visione partecipativa risente fortemente dell’area geografica d’appartenenza: mentre al Centro-Sud questa concezione partecipativa interessa rispettivamente il 51,5% e il 54,3%, nell’Italia settentrionale arriva al 43,4% al Nord-Est e scende definitivamente al 35% nell’Italia Nord-Ovest. Qui vince più pragmaticamente l’idea che il posto di lavoro è una comunità di persone che condivide le stesse finalità (Tabella 24). Pure interessante si rivela l’incrocio con l’ampiezza demografica del comune di residenza. Nei comuni più piccoli la concezione del lavoro come un posto dove dare il proprio contributo al bene della collettività supera il 54%, mentre le stessa modalità non arriva al 40% nei comuni più grandi (Tabella 25). Ancora una volta emerge la dimensione maggiormente umanizzante dei piccoli centri. Un’ultima riflessione, per così dire “di scuola”, sull’incrocio per sesso: l’atteggiamento di uomini e donne riguardante il modo di vivere il proprio posto di lavoro non mostra divergenze degne di nota, mostrandosi dunque ormai del tutto simile (Tabella 26). 2.2. Il modello culturale italiano Abbiamo sottoposto agli intervistati una domanda di carattere generale riguardante una valutazione complessiva sulla “cultura” del nostro Paese, relativa ai tratti che in qualche modo ne definiscono il modello antropologico. Il 30,3% evidenzia un moderato ottimismo, ancorandosi alla civiltà del passato che ci ha fatto grandi, e confina la crisi attuale in un momento transitorio per proiettarsi positivamente verso il futuro che “ci farà tornare grandi”. 39 2011 Tab. 24 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro? (per area geografica - val. %) - Una comunità di persone che condivide le stesse finalità - Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere - Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività - Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare - Un posto dove tutti si fanno la guerra Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 50,8 41,6 31,1 30,1 38,2 13,9 14,2 17,0 14,5 14,8 35,0 43,4 51,5 54,3 46,3 0,3 0,5 0,0 0,8 0,4 0,0 0,5 0,4 0,3 0,3 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 40 2011 Tab. 25 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Una comunità di persone che condivide le stesse finalità - Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere - Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività - Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare - Un posto dove tutti si fanno la guerra Totale Da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 32,4 39,2 42,3 39,8 42,1 38,2 12,5 15,1 13,4 22,6 16,9 14,8 54,3 44,9 43,9 37,6 39,9 46,3 0,6 0,4 0,0 0,0 1,1 0,4 0,3 0,4 0,4 0,0 0,0 0,3 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 41 2011 Tab. 26 - Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro? (per sesso - val. %) - Una comunità di persone che condivide le stesse finalità - Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere - Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività - Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare - Un posto dove tutti si fanno la guerra Totale Maschio Femmina Totale 35,2 41,3 38,2 18,1 11,4 14,8 45,5 47,1 46,3 0,7 0,2 0,4 0,5 0,0 0,3 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 42 2011 Un altro 13,8% fa leva sul “cuore italico”: la nostra umanità, la nostra bontà ci fa amare e apprezzare in tutto il mondo e gli intervistati di questo gruppo minoritario vedono in questo garanzia per il futuro. Un altro 14,4% sostiene che abbiamo una tempra da combattenti che esprime il meglio di sé nei momenti di difficoltà. Dunque circa il 58,5% si dichiara ottimista: la civiltà del passato e il nostro carattere amabile oppure da combattenti potranno farci risalire la china. Altri si dimostrano più realisti e pragmatici, il 13,3% sottolinea: “Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di vista”. Un altro 16,2% dichiara senza mezzi termini “Ci crediamo furbi, ma siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici”. L’8,5% esplicita un’opinione disfattista, affermando che di fatto siamo “un popolo e una cultura in decadenza”. Il 3,4% esprime una condanna senza appello: “Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso (anche se con molte eccezioni)” (Tabella 27). Emerge un’italianità in parte ingenua, auto consolatoria (siamo amati, siamo stati grandi), in parte consapevole della propria forza (diamo il meglio di noi nei momenti di difficoltà); ma risalta anche una diversa lettura, più disincantata (ci crediamo furbi ma ci facciamo abbindolare, non riusciamo a tenere il passo con gli altri Paesi avanzati) perfino arresa (siamo in decadenza). Un quadro che ben rappresenta il sentimento collettivo diffuso, ormai consapevole dei tanti errori fatti, ma che non rinuncia a coltivare sogni di rivalsa (torneremo grandi) o a fare affidamento sulle nostre italiche virtù. Forse, la risposta più interessante sta proprio in quel 14,4% di quanti ricordano che riusciamo, nei momenti di difficoltà, a evocare energie di sopravvivenza inusitate, una sorta di “terragna” resistenza contadina che fa di noi dei formidabili incassatori che sanno rifarsi e tornare a crescere. 