Proposizione 1. A `e aperto se e solo se A c `e chiuso
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Proposizione 1. A `e aperto se e solo se A c `e chiuso
Proposizione 1. A è aperto se e solo se Ac è chiuso. Dimostrazione. 00 =⇒00 : se xo 6∈ Ac , allora xo ∈ A = Ao e quindi esiste r > 0 tale che B(xo , r) ⊂ A; allora xo non può essere di accumulazione per Ac . Dunque se un punto è di accumulazione per Ac deve per forza appartenere ad Ac , ovvero (Ac )0 ⊂ Ac . 00 ⇐=000 : se xo ∈ A allora xo 6∈ Ac e quindi, se per ipotesi Ac è chiuso, xo non può essere di accumulazione per Ac ; negando la condizione xo ∈ (Ac )0 si ottiene che esiste allora r > 0 tale che B(xo , r) ∩ Ac =Ø, ovvero B(xo , r) ⊂ A e quindi xo è interno ad A, il che prova che A è aperto. Proposizione 2. 1. A è aperto se e solo se A ∩ ∂A =Ø. 2. C è chiuso se e solo se ∂C ⊂ C. Dimostrazione. Proviamo la condizione necessaria della 1. Se A è aperto, ogni xo ∈ A è interno, e quindi ceramente non appartiene alla frontiera. Viceversa, se A∩∂A =Ø, ogni elemento di A non appartiene a ∂A e quindi è necessariamente interno. Proviamo la 2. Se C è chiuso per la Porposizione 1 A = C c è aperto; quindi per la 1, C c ∩ ∂C c =Ø; Ma ∂C c = ∂C e quindi C c ∩ ∂C =Ø, il che significa che ∂C ⊂ C. Viceversa, se ∂C ⊂ C, e A = C c allora ∂A ⊂ C = Ac e quindi A ∩ ∂A =Ø; di nuovo per la 1. allora A è aperto e per la Proposizione 1 C = Ac è chiuso. 2 Proposizione 3. C è chiuso se e solo se C = C. Dimostrazione. 00 =⇒00 : Dalla Proposizione 2 ∂C ⊂ C e poichè C = C ∪ ∂C si ha C ⊂ C ⊂ C ovvero C = C. 00 ⇐=00 Se C = C in particolare C ⊂ C, cioè C ∪ ∂C ⊂ C e quindi ∂C ⊂ C; dalla Proposizione 2, allora , C è chiuso. 2 Proposizione 4. Gli aperti di uno spazio normato (E, k · k) godono delle proprietà 1 Ø e E sono aperti; 2 Se {Aα , α ∈ I} è una famiglia di sottoinsiemi aperti di E, allora [ Aα è un aperto; α∈I 3 Se A1 , · · · , An sono aperti in E anche n \ Ai è un aperto in E. i=1 Dimostrazione Che tutto lo spazio E sia aperto è un’immediata conseguenza della definizione, in quanto ogni x ∈ E è interno allo spazio; per questo motivo ∂E =Ø, e quindi ∂E ⊂ E; dunque dalla Proposizione 2, E è anche chiuso, e quindi il suo complementare, cioè Ø, è aperto. 1 Per provare la 2, osserviamo che comunque scelto x ∈ [ Aα deve esistere almeno un α ∈ I α∈I [ tale che x ∈ Aα che è aperto; pertanto esiste anche r > 0 tale che B(x, r) ⊂ Aα ⊂ Aα e α∈I quindi x è interno all’ unione. Per provare la 3 infine, osserviamo che se x∈ n \ n \ Ai =Ø non si deve provare nulla; se invece i=1 Ai cioè x ∈ Ai , i = 1, · · · , n,allora esistono n raggi, ri tali che B(x, ri ) ⊂ Ai . i=1 Preso r = min{r1 , · · · , rn } > 0 risulta chiaramente B(x, r) ⊆ B(x, ri ) ⊂ Ai ovvero B(x, r) ⊆ n \ Ai , ovvero x è interno i=1 2. all’intersezione. Utilizzando la Proposizione 1 e le Leggi di De Morgan, si ottiene immediatamente il seguente Corollario. I chiusi di uno spazio normato (E, k · k) godono delle proprietà 1’ Ø e E sono chiusi; 2’ Se {Cα , α ∈ I} è una famiglia di sottoinsiemi chiusi di E, allora \ Cα è un chiuso; α∈I 3’ Se A1 , · · · , An sono chiusi in E anche n \ Ci è un chiuso in E. i=1 Infine, come ultima caratterizzazione dei chiusi proviamo il seguente risultato. Proposizione 5. In