Gennaio 2009 - Trasparenze Villasimius

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Gennaio 2009 - Trasparenze Villasimius
Anno V- numero 11
GENNAIO 2009 - Pag 1
IL GIORNALE VIVE ANCHE GRAZIE AL CONTRIBUTO VOLONTARIO DI CITTADINI E OPERATORI LOCALI
Numero copie stampate: 2.000
Pubblicazione indipendente di informazione e controinformazione a cura della Associazione ―CITTADINI PER VILLASIMIUS‖ - Diffusione gratuita
Autorizzazione del Tribunale di CAGLIARI n. 16/05 del 26 Maggio 2005 — Indirizzo: Associazione ―cittadini per Villasimius‖ fermo posta — 09049 Villasimius (CA )
EMAIL: [email protected] *** www.trasparenze-villasimius.org— Stampato a cura della TIPOGRAFIA DEL CAMPIDANO — Selargius.
FATTI NOSTRI
I GIOVANI: PROBLEMA O RISORSA DEL PAESE?
Chissà se ai nostri ragazzi piace il paese che abbiamo
costruito per loro.
Probabilmente no. Di sicuro è un paese diverso da
quello che sognavano quando, da bambini, non vedevano l‘ora di diventare grandi. Questo è un posto dove
comandano vecchi che fanno discorsi da vecchi. Un
posto dove c‘è molta più attenzione per la poseidonia,
i delfini e le tartarughe marine di quanta ve ne sia per
loro. Qui non è ritenuto necessario che siano istruiti,
non sono graditi i pericolosi intellettuali e, se proprio
volessero portare avanti gli studi, difficilmente troveranno chi darà loro una mano quando avranno delle
difficoltà. Qui a parole si esalta il valore della istruzione ma nessuno si dispera se crescono nell‘ignoranza.
L‘istruzione costa mentre l‘ignoranza è gratis. La cosa
pubblica è per loro un problema lontano: crescono sotto la tutela di una classe dirigente praticamente infallibile e soprattutto immortale. Qui i valori, quali partecipazione, solidarietà, impegno sociale, etica politica non
servono, sono ferrovecchio.
La loro sopravvivenza economica è spesso legata alla
generosità di chi li vuole flessibili, proni, obbedienti. I
diritti non esistono perché non sono necessari mentre,
se avranno la pazienza di fare anticamera con il cappello in mano, i loro bisogni verranno soddisfatti a
tempo debito. L‘importante è che facciano i bravi e non
disturbino. La loro quotidianità è racchiusa nello schema ―lavoro, (chi lo ha) - fidanzata, (chi la ha) - amici bar‖. E il loro avvenire? Una faccenda che riguarda chi
decide per tutti. Ma è proprio questo il problema.
Chi, a parte le famiglie, crede e investe su di loro?
Chi si sta preoccupando di costruire per loro un percorso di vita che ne tuteli il futuro?
Chi sta creando le condizioni affinché una volta completato il percorso di crescita personale siano attrezzati
per affrontare le sfide della vita ed entrare a pieno titolo nella categoria dei cittadini che contano?
Chi sta raccogliendo le richieste di aiuto che in diverse
forme, anche discutibili, alcuni di loro stanno inviando?
Quelli che dovrebbero farlo sono dei sordi parlanti.
Non lo fanno certo le istituzioni municipali, troppo impegnate a tirare a campare, ad autocelebrarsi e ad autoriprodursi all‘infinito, ostaggio di una tentacolare
burocrazia che loro stesse hanno generato.
Non certo la Chiesa, assente non giustificata nel desolato panorama sociale di Villasimius. La Parrocchia
una volta rappresentava una sicura guida per i giovani
e le loro famiglie, autentica palestra di vita e di valori.
Oggi appare, e ci dispiace dirlo, rinchiusa in se stessa,
quasi infastidita alla sola idea di un qualunque impegno
che vada oltre i suoi riti e i suoi cerimoniali.
Non certo la scuola, che da tempo ha rinunciato ad esercitare la propria missione di guida educativa e abbandona gli adolescenti al conseguimento della licenza media, proprio nel momento più delicato della formazione delle loro personalità.
Le varie associazioni sportive e per il tempo libero che,
dal canto loro operano nel nostro territorio, non possono da sole colmare il vuoto di valori e senso di appartenenza che solo istituzioni credibili possono dare. Stiamo allattando i nostri figli al mito delle cose superflue,
privi di qualunque punto di riferimento certo, abbandonati a loro stessi ed in balia di una televisione commerciale che addormenta le coscienze, più interessata a
fabbricare consumatori che cittadini. Queste macerie
hanno molti padri e molte madri.
La organizzazione sociale di ogni specie animale, anche
quelle più primitive, è basata sulla sopravvivenza della
prole. Noi abbiamo invece creato un sistema basato sulla difesa dei diritti dei vecchi a danno dei giovani con
modalità davvero paradossali: da un lato, nel privato, le
famiglie per eccesso di protezione, sostengono e viziano i figli più di quanto sarebbe necessario; dall‘altro,
nella nostra società cosiddetta avanzata, viene invece esercitato, da parte degli adulti umani nei confronti dei
loro cuccioli, uno spietato cannibalismo generazionale
da fare invidia al conte Ugolino.
segue a pag. 2
L’AGENTE DI CUSTODIA ANTONIO CHERCHI
E L’ALBERGO “STELLA D’ORO”
A PROPOSITO DEL PAESE
DEI BALOCCHI
LA STORIA RACCONTATA DAI PROTAGONISTI: PARLANO
DELIA E GIOVANNA, DUE DELLE FIGLIE DEL
FONDATORE DEL PRIMO ALBERGO A VILLASIMIUS
RIFLESSIONI DI UN
―CERVELLO IN FUGA‖
Fabio Masala, 32 anni di Villasimius, laureato con
110 e lode in lingua e letteratura straniera, ha
conseguito importanti specializzazioni e competenze. Si trova attualmente emigrato a Ravenna
non avendo trovato occupazione nella sua terra
e nessuna risposta alle varie richiesta di occupazione.
UNA FOTO GIOVANILE DI ANTONIO CHERCHI
Antonio Cherchi nasce a Usini (ss) il 3 Agosto 1875. A 17 anni si arruola
nel Regio Corpo degli Agenti di custodia e, dopo diverso girovagare tra le
Patrie galere, (dalla parte esterna), viene distaccato, ai primi del ‗900,
presso la Colonia Penale di Castiadas con il ruolo di Capo guardie a cavallo. La vita sociale in colonia non si può dire che fosse particolarmente vivace per cui la trasferta a Villasimius, di scorta ai detenuti che con un carretto vi trasportavano la frutta, è uno dei pochi svaghi consentiti.
E proprio in una di queste rare occasioni conosce la sedi- Segue a pag. 2
La provocazione
Il problema dell‘abbandono scolastico a Villasimius è molto complesso e riguarda la nostra società moderna e il cambiamento nelle gerarchie di
valori. Analizzando il caso specifico, l‘aspetto che
sembra essere trascurato più altri è quello motivazionale. La motivazione è il motore di ogni azione
e ne giustifica gli sforzi e ne determina l‘efficacia.
I giovani di Villasimius non sono più limitati mentalmente di altri loro coetanei, ma probabilmente
oltre alle evidenti difficoltà logistiche, il contesto in
cui crescono non riesce a porre innanzi a loro obiettivi concreti e raggiungibili e includerli in un
progetto di crescita globale della comunità che li
indirizzi nelle loro scelte. L‘aiuto materiale nello
studio sarebbe superfluo se si riuscissero a creare forti motivazioni.
Il giovane adolescente di Villasimius ha la fortuna
di vivere in un bellissimo paese, avere presto soldi
in tasca e tempo libero con scarso impegno mentale. Una precoce indipendenza economica quindi, e la possibilità di crearsi velocemente una famiglia e integrarsi perfettamente nella propria comunità.
In alternativa può svegliarsi alle sei del mattino e
andare nauseato a studiare a Cagliari, sacrificare
il tempo libero, pesare a lungo sui propri genitori e
raggiungere l‘indipendenza molti anni più tardi.
Questo per trovare un lavoro impiegatizio da diplomato e guadagnare probabilmente meno dei suoi
coetanei muratori/giardinieri. In aggiunta, la società in cui vive sembra dare maggiore valore alla
posizione economica che al ―prestigio sociale‖, e
men che meno alla preparazione culturale. Avrà
sicuramente le mani pulite e preserverà meglio la
schiena, ma sarà questa una motivazione sufficiente? È questo in- Segue a pag. 3
FISCHI
APPLAUSI
UNA BRETELLA PER NOI
LA CONSEGNA
DELLA POSTA
Le bretelle venivano una volta usate per reggere i pantaloni. Il nome
di questo accessorio, oggi passato di moda, è tornato prepotentemente alla ribalta da quando, con una certa insistenza, si sta parlando
di un collegamento stradale tra la nuova SS 125 e il nostro paese.
L‘argomento è quanto mai attuale posto che entro il 2010 la nuova arteria viaria entrerà definitivamente in servizio. Man mano che la situazione si delinea stiamo scoprendo che Castiadas ha due svincoli,
Muravera, Villaputzu e San vito uno, e ne hanno uno persino Solanas e S.Priamo. Villasimius al contrario non ne ha nessuno. Quando
la nuova opera sarà completata se vorremmo usufruirne dovremo
quindi percorrere almeno 15 km di curve per arrivare fino a S. Barbara, (a 50 km/h), con un tempo di percorrenza aggiuntivo di almeno 15 minuti. Siccome non crediamo che Solanas, S. Priamo e gli altri siano strategicamente più importanti di Villasimius è opportuno
chiederci perché a suo tempo non si sia trovata una soluzione per
collegare alla nuova 125 anche il nostro paese. Eppure ci risulta
che, ai primi anni ‗90 quando si è trattato di definirne il tracciato, gli
Enti responsabili abbiano consultato anche gli amministratori locali
di allora. Quale sia stata la posizione dei nostri rappresentanti nessuno lo ricorda e chi lo ricorda fa finta di averlo dimenticato. In ogni
caso, se la bretella è stata chiesta e non è stata ottenuta significa che
il loro parere non contava nulla. Se non hanno neppure pensato di
chiederla significa che non avevano capito nulla. Se invece, come
qualche maligno sussurra, hanno esplicitamente chiesto che non si
facesse perché, secondo le teste d‘uovo di allora, avrebbe favorito la
calata dei Cagliaritani, beh …. il fatto si commenta da solo.