43 2011 Tab. 27 - Cosa pensa degli italiani? (per area geografica - val. %) - Abbiamo una grande civiltà alle spalle, siamo in una fase transitoria di indebolimento, ma torneremo grandi - Siamo gente di cuore, l’italiano è apprezzato in tutto il mondo - Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di vista - Ci crediamo furbi, ma siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici - Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso (naturalmente con molte eccezioni) - Siamo un popolo e una cultura in decadenza - Siamo un popolo che da il meglio di sé nelle difficoltà Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 28,5 32,5 28,8 31,4 30,3 15,2 14,7 11,9 13,4 13,8 16,1 10,4 14,4 12,1 13,3 16,1 16,0 21,2 13,4 16,2 2,5 4,8 4,2 3,0 3,4 9,9 7,8 5,1 9,9 8,5 11,8 13,9 14,4 16,8 14,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 44 2011 2.3. Italiani, tra acquattamento e cittadinanza E che questo vitalistico spirito di adattamento, questo fiuto animale sia un po’ la cifra dell’italianità lo dimostrano anche le risposte alla domanda successiva, sul rapporto tra famiglia e società in Italia. Il 44% afferma senza troppi giri di parole che “La famiglia italiana cerca di ottenere dallo Stato quello che può e si arrangia come può”; un altro 15,4% denuncia “Ognuno piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla collettività”. Un 6,9% dice “La società è in disfacimento, la famiglia deve attrezzarsi per sopravvivere (magari mandando i figli all’estero, stipulando polizze integrative, ecc.)”. E un 3,1% dice addirittura “Non c’è nessun rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa”. Solo il 30,7% opta per la risposta più “civica”: “La famiglia italiana cerca di ottenere servizi e tutele dallo Stato, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle tasse e la partecipazione alla vita politica” (Tabella 28). Il quadro che emerge evoca percorsi di aggiustamento, acquattamenti animali, equilibrismi ai limiti del legale (e anche oltre). Il civis romanus sum è una grandezza del passato di cui si è dimenticato anche il senso; lo Stato è lontano, ma la vita va comunque “sfangata”. Ed è significativo evidenziare alcune differenze territoriali: mentre la visione “civica” del rapporto famiglia-Stato prevale nell’Italia nord occidentale; Sud, Centro Italia e Nord-Est confinano in percentuali decisamente più ridotte questo tipo di atteggiamento (40,6% a Nord-Ovest; 25,9% al Sud; 27,5% al Centro e 28,8% al Nord-Est). La “cittadinanza” sembra un orizzonte occidentale, qualcosa che si avvicina al I am a US citizen. E infatti la cultura dell’arrangiarsi è decisamente più presente al Sud con il 50,5% rispetto al 38,7% del Nord-Ovest. Interessante rilevare che la percezione di un disfacimento sia più forte nel Nord-Est piuttosto che nelle altre circoscrizioni: probabilmente perché in quest’area la sensazione di aver costruito qualcosa che non regge l’urto della crisi è più forte rispetto ad aree del Paese in cui la crisi è endemica. 45 2011 Tab. 28 - In generale in Italia come si rapporta la famiglia alla società? (per area geografica - val. %) - Cerca di ottenere servizi e tutele, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle tasse e la partecipazione politica - Cerca di ottenere quello che può e si arrangia come può - Ognuno piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla collettività - Non c’è nessun rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa - La nostra società è in disfacimento, la famiglia deve attrezzarsi per sopravvivere (mandando i figli all’estero, stipulando polizze assicurative) Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 40,6 28,8 27,5 25,9 30,7 38,7 42,5 41,2 50,5 44,0 14,3 16,4 18,0 14,2 15,4 2,9 4,0 5,6 1,2 3,1 3,5 8,4 7,7 8,2 6,9 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 46 2011 III. IL NOI IN POLITICA 47 2011 3. IL TURNING POINT DELLA POLITICA L’ultima parte dell’indagine è stata focalizzata sulla connotazione politica del “noi”, sul tema della rappresentanza, del rapporto degli italiani con il Governo attuale e con le Istituzioni europee. Si è tentato di sondare le radici valoriali attuali del “contratto sociale” che, a giudizio di alcuni osservatori contemporanei come, ad esempio, Maffesoli, potrebbe tendere ad assumere maggiormente le connotazioni di “patto”, una regolazione di primitiva post-modernità. Sempre che la politica non ritrovi ispirazione, energia e capacità ideativa. 3.1. Il governo Monti e la politica La percezione del momento politico attuale appare molto chiara: gli intervistati percepiscono tutta la difficoltà sociale del momento, l’urgenza di trovare una soluzione speciale, la sostanziale e profonda crisi della politica. Il governo Monti viene visto come “una soluzione transitoria per affrontare una situazione difficile” dal 38,6% e, subito dopo, praticamente ex aequo come “la soluzione migliore che potessimo trovare” e come “il fallimento della politica”. Comincia a delinearsi l’atteggiamento più che positivo (“la soluzione migliore”) che poi troverà ulteriori conferme più avanti. Sono i maschi più delle femmine ad evidenziare che nella scelta di un governo tecnico c’è, come si diceva un tempo in nuce il fallimento della politica, mentre le femmine tendono a sottolineare pragmaticamente in misura maggiore il carattere transeunte del governo stesso, legato al lavoro difficile (Tabella 29). 