Appunti di Controlli Automatici 1
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Appunti di Controlli Automatici 1
A p p u n ti di Co n tr o l l i A u to m a ti c i 1 C a p it o lo 8 – p a r t e I I I I l pro ge tto d ei r eg o la to r i L A COMPENSAZIONE MEDIANTE RETI CORRETTRICI ............................................................... 2 Introduzione................................................................................................................... 2 Compensazione per aumento della costante di guadagno ................................................... 4 Compensazione mediante rete ritardatrice........................................................................ 6 Compensazione mediante reti anticipatrici ..................................................................... 10 Compensazione mediante reti a ritardo e anticipo........................................................... 13 L A RETROAZIONE TACHIMETRICA ...................................................................................... 19 Introduzione ad un servomeccanismo di posizione .......................................................... 19 La retroazione tachimetrica .......................................................................................... 20 Vantaggi della retroazione tachimetrica......................................................................... 23 Esempio ....................................................................................................................... 28 Esempio ....................................................................................................................... 31 Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III L Laa cco om mp peen nssaazziio on nee m meed diiaan nttee rreettii cco orrrreettttrriiccii Introduzione Consideriamo un sistema avente funzione di risposta armonica ad anello aperto G(jω). Supponiamo che tale sistema sia stabile in anello aperto e supponiamo inoltre che i diagrammi di Bode del modulo e della fase di G(jω) siano quelli riportati nella figura seguente: G ( jω) dB T ( jω ) dB = 0 dB 20 log 10 ω B1 ω B3 ω B2 1 = 20 log 10 A 0 f log 10 ω arg G ( j ω ) ω0 log 10 ω -45° -90° -135° mf>0 -180° -225° -270° Supponiamo di chiudere il sistema in un anello di reazione negativa caratterizzato da una rete di reazione con funzione di risposta armonica H(jω)=f costante in frequenza. + + G(jw) - H(jw)=f Mandando, sul diagramma dei moduli di G(jω), la retta orizzontale per 20log 10 (1/f), sappiamo di poter studiare la stabilità dell’amplificatore ad anello Autore: Sandro Petrizzelli 2 Compensazione - Retroazione tachimetrica chiuso mediante una valutazione del margine di fase (mf, individuato nel diagramma delle fasi): si nota in figura che tale margine risulta essere positivo (leggermente inferiore a 45°), da cui deduciamo che il sistema ad anello chiuso, con questa scelta del fattore di reazione f, risulta essere stabile. E’ evidente che, se aumentiamo l’entità della reazione aumentando il valore di f, le cose cambiano, in quanto la retta per 20log 10 (1/f) si abbassa, la pulsazione di transizione ω0 (cioè la pulsazione in corrispondenza della quale il guadagno d’anello T(jω ω )=f⋅⋅ G(jω ω ) assume modulo unitario) si sposta verso destra e il margine di fase si riduce fino a diventare negativo, come per esempio accade nella figura seguente: G ( jω ) dB T ( jω ) dB = 0 dB 20 log ω B1 ω B3 ω B2 10 1 = 20 log f 10 A0 log 10 ω arg G ( j ω ) ω0 log 10 ω -45° -90° -135° -180° mf<0 -225° -270° Esiste dunque un valore critico f C del fattore di reazione in corrispondenza del quale si ottiene un margine di fase nullo: per valori di f superiori a f C , il sistema è instabile in anello chiuso, mentre per valori inferiori a f C esso rimane stabile. A questo valore critico del fattore di reazione corrisponde anche un valore critico del guadagno d’anello, che sarà ovviamente TC = f C G 0 (dove G 0 è il guadagno statico del sistema in anello aperto), oltre il quale il sistema è instabile ad anello chiuso. Può tuttavia capitare che si sia obbligati a progettare il sistema in modo che abbia un guadagno d’anello T maggiore di T C : in questi casi, è necessario prendere dei provvedimenti necessari ad aumentare il margine di fase pur conservando il valore desiderato di T. Le tecniche volte ad aumentare il margine di fase prendono il nome di tecniche di compensazione. 3 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III Questi discorsi valgono ovviamente anche nel caso in cui la retroazione sia unitaria (per cui f=1 e quindi i diagrammi di T(jω)=H(jω)⋅G(jω) coincidono con quelli di G(jω), per cui si può far riferimento direttamente a quest’ultima funzione). Noi considereremo, nel seguito, solo casi di retroazione unitaria. Lo studio della compensazione di un sistema di controllo si esegue dunque dapprima sul diagramma di risposta armonica, cercando di soddisfare i dati di specifica che a tale diagramma si possono direttamente o indirettamente riferire. In un secondo tempo, una volta definito il progetto di massima, si opera una messa a punto, impiegando il luogo delle radici e/o il contorno delle radici. Nella prima fase, come si può intuire dall’esempio di poco fa, sono largamente utilizzati i diagrammi di Bode, che presentano il vantaggio di una notevole semplificazione grafica (per la possibile approssimazione asintotica dei termini elementari), immediatamente legata all’espressione analitica della funzione di trasferimento. Compensazione per aumento della costante di guadagno Nei sistemi di tipo 0 e di tipo 1, la stabilità si