Finalmente, dopo tante
proteste e sollecitazioni
sia di cittadini che della istituzioni tra cui la
Amministrazione Comunale, è stata estesa
a tutte le abitazioni del
paese la consegna della posta. Fanno eccezione solo alcune case
o v e
m a n c a
l‘indicazione delle strade con i relativi numeri
civici.
Secondo le informazioni fornite dal locale Ufficio postale il servizio
verrà attivato anche
nelle zone attualmente
non coperte appena il
Comune provvederà ad
approntare la toponomastica completa delle
nuove realtà abitative.
ALL‘INTERNO
QUANDO GLI ALBANESI ERAVAMO NOI
Pag. 3
IPOTESI SUL NOME VILLASIMIUS
Pag. 4
PIDUS DE CRABONAXIA
Pag. 4
AMBIENTE E SVILUPPO
Pag. 5
IL TAR FERMA PORTO GIUNCO
Pag. 5
NOTIZIE DALLA LEGA NAVALE
Pag. 6
POESIA DIALETTALE
Pag. 6
SPORT E SPETTACOLO
Pag. 6
ANGOLO DEL BUON UMORE
Pag. 6
LA SQUADRA COLPISCE ANCORA
Pag. 6
ACCABADORAS A CRABONAXIA
Pag. 7
LA STORIA RACCONTATA PER IMMAGINI
Pag. 7
50’ ANNIVERSARIO DELLA CHIESA DI S.
RAFFAELE
Pag. 7
IL PETTINE SENZA DENTI
Pag. 7
GENNAIO 2009 - Pag 2
UNA FOTO GIOVANILE DI GIULIA CADONI
prodotta sul posto arriva invece da Cagliari trasportata dal carrettone del sig. LOI. Per accompagnare il salame, acciughe e
baccalà, abbondantemente bagnati con vino locale si vende anche il pane lavorato dalle sapienti mani di Bonaria Mallus e Angela Porcu le quali, pur lavorando a casa propria, sono di fatto
dipendenti della bottega insieme ad Arega Sarritzu e Teresa Vargiolu che invece si occupano del lavaggio della biancheria. Ovviamente non esistono ancora i frigoriferi ed in mancanza del ghiaccio, (che verrà portato in paese per la prima volta da Mario Vollero nel secondo dopoguerra), durante la stagione estiva Il vino e le
bibite sono tenuti in fresco immergendoli, dentro un cestello di
ferro bucato, in un profondo pozzo di 13 metri. In quegli anni non
c‘e uomo adulto in paese che non frequenti la locanda di Cherchi
i cui passatempi e prelibatezze esercitano una irresistibile attrazione. Tra i clienti abituali e più affezionati sono indubbiamente da citare Tomaso Sulis, Salvatore Loi (bullucca), Ziu Murrettu, e ,,, anche una arzilla signora di Cagliari, zia Carlotta, la
quale pur apprezzando particolarmente la qualità del Cannonau venduto, ha la discrezione di consumarlo pudicamente in
casa propria. Anche il pesce è presente in abbondanza grazie
alle costanti forniture da parte di pescatori, specialmente ponzesi, che stazionando permanentemente in paese non hanno
grandi alternative per la vendita del loro prodotto. Il legame tra la
bottega e i suoi fornitori è talmente stretto che addirittura in una
occasione un pescatore napoletano che viveva in paese, un certo Gennarino, spirò in casa Cherchi a causa di un eccesso di zelo
curativo. Affetto da malaria pare infatti che invece di limitarsi a
bere un cucchiaio di chinino come il medico gli aveva prescritto,
abbia ingurgitato l‘intera bottiglia per guarire più in fretta. La bottega di Cherchi è sempre aperta, sia i giorni feriali sia, soprattutto, quelli festivi. In tanti anni l‘unica serata in cui vien chiusa,
dopo avere letteralmente cacciato per strada i clienti più
―affezionati‖ insieme alle loro caraffe di vino, è quando in paese
si sparge la voce del misterioso rapimento di Ciccittu Longoni. Lo
stesso Antonio si reca personalmente a casa del rapito per portare conforto e l‘intero incasso della serata, 50 lire in segno di
solidarietà. Assieme a lui Antonietta Camba e Damiano Pudda
versano dei soldi per aiutare la famiglia la quale, una volta risolto il caso, restituisce loro quanto offerto. Le cose vanno davvero
bene per i Cherchi, tanto che oltre ad avere comprato in paese diverse case e terreni riescono a realizzare anche 6 camere ampliando la loro attività in albergo, lo STELLA D‘ORO. Le camere
vengono utilizzate per ospitare autisti dei pulman di linea, operai
del telegrafo (guardiafili), guardie carcerarie in libera uscita, qualche magistrato in trasferta. Per tutti coloro che per qualunque
motivo hanno la necessità di pernottare in zona, l‘unico e il migliore posto disponibile è l‘Albergo di Cherchi. Tra gli ospiti anche
Efisio Locci, impresario di Quartu, vincitore dell‘appalto per la ristrutturazione del faro della Isola dei Cavoli. Alle sue dipendenze
lavorano diversi operai di paese tra i quali Saverio Utzeri, maistu
Anniccheddu Portas e altri. Nel 1934 Efisio Locci sposa Delia, la
figlia maggiore di Antonio Cherchi e si trasferisce a vivere a Villasimius. Nel 1935 l‘Italia invade l‘Abissinia e Gavino viene richiamato per la campagna dell‘Africa Orientale. Quando torna, nel
maggio 1938 tutto il paese gli viene incontro. Ma, tra le tante
donne accorse in strada per festeggiarlo, non vede la mamma,
ormai in agonia a causa di complicazioni dopo un parto e che
muore il giorno dopo. Venuta a mancare Giulia, vero motore della
attività commerciale della famiglia, le cose in casa Cherchi iniziano a non andare più tanto bene. Si pone innanzitutto il problema della cura dei bimbi ancora piccoli. Le ―PALARIMPAS‖ di paese si mettono subito all‘opera per dare loro una nuova mamma.
Viene anche raggiunto un accordo con una signorina cinquantenne di buona famiglia, ma la faccenda sfuma perché il padre di lei
ALCUNE DELLE SORELLE CADONI: il piccolo è Angelo Cocco
GAVINO CHERCHI PROBABILMENTE RIPRESO IN GRECIA
STELLA D’ORO Segue Da pag. 1
cenne Giulia Cadoni, la più grande di 7 sorelle e un fratello. La
ragazza aiutava i genitori nella loro rivendita di vino in via Umberto I, esattamente dove oggi si trova la abitazione delle sorelle Fanari. Come spesso capita in questi casi, la cosa non è
che sia particolarmente apprezzata dai familiari di lei sia a
causa della giovane età della ragazza in confronto a quella di
lui, (14 anni di differenza), sia per una certa innata diffidenza
nei confronti dei forestieri. Nonostante queste difficoltà i due
continuano a coltivare i loro sentimenti e così Antonio, per evitare di farsi notare e dare modo ai futuri suoceri di ritirare la
ragazza, ogni volta che entra in paese usa la precauzione di
mettere degli stracci agli zoccoli del proprio cavallo. Comunque, nel 1910 il matrimonio è cosa fatta grazie anche al
―prestito‖ del padre della sposa, come si usava allora, di un
certo numero di anni per poter raggiungere la maggiore età
necessaria per potersi sposare.
Nel luglio 1911 nasce la primogenita DELIA e subito dopo il
capoguardia CHERCHI viene trasferito ad altra destinazione. Inizia il pellegrinaggio per l‘Italia: Bari, (dove nel 1913 nasce
Gavino), Urbino, e, dopo varie sedi ancora Cagliari. Nel 1927
Antonio si congeda e, insieme alla famiglia, viene a vivere a
Villasimius, esattamente in via Fiume. Con la liquidazione di
40.000 lire compra un terreno in via Vittorio Emanuele ed inizia la costruzione di quella che, nelle intenzioni originali, doveva essere la loro casa. Nel frattempo sono nati Fedele (1924),
Giovanna (1928) e Wanda (1933). Grazie all‘innato spirito di iniziativa di Giulia, ben assecondata dal marito ancora pieno di
energie, e facendo tesoro della esperienza vissute nelle
grandi città metropolitane di allora, i coniugi Cherchi danno vita ad una piccola attività inizialmente limitata alla vendita di
generi alimentari. Ma ben presto la tipologia della merce si estende a vini e liquori, mentre castagne arrosto e ceci accompagnano gioco di bocce e di carte che intrattengono i clienti.
In breve tempo la bottega di Cherchi diventa il principale punto
di ritrovo per la vita sociale della Villasimius di allora. Si vende
di tutto quel che si produce in paese: frutta, verdura, olio,
pillone‘ taccula, (fornito da Pis‘e muta), mentre Efisio Longoni
si incarica di procurare la carne di cinghiale in tutte le stagioni, anche quando la caccia è chiusa. La merce che non viene
pretende che prima del matrimonio le vengano cointestatati
tutti i beni. Il vecchio Cherchi ormai 63 enne rifiuta sdegnato
la richiesta: ―non sto mica comprando delle pecore per dover
pagare‖. Nel frattempo Gavino si sposa con Bonaria Frau, e la
attività, seppure con qualche difficoltà, va avanti. Antonio si
innamora di una donna che lavora nella bottega ma, a causa
della forte differenza di età, (lei ha solo venti anni), i figli
maggiori di lui sono assolutamente contrari ed inizia ad emergere qualche screzio. Comunque nel 1940, con una cerimonia privata nel cuore della notte lui sposa in chiesa e con il
solo rito religioso la donna che ama, dalla quale ha un figlio.