48 2011 Tab. 29 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti (per sesso, val. %) - Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita - Rappresenti il fallimento della politica - È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile - Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale Totale Maschio Femmina Totale 26,6 29,6 28,1 32,1 24,7 28,3 36,2 40,9 38,6 5,1 4,7 4,9 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 49 2011 Per quanto riguarda le fasce d’età, sottolineano il carattere di necessità del governo tecnico soprattutto i cinquantenni, mentre i sessantenni tendono ad evidenziare soprattutto che si trattava della “soluzione migliore” per il lavoro difficile (Tabella 30). L’incrocio con l’area geografica non mostra oscillazioni di rilievo (Tabella 31). Anche l’incrocio con l’ampiezza demografica del comune di residenza mostra un andamento altalenante di lettura non univoca (Tabella 32). Il clima di sobrietà, di austerità che ha accompagnato sin dall’inizio l’azione del governo Monti non può evidentemente, per sua stessa natura, suscitare entusiasmi passionali; ma, nell’atteggiamento e nelle opinioni espresse dagli intervistati, si avverte una reale adesione, una sorta di risveglio da una lunga ricreazione, una ripresa di consapevolezza faticosa ma solida. Gli intervistati marcano il carattere di “necessità” delle misure adottate: una necessità che, però, sembra ben interiorizzata da una larga parte del campione. Infatti, definisce “necessarie” le misure adottate il 50,2% del totale. In particolare è il Nord-Est, probabilmente a causa di un più diffuso e ravvicinato rapporto con le difficoltà dell’economia e delle imprese, a sottolineare il carattere di necessità delle misure adottate (60,8% contro, ad esempio, il 45,8% del Sud e delle Isole) (Tabella 33). 3.2. L’Europa necessaria Al momento dell’insediamento del governo Monti non sono mancate le posizioni critiche di quanti vedevano nel nuovo governo un’emanazione diretta di imposizioni da parte dell’Unione Europea. Ma, a giudicare dalle risposte del nostro campione, tali letture non sono riuscite a intercettare l’umore diffuso, la percezione della “gente qualunque”: l’aggancio con l’Europa non viene visto dagli italiani intervistati come una iattura (lo definisce così solo l’8,9%), una pesante eredità, quanto piuttosto come qualcosa per cui lavorare e, soprattutto, da promuovere (54,4%), in particolare al Meridione (Tabella 34). Da notare che tale valutazione positiva degli standard europei aumenta con il crescere dell’età degli intervistati (Tabella 35) ed è vista con particolare favore nei comuni dai 10 ai 30.000 abitanti (Tabella 36). 50 2011 Tab. 30 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti: (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita - Rappresenti il fallimento della politica - È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile - Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 25,6 27,9 30,8 28,1 26,1 30,6 28,4 28,3 42,4 37,9 35,7 38,6 6,0 3,5 5,2 4,9 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 51 2011 Tab. 31 - Il nostro paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti: (per circoscrizione geografica - val. %) - Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita - Rappresenti il fallimento della politica - È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile - Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 28,1 26,4 27,5 29,5 28,1 28,4 30,7 22,5 30,3 28,3 38,9 37,7 41,9 37,0 38,6 4,6 5,2 8,1 3,2 4,9 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 52 2011 Tab. 32 - Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scanario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il governo Monti: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) - Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita - Rappresenti il fallimento della politica - È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile - Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale Totale Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 28,2 26,2 31,6 24,8 28,0 28,1 29,0 28,0 26,1 25,7 31,9 28,3 39,5 38,5 37,9 43,6 35,2 38,6 3,2 100,0 7,3 100,0 4,3 100,0 5,9 100,0 4,9 100,0 4,9 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 53 2011 Tab. 33 - Ritiene che le misure adottate dal governo Monti siano: (per circoscrizione geografica - val. %) - Ottime Buone Parzialmente buone Necessarie Cattive Pessime Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 2,5 6,8 28,0 46,2 9,5 7,1 2,2 7,3 13,4 60,8 10,8 5,6 3,4 5,9 20,3 52,7 11,0 6,8 1,5 6,2 24,8 45,8 10,9 10,9 2,3 6,5 22,5 50,2 10,5 8,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 54 2011 Tab. 34 - Il rispetto di standard europei è: (per circoscrizione geografica - val. %) - Una iattura - Un destino inevitabile - Qualcosa per cui lavorare e da promuovere Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 6,7 37,5 12,2 37,8 9,6 38,4 8,4 34,3 8,9 36,7 55,8 50,0 52,0 57,3 54,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 55 2011 Tab. 35 - Il rispetto di standard europei è: (per classi di età - val. %) 50-54 anni - Una iattura - Un destino inevitabile - Qualcosa per cui lavorare e da promuovere Totale 55-59 anni 60-65 anni Totale 9,7 39,9 8,1 34,6 8,9 35,5 8,9 36,7 50,4 57,3 55,6 54,4 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 56 2011 Tab. 36 - Il rispetto di standard europei è: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) - Una iattura - Un destino inevitabile - Qualcosa per cui lavorare e da promuovere Totale Totale Meno di 10.000 abitanti da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre 11,1 34,0 7,7 27,7 8,6 41,8 14,0 46,0 4,0 43,8 8,9 36,7 54,9 100,0 64,6 100,0 49,6 100,0 40,0 100,0 52,3 100,0 54,4 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 57 2011 Sono davvero pochi (11%) quelli che ritengono che uscire dall’Euro potrebbe aiutare la situazione del Paese. E sono particolarmente contrari gli abitanti di grandi centri (superiori ai 100.000 abitanti) (Tabella 37). Tanto che, anzi, la maggioranza relativa ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo (48,2%), più i maschi che le femmine (Tabella 38). Si tratta di risposte in un certo senso imprevedibili: in questi ultimi mesi l’Europa è stata vista da molti più come un