Dove eravamo rimasti

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Dove eravamo rimasti
schermo: un genitore che ha lasciato
la famiglia ed è costretto dalle
circostanze a farvi ritorno portandosi
dietro tutte i propri buoni diritti ma
anche una montagna di sensi di
colpa. Ma Demme sapeva che
anche i copioni più déjà vu, se hanno
dentro un fondo di verità, possono
funzionare se affidati a un'interprete
che sappia fare emergere quella
verità. L'ha trovata in Meryl Streep e
anche qui si potrebbe cadere nel
risaputo perché si sono sprecati fiumi
di parole nel corso dei decenni per
dire quanto è brava Meryl Streep e si
finisce con il doverlo ripetere per
l'ennesima volta. Perché la Streep
che suona e canta davvero non si
limita a questo tipo di performance
passando dal country dell'altmaniano Radio America al rock carico di
energia della sua band, ma fa molto
di più. Offre a questa madre tutto il
carico degli anni e dei sentimenti
provati, le regala sensi di colpa ma
anche di orgoglio, insinua nei suoi
gesti quella che altri pensano sia
volgarità e che per lei non è un
atteggiamento ma un modo di
essere. Demme le consente anche
di lavorare su un piano che
mescola finzione e realtà ponendola di fronte al tormentato personaggio di Julie che è interpretato da
Mamie Gummer che è figlia di
Meryl e ha seguito le sue orme. In
tutto questo Demme non dimentica
la propria dimensione 'politica' e non
si lascia alle spalle film come
Philadelphia o documentari come
The Agronomist o Man from Plains.
Porta così sullo schermo una Rick
che ha votato due volte per George
W. Bush, che non pronuncia
neppure il nome di Obama e che di
fronte al figlio gay non ha un
atteggiamento iniziale di comprensione. Rick sta dall'altra parte
rispetto a ciò che pensa Demme
ma questo non impedisce di fare
emergere passo dopo passo, ruga
dopo ruga, un senso di umanità
profonda in cui errori e capacità di
riconoscerli finiscono con il
coesistere. Perché come diceva
Giorgio Gaber (per rimanere
sempre in ambito musicale)
"L'uomo è quasi sempre meglio
rispetto alla propria ideologia".
Giancarlo Zappoli
MyMovies.it
Settembre 2015
Mercoledì 7 ottobre, ore 16.30-19.00-21.15
Giovedì 8 ottobre, ore 19.00-21.15
Un film di Ronit e Shlomi Elkabetz ,
con Ronit Elkabetz e Menashe Noy
Il processo di Viviane Amsalem e il lungo
calvario giuridico che la donna ha dovuto
affrontare per ottenere il divorzio dal
marito Elisha. L'uomo, infatti, nonostante
la lunga separazione non vuole dare il
suo consenso davanti all'unica autorità
giudiziaria competente per i casi di
divorzio in Israele: la Corte rabbinica.
Viviane e il suo avvocato devono
fronteggiare l'atteggiamento intransigente
di Elisha, sottostare alle estenuanti e
assurde procedure, ascoltare i testimoni
chiamati a deporre. Ma Viviane ha deciso
di lottare per la sua libertà e dignità,
MERCOLEDI 30 SETTEMBRE 2015, ORE 16.30-19.00-21.00
GIOVEDI 1° OTTOBRE 2015, ORE 19.00-21.00
Il cast tecnico.
Regia:
Jonathan
Demme.
Sceneggiatura: Diablo Cody.
Fotografia:
Declan
Quinn.
Montaggio:
Wyatt
Smith.
Scenografia: Stuart Wurtzel.
Costumi:
Ann
Roth.
Arredamento: George DeTitta Jr.
Origine: USA, 2015.
Durata: 1h40.
Gli interpreti.