Lo stesso anno Gavino viene di nuovo richiamato alle armi e
fa ritorno a casa in condizioni pietose solo a guerra finita nel
1945 dopo 2 anni di viaggio dalla Grecia praticamente a piedi. Commovente la scena del rientro: i familiari, avvisati da un
viaggiatore, gli vanno incontro in calesse fino ai tornanti di
Solanas dove possono abbracciarlo dopo 5 anni di assenza.
Ma ormai tutto il mondo è cambiato e anche Villasimius non
è più la stessa. Antonio Cherchi decide che è il momento di
smettere e, dopo avere sistemato i figli assegnando ad ognuno di essi una buona parte di quanto possedeva, (case e terreni), nel 1945 vende locale ed attività a un quartese, un
certo Portas, e si trasferisce a Quartu s. Elena dove morirà
nel 1949. L‘albergo viene poi riacquistato nel 1946 dallo
stesso Gavino che lo porterà avanti, assieme ai figli, fino ai
giorni attuali vivendo da protagonista tutte le vicende del tumultuoso sviluppo turistico di Villasimius.
E.F.— O.M.
I Giovani problema o risorsa. Segue Da pag. 1
Per rendersene conto è sufficiente guardarsi intorno. Chi
sta per andarsene è una generazione che prima di mollare il
potere, sta avvelenando i pozzi, sta lasciando una montagna di debiti, sta preparando la povertà di chi verrà dopo.
Quando toccherà a questi ultimi fare festa si dirà che è
tutto finito, e che resta solo da pagare il conto. Per la prima
volta, dall‘inizio del novecento, i figli avranno uno standard
di vita inferiore a quello dei propri genitori. Su quali spalle
dovremo allora caricare un domani il nostro paese se oggi
stiamo mandando in discarica il capitale umano rappresentato dai nostri figli? Se stiamo demolendo i pilastri su cui poggiare il loro futuro? Eppure non è vero che i giovani non siano portatori di valori, li hanno, solo che noi non riusciamo ad
apprezzarli perché siamo troppo affezionati ai nostri. Dovremmo invece iniziare a considerarli una risorsa e non un
problema. Ma è di estrema importanza che, da parte loro,
comincino a prendere coscienza delle responsabilità e delle
sfide che li attendono, anche qui a Villasimius.
Ragazzi, la nostra è una comunità vecchia e immobile. Siamo incapaci di pensare e di fare cose nuove in modo nuovo,
di sciogliere i nodi che da tanto tempo ostacolano il nostro
cammino. Siamo una società prigioniera del passato, con lo
sguardo perennemente rivolto all‘indietro che ama bearsi
degli stessi discorsi, degli stessi spettacoli con gli stessi attori. Viviamo aggrappati a ciò che abbiamo vissuto, forse
perché non siamo capaci di immaginare alcun futuro.
Abbiamo bisogno delle forze migliori, di cittadini consapevoli, istruiti, che credano in loro stessi. Pensate di contare qualcosa? Riflettete. Oggi compiamo riti democratici anche con
convinzione, siamo liberi di votare, di criticare di esprimere le
nostre opinioni ma non contiamo nulla e le decisioni le prendono in pochi. E a noi non resta che vivere una democrazia
recitativa. Voi potete dare una svolta, ma solo attraverso la
partecipazione diretta potrete conquistare gli spazi che vi
spettano. Non accontentatevi più delle pacche sulle spalle.
Non vi mancano certo le capacità l‘intelligenza, la fantasia,
l‘entusiasmo: quello che manca è un meccanismo di selezione che vi permetta di emergere. L‘attuale sistema di comando nel nostro paese è un club al quale si accede solo per
inviti e dopo avere fatto atto di sottomissione alle gerarchie.
E‘ un sistema che ha esteso le sue radici su ampi settori della nostra comunità, e che trae il suo consenso da una abile
gestione dei singoli bisogni della gente, più che da una azione mirata all‘interesse collettivo.
In questo contesto il vostro domani non è mai all’ordine del
giorno, perché voi non avete una rappresentanza che difenda
almeno le vostre speranze, non avete voce, siete emarginati.
Spetta allora soprattutto a voi sradicare un sistema del quale siete le prime vittime: se lo fate è legittima difesa. Per quale motivo chi finora non si è preoccupato per voi dovrebbe
iniziare a farlo proprio adesso? Non abbiate paura di rompere il conformismo, di prendere posizioni controcorrente, di
assumervi delle responsabilità, di fare degli errori. Se vi
guardate intorno vi accorgerete che non siamo certo guidati
da giganti. Siete voi la vera risorsa di Villasimius e nessuno
meglio di voi potrà tutelarvi. Non ci sono alternative, non
serve sognare altre realtà, non serve andarsene. Questo è
il vostro paese, lui vi ha scelto e bisogna restare. E cercare di
cambiare quello che non vi piace senza avere paura di accarezzare progetti ambiziosi.
Ma senza partecipazione diretta, senza impegno, nessuna
possibilità, salvo quella di lamentarvi, vi verrà concessa. Ormai non avete più nulla da perdere: chi perde davvero non è
chi arriva ultimo in una gara. Chi perde davvero è chi resta
seduto a guardare e non prova nemmeno a correre. Nulla è
impossibile se davvero lo si vuole.
Tanto, peggio degli adulti di certo non farete.
L.G.
GENNAIO 2009 - Pag 3
QUANDO GLI ALBANESI ERAVAMO NOI: PICCOLA STORIA DELLA EMIGRAZIONE A VILLASIMIUS
Quando in Italia parliamo della storia della nostra emigrazione ci
piace ricordare di avere regalato
all‘Europa, all‘Argentina,
all‘Australia, all‘America tanti personaggi che si sono contraddistinti
in tutti i campi e che ci hanno dato lustro e ci inorgogliscono.
Gli altri, quelli che non ce la hanno fatta e oggi sopravvivono tra
mille difficoltà nelle periferie di tutto il mondo, quelli preferiamo dimenticarli, sono una piaga da nascondere perché sono la testimonianza dello storico fallimento di una intera nazione.
In poco più di un secolo abbiamo perduto per emigrazione 27 milioni di persone, eppure quasi non se ne trova traccia nei libri di
scuola. L‘Italia ufficiale si è infatti sempre disinteressata dei propri
figli di terza classe che ci facevano vergognare. La unica preoccupazione dei consolati italiani all‘estero era rappresentata dalla
brutta figura che ci facevano fare i nostri nonni, padri o fratelli e sorelle, perché mendicavano o erano sporchi o andavano alla deriva
verso la delinquenza. Mai una volta che si preoccupassero di dare
loro tutta la assistenza di cui avevano bisogno.
Nel suo piccolo anche Villasimius ha vissuto il dramma della emigrazione, in particolare nel secondo dopoguerra. Fino a tutti gli anni ‗60 il nostro paese — a causa della mancanza di lavoro dovuto
alla povertà delle campagne e la chiusura delle cave di granito ha visto allontanarsi ed emigrare in varie parti d‘Italia e
dell‘Europa oltre il 70% della sua forza lavorativa. Solo i proprietari
terrieri, che traevano sostentamento dalla coltivazione dei campi e
dall‘allevamento del bestiame, riuscivano a restare in paese utilizzando poca manodopera esterna, che in genere veniva pagata con
parte dello stesso prodotto.
In quel periodo vi era una grande tristezza fra i giovanissimi che vedevano passare i giorni i mesi e gli anni senza i loro padri o i loro
fratelli maggiori. Il paese viveva in uno stato di arretratezza spaventosa. Non solo non c‘era alcuno svago, addirittura mancava
l‘energia elettrica nelle case. Bisognava lavorare dall‘alba al tramonto per mettere insieme il pranzo con la cena. Le strade, tutte
prive di asfalto, diventavano sempre più deserte man mano che intere famiglie lasciavano il paese, e quelle che restavano avevano almeno un componente emigrato. Intere vie si spopolavano.
Da via Vittorio Emanuele sono emigrati le famiglie Secci, Cogoni,
Boi, Frau, Marini, Carboni, Marci, Seraa, Utzeri, Cuccu, Puddu.
Da via Fiume: Murgioni, Puddu, le due famiglie Cireddu, Pitzalis,
Boi, Farci, Frau
Da Via Capitano Gatta:Secci, Mameli, Cardia,Melis, Cadelano
Da Via Curiel: Marci
Da Via Dante: Marci
Da Via Umberto: Cadelano, Casula, Onano, Lallai, Carboni, Cogoni,
Loi, Secci
Da Via del Mare: Melis, Loi, Sulis, floris, Viviani, Cocco
Da Via Regina Margherita: Cogoni, Cotza, Zanda, Cireddu, ????,
Secci, Cogoni,Pitzalis, Floris, Ledda
Da Via Mameli: Marci, Melis, Casula, Floris, Ghiani, Marci
Da Via Roma: Pitzalis, Marini, Serrau, Meloni, Carboni, Loi, Secci
Da Via Viviani: Serra, Loi, Utzeri, Ligas, Floris
Da Via Garibaldi: Marci, Marci
Da Via Marconi: Cogoni, Onano
Da via Lussu: Marini, Cuccu
Da Via Puccini: Pitzalis, Pitzalis, Boi
DaVia Colombo: Secci
La vita dell‘emigrante era assai dura. L‘occupazione prevalente era
presso le fabbriche, spesso a fare i lavori più umili e pericolosi, oppure nei locali come camerieri. Oltre alla sofferenza del lavoro in se,
ciò che faceva male era l‘emarginazione sociale a cui si era sottoposti, specialmente all‘estero.
Infatti quello che rinfacciamo agli immigrati di oggi è esattamente
PRIMI ANNI ‗60. LA FAMIGLI VARGIOLU EMIGRA. QUI AL PORTO DI CAGLIARI IN PARTENZA PER IL PIEMONTE
ciò che per oltre un secolo, e fino a pochi anni fa, veniva detto
per noi italiani: che eravamo sporchi, che ci ammucchiavamo a
decine in una stanza, che facevamo baccano. Che eravamo
clandestini, (a milioni), crumiri, mafiosi, terroristi, papponi, dal
coltello facile. Dopo decenni di violenze e umiliazioni subìte, prima di riservare ad altri lo stesso trattamento, dovremmo quindi
ricordare sempre come veniva accolto l‘arrivo dei nostri emigrati
in paesi spesso ostili e, non del tutto ingiustamente prevenuti.