partner impegnativo che reclama “lacrime e sangue”, che non come un sostegno concreto al nostro sviluppo. Eppure, gli italiani non sembrano volersene distaccare. Sbaglieremmo, tuttavia, se leggessimo questo dato come un afflato europeista, come se gli italiani avessero scoperto riferimenti culturali spinelliani, se ritenessimo che l’ideale europeo è finalmente diventato realtà nella coscienza dei cittadini del nostro Paese. Con una metafora forse impietosa si potrebbe dire che nelle risposte degli intervistati sull’Europa si legge più una reazione a metà tra l’emozionale e il razionale, quasi un po’ come fa il bambino che ha ricevuto uno schiaffo dal genitore, ma continua a seguirlo, magari ricacciando indietro le lacrime, perché ha troppa paura di rimanere solo, in una piazza o in una strada sconosciuta. Come se temessimo di perdere la strada, vogliamo rimanere insieme ai compagni di viaggio europei perché li sentiamo più forti, più capaci di orientarsi o, più semplicemente, per la consapevolezza che non potremmo farcela da soli. 3.3. La collettività “organizzata”: l’individuo, la rappresentanza, i corpi intermedi Che si tratti di un’adesione dettata più dalla paura che dal convincimento lo dimostrano anche le risposte alle domande successive, riguardanti i margini di disponibilità ad ulteriori sacrifici. Consapevoli, ma col senso del limite. Infatti, alla domanda: “Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà?” non si registrano grandi disponibilità; solo il 14,3% dichiara che è giusto che ognuno faccia i suoi sacrifici, senza stare troppo a misurare chi paga di più. 58 2011 Tab. 37 - Crede che uscire dall’euro potrebbe aiutare l’Italia? (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Sì - No - Non so Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 12,0 68,3 19,7 13,3 65,7 21,0 11,8 68,5 19,7 6,9 76,2 16,8 6,6 76,9 16,5 11,0 69,7 19,3 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 59 2011 Tab. 38 - Ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo? (per sesso, - val. %) - Sì - No - Non so Totale Maschio Femmina Totale 54,6 21,3 24,1 42,2 25,7 32,1 48,2 23,6 28,2 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 60 2011 La stragrande maggioranza, il 76,1%, al contrario non ha tentennamenti e ribalta la domanda puntando dritto alla patrimoniale: gli italiani del campione hanno le idee chiarissime, chi più ha più deve contribuire al buon andamento sociale. È da notare che le risposte a questa variabile risultano del tutto indipendenti da sesso, età, area geografica e ampiezza del comune di residenza. Come dire che esiste una sostanziale uniformità di pensiero che, di fronte all’ipotesi di ulteriori sacrifici, rimpalla le responsabilità sui grandi patrimoni e sulla ricchezza “sommersa” del Paese (Tabella 39). Monti e l’Europa sono necessari, la politica dei mercati internazionali non lascia altre scelte se si vogliono evitare fallimenti nazionali con effetto domino: ma su ulteriori sacrifici, non c’è niente da fare, i cittadini, come direbbero gli adolescenti “fanno muro”. Quasi che un’imprevedibile saggezza, forse di origine contadina, si fosse risvegliata negli italiani, rendendoli disponibili ai sacrifici, ma guardinghi: se la semina se l’è portata via il vento, ci si spezza la schiena e si risemina, ma non si può essere disposti a coltivare caparbiamente un terreno arido se, nella terra accanto, ricca di acque e concimi di ogni tipo, si sperperano i raccolti. L’italiano non ci sta a stringere la cinghia a oltranza, mentre i “ricchi” continuano a fare shopping di alta marca. E del resto il rischio recessivo è una realtà. A questo punto, la responsabilità dei partiti nel saper confezionare un’offerta politica che riesca a tenere insieme tante e diverse esigenze diventa centrale: è evidente, infatti, che il governo tecnico ha una sua “stagionalità”, anche se non mancano quanti auspicano una cessione di sovranità permanente alla dimensione tecnica. Né mancano segnali inquietanti, focolai di protesta sociale che potrebbero conglomerarsi producendo rischiose e disordinate forme di protesta sociale. Come tutti i sondaggi politici dimostrano, la credibilità dei partiti è scarsissima. Viene confermata infatti la profonda sfiducia nei partiti: oltre l’80% dichiara che rappresentano solo se stessi, intesi come gruppo di potere (diventano l’84,2% nella componente maschile del campione); e il 71,4% dichiara che rappresentano grandi interessi economici (il 73% degli uomini); il 70,9% dichiara che dovrebbero rappresentare parti di società, ma evidentemente non lo fanno. Indicativa la maggiore condanna degli uomini rispetto alle donne; il dato più che a una maggiore delusione dei maschi va ricondotto ad una maggiore capacità di lettura dei fenomeni determinata dalla tradizionale e più antica penetrazione maschile nei meccanismi di regolazione della società (Tabella 40). 