può sempre ottenere mediante una diminuzione della costante di guadagno. Per renderci conto di questo, serviamoci di un esempio concreto. Consideriamo un sistema che abbia la seguente funzione di risposta armonica ad anello aperto: G ( jω) = K ω ω 1 + j 1 + j 10 100 2 Si tratta di un sistema del 3° ordine, stabile ed a fase minima (cioè senza zeri a parte reale positiva), con un reale polo doppio alla pulsazione 100(rad/sec) ed un polo reale alla pulsazione 10(rad/sec). Entrambi i poli si trovano sull’asse reale negativo. La costante statica di guadagno è K. Supponiamo di chiudere il sistema in un anello di retroazione unitaria: otteniamo un sistema ad anello chiuso avente funzione di risposta armonica G 0 ( jω) = G ( jω) K = 2 1 + G ( jω) ω ω 1 + j 1 + j +K 10 100 Sappiamo bene che la stabilità di questo sistema dipende dal valore di K e può essere studiata, indifferentemente, tramite il luogo delle radici (osservando per quali valori di K ci sono eventuali poli che passano nel semipiano destro di Gauss) oppure mediante i diagrammi di Bode o di Nyquist (valutando il margine di fase o, in alternativa, quello di guadagno). Visto che abbiamo a disposizione l’espressione di G(jω), studiamo la stabilità del sistema ad anello chiuso mediante il diagramma di Nyquist di G(jω), riportato nella figura seguente per due distinti valori di K (K=40 e K=40/6): Autore: Sandro Petrizzelli 4 Compensazione - Retroazione tachimetrica La figura mostra che il sistema presenta un margine di fase M F negativo (indice quindi di instabilità) per K=40, mentre presenta un margine di fase M’ F positivo (indice cioè di stabilità) per K=40/6. Potevamo arrivare alle stesse conclusioni utilizzando anche i diagrammi di Bode di G(jω), riportati nella figura seguente: 5 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III Anche in questo caso, si osserva che il sistema presenta un margine di fase M F negativo per K=40, mentre presenta un margine di fase M’ F positivo per K=40/6: in pratica, la riduzione di K fa si da diminuire la pulsazione di crossover di G(jω), senza però variare il diagramma delle fasi, in modo quindi da comportare un progressivo aumento del margine di fase fino a valori positivi. Scegliendo allora il valore di K necessario ad ottenere il desiderato valore del margine di fase, il progetto della compensazione è concluso. Questo è dunque un esempio classico in cui la riduzione del guadagno, ottenibile ovviamente mediante un regolatore da porre in cascata al sistema controllato, comporta il raggiungimento della stabilità del sistema in retroazione. Compensazione mediante rete ritardatrice Una correzione, come quella illustrata nel paragrafo precedente, consistente nella semplice riduzione della costante di guadagno del sistema in anello aperto costituisce un intervento spesso sconsigliabile, in quanto sappiamo che i sistemi in retroazione funzionano tanto meglio, in termini di prontezza e insensibilità ai disturbi, quanto maggiore è il guadagno d’anello e quindi, nel caso di retroazione unitaria, quanto maggiore è la costante di guadagno in anello aperto. Spesso, i dati di specifica relativi agli errori a regime impongono un valore minimo della costante di guadagno, cui corrisponde un comportamento dinamico non soddisfacente. Bisogna allora procedere in altro modo. Consideriamo nuovamente il sistema considerato nell’esempio precedente: G ( jω) = 40 ω ω 1 + j 1 + j 10 100 2 In particolare, come si nota nell’espressione riportata, consideriamo un valore 40 del guadagno statico del sistema in anello aperto, supponendo che questo valore sia imposto proprio da specifiche sugli errori a regime. Abbiamo visto, nel paragrafo precedente, che questo valore di K comporta instabilità del sistema in retroazione, in quanto corrisponde ad un margine di fase negativo. Dobbiamo allora trovare il modo di far diventare positivo questo margine di fase. E’ possibile ottenere questo obbiettivo ponendo in cascata al sistema controllato una rete ritardatrice, la cui funzione di risposta armonica ha notoriamente espressione G C ( jω) = 1 + jατω 1 + jτω L’effetto di questa rete sul sistema controllato può essere facilmente compreso considerando i suoi diagrammi di Bode: Autore: Sandro Petrizzelli 6 Compensazione - Retroazione tachimetrica Dal diagramma dei moduli si deduce che essa attenua le alte frequenze, cioè diminuisce il guadagno ad alta frequenza (senza ovviamente influire sulla costante di guadagno K propria del sistema controllato), mentre dal diagramma delle fasi si deduce che essa introduce un ritardo di fase. In particolare, con riferimento al sistema che stiamo considerando, una prima possibile scelta dei parametri α e τ è la seguente: α=0.17 e τ=6.67(sec). Con questa scelta, i diagrammi di Bode della rete ritardatrice risultano essere i seguenti ( 1): La figura seguente illustra dunque l’effetto della rete ritardatrice posta in cascata al sistema controllato: 1 Diagrammi ricavati con il programma Matlab 7 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III L’azione della rete ritardatrice è quello di abbassare il guadagno ad alta frequenza, in modo da ridurre la frequenza di crossover ad un valore tale da ottenere un margine di fase positivo. Il principio di fondo dell’uso di una rete ritardatrice è dunque quello di ottenere il margine di fase desiderato mediante una riduzione del guadagno ad alta frequenza e senza modificare la costante di guadagno del sistema; per ottenere questo, come mostrato nell’esempio, si sfrutta l’attenuazione introdotta della rete ad alta frequenza. Tuttavia, nell’adottare questo procedimento