Di tutta la storia della nostra emigrazione preferiamo infatti raccontarne solo qualche pezzo. Come le lacrime per i minatori
mandati in Belgio in cambio di 200 kg l‘uno di carbone al giorno e morti nel 1956 nella esplosione dei pozzi di Marcinelle dove vivevano nelle baracche. Come i successi di Mario Cuomo,
Primo Carnera, Rodolfo Valentino. Su questi pezzi abbiamo costruito l‘idea di essere migliori. Ma non era cosi che eravamo visti all‘estero. Noi eravamo considerati la feccia del pianeta. E i
nostri emigranti hanno provato sulla loro pelle tutti i pregiudizi
sugli italiani. Spesso nei bar era affissa la scritta ―vietato
l‘ingresso ai cani e agli italiani‖ e persino l‘accesso ai postriboli
era regolamentato per nazionalità. Inutile dire che le ―signorine‖
che lavoravano in quelli riservati agli italiani non erano esattamente di prima scelta. Ma sono loro, quelli che la storia ha dimenticato, che con le loro rimesse, per decenni, hanno tenuto
in piedi una intera economia. Hanno lavorato duro, sempre aspettando un futuro migliore, e con la speranza di tornare prima
o poi a casa. Molti, vinti dalla nostalgia sono infine tornati, qualcuno subito, altri dopo qualche anno, non appena si sono create
in paese le condizioni economiche per una decorosa occupazione. Ma tanti sono rimasti e sono riusciti a ritagliarsi un spazio
dignitoso e spesso hanno raggiunto il successo economico in
quella che ormai è diventata la loro terra di adozione.
E.F — O.M
SEVERINO FANNI IN SVIZZERA
In
un
contesto
che
non
risponde
alle
sue
nuove
esigenze
di
sticondivisa
della
comunità,
(non
più
costruttore
solitario
di
catterrogativo
che
rende
i
noPaese dei balocchi ...... dalla pag. 1
stri giovani disorientati e con- moli culturali e dove viene lasciato a se stesso, potrà, con ulte- tedrali ma protagonista insieme ai concittadini).
fusi. Dal punto di vista prettamente economico la scelta della prima
soluzione non sembra allora del tutto scellerata.
Nella piramide dei bisogni, come è noto, quelli primari, fisiologici, di
sicurezza e di appartenenza, vengono prima del bisogno di stima. Il
bisogno di realizzazione di sé poi, (realizzare la propria identità e le
proprie aspettative e occupare una posizione soddisfacente nel
gruppo sociale), viene solo per ultimo. Bisogni e motivazioni vanno
di pari passo nella loro gerarchia e non si può quindi passare ad uno stadio superiore se non sono stati soddisfatti i bisogni primari.
Quali sarebbero quindi le motivazioni da dare ai giovani per ché
scelgano la seconda strada impervia dell‘elevazione sociale? E quali
potranno essere gli argomenti motivazionali di un Tutor neolaureato
che deve arrivare fino a Villasimius con un contratto a progetto e una paga probabilmente inferiore a quella del potenziale
Muratore/giardiniere che ha davanti?
Ipotizziamo invece di percorrere comunque la strada dello studio e
della crescita personale. In che modo si supportano e indirizzano i
giovani volenterosi? E quanti laureati è in grado di assorbire
un‘economia senza ―vision‖ del futuro come quella di Villasimius?
Mettiamo che, per una incomprensibile e masochistica curiosità culturale, il nostro giovane decida di svegliarsi da questo torpore e di elevarsi attraverso lo studio.
Dato che il diploma non rappresenta un traguardo stimolante, mettiamo che decida di prolungare gli sforzi e sacrifici suoi e dei suoi
genitori e conseguire una Laurea e addirittura un Master di specializzazione.
A trent‘anni circa rientra nel paese con un serie di insoddisfazioni
materiali arretrate e di alte aspettative, in notevole ritardo con la
propria vita privata. Anche in questo caso si trova a un bivio.
Come gli viene spesso ripetuto, grazie al bagaglio culturale e di competenze acquisito sarà sicuramente in grado di crearsi le condizioni
ideali per contribuire allo sviluppo del suo paese.
riori sacrifici e spirito di iniziativa imprenditoriale, con tenacia e
caparbietà in pochi anni, trovare soddisfazione e mettere a frutto gli strumenti acquisiti, costruendo la sua cattedrale nel deserto.
Contemporaneamente un‘importante azienda gli propone una
posizione perfettamente corrispondente al suo curriculum, in un
dinamico e stimolante centro del Nord. Seppure a malincuore, il
nostro brillante laureato, (e il 90% di quelli come lui), non esiterà
a trasferirsi e abbandonare forse per sempre il proprio paese.
Meglio quindi avere meno cittadini residenti di basso profilo e
più cervelli in fuga?
Chi ha la passione per l‘astrofisica dovrà comunque allontanarsi
e i posti da chirurgo resteranno limitati, ma in un paese a vocazione fortemente turistica, quanti giovani sono stati incentivati a
frequentare scuole di turismo o un master in marketing territoriale? Quante borse di studio per tesi legate a tematiche importanti per il nostro territorio o la nostra cultura?
Ciò che manca è un progetto di sviluppo globale del paese che
includa i giovani e la loro formazione.
Come è stato possibile che negli anni del progetto del parco geomarino non siano state individuate le professionalità necessarie
al suo funzionamento e ne sia stata incentivata la formazione?
Non solo alti dirigenti e avvocati, come piacerebbe a qualsiasi
genitore, ma tecnici, biologi marini, personale dei servizi e
dell‘accoglienza che fossero comunque qualificati professionalmente. In vista di un progetto così ampio i giovani sarebbero dovuti essere indirizzati verso precise scelte formative, incentivati
anche materialmente, seguiti durante il loro cammino. In seguito
sarebbero dovuti essere riaccolti e aiutati a concretizzare il proprio progetto come giusta gratificazione dell‘investimento. Questo senza far mai perdere di vista come la singola attività si integrasse nel progetto più grande di crescita del paese e nella sfida
Stima e autorealizzazione si sarebbero fusi insieme al bisogno
di sicurezza del futuro e benessere materiale in un'unica scelta di crescita e appartenenza.
―I cittadini colti e consapevoli, che abbiano capacità creative e
intelligenza critica, che siano capaci di negoziare e gestire i
conflitti e sviluppare senso di responsabilità‖ dovrebbero nascere di conseguenza.
Questo approccio avrebbe tolto discrete opportunità clientelari
ma avrebbe creato obiettivi concreti e motivanti. La politica ha
le sue responsabilità ma anche i suoi limiti. Dove non arriva è
la comunità stessa a doversi far carico del proprio futuro. Gli
operatori locali dovrebbero imparare a unirsi e ragionare insieme sul futuro dell‘economia in cui operano.
Se si avesse l‘umiltà di osservare le esperienze di successo di
altre realtà pubbliche, ma anche aziendali e private, si noterebbe che qualsiasi progetto di sviluppo non può prescindere
dall‘investimento nella crescita delle risorse umane e
dall‘approccio integrale ai problemi.
Infine non sono d‘accordo con il taglio ―protezionistico‖ del
post principale a favore dell‘etnia indigena di Villasimius contro le risorse importate dall‘esterno.
Ben vengano i giovani qualificati e preparati che per capacità
e merito riescono a occupare posizioni che noi non siamo in
grado di occupare. Confrontarsi con nuovi stimoli e nuove idee
non può far che bene alla crescita della comunità e d‘altra
parte se i propri paesi li avessero valorizzati e gratificati questi
giovani non sarebbero disposti a venire da noi.
Chissà che nel momento in cui la concorrenza si farà davvero
dura e la situazione sarà meno comoda di oggi, la difficoltà di
sopravvivere e la vera necessità potranno finalmente risvegliare l‘orgoglio e farsi virtù.
FABIO MASALA
GENNAIO 2009 - Pag 4
SUGGESTIVA IPOTESI SULLA ORIGINE DEL NOME “VILLASIMIUS”
Un banale errore nella lettura di una carta potrebbe essere l‘origine del nome del nostro paese
Quali furono le motivazioni che spinsero il Consiglio Comunale di Carbonara a chiedere e ottenere, nel 1862, di cambiare il nome antico del paese
―Carbonara‖ con il nome esotico e un po‘ strano di Villasimius?
Qual è il significato della parola Simius?‖. E quale è l‘origine della denominazione Simius?‖
A questi interrogativi non è sfuggito neppure Eugenio Campus nel suo ultimo romanzo ―Il pettine senza denti‖. Lo scrittore ha dato la sua risposta
con un racconto fantasioso, facendolo derivare dal nome di un mercante
arabo, amico del Generale Incani, che volle stabilirsi a Carbonara.
I miei compaesani ed io molte volte ci siamo posti le stesse domande. La
risposta immediata, quella che si dà ai turisti curiosi che lo chiedono, è
che abbia avuto origine dalla località e dalla spiaggia principale ―Simius‖.
Ma non altrettanto facile è la risposta alla domanda: ‗Che cosa significa
―Simius?‖
I vaghi ricordi scolastici dello studio del latino mi dicono che ―simius‖, tradotto in italiano significa ―scimmione‖. Ma se così è, perchè chiamare una
delle spiagge più belle della Sardegna con un nome così strano, e così dispregiativo?
Pur non essendo il sottoscritto nè un esperto di toponomastica nè uno
storico, ma semplicemente un curioso ricercatore dilettante, ho cercato
di dare a questa domanda una risposta scientificamente e storicamente
il più possibile fondata. Per molto anni mi sono dedicato alla ricerca della
IL PERSONAGGIO:
DADO SMAJLOVIC, GITANO DEL BILIARDO
toponomastica della zona di Villasimius nella cartografìa antica, dal 1400 ad oggi. Ho così scoperto che nella varie trascrizioni, i nomi spesso venivano deformati o addirittura cambiati,
in molti casi per una migliore conoscenza dei luoghi descritti
da parte degli stessi cartografi.