61 2011 Tab. 39 - Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà: (per circoscrizione geografica - val. %) Nord-Ovest - Credo che la patrimoniale sia la soluzione che garantisca equità sociale (chi più ha, più paga) - Ognuno deve fare i suoi sacrifici senza starsi a preoccupare di chi paga di più - Assolutamente niente, che ci hanno fatto con i nostri soldi? - La cosa non riesce a interessarmi, tanto fanno come gli pare Totale Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 73,6 74,8 76,5 78,7 76,1 16,2 13,5 13,7 13,5 14,3 5,4 6,5 3,8 3,0 4,5 4,8 5,2 6,0 4,8 5,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 62 2011 Tab. 40 - Secondo Lei i partiti oggi che cosa rappresentano e che cosa dovrebbero rappresentare (val. %) Maschio Femmina Totale Solo se stessi, un gruppo di potere Rappresentano Dovrebbero rappresentare Totale 84,2 15,8 100,0 77,9 22,1 100,0 81,0 19,0 100,0 Grandi interessi economici Rappresentano Dovrebbero rappresentare Totale 73,0 27,0 100,0 69,9 30,1 100,0 71,4 28,6 100,0 Parti di società Rappresentano Dovrebbero rappresentare Totale 30,1 69,9 100,0 28,2 71,8 100,0 29,1 70,9 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 63 2011 Unanime condanna dei partiti, dunque, che ben si inserisce nella dinamica di disvelamento, di rimessa in discussione, probabilmente innescata proprio dall’avvicendarsi del governo Monti: se sono tempi speciali, se sono tempi “strani”, allora si può rimettere in discussione tutto, anche la democrazia partitica che abbiamo conosciuto come se fosse l’unica forma di organizzazione della partecipazione democratica. Del resto, gli stessi partiti non sono sempre stati uguali a se stessi: dai raggruppamenti di notabili dell’Ottocento ai partiti di massa dopo l’introduzione del suffragio universale, ai partiti come li conosciamo oggi, partiti personali, troppo spesso affollati da funzionari e politici ambiziosi e avidi che tessono i loro affari mentre le masse sono sintonizzate sulla fisicità del Capo. Questa consapevolezza rispetto alla forma transeunte del partito nella democrazia partecipativa così come la conosciamo, appare più radicata e convinta rispetto ad un semplice atteggiamento di rifiuto. Infatti, non solo si descrivono i partiti come gruppi di potere interessati solo ai propri affari, ma si danno esplicite indicazioni a favore delle nuove forme di rappresentanza. Non a caso, per il futuro si prevede il crescente peso dei nuovi soggetti, completamente estranei alla logica dei partiti: social network, reti di genere, anonymous sono il futuro per il 30,3% degli intervistati e avranno sempre più peso per il 29,6%. Solo il 12,3% dichiara che sono fenomeni destinati a sgonfiarsi (Tabella 41). Queste risposte sono un indicatore eloquente di un’ampia realtà partecipativa che sta riemergendo nel Paese già da qualche tempo, e non solo nelle forme più spontanee del volontariato. Si tratta dell’esercizio consapevole e intenzionale di forme di democrazia diretta, un fenomeno che descrive molto bene il nuovo spirito dei tempi; il costituzionalista Michele Ainis ha provato recentemente a metterne in fila alcune: sono le leggi di iniziativa popolare che mirano a scardinare i privilegi della “casta”, ma non solo. Si va dal Comitato che propone la riforma dei partiti a quello che vuole ridurre gli stipendi dei parlamentari e dei gran commis di Stato; dal Comitato per l’abolizione delle province “Aboliamole” a quello della regione Campania per l’energia solare; dal Comitato della regione Puglia per le quote rosa, alla legge popolare in Sardegna per fermare Equitalia; dalla rete-Aq che propone di ricostruire l’Aquila affidandosi ad un testo mobile che ognuno può modificare collegandosi a Internet. Assoutenti Liguria vuole tassare le bevande alcoliche, “Libera la benzina” ha raccolto 500.000 firme, dieci volte più del necessario. 64 2011 Tab. 41 - Stanno emergendo nuovi meccanismi di rappresentanza (come: social network, reti di genere, anonymous, ecc.), crede che in futuro (per area geografica - val. %) - Si sgonfieranno Avranno sempre più peso Sono il futuro Non saprei Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 9,1 31,8 34,9 24,2 12,8 27,3 30,4 29,5 12,7 38,0 27,0 22,4 14,2 24,2 28,7 32,9 12,3 29,6 30,3 27,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 65 2011 Dunque le risposte ottenute dagli intervistati non sono estemporanee prese di posizione, ma l’espressione di una nuova vitalità partecipativa che si è impossessata di nuovi strumenti (primo fra tutti Internet) per esprimersi e organizzarsi. A giudicare da queste risposte, sembrerebbe che il destino dei partiti tradizionali sia già segnato: come accade a chi va per mare, a un certo punto “cambia il vento”. O, sempre per usare una metafora marinara, siamo al finis terrae: qui finisce la terra conosciuta e comincia il mare aperto. Ed è interessante sottolineare che sono gli intervistati del Centro Italia e del Nord-Ovest quelli che attribuiscono maggior peso e importanza alle nuove forme di rappresentanza. Abbiamo cercato a questo punto di approfondire la “visione” della politica intrattenuta dagli intervistati, per capire le basi culturali di questa nuova concezione (in realtà antichissima) della partecipazione politica; ebbene, in questo caso, il campione si spacca a metà tra quanti sostengono che la politica “deve basarsi su grandi idee guida” (49,4%) e quelli che sostengono che deve basarsi su “una quotidiana pragmatica soluzione dei problemi” (50,6%), in particolare al Nord-Est (56,3%). Maggiori gli “idealisti” tra gli abitanti dei comuni più piccoli, maggiori i pragmatici tra gli abitanti di centri medio grandi (Tabella 43). Ed è significativo che siano gli abitanti dei piccoli centri ad intrattenere una concezione della politica di carattere ideale. Il dato, nella sua apparente semplicità, acquista uno spessore particolare se incrociato con alcuni dei risultati precedenti. Nel corso della ricerca si è evidenziato che gli abitanti dei piccoli centri, rispetto alle grandi città: - provano maggior piacere nel sentirsi utili rispetto agli sconosciuti; - provano maggiore curiosità rispetto agli estranei; - provano una sensazione di maggior benessere rispetto al proprio territorio; - hanno meno paura dei conflitti etnici; 66 2011 Tab. 42 - La politica deve basarsi: (per area geografica - val. %) - Su grandi idee guida - Una quotidiana, pragmatica