uno spazio normato (E, k · k) sono equivalenti 1 C è chiuso in E; 2 per ogni successione (xn )n ⊂ C convergente a xo ∈ E risulta xo ∈ C. Dimostrazione. Proviamo innanzitutto che 1=⇒ 2. Supponiamo per assurdo che esista invece (xn ) ⊂ C convergente a xo , ma che xo 6∈ C; allora xo ∈ C c che per l’ipotesi 1 è aperto; dunque esiste un raggio r tale che B(xo , r) ⊂ C c ovvero B(xo , r) ∩ C =Ø, mentre per la convergenza dovrebbe contenere una coda della successione, e quindi dovrebbe contenere elementi di C. Passiamo all’implicazione inversa; per provare che 2 =⇒1, proviamo che C 0 ⊂ C. Sia allora xo ∈ C 0 fissato; consideriamo r1 = 1 e applichiamo la definizione di punto di accumulazione; dunque B(xo , 1) ∩ C \ {xo } = 6 Ø, ovvero esiste x1 ∈ C ∩ B(xo , 1) e x1 6= xo ; allora ρ1 = kxo − ρ1 1 x1 k > 0 e scegliendo r2 = ≤ e iterando il procedimento si trova x2 ∈ C ∩B(xo , r2 )\{xo } 2 2 1 che di nuovo implica 0 < ρ2 = kx2 − xo k < ; proseguendo in questo modo si costruisce una 2 2 1 successione di punti xn ∈ C tali che kxn − xo k ≤ n e quindi tale che xn → xo . Dall’ipotesi 2 2, quindi xo ∈ C che è esattamente quello che ci proponevamo di provare. 3 Teorema 1. (Caratterizzazione dei connessi di R) Un sottoinsieme I di R è connesso se e solo se è un intervallo, o una semiretta o tutto R. Dimostrazione. Proviamo prima che se I è del tipo detto, allora I è connesso. A tale scopo, supponiamo per fissare le idee, che I sia limitato superiormente, e supponiamo per assurdo che I ammetta una sconnessione (A1 , A2 ). Allora I ∩ Ai 6=Ø; di conseguenza, anche Ai ∩I o 6=Ø, e quindi possiamo scegliere x0 ∈ A1 ∩I o e x00 ∈ A2 ∩I o ; poichè A1 ∩A2 =Ø, necessariamente x0 6= x000 . Supponiamo per esempio che x0 < x00 , e poniamo H = {x ∈ I : x ≥ x0 e [x0 , x] ⊂ A1 }, xo = sup H. Poichè tra i punti di H vi è in particolare x0 , risulta certamente x0 ≤ xo . Proviamo ora che x00 > xo . Se infatti supponiamo per assurdo che x00 < xo esisterebbe necessariamente un elemento ξ ∈ H tale che ξ > x00 ; ciò significa che ξ ∈ I e che [x0 , ξ] ⊂ A1 . Ma allora anche [x0 , x00 ] ⊂ A1 e quindi x00 ∈ A1 il che è assurdo perchè A1 e A2 sono disgiunti. Se supponiamo d’altra parte che xo = x00 , esiste una successione xn ⊂ H tale che xn ↑ x00 , e quindi [x0 , xn ] ⊂ A1 . D’altra parte x00 ∈ A2 che è aperto; dunque esiste un raggio r̄ tale che B(x00 , r̄) ⊂ A2 , e per la convergenza in questa boccia cade tutta una coda della successione (xn )n ; poichè ciascun xn ∈ A1 di nuovo perveniamo alla contraddizione A1 ∩ A2 6=Ø. Pertanto x0 ≤ xo < x00 . Ora, poichè x0 , x00 ∈ I o , xo ∈ [x0 , x00 [, necessariamente anche xo ∈ I o . Proviamo che [x0 , xo [⊂ A1 ; se x0 = xo l’intervallo è vuoto e l’inclusione è immediata; se invece x0 < xo , possiamo determinare una successione (ξn )n ∈ H convergente dal basso a xo (perchè I non è degenere e tutti i suoi punti interni sono di accumulazione sia da destra che da sinistra). Quindi tutti gli intervalli [x0 , ξn [ sono contenuti in A1 ; allora [ [x0 , xo [= [x0 , ξn [⊂ A1 . (1) n Se supponiamo che xo ∈ A1 , xo ∈ A1 ∩I o che è aperto, e quindi esiste certamente x1 > xo tale che [xo , x1 ] ⊂ A1 ∩I o ⊂ A1 ∩I (perchè contiene un intorno centrato in xo e dunque, a maggior ragione, contiene un intorno