Ho scoperto, per esempio, che l‘isola dei Cavoli ha cambiato
nome varie volte. Nella ―Septima Europe Tabula‖ del 1482, inserita nella Cosmografia di Tolomeo, l‘Isola dei Cavoli è ben in
vista con il nome ―Ficarnia‖. Nell‘anno 1522, la carta ―Tabu
Moder Sicili Sardi‖ pubblicata a Strasburgo, che risulta il rifacimento della precedente, chiama l‘isola ―Petraria‖. Nel 1540
Sebastian Munster, la chiama ―Ficaria‖. Nel 1570 nella carta
―Insularum aliquot maris mediterranei descriptio‖, l‘isola prende il nome di ―Coltelazzo‖ che, con piccole varianti, le rimarrà sino al 1802. Dal 1802, nella ―Nuova Carta dell‘Italia‖,
l‘Isola è denominata definitivamente ―Isola dei Cavoli‖.
Sempre curiosando nella cartografia antica della Sardegna ho
fatto una singolare scoperta proprio a proposito della località
―Simius‖. Osservando la ―Septima Europe Tabula‖ del 1482, la
scrittura gotica mi ha fatto leggere nella carta la parola
―simius‖ e ho lanciato un grido di gioia per la scoperta: Simius
era quindi il nome antico della zona di Carbonara. Analizzando
però più attentamente sulla carta la parola che indicava la zona di fronte all‘Isola ―Ficarnia‖, mi sono reso conto che non era ―SIMIUS‖ ma semplicemente ―SINUS‖ che tradotto dal latino
significa ―golfo‖, ―insenatura‖.
Questa attenta lettura, che all‘inizio ha rappresentato una
grande delusione, mi ha però spinto a fare una considerazione che potrebbe rivelarsi verosimile e dare una risposta definitiva alle nostre domande: Se la antica scrittura ha tratto in in-
ganno me, potrebbe avere tratto in inganno anche il Consiglio Comunale di Carbonara, tanto da indurlo a richiedere di
cambiare il nome del paese con il nome che loro avevano ritenuto più antico, ―Simius‖.
La ristampa della carta antica a disposizione del Consiglio
Comunale nella prima metà dell‘ottocento non era sicuramente nitida e chiara come quella oggi a mia disposizione,
che è stata riprodotta con estrema precisione per il progresso della fotografia e delle tecniche di stampa. Il Consiglio comunale di Carbonara era probabilmente in possesso
solo di qualche copia un po‘ logora della carta, per cui la
lettura non agevole può essere stata causa di un possibile
errore e di tutta la storia che ne è seguita. Bisogna infatti tenere presente che fino all‘ottocento le riproduzioni per mezzo di incisioni in rame o in legno elaborate a mano erano la
norma, per cui era facilissimo cadere in errore come abbiamo visto, per quel che è avvenuto con l‘Isola dei Cavoli, che
da ―Ficarnia‖ diventò ―Ficaria‖.
Niente di strano quindi che, anche per la qualità della carta
usata o per difetto di pressa, la parola Sinus sia diventata
Simius.
Quindi Sinus o Sinus calaritanus, ma non Simius è l‘antico
nome della zona di Carbonara, riportato dall‘antica cartografia a nostra disposizione.
Carbonara invece, in tutta l‘antica cartografia della Sardegna, è il nome antico del villaggio che sorgeva nella zona. E
tuttavia, per gli stessi motivi di prima, anche questa denominazione si è conservata con qualche minima variazione:
Cambonara, Carbonare, Carbonaire, Carbonara.
Salvatore (P. Giacinto) Masala
“Septima Europe
Tabula” del 1482
I LETTORI CI SCRIVONO
Dado Smajlovic, cittadino di Villasimius, plurimo campione regionale di biliardo, specialità carambola 3 sponde, si è distinto per
anni sia a livello nazionale e internazionale.
Nelle ultime gare nazionali svoltesi a Fidene, Foligno, Rieti e La
Spezia si è classificato primo, portando agli apici i colori sardi. La
gara principale è stato il Grand Prix di Foligno dove il nostro
compaesano acquisito ha sfidato i più forti giocatori nazionali. La
più recente vittoria Dado la ha ottenuta il nove dicembre scorso
a La Spezia, in occasione del 1° Open Nazionale, dove ha battuto Consagno, campione europeo e plurimo campione nazionale.
Tuttavia la vera grande passione di Dado non è solo quella di
giocare a biliardo per vincere, ma soprattutto insegnare a praticare ed amare questo sport a giovani allievi, così come fece con
lui quattordicenne il suo vecchio maestro.
Dopo 3 mesi dall'alluvione di Capoterra è possibile che in tutte le spiagge
di Villasimius ci siano ancora i detriti a
partire dai più semplici contenitori della raccolta differenziata a pezzi di automobili e di scooter?
SI se abiti a Villasimius e ti fai una
passeggiata per le spiagge a partire
dalla scogliera della Fortezza Vecchia,
passando per la Spiaggia del Riso,
continuando per Campulongu fino alla
spiaggia del Cormoran.
Tutte spiagge che durante l'estate sono piene di persone ora sono piene di
rifiuti.
Quindi la mia domanda è: dove sono
l'Area Marina protetta e il Comune?
Marco
LA SCRITTA ―SINUS‖
PICCOLA CRONACA LOCALE: PIDUS DE CRABONAXIA
LE DIMISSIONI DELL’ASSESSORE AI LLPP:
VERE O FALSE?
Da qualche mese circola insistentemente in
paese la voce delle avvenute dimissioni
dell‘Assessore Comunale ai LLPP. Di tali dimissioni, più volte minacciate e alle quali ormai non credeva più nessuno, non abbiamo
però trovato alcuna traccia all‘ufficio protocollo municipale. Pare che in effetti il suddetto Assessore non stia più partecipando alle riunioni della Giunta pur presenziando regolarmente a quelle di Consiglio Comunale.
Ovviamente, quasi si trattasse di una bega
condominiale e non di un fatto di interesse
pubblico, tutto è tenuto rigorosamente riservato e nessuna conferma ufficiale è trapelata, tantomeno in merito alle eventuali motivazioni di tale gesto. Abbiamo disperatamente provato a reperire qualche notizia presso
le forze politiche che dovrebbero sostenere
la attuale Amministrazione ma, dopo lunghe
ricerche, oltre che a non trovare notizie,
non abbiamo trovato neppure le forze politiche. Sparite, volatilizzate. O forse, dopo essersi liberate per quattro anni del democratico fastidio di occuparsi del paese, sono
semplicemente troppo impegnate a studiare
le strategie per sorprenderci ancora una volta con effetti speciali in occasione delle prossime elezioni comunali.
INUTILE PROTESTARE.
ANCORA SENSO UNICO SULLA VIA DEL MARE
Nonostante le ripetute proteste di cittadini e operatori commerciali, anche questo inverno resta in vigore la demenziale,
inutile, incomprensibile, costosa e pericolosa gimkana urbana VIA DEL MARE — PELLICO — MAZZINI– CAPITANO GATTA —
VIA DEL MARE. Anzi, giusto per non farci mancare nulla, rispetto all‘anno passato si è introdotto, come ogni videogioco
che si rispetti, un ulteriore livello di difficoltà per gli automobilisti che, venendo dal porto o da Simius, avessero la sciagurata pretesa di raggiungere la piazza Incani. Almeno lo scorso
anno, dopo la protesta scritta del dirigente scolastico che segnalava i potenziali pericoli per gli alunni, la via Mazzini era
stata regolamentata a senso unico. Quest‘anno, rinunciando
anche a quel barlume di ragionevolezza, mentre la via del
Mare è sempre a senso unico di percorrenza, la via Mazzini è
percorribile a doppio senso. Inutile sottolineare quanto già
molti operatori scolastici e genitori hanno segnalato in merito
alle precarie condizioni di sicurezza dei ragazzi durante gli orari di ingresso e uscita. Dal canto loro gli automobilisti hanno mille motivi per lamentarsi: più lungo è il tragitto, maggiore è il tempo, maggiore è consumo di carburante, maggiore è
il rischio. A meno che a Villasimius, ribaltando per ordinanza Sindacale i più elementari principi di geometria, il percorso più breve per unire un punto A con un punto B non sia più
è una linea retta: in tal caso, sempre per ordine del Sindaco,
si percorrerebbe meno spazio seguendo il circuito della
―GIMKANA‖ piuttosto che andando dritti sulla via del Mare.
Anzi, a quel punto sarebbe ancora più conveniente fare il giro
da OLBIA. Quale può essere, ammesso che esista, la logica
in questa stravagante furia punitiva?
PETIZIONE POPOLARE PER SOSTITUIRE
IL COMANDANTE DEI V.V.U.U.