bisogna fare attenzione al ritardo di fase che la rete stessa introduce. Se la costante di tempo τ relativa al polo della rete ritardatrice viene scelta di valore sufficientemente elevato, la corrispondente pulsazione 1/τ di rottura risulta di valore abbastanza più basso rispetto alla pulsazione di intersezione, il che, pur non influendo sulla costante di guadagno e quindi sugli errori a regime, può diminuire eccessivamente la banda passante e, di conseguenza, la prontezza del sistema. Allora, conviene scegliere un valore di α inferiore (cioè imporre una maggiore attenuazione), in modo da poter tollerare un certo ritardo di fase ad opera della rete; in tal modo, si può scegliere un valore di τ inferiore, così da elevare il valore della pulsazione di crossover. Nella figura seguente è riportata dunque una nuova scelta della rete ritardatrice, con valori α=0.111 e τ=0.714 inferiori rispetto a quelli considerati nella figura precedente: Autore: Sandro Petrizzelli 8 Compensazione - Retroazione tachimetrica L’effetto della nuova rete sul sistema è indicato nella figura seguente: Si osserva chiaramente un miglioramento della banda passante rispetto a prima. Un progetto che segua questa impostazione deve essere condotto per tentativi, ma non risulta comunque troppo gravoso, data la modesta precisione che normalmente si richiede nell’imposizione di un dato margine di stabilità: nel caso indicato in figura, si è scelto un valore dell’attenuazione pari ad α=1/9 e un valore della costante di tempo pari a τ=1/1.4 sec. 9 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III La rete ritardatrice si usa con vantaggio nei sistemi in cui si vuole ottenere un elevato guadagno a bassa frequenza e la cui stabilizzazione è difficile perché il ritardo di fase corrispondente alla pulsazione di crossover di G(jω) è molto elevato. Una tale situazione è rappresentata nella figura seguente, dove il diagramma (a) si riferisce al modulo di G(jω) non compensato, mentre il diagramma (b) si riferisce al prodotto tra G(jω) e la G C (jω) della rete ritardatrice: Molti amplificatori elettronici da usarsi controreazionati (tipicamente gli amplificatori operazionali) sono appunto caratterizzati da una risposta armonica che, in assenza di compensazione, è del tipo (a) della figura precedente, ossia con una elevata pendenza, dovuta al fatto che, al crescere della frequenza, le capacità parassite presenti nei vari stadi di amplificazione vengono a manifestare la loro presenza quasi contemporaneamente. Gli amplificatori operazionali vengono spesso stabilizzati mediante una rete ritardatrice. L’inconveniente fondamentale della rete ritardatrice è la riduzione del guadagno alle alte frequenze e quindi la riduzione della banda passante, il che si traduce in una risposta transitoria meno pronta e in una neutralizzazione dei disturbi ad alta frequenza meno efficace. Concludiamo, perciò, dicendo che l’uso di una rete ritardatrice contribuisce a ridurre solo parzialmente gli inconvenienti che si riscontrerebbero stabilizzando il sistema mediante una semplice riduzione del guadagno. Compensazione mediante reti anticipatrici Nel paragrafo precedente si è dunque visto come l’effetto stabilizzante delle reti ritardatrici sia legato più propriamente all’attenuazione alle alte frequenze che non al ritardo di fase (che, da solo, costituirebbe anzi un effetto nocivo). Il meccanismo di intervento di una rete anticipatrice è del tutto differente, in quanto viene in questo caso sfruttato l’anticipo di fase che la rete anticipatrice è in grado di introdurre sulla funzione di risposta armonica del sistema. Per comprendere questo, ricordiamo che i diagrammi di Bode di una rete anticipatrice sono del tipo seguente: Autore: Sandro Petrizzelli 10 Compensazione - Retroazione tachimetrica Il diagramma dei moduli evidenzia che la rete introduce una attenuazione il cui valore massimo è 20 log 10 α , dove α è una quantità compresa tra 0 ed 1 (per cui quel logaritmo è negativo, a testimonianza appunto che si tratta di una attenuazione). Dal diagramma delle fasi, invece, si osserva che la rete introduce un anticipo di fase, il cui valore massimo ϕ m = arcsin pulsazione ω mx = 1 τ α 1− α si ottiene in corrispondenza della 1+ α . Allora, a livello intuitivo si può pensare di procedere nel modo seguente: § in primo luogo, dato il diagramma di Bode della funzione G P (jω) (cioè della funzione di risposta armonica del sistema controllato), si va a leggere la fase ϕ = arg G ( jω 0 ) in corrispondenza della pulsazione di crossover ω0 , in modo da determinare il margine di fase mf = ϕ + 180° del sistema non compensato; § se il margine di fase non va bene (perché è negativo oppure perché è troppo basso), si determina l’anticipo di fase ϕ m che è necessario introdurre per ottenere il margine di fase mf ' = ϕ + ϕ m + 180° desiderato; § fissato ϕ m , si può immediatamente ricavare il coefficiente di attenuazione della rete anticipatrice, che vale α = § 1 − sin ϕ m ; 1 + sin ϕ m fissato α, resta da determinare τ: bisogna imporre che il massimo anticipo di fase venga introdotto dalla rete in corrispondenza della pulsazione di crossover ω0 di G P (jω), il che significa che bisogna imporre la condizione ω0 = ω m = 1 τ α . In effetti, questo procedimento teorico non funziona sempre ed il motivo è nel fatto che la rete anticipatrice, oltre ad introdurre un anticipo di fase, introduce 11 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III anche una attenuazione, per cui la frequenza di crossover del sistema compensato non è più quella (ω0 ) di G P (jω), ma ha un valore più basso. A