LE QUATTRO CLASSI PRINCIPALI DEGLI STRUMENTI MUSICALI
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LE QUATTRO CLASSI PRINCIPALI DEGLI STRUMENTI MUSICALI
LE QUATTRO CLASSI PRINCIPALI DEGLI STRUMENTI MUSICALI Organologia Il ramo della musicologia che studia gli strumenti si chiama organologia. Questo termine, poco diffuso, non viene neppure usato normalmente da coloro che ne conoscono il significato [...]. L'organologia studia gli strumenti sia scientificamente (analizzandone la costruzione, la meccanica della produzione del suono e il timbro del suono prodotto), sia storicamente, sia etnograficamente, sia iconograficamente. Si tratta quindi di una scienza che richiede il possesso di nozioni molto varie, e che in pratica, quando si sviluppa ad un alto livello di ricerca, esige l'impiego di specialisti. L'estrema varietà e il numero considerevole di strumenti adoperati nella pratica musicale fin dalle epoche più remote hanno posto complessi problemi di classificazione. E questo in relazione alle molteplici differenziazioni che devono essere esaminate e all'esigenza, nel contempo, di considerare le peculiarità morfologiche degli strumenti, al fine di determinare, nei limiti del possibile, un'attendibile genealogia degli stessi. Così in una classificazione razionale, categorie primarie, rispecchianti distinzioni principali, richiederanno di potersi articolare, secondo un coerente principio di divisione, in una serie di diramazioni metodiche che consentano tanto l'individuazione di singole differenze, quanto di porre in luce le varie derivazioni e i rapporti di maggiore o minore affinità esistenti all'interno di un gruppo, sì che ogni elemento possa essere percepito come componente di un sistema intelligibile. Trattatisti e organologi hanno affrontato il problema partendo da punti di vista diversi, seguendo criteri spesso contrastanti. Di qui la formulazione di numerose classificazioni generali, differenziate nel concetto informatore e nelle suddivisioni, e basate sia sul principio acustico, sia sui dati morfologici, sia, ancora, suggerite da considerazioni di natura pratica o contingente, e via dicendo. 1) natura della sorgente sonora 2) tipo di sollecitazione della sorgente I cardini di una coerente e razionale classificazione furono stabiliti nel 1880 dall'organologo belga Victor-Charles Mahillon, conservatore del Museo degli strumenti musicali annesso al Conservatorio di Bruxelles. Nel suo sistema, che procede dalla diversa natura dei corpi atti a produrre il suono, gli strumenti vengono divisi in quattro classi: 1) idiofoni 2) membranofoni 3) aerofoni 4) cordofoni. Le classi suddette sono a loro volta suscettibili di suddivisioni. Formulata per le finalità di un museo, questa classificazione, per quanto rigorosamente sistematica, richiedeva, tuttavia, di essere ulteriormente integrata e sviluppata. Il merito di tale rielaborazione spetta ai musicologi Curt Sachs e Erich Moritz von Hornbostel, che nel 1914, stabilirono una più completa e scientifica classificazione, meglio rispondente alle istanze degli etnografi. Accettata per le quattro classi principali, la stessa nomenclatura coniata da Mahillon – con l'unica sostituzione del termine autofoni, con quello di idiofoni – Sachs e Hornbostel integrarono il sistema con suddivisioni più particolareggiate, per non negligere gli aspetti più tipici di tutti gli strumenti. Idiofoni [o autofoni] Il materiale che costituisce lo strumento produce il suono grazie alle sue proprietà naturali di durezza ed elasticità, senza ricorso a tensione di corde o di membrane. Strumenti cioè nei quali la sorgente sonora è l’intero corpo stesso (autos, greco= stesso; idios = proprio). In questa classe è l’azione del suonatore che ha formato lo strumento, perché essi sono stati originati dall’estensione della mano che colpiva o batteva, oppure dal piede che percuoteva pestando. E allora la questione principale è come essi vengono indotti a vibrare, quindi il materiale stesso dello strumento. 1) Idiofoni a percussione reciproca o a concussione: sono coppie di strumenti “simili”. Suonati a due mani: a [forma di] bastone (claves), a tavoletta (frusta), vascolari, ovvero concavi, spesso a forma di conchiglia (cimbali, piatti); oppure suonati con una mano se tutt'e due gli elementi stanno nella stessa mano (nacchere o castagnette). Lo hi-hat (o charleston) invece suona tramite meccanismo a pedale. 