Apprendiamo dalla ―VOCE DEL SARRABUS‖ che è stata presentata in Consiglio Comunale, primo
firmatario un consigliere di minoranza, una petizione popolare con la quale, dopo una elencazione
di lamentele sul comportamento del comandante dei VV.UU. di Villasimius, veniva chiesta la rimozione ―dall‘incarico la persona ormai inadatta al ruolo che svolge‖. Qualunque iniziativa che dia la
possibilità ai cittadini di fare sentire la propria voce è certamente utile per interpretare il sentimento della pubblica opinione. Tuttavia nel caso specifico ci pare che si stia ponendo il problema in termini non corretti. Forse i modi del comandante non saranno quelli di un campione di simpatia e il
suo carattere potrà anche apparire ruvido. Ma quello che ogni cittadino dovrebbe pretendere dai
pubblici ufficiali, è un servizio efficiente ed efficace. Un miglioramento in questo senso forse contribuirebbe a modificare la percezione negativa del funzionario, che così tante persone hanno voluto manifestare. E‘ Sotto questo aspetto che dobbiamo pretendere il massimo. E sotto questo aspetto avremmo capito e condiviso una petizione popolare non tanto per sostituire una persona
con un‘altra, quanto per pretendere dall‘apparato nel suo insieme una migliore e più funzionale
gestione dei bisogni degli utenti. Altrimenti i comandanti si possono anche cambiare ma le memorabili stupidate restano. Non si fa torto alle reputazione di nessuno, né tantomeno alla verità, affermando che alcune scelte sono perlomeno discutibili. Come la gimkana attorno alla via del Mare,
a cui neppure i più pazienti sono riusciti a dare un senso. O come i 137.000 EURO di incassi annuali dovuti alle multe dei quali solo 500 EURO, (CINQUECENTO), vanno alla educazione stradale
nelle scuole e 5.000 per il miglioramento della circolazione stradale, mentre ben 54.000 EURO sono destinati ad un non meglio identificato ―potenziamento delle risorse umane‖ e 21.500 EURO
per ―Attrezzature tecniche macchine ed armamento‖. Abbiamo bellissime auto per i vigili urbani, il
paese è pieno di cartelli stradali di divieto e prescrizioni ma al bivio Via Del Mare — Via Matteotti
non c‘è neppure uno straccio di cartello che indichi la direzione per il Porto o per Costa Rey. Le
zone di accesso al mare sono impedite da divieti e sbarre. Eppure non abbiamo sentito neppure una parola in merito a queste cose sulle quali andrebbe invece ricondotta la attenzione della gente.
Dalla opposizione, dopo tanto letargo, ci saremmo aspettati qualcosa di più propositivo che quello
di agitare le piazze indicando capri espiatori da appendere ai lampioni. Inoltre così facendo si
perde di vista la vera dimensione delle cose. Un funzionario propone ma a decidere dovrebbero
essere altri e a costoro vanno attribuiti i meriti e le responsabilità delle scelte. Non è la coda che
muove il cane.
GENNAIO 2009 - Pag 5
AMBIENTE E SVILUPPO: CHI DICE CHE NON POSSANO ANDARE D’ACCORDO?
Da decenni in Sardegna si fa una enorme, e non disinteressata, confusione tra sviluppo e speculazione.
Il risultato ultimo è che le popolazioni arrivano a ritenere che
in fondo i termini speculazione, sviluppo ed investimenti siano solo dei sinonimi, concludendone che l‘attuale sia il solo
ed unico sviluppo possibile per il loro territorio, quindi l‘unica
fonte di reddito possibile. Questo è particolarmente vero per
l‘area di Villasimius. Gli scempi, i clamorosi errori, le sottovalutazioni, le incredibili spinte speculative, l‘abusivismo, la distorta e deforme idea di sviluppo, l‘inerzia delle amministrazioni locali, l‘assenza di una reale progettualità, hanno portato a risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Campi da Golf
e seconde case... una ―grandiosa‖ e lungimirante idea di
sviluppo, non c‘è che dire! Nel frattempo, nel corso degli ultimi anni, vastissime porzioni di un territorio meraviglioso sono andate irrimediabilmente perdute o sono state gravemente compromesse, questa distruzione non si è tradotta, ovviamente, in uno sviluppo durevole e di qualità per la comunità.
Bagnino, manovale o cameriere, questa è quasi sempre
l‘unica prospettiva per i giovani, nel frattempo qualcuno fa i
soldi svendendosi un bene collettivo: l‘ambiente e le sue risorse. L‘istituzione del parco invece di dar luogo ad una reale valorizzazione del territorio ed alla creazione di possibilità
occupazionali vere e qualificanti è servita da specchietto per
le allodole, come valore, (mediatico e pubblicitario), aggiunto
per attirare turisti e compratori, per aumentare il valore delle
proprietà immobiliari.
Ogni tentativo di rendere realmente operativo il parco marino è stato frustrato, conflitti sulle attribuzioni, sulle competenze, sui poteri, sugli appalti, ogni mezzo è lecito per non
fermare il saccheggio. Perché di saccheggio si tratta.
Quanto guadagna un ragazzo che, in possesso di competenze e conoscenze specifiche, certificate e riconosciute si fa
un mazzo cosi lavorando per il Parco?
Quanto invece guadagna un direttore, di nomina politica,
senza alcuna conoscenza specifica in tema di ambiente e di
sviluppo e che magari non sa distinguere un‘alga da un cespuglio di Mirto?
In una zona come quella di Villasimius, cosi importante e cosi ricca paesaggisticamente e naturalisticamente, con uno
dei pochi Parchi Marini d‘Italia e d‘Europa, proprio al centro
di uno dei principali corridoi migratori, con una biodiversità
invidiabile, con un patrimonio archeologico tutto da valorizzare, con un retroterra splendido che confina con il Parco
dei Sette Fratelli ed il Bosco di Minni Minni, con la possibilità
di attingere alle tradizioni culturali ed enogastronomiche tipiche della Sardegna... con tutto questo ben di Dio quello
che questi geni hanno fatto sono campi da Golf, seconde case e mostruosità alberghiere... imitazioni, parodie, a metà
strada tra Porto Cervo e Rimini...
Sarebbe ora di aprire gli occhi. In Europa ci sono milioni di
turisti di qualità, benestanti, sensibili alla cultura, alle tradizioni, al buon cibo e alle bellezze ambientali, su cui puntare
per uno sviluppo degno di questo nome. Invece si punta tutto sul solito circo fatto di calciatori, veline, furbetti del quartierino, riccastri, o presunti tali, e su tutta la burrumballa festaiola e modaiola che codesti personaggi si trascinano
dietro.
Questo è un circolo vizioso che nasce dalla fame, dal bisogno di uscire in qualche maniera da una condizione di estrema necessità e che da luogo ad un clientelismo diffuso e radicato.
Non sarebbe il caso di esplorare nuove strade? Perché non
provare a chiedere al turista cosa cerca, cosa si aspetta, cosa vorrebbe? Scommettiamo che la parola ―ambiente‖, oltre
a quella ―servizi‖, sarà la più frequente?
Ma davvero qualcuno pensa che i turisti vengano da tutta
Europa per ―l‘incredibile vita notturna‖ che i locali della zona
offrono o per la sconvolgente bellezza dei complessi alberghieri?
Non vengono invece per tutti quei motivi, sopraccitati, che
rendono questa terra, questi luoghi, unici ed irriproducibili?
Bene, vogliamo privarci, distruggendola, proprio di questa unicità?
Nel mondo circola una battuta: «i sardi sono seduti su di una
miniera d‘oro e sono gli unici a non essersene accorti!»
È per questo che sarebbe giunta finalmente l‘ora, dopo aver
costruito ―ben più‖ del necessario, di rivolgere l‘attenzione
al patrimonio naturale che, vera risorsa dell‘area, sta velocemente scomparendo.
Perché non pensare ad una estensione, come previsto dalle
direttive europee in materia, del Parco Marino, includendo
zone a terra ritenute ―organiche e funzionali‖ all‘ecologia generale del parco stesso? Zone ―di contatto‖, interessate dalla presenza di numerose specie animali, delle quali molte
sottoposte a regime di protezione, sia stanziali che migratorie.
Una sorta di corridoio ecologico, che per gli animali esiste già da millenni, che colleghi le montagne al mare, il Parco dei Sette Fratelli
con il Parco Marino di Capo Carbonara, a cominciare proprio dai territori che dal porto di Villasimius arrivano a Capo Carbonara.
Si verrebbe cosi a creare una zona di tutela comprendente diversi
habitat, tutti interconnessi ed interdipendenti, si salvaguarderebbe il
corridoio migratorio che passa proprio sopra la penisola di Capo Carbonara ed interessa lo Stagno di Notteri, che dopo decenni di abusi e
di trascuratezza potrebbe ritrovare gli antichi splendori ed attirare
ben più turisti di un ridicolo e pretenzioso anfiteatro per spettacolini
di terz‘ordine.
Si potrebbe valorizzare davvero il composito patrimonio archeologico
presente nell‘area, provvedere all‘acquisizione, con fondi regionali,
nazionali e comunitari, di appezzamenti e porzioni di territorio ritenute ―vitali‖ per l‘organicità dell‘area, ad esempio la lottizzazione di Porto Giunco.
Il tutto in linea con le direttive europee in materia di protezione, valorizzazione ed integrazione del territorio e delle attività antropiche.
Se la cosa si fa con criterio si arriverebbe a poter contare su un turismo di alto profilo e numericamente consistente, per 12 mesi l‘anno
e non limitato, come ora, ai soli tre mesi estivi.
Concludo con una domanda: quando la smetteremo di accontentarci
delle briciole, di farci usare e sfruttare da questa logica esclusivamente speculativa di costruttori di ogni razza e specie, gente che arriva tra mille promesse, saccheggia, sfrutta e quando la pacchia è finita se la da a gambe col malloppo. Ma non l‘abbiamo già visto accadere fin troppe volte? Davvero non impariamo mai?
Quando decideremo di divenire padroni del nostro presente e quindi
liberi di decidere assieme del nostro futuro? Un futuro concreto, durevole, sostenibile, una degna eredità da lasciare ai nostri figli e ai
nostri nipoti.
Cesare Ancona
Prendiamo volentieri atto del contributo dell‘amico Cesare, affezionato frequentatore e conoscitore del nostro territorio. Pur lasciandone inalterato il senso abbiamo dovuto tagliare, per motivi di spazio e di
―pacifica convivenza sociale‖, alcune parti del suo intervento. Non
ce ne vorrà. Non ne condividiamo del tutto il taglio forse eccessivamente talebano ma dobbiamo riconoscere che alcune sue osservazioni colgono nel segno soprattutto laddove punta il dito su quelle
che sono state le nostre amnesie e manchevolezze sul controllo di
certi processi evolutivi che hanno interessato il nostro territorio.
LE ULTIME NOVITA’ SU PORTO GIUNCO. IL TAR DICE: FERMI TUTTI !!!
