fate strada alla bicicletta

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fate strada alla bicicletta
“FATE STRADA” ALLA BICICLETTA
Continuano le belle giornate, di mattina la temperatura dell’aria non scende sotto i 15
gradi centigradi. Il clima è ideale per muoversi ancora in bicicletta.
Sul sito del Comune di Cuneo si legge: fino a 5 km di distanza la bicicletta è più efficiente
dell’auto (tempi calcolati da porta a porta). A Cuneo, nel raggio di 5 chilometri da Piazza
Galimberti, risiede il 90% della popolazione comunale.
Coloro i quali lavorano in città e portano i figli a scuola, o devono fare piccoli acquisti o
visite ai parenti, potrebbero, quindi, spostarsi, vantaggiosamente, con la bicicletta. Oggi,
inoltre, esistono mezzi incredibili, adatti anche a persone pigre o non allenate: sono le
biciclette elettriche a pedalata assistita. È di quest’anno l’iniziativa del Ministero
dell’Ambiente che, dall’11 giugno, promuove degli ecoincentivi per le due ruote con sconti
fino al 30% del listino per l’acquisto di nuovi ciclomotori d’ultima generazione o biciclette
elettriche.
La bicicletta, però, per diventare un mezzo di trasporto alternativo alla macchina, ha
bisogno di strade dedicate, di segnaletica appositamente creata, oltre che di un codice
stradale fortemente integrato con quello dei veicoli a motore. È, infatti, impossibile
pensare di lanciare questo vecchio moderno mezzo di trasporto come veicolo alternativo
all’automobile senza adeguare in modo programmatico la viabilità ad esso destinata. Di là
dalle belle parole e dai programmi contenuti nei piani regolatori, si dovrebbe incominciare
effettivamente a realizzare le piste con particolare attenzione ai dettagli realizzativi, al fine
di renderle veramente percorribili. In fondo, la normativa sulle piste ciclabili è vecchia
d’alcuni anni (D.M. 557/1999). Ci si chiede, invece, sempre di più, quali sono i principi
ispiratori della progettazione e della realizzazione delle piste ciclabili quando andiamo a
vedere le loro condizioni. In particolare i principi progettuali di continuità e riconoscibilità,
oltre a quelli di riduzione del rischio d'incidentalità e dei livelli d’inquinamento atmosferico
ed acustico sono di solito disattesi.
L’obiettivo è quello di creare un’unica rete di infrastrutture: dalle piste ciclabili periferiche,
immerse nel verde e nella campagna, si dovrebbe passare, senza soluzioni di continuità, ai
percorsi nei grandi parchi cittadini, nelle aree verdi o lungo la viabilità urbana esistente, al
fine di formare una trama più ampia dei collegamenti ciclabili urbani.
Gli spostamenti diverrebbero convenienti perché si coprirebbero medie distanze in pochi
minuti. Allo stesso tempo il collegamento, tra centro abitato e frazioni periferiche,
risulterebbe praticabile non solo per gite fuori porta e momenti di svago ma anche per
motivi di lavoro ed appuntamenti infrasettimanali; il tutto immerso in una cornice verde,
con visuali piacevoli, al sicuro da pericoli d’ogni sorta.
L’indirizzo progettuale di una pista ciclabile potrebbe emergere meglio se si cominciasse a
pensare al proprio tracciato ideale; ognuno di noi può, chiudendo gli occhi, immaginare di
percorrerlo, desideroso d’attraversare luoghi non turbati dal rumore o dai gas di scarico
delle automobili. Il nostro sogno si tinge, all’improvviso di verde, il fastidioso odore di
benzene è sostituito da quello di fresche fragranze vegetali. Il forte rumore dei motori a
scoppio finalmente non è più percepibile se non come leggero brusio, un volo di zanzara.
In ambito urbano, le piste ciclabili potrebbero diventare elementi di connessione della rete
ecologica primaria (aste fluviali, grandi parchi ecc.), al fine di completare i corridoi verdi
sul territorio, diventando, di fatto, parte fondamentale della matrice ambientale tra cui
condurre l’attività produttiva umana in condizioni di sostenibilità.