Meryl Streep (Ricki Rendazzo),
Kevin Kline (Pete Brummel),
Mamie
Gummer
(Julie
Brummel), Audra McDonald
(Maureen),
Sebastian
Stan
(Joshua),
Rick
Springfield
(Greg), Ben Platt (Daniel),
Charlotte Rae (Oma), Nick
Westrate (Adam Brummel).
La trama.
Rick è la front woman di una
band rock che entusiasma un
non foltissimo pubblico di
appassionati.
Non
è
più
giovanissima e ha lasciato da
molti anni il marito e i tre figli per
inseguire il suo sogno musicale.
La brusca rottura del matrimonio
della figlia Julie la spinge a
'tornare a casa'cioè a raggiungere
l'ex marito che vive con la nuova
compagna in una lussuosa villa.
L'incontro con l'ormai cresciuta
prole avrà luci ed ombre.
(...) Questa mamma a metà che
sembrerebbe proprio imperdonabile, conquisterà poco a poco tutti i
personaggi del film, laggiù nella
provinciale
Indianapolis.
E
naturalmente anche noi in platea.
Perché si tratta di Meryl Streep, in
un ruolo opposto ma simmetrico a
quello di 'Mamma mia'. Mentre
quella ragazza che le somiglia
come una goccia d'acqua, Mamie
Gummer, è sua figlia pure nella
vita (dopo il film-tutto-in-famiglia di
Bellocchio è quasi una mania, ma
la somiglianza incredibile fra le due
attrici dà molto a 'Dove eravamo
rimasti'). E si sa che alla Streep
perdoneremo tutto. Specialmente
se diretta dal sempre magistrale
Jonathan Demme, addolcito dagli
anni e capace come pochi ormai di
dare vita a personaggi femminili
memorabili e gruppi famigliari
irresistibili (...). Anche grazie alla
penna affilata e insieme affettuosa
di Diablo Cody, l'ex-spogliarellista
celebre per il copione di 'Juno'.
Che qui gioca su tutti i possibili
conflitti (politici, sessuali, razziali,
generazionali, culturali) e insieme
ci fa capire le ragioni di ogni
personaggio, riunendo a suon di
musica tutte le anime dell'America
in uno di quei finaloni che sanno
fare solo oltreoceano. E mandano
a casa lo spettatore contento
come ormai non capita davvero
più.
Fabio Ferzetti
Il Messaggero
17 Settembre 2015
L'accoppiata Jonathan Demme Meryl Streep non può che sortire
magia: alla straordinaria libertà/
levità registica del primo (il film
ricorda 'Rachel Is Getting Married'
del 2009) si unisce l'eterna
bravura della miglior attrice
americana vivente, trasfigurata in
una rock star agée che canta e si
dimena come nessuna mai.
Anche il magnifico Kevin Kline ci
mette del suo, come pure la
sceneggiatura del ex stripper
Diablo Cody, divenuta famosa per
'Juno', che ha scritto il film
ispirandosi alla vita della suocera.
Da non perdere.
Anna Maria Pasetti
Il Fatto Quotidiano
17 Settembre 2015
La grande attrice americana non
si trova più (...) sull'isoletta greca
di 'Mamma mia', dove intonava le
melodie degli Abba: a 66 anni si
getta a capofitto, con testardaggine e un uso accorto dell'estensione vocale, nel personaggio di
Ricki Rendazzo, musicista di
mediocre successo e di non
eccelsa cultura, logorata dalla vita
e
dagli
anni,
protagonista
pressoché assoluta dell'ultimo film
di Jonathan Demme (...). Si tratta
di una godibile commedia
familiare con risvolti drammatici,
sceneggiata da Diablo Cody (...)
di cui si percepiscono lo stile
trasgressivo
e
la
sincera
adesione a questo tipo di
personaggi femminili. Demme (...)
ha realizzato il film, come ha più
volte affermato, «per portare sullo
schermo una Meryl come non
abbiamo mai visto, in un
personaggio ancora una volta
estremo, autentica donna del XXI
secolo».