2) Idiofoni percossi: uno o più pezzi di una materia sonora sono percossi con un utensile afono (mazzuolo o mani) e con un movimento rotatorio del braccio. Si distinguono per i materiali che li compongono (legno, bambù, pietra, vetro, metallo), per le loro forme (lastre, tubi, piastre, vasi, bastoni) e il numero delle parti percosse. Il triangolo per esempio è detto idiofono a percussione a bastone di metallo. Le lastre (o tavolette) “in serie” percosse sono lo xilofono e la marimba (in legno), i litofoni (in pietra), i metallofoni, i cristallofoni (in vetro). I tubi cavi o cassette sono il temple block (legno) e le campane tubolari (di metallo, in serie). Strumenti vascolari (a forma di calotta o di recipiente cavo) sono il gong, la cui superficie piatta percossa differisce dal vaso percosso (la campana) perché il centro risuona e i bordi sono muti. 3) Idiofoni a scuotimento nei quali le parti risonanti sbattono insieme quando lo strumento viene agitato come la sonagliera da slitta. Sonagli sospesi legati a corde o a bastoni (sistro, collana di conchiglie). Quando gli elementi percussivi sono invece contenuti in un recipiente e urtano fra di loro e contro le pareti del contenitore, si dicono globulari o vascolari (scatola cilindrica [shaker, cabasa] tubo [rain stick], sfera [maracas]). Gli strumenti dell'ultimo tipo, inglese (jingles), che consistono in ciottoli contenuti in sfere metalliche, o palline, si confondono spesso con i campanelli. 4) Idiofoni a raschiamento nei quali si ha la vibrazione mediante raschiamento di una bacchetta o lamina su un corpo dentellato (bastoni, zucche o altri recipienti che ne costituiscono l’elemento risonante): il più noto dei quali è il guiro (Cuba); oppure l’elemento sonoro è la lama che scorre sulla superficie dentellata di un corpo girevole (raganella). 5) Idiofoni a pizzico. Il più consueto di questi idiofoni è una lamella attaccata ad un telaio e pizzicata con un dito che usa come cavità di risonanza la bocca (scacciapensieri). Nelle scatole musicali [= carillon] le lamelle sono tagliate in un pettine d'acciaio e pizzicate dai perni sporgenti di un cilindro rotante. Aerofoni Il suono viene prodotto mettendo in vibrazione l’aria. 1) Strumenti a fiato. L’aria vibrante è limitata dalle pareti dello strumento (colonna d’aria). Hanno due fattori essenziali: un tubo che racchiude una colonna d'aria, e un dispositivo per mettere l'aria in vibrazione, spezzando in pulsazioni il soffio continuo dell'esecutore (o l'aria spinta da un mantice). Questo dispositivo può essere rappresentato semplicemente dalle labbra compresse del sonatore (tromba) o dal movimento in avanti e indietro di un'ancia (ancia singola nel clarinetto, ancia doppia nell'oboe) o dal bordo tagliente di una imboccatura del flauto. Tanto canne ad ancia che flauti vanno inclusi nel termine generale di canne. Le canne ad ancia sono di tre generi: con un'ancia battente singola (clarinetti), con un'ancia doppia (oboi). Il tubo è cilindrico, conico, o restringentesi verso l'estremità inferiore. Il materiale è solitamente il legno, a volte il metallo, o la canna. I flauti, solitamente tubolari, sono diritti se l'orifizio superiore viene usato come imboccatura; sono traversi quando l'imboccatura è ricavata nella parete laterale della canna. All'estremità inferiore i flauti possono essere aperti, oppure chiusi, o tappati, da un nodo naturale della canna, un tappo, un coperchietto. Il flauto è il solo strumento costruito senza apertura all'estremità inferiore. Le siringhe sono serie di flauti, ognuno dei quali produce un'unica nota, e che sono uniti tra loro a forma di zattera o di fascio. Trombe e corni, riferiti agli strumenti moderni, sono invece termini insufficienti per una sezione degli aerofoni, chiamati poco scientificamente ottoni e, ancor meno propriamente, a bocchino: tromba, trombone, corno, tuba etc. Il termine più esatto è labiofoni, perché il bocchino è solo il luogo dove si formano le vibrazioni da parte delle labbra che più o meno tese, come delle ance, determinano l’altezza dei suoni. 