soluzione dei problemi Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 48,4 43,7 55,1 50,0 49,4 51,6 56,3 44,9 50,0 50,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 67 2011 Tab. 43 - La politica deve basarsi: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Su grandi idee guida - Una quotidiana, pragmatica soluzione dei problemi Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 55,1 50,0 47,2 39,6 45,1 49,4 44,9 50,0 52,8 60,4 54,9 50,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 68 2011 - percepiscono maggiormente il proprio lavoro come contributo al bene della collettività; - guardano con maggior favore all’allineamento dell’Italia con gli altri Paesi rispetto a determinati standard europei; e, appunto, - intrattengono una concezione della politica maggiormente orientata al riferimento a grandi idee guida. Nel complesso emerge un tipo di cittadinanza più aperta e anche più “ispirata”, il che induce a chiedersi se l’affanno delle metropoli non ci abbia veramente fatto dimenticare le cose che contano. In questo senso l’organizzazione della vita umana nel territorio, come ipotizzano gli architetti della new generation sembra avere un’influenza ben più grande nella percezione della realtà e nei comportamenti umani di quella comunemente ipotizzata. Un’ipotesi che suggerisce, ancora una volta, l’introduzione nelle strategie politiche di uno sguardo per così dire olistico e integrato. 69 2011 70 2011 IV. IL RILANCIO DELLA POLITICA 71 2011 L’indagine ha cercato, infine, di capire se ci sia spazio e tempo per un recupero della politica fatta attraverso l’azione dei partiti. Ebbene, i risultati ottenuti in quest’ultima parte della ricerca sembrano suggerire che qualcosa di nuovo è veramente successo, che nel corpo sociale si è prodotta una discontinuità non riconducibile o, per lo meno, non esclusivamente riconducibile al repentino cambio di scena a livello governativo. Si tratta verosimilmente di un malessere più profondo, che viene da lontano, e che ha sedimentato delusioni su delusioni (al di là dei nomi, peraltro continuamente “cangianti”, degli schieramenti di destra e di sinistra). La maggioranza assoluta del campione sostiene, infatti, che si è già andati “oltre le colonne d’Ercole” della politica come l’abbiamo conosciuta finora. Il rilancio della politica sarà possibile, ma si realizzerà secondo modelli completamente nuovi. Il 54,8% dichiara che il rilancio della politica avverrà principalmente attraverso il collegamento tra forme spontanee di impegno civile. Dunque un qualche tipo di organizzazione leggera, pro tempore e congiunturale che unirà, di volta in volta, gli interessi e gli ideali di diverse aggregazioni di cittadini. Sono, invece, più inclini a immaginare il rilancio della politica attraverso il recupero della forma partito in maniera innovativa il 32,8% degli intervistati. L’importanza dello scarto misura il distacco ormai compiuto da parte dei cittadini rispetto alla forma partito. Ed è indicativo che ad essere più favorevoli ad un’’innovazione integrale siano le donne (da sempre con un rapporto complicato con i partiti in mano, come si sa, agli uomini) (Tabella 44), i cinquantenni rispetto ai sessantenni (Tabella 45), gli abitanti delle grandi città (Tabella 46), il Centro-Italia (Tabella 47). 72 2011 Tab. 44 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per sesso - val. %) - Attraverso il recupero della forma partito - Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile - Altro Totale Maschio Femmina Totale 35,0 30,7 32,8 50,9 58,6 54,8 14,1 10,7 12,4 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 73 2011 Tab. 45 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per classi di età - val. %) 50-54 anni 55-59 anni 60-65 anni Totale - Attraverso il recupero della forma partito collegamento tra forme spontanee di impegno civile - Altro 29,8 33,2 35,3 32,8 58,6 11,5 52,9 14,0 52,8 11,8 54,8 12,4 100,0 100,0 100,0 100,0 - Il Totale Fonte: 50&Più/Censis, 2012 74 2011 Tab. 46 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per ampiezza demografica del comune di residenza - val. %) Meno di 10.000 abitanti - Attraverso il recupero della forma partito - Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile - Altro Totale da 10.000 a 29.999 da 30.000 a 99.999 da 100.000 a 249.999 250.000 e oltre Totale 32,7 31,3 38,6 39,6 23,6 32,8 51,6 15,7 59,2 9,5 51,4 10,0 50,5 9,9 61,5 14,8 54,8 12,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 75 2011 Tab. 47 - Il rilancio della politica passa soprattutto: (per area geografica - val. %) - Attraverso il recupero della forma partito - Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile - Altro Totale Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Totale 32,3 32,9 30,5 34,5 32,8 53,6 53,1 58,9 54,3 54,8 14,1 14,0 10,6 11,2 12,4 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: 50&Più/Censis, 2012 76 2011 V. INVECE DI UNA CONCLUSIONE 77 2011 La ricerca presentata in queste pagine offre numerosi stimoli per sentieri di approfondimento che non è utile riassumere e costringere nelle maglie strette di una conclusione. Tuttavia può essere utile richiamare l’attenzione su alcuni snodi che possano aiutare a ridisegnare il perimetro di una nuova riflessione sulla dimensione del Noi nella società italiana: - Nella ricerca emerge in maniera eclatante, negli atteggiamenti e nei comportamenti relativi alla dimensione del confronto con gli altri, la differenza tra quanti abitano in piccoli centri e quanti vivono nelle grandi città: il piccolo centro sembra preservare disponibilità nei confronti dell’altro (dai vicini ai colleghi