causa di ciò, è possibile che il procedimento appena descritto non porti al margine di fase voluto. Per renderci conto meglio di questo aspetto, facciamo un esempio concreto. Consideriamo un sistema avente la seguente funzione di risposta armonica ad anello aperto: G ( jω) = 40 ω ω ω 1 + j 1 + j 1 + j 10 100 700 I diagrammi di Bode di questa funzione sono indicati nella figura seguente: In corrispondenza della pulsazione di crossover ω 0 ≅ 200(rad / sec) , si legge un valore della fase di G P (jω) pari a circa ϕ = −160° , cui corrisponde quindi un margine di fase mf = 180° + (−160°) = 20° +20°. Deduciamo, dunque, che il sistema è stabile se lo chiudiamo in un anello di retroazione unitaria. Supponiamo, tuttavia, di voler ottenere un margine di fase più alto, ad esempio di +45°. Andiamo allora ad imporre la condizione 45° = mf ' = ϕ +2 180 1 4 4 3° + ϕ m = 20° + ϕ m mf dalla quale si ricava che la rete anticipatrice deve introdurre un anticipo di fase ϕ m =25°. In base alla relazione α = Autore: Sandro Petrizzelli 1 − sin ϕ m , ϕ m =25° corrisponde ad α=0.406. 1 + sin ϕ m 12 Compensazione - Retroazione tachimetrica L’altra condizione da imporre è a questo punto che ω 0 = ω m = 1 τ α : sostituendo i valori di ω0 e di α, si ottiene una costante di tempo τ=0.00785. Con questi valori, andando a tracciare i diagrammi di Bode di G C ( jω)G P ( jω) , si trova che il margine di fase vale 40°, che non è il valore che ci aspettavamo (anche se è abbastanza vicino). Si procede, allora, in altro modo per la determinazione di τ: § in primo luogo, una volta attenuazione A max [dB] = 20 log 10 calcolato α, si determina la massima 1 introdotta dalla rete anticipatrice; α § noto il valore A max , si va sul diagramma dei moduli di G P (jω) e si individua la frequenza alla quale G ( jω) dB = A max [dB] ; § a questo punto, si impone che questa sia la frequenza ω m = 1 τ α in corrispondenza della quale la rete anticipatrice introduce il massimo anticipo di fase. Volendo raffinare ancora di più il procedimento, anziché scegliere il massimo anticipo di fase mediante la formula mf’-mf=ϕ m , si considera la formula mf '− mf + ε = ϕ m , dove l’angolo ε viene preso solitamente inferiore a 10°. Compensazione mediante reti a ritardo e anticipo La rete a ritardo e anticipo presenta il vantaggio di unire in sé i requisiti delle reti anticipatrice e ritardatrice precedentemente esaminate. La funzione di trasferimento di una rete a ritardo e anticipo è nella forma seguente: G (s ) = (1 + τ1s )(1 + τ 2s ) = (1 + τ1s )(1 + τ2s ) (1 + τ a s )(1 + τ bs ) 1 + τ 2 s (1 + ατ s ) α 1 dove ricordiamo che τ1 τ 2 = τ a τ b . La mappa dei poli e degli zeri è la seguente: Im -pb -z1 -z2 -pa 13 Re Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III I diagrammi di Bode della corrispondente funzione di risposta armonica G(jω) sono rappresentati nella figura seguente: Il diagramma dei moduli evidenzia che il sistema non attenua né amplifica il α 1 , ; per τ 2 ατ 1 segnale in ingresso finche esso ha pulsazione ω esterna all’intervallo pulsazioni comprese in tale intervallo, invece, c’è una attenuazione che raggiunge il valore massimo, pari ad α= z1 p b = < 1 , per pulsazioni comprese nell’intervallo pa z 2 1 1 , . τ 2 τ1 Per quanto riguarda, invece, il diagramma delle fasi, si osserva che la rete introduce un ritardo di fase sui segnali con pulsazione ω inferiore alla pulsazione naturale ωn , mentre introduce un anticipo di fase sui segnali con pulsazione superiore alla pulsazione naturale. In corrispondenza di ωn , invece, la rete non introduce alcuno sfasamento. Al fine di illustrare come si progetta una rete a ritardo e anticipo per effettuare una compensazione, consideriamo ancora un sistema avente funzione di risposta armonica G ( jω) = 40 ω ω 1 + j 1 + j 10 100 2 Dai diagrammi di Bode di questa funzione si osserva che essa presenta una margine di fase M F leggermente negativo, cui corrisponde quindi instabilità in anello chiuso. Dobbiamo necessariamente compensare e lo facciamo mediante una rete ritardo e anticipo. Autore: Sandro Petrizzelli 14 Compensazione - Retroazione tachimetrica Una prima possibilità è quella di voler ottenere uno specifico margine di fase M’ F . Si procede, in questo caso, nel modo seguente. Intanto, per ottenere un margine di fase M’ F , è necessario che la fase di G C ( jω)G ( jω) valga –180°+M’ F in corrispondenza della frequenza di transizione. Allora, si va ad individuare la frequenza ω in corrispondenza della quale la fase di G(jω) vale –180°+M’ F : nel nostro esempio, tale pulsazione vale approssimativamente 60(rad / sec) . Dato che la rete a ritardo e anticipo non introduce alcuno sfasamento in corrispondenza della pulsazione ωn , si fa in modo che risulti proprio ωn =60(rad/sec). Fatto questo, il passo successivo consiste nel determinare il valore di α tale che il diagramma dei moduli di G C ( jω)G ( jω) intersechi l’asse delle ascisse proprio in corrispondenza di ωn : si deve cioè fare in modo che ωn diventi la nuova frequenza di transizione. L’esito di questo procedimento è riportato nella figura seguente: 15 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III Basta dunque progettare la rete scegliendo i valori opportuni di ωn e di α. Al contrario dei casi precedenti, non è necessario in questo caso procedere per tentativi. Un’altra possibilità di impiego di una rete a ritardo e anticipo è quello in cui si vuole imporre, anziché un margine di fase, un determinato margine di guadagno M’ A . Si procede nel modo seguente: § in primo luogo, per ottenere un margine di guadagno M’ A , è necessario che il modulo