2) Aerofoni liberi. L’aria vibrante non è limitata dalle pareti dello strumento. Negli aerofoni liberi non c’è colonna d’aria racchiusa in un tubo ed è l’ancia a determinare l’altezza (harmonium, fisarmonica), vibrando grazie all’aria inviata da un mantice. Membranofoni Il suono viene prodotto da una membrana tesa sopra un risuonatore. Molti membranofoni sono detti tamburi e classificati secondo le seguenti caratteristiche. 1. Materiale: legno, cocco, zucca, bambù, terracotta, metallo. 2. Forma: tamburi tubolari cilindrici, a barile, conici, a clessidra, con piedi, con manici. Un timpano ha un paiolo o caldaia come cassa. Un tamburo a cornice ha una cornice, o telaio, al posto della cassa. 3. Pelli o facce. Vi sono una o due pelli. Invece di dire "tamburo con una (o due pelli)", si può parlare di "tamburi a una faccia, o a due facce". Corde tese diametralmente a una delle pelli costituiscono la cordiera o bordoniera del tamburo. 4. Fissaggio delle pelli. Le pelli sono incollate, o inchiodate, o fissate con pioli o bottoni, o fissate con un cerchio (a legatura orizzontale), o fissate con lacci. 5. Posizione del tamburo. Il tamburo, quando vien sonato, può stare: appoggiato (sul terreno, su un supporto); sospeso (al soffitto, a un telaio, al corpo del sonatore); le pelli possono essere orientate lateralmente, oppure orizzontalmente sopra e sotto. 6. Maniera di suonarlo. Si suona per percussione o frizione. Si percuote con due battenti o mazzuoli o bacchette, con un mazzuolo, con una mano e un mazzuolo, con una cinghia o con un fascio di ramoscelli. Alcuni sono percossi da grani che portano al loro interno e che sbattono contro la pelle (tamburi a sonaglio), o da clappers fissati esternamente che percuotono la pelle quando il tamburo viene mosso rapidamente con mezzi giri da sinistra a destra e viceversa (tamburi a clapper). Cordofoni Il suono è prodotto per vibrazione di una o di serie di corde tese l’eccitazione delle quali avviene può essere prodotta mediante pizzico, percussione o sfregamento. Strumenti a corde percosse con bacchette, pizzicate con le dita o con plettro, sfregate con l'arco oppure (arpa eolia) fatte risonare dal vento. La miriade sconcertante di cordofoni si riduce a quattro tipi fondamentali: cetre, liuti, lire, arpe. 1) Salteri o cetre: constano di supporto per le corde. Le cetre a tavola sono la categoria più importante da un punto di vista occidentale, perché includono i nostri strumenti a corda con tastiera. Non hanno manico e le corde sono tese tra le estremità della cassa, sopra una tavola rettangolare o trapezoidale o altra forma e incollata sopra una cassa vuota che funziona da risuonatore. Nella maggior parte dei casi le corde sono vuote: ossia usate nella loro lunghezza totale senza venir tastate dalle dita. Le cetre o salteri da tavola con tastiera sono: i clavicordi (corde sono toccate da tangenti); spinette e clavicembali, (corde pizzicate da una specie di salterello); pianoforti (corde percosse da martelletti). 2) Liuti. Si compongono d'una cassa e di un manico che espleta la funzione vera e propria di manico da impugnarsi e anche quella di permettere che le corde proseguano oltre la cassa. Nella maggior parte dei casi le corde sono tastate. Se vengono sfregate con un arco, lo strumento si dice liuto ad arco. La cassa di un liuto era originariamente il guscio di un frutto e ha preservata una forma a guscio, rotondeggiante o convessa. Tutti i nostri liuti, chitarre, ghironde e l'intera famiglia delle viole e violini appartengono alla categoria dei liuti corti nei quali il manico è una continuazione della cassa e raramente raggiunge la lunghezza della cassa. 3) Lire, o cordofoni a giogo, hanno una cassa con un giogo al posto di un manico, ossia: due bracci verticali le cui estremità superiori sono unite da una traversa. Le corde sono tese sopra la tavola e avvolte intorno alla traversa in alto. Esse sono pizzicate o sfregate con l'arco. 4) Arpe. Gli unici strumenti in cui il piano delle corde è verticale e non parallelo, rispetto alla tavola armonica; le corde sono fissate alla tavola armonica, ma corrono verticalmente normali ad essa, e non lungo ad essa. Le corde sono numerose e vuote. Tutte le arpe sono pizzicate. Fausto Broussard, in DEUMM, Utet – Torino, 1984, Il Lessico – IV pp. 432-439 Curt Sachs: Storia degli strumenti musicali. Mondadori-Milano, rist. 2009. Piero Rattalino: Gli strumenti musicali. Ricordi – Milano 1968, rist. 1974 p.3