SCARICA DISPENSE pdf - Scuole Maestre Pie Rimini

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SCARICA DISPENSE pdf - Scuole Maestre Pie Rimini
 CORSO DI FORMAZIONE PER ADDETTI ANTINCENDIO (All. IX D.M. 10/03/98) Docente Dott.ssa Ing. Sabrina Bartolucci GEM BB S.r.l. Via XXVIII Luglio 212 Borgo Maggiore ‐Tel. 0549 960151 Fax:0549 953495 www.gembb.sm ‐ [email protected]
INTRODUZIONE Gli argomenti del corso sono: 1. L’incendio e le sue caratteristiche; 2. La Prevenzione: si elencano e discutono le azioni, gli accorgimenti, le strategie, i controlli che si riassumono normalmente sotto il nome di attività di prevenzione e che sono mirati: ‐ alla riduzione della probabilità di insorgenza di situazioni di emergenza ed in particolare di incendi, in conformità ai dettami dell’allegato II del D.M. 10/03/1998; ‐ a garantire che, in caso sia necessario fronteggiare un’emergenza, i presidi di sicurezza siano realmente disponibili ed utilizzabili, in conformità ai dettami dell’allegato II del D.M. 10/03/1998 nonché alle Norme tecniche specifiche (UNI 10779, UNI 9994, ecc); 3. La Protezione. Vengono analizzati i seguenti temi: ‐ Sistemi di protezione attiva e passiva e loro mantenimento in efficacia, in conformità a quanto disposto dall’allegato III e IV del D.M. 10/03/1998; ‐ Il Piano di Emergenza Interno visto e strutturato ai sensi dell’allegato VIII del D.M. 10/03/1998; ‐ Il registro delle attrezzature antincendio redatto ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. 37/1998. 4. La formazione ed il coinvolgimento del personale. Verrà analizzata l’attività informativa e formativa, volta sia a sensibilizzare tutto il personale relativamente alla prevenzione ed alla protezione antincendio, sia all’informazione specifica in materia di antincendio per addetti alla gestione dell’emergenza. 1.
Generalita’ sull’incendio 1.1
LA COMBUSTIONE La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. Affinché essa si verifichi devono essere contemporaneamente presenti tre elementi: 1.
il combustibile (materiale in grado di prendere parte al processo di combustione, cioè in grado di bruciare, quale carta, solventi, plastiche, ecc.) 2.
il comburente (sostanza che permette al combustibile di bruciare: p. es. l’ossigeno) 3.
la fonte di innesco (l’energia necessaria a innescare la reazione tra combustibile e comburente, diversa da combustibile a combustibile, quale fonte di calore, fiamma, scintille, ecc.) L’assenza di uno solo di questi tre fattori evita o interrompe il processo di combustione: a tal proposito, però, si consideri che l’ossigeno (comburente) è sempre presente nell’aria e che quindi la presenza di una sostanza combustibile o, ancor meglio, infiammabile (solventi, vernici, GPL, ecc.) costituisce già di per sé una potenziale fonte di pericolo in quanto sono molteplici le situazioni in cui si possano creare scintille o altri tipi di innesco (cicca di sigaretta accesa, utilizzo di apparecchiatura elettrica del tipo non antideflagrante, ecc.) in grado di dar luogo alla reazione di combustione tra comburente e combustibile, in grado cioè di dare origine ad un principio di incendio. Le sostanze combustibili non prendono facilmente fuoco come le sostanze infiammabili (per le sostanze infiammabili, infatti, può costituire un sufficiente innesco la fiamma di un accendino), ma anch’esse si incendiano, se in presenza, però, di una notevole quantità di energia. Pagina 1 di 41
TRIANGOLO DEL FUOCO :
Combustibile
Comburente
Temperatura/calore
Dunque, solo la compresenza dei tre fattori (combustibile ‐ comburente ‐ sorgente di innesco) può consentire il processo di combustione: di conseguenza per interrompere la reazione di combustione, ovvero estinguere un incendio, è sufficiente provvedere all’eliminazione di almeno uno dei tre elementi, ricorrendo ai sistemi sottoelencati: 
separazione, ossia allontanamento del combustibile dal comburente, previa adozione di barriere non infiammabili, getti d’acqua , mezzi meccanici, sabbia, ecc.; 
soffocamento, ossia eliminazione del contatto tra comburente e combustibile, con l’uso di schiuma, coperta antifiamma, ecc.; 
raffreddamento, ossia riduzione della temperatura del focolaio al di sotto del valore di accensione, ottenibile investendo la zona dell’incendio con sostanze (p.e. acqua) che, riscaldandosi e/o trasformandosi, sottraggono grandi quantità di energia alla reazione di combustione; 
reazione chimica, ossia aggiunta di apposite sostanze in grado di arrestare le reazioni a catena che avvengono durante la combustione. Dato che, nella quasi totalità dei casi, la sostanza comburente è rappresentata dall’ossigeno contenuto nell’aria, gli incendi vengono caratterizzati dal tipo di combustibile e dalla sorgente d’innesco. 1.2
definizione d’incendio e classificazionE Viene definito incendio una combustione sufficientemente rapida e non controllata che si sviluppa senza limitazioni nello spazio e nel tempo. In particolare, vengono distinte quattro classi di incendi a seconda della natura dei materiali combustibili, contrassegnate da una lettera, che viene tra l’altro riportata sull’estintore al fine di identificarne l’uso più appropriato: 
classe A  incendi di materiali solidi con formazione di braci 
classe B  incendi di liquidi infiammabili 
classe C  incendi di gas infiammabili 
classe D  incendi di metalli combustibili 
incendi di natura elettrica: la norma europea EN2, essendo basata sui materiali che bruciano, non comprende i fuochi di impianti ed attrezzature elettriche sotto tensione (vecchia classe di fuoco E) in quanto l’essere sotto tensione è solo una condizione, e pertanto tale lettera non viene riportata sull’involucro dell’estintore. Pagina 2 di 41
1.3
PARAMETRI FISICI DELLA COMBUSTIONE I principali parametri che caratterizzano la combustione sono definiti in seguito. Temperatura di accensione o di autoaccensione E’ la temperatura minima alla quale la miscela combustibile‐comburente inizia spontaneamente a bruciare senza bisogno di innesco. SOSTANZE
T DI ACCENSIONE (°C)
Benzina
250
Gasolio
220
Carta
230
Alcool metilico
455
Idrogeno
560
Temperatura di infiammabilità E’ la temperatura minima alla quale i liquidi combustibili emettono vapori in quantità tali da incendiarsi in caso di innesco. Ogni combustibile ha una propria temperatura di infiammabilità: vi sono combustibili che, già a temperatura ambiente, sono capaci di accendersi in presenza di una fiamma (es. benzina), altri che richiedono un riscaldamento più o meno forte prima di iniziare a bruciare in presenza di innesco (es. gasolio). LIQUIDO ACETONE BENZINA GASOLIO ALCOOL ETILICO TEMPERATURA D’INFIAMMABILITA’(C°)
‐18
‐20
65
13
CATEGORIA
A
A
C
A
Limiti di infiammabilità Tali limiti individuano il campo di infiammabilità all’interno del quale si ha, in caso di innesco, l’accensione e la propagazione della fiamma nella miscela combustibile‐comburente. SOSTANZE CAMPO DI INFIAMMABILITA' (%) IN VOLUME
LIMITE INFERIORE LIMITE SUPERIORE ACETONE 2,5 13 AMMONIACA 15 18 BENZINA 1 6,5 GASOLIO 0,6 6,5 IDROGENO 4 75,6 METANO 5 15 Limiti di esplosività Sono la più bassa e la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto o al di sopra della quale non si ha esplosione in presenza di innesco. I limiti di infiammabilità e di esplosività riguardano esclusivamente i combustibili liquidi e gassosi. Pagina 3 di 41
Temperatura teorica di combustione È la massima temperatura che può essere raggiunta nei prodotti di combustione di una sostanza. Aria teorica di combustione È la quantità di aria necessaria per la combustione completa dell’unità di massa o di volume di un dato combustibile. Potere calorifico E’ la quantità di calore prodotta dalla combustione completa dell’unità di massa o di volume di una determinata sostanza combustibile. 1.4
I COMBUSTIBILI I combustibili sono tutte quelle sostanze che, in presenza di aria, se fornite di un’opportuna energia, diversa da sostanza a sostanza, sono in grado di prendere parte al processo di combustione, cioè sono in grado di bruciare. A seconda dello stato fisico in cui si trovano, i combustibili si distinguono in: 
Combustibili solidi:il processo di combustione delle sostanze solide ha come risultato la formazione di residui solidi costituiti da:residui carboniosi,ceneri, ecc. 
Combustibili liquidi. I liquidi vengono classificati in base alla temperatura di infiammabilita’ nelle seguenti categorie: CATEGORIA A LIQUIDO CON PUNTO D’INFIAMMABILITA’ INFERIORE A 21°C CATEGORIA B LIQUIDO CON PUNTO D’INFIAMMABILITA’ COMPRESO TRA 21°C e 65°C CATEGORIA C LIQUIDO CON PUNTO D’INFIAMMABILITA’ COMPRESO TRA 65°C e 125°C 
Combustibili gassosi I gas in funzione delle loro caratteristiche fisiche possono essere classificati come segue: GAS LEGGERO Gas avente densità rispetto all’aria inferiore a 0,8 (idrogeno, metano, etc.) Un gas leggero quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare verso l’alto. GAS PESANTE Gas avente densità rispetto all’aria superiore a 0,8 (GPL, acetilene, etc.) Un gas pesante quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare ed a permanere nella parte bassa dell’ambiente. In funzione delle loro modalità di conservazione possono essere anche classificati come segue: GAS COMPRESSO Gas che vengono conservati allo stato gassoso ad una pressione superiore a quella atmosferica in appositi recipienti detti bombole o trasportati attraverso tubazioni. La pressione di compressione può variare da poche centinaia millimetri di colonna d’acqua (rete di distribuzione gas metano per utenze civili) a qualche centinaio di atmosfere (bombole di gas metano e di aria compressa) Pagina 4 di 41
GAS Metano Ossigeno Aria Anidride carbonica( CO2) PRESSIONI DI STOCCAGGIO(bar)
300 250 250 20 GAS LIQUEFATTO Gas che per le sue caratteristiche chimico‐fisiche può essere liquefatto a temperatura ambiente mediante compressione (butano, propano, ammoniaca, cloro). Il vantaggio della conservazione di gas allo stato liquido consiste nella possibilità di detenere grossi quantitativi di prodotto in spazi contenuti, in quanto un litro di gas liquefatto può sviluppare nel passaggio di fase fino a 800 litri di gas. I contenitori di gas liquefatto debbono garantire una parte del loro volume geometrico sempre libera dal liquido per consentire allo stesso l’equilibrio con la propria fase vapore; pertanto è prescritto un limite massimo di riempimento dei contenitori detto grado di riempimento. Lo stato di aggregazione della materia è importante ai fini della combustione di un materiale perché i combustibili gassosi potendo, per loro natura, miscelarsi quasi istantaneamente ed intimamente con l’aria bruciano assai più facilmente. Invece i liquidi ed i solidi necessitano di un riscaldamento preliminare onde promuovere il contatto tra i loro vapori e l’ossigeno dell’aria. 1.5
SORGENTI D’INNESCO le principali sorgenti d’innesco degli incendi sono le seguenti: 
Fiamme: Fiamme libere, fornelli, forni, caldaie, saldatrici, accendisigari, fiammiferi, ecc 
Scintille: Scariche elettrostatiche, scariche atmosferiche, scintille da sfregamento, urto, scarichi di motore a scoppio, ecc. 