destro di xo ). Dalla (1), [x0 , xo [∪[xo , x1 ] = [x0 , x1 ] ⊂ A1 ; ma allora x1 ∈ H e questo contraddice il fatto che xo è un maggiorante di H. D’altra parte se supponiamo che xo ∈ A2 , esiste certamente x2 < xo tale che [x2 , xo ] ⊂ A2 (di nuovo perchè A2 è aperto quindi contiene un intorno centrato in xo e dunque, a maggior ragione, contiene un intorno sinistro di xo ); senza restrizione di generalità si può supporre che x2 ≥ x0 . Quindi [x2 , xo ]∩A1 =Ø. Ma allora nessun elemento ξ ≥ x2 può appartenere ad H, perchè in caso contrario [x2 , ξ] ⊂ [x0 , ξ] ⊂ A1 e quindi x2 ∈ A1 ; cioè x2 è un maggiorante di H. Allora sup H ≤ x2 < xo che è di nuovo una contraddizione. In conclusione il punto xo ∈ I ma xo 6∈ A1 ∪ A2 e questo contraddice l’assunzione che (A1 , A2 ) è una sconnessione per I. Viceversa, proviamo che se I è un connesso, allora è un insieme del tipo elencato. Per brevità trattiamo solo il caso di I connesso limitato, lasciando al lettore la trattazione dei rimanenti casi. 4 Poniamo allora a = inf I, b = sup I; negare che I sia uno qualsiasi degli intervalli determinati da a e da b, equivale a supporre che ci sia un punto xo ∈]a, b[\I; infatti, se al contrario fosse ]a, b[⊂ I, I coinciderebbe con uno dei quattro intervalli [a, b], ]a, b[, [a, b[, ]a, b]. Prendiamo A1 = (−∞, xo [, A2 =]xo , +∞) e osserviamo che sono entrambe aperti, che sono disgiunti e la loro unione copre I; in altre parole abbiamo generato una sconnessione di I, il che nega l’ipotesi che I sia connesso. 2 5 Teorema 2. Ogni insieme E stellato è connesso. Dimostrazione. Sia E stellato rispetto a xo e supponiamo per assurdo che E ammetta una sconnessione (A1 , A2 ); allora xo appartiene ad uno solo dei due aperti, sia per esempio xo ∈ A1 . Poichè E ∩ A2 6=Ø, possiamo scegliere x1 ∈ E ∩ A2 ; consideriamo I1 = {t ∈]0, 1[: txo + (1 − t)x1 ∈ A1 }, I2 = {t ∈]0, 1[: txo + (1 − t)x1 ∈ A2 }. Allora I1 ∪ I2 =]0, 1[ e I1 ∩ I2 =Ø; se proviamo che sono aperti e non vuoti abbiamo determinato una sconnessione di ]0, 1[ e quindi perveniamo ad un assurdo. Proviamo ora che sono entrambe non vuoti; basta provarlo per I1 perchè la dimostrazione n−1 , e che I2 6=Ø è analoga. Consideriamo la successione in ]0, 1[ definita da tn = n consideriamo corrispondentemente xn = tn xo + (1 − tn )x1 ; è facile verificare che xn → xo . D’altra parte, essendo A1 aperto, e xo ∈ A1 esiste certamente r > 0 tale che B(xo , r) ⊂ A1 , mentre dalla convergenza, risulta xn ∈ B(xo , r) per n sufficientemente grande; dunque xn ∈ A1 definitivamente, e di conseguenza tn ∈ I1 definitivamente; ciò ci assicura che I1 6=Ø. Proviamo per esempio che I1 è aperto, cioè che se to ∈ I1 allora tutto un intorno di to cade in I1 . Poniamo x = to xo + (1 − to )x1 . Per definizione di I1 si ha x ∈ A1 , ed essendo quest’ultimo aperto, esiste r > 0 tale che B(x, r) ⊂ A1 . Poichè xo 6= x1 (perchè appartengono a due insiemi disgiunti), risulta kxo − x1 k > 0. r r r r Proviamo che to − , to + , to + ⊂ I1 ; infatti se τ ∈ to − kxo − x1 k kxo − x1 k kxo − x1 k kxo − x1 k si ha kτ xo +(1−τ )x1 −xk = k(τ −to )xo +[(1−τ )−(1−to )]x1 k = k(τ −to )xo −(τ −to )x1 k = |τ −to |·kxo −x1 k < r. Quindi τ xo + (1 − τ )x1 ∈ B(x, r) ⊂ A1 che per definizione implica τ ∈ I1 . 