Venti di guerra e crisi economica dietro gli attacchi al

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Venti di guerra e crisi economica dietro gli attacchi al
Venti di guerra e crisi economica dietro gli attacchi al Papa
(di Maurizio d'Orlando, da “AsiaNews” del 14 aprile 2010)
La violenta campagna contro Benedetto XVI, guidata dal New York Times, mira a colpire la
sua autorità morale e quella della Chiesa cattolica. In previsione di una possibile guerra
contro l’Iran e del fallimento del Tesoro americano e del mercato dell'oro.
Milano (AsiaNews) - La pedofilia è un grave scandalo. Che riguardi poi dei sacerdoti cattolici è uno
scandalo ancor maggiore. Soprattutto, per un cattolico devoto, è un dolore simile a pochi altri. È
inoltre anche un bene che gli scandali vengano alla luce. È infatti ancora peggio un cancro che
divori nel silenzio non solo le anime, ma che pian piano inquini e distrugga dall’interno tutta la
struttura dei rapporti dentro la Chiesa. Chi volesse poi cercare un mezzo per attaccare la Chiesa
Cattolica non potrebbe trovare pretesto migliore e s’è visto in questi giorni con gli attacchi davvero
gratuiti al Papa, culminati il 25 marzo con le evidenti faziosità di un articolo a firma di Laurie
Goodstein del New York Times [1].Così, con un chiaro paradosso, proprio il papa Benedetto XVI,
che in tempi recenti ha ripetutamente chiesto di non applicare alcuna tolleranza in tali casi, è stato
preso di mira più di altri mai prima.
Per precisare e definire gli esatti ruoli e confutare le accuse al Papa già ne hanno scritto in merito
vari organi vaticani. Anche il Wall Street Journal ha pubblicato il 6 aprile scorso un editoriale che
contestava punto per punto la diffamazione contro il Papa contenuta nell’articolo del New York
Times.
Eppure, al di là delle calunnie, ci sono delle coincidenze che disturbano. Una prima coincidenza è
che le numerose accuse (alcune risalenti anche a quarant’anni fa) sono spuntate tutte insieme,
all’improvviso, come funghi, un po’ dappertutto in vari Paesi del mondo. È già una concomitanza
singolare, ma altre, forse più complesse, formano un quadro un po’ inquietante.
L’anti-cattolicesimo del New York Times
A distinguersi negli attacchi al papa è proprio Laurie Goodstein, capo redattrice per le questioni
religiose del NYT, nota per uno specifico e particolare livore anti-cattolico, come lo scorso anno
aveva ben sintetizzato l’arcivescovo di New York, mons. Timothy M. Dolan in un articolo dal
significativo titolo “Anti Cattolicesimo”[2] sul sito ufficiale della diocesi, che il NYT si è rifiutato di
pubblicare.
Tale “preferenza” per gli scandali nel mondo cattolico è evidente anche da un altro lato: il NYT (al
pari di altri quotidiani americani) si è rifiutato di riferire con la stessa ampiezza altri scandali di
pedofilia, riguardanti ad esempio Yehuda Kolko, docente alla Yeshiva Torah Temimah di
Brooklyn[3]. Allo stesso modo il NYT non ha sentito il bisogno di riferire che Dov Hikind, fanatico
dell’ estrema destra sionista si è rifiutato di testimoniare in tribunale in merito alle migliaia di
testimonianze raccolte in breve tempo dopo un programma alla radio su recentissimi scandali di
pedofilia ed incesto interni alle comunità ebraiche di New York, (in particolare quelle degli
haredim). Eppure la notizia c’era: a chiedergli di riportare la sua testimonianza era stato l’avvocato
Dowd, noto in tutti gli USA per le sua celebri cause collettive che hanno portato sul lastrico non
poche comunità religiose e diocesi cattoliche americane.
Un’altra coincidenza è che, mentre in mancanza di meglio vengono riesumate vicende di quaranta
anni fa che riguardano sacerdoti cattolici, passano invece sotto silenzio altre ben più recenti e
gravi vicende di pedofilia[4] (particolarmente significativa la vicenda – su cui Tony Blair ha
imposto il segreto di Stato per i prossimi cento anni – riguardanti, una ragazza scozzese, Hollie
Greig, e che nel 2003 vedeva coinvolti, tra gli altri il segretario generale della NATO, Lord
Robertson e Gordon Brown, allora ministro del Tesoro ed oggi Primo Ministro).