di G C ( jω)G ( jω) valga 1/ M’ A in corrispondenza della frequenza alla quale la fase di G C ( jω)G ( jω) vale -180°; § allora, si va ad individuare la frequenza ω in corrispondenza della quale la fase di G(jω) vale −180° : nel nostro esempio, tale frequenza vale approssimativamente 100(rad / sec) ; § dato che la rete a ritardo e anticipo attenua di α in corrispondenza della pulsazione ωn , si fa in modo che risulti proprio ωn =100(rad/sec); § fatto questo, il passo successivo consiste nel determinare il valore di α tale che il modulo di G C ( jω)G ( jω) valga 1/M’ A in corrispondenza di ωn . Graficamente, questo procedimento è riportato nella figura seguente: Anche in questo caso, non è necessario in questo caso procedere per tentativi. Autore: Sandro Petrizzelli 16 Compensazione - Retroazione tachimetrica Sia che si imponga il margine di fase finale sia che si imponga il margine di ampiezza finale, basta dunque determinare α e ωn in modo opportuno. Il dimensionamento della rete, però, non è ancora completo, in quanto bisogna scegliere il rapporto tra le due costanti di tempo a numeratore (o a denominatore, visto che i due rapporti sono legati dal valore di α) di G C (jω). Per effettuare questa scelta, per esempio, si può usare il criterio per cui il margine di fase rimanga abbastanza elevato anche per notevoli variazioni del guadagno rispetto al valore di progetto. Un altro criterio potrebbe anche riguardare delle specifiche riguardanti la banda passante o le proprietà filtranti del sistema. E’ opportuno anche osservare che i due procedimenti illustrati prima per la compensazione comportano fondamentalmente l’uso della rete a ritardo e anticipo come una rete ritardatrice: in entrambi i casi, infatti, si sfrutta principalmente l’attenuazione della rete, con il vantaggio, rispetto alla rete ritardatrice classica, di un minore taglio delle frequenze elevate. Ovviamente, la rete si può anche usare come anticipatrice, ossia sfruttando fondamentalmente l’anticipo di fase che essa introduce per pulsazioni superiori a ω n : in questo impiego, la rete a ritardo e anticipo presenta il vantaggio, rispetto alla rete anticipatrice, di non richiedere alcuna amplificazione ausiliaria, visto che presenta guadagno statico unitario; d’altra parte, essa non esalta le alte frequenze, dando quindi luogo ad una minore prontezza di risposta. In generale, quindi, la rete a ritardo e anticipo consente un intervento sulla funzione di risposta armonica molto più articolato che non le semplici reti ritardatrice e anticipatrice. Ci sono dei casi, specialmente quando sono imposte alcune specifiche riguardanti il guadagno oppure l’attenuazione a determinate frequenze, in cui risulta utile l’impiego di particolari reti anticipatrici, che abbiano un valore diverso del guadagno a bassa frequenze e ad alta frequenza. Per esempio, una rete a ritardo e anticipo con attenuazione delle basse frequenze è quella illustrata nella figura seguente: Viceversa, una rete a ritardo e anticipo con attenuazione delle alte frequenze è illustrata nella figura seguente: 17 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III Autore: Sandro Petrizzelli 18 Compensazione - Retroazione tachimetrica L Laa rreettrro oaazziio on nee ttaacch hiim meettrriiccaa Introduzione ad un servomeccanismo di posizione Lo schema di un servomeccanismo di posizione con motore elettrico in corrente continua è riportato nella figura seguente: Lo schema a blocchi ad esso corrispondente è il seguente: L’ingresso e l’uscita del sistema sono delle posizioni angolari, indicate rispettivamente con θ 1 e θ 2 . Mediante dei potenziometri, queste posizioni angolari vengono convertite in segnali elettrici (rispettivamente v 1 e v 2 ) i quali vengono tra loro sottratti e amplificati utilizzando un amplificatore elettronico con ingresso differenziale (avente uno stadio di uscita con potenza adeguata). L’uscita dell’amplificatore alimenta direttamente il circuito di armatura di un motore in corrente continua ad eccitazione indipendente: tale motore, attraverso un riduttore ad ingranaggi, provvede a variare la posizione angolare θ 2 (cioè l’uscita) in direzione tale da diminuire il segnale errore v a =v 1 -v 2 . All’equilibrio (corrispondente al motore fermo), questo segnale errore è nullo, il che comporta chiaramente che θ 2 =θ 1 , cioè che ci sia il perfetto inseguimento dell’ingresso da parte dell’uscita. 19 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III La retroazione tachimetrica Abbiamo in precedenza esaminato come compensare un sistema in anello aperto in modo che il corrispondente sistema ad anello chiuso rispetti determinate specifiche di stabilità (espresse in termini di margini di fase) e di precisione (espresse in termini di errori a regime); ci siamo principalmente occupati della compensazione mediante reti correttrici (in particolare reti ritardatrici, reti anticipatrici e reti a ritardo-anticipo): si trattava cioè di progettare un controllore G C (s) da porre in cascata al sistema controllato G P (s) in modo che il corrispondente sistema in anello chiuso G 0 (s) rispettasse le specifiche volute. yD(s) + - + controllore plant GC(s) GP(s) y(s) (lo schema è evidentemente riferito al caso di una retroazione negativa unitaria) Ci sono dei casi in cui la correzione non viene fatta sul percorso di segnale diretto, come nello schema appena riportato, ma sul percorso di retroazione: questo accade, in particolare, quando è possibile generare un segnale di correzione derivativo mediante un opportuno trasduttore sensibile alla derivata della variabile controllata