TESTI CLASSI QUARTE Sezione A Scrivo un testo narrativo

Transcript

TESTI CLASSI QUARTE Sezione A Scrivo un testo narrativo
TESTI
CLASSI QUARTE
Sezione A
Scrivo un testo narrativo fantastico in cui immagino di essere un carpino che viene sradicato dal
suo habitat per essere piantato lungo il sentiero della Fiadora in occasione della festa degli alberi.
Sartor Andrea
Vivo in una tranquilla, silenziosa e pulita foresta. Io sono un carpino. Sono cresciuto vicino a mia madre e ai miei fratellini; all’ inizio
ero un piccolo seme sotto terra. Era mia mamma che mi consolava quando ero triste, ma diceva che sarei cresciuto forte, per vivere
mi serviva il sole e l’acqua ma la cosa più importante era mia madre. Ero incuriosito dal sole, allora spinsi per uscire dalla terra;
poco tempo dopo, il seme si aprì e una radice affondava nella terra. In quel preciso istante, una pianta iniziò a crescere. Passavano i
mesi e a un certo punto, paf! Uscii dalla terra e vidi come era il paesaggio all’esterno: notai come erano fatti gli alberi e vidi come
era grande mia madre. Subito dopo, mi girai per vedere come era fatto il sole e pensai di essere proprio fortunato! Arrivò la notte e
il sole tramontò; io ero sorpreso e chiesi dove era andato il sole ma mia madre mi spiegò che anche il sole va a dormire e quando il
sole non c’è arriva la luna. Mentre la mamma spiegava, io mi addormentai.
E’ passato un anno ed è arrivato l’inverno; quando mi svegliai vidi qualcosa in cielo volare, mia mamma mi spiegò che erano le
rondini, poi osservai degli animali con tanti rami in testa, mia mamma mi spiegò che erano dei cervi e notai animali arancioni che si
arrampicavano sugli alberi, mia mamma mi spiegò che erano gli scoiattoli. A un certo punto; mia mamma perse le foglie, poco dopo
si alzò un grande vento e le foglie di tutti gli alberi volarono via ma solo le foglie del signor pino non caddero: io presi paura. Mentre
lo dicevo iniziò a nevicare; mia madre si preoccupò: non voleva che prendessimo freddo! Ma il signor pino ci ospitò sotto di lui e
passammo un tranquillo inverno. Ringraziammo il signor pino per il bell’inverno trascorso ma ad un certo punto mi spuntarono dei
brufoli e mio fratello più grande disse che mi erano spuntate le gemme. Quel pomeriggio mi addormentai perché ero molto stanco.
In quel momento arrivarono degli “alberi rosa” con rami e radici che si muovevano;” Gli alberi non camminano” pensai. Io stavo
ancora dormendo, quando con una macchina mi hanno sradicato e mi hanno portato su un “animale con le ruote”. Non c’ero solo
io, c’erano altri alberi tra cui mio fratello più grande; poco dopo mi urlò di svegliarmi. Allora chiesi cosa stava succedendo, lui mi
disse: “Ci stanno portando in un altro luogo!” Io chiesi dove era mia mamma, mi fratello mi spiegò che era rimasta nella foresta. Io
mi misi a piangere ma anche altri alberi piangevano come me, invece alcuni alberi erano curiosi di scoprire dove “l’animale con le
ruote” li avesse portati. Alla fine capii che ci avevano condotti in un'altra foresta. Sentii dei passi e vidi arrivare “giovani alberi” che,
anche loro, camminavano! Ad un certo punto iniziarono a cantare, non so cosa dicevano ma il ritmo della canzone mi mettevano
serenità. Mio fratello si era ricordato chi erano: “Sono dei bambini!” mi disse. Li avevo visti passeggiare lungo un sentiero; poi ci
piantarono vicini e un bambino mi legò ad un ramo un’etichetta con scritto il suo nome e con disegnato un albero che assomigliava
al signor pino. E’ stata una grande avventura.
FESTA DEGLI ALBERI 2014
FILASTROCCHE CLASSI TERZE
SEZIONE A
Mistrik Patrik
Festa degli alberi
Anche quest’ anno faremo festa
Tutti insieme canteremo per la foresta.
Siamo contenti perché in primavera
La festa è bella ma soprattutto vera.
Tutti gli scolari di Follina
Si sono riuniti qui in collina,
per piantare gli alberelli
e per farli crescere sani e belli,
per fare delle tane a certi animaletti
che dentro costruiranno i loro letti.
Tanti bravi artiglieri
Che sono presenti volentieri
Ci parlano della natura
Mentre respiriamo aria pura.
Nel bosco mangiamo, giochiamo
E poi ci riposiamo.
