nella grande musica lespressione piu alta dei migliori sentimenti

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nella grande musica lespressione piu alta dei migliori sentimenti
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CULTURA
UN'ARTE ACCESSIBILE A TUTTI
di Stefano Darra
L
a musica è accuratamente destinata anche a tutte le altre arti, perché non propone come esse delle immagini, ma realizza
direttamente la volontà delle idee dell’autore
e dell’esecutore. La musica è espressione dei
sentimenti più intimi dell’uomo e ne fa emergere quindi la volontà di espressione. Il mondo
diviene così rappresentazione di un sentimento soggettivo, anche se riprende motivi già realizzati da secoli da altri esecutori.
La musica è un linguaggio universale, comprensibile da tutti e compreso dagli abitanti
dei più diversi Paesi del mondo, senza bisogno
di essere in alcun modo tradotto. Pur considerando tutte le arti “belle” da un punto di vista
generale, la musica è in grado di esprimere,
senza intermediazione alcuna, sentimenti ed
emozioni dell’universo umano. In lei non conosciamo l’immagine, la riproduzione di una
qualsiasi idea degli esseri umani, eppure una
così grande e sublime arte agisce sull’intimo dell’uomo e da questo viene compresa in
modo pieno e totale: è una lingua quindi limpida, appartenente alla sfera dell’intuizione.
La musica è anche strumento di intima gioia
con la quale noi vediamo trasformarsi in suono
i più segreti sentimenti del nostro essere.
Dal nostro punto di vista dunque possiamo riconoscere alla musica un significato ben più
grave e profondo, riferito alla più interiore
essenza degli elementi umanistici e del nostro
“io”, rispetto al quale le relazioni degli aspetti
tecnici in cui essa si può scomporre appaiono
anch’essi comunque come un segno significativo.
L’adeguata realizzazione della volontà sono le
idee, mediante la rappresentazione di singoli
oggetti, che altro non sono che opere d’arte,
e il loro fine; tutte le arti realizzano quindi la
volontà in modo mediato, ma la musica risulta
l’unica in grado di rappresentare i fenomeni
dell’anima in modo del tutto indipendente, il
che non può dirsi delle altre arti. Tali principi
hanno trovato il loro massimo splendore nel
periodo Romantico.
Jean Paul Richter definiva la musica “arte lieta”.
I primi linguaggi storici hanno dovuto precedere di molto la grammatica, preparando così
un percorso di crescita continuo e costante,
con una capacità di elaborazione tecnica che,
di secolo in secolo, si è sempre più avvicinata
ed infine integrata con l’idea del sentimento da
comunicare. Qualunque famiglia possedesse
un vecchio pianoforte, un flauto o un violino
iniziò a riunire ogni giorno i propri bambini e
quelli degli altri per farli saltellare e danzare
per qualche ora al suono di dolci musiche.
Nel bimbo ancora oggi la danza è gioia.
Con la danza l’uomo maturo può esprimere
non soltanto la bellezza dell’arte, ma anche se
Nella grande musica
l'espressione più alta
dei migliori sentimenti
stesso e il proprio sentimento.
L’amore, la gioia, le paure, le delusioni, le
nostalgie: tutto si può radunare nell’anima ed
esprimere attraverso la realizzazione di suoni
che, abilmente combinati, consentono la realizzazione di ogni emozione.
Inoltre, la musica conferisce al corpo e allo
spirito quell’ordine che regola le pulsazioni,
i passi e i pensieri. La musica è il metro del
movimento poetico romantico per eccellenza.
Nel Romanticismo, il compito principale della
musica consiste nel far risuonare non il modo
stesso degli oggetti, ma al contrario il modo in
cui l’Io intimo è mosso all’interno di un’anima
ideale. Ciò a cui la musica nel periodo romantico si rivolge è l’estrema interiorità soggettiva, poiché diviene l’arte dell’animo che immediatamente si rivolge all’animo stesso. La
pittura, per esempio, può anch’essa esprimere
fisionomie e figure, impulsi, stati d’animo e
passioni del cuore, situazioni e conflitti, ma
quel che abbiamo nei quadri sono apparenze
oggettive, da cui l’uomo osservatore resta ancora comunque separato come individuo nella
propria interiorità.
Pur concentrandosi e immergendosi al massimo delle proprie facoltà negli oggetti, nelle
situazioni, nel carattere e nelle forme di una
scultura o di un quadro, si ammiri quanto si
vuole l’opera d’arte, si vada in estasi dinanzi ad essa, tutto ciò non basta: queste opere
d’arte sono e rimangono oggetti sussistenti su
se stessi. Nella musica questa differenziazione non avviene. Il suo contenuto è sempre ed
esclusivamente soggettivo e mostra di essere
una comunicazione sorretta solo dall’interiorità dell’essere e dall’interno soggettivo.
Appena l’orecchio umano la coglie, l’impressione si interiorizza immediatamente. I suoni
trovano eco solo nel più profondo dell’anima,
che viene presa e messa in movimento nella
sua soggettività ideale.
Essa possiede un profondo contenuto, diverso quindi dalle arti figurative e dalla poesia;
infatti, ciò che manca alla musica è proprio il
realizzarsi in modo oggettivo, concretizzandosi immediatamente nelle più importanti intuizioni e rappresentazioni dello spirito.