y(s), oppure misurando una grandezza diversa dalla variabile controllata ma della quale tale derivata è funzione. Una applicazione tipica di questa correzione è data dai servomeccanismi di posizione con retroazione tachimetrica, in cui un segnale derivativo viene generato da una cosiddetta dinamo tachimetrica, collegata come nello schema della figura seguente: Nella figura seguente è rappresentato lo schema a servomeccanismo di posizione con retroazione tachimetrica: Autore: Sandro Petrizzelli 20 blocchi di un Compensazione - Retroazione tachimetrica Vr + + + - - + Ω AK m 1 + τs θ Kr s Kt Kp In questa figura, si è indicato con A il guadagno dell’amplificatore, con K m la costante del motore, con τ la costante di tempo del motore, con K r , K t e K p le costanti, rispettivamente, del riduttore, del generatore tachimetrico e del potenziometro. Con le classiche regole di riduzione degli schemi a blocchi, possiamo facilmente modellare la parte racchiusa entro la linea tratteggiata mediante un’unica funzione di trasferimento: AK m 1 + AK m K t τ 1+ s 1 + AK m K t In base a questa espressione, la retroazione tachimetrica su Ω ha dunque l’effetto di diminuire, nello stesso modo, la costante del motore, che adesso è AK m , e la costante di tempo dello stesso motore, che adesso è 1 + AK m K t τ τ' = . 1 + AK m K t K' m = Possiamo dunque riscrivere la funzione di trasferimento del blocco appena semplificato nella forma modo seguente: Vr K' m , in modo da ridisegnare lo schema a blocchi nel 1 + τ' s + + - K' m 1 + τ' s Ω Kr s θ Kp 21 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III A questo punto, i due blocchi nel ramo diretto sono in cascata, per cui li sostituiamo con un unico blocco K' m K r : s(1 + τ' s ) K' m K r s(1 + τ' s) Vr + + - θ Kp Ci siamo così ricondotti allo schema generale di un sistema chiuso in retroazione, dove la funzione di trasferimento in anello aperto è K' m K r , mentre s(1 + τ' s ) quella del trasduttore è K p (costante): deduciamo che abbiamo a che fare con un sistema la cui funzione di trasferimento ad anello chiuso ha espressione G 0 (s ) = 1+ K'm K r K' m K r s(1 + τ' s) = K p K ' m K r s (1 + τ' s ) + K p K ' m K r s(1 + τ' s ) In realtà, useremo solo più avanti questa formulazione della funzione di trasferimento in anello chiuso, per cui dobbiamo fare qualche altro passaggio a partire dallo schema a blocchi di partenza, riportato nuovamente nella figura seguente per comodità: Vr + + - + - + Ω AK m 1 + τs Kr s θ Kt Kp In questo schema, possiamo spostare a valle del riduttore (K r /s) il punto di prelievo della retroazione tachimetrica: così facendo, se poniamo K = AK m K r e τd = Kt , lo schema a blocchi diventa il seguente: KrKp Autore: Sandro Petrizzelli 22 Compensazione - Retroazione tachimetrica Vr + K s(1 + τs) + - θ K p (1 + τ d s) Questo schema evidenzia la correzione di tipo derivativo introdotta nell’anello e, in particolare, nel ramo di retroazione: la presenza della retroazione tachimetrica comporta la modifica della funzione di trasferimento del trasduttore, che dalla semplice costante reale K P diviene pari a H(s ) = K p (1 + τ d s) . Vantaggi della retroazione tachimetrica Una volta individuato lo schema a blocchi più utile del servomeccanismo di posizione con retroazione tachimetrica, il nostro scopo è quello di calcolare la costante di velocità del sistema in anello chiuso sia in presenza di retroazione tachimetrica sia in assenza di retroazione tachimetrica. Per fare questo calcolo, dobbiamo tuttavia richiamare preventivamente alcune nozioni teoriche relative al cosiddetto errore riferito all’ingresso. Consideriamo un generico sistema G(s) chiuso in un anello di retroazione con funzione di trasferimento del trasduttore H(s): R(s) + E(s) G(s) C(s) H(s) In base a questo schema, si indica con e(t) l’errore per il segnale a valle della giunzione sommante, mentre si usano i simboli e i (t) ed e u (t) per indicare, rispettivamente, l’errore riferito all’ingresso e l’errore riferito all’uscita, espressi in relazione ad un dato comportamento ideale. Se l’obbiettivo del controllo è l’inseguimento ed il comportamento ideale è descritto dalla equazione c( t ) = K C r ( t ) , l’errore riferito all’ingresso (che è l’unico che ci interessa in questo momento) è definito come e i (t ) = K C r ( t ) − c( t ) c( t ) = r(t) − KC KC Calcoliamo la trasformata di Laplace di questa quantità: 23 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III G (s) R (s ) K C R (s) − C(s) G (s ) C(s) 1 + H (s)G (s) R (s) = E i (s ) = = R (s ) − = R (s ) − = 1 − KC KC KC K C (1 + H (s)G (s) ) 1 + H(s )G (s ) − G (s ) / K C R (s) = 1 H ( s ) G ( s ) + In base a questa espressione si pone G e (s) = G (s ) K C + G (s)(K C H (s) − 1) in modo tale da poter scrivere che E i (s ) = 1 R (s ) 1 + G e (s ) La funzione G e (s) prende il nome di funzione di trasferimento dell’errore ed è evidentemente funzione di G(s), H(s) e K C . Volendo riferirsi ad uno schema a blocchi, possiamo dunque rappresentare il legame tra E i (s) ed R(s) nel modo seguente: R(s) + E i (s) C(s)/KC Ge(s) Questo è uno schema a blocchi di un sistema in retroazione unitaria, dove l’errore di sistema coincide con l’errore riferito all’ingresso che a noi interessa e dove, però, la funzione di trasferimento non è quella del sistema che stiamo studiando, bensì una funzione legata a G(s), H(s) e K C . Possiamo allora utilizzare le classiche definizioni di errori a regime con riferimento a questa G e (s). Ad esempio, consideriamo l’errore nella risposta al gradino unitario R(s)=1/s: abbiamo che 1 1 = s→ 0 1 + G ( s) 1 + lim G e (s) e e