Il tempo vola
E tra poco dobbiamo rientrare a scuola.
Prima puliamo
E poi ce ne andiamo.
La festa è finita ora
Però ti promettiamo, Fiadora,
che torneremo ancora
sì torneremo ancora.
Ciao,
ciao!
Chec Giovanni
Festa degli alberi
Pianteremo tanti Alberelli
senza fare i monelli.
Respireremo aria pulita
e vivremo una bella vita,
andremo tutti in Fiadora
puntuali a una certa ora.
Secondo noi e gli artiglieri basta un alberello
perché il mondo sia più bello.
Gli alberi servono alla nostra vita
e fanno la città fiorita,
altrimenti si arrabbiano gli artiglieri
che sono molto severi.
Anche quest’ anno faremo festa
e canteremo per la foresta,
noi che abitiamo a Follina
in mezzo al verde di una collina.
De Martin Azzurra
Buongiorno, io sono un carpino quasi adulto di dieci anni. La mia storia inizia quando avevo solo un anno. Ero sotto i grandi rami
flessuosi della mia mamma, giocavo con i miei fratelli. Eravamo un po’ stretti e il vento spostava i nostri piccoli fusti erbacei
ricoperti di piccole foglie.
All’ improvviso sentimmo dei rumori, chiedemmo all’albero madre: “Che cosa sono questi rumori?” Lei ci rispose che erano delle
persone che sradicavano le giovani piante per caricarle su un camioncino e piantarle in un prato. E quei signori questo fecero: mi
tirarono fuori dalla terra con le radici e mi caricarono su un camioncino che muovendosi mi faceva tremare. Alla fine del viaggio mi
adagiarono per terra e vidi tanti bambini; a prima vista mi sembravano cattivi ma poi quando ho sentito i loro canti e le loro poesie
ho capito che erano buoni. A un certo punto gli artiglieri mi presero e mi misero dentro un piccolo buco che venne riempito di
terra; la schiacciarono con i piedi e poi un bambino mi legò un cartellino con il suo nome e un bellissimo disegno.
Ogni anno i bambini delle classi prime, seconde, terze, quarte e quinte vengono a trovare me e i miei amici e ci cantano tante
canzoni.
Tutti gli anni vengono piantati altri giovani carpini. Io adesso ho molti amici; beh……..questa è la mia storia:” Vorrei proprio
ritornare piccolo!”
Andreolla Elisa
Ciao cari amici e fratelli, io sono un giovane carpino e ho nove anni ed ero cresciuto ai piedi di mia mamma. Prima di tutto mia
mamma aveva lasciato cadere sul terreno un piccolo seme. Con il passare del tempo era spuntato un piccolo germoglio e con il sole
e la pioggia, io cominciai a crescere finche il mio piccolo germoglio diventò un fusto flessuoso ed esile. Ad un certo punto, vidi sui
miei rametti delle macchiette ed avevo chiesto a mio fratello più grande:” Cosa sono queste macchie?” E lui mi rispose: “Sono le
gemme!”. Dopo mi erano spuntate delle foglioline. Nelle belle giornate arrivarono dei bambini e mi strapparono alcuni rametti; io
urlai più volte: “ Aih! Mi fate male!”. Un giorno mentre stavo parlando con mia mamma sentii delle voci squillanti e fastidiose in
lontananza che si avvicinavano sempre di più. Arrivarono vicino a me e notai che erano gli artiglieri. Mi sradicarono con forza,
togliendo le radici dal terreno. Mi caricarono su un camion e, a ogni curva che incontravano, io rotolavo sbattendo sulle sponde del
camion. Insieme a me c’erano altri piccoli alberelli che stavano piangendo disperati perché volevano ritornare dalla loro mamma.
Quando il camion giunse a destinazione, non conoscevo quel posto; ma non riuscivo a girarmi perchè ero legato con un filo che mi
teneva fermo. Dopo un paio di giorni arrivarono dei bambini ed io ero un po’ preoccupato perché avevo paura che mi facessero
del male. Quando ho udito i loro canti ero molto felice, poi ho sentito delle manine che mi hanno sollevato con delicatezza e mi
ponevano nuovamente nel terreno. Gli artiglieri mi ricoprirono i piedi di terra e mi innaffiarono. Durante l’estate i bambini
accompagnati dai genitori venivano a trovarmi più spesso e mi davano molta acqua. Quando venivano a trovarmi io ero molto felice
perché mi trattavano con cura e non mi facevano del male.