d’ufficio) che la città ha dimenticato nella fretta continua, che considera “perdita di tempo” lo scambio di vedute o la simpatia nei confronti degli altri. La città e i suoi abitanti sembrano, oltre che più frettolosi, più chiusi, più impauriti, per esempio dalla minaccia di conflitti razziali. Può, però, essere utile ricordare che gli italiani vivono per oltre il 55% nei comuni al di sotto di 30.000 abitanti, e che dunque queste “riserve” di antica umanità sono molto più vitali e presenti di quanto si possa ipotizzare. - Gli italiani vivono con orgoglio la grandezza del passato, ma è un patrimonio che non basta più a farci sentire importanti: è cresciuta la consapevolezza diffusa rispetto ai ritardi del Paese che minano la nostra sicurezza e la nostra fiducia nel futuro. - La famiglia, centro vero del cerchio concentrico della socialità, ha una sua logica indipendente e “si arrangia come può”, anche a costo di recare danni alla collettività; il concetto di cittadinanza è sostanzialmente alieno alla nostra cultura, l’equilibrio tra diritti e doveri un concetto estraneo; qualcosa nel rapporto individuo-Stato non ha funzionato, si è incrinato o, meglio, non è mai stato granché solido. La famiglia ha una forza animale che tende ad acquattarsi, lontano da istituzioni che non hanno saputo costruire negli anni un dialogo. - Siamo stanchi della casualità della sregolazione che ci ha portati fin qui, viviamo la “necessità” del Governo Monti e dell’inseguimento europeo quasi come una forma di igiene mentale, un fare ordine dopo i troppi sogni di “mezza estate”; e se questa necessità non riesce ad assumere il fascino di un imperativo categorico è perché la nostra consapevolezza è più frutto di una cultura sapienziale contadina che pragmaticamente 78 2011 prende atto della devastazione di un raccolto poco curato che di una crescita e di una elaborazione culturale. - In politica sembra proprio che il turning point sia una realtà e che non ci si fidi più dei vecchi meccanismi di rappresentanza; si cerca nei nuovi fenomeni di esercizio della cittadinanza e nel nuovo hardware dell’esercizio democratico (Internet) la promessa di rinnovamento radicale. Ma non è ancora riconosciuto il fatto che il vero rinnovamento può crescere solo da un diverso modello antropologico. - Metà degli intervistati non rinuncia, però, all’idea che la politica debba essere indirizzata da grandi idee guida. Lo schock del risveglio ci ha già portato un buon risultato, che è quello di capire che non esistono ricette facili e che bisogna tornare tutti insieme a pensare. 79 2011 80 2011 APPENDICE 81 2011 NOTA METODOLOGICA La ricerca è stata condotta mediante questionario anonimo e tramite sistema CATI nel periodo 12- 25 gennaio 2012. Il campione prescelto è stato di tipo casuale e stratificato proporzionale, con una numerosità pari a 1.200 unità, ricavate da elenchi telefonici pubblici e stratificati ex-post. Le variabili considerate sono: - classe d’età: 50-54, 55-59, 60-65; - sesso: maschio, femmina; - area geografica: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole - ampiezza demografica: meno di 10.000 abitanti, da 10.000 a 29.999 abitanti, da 30.000 a 99.999 abitanti, da 100.000 a 249.999 abitanti, da 250.000 abitanti e oltre. Di conseguenza ogni individuo è stato caratterizzato dalla combinazione delle variabili stesse. È stato così possibile costruire un campione che risponde fedelmente alla struttura demografica italiana di questa porzione di popolazione per un totale di 1.200 individui. I criteri scelti per la costruzione del campione limitano il margine di errore nell’ordine del +/-2,5, con intervallo di confidenza del 95%. Nell’indagine è stato somministrato un questionario a risposta precodificata. Sono stati riportati nel Rapporto di ricerca solo gli incroci che si sono rivelati significativi. 82 2011 Il questionario: La ricomposizione del Noi 83 2011 DATI STRUTTURALI La famiglia e la casa 1) - Pienamente soddisfacenti, c’è molto affetto e rispetto tra noi Soddisfacente, ma qualche volta ci sono problemi di comunicazione e allora la convivenza si fa difficile Qualche volta mi chiedo se non vivrei meglio da solo/a Francamente insopportabile, abbiamo esigenze e gusti diversi Siamo ormai degli estranei, più che altro ci sopportiamo Altro 2) - Che tipo di rapporto ha con gli altri componenti della sua famiglia? Rispetto ai membri della sua famiglia, ha l’impressione che la sostengano,che siano disponibili a capirla e aiutarla? Sì Qualche volta Raramente No Fuori casa e nel territorio 3) - Quando incontra casualmente per le scale, nell’ascensore o all’ingresso del suo condominio altri condomini/altri vicini di casa, prova istintivamente: Imbarazzo, non si sa mai che dire con gli estranei Dipende da chi incontro Ci si saluta educatamente Piacere, ho rapporti amichevoli di simpatia con tutti e anche di amicizia con diversi di loro Fastidio, non sono persone piacevoli Alcuni di loro sono insopportabili, cerco di evitare questi incontri 84 2011 4) - Bene, è un quartiere/luogo a misura d’uomo, ci conosciamo in molti e mi sento sicuro/a Bene, ognuno si fa i fatti suoi Abbastanza bene, ma non credo che se avessi bisogno qualcuno mi aiuterebbe Male, nessuno si conosce, siamo tutti estranei Male, tutti si impicciano dei fatti degli altri 5) - Come si sente nel quartiere/nel luogo in cui abita? Qual è il suo atteggiamento nei confronti della città/paese in cui abita? La/o amo profondamente, non la/lo cambierei per niente al mondo Mi trovo bene Non mi piace, ma non mi lamento Francamente vorrei andarmene, non mi piace la gente Vorrei andarmene, è un posto anonimo L’ambiente