Materiali caldi: Superfici calde, braci, metalli incandescenti, filamenti elettrici roventi, ecc. 1.6
PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE I principali effetti dell’incendio sull’uomo sono: 
anossia (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell’aria); 
azione tossica dei fumi; 
riduzione della visibilità; 
azione termica. Essi sono determinati dai prodotti della combustione:gas di combustione (ossido di carbonio, anidride carbonica, idrogeno solforato, ecc.); 
fumi; 
fiamme; 
calore. Gas di combustione I gas di combustione, definiti come quei prodotti che rimangono allo stato gassoso anche quando raggiungono la temperatura di riferimento (15°C), costituiscono una fonte di pericolo per la salute umana: basti pensare che, nella Pagina 5 di 41
maggior parte dei casi di incendio, sono i responsabili della mortalità. A seconda del tipo di combustibile, del quantitativo di ossigeno presente, della temperatura raggiunta durante la combustione, si possono sviluppare gas diversi, quali: anidride carbonica; ossido di carbonio (è presente se la combustione non avviene in maniera completa per carenza di ossigeno); ossido d’azoto; anidride solforosa (in presenza di combustibili contenenti zolfo, come lana, gomma, pelli, carne, con abbondanza d’aria); ammoniaca (si sviluppa quando bruciano materiali contenenti azoto come lana, seta, materiali acrilici e fenolici, ecc.); fosgene; acido cloridrico (si produce nella combustione di tutti quei materiali che contengono cloro, come la grande maggioranza delle materie plastiche oggi largamente impiegate); acido cianidrico, ecc. Occorre sottolineare che molti dei gas suddetti si sviluppano negli incendi di materie plastiche, oggi assai diffuse. Fumi Durante la combustione si sviluppano “fumi neri”, composti da piccolissime particelle solide costituite da sostanze incombuste, e “fumi bianchi”, ossia nebbie ed aerosol originati dalla condensazione del vapore acqueo, al di sotto dei 100°C. I più comuni pericoli derivanti dai fumi di combustione sono: diminuzione della visibilità (in certi casi si può annullare completamente); tossicità (narcosi, irritazione, avvelenamento, soffocamento); trasporto di notevoli quantità di calore (circa il 75% del calore totale). Fiamme Le fiamme sono costituite dall’emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppatesi in un incendio. Calore Il calore è la causa principale della propagazione degli incendi. Realizza l’aumento della temperatura di tutti i materiali e corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione. Il calore è dannoso per l’uomo in quanto può causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione e scottature. È di fondamentale importanza prendere visione delle tipologie di materiali presenti nei propri ambienti di lavoro al fine di conoscere e prevedere, seppure a grandi linee, la pericolosità dei prodotti di combustione che si possono sviluppare in un eventuale incendio. 1.7
SOSTANZE ESTINGUENTI IN RELAZIONE AL TIPO D’INCENDIO Come già accennato, l’estinzione di un incendio si ottiene per raffreddamento, sottrazione del combustibile, soffocamento, reazione chimica. Tali azioni possono essere ottenute singolarmente o contemporaneamente mediante l’uso delle sostanze estinguenti, che vanno scelte in funzione della natura del combustibile e delle dimensioni del fuoco. Le principali sostanze estinguenti sono le seguenti: 
Acqua; 
Schiuma; 
Polveri; 
Gas inerti; 
Idrocarburi alogenati (halons); 
Agenti estinguenti alternativi agli halons. Acqua Pagina 6 di 41
L’acqua è la sostanza estinguente più conosciuta in quanto è facilmente reperibile ad un costo limitato. La sua azione estinguente si esplica con le seguenti modalità: 
abbassamento della temperatura del combustibile per assorbimento del calore; 
azione di soffocamento per sostituzione dell’ossigeno con il vapore acqueo; 
diluizione di sostanze infiammabili solubili in acqua fino a renderle non più tali; 
imbevimento dei combustibili solidi. L’uso dell’acqua come mezzo estinguente è particolarmente indicato per incendi di combustibili solidi, mentre è assolutamente sconsigliato per incendi di liquidi infiammabili leggeri (per es. benzina, gasolio, ecc.) al fine di evitare lo spandimento del combustibile e, di conseguenza, l’aumento della superficie interessata alle fiamme. L’acqua essendo un buon conduttore di energia elettrica non è impiegabile su impianti e apparecchiature in tensione. Schiuma La schiuma è un agente estinguente costituito da una soluzione di uno schiumogeno in acqua. È efficace su fuochi di Classe A e B. Per evitare situazioni di pericolo è necessario non adoperare tali sostanze estinguenti su: apparecchiature elettriche sotto tensione, sostanze tossiche (cianuri, cloro, fluoro), sostanze che reagiscono violentemente con l'acqua (sodio, magnesio, zinco, alluminio, acido solforico). In base al rapporto tra il volume della schiuma prodotta e la soluzione acqua‐schiumogeno d’origine, le schiume si distinguono in: 
alta espansione 1:500 ‐ 1:1000 
media espansione 1:30 ‐ 1:200 
bassa espansione 1:6 ‐ 1:12 Polveri Le polveri estinguenti sono costituite da particelle solide finissime, costituite da sali alcalini od organici ed additivi (che ne migliorano le caratteristiche). Possono essere impiegati per l’estinzione degli incendi di classe A, B, C, E, mentre per quelli di classe D occorrono polveri speciali. Le polveri esercitano un’azione di soffocamento aumentata dallo sviluppo di anidride carbonica prodotta, a seguito del riscaldamento delle polveri stesse a contatto con il fuoco. Gas inerti I gas più comunemente utilizzati per l’estinzione degli incendi in ambienti chiusi sono l’anidride carbonica (CO2) e l’azoto (N2). L’uso di CO2 è indicato per incendi di classe B, C, E. L’anidride carbonica è molto efficace sugli incendi di piccole dimensioni perché raffredda rapidamente e soffoca il fuoco separando il combustibile dal comburente (ossigeno). La CO2 è molto adatta per impianti elettrici sotto tensione perché non lascia residui. Bisogna tenere presente che il getto esce a circa 80° sotto zero, dunque, il getto diretto può causare danni a dispositivi delicati e soprattutto non deve essere indirizzato sulle persone. Idrocarburi alogenati (halons) Questi prodotti,costituiti da composti alogenati, cioè da composti contenenti nelle loro molecole il Fluoro (F), il Bromo (Br) o il Cloro (Cl), rappresentano i mezzi estinguenti più sicuri ed efficaci. Agiscono per via chimica rallentando il processo di combustione fino al suo completo arresto (si parla di “catalisi negativa”). Sono efficaci in ambienti chiusi e poco ventilati, anche se sussiste il rischio che, per effetto delle alte temperature, si decompongano liberando gas tossici per l’uomo. Sono adatti per tutte le classi d’incendio. Non danneggiano i materiali con i quali vengono a contatto, ragion per cui sono particolarmente adatti per spegnere incendi su motori di macchinari. L’impiego degli halons nel settore antincendio è stato vietato a partire dal 1 gennaio 1999 per la protezione della fascia d’ozono. Pagina 7 di 41
Agenti estinguenti alternativi agli halons Gli agenti sostitutivi degli halons, anch’essi costituiti da idrocarburi alogenati, realizzano un compromesso tra le istanze di salvaguardia ambientale e la conservazione della capacità estinguente propria degli halons. La seguente tabella indica il tipo di estinguente idoneo per ciascuna classe d’incendio. CLASSE DI FUOCO MATERIALI PRESENTI ESTINGUENTE MATERIALE SOLIDO CON FORMAZIONE DI BRACI (carta, legno, carboni, gomma, ecc.) ACQUA SCHIUMA POLVERE AGENTI SOSTITUTIVI DELL’HALON LIQUIDI INFIAMMABILI (benzina , solventi, oli, vernici, ecc.) SCHIUMA POLVERE AGENTI SOSTITUTIVI DELL’HALON ANIDRIDE CARBONICA ACQUA GETTO FRAZIONATO POLVERE ANIDRIDE CARBONICA AGENTI SOSTITUTIVI DELL’HALON GAS INFIAMMABILI (metano, GPL, acetilene, ecc.) METALLI LEGGERI (sodio, potassio, manganese, ecc.) POLVERE SPECIALE IMPIANTI ED ATTREZZATURE ELETTRICHE SOTTO TENSIONE (trasformatori, motori, interruttori, ecc.) POLVERE ANIDRIDE CARBONICA AGENTI SOSTITUTIVI DELL’HALON N.B.: GLI ESTINGUENTI IN GRASSETTO SONO QUELLI CONSIGLIATI. 1.8
DINAMICA DELL’INCENDIO Nel seguente grafico sono evidenziate le quattro fasi che si possono individuare nell’evoluzione nel tempo di un incendio: Pagina 8 di 41
TEMPERATURA
FLASH-OVER
TEMPO
IGNIZIONE
INCENDIO
GENERALIZZATO
ESTINZIONE
PROPAGAZIONE
Fase d’ignizione E’ la prima fase dell’incedio ed è caratterizzata dai seguenti fattori: 
infiammabilità del combustibile; 
possibilità di propagazione della fiamma; 
grado di partecipazione al fuoco del combustibile; 
geometria e volume degli ambienti; 
possibilità di dissipazione del calore nel combustibile; 
ventilazione dell’ambiente; 
caratteristiche superficiali del combustibile; 
distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto Fase di propagazione E’ la seconda fase in cui l’incendio comincia a svilupparsi ed è caratterizzata da: 
produzione dei gas tossici e corrosivi; 
riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione; 
aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi; 
aumento rapido delle temperature; 
aumento dell’energia di irraggiamento. Incendio generalizzato (Flash‐over) E’ la seconda fase in cui l’incendio comincia a svilupparsi ed è caratterizzata da: 
brusco incremento della temperatura; 
crescita esponenziale della velocità di combustione; Pagina 9 di 41

forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si espandono e vengono trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in senso ascensionale; si formano zone di turbolenze visibili; 
i combustibili vicini al focolaio si autoaccendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabili. Estinzione Quando l’incendio ha terminato di interessare tutto il materiale combustibile ha inizio la diminuzione della temperatura all’interno del locale a causa del progressivo diminuzione dell’apporto termico residuo e della dissipazione di calore attraverso i fumi e di fenomeni di conduzione termica. Le temperature che possono essere raggiunte nel corso di un incendio dipendono dalle caratteristiche dei materiali presenti. A titolo indicativo, quella dei materiali solidi coinvolti nella combustione è compresa tra i 700 °C ed i 1200 °C. La temperatura delle fiamme può variare, in base al tipo di combustibile e alla ventilazione, tra i 1700 °C ed i 2500 °C, mentre quella al soffitto, in un locale chiuso, si mantiene tra i 300 °C ed i 400 °C per un certo tempo e poi raggiunge velocemente i 1000 °C. In pratica, le temperature medie raggiunte sono in genere inferiori a causa delle aperture che, prodotte da rottura di vetri e da crolli, permettono lo sfogo dei fumi e del calore e l’afflusso di aria fresca: normalmente non si superano, salvo in limitate aree, i 700 °C. 1.9
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO I principali effetti dell’incendio sull’uomo sono: 
ANOSSIA (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell’aria) 
AZIONE TOSSICA DEI FUMI 
RIDUZIONE DELLA VISIBILITÀ 
AZIONE TERMICA Essi sono determinati dai prodotti della combustione: 
GAS DI COMBUSTIONE 
FIAMMA 
CALORE 
FUMO GAS DI COMBUSTIONE E I LORO EFFETTI I principali gas prodotti dalla combustione sono: ossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2),idrogeno solforato (H2S),anidride solforosa (SO2),ammoniaca (NH3),acido cianidrico (HCN),acido cloridrico HCl),perossido d’azoto (NO2),aldeide acrilica (CH2CHCHO),fosgene (COCl2). 