Sezione B
Bertuol Angela
Ho aperto gli occhi. Fissavo incantato quella grossa palla calda e luminosa. Ero nato! Accanto a me c’era la mia mamma, grande,
robusta e dolce. Ero solo, non avevo né fratellini né sorelline, però c’era sempre lei che si occupava di me. I giorni, i mesi passarono
e io crebbi a dismisura quando arrivò la primavera, il mio corpo si ricoprì di brufoletti verdi. Spaventato, che fosse una cosa letale,
chiesi alla mamma: “ Mamma mamma, mi sono comparse delle bollicine, sto per morire? !”; la mamma in una risata spassosa mi
rispose: “Sono solo foglie, non agitarti!”. Io continuai: “Beh, dopo tutto mi stanno bene!”. Le mie migliori amiche erano le talpe,
erano delle vere burlone. Solleticavano i miei piedini irregolari con le loro zampette. Al tramonto il sole esibiva un balletto con la
luna per cederle il posto nel cielo. Dopo la danza la mamma mi raccontò una storia; le sue erano quelle migliori e finivano sempre
con il finale: e vissero sempre felici e contenti. Un giorno ho sentito dei rumori che somigliavano al ronzio dei calabroni; il suono si
interruppe. Si avvicinò a me una creatura piuttosto strana con delle foglie rinsecchite sotto il naso, con un fusto massiccio e spesso.
Afferrò bruscamente il mio fusto ancora esile e con un colpo secco mi sradicò da terra. “mettimi giù energumemo che non sei
altro!” dissi con un tono severo. Mi mise comunque in una ciotola verde, grande dove c’erano molti miei simili, tutti ammucchiati
uno sopra l’altro. Piangevano. Il sole mi gridava: “Attento, attento!”. E non finì la frase che quella ciotola con le ruote si mosse e la
mamma…….. non la vidi più. Ho aperto gli occhi. Dov’ero? Era tutto nero, il luogo era stretto e molto caldo. Ero morto? Mi
riaddormentai. Al mio risveglio quell’essere prepotente mi teneva con i suoi rami rosa e cicciottelli, e dinanzi a me c’era un altro
individuo con un sorriso ambiguo stampato in faccia. Mi piantumarono in un buco. Lì la terra era diversa da quella dove vivevo
prima: fresca, morbida e umida. Appesero al mio collo una foglia bianca. Ed ecco, che da allora quella era diventata la mia casa. La
mia dimora, la mia vita.
Gegaj Gioia
Oggi è una bella giornata di primavera, mi sento stupefatto da tutto ciò che mi circonda. Anche se lo vedo ogni giorno; ma oggi, mi
è sembrato molto più bello…….. Scusate! Non mi sono presentato, io, sono Car – Pino ma mi potete chiamare Carpino. Sono ancora
piccolo ma possiedo delle foglioline molto graziose e, quando soffia il vento, vibrano facendomi il solletico. Io sono cresciuto
proprio sotto mia mamma, chiamata anche “albero madre”. Certe volte gioco con le mie sorelle e fratelli a intrecciare i piccoli
germogli che abbiamo e invece altre volte vorrei girare un po’ per i campi.
Una notte avevo sognato di essere rapito da degli strani “Mostri rosa” con dei rami marroni, neri e gialli sulla testa e sul tronco
avevano una foglia che li avvolgeva quasi del tutto. Mentre tra le mani avevano un grosso ramone! Mi sono svegliato di colpo
dicendo preoccupato alla mia adorata mamma: “ Mamma, che cosa è successo? È stato forse un brutto sogno?!" La mamma
rispose di “si” con la sua bella voce soave. Il giorno dopo fu , come sempre, una bella giornata. Ad un certo punto, però, quegli
strani “mostri rosa” del sogno, mi si presentarono davanti con il loro ramone, all’inizio, con questo oggetto mi fecero il solletico
alle radici, ma io non volevo lasciare i miei fratelli! Ho provato ad urlare più che potevo! Ma quell’sentire il vento che mi passava tra
i germogli.
Alla fine mi adagiò sul camioncino con tanti altri alberi, ero compresso da tutte le altre piantine e pensare che mia mamma mi ha
sempre detto di non parlare con le piantine sconosciute! All’ inizio del viaggio ero impaurito ma dopo un po’ mi stavo
divertendo……. D’altronde, è quello che ho sempre voluto fare! Ma dopo, arrivati a destinazione, vidi quel posto, ed era fantastico:
un bel prato verde attraversato da un piccolo ruscello con l’acqua cristallina. Poi vidi tanti altri piccoli “esserini rosa” chiamati
bambini ma questi erano più carini di quelli che avevo sognato! Poi una grossa manona mi prese e mise le mie radici sotto la terra,
che era buonissima!! Poi è arrivato un bambino piccolo e grazioso e mi ha attaccato sul fusto un cartellino. Solamente in quel
momento ho capito che non erano malintenzionati. Nato in una montagna Anzi!! Molto gentili!