STRALCIO DA ”La Nuova Sardegna, 19 novembre
2008”
LA DIFESA DELLE COSTE. Il Tar decide: a Cala Giunco
neppure un mattone. Respinti tutti i punti dei ricorsi contro lo Stato, la Regione e il Comune di Villasimius. Vicino a Notteri doveva sorgere un complesso
da140mila metricubi.
Mauro Lissia
“CAGLIARI. A Cala Giunco, vicino allo stagno di Notteri,
non si potrà mettere in piedi neppure un mattone: il Tar
ha respinto i due ricorsi presentati dalla società omonima del costruttore-editore Sergio Zuncheddu contro il
ministero dei Beni culturali, le sovrintendenze, la Regione e il comune di Villasimius. E' una vittoria clamorosa
per il Gruppo di Intervento giuridico e gli Amici della Terra, protagonisti di una battaglia legale in difesa dell'ambiente di Villasimius che va avanti da quasi dieci anni. I
giudici non hanno accolto neppure uno dei cinque punti
in cui gli avvocati Marcello Vignolo e Massimo Massa avevano articolato i ricorsi, compreso quello in cui chiedevano l'annullamento del piano paesaggistico regionale e della delibera di adozione. Una sentenza tombale,
che ora dovrebbe passare all'esame del Consiglio di Stato. Il progetto della società Cala Giunco - subentrata alla
Poker Sardiniae - prevedeva la realizzazione di edifici residenziali per 140 mila metri cubi in zona F, fronte mare e
vicinissimo alla zona umida popolata dai fenicotteri rosa. Ma fin dai primi passi amministrativi l'iniziativa del
costruttore di Burcei si è scontrata coi ricorsi a raffica di
Stefano Deliperi e dei legali che collaborano con l'associazione ecologista. Il 27 giugno 2006 il Sovrintendente
ai beni paesaggistici ha negato l'autorizzazione a realizzare gli immobili, nonostante il piano fosse stato nel corso degli anni fortemente ridimensionato. Non solo: entrata in vigore la legge regionale „salvacoste' varata dalla
giunta Soru le possibilità di edificare si sono ulteriormente ristrette per la Cala Giunco. Da qui la sequenza di
ricorsi, compreso uno contro il comune di Villasimius
che si era limitato ad attenersi alle nuove norme regionali e alle successive direttive. Fra l'altro gli avvocati Vignolo e Massa hanno sostenuto che l'applicazione delle
norme salvacoste anche dopo il 25 maggio 2006 sarebbe
illegittima. Peraltro, nei vari passaggi della vicenda,
sembrava che la società di Zuncheddu qualcosa potesse
costruire: il comune di Villasimius aveva infatti autorizzato una volumetria ridotta del 33,36%, partendo dal presupposto che alcune opere di urbanizzazione fossero
state avviate, con un mutamento dei luoghi da considerarsi consistente. Il „niet' finale però era arrivato dalla direzione generale della pianificazione urbanistica territoriale, che con una nota del 28 dicembre 2006 ha segnala-
to al comune di Villasimius un errore commesso nella stima della capacità insediativa residua nelle zone F costiere. In pillole: dal calcolo dell'area andavano scorporati isole e scogli. Con la rettifica del calcolo - obbligatoria per
il comune - alla società Cala Giunco non è rimasto nulla
da costruire: la nota numero 1885 del 2 febbraio 2007 firmata dall'amministrazione comunale stabilisce infatti che
«non potrà essere comunque rilasciata alcuna concessione edilizia nè effettuato alcun intervento». Un colpo
micidiale per le mire edificatorie di Zuncheddu e del suo
rappresentante legale Carlo Ignazio Fantola: neppure un
mattone. Il seguito della storia è scritto nei ricorsi e il 13
novembre anche sulla sentenza numero 1997/2008 del
Tar. Esaminati punto per punto i motivi dei due atti, i giudici amministrativi (presidente Francesco Scano, consigliere Marco Lensi e relatore Tito Aru) si sono limitati a riferirsi - per quanto riguarda le censure al piano paesaggistico regionale e alla delibera di approvazione - a una
sentenza Tar emessa il 12 novembre 2007. Mentre per il
resto non hanno accolto uno solo dei motivi di ricorso avanzati dai legali di Zuncheddu.”
STRALCIO DALLA SENTENZA DEL TAR
"Riferisce la stessa ricorrente (pag. 8 della memoria depositata il 27
settembre 2008) che il piano di lottizzazione modificato è stato definitivamente approvato con delibera del commissario straordinario n.
38 del 10 giugno 2004, ed è stato convenzionato il successivo 10 agosto 2004. Ebbene, anteriormente al convenzionamento la proposta di variante al piano di lottizzazione, ancorché approvata dal Comune era, ai sensi dell'art. 28, comma 5°, della legge 1942 n. 1150,
inefficace ai fini della sua attuazione. Anzi, prima del convenzionamento, ed in particolare prima della formale assunzione da parte del
lottizzante degli oneri relativi alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e di una quota parte delle opere di urbanizzazione secondaria relative alla lottizzazione, ed alla prestazione delle relative garanzie finanziarie, quest'ultimo non assume neppure una posizione di aspettativa qualificata al rilascio dei titoli edificatori. Ed invero, l'art. 28, comma 7°, della legge n. 1150/1942, stabilisce che il
rilascio delle licenze edilizie nell'ambito dei singoli lotti è subordinato
all'impegno della contemporanea esecuzione delle opere di urbanizzazione primaria relative ai lotti stessi. E l'articolo 18 della legge 28
febbraio 1985, n. 47, stabilisce che "si ha lottizzazione abusiva di terreni a scopo edificatorio quando vengono iniziate opere che comportino trasformazione urbanistica od edilizia dei terreni stessi in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati,
e comunque stabilite dalle leggi statali o regionali o senza la prescritta autorizzazione, nonché quando tale trasformazione venga predisposta attraverso il frazionamento e la vendita, o atti equivalenti, del
terreno in lotti che, per le loro caratteristiche quali la dimensione in
relazione alla natura del terreno e alla sua destinazione secondo gli
strumenti urbanistici, il numero, l'ubicazione o la eventuale previsione di opere di urbanizzazione ed in rapporto ad elementi riferiti agli
acquirenti denuncino in modo non equivoco la destinazione a scopo
edificatorio". E' stato, al riguardo, rilevato che per aversi lottizzazione
abusiva è sufficiente il solo fatto che le opere o il frazionamento fondiario siano stati realizzati in assenza di un piano di lottizzazione
convenzionato (C.d.S., sez. V, 26 marzo 1996, n. 301). Pertanto, anche ad ammettere una inverosimile fulminea realizzazione, a partire
dalla delibera del commissario straordinario n. 38 del 10 giugno 2004
di approvazione del piano di variante e fino al termine di legge del 10
agosto 2004, del 70% delle opere di urbanizzazione primaria, come
sostenuto dalla ricorrente, le stesse non potrebbero comunque essere utilmente valutate ai fini della deroga alle misure di salvaguardia
perché prive di un valido titolo edilizio e perché precedenti al convenzionamento del piano. Per quanto sopra si rivela non decisivo il richiamo della ricorrente al verbale di sopralluogo del 15 dicembre
2005 nel quale, invero inspiegabilmente, non si tiene conto della
mancanza di validi titoli edilizi a sostegno delle opere che si rilevano
esistenti." (T.A.R. Sardegna, sez. II, 12 novembre 2008, n. 1997).
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DAL MONDO DELLA SCUOLA : CARNEVALE DEL 1964 ALL’ASILO
NOTIZIE DALLA LEGA NAVALE
Villasimius.— La Regata Telethon del 14 Dicembre scorso, svoltasi nelle acque antistanti il porto vecchio,
ha visto la partecipazione di sei giovanissimi velisti di Villasimius, Aurora Cadelano, Davide Gerina, Maria
Cuccu, Daniel Boi, Sonia Saddi ed Elisa Farris che si sono comportati benissimo.
Congratulazioni ai nostri ragazzi !!!!
Chicco Agabio
POESIA DIALETTALE: UNA GITA A SU CAULI. Composizione di Giovanni Portas
Unu contu si bollu raccontai
tantu po iscacciai sa fiacca:
Andaus seus po si spassai,
e fattu eus unti giru in barca,
cun s'idea prestu de torrai,
si podi nai una idea macca,
partendi finas pagu pani in tasca;
eccu si scatenada sa burrasca.
Su bentu tirada prus forti,
su mari aumentendi de continu,
finiu eusu pani e su binu,
regnada unu silenziu de morti.
Immoi toccada a fai sa notti
chi paridi di essi fatali destinu;
ma su prusu chi s'ha fattu meraviglia
esti su disprasceri de sa famiglia.
Po mesu de unu bravu militari
fattu eusu una telefonada:
sa genti in bidda è tottu allarmada.
Biendi chi imburrascau fu su mari
e pregaus tottus impari
a Deus e Maria Immaculada.
In sa vida bisongia essiri firmus,
e nai: salva nos Domine, perimus.
De sa spiaggia andaus a su faru
A pediri alloggiu a is fanalistas:
passada su durci e cumenzada su marigosu
passendi impari is oras prus tristas.
Si presentada unu pilloni raru,
mai appu biu simbili pilloni,
chi mi pariada sa tentazioni.
Intanti prosigheus su viaggiu
e batteus forti a su portoni
ma postu s'adi infattu su pilloni
fendisì perdi forza e coraggiu.
De su faru su luminosu raggiu
illuminada s'oscuru burroni,
ma nosu batteus forti
po si donai alloggiu po sa notti.
L’ANGOLO DEL BUON UMORE
eccu si calmada cudd' ira furenti.
Lillinu no ha bolliu imbarcai
e abarrada solu tristu e dolenti,
nosu pensausu de continuai
arremendi in modu differenti,
Enricu chi fiada nostromu
Pariada Cristofuru Colombu.
Mirendi de su mari sa distesa
In lontananza c'esti unu vapori
e biu appu una barca a motori
benend'a terra cun grandu lestresa.
Su coru m'è prenu de cuntentesa
c'appu biu a Lillinu e Salvatori,
gridendi tottus a deus osanna
eus isbarcau a sa Cava Manna.