OSSIDO DI CARBONIO L’ossido di carbonio si sviluppa in incendi covanti in ambienti chiusi ed in carenza di ossigeno è un gas incolore inodore e non irritante. Negli incendi risulta il più pericoloso tra i tossici del sangue sia per l’elevato livello di tossicità, sia per i notevoli quantitativi generalmente sviluppati. Il monossido di carbonio viene assorbito per via polmonare; attraverso la parete alveolare passa nel sangue per combinazione con Pagina 10 di 41
l’emoglobina dei globuli rossi formando la carbossi‐emoglobina. Tale azione blocca i legami che la stessa ha con l’ossigeno che in condizioni normali forma l’ossiemoglobina. La presenza di ossido di carbonio nell’aria determina un legame preferenziale tra questo e l’emoglobina, in quanto l’affinità di legame che intercorre tra l’ossido di carbonio e l’emoglobina è di circa 220 volte superiore a quella tra l’emoglobina e l’ossigeno. Gli effetti principali sull’uomo sono: cefalea, nausea, vomito, palpitazioni, astenia, tremori muscolari 
ANIDRIDE CARBONICA L’anidride carbonica è un gas asfissiante in quanto, pur non producendo effetti tossici sull’organismo umano, si sostituisce all’ossigeno dell’aria. Quando ne determina una diminuzione a valori inferiori al 17% in volume, produce asfissia. Inoltre è un gas che accelera e stimola il ritmo respiratorio; con una percentuale del 2% di CO2 in aria la velocità e la profondità del respiro aumentano del 50% rispetto alle normali condizioni. Con una percentuale di CO2 al 3% l’aumento è del 100%, cioè raddoppia. 
ACIDO CIANIDRICO L’acido cianidrico si sviluppa in modesta quantità in incendi ordinari attraverso combustioni incomplete (carenza di ossigeno) di lana, seta, resine acriliche, uretaniche e poliammidiche. Possiede un odore caratteristico di mandorle amare. L’acido cianidrico è un aggressivo chimico che interrompe la catena respiratoria a livello cellulare generando grave sofferenza funzionale nei tessuti ad alto fabbisogno di ossigeno, quali il cuore e il sistema nervoso centrale. I cianuri dell’acido cianidrico a contatto con l’acidità gastrica presente nello stomaco vengono idrolizzati bloccando la respirazione cellulare con la conseguente morte della cellula per anossia. I sintomi provocati dall’acido cianidrico sono: iperpnea (fame d’aria), aumento degli atti respiratori, colore della cute rosso, cefalea, ipersalivazione, bradicardia, ipertensione. EFFETTI DEL CALORE Il calore è dannoso per l’uomo potendo causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione e scottature. Una temperatura dell’aria di circa 150 °C è da ritenere la massima sopportabile sulla pelle per brevissimo tempo, a condizione che l’aria sia sufficientemente secca. Tale valore si abbassa se l’aria è umida. Purtroppo negli incendi sono presenti notevoli quantità di vapore acqueo. Una temperatura di circa 60°C è da ritenere la massima respirabile per breve tempo. L’irraggiamento genera ustioni sull’organismo umano che possono essere classificate a seconda della loro profondità in: 
Ustioni primo grado superficiali e facilmente guaribili, 
ustioni di secondo grado quando si ha sulla pelle formazione di bolle e vescicole 
ustioni di terzo grado che richiedono urgente ospedalizzazione in quanto più profonde delle precedenti. 1.10
ESPLOSIONE L’esplosione è il risultato di una rapida espansione di gas dovuta ad una reazione chimica di combustione. Gli effetti della esplosione sono: produzione di calore, una onda d’urto ed un picco di pressione. Quando la reazione di Pagina 11 di 41
combustione si propaga alla miscela infiammabile non ancora bruciata con una velocità minore di quella del suono la esplosione è chiamata DEFLAGRAZIONE. Quando la reazione procede nella miscela non ancora bruciata con velocità superiore a quella del suono la esplosione è detta DETONAZIONE. Gli effetti distruttivi delle detonazioni sono maggiori rispetto a quelli delle deflagrazioni. Una esplosione può aver luogo quando gas, vapori o polveri infiammabili, entro il loro campo di esplosività, vengono innescati da una fonte di innesco avente sufficiente energia. In particolare in un ambiente chiuso saturo di gas, vapori o polveri l’aumento della temperatura dovuto al processo di combustione sviluppa un aumento di pressione che può arrivare fino ad 8 volte la pressione iniziale. Il modo migliore di proteggersi dalle esplosioni sta nel prevenire la formazione di miscele infiammabili nel luogo ove si lavora, in quanto è estremamente difficoltoso disporre di misure che fronteggiano gli effetti. 2.
LA PREVENZIONE DEGLI INCENDI 2.1
Definizione di Rischio e sua gestione Il rischio d’incendio, come il rischio di tutti i fenomeni accidentali, è definito dalla seguente formula: RISCHIO=FREQUENZA X MAGNITUDO Dove la Frequenza indica la probabilità che l’evento si verifichi in un determinato lasso di tempo e la Magnitudo indica l’entità delle perdite e dei danni conseguenti all’incendio. Al fine di ridurre il più possibile il rischio bisogna quindi agire su due fronti che equivale a intervenire sulla prevenzione per ridurre la frequenza, e a disporre misure di protezione, attive o passive per limitare la magnitudo. In particolare le misure di Protezione Antincendio possono essere di tipo ATTIVO o PASSIVO, a seconda che richiedano o meno un intervento di un operatore o di un impianto per essere attivate. Ovviamente le azioni Preventive e Protettive non devono essere considerate alternative ma complementari tra loro nel senso che, concorrendo esse al medesimo fine, devono essere intraprese entrambe proprio al fine di ottenere risultati ottimali. In questa sede interessa in maniera particolare evidenziare anche che gli obiettivi della Prevenzione Incendi devono essere ricercati anche con Misure di esercizio. Tali misure, comunque riconducibili in uno schema di azioni Preventive o protettive, sono state in questo contesto separate, proprio allo scopo di farne comprendere la rilevanza ai fini della sicurezza. Il miglior progetto di sicurezza può essere vanificato da chi lavora nell’ambiente , se non vengono applicate e tenute nella giusta considerazione le MISURE PRECAUZIONALI d’ ESERCIZIO. PREVENZIONE
INCENDI
PREVENZIONE
PROPRIAMENTE
DETTA
MISURE
PRECAUZIONALI
D’ESERCIZIO
PROTEZIONE
PROTEZIONE
ATTIVA
PROTEZIONE
PASSIVA
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2.2
PRINCIPALI CAUSE DI INCENDIO Nella grande maggioranza dei casi di incendi disastrosi, con gravi conseguenze per i beni e/o per le persone, gli accertamenti successivi evidenziano che (trascurando naturalmente gli eventi di origine dolosa) le cause dell’incendio sono quasi sempre riconducibili a due motivazioni:  Impianti a rischio specifico (impianti elettrici, impianti termici, impianti tecnologici con presenza di fluidi o materiali infiammabili in condizioni di temperatura e/o pressione superiori a quelle ordinarie, etc) non realizzati in piena conformità alle specifiche regole tecniche esistenti.  Fattore umano, cioè comportamenti umani errati, dovuti a negligenza, superficialità, disinformazione, o anche sottovalutazione del pericolo. Spesso tali motivi si sovrappongono, e cioè si verificano comportamenti umani errati in presenza di impianti a rischio specifico privi dei necessari requisiti di sicurezza, e quindi privi di dispositivi di sicurezza capaci di minimizzare le conseguenze degli errori commessi (es.: un eccesso di utenze elettriche può provocare l’anomalo riscaldamento dei conduttori di un impianto, e l’assenza di dispositivi di protezione di sensibilità adeguata può impedire il tempestivo disinserimento automatico dell’impianto, favorendo così l’incendio di eventuali materiali combustibili [es.: strutture lignee] contigui ai conduttori surriscaldati). Un elenco sintetico ed esemplificativo di alcune delle più comuni cause e pericoli di incendio può essere il seguente: 
deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili; 
accumulo di rifiuti, carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente incendiato (accidentalmente o deliberatamente); 
negligenza nell'uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore; 
inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature; 
impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente protetti; 
riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate; 
apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate; 
utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili; 
ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche e di ufficio; 
fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere; 
negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione. 2.3
Misure preventive per limitare il rischi d’incendio Le principali misure di prevenzione incendi, finalizzate alla riduzione della probabilità di accadimento di un incendio, riguardano: Pagina 13 di 41
impianti elettrici e attrezzature elettriche Gli impianti elettrici costituiscono circa il 30% delle cause di incendio. Pertanto appare evidente la grande importanza che deve essere data a questa misura di prevenzione che, mirando alla realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte (DM 37/08, norme CEI ), consegue lo scopo di ridurre drasticamente le probabilità d'incendio, evitando che l’impianto elettrico costituisca causa d’innesco. La realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte (DM 37/08, norme CEI ) ed una corretta ed attenta manutenzione degli stessi e delle apparecchiature elettriche utilizzate, rappresenta una norma basilare di prevenzione. Numerosissima è la casistica delle anomalie degli impianti elettrici le quali possono causare principi d'incendio: corti circuiti, conduttori flessibili danneggiati, contatti lenti, surriscaldamenti dei cavi o dei motori, guaine discontinue, mancanza di protezioni, sottodimensionamento degli impianti, apparecchiature di regolazione mal funzionanti ecc. Collegamento elettrico a terra La messa a terra di impianti, serbatoi ed altre strutture impedisce che su tali apparecchiature possa verificarsi l'accumulo di cariche elettrostatiche prodottesi per motivi di svariata natura (strofinio, correnti vaganti ecc.). La mancata dissipazione di tali cariche potrebbe causare il verificarsi di scariche elettriche anche di notevole energia le quali potrebbero costituire innesco di eventuali incendi specie in quegli ambienti in cui esiste la possibilità di formazione di miscele di gas o vapori infiammabili. Impianti di condizionamento e ventilazione Vista sotto l'aspetto preventivo, la ventilazione naturale o artificiale di un ambiente dove possono accumularsi gas o vapori infiammabili evita che in tale ambiente possano verificarsi concentrazioni al di sopra del limite inferiore del campo d'infiammabilità. Naturalmente nel dimensionare e posizionare le aperture o gli impianti di ventilazione é necessario tenere conto sia della quantità che della densità dei gas o vapori infiammabili che possono essere presenti. Il problema fondamentale nella scelta e nell’installazione di tali apparecchiature risiede nella pericolosità che queste attrezzature presentano in relazione alla propagazione degli incendi e soprattutto dei prodotti tossici della combustione. Gli accorgimenti tecnici e di sicurezza vertono, pertanto, principalmente intorno ai seguenti punti: 
atossicità e non infiammabilità dei gas refrigeranti impiegati; 
rispetto delle classi di reazione al fuoco dei materiali impiegati (soprattutto per i canali di distribuzione aria); 
non inficiamento delle caratteristiche di resistenza al fuoco delle strutture attraversate dai condotti di aerazione (rispetto delle compartimentazioni) 
monitorizzazione dell’interno delle condotte di aerazione, sia per fumi caldi che per fumi freddi, interconnesso con il sistema di compartimentazione a serrande tagliafuoco e con i motori di immissione forzata dell’aria, in modo che un eventuale passaggio di fumo non venga propagato ad altri locali. Installazione di impianti parafulmine Le scariche atmosferiche costituiscono anch'esse una delle principali cause d'incendio. Per tale motivo specialmente in quelle zone dove l'attività ceraunica é particolarmente intensa risulta necessario provvedere a realizzare impianti di Pagina 14 di 41
protezione da tale fenomeno, impianti che in definitiva consistono nel classico parafulmine o nella "gabbia di Faraday". Entrambi questi tipi di impianto creano una via preferenziale per la scarica del fulmine a terra evitando che esso possa colpire gli edifici o le strutture che si vogliono proteggere. Impiego di strutture e materiali incombustibili Quanto più é ridotta la quantità di strutture o materiali combustibili presente in un ambiente tanto minori sono le probabilità che possa verificarsi un incendio. Pertanto potendo scegliere tra l'uso di diversi materiali dovrà sicuramente essere data la preferenza a quelli che, pur garantendo analoghi risultati dal punto di vista della funzionalità e del processo produttivo, presentino caratteristiche di incombustibilitá. 2.4
ACCORGIMENTI, NORME DI ESERCIZIO E MISURE COMPORTAMENTALI PER PREVENIRE GLI INCENDI In ogni attività è necessario imporre, e far rispettare, norme di esercizio finalizzate al mantenimento delle condizioni di sicurezza antincendio, e procedure organizzative finalizzate ad una efficace gestione della sicurezza. L’attuazione di tali norme è da considerarsi requisito indispensabile per la sicurezza antincendio dell'esercizio, e la loro corretta e scrupolosa applicazione è demandata alla diretta responsabilità del titolare dell’attività (o persona da lui designata). L’obiettivo principale dell’adozione di misure precauzionali di esercizio è quello di permettere, attraverso una corretta gestione, di non aumentare il livello di rischio reso a sua volta accettabile attraverso misure di prevenzione e di protezione. Le misure precauzionali di esercizio si realizzano attraverso: 
Analisi delle cause di incendio più comuni 
Informazione e Formazione antincendio 
Controlli degli ambienti di lavoro e delle attrezzature 
Manutenzione ordinaria e straordinaria Molti incendi possono esser prevenuti richiamando l’attenzione del personale sulle cause e sui pericoli di incendio più comuni. Il personale dipendente di ogni azienda deve adeguare i propri comportamenti, ponendo particolare attenzione agli aspetti riportati nel seguito:  Deposito ed utilizzo di materiali infiammabili e facilmente combustibili ‐Stoccaggio adeguato ‐Nei luoghi di lavoro quantitativi che servono strettamente all’attività giornaliera e/o settimanale Utilizzo di fonti di calore Le cause più comuni di incendio al riguardo includono: 