I Comuni interessati potrebbero collaborare tra loro, inoltre, per formare vie “verdi”: un
sistema di territori lineari tra loro connessi, gestiti e sviluppati in modo da ottenere
benefici di tipo ecologico e ricreativo. Potrebbero essere interessate strade secondarie, di
campagna, di manutenzione di canali ed acquedotti e comunali. Il collegamento ciclabile
tra paesi limitrofi risulterebbe continuo, così come il relativo corridoio ecologico. È ovvio
che ad un sistema ciclabile diffuso deve accompagnarsi una politica di mobilità basata
sull’integrazione modale, volta allo sviluppo di un uso combinato di diversi vettori di
trasporto da affiancarsi alle due ruote.
Le soluzioni anzidette sono, ad oggi, assai praticate nelle città del Nord dell’Europa
(Danimarca, Germania, Olanda). In questi centri urbani la mobilità alternativa ha raggiunto
livelli di diffusione notevole. Essa è costituita da due sistemi diversi che presentano però
un’efficace integrazione: il primo è un sistema "forte" di percorsi dedicati alla bici,
nettamente separato, alternativo a quello percorribile con gli autoveicoli; il secondo consta
di vie a traffico promiscuo, sistemato con semplici interventi sovrastrutturali (segnaletica,
incroci con aree d’attesa per i ciclisti, pavimentazioni cromatiche delle sedi stradali).
Ma quali sono i pro ed i contro del ciclosistema danese? Di seguito, per punti, presento
alcune interessanti opinioni di chi in Danimarca vive per lavoro. A partire da queste
informazioni ciascuno potrà fare le proprie considerazioni e pensare come attivarsi per
risolvere il problema della mobilità in città.
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In Danimarca non ci sono case automobilistiche.
Il governo danese disincentiva i cittadini all'acquisto di automobili per limitare il
flusso di soldi all'estero. In pratica la tassa di registrazione dell'auto (che
corrisponde all'immatricolazione e all'acquisto della targa) equivale al 180% del
costo dell'auto. C'è un detto qui che dice che quando compri un'auto ne prendi una
per te e due per lo Stato.
In Danimarca non ci sono leggi contro l'inquinamento da gas di scarico delle auto
quindi le persone tendono ad acquistare auto usate molto vecchie e con tantissimi
km che inquinano come ciminiere. Non ci sono regolamentazioni sull'uso di
marmitte catalitiche e la benzina verde la usano in pochi perché è piu cara. L'aria
nelle città è pulita solo grazie al vento che porta tutti i gas nocivi verso Sud.
I cittadini non benestanti sono costretti a utilizzare biciclette e mezzi di trasporto
pubblici. I mezzi pubblici sono molto efficienti e relativamente economici
Le piste ciclabili sono curatissime e permettono di raggiungere in sicurezza ogni
posto.
L'assenza di montagne rende molto comodo ogni spostamento in bicicletta. L'unico
problema è il vento che soffia sempre molto forte e pedalare in senso contrario è
forse persino peggio che pedalare in salita.
Il traffico delle biciclette è regolato con semafori e segnaletica equivalente al
traffico automobilistico, con tanto di divieti sensi unici obblighi di svolte, precedenze
etc.
I vigili urbani fanno rispettare la segnaletica con multe salatissime per ogni minima
infrazione con multe di 510 corone per mancanza di fanali o perché si va in due in
biciclette omologate per una persona.
L'elevato numero di biciclette in circolazione comporta inevitabilmente un problema
di regolamentazione dei parcheggi, per cui vicino ad ogni luogo pubblico come
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università, cinema, stazioni dei treni, uffici postali etc ci sono enormi parcheggi solo
per biciclette.
L'elevato numero di biciclette fa anche si che ci sia un grande ricambio di bici e si
vedono spessissimo biciclette abbandonate perché hanno una ruota bucata o un
cerchione piegato.
La polizia fa ogni mese un giro della città e porta via le bici abbandonate nelle
strade.
Invece per quelle nei cortili di ogni casa fanno cosi: ogni 6 mesi ti mettono un
annuncio nella buca delle lettere dicendo che il giorno tot arriveranno a prendere le
bici abbandonate e che per dimostrare che la bici non è abbandonata devi mettere
un biglietto con sopra il tuo nome altrimenti la portano via.
Il primo giovedì di ogni mese poi fanno un asta alla stazione di polizia e vendono le
bici trovate.
Andrea Sessa
Corrado Cescon
Aalborg (DK): stazione ferroviaria. Esempio
di intermodalità bici-treno
Aalborg (DK): pista ciclabile sul ponte
Aalborg (DK): incrocio con area d’attesa per
i ciclisti