nella grande musica lespressione piu alta dei migliori sentimenti
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nella grande musica lespressione piu alta dei migliori sentimenti
45 CULTURA UN'ARTE ACCESSIBILE A TUTTI di Stefano Darra L a musica è accuratamente destinata anche a tutte le altre arti, perché non propone come esse delle immagini, ma realizza direttamente la volontà delle idee dell’autore e dell’esecutore. La musica è espressione dei sentimenti più intimi dell’uomo e ne fa emergere quindi la volontà di espressione. Il mondo diviene così rappresentazione di un sentimento soggettivo, anche se riprende motivi già realizzati da secoli da altri esecutori. La musica è un linguaggio universale, comprensibile da tutti e compreso dagli abitanti dei più diversi Paesi del mondo, senza bisogno di essere in alcun modo tradotto. Pur considerando tutte le arti “belle” da un punto di vista generale, la musica è in grado di esprimere, senza intermediazione alcuna, sentimenti ed emozioni dell’universo umano. In lei non conosciamo l’immagine, la riproduzione di una qualsiasi idea degli esseri umani, eppure una così grande e sublime arte agisce sull’intimo dell’uomo e da questo viene compresa in modo pieno e totale: è una lingua quindi limpida, appartenente alla sfera dell’intuizione. La musica è anche strumento di intima gioia con la quale noi vediamo trasformarsi in suono i più segreti sentimenti del nostro essere. Dal nostro punto di vista dunque possiamo riconoscere alla musica un significato ben più grave e profondo, riferito alla più interiore essenza degli elementi umanistici e del nostro “io”, rispetto al quale le relazioni degli aspetti tecnici in cui essa si può scomporre appaiono anch’essi comunque come un segno significativo. L’adeguata realizzazione della volontà sono le idee, mediante la rappresentazione di singoli oggetti, che altro non sono che opere d’arte, e il loro fine; tutte le arti realizzano quindi la volontà in modo mediato, ma la musica risulta l’unica in grado di rappresentare i fenomeni dell’anima in modo del tutto indipendente, il che non può dirsi delle altre arti. Tali principi hanno trovato il loro massimo splendore nel periodo Romantico. Jean Paul Richter definiva la musica “arte lieta”. I primi linguaggi storici hanno dovuto precedere di molto la grammatica, preparando così un percorso di crescita continuo e costante, con una capacità di elaborazione tecnica che, di secolo in secolo, si è sempre più avvicinata ed infine integrata con l’idea del sentimento da comunicare. Qualunque famiglia possedesse un vecchio pianoforte, un flauto o un violino iniziò a riunire ogni giorno i propri bambini e quelli degli altri per farli saltellare e danzare per qualche ora al suono di dolci musiche. Nel bimbo ancora oggi la danza è gioia. Con la danza l’uomo maturo può esprimere non soltanto la bellezza dell’arte, ma anche se Nella grande musica l'espressione più alta dei migliori sentimenti stesso e il proprio sentimento. L’amore, la gioia, le paure, le delusioni, le nostalgie: tutto si può radunare nell’anima ed esprimere attraverso la realizzazione di suoni che, abilmente combinati, consentono la realizzazione di ogni emozione. Inoltre, la musica conferisce al corpo e allo spirito quell’ordine che regola le pulsazioni, i passi e i pensieri. La musica è il metro del movimento poetico romantico per eccellenza. Nel Romanticismo, il compito principale della musica consiste nel far risuonare non il modo stesso degli oggetti, ma al contrario il modo in cui l’Io intimo è mosso all’interno di un’anima ideale. Ciò a cui la musica nel periodo romantico si rivolge è l’estrema interiorità soggettiva, poiché diviene l’arte dell’animo che immediatamente si rivolge all’animo stesso. La pittura, per esempio, può anch’essa esprimere fisionomie e figure, impulsi, stati d’animo e passioni del cuore, situazioni e conflitti, ma quel che abbiamo nei quadri sono apparenze oggettive, da cui l’uomo osservatore resta ancora comunque separato come individuo nella propria interiorità. Pur concentrandosi e immergendosi al massimo delle proprie facoltà negli oggetti, nelle situazioni, nel carattere e nelle forme di una scultura o di un quadro, si ammiri quanto si vuole l’opera d’arte, si vada in estasi dinanzi ad essa, tutto ciò non basta: queste opere d’arte sono e rimangono oggetti sussistenti su se stessi. Nella musica questa differenziazione non avviene. Il suo contenuto è sempre ed esclusivamente soggettivo e mostra di essere una comunicazione sorretta solo dall’interiorità dell’essere e dall’interno soggettivo. Appena l’orecchio umano la coglie, l’impressione si interiorizza immediatamente. I suoni trovano eco solo nel più profondo dell’anima, che viene presa e messa in movimento nella sua soggettività ideale. Essa possiede un profondo contenuto, diverso quindi dalle arti figurative e dalla poesia; infatti, ciò che manca alla musica è proprio il realizzarsi in modo oggettivo, concretizzandosi immediatamente nelle più importanti intuizioni e rappresentazioni dello spirito.