depositare materiali combustibili sopra o in vicinanza degli apparecchi di riscaldamento; 
utilizzo di apparecchi in ambienti non idonei (presenza di infiammabili, alto carico di incendio, etc.); 
utilizzo di apparecchi in mancanza di adeguata ventilazione degli ambienti (norme UNI‐CIG). Pagina 15 di 41

I condotti di aspirazione di cucine, devono essere tenuti puliti con frequenza adeguata per evitare l'accumulo di grassi o polveri. Rifiuti combustibili I rifiuti non debbono essere depositati, neanche in via temporanea, lungo le vie di esodo (corridoi, scale, disimpegni) o dove possono entrare in contatto con sorgenti di ignizione. Impianti ed attrezzature elettriche Il personale deve essere istruito sul corretto uso delle attrezzature e degli impianti elettrici e in modo da essere in grado di riconoscere difetti. Restano sempre fondamentali alcune norme di sicurezza generali: non sovraccaricare le linee con ciabatte multipresa, non utilizzare spine multiple, non utilizzare prolunghe, non "soffocare" apparecchiature ad alimentazione elettrica (compresi computer) con materiali disposti sopra o accanto, ecc. Nel caso debba provvedersi ad una alimentazione provvisoria di una apparecchiatura elettrica, il cavo elettrico deve avere la lunghezza strettamente necessaria e posizionato in modo da evitare possibili danneggiamenti. Aree non frequentate Uno degli strumenti più efficaci di lotta contro atti dolosi di vandalismo o comportamenti che inconsapevolmente portano all’insorgere di situazioni di emergenza consiste nella limitazione degli accessi alle zone non costantemente presidiate: magazzini, seminterrati, archivi, locali tecnici, reparti non utilizzati, aree di cantiere, ecc. Fumo Nei luoghi di lavoro è vietato fumare. 2.5
INFORMAZIONE E FORMAZIONE ANTINCENDIO DEL PERSONALE È fondamentale che i lavoratori conoscano come prevenire un incendio e le azioni da attuare a seguito di un incendio. È quindi obbligo del datore di lavoro fornire al personale una adeguata informazione e formazione al riguardo di: rischi di incendio legati all'attività svolta nell'impresa ed alle specifiche mansioni svolte; misure di prevenzione e di protezione incendi adottate in azienda; procedure da adottare in caso di incendio; i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di prevenzione incendi, lotta antincendi e gestione delle emergenze e pronto soccorso; il nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell'azienda. L'informazione deve essere basata sulla valutazione dei rischi, essere fornita al lavoratore all'atto dell'assunzione ed essere aggiornata nel caso in cui si verifichi un mutamento della situazione del luogo di lavoro che comporti una variazione dei rischi di incendio. Pagina 16 di 41
2.6
VERIFICHE DI SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO E REGISTRO DEI CONTROLLI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO Per mantenere nel tempo un adeguato livello di sicurezza, è necessario predisporre ed attuare un programma di verifiche periodiche, che comprenda tutti i presidi di sicurezza essenziali. Scopo dell’attività di controllo e manutenzione deve essere quello di rilevare e rimuovere qualunque causa, deficienza, danno od impedimento che possa pregiudicare il corretto funzionamento ed uso di apparecchiature o dei presidi antincendio, e deve essere eseguita da personale competente e qualificato. Il DPR 37/98, all’art. 5 (obblighi connessi con l’esercizio dell’attività), prevede che “i controlli, le verifiche, gli interventi di manutenzione su impianti, attrezzature e situazioni finalizzate alla sicurezza antincendio, l’informazione e la formazione del personale, che vengono effettuati, devono essere annotate in un apposito registro a cura dei responsabili dell’attività. Tale registro deve essere mantenuto aggiornato e reso disponibile ai fini di controlli di competenza del comando”. Pertanto, in tutte le attività tenute a tale adempimento obbligatorio, deve essere predisposto a cura del responsabile dell'attività, ed utilizzato da personale da lui incaricato, un “REGISTRO DEI CONTROLLI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO”, su cui siano registrati la data; il nominativo del personale che ha effettuato il controllo e/o la manutenzione; l'esito degli interventi; il ripristino delle regolari condizioni di efficienza. Gli inconvenienti riscontrati durante l’attività periodica di controllo e la manutenzione ordinaria vanno registrati e comunicati. È altresì consigliabile che tutti i lavoratori ricevano adeguate istruzioni in merito alle operazioni da attuare prima che il luogo di lavoro sia abbandonato, al termine dell'orario di lavoro, affinché lo stesso sia lasciato in condizioni di sicurezza. 3.
LA PROTEZIONE ANTINCENDIO E LE PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO 3.1
LA PROTEZIONE ANTINCENDIO La protezione antincendio consiste nell’insieme delle misure finalizzate alla riduzione dei danni, alle cose ed alle persone, conseguenti al verificarsi di un incendio. Gli interventi si suddividono in misure di protezione attiva o passiva in relazione alla necessità o meno dell’intervento di un operatore o dell’azionamento di un impianto. Protezione PASSIVA Protezione ATTIVA (NON c'è bisogno di un INTERVENTO) (c'è bisogno di un INTERVENTO) 3.1.1 MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA Le misure di protezione passiva non necessitano dell’intervento di un operatore e/o dell’azionamento di un impianto, ed hanno l’obiettivo di limitare gli effetti dell’incendio (impedirne l’estensione, salvaguardare la salute umana, contenere i danni alle strutture, ecc.). Le più comuni misure di protezione passiva adottate sono le seguenti: Pagina 17 di 41

Barriere antincendio; 
Strutture aventi caratteristiche di resistenza a fuoco (REI) proporzionate ai carichi d’incendio; 
Compartimentazione; 
Sistemi di vie d’uscita; 
Materiali classificati per la reazione a fuoco. Barriere antincendio La protezione passiva realizzata con il metodo delle barriere antincendio è basata sul concetto dell’interposizione, tra aree potenzialmente soggette ad incendio, di spazi scoperti (isolamento di edifici, distanze di sicurezza) o di strutture (muri tagliafuoco, schermi, ecc.); Resistenza al fuoco delle strutture e dei sistemi di compartimentazione La resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi strutturali degli edifici (muri, pilastri,travi, ecc.), siano essi portanti o separanti. In termini numerici la resistenza al fuoco rappresenta l’intervallo di tempo, espresso in minuti primi (15, 30, 45, 60, 90, 120, e 180), di esposizione dell’elemento strutturale ad un incendio, durante il quale l’elemento costruttivo conserva i requisiti di stabilità meccanica (R), tenuta ai prodotti della combustione (E), ed isolamento termico (I). Le classifiche di resistenza sono: “R”, “E”, ed “I” • “R” rappresenta la stabilità ossia l’attitudine a mantenere le proprie capacità meccaniche sotto l’azione termica di uno sviluppo di incendio conforme alla curva standard e per il tempo in minuti dichiarato. • “E” indica la capacità dell’elemento strutturale di impedire, ed al tempo stesso non produrre, il passaggio di fiamme, vapori, e gas caldi oltre il lato non esposto all’incendio per un tempo non superiore alla indicazione in minuti. • “I” definisce poi la prerogativa di impedire, nel tempo non superiore alla indicazione in minuti primi, il passaggio di calore anche sotto forma di irraggiamento; questo parametro rappresenta l’innalzamento della temperatura della faccia non esposta. Dire che una porta è REI 120 significa avere la certezza di resistenza, impermeabilità e barriera al calore per 120 minuti. Dire che una parete in muratura è R 180 significa che la struttura rimane indenne alla esposizione dell’incendio per 180 minuti, ma non garantisce dalla possibilità del passaggio di fumi e del calore attraverso di essa. Sistemi di vie d’uscita I sistemi di vie di esodo debbono essere commisurate al massimo affollamento ipotizzabile dei luoghi di lavoro ed alla pericolosità delle lavorazioni. Materiali classificati per la reazione a fuoco. La reazione al fuoco di un materiale è il comportamento al fuoco del medesimo materiale che per effetto della sua decomposizione alimenta un fuoco al quale è esposto, partecipando così all’incendio. La reazione al fuoco assume particolare rilevanza nelle costruzioni, per la caratterizzazione dei materiali di rifinitura e rivestimento, delle Pagina 18 di 41
pannellature, dei controsoffitti, delle decorazioni e simili, e si estende anche agli articoli di arredamento, ai tendaggi e ai tessuti in genere. Ai materiali sono assegnati sei classi: 0 ‐ 1 ‐ 2 ‐ 3 ‐ 4 ‐ 5; a partire da quelli di classe 0 che risultano incombustibili (es.: il ferro è incombustibile, cioè di classe 0, non prende parte al fuoco) fino a 5 con l’aumentare della loro partecipazione alla combustione. 3.1. 2 MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA Le misure di protezione attiva sono invece finalizzate alla pronta rilevazione dell’incendio, alla segnalazione ad allo spegnimento dello stesso. Le principali misure di protezione attiva sono: 
Estintori; 
Rete idrica antincendio (naspi ed idranti); 
Impianti di rivelazione automatica d’incendio e allarme incendio; 
Impianti di spegnimento automatici; 
Illuminazione di sicurezza; 
Evacuatori di fumo e di calore. 3.2
ESTINTORI Gli estintori, che costituiscono i mezzi estinguenti più usati per il primo intervento su di un incendio, si suddividono in portatili e carrellati. L’estintore portatile è un estintore concepito per essere portato e utilizzato a mano e che, pronto all'uso, ha una massa minore o uguale a 20 kg. L’estintore carrellato è un estintore trasportato su ruote, di massa totale maggiore di 20 kg e contenuto di estinguente fino a 150 kg. Pagina 19 di 41
Capacità estinguente degli estintori: Sugli estintori vengono applicati adesivi con riportata una sigla alfanumerica che ne definisce la capacità estinguente, riferita sia al tipo di incendio che alla potenza dell'estintore. ESEMPIO: sigla 34A 144B C descrive la capacità di intervento di un estintore avente le seguenti proprietà: 34A E' associato al potere di spegnimento di un estintore relativo a una catasta di legno delle dimensioni di 0,56x0,50x3,40 m 144B E' associato al potere di spegnimento di un estintore relativo ad un liquido infiammabile composto per 2/3 di benzina e per 1/3 di acqua, contenuto in una vasca circolare con diametro 1,90 m; la quantità di liquido totale è 144 litri, da cui il codice. C Indica che tale estintore è adatto allo spegnimento degli incendi derivati da gas infiammabili. caratteristiche generali degli estintori portatili Gli estintori si dividono in base all’agente estinguente che contengono: 
Estintore idrico 
Estintore a schiuma 
Estintore a polvere 
Estintore ad anidride carbonica (CO2) 
Estintore ad idrocarburi alogenati Tuttavia è opportuno evidenziare subito che gli estintori idrici ed a schiuma sono di scarsa efficacia in dimensione portatile e non vengono più praticamente adoperati, e pertanto possono essere trascurati. I tipi di estintori di più comune uso sono quelli a polvere e quelli ad anidride carbonica, in quanto sono indicati per quasi tutti i tipi d’incendio. Recentemente è stato vietato l’uso degli estintori ad idrocarburi alogenati in quanto tali composti sono risultati dannosi per l’ozono dell’atmosfera; al loro posto sono impiegati agenti sostitutivi che conservano circa le stesse proprietà e sono, di conseguenza, idonei per le medesime tipologie d’incendio. Per norma gli estintori devono essere rossi; qualora l’agente estinguente sia un gas compresso, la parte superiore dell’estintore deve essere verniciata nel colore distintivo del gas (es. grigio nel caso di CO2). Sono costituiti da: •
un involucro esterno metallico di forma cilindrica, nel cui interno viene generata una pressione necessaria per l’erogazione dell’estinguente •
Una valvola di erogazione Un estintore portatile può contenere un quantitativo di sostanza estinguente variabile da 1 a 12 Kg, ha una gittata utile variabile da 5 ad 8 metri, ed un tempo massimo di erogazione (autonomia) variabile da 8 a 15 secondi. Nel prospetto seguente sono riportate alcuni esempi di caratteristiche di riferimento degli estintori portatili. Pagina 20 di 41
Gli estintori portatili, se prontamente ed appropriatamente utilizzati, sono mezzi antincendio estremamente versatili ed efficaci, sia perché gli estinguenti adoperati hanno una notevole efficacia di spegnimento, sia anche perché l’estintore consente ad una persona addestrata di intervenire in modo rapido e localizzato su un principio di incendio, evitando nella maggioranza dei casi la propagazione dell’incendio, e quindi contenendo al minimo i danni conseguenti. È bene ricordare che i primi minuti possono essere determinanti nello sviluppo (e quindi nelle conseguenze) di un incendio; l’utilizzo di un estintore può essere molto più rapido dell’impiego di un impianto fisso di estinzione (es.: idranti), ed a volte l'uso massiccio di sostanze estinguenti (es.: acqua) può a sua volta provocare danni anche consistenti. Tuttavia è opportuno evidenziare che, in linea generale, gli estintori portatili devono essere considerati come mezzi antincendio esclusivamente di primo intervento, in quanto consentono di intervenire solo su piccoli focolai o su principi d'incendio, e divengono praticamente inefficaci se il fuoco ha avuto la possibilità di superare lo stadio iniziale, ed ha quindi assunto dimensioni notevoli. Criteri di scelta degli estintori portatili Pertanto, per un uso efficace dell’estintore portatile d’incendio, è indispensabile sfruttarne appieno le caratteristiche e le potenzialità, rispettando le seguenti regole fondamentali: 
la scelta del tipo di estintore più adatto deve essere effettuata principalmente in base alla sua efficacia, alla tipologia di incendio prevedibile, ed alla compatibilità della sostanza estinguente impiegata con i materiali ed i luoghi in cui presumibilmente può svilupparsi l'incendio. 