r = lim s→ 0 La quantità lim G e (s) s→ 0 è ancora una volta una costante di posizione, che indichiamo con K P,e per indicare il fatto che è riferita alla funzione di trasferimento G e (s): er = Autore: Sandro Petrizzelli 1 1 + K P ,e 24 Compensazione - Retroazione tachimetrica Passiamo invece all’errore di velocità, corrispondente alla differenza tra l’uscita e l’ingresso nel caso in cui l’ingresso sia una rampa unitaria: possiamo scrivere in questo caso che E i (s ) = 1/ s2 1 1 1 1 → e V = lim sE i (s) = lim = = s→ 0 s → 0 1 + G (s ) s 1 + G e (s ) lim [(1 + G e (s) )s ] lim sG e (s ) e s →0 La quantità s→ 0 lim sG e (s ) è una costante di velocità: indicandola con K V,e , s→ 0 concludiamo che l’errore di velocità vale eV = 1 K V ,e Questi dunque i richiami teorici necessari. Possiamo applicare questi concetti al fine di calcolare l’errore di velocità riferito all’ingresso nel nostro servomeccanismo di posizione con retroazione tachimetrica, del quale riportiamo ancora una volta lo schema a blocchi: Vr + + - K s(1 + τs) θ K p (1 + τ d s) Trattandosi di una retroazione non unitaria, non dobbiamo far altro che determinare la funzione di trasferimento dell’errore G e (s), in modo da calcolare l’errore di velocità riferito all’ingresso mediante la formula e V = 1 K V ,e dimostrata poco fa. L’espressione generale della G e (s) è stata prima richiamata: G e (s) = G (s ) K C + G (s)(K C H (s) − 1) K e H(s) = K p (1 + τ d s) ; inoltre, se definiamo s(1 + τs) l’errore riferito all’ingresso come e i ( t ) = v r (t ) − K P θ( t ) , ciò equivale a porre K C =1/K P , Nel nostro caso, abbiamo G (s ) = per cui la funzione di trasferimento dell’errore assume la seguente espressione: K KK p s (1 + τs) G e (s ) = = 1 K ((1 + τ d s) − 1) s(1 + τs) + KK p τ d s + K p s(1 + τs) 25 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III A questo punto, abbiamo che e V,e = 1 1 = = K V , e lim sG e (s) s→ 0 lim s s→0 1 KK p = s (1 + τs) + KK p τ d s 1 KK p = 1 + τd KK p 1 + KK p τ d Questo è dunque l’errore di velocità in presenza di retroazione tachimetrica. Con un procedimento del tutto analogo, si può trovare che l’errore di velocità, in 1 , da cui deduciamo che la KK p assenza della retroazione tachimetrica, vale solo retroazione tachimetrica aumenta l’errore di velocità (o, ciò che è lo stesso, diminuisce la costante di velocità). Il motivo di questo fatto è che la presenza del generatore tachimetrico, quando l’uscita non è costante, influisce sul segnale di retroazione. Allora, per eseguire un confronto corretto dell’effetto della retroazione tachimetrica con quello di altri sistemi di correzione la cui introduzione NON modifica la costante di velocità, è necessario fare una ipotesi preliminare: bisogna supporre che, nonostante la presenza della retroazione tachimetrica, la costante di velocità (e quindi l’errore di velocità) rimanga invariata. Questo è possibile solo apportando un opportuno incremento del guadagno A dell’amplificatore: in pratica, si calcola la costante di velocità KV in assenza di retroazione tachimetrica e quindi si va a determinare il valore del guadagno A dell’amplificatore tale che la costante di velocità KV,e in presenza di retroazione tachimetrica sia ancora uguale a K V . Vediamo allora cosa si ottiene in questo modo. Abbiamo detto poco fa che, in assenza di retroazione tachimetrica, l’errore di velocità vale 1/K⋅K P , il che significa che la costante di velocità valga K V =K⋅K P . In presenza di retroazione tachimetrica, invece, abbiamo trovato prima che la costante di velocità vale K V ,e = K 1K p 1 + K1K p τ d dove con K 1 abbiamo indicato il nuovo valore del guadagno. Dobbiamo allora imporre che K V,e sia pari a K V : K1K p 1+ K1K p τd = KK p → K 1 = K 1− K1K p τd Avendo detto che K V =K⋅K P , possiamo adesso porre K= K V /K P , per cui deduciamo che deve essere K1 = KV 1 K P 1 − K1K p τ d Siamo a questo punto in grado di confrontare, in termini di stabilità in anello chiuso, il sistema con retroazione tachimetrica e quello senza retroazione tachimetrica. Consideriamo prima il sistema senza retroazione tachimetrica e con costante di guadagno K: Autore: Sandro Petrizzelli 26 Compensazione - Retroazione tachimetrica Vr + + - K s(1 + τs) θ KP La funzione di trasferimento in anello chiuso di questo sistema è K K K s(1 + τs) τ = = G 0 (s) = KK p KpK s(1 + τs) + KK p 1 s2 + s + 1+ s(1 + τs) τ τ Il sistema con retroazione tachimetrica, con guadagno K 1 dato dalla formula prima ricavata al fine di ottenere una uguale costante di velocità col sistema precedente, è invece il seguente: Vr + + - K s(1 + τs) θ K p (1 + τ d s) La funzione di trasferimento in anello chiuso di questo sistema è K1 K1 K1 s(1 + τs) τ G ' 0 (s ) = = = K P K1 s (1 + τs) + K P K 1 (1 + τ d s ) 1 K K K K + P 1τd 1 + (1 + τ d s ) s2 + s + P 1 s(1 + τs) τ τ Sia in presenza sia in assenza di retroazione tachimetrica, abbiamo dunque due poli, caratterizzati da un coefficiente di smorzamento δ e da una pulsazione naturale ωn , aventi espressioni abbastanza complicate. Confrontando tuttavia i valori di δ e di ω n in presenza ed in assenza della retroazione tachimetrica, si trova che entrambi aumentano, dello stesso fattore, con la retroazione tachimetrica. Ciò significa, ad esempio, che, se i due poli si trovano nel semipiano sinistro e sono complessi coniugati, si allontanano maggiormente dall’asse immaginario mentre si avvicinano a quello reale: questo comporta una maggiore prontezza di risposta e un maggiore margine di stabilità, che sono quindi i vantaggi della retroazione tachimetrica. 