6 2 Teorema 3. Se E è aperto e connesso, allora è connesso per poligonali. Dimostrazione. Consideriamo in E la relazione binaria x...e y se e solo se esiste una poligonale S(x, y) tutta contenuta in E. E’ facile convincersi che si tratta di una relazione di equivalenza. Denotiamo con E[x] la classe di equivalenza del generico elemento x ∈ E ovvero E[x] = {y ∈ E : x...e y}. Proviamo che E[x] è aperto per ogni x ∈ E. Infatti se y ∈ E[x], y ∈ E che è aperto, e quindi esiste r > 0 tale che B(y, r) ⊂ E; ora B(y, r) è stellato rispetto a y quindi ogni suo punto z...e y e poichè y...e x per transitività z...e x; cosı̀ B(y, r) ⊂ E[x] e quindi ogni punto di E[x] è interno. [ Ovviamente se x 6...e y si ha E[x] ∩ E[y] =Ø; ma allora E[x] e E[y] sono due aperti y6... ex disgiunti la cui unione copre E, in altre parole costituiscono una sconnessione di E, il che contraddice l’assunzione che E è connesso. Dunque non possono esistere due punti di E tali che x ... 6 e y, ovvero x...e y per ogni coppia di punti di E, il che assicura che E è connesso per poligonali. 2 7 Primo teorema di continuità globale. Siano V e W due spazi normati, D un sottoinsieme aperto di V e f : D → W . Allora f è continua se e solo se per ogni aperto B ⊂ W risulta f −1 (B) aperto in V . Dimostrazione. Proviamo prima la parte necessaria, cioè supponiamo f continua, e fissiamo un aperto B ⊂ W . Se f −1 (B) è vuoto non vi è nulla da provare. Se f −1 (B) non è vuoto, vogliamo provare che ogni suo punto è interno. Sia allora xo ∈ f −1 (B); allora f (xo ) ∈ B e dunque esiste certamente r > 0 tale che B[f (xo ), r] ⊂ B. Per l’assunzione di continuità esiste in corrispondenza δ(r) > 0 tale che per ogni x ∈ D con kx − xo kV < δ risulta kf (x) − f (xo )kW < r. D’altra parte anche D è aperto; quindi esiste ρ > 0 tale che B(xo , ρ) ⊂ D. Allora se scegliamo δ 0 (r) = min{δ(r), ρ} risulta certamente B(xo , δ 0 ) ⊂ D ma anche f (x) ∈ B[f (xo ), r] per ogni x ∈ B(xo , δ 0 ), e dunque B(xo , δ 0 ) ⊂ f −1 (B). Viceversa, proviamo la condizione sufficiente: fissato arbitrariamente xo ∈ D, per provare la continuità di f in xo , fissiamo ε > 0 e consideriamo l’aperto in B = B[f (xo ), ε] ⊂ W . Per l’ipotesi risulta f −1 (B) aperto in V , e poichè ovviamente xo ∈ f −1 (B), deve esistere δ > 0 tale che B(xo , δ) ⊂ f −1 (B). Ciò significa che per ogni x ∈ D con kx − xo kV < δ risulta f (x) ∈ B = B[f (xo ), ε] cioè kf (x) − f (xo )kW < ε che è esattamente la definizione di continuità nel punto xo 2 Secondo teorema di continuità globale. Siano V e W due spazi normati, D un sottoinsieme chiuso di V e f : D → W una funzione continua. Allora per ogni chiuso C ⊂ W risulta f −1 (C) chiuso in V . Dimostrazione. Fissato il chiuso C, sia xo ∈ [f −1 (C)]0 , e sia (xn )n una successione in f −1 (C) convergente a xo . Vogliamo provare che xo ∈ f −1 (C) ovvero che f −1 (C) contiene ogni suo punto di accumulazione. Sappiamo che xo ∈ D, in quanto D è chiuso, che f (xn ) ∈ C, e per la continuità, che f (xn ) → f (xo ); dunque xo ∈ f −1 (C). 2 8 Teorema di conservazione della connessione. Siano V e W due spazi normati, C un sottoinsieme connesso di V e f : C → W una funzione continua. Allora f (C) è connesso. Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che esista una sconnessione (B1 , B2 ) di f (C), e consideriamo Ci = f −1 (Bi ). Immediatamente si prova che C1 e C2 sono disgiunti, e che la loro unione ricopre C. Tuttavia non è detto che essi siano aperti, perchè per poter applicare il Primo teorema di continuità globale avremmo bisogno di sapere che anche C è aperto. Per questo motivo occorre costruire diversamente una sconnessione di C (in modo da pervenire ad una contraddizione). Per ogni x ∈ C consideriamo d(x, C2 ) se x ∈ C1 r(x) = d(x, C1 ) se x ∈ C2 . Vogliamo provare innanzitutto che r(x) > 0 per ogni x ∈ C. Anche per questo passo procediamo per assurdo, e supponiamo per esempio, che esista xo ∈ C1 tale che r(xo ) = 0; dunque deve esistere una successione (xn )n ⊂ C2 tale che kxo − xn kV → 0; quindi si ha anche xn → xo e per la continuità f (xn ) → f (xo ). Poichè xo ∈ C1 la sua immagine f (xo ) ∈ B1 che è aperto; pertanto f (xn ) ∈ B1 definitivamente; allora anche xn ∈ C1 definitivamente, il che è assurdo perchè si era scelta xn ∈ C2 e C1 ∩ C2 =Ø. Consideriamo ora gli insiemi [ r(x) [ r(x) , A2 = . B x, A1 = B x, 3 3 x∈C x∈C 2 1 Vogliamo provare che costituiscono una sconnessione di C. Intanto sono entrambe aperti, perchè sono unione di aperti; inoltre è evidente che Ci ⊂ Ai per i = 1, 2 e quindi che C = C1 ∪ C2 ⊂ A1 ∪ A2 . Resta allora da provare che sono disgiunti. Supponiamo ancora per assurdo che contenga A1 ∩ A2 un punto xo ; allora debbono esistere r(x1 ) r(x2 ) x1 ∈ C1 e x2 ∈ C2 tali che xo ∈ B x1 , ∩ B x2 , . 3 3 Supponiamo per esempio r(x1 ) ≤ r(x2 ); allora kx1 − x2 kV ≤ kx1 − xo kV + kxo − x2 kV < r(x1 ) r(x2 ) + < r(x2 ). 3 3 Ma x1 ∈ C1 e quindi r(x2 ) = d(x2 , C1 ) ≤ kx2 − x1 kV < r(x2 ) che è assurdo. 9 2 Teorema di Heine. Sia K un sottoinsieme sequenzialmente compatto di uno spazio normato (V, k·kV ), e sia f : K → (W, k·kW ) una funzione continua. Allora f è uniformemente continua. Dim. Ciò che si vuole provare è che per ogni ε > 0 eiste δ(ε) > 0 tale che per ogni coppia di punti x0 , x00 ∈ K con kx0 − x00 kV < δ risulta kf (x0 ) − f (x00 )kW < ε. Procediamo per assurdo, ovvero supponiamo che esista εe > 0 tale che per ogni δ > 0 esistono x0δ , x00δ ∈ D con kx0δ − x00δ kV < δ ma kf (x0δ ) − f (x00δ )kW > εe. 1 Applicando questa ipotesi assurda con δ = , n ∈ N+ si costruiscono quindi due successioni n 1 0 00 0 00 (xn )n , (xn )n ∈ D tali che kxn − xn kV < e kf (x0n ) − f (x00n )kW > εe. n Dalla compattezza sequenziale di K esiste una sottosuccessione (x0np )p convergente a un elemento xo ∈ K; d’altra parte se si considera la sottosuccessione (x00np )p risulta kx00np − xo kV ≤ kx00np − x0np kV + kx0np − xo kV < 1 + kx0np − xo kV , np e quindi immediatamente si ottine che anche converge a xo . Per la continuità di f (che come si è provato precedentemente comporta la continuità sequenziale), risulta allora che lim f (x0np ) = f (xo ), p→+∞ Dunque, in corrspondenza di lim f (x00np ) = f (xo ). p→+∞ εe esiste p̄ tale che per ogni p > p̄ risulta 3 εe εe kf (x0np ) − f (xo )kW < , kf (x00np ) − f (xo )kW < 3 3 e quindi, sempre per la disuguaglianza triangolare, kf (x0np ) − f (x00np )kW ≤ kf (x0np ) − f (xo )kW + kf (x00np ) − f (xo )kW < εe εe + < εe 3 3 che contraddice l’ipotesi inziale, cioè che kf (x0n ) − f (x00n )kW > εe per ogni n ∈ N. 10