il numero di estintori, la loro capacità e la loro ubicazione devono essere adeguati alle dimensioni e caratteristiche dei luoghi, ed alla potenzialità prevedibile dell’incendio, al fine di consentire un impiego rapido ed efficace in caso di necessità. Protezione ambiente con estintori portatili La protezione ambiente con estintori portatili, cioè la dislocazione ed il dimensionamento degli estintori in relazione alle situazioni di rischio esistenti, può essere attuata secondo le seguenti indicazioni: 
Gli estintori devono essere ubicati in posizione visibile, e segnalati con appositi cartelli che devono facilitarne l'individuazione anche a distanza. 
Gli estintori devono essere comunque facilmente e sicuramente raggiungibili, per cui deve essere vietato nei pressi degli estintori il posizionamento di macchinari, di attrezzature, o di materiali ingombranti che possano comunque ostacolare il rapido raggiungimento degli stessi. 
Gli estintori devono essere protetti da urti accidentali e dagli effetti immediati di un incendio, e collocati preferibilmente su apposita staffa di sostegno, indicativamente ad una altezza dal suolo di 1,5 metri. 
Gli estintori possono anche essere poggiati a terra, ma a condizione che la loro posizione sia ben segnalata, che non creino intralcio o restringimento dei passaggi, che siano protetti da urti accidentali, e che siano adottati accorgimenti atti ad evitare la corrosione del fondo del recipiente. Pagina 21 di 41

Gli estintori devono essere installati preferibilmente in prossimità degli accessi, e devono essere comunque raggiungibili da ogni posizione con percorsi non superiori a 30 metri. 
In prossimità di eventuali situazioni a maggior rischio di incendio devono essere collocati estintori supplementari. 
Per ambienti piccoli e normalmente non presidiati (archivi, piccoli depositi o magazzini, locali tecnici, etc), è opportuno collocare 1 o 2 estintori in prossimità dell’ingresso, all’esterno del locale. 
Per ambienti con presenza abituale di persone, e/o di notevoli dimensioni, il numero e la capacità estinguente degli estintori portatili devono essere determinati in relazione al livello di rischio del luogo di lavoro ed alla superficie lorda dei locali, secondo le indicazioni della tabella seguente, con un minimo di 2 estintori per piano e/o compartimento: 
Devono essere posizionati lontano da fonti di calore e protetti dall’azione del gelo. Eventuali estintori carrellati, se previsti, devono essere considerati integrativi (e non sostitutivi) di quelli portatili, e devono essere conformi alle specifiche della norma UNI 9492. tecniche di impiego degli estintori portatili L’estintore portatile d’incendio è una attrezzatura estremamente versatile ed efficace per un pronto impiego su un principio di incendio, ed il suo uso è molto semplice ed alla portata di tutti, anche di operatori non professionali, a condizione però che vi sia un preventivo e breve addestramento pratico, e che nell’impiego vengano rispettate alcune semplici regole, di seguito riportate. Nel caso in cui non si conosca bene il tipo di estintore che si intende utilizzare, attenersi alle istruzioni d’uso descritte sull’etichetta (obbligatoria su tutti gli estintori di tipo approvato), e non sprecare inutilmente sostanza estinguente, per non ridurre ulteriormente la già limitata autonomia. Dopo ogni uso parziale o accidentale di un estintore, anche se molto breve, non rimettere mai l’estintore al suo posto, ma provvedere invece per la sua immediata ricarica; tale prescrizione è principalmente motivata dalla opportunità di non lasciare operativa una attrezzatura antincendio con un potenziale di spegnimento ancor più ridotto rispetto alla sua già limitata potenzialità iniziale; inoltre, per gli estintori a polvere, tale prescrizione diviene ancora più necessaria perché, con ogni probabilità, il passaggio di polvere estinguente attraverso le guarnizioni di chiusura del dispositivo di erogazione impedirebbero una chiusura perfetta della valvola, e ciò potrebbe causare una perdita del gas di pressurizzazione in tempi non lunghi (alcune ore), e la conseguente impossibilità di funzionamento dell’estintore per mancanza di pressione interna. come utilizzare l’estintore 1.
Sganciare l’estintore dalla staffa a muro 2.
Agitare l'estintore per capovolgimento (2‐3 volte se a polvere) 3.
Tirare con forza la spina di sicurezza adiacente alla leva Pagina 22 di 41
4.
Impugnare con una mano la maniglia dell'estintore e con l'altra il tubo flessibile (manichetta). 5.
Premere a fondo la leva di comando e dirigere il getto alla base delle fiamme In caso di intervento su un principio di incendio, occorre procedere verso il focolaio di incendio assumendo la posizione più bassa possibile, per sfuggire all’azione nociva dei fumi, ed operare a giusta distanza per colpire il fuoco con un getto efficace, compatibilmente con l’intensità del calore emanato dalle fiamme. Il getto di sostanza estinguente deve essere diretto alla base delle fiamme, agendo in progressione ed iniziando dalle fiamme più vicine, senza attraversarle con il getto; durante l’erogazione muovere leggermente a ventaglio il getto di estinguente. Pagina 23 di 41
Il getto di sostanza estinguente non deve essere mai indirizzato contro le persone, a meno che non sia strettamente necessario (es: persona con abiti in fiamme, ed assenza di attrezzature più idonee per l’intervento). Non indirizzare mai il getto contro vento: in caso di incendio all’aperto in presenza di vento, portarsi sopravvento rispetto al fuoco, evitare di procedere su terreno con presenza di materiale facilmente combustibile, e valutare sempre attentamente i possibili sviluppi dell’incendio ed il più probabile percorso di propagazione delle fiamme. Non usare l’estintore capovolto Se si interviene in due porsi ad angolo retto e mai di fronte: in caso di intervento contemporaneo con due o più estintori, i diversi operatori non devono mai operare da posizioni contrapposte, ma devono operare su uno stesso lato rispetto all’incendio, da posizioni che formino rispetto al fuoco un angolo non superiore a 90°, in modo da non investirsi l’un l’altro con i getti di sostanza estinguente, che potrebbero proiettare anche materiale infiammato contro gli altri operatori. In caso di incendio in locali chiusi, aerare sempre bene l’ambiente dopo l’uso. Dopo l’estinzione di qualsiasi incendio, prima di abbandonare il luogo assicurarsi sempre che il focolaio sia effettivamente spento e che sia esclusa la possibilità di una riaccensione (es: presenza di braci). In caso di incendio di liquidi infiammabili in recipienti aperti, si deve operare con gli estintori in modo che il getto di sostanza estinguente non causi proiezioni di liquido infiammato al di fuori del recipiente, con pericolo di ulteriore propagazione dell’incendio. Pagina 24 di 41
3.1.2.2 TIPI DI ESTINTORI PORTATILI PIU DIFFUSI Gli estintori portatili attualmente più validi e diffusi sono: 
Estintore a polvere 
Estintore ad anidride carbonica (CO2) Estintore a polvere È certamente il tipo di estintore più diffuso, e di uso più universale. L’efficacia estinguente di un estintore portatile a polvere è veramente notevole, specialmente se caricato con polvere ABC (polivalente), e quindi è certamente raccomandabile in tutti i casi in cui l’uso della polvere non sia controindicato. L’estintore portatile a polvere esiste in differenti versioni, ma il più diffuso, più economico, e di più semplice utilizzo è l’estintore a pressurizzazione permanente. Tale estintore è costituito da un solo recipiente, contenente la polvere estinguente tenuta permanentemente in pressione per l’immissione, al momento della carica, di un gas inerte (Azoto), compresso a circa 15 bar; l’estintore è costruttivamente semplice, ma può divenire facilmente inutilizzabile per perdita della pressione interna a causa di difetti di tenuta della valvola di chiusura, e per tale motivo è generalmente dotato di un indicatore di pressione, che deve indicare un valore compreso all'interno di un campo verde. Per lo stesso motivo dopo ogni uso anche parziale dell’estintore non rimettere mai l’estintore al suo posto, ma provvedere invece per la sua immediata ricarica, perché con ogni probabilità il passaggio di polvere estinguente attraverso le guarnizioni di chiusura del dispositivo di erogazione impedirebbero una chiusura perfetta della valvola, e ciò potrebbe causare una perdita del gas di pressurizzazione in tempi non lunghi (alcune ore), e la conseguente impossibilità di funzionamento dell’estintore per mancanza di pressione interna. Pertanto tale tipo di estintore ha bisogno di una continua ed attenta opera di “sorveglianza” (vedere capitolo sulla manutenzione degli estintori), in particolare per verificare la pressione segnata dal manometro, e che l'estintore non presenti segni di manomissioni ed anomalie quali ugelli ostruiti, perdite, tracce di corrosione, etc. Pagina 25 di 41
Il principio di funzionamento di un estintore portatile a polvere è molto semplice: 
estratto il fermo di sicurezza, agire sulla leva di comando per aprire la valvola; 
la polvere, spinta dalla pressione del gas di pressurizzazione, risale attraverso un tubo pescante interno al recipiente, e viene proiettata violentemente all’esterno; 
l’operatore, agendo sulla pistola erogatrice, può interrompere a suo piacimento il getto di estinguente per la migliore efficacia; L’estintore portatile a polvere viene generalmente prodotto con carica nominale da 1 – 2 – 4 – 6 – 9 – 12 Kg. Un estintore a polvere da Kg 6 ha un getto utile di circa 7 metri, una autonomia di funzionamento di circa 10 secondi, e generalmente una classificazione 21A‐113B‐C (a volte anche maggiore). Estintore ad anidride carbonica (CO2) L’estintore portatile a CO2 è costituito da una robusta bombola d’acciaio a pareti molto spesse, collaudata a 250 bar, contenente CO2 allo stato liquido alla pressione di circa 60 bar; è un estintore molto robusto ed affidabile, ma naturalmente molto pesante, ed attualmente non molto diffuso. Il principio di funzionamento di un estintore portatile a CO2 è molto semplice: 
estratto il fermo di sicurezza, agire sulla leva di comando per aprire la valvola; 
la CO2 fuoriesce spinta dalla propria pressione, e vaporizza rapidamente con forte raffreddamento (T < ‐70 °C); 
l’operatore, agendo sulla pistola erogatrice, può interrompere a suo piacimento il getto di estinguente per la migliore efficacia; Ricordiamo che l’erogazione di un getto di CO2 è di per sé molto freddo, ed inoltre provoca un forte raffreddamento dell’estintore; pertanto, durante e subito dopo l’erogazione, si deve assolutamente evitare il contatto sia con il getto di gas, sia con l’involucro metallico, impugnando l’estintore solo per la maniglia di trasporto e per il cono di erogazione (in plastica). Inoltre si ricordi che anche la CO2 è asfissiante per cui, dopo l’uso in ambienti chiusi, è opportuno non sostare a lungo prima di avere aerato efficacemente i locali. Anche l’estintore a CO2 può essere considerato di uso universale, perché è utilizzabile su tutti i tipi di incendio (fuochi di classe A ‐ B ‐ C), ed anche su apparecchiature elettriche e conduttori sotto tensione. Pagina 26 di 41