di lavoro 6) - Sì No 7) - Che rapporti ha con i colleghi di lavoro? Sono amici, persone con cui ho un ottimo rapporto professionale e anche affettivo Sono solo colleghi, con cui ho un rapporto sostanzialmente corretto Sono persone con cui condivido gli spazi, ma con cui non sono interessato ad instaurare alcun rapporto Sono pessimi, sono persone competitive e aggressive Sono pessimi, persone subdole di cui non ci si può fidare Siamo nemici dichiarati 8) - Nel suo lavoro viene a contatto con altre persone? Che cosa rappresenta per Lei il posto di lavoro: Una comunità di persone che condivide le stesse finalità Un posto sostanzialmente estraneo che però mi dà da vivere Un posto dove posso dare il mio contributo per il benessere della collettività Un posto allo sbando, pieno di gente che non sa che fare Un posto dove tutti si fanno la guerra 85 2011 La strada, l’Altro, il povero 9) - Provo piacere per il fatto di sentirmi utile Fastidio, non ho tempo da perdere Paura, temo che voglia derubarmi Paura, temo che possa farmi del male Nulla, cerco di rispondere nel modo più utile per lui 10) - Cosa prova quando in autobus o metropolitana si siede vicino a Lei un uomo/donna di un’altra etnia? Vivo interesse Curiosità, mi interesso del suo abbigliamento, del suo comportamento Niente di particolare Dipende dall’etnia, alcuni hanno un odore sgradevole (specificare ____________) Dipende da come è vestito, lavato ecc. Fastidio Disgusto Non risponde 12) - Cosa prova nei confronti delle persone che incontra per strada, sull’autobus o in metro? Istintiva simpatia, in fondo siamo tutti sulla stessa barca Curiosità, mi piace osservarli, ma senza avvicinarmi troppo Nulla, sono estranei Fastidio, spesso mi intralciano negli spostamenti Repulsione Non risponde 11) - Quando qualcuno Le chiede un’informazione per strada cosa prova? A Suo avviso, i comportamenti razzisti in Italia possono diventare pericolosi? Sì, come negli anni Trenta crisi economica, disoccupazione intolleranza possono innescare vere tragedie Sì, perché i razzisti isolati possono coagulare intorno a sé tante teste matte No, perché siamo profondamente democratici, da noi certi fenomeni non possono attecchire 86 2011 13) - In generale, quando incontra un povero per strada, cosa prova? Umana compassione, vorrei aiutarlo, gli do quello che posso Mi fa pena, ma non posso aiutare tutti, non è affar mio Ormai mi sono abituato, neanche li guardo Mi danno fastidio, il Comune dovrebbe metterli altrove Se ne dovrebbe occupare la Chiesa Sono solo furbi Sono organizzati dai racket, perciò li sfuggo Noi come società 14) Abbiamo una grande civiltà alle spalle, siamo in una fase transitoria di indebolimento, ma torneremo grandi Siamo gente di cuore, l’italiano è apprezzato in tutto il mondo Fatichiamo a stare al passo con gli altri Paesi avanzati da molti punti di vista Ci crediamo furbi, ma siamo degli ingenui e ci facciamo abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici Siamo un popolo fondamentalmente ignorante e presuntuoso (naturalmente con molte eccezioni) Siamo un popolo e una cultura in decadenza Siamo un popolo che dà il meglio di sé nelle difficoltà 15) - In generale, in Italia, come si rapporta la famiglia alla società? Cerca di ottenere servizi e tutele, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle tasse e la partecipazione al voto Cerca di ottenere quello che può e si arrangia come può Ognuno piglia quello che può senza considerare troppo gli eventuali danni alla collettività Non c’è nessun rapporto, ormai cerchiamo rifugio dentro casa La nostra società è in disfacimento, la famiglia deve attrezzarsi, sopravvivere (mandando i figli all’estero, stipulando un’assicurazione privata) 16) - E cosa pensa degli italiani? Il nostro Paese sta attraversando una difficile fase di transizione in uno scenario internazionale ancora più difficile. Ritiene che il Governo Monti: Sia la migliore delle soluzioni che potessimo trovare, c’è solo da incrociare le dita Rappresenti il fallimento della politica È una soluzione transitoria per fare il lavoro difficile Saprà conquistare gli italiani e proseguirà oltre il mandato attuale 87 2011 17) - Ritiene che le misure adottate dal Governo Monti siano: 18) - Il rispetto di standard europei è: Una iattura Un destino inevitabile Qualcosa per cui lavorare e da promuovere 19) - Cosa sarebbe disposto a fare per aiutare il Paese in difficoltà? Crede che uscire dall’euro potrebbe aiutare? Ritiene che bisognerebbe andare verso un governo europeo? Sì No Non so 22) - Sì No Non so 21) Credo che la patrimoniale sia la soluzione che garantisca equità sociale (chi più ha, più paga) Ognuno deve fare i suoi sacrifici senza starsi a preoccupare di chi paga di più Assolutamente niente, che ci hanno fatto con i nostri soldi? La cosa non riesce a interessarmi, tanto fanno come gli pare 20) - Ottime Buone Parzialmente buone Necessarie Cattive Pessime Secondo Lei, i partiti oggi che cosa rappresentano e che cosa dovrebbero rappresentare? Rappresentano Dovrebbero rappresentare Solo se stessi, un gruppo di potere Grandi interessi economici Parti di società 88 2011 23) - Si sgonfieranno Avranno sempre più peso Sono il futuro Non saprei 24) - La politica deve basarsi: su grandi idee guida una quotidiana, pragmatica soluzione dei problemi 25) - Stanno emergendo nuovi meccanismi di rappresentanza (tipo social network, reti di genere, anonymous, ecc.). Crede che in futuro: Il rilancio della politica passa soprattutto: Attraverso il recupero della forma partito Il collegamento tra forme spontanee di impegno civile Altro (specificare __________________________________) 89