Preparare un attacco all’Iran
Tuttavia, non è inquietante che il NYT applichi due pesi e due misure perché ormai sono rimasti in
pochi a ritenerlo autorevole. Non è significativa nemmeno l’ipocrisia britannica sulle vicende
sporche di casa propria: è la consuetudine. Molto più inquietante è invece un’altra coincidenza. Il
giorno stesso dell’articolo della Goodstein, l’agenzia Reuters raccoglieva a Gerusalemme la notizia,
pubblicata il giorno successivo, il 26/3/2010, e ripresa dal Washington Post[5], rapidamente
scomparsa dalla stampa “indipendente” anglo-americana e di quasi tutto il resto del mondo: la
possibilità che Israele impieghi bombe nucleari tattiche in un attacco preventivo contro l’Iran.
Questa notizia è strettamente collegata ad un’altra, brevemente apparsa un paio di settimane prima e
anch’essa poi rapidamente scomparsa dalla stampa “indipendente”: per ordine di Barack Obama
una spedizione di speciali bombe ad altissimo potenziale (da impiegare in un attacco all’Iran per far
esplodere i rifugi sotterranei) è stata dirottata da Israele, dove era originariamente diretta, alla base
militare USA di Diego Garcia nell’Oceano Indiano[6]. Situata 1000 miglia a sud dell’India, al largo
tra le isole Mauritius ed il Golfo Persico, Diego Garcia è la base ideale per lanciare un attacco aereo
all’Iran. Secondo un esperto, già ora i bombardieri americani sono pronti a colpire 10mila obbiettivi
in Iran in poche ore, distruggendo totalmente il Paese[7]. Quando sarà completata la consegna
(logisticamente è presumibile in circa uno, due mesi) il dispositivo d’attacco sarà completamente in
opera ed il lancio di un’operazione militare potrebbe perciò essere ordinato in qualsiasi momento.
In altri termini gli USA vogliono mantenere in proprio pugno tutte le opzioni, mentre Israele vuol
premere l’acceleratore e minaccia di usare le proprie armi nucleari tattiche, se gli USA non si
decidono a fare quanto Israele desidera.
Il 9 aprile la Russia e gli USA hanno firmato un accordo in un cui s’impegnano a non usare armi
atomiche contro i Paesi che hanno firmato i trattati di non proliferazione nucleare (e questo lascia
fuori l’Iran e la Corea del Nord, ma, di rigore, anche Israele, di cui però non si dice). Sempre di
questi giorni è la notizia che Obama e Sarkozy si stanno adoperando per formare un consenso
internazionale a nuove sanzioni contro l’Iran entro poche settimane, forse già nei prossimi giorni. È
dunque chiaro che dalle sanzioni si potrebbe passare ben presto ad un attacco catastrofico contro
l'Iran. Eppure l’Iran non è il solo Paese che potrebbe aver violato gli accordi di non proliferazione
nucleare. Ad esempio Israele, in barba a tutti i trattati, dispone di ben 200 /400testate atomiche.
Anzi ne minaccia l’impiego (sebbene facendo riferimento ad armi nucleari “tattiche”, come se ciò
fosse meno inquietante). Il punto, come è noto, riguarda il fatto che l’Iran starebbe (forse) per
dotarsi di alcuni, pochi, ordigni nucleari. Il forse, in questo caso è d’obbligo perché di prove certe
non ne sono state fornite. Il condizionale è pure d’obbligo dopo che il mondo ha potuto constatare
che valore possono avere le informative provenienti dai vari servizi segreti. Si disse che l’Iraq di
Saddam Hussein disponeva di armi di distruzione di massa. L’Iraq è stato invaso, circa 1,3 milioni
di iracheni sono morti, eppure le armi di distruzione di massa non sono state trovate. Di fronte a
certe asserzioni, una qualche perplessità è comprensibile, senza per questo voler assolvere né
Saddam Hussein, né il regime iraniano. Tale perplessità viene però spesso tacciata di
fiancheggiamento del terrorismo islamista e magari di antisemitismo in senso lato (laddove ad
esempio questo termine viene esteso a chiunque critichi la politica del governo d’Israele).
Il punto è che se le sanzioni sono il preludio ad un attacco contro l’Iran, forse non a tutti è chiaro
che una distruzione dell’Iran, magari con l’uso di armi nucleari tattiche, potrebbe innescare la III
Guerra mondiale. Circa 10 mila cittadini russi operano nelle vicinanze delle centrali nucleari
iraniane per la produzione di energia elettrica ed è noto che la Cina ha stretto buoni rapporti con
l’Iran. Certo il regime iraniano è inquietante, a dir poco, ma è davvero poco credibile che per
bloccare il possibile approntamento di alcuni ordigni nucleari, che vanno ad aggiungersi ai
tantissimi già stoccati negli arsenali di tutto il mondo, si rischi d’innescare un conflitto mondiale di
proporzioni inimmaginabili.
Il grande fallimento economico
La questione forse è un’altra: la guerra dovrebbe servire a nascondere un grande fallimento
economico. Ci attendono infatti nuove ondate di insolvenze nei mutui e nei titoli finanziari "tossici".
