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Poesia che mi guardi
Poesia che mi guardi. La più
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Antonia Pozzi
Antologia, Italia 2010
632 pp.
Prezzo di copertina € 20
Curatore: Graziella Bernabò
Onorina Dino
Editore: Luca Sossella , 2010
ISBN 9788889829806
Luca Sossella
Oltre alle poesie questo volume raccoglie il diario,
una selezione di lettere ed alcuni saggi della
poetessa. Approfondimenti critici e un film
documentario completano la figura di Antonia
Pozzi.
Il libro mascherato
Qual è la logica tra le cose?
Davvero nessuna. Siamo noi a
cercarne una tra un segmento
e l'altro di vita. Ma questo
tentativo di dare forma a ciò
che ne è privo, di dare forma
al caso, sanno condurlo in
porto solo i buoni scrittori.
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Poesia che mi guardi: Scatti di poesia
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Per troppa vita che ho nel sangue/ tremo/ nel
vasto inverno. (Sgorgo, 12 gennaio 1935)
Chi è Antonia Pozzi? Letterati, critici, poeti e
scrittori ben conoscono i versi di questa poetessa
fotografa che è misconosciuta alla platea dei
lettori. Questa buona pubblicazione (ottimo il
rapporto qualità-prezzo) a cura di Graziella
Bernabò e Onorina Dino offre l'opportunità di
accostarsi alla sua poetica e fornisce una valida
strumentazione alla comprensione con dei brevi
saggi critici, una dettagliata bibliografia e un film
diretto da Marina Spada sulla poetessa, allegato al
volume.
Nata nel primo decennio del Novecento a Milano
da famiglia benestante ed aristocratica Antonia
inizia a scrivere presto. Contrappunto dei suoi
versi sono la natura, la pianura lombarda e le
montagne della Grigna, i legami, l'amicizia
femminile, il rapporto speciale con la nonna
materna Nena ed il sentimento d'amore.
Educata secondo i canoni moderni, le lingue, i
viaggi, gli sport, predestinata ad una vita agiata,
Antonia Pozzi incontra poco meno che ventenne le
ristrettezze dell'ambiente culturale accentuate
dall'oppressione del regime fascista; vive amori
infelici e sente un forte senso di colpa per la sua
Atom
condizione privilegiata. Una triste mattina di
dicembre del 1938 sceglie di morire.
A noi, freschi lettrici e lettori dei suoi versi piace
ricordarla allegra come traspare nella sua
Mascherata di Peschi ("Stanotte i peschi/ si sono
passati la parola/ per mascherarsi
capricciosamente/ e stamattina son sbucati da
ogni muro,/ pavoneggiandosi...") o con "una
velata nostalgia impressa nei tulipani sul tavolo
dirimpetto" (Tulipani, Milano 8 maggio 1929)
oppure attenta osservatrice quando descrive la
caduta del giovane lattivendolo per le scale che ci
ricorda un garzoncello di altri tempi. (La disgrazia,
3 maggio 1931). Non meno importanti sono le
fotografie di Antonia (scrive alla madre dopo la
caduta della macchinetta fotografica "...io senza
macchinetta sono una donna morta..."); rivediamo
la periferia milanese o il suo amato paese Pasturo,
ai piedi della Grigna, scatti che parlano di lei.
Ai suoi tempi Antonia Pozzi non fu compresa
come donna e non fu apprezzata come poetessa
fotografa; a noi spetta riconoscere il valore dei
suoi versi e delle sue poesie.
Claudia Savarese
(15-01-2011)
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