Recchia Davide
Ciao ragazzi, sono un carpino anziano per la precisione ho novant’anni. Ah, mi ricordo ancora i vecchi tempi, quando ero giovane;
mi ricordo che ero cresciuto ai piedi di mia madre, sono stato anch’ io un piccolo germoglio come voi. Due anni dopo sono arrivati
gli artiglieri. “Chi sono gli artiglieri?” dissero i germogli al carpino. “Beh figliuoli miei non sapete chi sono gli artiglieri?” rispose
l’anziano “no, nonno diccelo tu dai racconta!” lo incoraggiarono i nipotini. “Nipoti miei, gli artiglieri sono gli uomini che mi hanno
trasferito qua!” rispose l’anziano. “Come, non sei nato qui?” dissero i giovani carpini. “No, io sono nato in una montagna!” rispose il
vecchio. “A che punto ero arrivato?” pensò il vecchio, “Ah, si, ora mi ricordo!” E continuò a raccontare…… “Allora gli artiglieri mi
caricarono su un mezzo di nome furgoncino, accesero il motore e partirono. Ero tanto stretto, infatti non mi trovavo da solo ma con
altri alberi. Io mi chiedevo sempre quale fosse la destinazione. Ad un tratto il camioncino si fermò. Pensai che fosse tutto finito….”Il
vecchio albero si addormentò. Dopo un po’ di ore l’anziano carpino si svegliò e ricominciò a raccontare: “ Invece non era tutto finito
perché mi misero in un sacchetto di tessuto con tutti gli altri carpini, così approfittai e cominciai a fare un po’ di conoscenza. Sentii
delle vocine acute e pensai che erano bambini. Ero spaventato, infatti avevo paura di loro perché in montagna i bambini mi
spezzavano i rami, mi usavano come catapulta perché il mio fusto non era un tronco come quello della mia mamma ma ero esile e
molleggiato. Però quando quei ragazzi cantarono, mi accorsi che non volevano farmi del male. Finito di cantare, mi piantarono sulla
terra con l’aiuto di un bambino che mi legò un cartellino con un bellissimo albero in fiore disegnato e una strana scritta”.
Franchin Noemi
Sono un piccolo carpino.
Ho appena scoperto il meraviglioso mondo che mi circonda. Sono da poco germogliato vicino alla mia grande mamma che, con i
suoi lunghi rami che svettano verso il cielo, mi tiene a mezz’ombra. Ho già intravisto per la prima volta il sole che emana un tepore
che a me piace tanto tanto. La grande palla di fuoco, usando i suoi raggi, carezza dolcemente le mie giovani foglioline. La mamma,
oltre a me, ha dato vita anche ai miei fratellini. “Oh, ma che succede?!”. Uno strano e buffo “albero rosa” si sta avvicinando a me!!!
“Oh, oh, oh mi sta facendo il solletico alle radici! No mi sta sradicando! Ma cosa sta facendo adesso?! Mi sta caricando su uno
strano mezzo….con tanti altri giovani alberelli!”
Sono molto preoccupato: sento gli altri alberi borbottare che la strana creatura rosa ci porterà tutti quanti in un luogo squallido e
abbandonato. “BRUMMM……..BRUMMM!!!”
“Aaaaaaaaaaaaaa………aaaaaaaaa……….aaaaa……….aaa!!!!” Lo strano veicolo, muovendosi ci sta sballottando tutti di qua e … di là.
Finalmente il lungo viaggio è terminato, l’ansia è alle stelle: chissà dove ci porterà il bizzarro individuo rosa? Chissà se….
Stanno venendo a prenderci altri esseri rosa: è l’ora della resa dei conti….
Sento degli strani rumori come delle….grida, delle….risate che, mano a mano che ci avviciniamo, diventano sempre più forti.
Abbiamo intravisto dei….bambini!
“Che felicità, che sollievo!”
“Bambini, bambini! Siiii” tutti noi stiamo urlando di gioia “Forse siamo salvi!”
Tutti noi, adesso, ci chiediamo: “Cosa ci faranno i bambini?”
I piccini stanno venendo verso di noi. Gli “alberi rosa” ci stanno prendendo delicatamente per poi metterci in un terreno fertile e
soffice. La bambina che mi sta piantando si chiama Emma, è una creaturina dolce e vivace.
Con delle voci melodiose i bimbi hanno cominciato a intonare delle canzoni meravigliose.
Ultimamente sento la mancanza della mia mamma ma sono sicuro che presto mi abituerò. In questo luogo il vento è forte: mi culla
di qua e di là come fa una madre con il proprio bimbo.