Sta per venire alla luce l’insolvenza sui mercati “fisici” dell’oro e di altre materie prime, una frode
gigantesca con al centro HSBC, Goldman Sachs e JPMorgan-Chase, al cui paragone quella di
Madoff parrà il furtarello delle merendine tra alunni delle scuole elementari. Guarda caso proprio
nello stesso periodo, in cui fu tacitato lo scandalo nelle alte sfere britanniche, sempre Gordon
Brown vendette (o svendette ? ) le riserve auree britanniche[8]. Soprattutto, il debito pubblico in
molti Paesi del mondo ha raggiunto proporzioni non solo non più gestibili, ma che nemmeno più si
possono nascondere o procrastinare in un lontano futuro, perché il futuro è arrivato, è ora. Secondo
la Banca dei regolamenti Internazionali (BRI) - non secondo AsiaNews o qualche blogger un po’
estremo o lunatico - il debito pubblico USA è destinato a toccare il 400 % del PIL. Diviene
necessario mettere la sordina alle truffe gigantesche sulle vendite allo scoperto sui mercati fisici di
Londra e New York di metalli preziosi, che ora ed altri non sono in grado di onorare. Soprattutto il
sistema-potere che controlla il circuito dei grandi mezzi di comunicazione deve giustificare la
prossima inevitabile ed ormai certa insolvenza della Federal Reserve e del Tesoro degli Stati Uniti.
Come insegna la storia, non da ultimo la guerra delle Falklands da parte della giunta argentina in
piena bancarotta, una guerra (o in certi altri casi, vedi la Jugoslavia, una guerra civile) ha il “pregio”
di coprire tutto con l’iperinflazione. È una soluzione semplice e geniale, ben collaudata da millenni.
In questo contesto, chi potrebbe avere qualcosa da ridire ? La Chiesa Cattolica ed il Papa. Per
questo, occorreva ed occorre colpirne l'autorità morale ad ogni costo. Ma forse questa è solo una
coincidenza.
___
[1] La campagna lanciata da stampa e televisione ha però lasciato dei segni. Sembra infatti quasi
che la pedofilia sia un fenomeno che riguardi solo o principalmente i sacerdoti cattolici. Celibi per
tradizione e legge della Chiesa, accusarli è facile. In USA, ad esempio, le accuse riguardano quasi il
4 % dei preti cattolici, ma di essi solo l’1% sono poi riconosciuti colpevoli. Sembra anche che, per
definizione, l’unica preoccupazione dei vescovi sia di coprire i preti pedofili, come se non vi
fossero non solo precetti di fede e regole canoniche ben precise, ma come se negli USA e nel resto
del mondo manchino giudici e tribunali disposti a scontrarsi con le gerarchie cattoliche. Semmai è
vero il contrario: molti mezzi di comunicazione e molti ambienti giuridici hanno dato prova di
essere mossi da malevoli preconcetti nei confronti del cattolicesimo e delle gerarchie cattoliche.
[2] Vedi http://blog.archny.org/?p=42, 29 ott. 2009, Anti-Catholicism, di Timothy M. Dolan.
[3] Cfr.: http://failedmessiah.typepad.com/failed_messiahcom/2008/11/ny-times-sexual.html
[4] Si pensi anche alla vicenda degli omicidi compiuti in Belgio da Marc Dutroux in un ambito di
gruppi pedofili cui era emerso un coinvolgimento non solo del capo della polizia ma anche di
Jacques Delors presidente della Commissione Europea. Si pensi anche ai numerosi casi di pedofilia
nell'organizzazione dei Boy Scout in Australia e negli stessi USA sono completamente ignorate da
tutti i mezzi di comunicazione di massa.
[5] Israel could use tactical nukes on Iran, Dan Williams, Friday, March 26, 2010
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/03/26/AR2010032601354.html
[6] http://www.heraldscotland.com/news/world-news/final-destination-iran-1.1013151
http://www.worldtribune.com/worldtribune/WTARC/2010/me_israel0217_03_18.asp
[7] L’ordine di Obama blocca anche la consegna ad Israele di alcuni strumenti d’attacco (elicotteri e
aerei cisterna per il rifornimento in volo su lunghe distanze) necessari per un’offensiva contro
l’Iran, già in precedenza negati da Bush. Il rifiuto di George Bush era stato espresso a fine agosto
poche settimane prima del fallimento Lehman durante la campagna elettorale presidenziale
americana ed aveva avuto l’effetto di spostare il favore ed i finanziamenti della lobby ebraica USA
da McCain ad Obama..
[8]Vedi: Did Gordon Brown Sell UK's Gold To Keep AIG And Rothschild Solvent ? ; More
Disclosures On How The NY Fed Manipulates Gold Prices http://www.zerohedge.com/article/didgordon-brown-sell-uks-gold-keep-aig-and-rothschild-solvent-more-disclosures-how-ny-fed-m