Luca Pellegrini
Avvenire
6 Agosto 2015
che entrerà in sala tra qualche
settimana, vedendo alla cerimonia il palcoscenico con batteria
eccetera, immaginare il regalo di
mamma Ricki, col microfono in
mano a declamare 'my love, love,
love', una poderosa Streep al
comando della hit di Bruce
Springsteen 'My love will not let
you down', ribadendo il talento
musicale di 'Mamma mia' e 'Into
the Woods'.
Silvio Danese
Il Giorno
6 Agosto 2015
(...) Ennesima prova che Meryl è
la più grande interprete vivente
del cinema occidentale, forse qui
un tantino addomesticata dal
melodramma di famiglia, "Ricki e
the Flash" è per il regista
Jonathan
Demme
un
bel
compendio di film precedenti,
quelli sul rock ('Stop Making
Sense', 'Neil Young') e le
commedie (da 'Qualcosa di
travolgente' a 'Rachel sta per
sposarsi'), anche lui un po'
sensibile al cuoricino della
sceneggiatrice Diablo Cody (...)
vera auspice di questo progetto
fin troppo politicamente corretto
(ormai se non c'è una coppia
omosessuale e una coppia
bianco/nero non si dà il visto). (...)
inizio di una resa dei conti con il
passato, ma anche la conferma
del presente di indipendenza e la
condanna dei pregiudizi, con
finale da fazzoletto al matrimonio
di un figlio (l'altro è felicemente
gay). Non sarà difficile al pubblico
(…) Tutto ruota intorno al
personaggio di Linda/Ricki e alla
letteralmente prepotente interpretazione di Meryl Streep. Nel senso
che gli altri, praticamente non
esistono. Sono approssimativi e
scoloriti. La statura e l’autorità
della più importante attrice- star
espressa dal cinema americano
dagli anni Settanta, in quello che
si riduce ad essere un onewoman-show senz’ombra di
dialettica e concorrenza, non
riesce a dare veramente corpo
alle motivazioni e al controverso e
contraddittorio
dramma
del
personaggio, tutto dichiarato nel
suo monologo finale ma sostanzialmente inespresso nel corso
dell’intero film, dilaniato tra rispetto
della propria personalità e per i
propri sogni, assecondati a costo
di umilianti adattamenti a una vita
precaria che ha rinunciato a
benessere e status sociale, e
femminile tormento per non
essere stata una brava moglie e
una brava madre. Ci sarà un ritorno
a Minneapolis, per le nozze di uno
dei due figli maschi. Linda affronta a
testa alta imbarazzi e disagi
circostanti, dopo molti dubbi, perché
non può mancare e perché non può
non dare al film, altrimenti allo
sbando, una coerente chiusura
patetica, retorica, orgogliosa e
commovente. Alla sceneggiatura
Diablo Cody. Vero nome Brook
Busey, ragazza di buona famiglia di
Chicago, passata per un’esperienza da spogliarellista poi travasata in
un libro, Memorie di una ragazzaccia perbene, imprevisto Oscarrivelazione per lo script di Juno,
regia di Jason Reitman per il quale
scrive anche il bel personaggio di
Charlize Theron nel successivo film
Young adult. Regista Jonathan
Demme, figura oltremodo rappresentativa tra anni Ottanta e Novanta
soprattutto con Il silenzio degli
innocenti e Philadelphia.
Paolo D’Agostini
La Repubblica
10 Settembre 2015
Sicuramente Jonathan Demme sarà
rimasto affascinato dallo script di
Diablo Cody (ricordate Juno?) per la
possibilità che gli forniva di tornare a
tradurre la musica in immagini. Lo
aveva fatto in passato con i Talking
Head e con Neil Young perché non
riprovarci ancora mutando però il
livello di lettura passando dal
documentario alla fiction? Da grande
regista qual è deve avere anche
intuito immediatamente che la storia
di base era di quelle già viste
innumerevoli volte sul grande