Si deve però evidenziare che l’efficacia estinguente è certamente inferiore a quella della polvere, che la CO2 non spegne le braci prodotte da materiali solidi, e che provoca un intenso raffreddamento che può essere controindicato in alcuni casi (es: apparecchiature sensibili ad un brusco raffreddamento). L’estintore portatile a CO2 viene generalmente prodotto con carica nominale da 2 e 5 Kg. Un estintore a CO2 da Kg 5 ha un getto utile di circa 4 metri, una autonomia di funzionamento di circa 9 secondi, e generalmente una classificazione 34B‐C. 3.3
ESTINTORI CARRELLATI L’estintore carrellato è un estintore contenente un agente estinguente che può essere proiettato e diretto su un fuoco sotto l'azione di una pressione interna (fornita da una compressione preliminare permanente o dalla liberazione di un gas ausiliario), trasportato su ruote, di massa totale maggiore di 20 kg, e contenuto di estinguente fino a 150 kg. Attualmente gli estintori carrellati si suddividono nei seguenti tipi: 
Estintore a schiuma 
Estintore a polvere 
Estintore ad anidride carbonica (CO2) 
Estintore ad idrocarburi alogenati Il funzionamento degli estintori carrellati è simile a quello degli estintori portatili. 3.4
IMPIANTO IDRICO ANTINCENDIO (MEZZI FISSI) I componenti principali sono: a) Cassetta idrante UNI45/70; I naspi e gli idranti sono presidi antincendio a colonna o fissi o a muro (contenuti in una cassetta di colore rosso) collegati ad un impianto idrico, e utilizzati per lo spegnimento di incendi già avviati. Gli idranti sono composti da tubazioni flessibili piatte provviste di lance erogatrici di diversa portata: UNI 45, (presenti nelle strutture) UNI 70, UNI 95. Hanno caratteristiche diverse idrauliche di pressione/portata tali da richiedere una rete idrica a se stante, e l’utilizzo da parte di personale addestrato e/o VV.F. Comunque l’utilizzo di acqua all’interno delle strutture sanitarie deve essere effettuato con molta cautela in quanto risulta difficile escludere la presenza di parti in tensione (in particolare utilizzi alimentati da gruppi elettrogeni). b) Cassetta naspo I naspi sono tubazioni in gomma avvolte su tamburi girevoli, provviste di lancia a getto regolabile con portata di 50 lt/min ad 1,5 bar e per questo solitamente collegati alla normale rete idrica. Pagina 27 di 41
c) Attacco motopompa d) Alimentazione idrica, rete ad anello, valvole di intercettazione La rete idrica antincendio viene di norma istallata a protezione delle attività industriali o civili caratterizzate da un rilevante rischio di incendio e collegata direttamente, o a mezzo di vasca di disgiunzione, all’acquedotto cittadino. La presenza della vasca di disgiunzione è necessaria ogni qualvolta l’acquedotto non garantisca continuità di erogazione e sufficiente pressione. si è generato La rete idrica antincendi deve, a garanzia di affidabilità e funzionalità, rispettare i seguenti criteri progettuali: 
Indipendenza della rete da altre utilizzazioni. 
Dotazione di valvole di sezionamento. 
Disponibilità di riserva idrica e di costanza di pressione. 
Ridondanza del gruppo pompe. 
Disposizione della rete ad anello. 
Protezione della rete dall’azione del gelo e della corrosione. 
Caratteristiche idrauliche pressione ‐ portata (50 % degli idranti UNI 45 in fase di erogazione con portata di 120 L/min e pressione residua di 2 bar al bocchello). 
Idranti (a muro, a colonna, sottosuolo o naspi) collegati con tubazioni flessibili a lance erogatrici che consentono, per numero ed ubicazione, la copertura protettiva dell’intera attività. 3.5
IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA D’INCENDIO (RIVELATORI DI FIAMME, GAS, CALORE, FUMO) E ALLARME INCENDIO I sistemi di rivelazione e allarme sono sistemi automatici che tengono sotto controllo una determinata area e segnalano mediante dispositivi di allarme acustici e visivi il verificarsi di un incendio. Lo scopo dell’impianto di rivelazione è quello di segnalare tempestivamente ogni principio d’incendio, evitando al massimo i falsi allarmi, in modo che possano essere messe in atto le misure necessarie per circoscrivere e spegnere l’incendio. Lo scopo dell’impianto di allarme incendio è quella di segnalare con mezzi ottici e/o acustici, agli occupanti di un edificio “il verificarsi di un incendio”. Gli impianti di rivelazione sono costituiti da: 
Sensori collocati nelle zone da tenere sotto controllo; questi possono essere di varie tipologie come rivelatori di calore (con la caratteristica di entrare in funzione quando la temperatura supera una certa soglia), oppure rivelatori di fumo; 
Una centrale di controllo dove i segnali vengono raccolti; 
I circuiti di collegamento, che possono essere elettrici o a fibre ottiche, fra i sensori e la centrale di controllo. Pagina 28 di 41
3.1.2.6 IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI Tali impianti si classificano in base alle sostanze utilizzate per l’azione estinguente: 
Impianti ad acqua SPRINKLER (ad umido, a secco, alternativi, a preallarme, a diluvio etc.): 
Impianti a schiuma; 
Impianti ad anidride carbonica; 
Impianti ad halon; 
Impianti a polvere. Sono dispositivi fissi che attraverso sensori di calore e fumo si attivano spruzzando acqua o sostanze estinguenti attraverso docce a soffitto: sono particolarmente indicate in magazzini e locali non sorvegliati. Un impianto automatico di estinzione ad acqua consta di più parti: 
Fonte di alimentazione (acquedotto, serbatoi, vasca, serbatoio in pressione); 
Pompe di mandata; 
Centralina valvolata di controllo e allarme; 
Condotte montanti principali; 
Rete di condotte secondarie; 
Serie di testine erogatrici (sprinkler). L’erogazione di acqua può essere comandata da un impianto di rilevazione ‐ incendi, oppure essere provocata direttamente dalla apertura delle teste erogatrici: per fusione di un elemento metallico o per rottura, a determinate temperature, di un elemento termosensibile a bulbo che consente in tal modo la fuoriuscita d’acqua. Tipi d’impianto ‐ Ad umido tutto l’impianto è permanentemente riempito di acqua in pressione: è il sistema più rapido e si può adottare nei locali in cui non esiste rischio di gelo. ‐ A secco la parte d’impianto non protetta, o sviluppantesi in ambienti soggetti a gelo, è riempita di aria in pressione: al momento dell’intervento una valvola provvede al riempimento delle colonne con acqua. ‐ Alternativi funzionano come impianti a secco nei mesi freddi e ad umido nei mesi caldi. ‐ A pre‐allarme sono dotati di dispositivo che differisce la scarica per dar modo di escludere i falsi ‐ allarmi. ‐ A diluvio impianti con sprinklers aperti alimentati da valvole ad apertura rapida in grado di fornire rapidamente grosse portate. Gli impianti a schiuma sono concettualmente simili a quelli ad umido e differiscono per la presenza di un serbatoio di schiumogeno e di idonei sistemi di produzione e scarico della schiuma (versatori). Impianti di anidride carbonica o a polvere: hanno portata limitata dalla capacità geometrica della riserva (batteria di bombole, serbatoi). Pagina 29 di 41
Gli impianti a polvere, non essendo l’estinguente un fluido, non sono in genere costituiti da condotte, ma da teste singole autoalimentate da un serbatoio incorporato di modeste capacità. La pressurizzazione è sempre ottenuta mediante un gas inerte (azoto, anidride carbonica). 3.6
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA L’impianto di illuminazione di sicurezza deve fornire, in caso di mancata erogazione della fornitura principale di energia elettrica, una illuminazione sufficiente a permettere di evacuare in sicurezza i locali. Pertanto, dovranno essere illuminate le vie di esodo, uscite di emergenza, scale ecc. in modo tale da raggiungere facilmente un luogo sicuro. 3.7
EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE Tali sistemi di protezione attiva sono basati sullo sfruttamento del movimento verso l’alto delle masse di gas caldi generate dall’incendio che, a mezzo di aperture sulla copertura, vengono evacuate all’esterno. Hanno la caratteristica di creare a livello del pavimento una zona libera dal fumo in modo da favorire gli interventi di spegnimento, l’evacuazione delle persone presenti, la conservazione delle strutture e dei beni. L’azionamento del comando di apertura, degli evacuatori di fumo, può essere di tipo individuale (presente sull’apparecchio) termosensibile o proveniente da un sistema centralizzato‐ Pagina 30 di 41
3.8
MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI D’ INCENDIO; NORMA UNI 9994 Le procedure da seguire per tali operazioni sono dettagliatamente descritte nella norma UNI 9994, di cui nel seguito riportiamo alcuni aspetti più importanti: L'agente estinguente utilizzato nella ricarica deve far conservare all'estintore la conformità al prototipo omologato ed essere garantito all'utilizzatore a cura del manutentore. La sua sostituzione va effettuata con intervallo di tempo non maggiore di quello massimo di efficienza dichiarato dal produttore e, in ogni caso, non maggiore degli intervalli di cui al prospetto seguente: Gli estintori devono essere comunque ricaricati quando siano stati parzialmente o totalmente scaricati ed in occasione delle verifiche periodiche e/o straordinarie di solidità e integrità del corpo dell’estintore. Il produttore deve fornire tutte le indicazioni utili per effettuare la ricarica e la revisione. I ricambi devono far conservare all'estintore la conformità al prototipo omologato ed essere garantiti all'utilizzatore dal manutentore. L'estintore può essere rimosso per manutenzione previa sostituzione con altro di prestazioni non inferiori. La norma UNI 9994 prevede che la manutenzione di un estintore può distinguersi nelle seguenti diverse fasi: 
SORVEGLIANZA 
CONTROLLO 
REVISIONE 
COLLAUDO La SORVEGLIANZA consiste in una misura di prevenzione atta a controllare, con costante e particolare attenzione, l'estintore nella posizione in cui è collocato, tramite l'effettuazione dei seguenti accertamenti: a L'estintore sia presente e segnalato con apposito cartello, secondo quanto prescritto dal DPR n. 524/1982 (e successivi aggiornamenti), recante la dicitura “estintore” e/o “estintore n. ...”; b L'estintore sia chiaramente visibile, immediatamente utilizzabile e l'accesso allo stesso sia libero da ostacoli; c L'estintore non sia stato manomesso, in particolare non risulti manomesso o mancante il dispositivo di sicurezza per evitare azionamenti accidentali; d I contrassegni distintivi siano esposti a vista e siano ben leggibili; Pagina 31 di 41