Sa notti eus passau a mala gana
sa notti a mala gana eus passau
ma dopu un'ora chi fia corcau
affaciau mi seu in fentana
e tirada una forti tramontana
su mari fudi ancora infuriau.
A bonu mengianu fattu appu s'appellu
e ghettaus a mari su battellu.
Appena eus postu peis in terra
ringraziaus a Deus onnipotenti
ca superau eus cussa guerra,
duas oras in mesu a sa correnti
e intantu Giuanniccu su bagagliu
afferrada
e a bidda sind'andaus lestramenti,
ma si giuru in conclusioni:
Appena su battellu s'è postu a navigai
NON PRUS CAULI
MANCU IN SU MINESTRONI !!!!
SPORT E SPETTACOLO: NEL RICORDO DI MERO
Quando il tuo lavoro ti rompe, sei sull'orlo
della depressione, e niente va come vorresti, fai così: uscendo dall'ufficio, fermati in una farmacia compra un termometro rettale della “johnson and
johnson”, (solo questa marca). Aprilo e leggi le istruzioni. Troverai questa frase da qualche parte: “ogni
termometro rettale 'johnson and johnson' è stato personalmente provato nella nostra fabbrica.”
Ora chiudi gli occhi e ripeti ad alta voce per 5 volte:
'sono felice di non lavorare nel reparto controllo di
qualità da Johnson and Johnson' !!!!
“LA SQUADRA” COLPISCE ANCORA!!!!
UN PREMIO SPECIALE A CHI RICONOSCE QUALE DEI SEI PERSONAGGI E‘ IL CINGHIALE!!!
DIRETTORE RESPONSABILE: Angelo Scagliarini.
Direzione Editoriale: Luciano Garau.
Come tutti gli anni il patron del Tanka Village Paolo Ligresti insieme al suo direttore operativo Gennaro Sannazzaro
hanno organizzato il 7‘ torneo calcistico a 8 giocatori in memoria del terzino Vittorio Mero del Brescia di Baggio e
Mazzone. Con una manifestazione calcistica composta da 4 squadre Paolo ha voluto ancora una volta ricordare
l‘amico scomparso. Al torneo hanno partecipato calciatori di notevole spessore come Bernard Coet, Sculli, De
Ceglie, Aronica, e dell‘Inter Julio Cesar, Jankulowski, Zaccardo, Gilardino, Grygera, e l‘allenatore del Torino De Blasi.
Il ciclo di gare si è concluso con la vittoria della squadra di Paolo Ligresti che ai rigori ha superato in finale il Los Angeles di Dario Marcolin. L‘organizzazione e la animazione sono state curate in modo estremamente professionale
dallo tutto la staff del Tanka Village coordinato dal general manager Sergio Balestrieri. Una formula che ha riscosso
grande successo.
Comitato di redazione: Efisio Fadda, Giuseppe Floris, Marcella Zannetti,
Daniela Murru, Gigliola Garau, Livio Carboni, Carmine Chirico,
Andrea Corona, Nicola Corona, Francesco Cuccu, Renato Cireddu,
Enrico Masala, Giuseppe Cocco, Gianni Onidi, Orazio Marci,
Paolo Ledda, Beppe Mottini, Roberto Carboni
GENNAIO 2009 - Pag 7
VILLASIMIUS E DINTORNI: LA NOSTRA STORIA RACCONTATA PER IMMAGINI
COME CAMBIA LA NOSTRA COMUNITA’
LA CICOGNA CI HA PORTATI:
ANGELICA
ASIA
SAMUELE
SOFIA
ILENIA
MARCO
FRANCESCO
ANASTASIA
ASIA
GINEVRA GIOVANNA
ROBERTA
ZAIRA
GIADA
GABRIELE
AURORA
ILARIA
ALESSIA
RICCARDO
ALESSIO
NICOLA
MARCO
GIORDANA
LORENZO
A loro e alle famiglie
GIANLUCA
gli auguri
PIETRO
di tutto il paese
EMANUELE
GIOELE
CATERINA
BENEDETTA
BIANCA
MIRKO
RICCARDO
MARTINA
LUDOVICA
ARCHIVIO FOTOGRAFICO
CI HANNO LASCIATI :
LAURA
di anni 98
EVASIO
di anni 84
OTTAVIANO
di anni 75
GRECA
di anni 91
ORAZINA
di anni 83
ISABELLA
di anni 79
MASSIMO
di anni 77
GIOVANNI
di anni 66
VINCENZO
di anni 52
GRAZIELLA
di anni 53
MARIA
di anni 90
VIRGILIO
di anni 70
EFISIO
di anni 78
ABIGAL OGHEBED
31
GABRIELE
di anni 24
ANTONIO
di anni 93
Anni ‗50. Ufficio postale a pieno organico
Li ricordiamo con affetto
Anni ‗20. la famiglia di Carlo Cocco
GABRIELE E’ VOLATO IN CIELO
IL GIORNO DELLA EPIFANIA A SOLI 24 ANNI.
C’E’ UN NUOVO ANGELO IN PARADISO
Il 19 Agosto scorso ci è venuto a mancare Vincenzo. Aveva 52 anni e nessuna voglia di andarsene. E’ stato un uomo libero nei suoi pensieri, nelle sue passioni, nelle
sue scelte. Libero di decidere, fino all’ultimo, di cosa fare della sua vita. Vogliamo
qui ricordarlo soprattutto per le sue doti umane, per la sua disponibilità e generosità. Con lui abbiamo tutti perso un amico. Ciao Vincenzo, che la terra ti sia lieve.
VINCENZO CON DON CANNAS
Anni ‗60: Efisio Boi al suo banco
Gennaio 1936 — Africa Orientale
di lavoro in via Roma. Con lui un Angelo Floris, Efisio Cireddu, Felicino Frau.
giovanissimo Gesulino Secci.
Cireddu cadrà, sempre in Africa, nel 1941
ACCABBADORAS A CRABONAXIA
VERSIONE LOCALE DELLA EUTANASIA
Fin dalla età Nuragica, quando l‘acqua era adorata come una divinità, gli
strumenti di lavoro, specie nel mondo agropastorale, assumevano particolare
importanza ed erano considerati degli oggetti sacri.
Tra questi su ―jalli‖, il giogo, strumento essenziale per giungere la coppia di
buoi al carro, era particolarmente venerato da una credenza popolare tanto da
NOTIZIE UTILI attribuirgli uno speciale potere. Secondo alcune convinzioni, a confine tra reliGUARDIA MEDICA gione e superstizione, se qualcuno, anche inconsapevolmente avesse bruTel. 070/791374 ciato questo strumento, sarebbe stato condannato ad una agonia lenta e dolorosa.
VETERINARIO
In questi casi, anche a Villasimius, per metter fine a questo supplizio, qualora
Dott. FRAU
Tel. 330934840 il moribondo si fosse macchiato di questa colpa, con il consenso dei familiari
VOLONTARI
mossi a compassione, veniva chiamata s‘accabbadora, persona considerata
DEL SOCCORSO
un pò sacerdotessa e pò ―bruxia‖, esperta in queste faccende. A memoria di alTel. 070/790222
cuni anziani questa operazione assumeva una valenza esoterica: ―Ponianta su
CARABINIERI
jalli a conk‘e lettu, e su mallaidu moriada‖.
Pronto intervento: Secondo testimonianze più indirette e da racconti tramandati oralmente ma
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senza riscontri oggettivi, risulterebbe che questa operazione si svolgesse in
COMUNE DI
maniera decisamente diversa. Si allontanavano i presenti dalla stanza del moVILLASIMIUS
ribondo, si rimuovevano dalle pareti e dai comodini tutte le immagini sacre, e
Centralino:
a porte chiuse, s‘ accabbadora metteva su jalli dietro la nuca del malato e con
Tel. 070/79301 un colpo deciso sulla tempia poneva fine alle sue sofferenze.
070/7930209
A questo punto si allestiva di nuovo la stanza con le immagini sacre lasciando
―a conk‘e lettu su jalli‖.
Di questi fatti, avvenuti anche nel nostro paese, e risalenti perlomeno agli inizi
del secolo scorso, si ha ancora memoria in alcuni anziani. Sarebbe interessante recuperare informazioni ulteriori su questo inquietante ma appassionante argomento.
E.M.
CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA CHIESA DI S. RAFFAELE
LETTO PER VOI
IL PETTINE SENZA DENTI
Alcune interessanti immagini dei lavori per la ultimazione
della chiesa di S. Raffaele eseguiti negli anni ‗50. Si noti
la armatura in legno per la realizzazione della cupola.
Antefatto: Sardegna seconda metà del 1400. Violante
Carroz trova, nelle campagne di Carbonara, una Madonna di marmo ed un telaio d‘oro.
Carbonara, 1847. Stefanina
si oppone all‘assenza di alternative alle consuetudini
di una piccola comunità
contadina.
Cagliari 1999. Eleonora indaga sull‘uso di un proiettile all‘Uranio impoverito ne
poligono militare di Quirra
impigliandosi in una rete
creata inconsapevolmente
da lei stessa.
Villasimius 2032. In una sardegna travolta dagli sconvolgimenti climatici Emiliano cerca di scoprire perché suo
padre sia morto di Leucemia sotto lo sguardo indifferente
dei militari.
Stefanina, Eleonora ed Emiliano, una casa diroccata
nelle campagne di Quirra e un pettine senza denti: passato presente e futuro si rincorrono, si sovrappongono, e
si dissolvono in un crescendo di inquietanti rivelazioni
fatte di intrighi, equivoci e soprusi che si sviluppano e si
confondono lasciando al lettore il compito di districarsi.
Eugenio Campus incrocia i destini dei protagonisti attraverso la descrizione di duecento anni di storia,
dall‘abolizione del feudalesimo al crollo delle Torri Gemelle, anticipando scenari sorprendenti in cui la Sardegna
offre piccoli dettagli dell‘avvenire che ci attende.
Eugenio Campus nasce e vive in Sardegna nei luoghi descritti in questo romanzo.