27 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III Ribadiamo che il confronto appena fatto vale solo se la costante di velocità del sistema con retroazione tachimetrica viene resa uguale a quella del sistema senza retroazione tachimetrica. Esempio Consideriamo un sistema avente la seguente funzione di trasferimento in anello aperto: G (s ) = K s (1 + Ts ) 2 Il diagramma di Nyquist di questo sistema è del tipo illustrato nella figura seguente: Da qui si deduce che, per qualsiasi valore del guadagno K e della costante di tempo T, il sistema è instabile una volta chiuso in un anello di reazione unitaria: infatti, il diagramma polare circonda il punto critico e quindi, in base al criterio di stabilità di Nyquist, il sistema in anello chiuso presenta almeno un polo a parte reale positiva. Esistono almeno altri quattro metodi per arrivare alla stessa conclusione. Un primo modo è quello analitico, che consiste nel ricavare l’espressione analitica della funzione di trasferimento in anello chiuso, in modo da conoscere l’equazione caratteristica e quindi da determinare analiticamente i poli in anello chiuso: G 0 (s ) = G (s ) K K = = 3 2 1 + G (s) K + s (1 + Ts) Ts + s 2 + K L’equazione caratteristica è Ts 3 + s 2 + K = 0 e non è risolvibile per via analitica. Allora, un secondo modo, basato anch’esso sulla conoscenza dell’equazione caratteristica del sistema in anello chiuso, consiste nel costruire la tabella di Routh: 3 T 0 2 1 K 1 − KT 0 0 K 0 Autore: Sandro Petrizzelli 28 Compensazione - Retroazione tachimetrica In questa tabella, supponendo chiaramente T e K entrambi positivi, si osserva la presenza di una permanenza (prime due righe) e due variazioni, da cui si deduce che il sistema in anello chiuso presenta due poli a parte reale positiva. Un terzo metodo si basa sul tracciamento del luogo delle radici del sistema, che è fatto nel modo seguente: Im Re Si osserva che i due poli, i quali in anello aperto si trovano entrambi nell’origine, passano nel semipiano destro per qualsiasi valore di K. Infine, l’ultimo modo per indagare sulla stabilità in anello chiuso è quello di individuare il margine di fase del sistema, da leggere sul diagramma polare o, più comodamente, sui diagrammi di Bode, che per il sistema in esame sono del tipo seguente: Si osserva subito un margine di fase di circa -45°, indicativo ancora una volta di instabilità del sistema in retroazione. Dobbiamo dunque necessariamente operare una correzione. Proviamo, per esempio, usando la retroazione tachimetrica. 29 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III Non dobbiamo far altro che dimensionare un controllore (da porre nel ramo di retroazione e non sul ramo diretto) che abbia la seguente funzione di trasferimento: G C (s ) = 1 + Td s Per scegliere il valore di T d , abbiamo ancora una volta più modi. Usiamo ad esempio il criterio di Routh. La funzione di trasferimento in anello chiuso ha la seguente espressione: K G (s ) s (1 + Ts) K K = = 2 = 3 G 0 (s ) = 2 K 1 + G (s)G C (s ) 1+ 2 (1 + Td s ) s (1 + Ts) + K(1 + Td s) Ts + s + KTd s + K s (1 + Ts) 2 L’equazione caratteristica è Ts 3 + s 2 + KTd s + K = 0 e la corrispondente tabella di Routh è fatta nel modo seguente: 3 T KTd 2 1 K 1 KTd − KT 0 0 K 0 Per avere tre permanenze di segno sulla prima colonna deve semplicemente risultare T d >T. Questo risultato è confermato, ad esempio, dal luogo delle radici di G (s )G C (s ) , che è fatto nel modo seguente: Si può ovviamente vedere la cosa anche in termini di diagrammi di Bode di G (s )G C (s ) , che risultano fatti nel modo seguente: Autore: Sandro Petrizzelli 30 Compensazione - Retroazione tachimetrica Esempio Consideriamo un sistema avente la seguente funzione di trasferimento in anello aperto: G (s ) = K (s − 1)(s − 3) Si tratta di un sistema instabile in anello aperto, dato che presenta due poli a parte reale positiva. Il suo luogo delle radici ed il suo diagramma polare sono riportati nelle seguenti figure: Entrambi i diagrammi mostrano che il sistema è instabile anche in anello chiuso per qualsiasi valore del guadagno statico K. In particolare, si osserva che, per ottenere stabilità in anello chiuso, è necessario deformare il diagramma polare in modo che esso venga a circondare in senso antiorario il punto critico. Questo 31 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Controlli Automatici 1” – Capitolo 8 parte III obbiettivo si può conseguire usando la retroazione tachimetrica, la quale modifica il luogo delle radici nel modo seguente: In base a questa figura, il sistema risulta stabile a partire solo da un certo valore del guadagno statico K, corrispondente alla situazione in cui i due poli vengono a trovarsi sull’asse immaginario. Vediamo allora i dettagli analitici del procedimento. La funzione di trasferimento in anello chiuso, in presenza di un regolatore del tipo G C (s) = 1 + Td s posto sul ramo di retroazione, ha la seguente espressione: K G (s ) (s − 1)(s − 3) K = = 2 G 0 (s) = K 1 + G (s )G C (s ) (1 + Td s ) s + (KTd − 4 )s + (4 + K ) 1+ (s − 1)(s − 3) Da questa espressione deduciamo immediatamente i valori della parte reale dei due poli del sistema: si tratta infatti di − (KTd − 4 ) . Dobbiamo allora semplicemente imporre che questa parte reale sia negativa: ciò accade evidentemente se KT d >4, ossia se K > 4 . Td Fissato quindi T d , quella condizione corrisponde alla stabilità del sistema in anello chiuso: considerando che T d è generalmente piccola, deduciamo che è necessario un valore abbastanza grande di K. Autore: Sandro Petrizzelli e-mail: [email protected] sito personale: http://users.iol.it/sandry Autore: Sandro Petrizzelli 32