e L'indicatore di pressione, se presente, indichi un valore di pressione compreso all'interno del campo verde; f L'estintore non presenti anomalie quali ugelli ostruiti, perdite, tracce di corrosione, sconnessioni o incrinature dei tubi flessibili, ecc.; g L'estintore sia esente da danni alle strutture di supporto e alla maniglia di trasporto, in particolare, se carrellato, abbia ruote perfettamente funzionanti; h Il cartellino di manutenzione sia presente sull’apparecchio e sia correttamente compilato. Le anomalie riscontrate devono essere eliminate. Dall’esame delle operazioni necessarie, si evidenzia che la sorveglianza è una fase del controllo degli estintori che deve essere attuata necessariamente in sede aziendale, mediante organizzazione e gestione della sicurezza e la conseguente emanazione di disposizioni interne. Il CONTROLLO consiste in una misura di prevenzione atta a verificare, con frequenza almeno semestrale, l'efficienza dell'estintore; il produttore deve fornire tutte le indicazioni necessarie per effettuare il controllo, e le anomalie riscontrate devono essere eliminate. A seguito di ogni controllo semestrale deve essere aggiornato il “cartellino di manutenzione” (documento che attesta gli interventi effettuati in conformità alla norma UNI 9994), che può essere strutturato in modo tale da potersi utilizzare per più interventi e per più anni, e che deve riportare obbligatoriamente i seguenti dati: numero di matricola o altri estremi di identificazione dell'estintore; ragione sociale e indirizzo completo e altri estremi di identificazione del manutentore; massa lorda dell'estintore; carica effettiva; tipo di operazione effettuata; data intervento; firma o punzone del manutentore. La REVISIONE consiste in una misura di prevenzione, di frequenza almeno pari a quella indicata nel prospetto della frequenza della revisione, atta a verificare e rendere perfettamente efficiente l’estintore. Il COLLAUDO consiste in una misura di prevenzione atta a verificare la stabilità del serbatoio o della bombola dell'estintore, in quanto facenti parte di apparecchi a pressione. La data di collaudo e la pressione di prova devono essere riportate sull'estintore in modo ben leggibile, indelebile e duraturo. Pagina 32 di 41
CONTROLLI E MANUTENZIONE SULLE MISURE DI PROTEZIONE ANTINCENDIO (Allegato VI D.M. 10/03/98) ARGOMENTO DENOMINAZIONE TIPO DI ATTIVITA’ DA ATTIVITA’ ESEGUIRE Controllo visivo delle Sorveglianza normali condizioni operative CHI LA PUO’ ESEGUIRE Personale aziendale istruito PERIODICITA’ DI INTERVENTO Costante Verifica della corretta Gestione del sicuro utilizzo Controllo Periodico funzionalità delle attrezzature e degli Personale competente Almeno semestrale Personale competente All’occorrenza impianti delle vie di uscita Ripristino dello stato di efficienza attraverso la Manutenzione sostituzione (ordinaria o straordinaria) di quanto danneggiato o consumato
Controllo visivo delle Sorveglianza normali condizioni operative Personale aziendale istruito Costante Verifica della corretta Controllo Periodico Estinzione degli incendi funzionalità delle Personale competente e attrezzature e degli qualificato Almeno semestrale impianti Ripristino dello stato di efficienza attraverso la Manutenzione sostituzione (ordinaria o straordinaria) di quanto Personale competente e qualificato All’occorrenza danneggiato o consumato
Controllo visivo delle Sorveglianza normali condizioni operative Personale aziendale istruito Costante Verifica della corretta Rilevazione e allarme in Controllo Periodico caso di incendio funzionalità delle Personale competente e attrezzature e degli qualificato Almeno semestrale impianti Ripristino dello stato di efficienza attraverso la Manutenzione sostituzione (ordinaria o straordinaria) di quanto Personale competente e qualificato All’occorrenza danneggiato o consumato
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3.9
SEGNALETICA DI SICUREZZA Scopo della segnaletica di sicurezza è quello di attirare l’attenzione in modo rapido e comprensibile al fine di: 
Evitare comportamenti pericolosi 
Avvertire dei pericoli esistenti 
Prescrivere comportamenti sicuri 
Fornire indicazioni in caso di evacuazione Segnaletica
Antincendio
Estintore
Attacco
autopompa
Soccorso
Freccia di emergenza
Barella di
primo soccorso
Cassetta di
medicazione
Uscita
di emergenza
Doccia
di emergenza
Naspo
Allarme
antincendio
Freccia
antincendio
Idrante
3.10
PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO IL PIANO DI EMERGENZA Il “piano di emergenza” è un documento che contiene quelle informazioni‐chiave che servono per mettere in atto i primi comportamenti e le prime manovre permettendo di ottenere nel più breve tempo possibile i seguenti obiettivi principali: 
salvaguardia ed evacuazione delle persone 
messa in sicurezza degli impianti di processo 
compartimentazione e confinamento dell’incendio 
protezione dei beni e delle attrezzature 
estinzione completa dell’incendio. Il piano di emergenza, deve contenere nei dettagli: 
le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di incendio; Pagina 34 di 41

le procedure per l'evacuazione del luogo di lavoro che devono essere attuate dai lavoratori e dalle altre persone presenti; 
le disposizioni per chiedere l'intervento dei vigili dei fuoco e per fornire le necessarie informazioni al loro arrivo; 
specifiche misure per assistere le persone disabili. Il piano di emergenza identifica un adeguato numero di persone incaricate di sovrintendere e controllare l'attuazione delle procedure previste. La necessità di una pianificazione dell’emergenza interna nasce dall’esigenza di ridurre le conseguenze di un incendio, riferite sia alle persone presenti sia alle strutture ed infrastrutture. Il piano di emergenza interno (PEI) deve prevedere: 
le azioni che il personale addetto deve mettere in atto in caso di incendio a salvaguardia dei lavoratori; 
le procedure per l’esodo degli occupanti. Contenuti del piano di emergenza Evidentemente ogni struttura dovrà avere un proprio specifico piano di emergenza. I fattori tenuti in considerazione nella compilazione del piano di emergenza e inclusi nella stesura dello stesso sono: 
collocazione urbanistica dello stabile e distanza dai centri di soccorso (caserme VV.FF., ospedali ecc); 
tipologia degli edifici (dimensioni, numero di piani, tipologia strutturale) con particolare riferimento alle vie di esodo 
distribuzione architettonica e funzionale degli edifici; 
presenza di zone a maggior rischio o a rischio specifico e quindi presenza di lavoratori esposti a rischi particolari; 
presenza e consistenza di sistemi di protezione attiva e passiva (sistema di rivelazione e di allarme incendio, estintori, idranti, ecc.); 
assetto organizzativo interno e consistenza dei servizi di sicurezza; in particolare numero di addetti all'attuazione ed al controllo del piano nonché all'assistenza per l'evacuazione (addetti alla gestione delle emergenze, evacuazione, lotta antincendio, pronto soccorso); 
il numero delle persone presenti e la loro ubicazione; 
presenza di disabili; 
il livello di informazione e formazione fornito ai lavoratori. Il piano di emergenza è basato su chiare istruzioni scritte e include: ‐ i doveri del personale cui sono affidate particolari responsabilità in caso di incendio, in particolare relativamente agli addetti ed al responsabile del servizio antincendio ‐ i doveri del personale di servizio incaricato di svolgere specifiche mansioni con riferimento alla sicurezza antincendio, quali per esempio: telefonisti, custodi, capi reparto, addetti alla manutenzione, personale di sorveglianza; Pagina 35 di 41
‐ le specifiche misure da porre in atto nei confronti dei lavoratori esposti a rischi particolari; ‐ le specifiche misure per le aree ad elevato rischio di incendio; ‐ le procedure per la chiamata dei vigili dei fuoco, per informarli al loro arrivo e per fornire la necessaria assistenza durante l'intervento da parte del responsabile e degli addetti al servizio; ‐ il verbale di riunione informativa per assicurare che tutto il personale sia informato sulle procedure da attuare. In generale il PEI dovrà consentire: 1) la rapida comprensione della localizzazione e dell’entità dell’incendio (fase di allertamento). Questa fase è sicuramente la più importante e deve essere verificata con maggiore frequenza con apposite esercitazioni. La comunicazione dell’avvistamento dell’incendio e la conseguente diramazione dell’allarme costituisce l’avvio automatico delle operazioni previste dal PEI. Il personale che riceve la chiamata di allarme dovrà recepire le informazioni basilari per la localizzazione e le dimensioni dell’evento, in modo da poter effettuare, laddove necessario, le successive operazioni, riassumibili come segue: • chiamata dei VV.FF (115) • attivazione dei componenti delle Squadre di Primo Intervento. La catena delle chiamate, se ben condotta e testata con simulazioni, non comporta un eccessivo dispendio di tempo. 2) il rapido ed efficace attacco dell’incendio, comprese le operazioni e le procedure direttamente collegate all’intervento di Emergenza (eliminazione dei pericoli presenti, limitazione degli effetti dannosi). Il PEI deve prevedere sempre un intervento immediato da parte del personale in servizio, in attesa dell’arrivo dei soccorsi (VV.FF., 118 ecc.) con i quali deve essere previsto il coordinamento. I primissimi interventi sono necessariamente a carico del personale di reparto (se di reparto presidiato si tratta) in attesa che la S.P.I. ed i soccorsi esterni giungano sul posto. Particolare attenzione va in ogni caso riservata all’utilizzo di idranti o naspi per estinguere un focolaio. 3) il coordinamento con i Vigili del Fuoco per l’estinzione totale dell’incendio e la messa in sicurezza delle aree coinvolte. Procedure di chiamata dei servizi di soccorso Una buona gestione dell’emergenza inizia quindi, anche, con la corretta attivazione delle squadre di soccorso. Le informazioni che dovranno essere comunicate, con calma e chiarezza, sono le seguenti: Ragione sociale dell’Azienda e ubicazione dell’evento dell’emergenza
Numero di telefono dell’Azienda Area interessata (indicare il reparto o l’area interessata dall’evento)
Il tipo, la natura e le dimensioni dell’emergenza in corso (incendio deposito di combustibili, incendio impianti e/o apparecchiature elettriche ecc.) stadio dell’evento (in fase di sviluppo, stabilizzato, ecc.)
Il coinvolgimento eventuale di persone (indicare il numero di persone che presumibilmente possono essere Pagina 36 di 41
coinvolte nell’evento, indicando l’eventuale presenza di feriti) indicazioni sul percorso Procedure da adottare quando si scopre un incendio Le procedure da adottare in caso di incendio sono differenziate, soprattutto per la sequenza delle azioni, tra i diversi tipi di insediamento. Ciò nonostante, in questo paragrafo riassumiamo quegli aspetti che sono comuni alle diverse situazioni dei luoghi e degli eventi incidentali. Le procedure da adottare quando si scopre un incendio sono: 
Comportarsi secondo le procedure prestabilite (ove esistono). 
