padre Taddeo Pasini Perù
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padre Taddeo Pasini Perù
Un’esperienza di vita condivisa con i più poveri PERU’ “LA VITA VINCERA’”: NON SOLO UNO SLOGAN PER TRE VOLTE ESPLODE QUESTO GRIDO IN OGNI EUCARISTIA CHE SI CELEBRA A HUAYCAN, LA “CITTÀ DELLA SPERANZA” DOVE DA 13 ANNI VIVE E LAVORA UN MONFORTANO BERGAMASCO. UNA CITTÀ NELLA CITTÀ CHE PADRE TADDEO PASINI HA VISTO NASCERE, CRESCERE, LOTTARE PERCHÉ SULLE INGIUSTIZIE, SULLA MISERIA, SULLA MORTE, SIA LA VITA A VINCERE. SEMPRE Con i suoi tredici anni appena compiuti è una città giovanissima. Ma al suo attivo ci sono già moltissimi abitanti e altrettanti problemi. Chi vi arriva viene accolto da un cartello che dice: “Bienvenidos a Huaycan, ciudad de la esperanza”. Davvero un promettente biglietto da visita per questa città nella città, nata e cresciuta nell’immensa periferia di Lima, capitale del Perù. “Città della speranza”: così hanno voluto chiamarla coloro che, proprio perché spinti dalla speranza di trovarvi una vita migliore, hanno lasciato le montagne e il passato, hanno strappato le loro radici. E il trapianto in una nuova terra quasi mai è indolore. Ma il popolo di Huaycan sa attendere i frutti della speranza. “Ero presente quel giorno di luglio, nell’84, quando da un’invasione è nata Huaycan”. E’con emozione ancora viva che padre Taddeo mi parla di questa sua città di baracche e di bambini; un’emozione che tradisce nostalgia per la lontananza e impazienza per il ritorno ormai prossimo. HUAYCAN E’ LA MIA CASA “Riparto volentieri. Qui mi sento un pesce fuor d’acqua. Huaycan è la mia casa. Là c’è la mia gente. E il mio cuore. E’ una bella soddisfazione per me sentirmi uno di loro. Sono cresciuto con loro, ho camminato con loro nei momenti lieti e in quelli tristi, nella lotta, nell’impegno, nella speranza”. E con emozione ancora più intensa mi racconta la storia di un grido che esplode ad Huaycan durante la messa, al momento della consacrazione. E’ nato spontaneo e prepotente sulle labbra della sua gente in occasione del funerale di una donna, una mamma responsabile di una delle comunità di base della parrocchia, uccisa dai terroristi di “Sendero Luminoso”: “La vida vencerà!” Da quel giorno, ad ogni messa, la gente ripete il suo grido di fede e di speranza. “Ti viene la pelle d’oca a sentire questo grido in mezzo a situazioni di ingiustizia e di morte. Chi vive ad Huaycan deve fare i conti con una miseria che non è solo economica, ha spesso di fronte la morte che è una realtà quotidiana. Ma crede anche che la vita sia più forte della morte e questo messaggio, gridato con forza e convinzione profonda, è un’espressione di fede, è l’impegno di tutti affinché la morte non prevalga sulla vita”. UNA PARROCCHIA GIOVANE Padre Taddeo, insieme ad un altro sacerdote, è il parroco di questa “città della speranza”. La sua è una parrocchia immensa: 80mila abitanti, per la maggior parte bambini e giovani in cerca di futuro. Un futuro da costruire insieme. “Per la gente di Huaycan la mia presenza di prete in mezzo a loro fin dalla nascita della città è stata importante. Attraverso di me hanno sentito la presenza del Signore che cammina con il suo popolo. In questi anni abbiamo cercato di evangelizzare alla maniera di Cristo, accompagnando l’annuncio, la Parola, la catechesi e il culto con gesti di promozione della vita. Lavoriamo con l’obiettivo, che è quello di tutta la Chiesa latinoamericana, di far nascere gruppi ecclesiali di base. Attualmente sono circa trenta. Ciascuno di essi ha tre laici responsabili dei vari ministeri: la catechesi, la carità, la preghiera. Sotto la loro guida ogni settimana le comunità di base si riuniscono per condividere la vita, per illuminare quanto accade alla luce della Parola di Dio, per impegnarsi insieme nel cambiare le gravi situazioni di miseria e di ingiustizia della baraccopoli di Huaycan. All’inizio abbiamo privilegiato la promozione umana. Grazie all’aiuto di famigliari, amici e sostenitori del lavoro missionario, siamo riusciti a creare 17 mense, gestite dalle mamme delle varie comunità, che garantiscono un pasto al giorno ad oltre 2mila bambini. Abbiamo cercato di vedere, anche in un’ottica cristiana, quali sono i diritti fondamentali di una persona perché essa possa vivere una vita degna di questo nome. E insieme abbiamo cercato e cerchiamo le risposte. Ma l’emergenza ad Huaycan non finisce mai…come il numero dei suoi abitanti”. Eppure, anche in situazioni tanto drammatiche (o forse proprio per questo), ad Huaycan è nata una comunità vera che sta crescendo. Con la partecipazione attiva e consapevole di molti e grazie alla scelta coraggiosa di una Chiesa. CONDIVIDERE LA VITA “La nostra Chiesa ha fatto la scelta di lavorare non solo a favore dei poveri, ma con i poveri: una scelta di liberazione e di promozione della vita che è anche una ricerca seria e condivisa per arrivare, insieme, a soluzioni che non passino né attraverso la strada dell’ alienazione dalla realtà, proposta dalle numerose sètte religiose, né attraverso quella della violenza, sostenuta dai movimenti terroristici. Il mio sforzo personale è stato quello di inserirmi nella vita di questa gente, di ascoltare, apprezzare, accogliere la sua cultura. La mia soddisfazione più grande è ora quella di sentirmi accolto, benvoluto, parte di un popolo che sta crescendo tra difficoltà e speranze. E, come sacerdote e missionario, è per me una gioia grandissima constatare nei fatti di ogni giorno che per la mia gente Cristo è motivo di cambiamento, che la Parola di Dio in queste comunità ecclesiali diventa davvero Parola che libera, che sostiene la speranza, che dà senso e forza alla vita. Perché essa vinca sempre sulla disperazione e sulla morte”. Da MISSIONDUEMILA, inserto mensile del settimanale diocesano “La Nostra Domenica”, 14 settembre 1997