Se si tratta di un principio di incendio valutare la situazione determinando se esiste la possibilità di estinguere immediatamente l’incendio con i mezzi a portata di mano. 
Non tentare di iniziare lo spegnimento con i mezzi portatili se non si è sicuri di riuscirvi 
Dare immediatamente l’allarme al 115 
Intercettare le alimentazioni di gas, energia elettrica, ecc. 
limitare la propagazione del fumo e dell’incendio chiudendo le porte di accesso/compartimenti 
Iniziare l’opera di estinzione solo con la garanzia di una via di fuga sicura alle proprie spalle e con l’assistenza di altre persone 
accertarsi che l’edificio venga evacuato 
se non si riesce a mettere sotto controllo l’incendio in breve tempo, portarsi all’esterno dell’edificio e dare le adeguate indicazioni alle squadre dei Vigili del Fuoco. Procedure da adottare in caso di allarme Anche per questo aspetto, le procedure da adottare in caso di allarme sono differenziate, tra i diversi tipi di insediamento. Esistono comunque diversi aspetti sempre presenti, che riassumiamo nel seguente schema: 
Mantenere la calma (la conoscenza approfondita delle procedure aiuta molto in questo senso, così come 
l’addestramento periodico che aiuta a prendere confidenza con le operazioni da intraprendere) 
Attenersi scrupolosamente a quanto previsto nei piani di emergenza 
Evitare di trasmettere il panico ad altre persone 
prestare assistenza a chi si trova in difficoltà, se avete la garanzia di riuscire nell’intento 
allontanarsi immediatamente, secondo procedure 
non rientrare nell’edificio fino a quando non vengono ripristinate le condizioni di normalità Modalità di evacuazione (Il piano di evacuazione) L’obiettivo principale di ogni piano di emergenza è quello della salvaguardia delle persone presenti e della loro evacuazione, quando necessaria. Pagina 37 di 41
Il piano di evacuazione esplicita con gli opportuni dettagli tutte le misure adottate (in fase preventiva e di progetto) e tutti i comportamenti da attuare (in fase di emergenza) per garantire la completa evacuazione dell’edificio/struttura da parte di tutti i presenti. Anch’esso deve essere elaborato tenendo conto del tipo di evento ipotizzato e delle caratteristiche dell’azienda. Non è forse del tutto superfluo ricordare che la predisposizione del piano di evacuazione va effettuata prevedendo di far uscire dal fabbricato tutti gli occupanti utilizzando le normali vie di esodo. Collaborazione con i Vigili del Fuoco in caso di intervento Il modo migliore per collaborare con i Vigili del Fuoco durante l’incendio è quello di mettere a disposizione la propria capacità ed esperienza lavorativa e la conoscenza dei luoghi, per svolgere quei compiti che già si è abituati a fare, perché si svolgono nell’attività di tutti i giorni. Può essere quindi molto utile che un incaricato dell’azienda sia pronto ad accogliere i soccorritori, fornendo al loro arrivo e durante l'intervento tutte le informazioni necessarie per il migliore espletamento delle operazioni di soccorso (es: vie di accesso all’area ed ai locali interessati; risorse idriche disponibili nell’area o nelle immediate vicinanze; presenza ed ubicazione di persone in pericolo; esistenza di depositi, sostanze, impianti o apparecchiature pericolose; situazioni particolari; etc.). E’ fondamentale garantire in ogni momento l’accesso più agevole possibile (compatibilmente con vincoli non rimovibili) ai mezzi dei servizi di emergenza: VV.FF. e 118 in primis: 
larghezza m 3,50; 
altezza libera m 4,00; 
raggio di svolta m 13,00 
pendenza inferiore al 10% 
resistenza al carico almeno 20 t (8 t sull’asse anteriore e 12 t sull’asse posteriore, con passo m 4,00); Inoltre deve essere assicurata la possibilità di accostamento agli edifici delle autoscale dei Vigili del Fuoco, in modo da poter raggiungere almeno una finestra o balcone di ciascun piano. Altrettanto importante è prevedere, all’interno del PEI, il personale addetto all’accoglimento dei soccorsi esterni ed all’accompagnamento sul luogo dell’evento. E’ di prioritaria importanza, inoltre, che siano a disposizione le planimetrie, preferibilmente su supporto informatico per facilità di modifica, di tutti i locali, con indicazione precisa della destinazione d’uso, delle attrezzature presenti, dei presidi antincendio e delle vie di esodo. Tali planimetrie, che sono parte integrante del piano di evacuazione e che devono essere aggiornate almeno annualmente, devono essere affisse e ben visibili in ogni reparto/area. 4.
LA FORMAZIONE Il punto di partenza per realizzare un efficace programma di prevenzione è la formazione del personale. Oltre che istruire il personale su come intervenire in caso di un principio di incendio, è fondamentale far crescere in ciascuno una cultura della prevenzione attraverso una capillare diffusione e promozione di comportamenti virtuosi al fine di ridurre la probabilità stessa di insorgenza di una situazione di emergenza. Pagina 38 di 41
Ecco perché non ci si può limitare alla formazione degli addetti alle SPI, certamente la più approfondita e specialistica, ma bisogna cercare il coinvolgimento di tutto il personale in un processo continuo che accresca la consapevolezza del problema e delle possibili soluzioni, in primis di quelle di natura comportamentale. 4.1
L’INDIVIDUAZIONE E L’ADDESTRAMENTO DEGLI ADDETTI ALLA GESTIONE DELL’EMERGENZA: SQUADRA DI PRIMO INTERVENTO (SPI) Ogni piano deve comunque prevedere: 
∙ L’addetto che effettua le chiamate per la diramazione dell’allarme 
∙ Gli addetti che si recano sul luogo dell’emergenza (con formazione completa) 
∙ L’addetto che accoglie i VV.FF. e li conduce sul luogo dell’emergenza Il numero e l'addestramento degli addetti alla gestione dell’emergenza dovrà essere tale da consentire l'effettuazione dei seguenti compiti: 
Essere in grado di effettuare operazioni di primo intervento in caso di incendio, utilizzando in modo appropriato le attrezzature antincendio disponibili (estintori, naspi, idranti, etc.). 
Essere in grado di intervenire con conoscenza e competenza, in caso di necessità ed ai fini della sicurezza, sugli impianti tecnologici presenti (impianti elettrici, gruppi elettrogeni, impianti gas, impianti di ventilazione e/o condizionamento, impianti di aspirazione, impianti ascensori, impianti termotecnici, impianti di processo, macchinari ed attrezzature, etc.). 
Guidare l'esodo di emergenza delle persone presenti, qualora questo fosse necessario, evitando l'insorgere di situazioni di panico; 
Svolgere ordinariamente compiti di prevenzione interna, allo scopo di ridurre la probabilità che possa insorgere un incendio e/o per limitarne le conseguenze, con particolare attenzione a: -
controllare la continua fruibilità delle vie e delle uscite di emergenza, verificando che tutti i passaggi previsti come tali in caso di emergenza siano tenuti permanentemente sgombri da materiali e/o attrezzature che possano ostacolare il normale deflusso delle persone; -
vigilare sul continuo rispetto, nei luoghi prestabiliti, di eventuali divieti di:fumare; usare fiamme libere; deposito e/o manipolazione di materiali infiammabili; accumulo di rifiuti e/o scarti combustibili; -
vigilare sul continuo rispetto di limitazioni, divieti e condizioni di esercizio, imposti nell'attività per motivi di sicurezza; -
vigilare affinché eventuali lavorazioni e/o manipolazioni pericolose, con particolare attenzione a lavori di ristrutturazione e/o manutenzione, siano sempre preventivamente autorizzate, ed avvengano con l'adozione di idonee misure di sicurezza; -
mantenere in perfetta efficienza i sistemi, i dispositivi e le attrezzature espressamente finalizzati alla sicurezza antincendio, controllando in particolare che i presidi antincendio esistenti e la segnaletica di sicurezza non siano rimossi, occultati, resi inaccessibili, o comunque resi inefficienti, e che le porte REI di compartimentazione installate mantengano nel tempo la loro funzionalità. Pagina 39 di 41
4.2
LE ESERCITAZIONI PRATICHE SUL PIANO DI EMERGENZA Il programma di formazione culmina nelle esercitazioni pratiche in cui si simula una determinata situazione di emergenza. Esse costituiscono l'occasione per verificare l'efficacia del piano di emergenza, addestrare il personale sul campo ed evidenziare le possibili migliorie da apportare all'organizzazione e/o alla struttura. Devono essere svolte almeno una volta all'anno, possibilmente aggiungendo ogni volta nuovi elementi che rendano più realistico lo scenario. Sono inoltre utili frequenti simulazioni delle procedure di allertamento in cui viene sperimentata la sola catena di comando senza che sia necessario lo spostamento fisico delle persone. Di ogni esercitazione deve essere redatto un rapporto scritto che individui le criticità emerse e le relative proposte migliorative. INDICE Generalita’ sull’incendio ....................................................................................................................................... 1 1. 1.1 LA COMBUSTIONE ........................................................................................................................................... 1 1.2 definizione d’incendio e classificazionE ......................................................................................................... 2 1.3 PARAMETRI FISICI DELLA COMBUSTIONE ...................................................................................................... 3 1.4 I COMBUSTIBILI ............................................................................................................................................... 4 1.5 SORGENTI D’INNESCO ..................................................................................................................................... 5 1.6 PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE ................................................................................................................... 5 1.7 SOSTANZE ESTINGUENTI IN RELAZIONE AL TIPO D’INCENDIO ...................................................................... 6 1.8 DINAMICA DELL’INCENDIO ............................................................................................................................. 8 1.9 EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO ........................................................................................................... 10 1.10 ESPLOSIONE................................................................................................................................................... 11 2. LA PREVENZIONE DEGLI INCENDI ....................................................................................................................... 12 2.1 Definizione di Rischio e sua gestione ........................................................................................................... 12 2.2 PRINCIPALI CAUSE DI INCENDIO ................................................................................................................... 13 2.3 Misure preventive per limitare il rischi d’incendio ...................................................................................... 13 2.4 ACCORGIMENTI, NORME DI ESERCIZIO E MISURE COMPORTAMENTALI PER PREVENIRE GLI INCENDI .... 15 2.5 INFORMAZIONE E FORMAZIONE ANTINCENDIO DEL PERSONALE .............................................................. 16 2.6 VERIFICHE DI SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO E REGISTRO DEI CONTROLLI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO .............................................................................................................................................................. 17 3. LA PROTEZIONE ANTINCENDIO E LE PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO ................................. 17 3.1 LA PROTEZIONE ANTINCENDIO .................................................................................................................... 17 3.2 ESTINTORI ...................................................................................................................................................... 19 3.3 ESTINTORI CARRELLATI ................................................................................................................................. 27 3.4 IMPIANTO IDRICO ANTINCENDIO (MEZZI FISSI) .......................................................................................... 27 3.5 IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA D’INCENDIO (RIVELATORI DI FIAMME, GAS, CALORE, FUMO) E ALLARME INCENDIO ..................................................................................................................................................... 28 3.6 ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA ..................................................................................................................... 30 3.7 EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE ............................................................................................................ 30 3.8 MANUTENZIONE DEGLI ESTINTORI D’ INCENDIO; NORMA UNI 9994 ......................................................... 31 3.9 SEGNALETICA DI SICUREZZA ......................................................................................................................... 34 3.10 PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO ..................................................................................... 34 4. LA FORMAZIONE ................................................................................................................................................. 38 4.1 L’INDIVIDUAZIONE E L’ADDESTRAMENTO DEGLI ADDETTI ALLA GESTIONE DELL’EMERGENZA: SQUADRA DI PRIMO INTERVENTO (SPI) ....................................................................................................................................... 39 4.2 LE ESERCITAZIONI PRATICHE SUL PIANO DI EMERGENZA ........................................................................... 40 Pagina 40 di 41