Cos` è l`autoimmagine?

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Cos` è l`autoimmagine?
Cos’ è l’autoimmagine?
L’autoimmagine è l’immagine interiore che ciascuno ha di se stesso; anche quando
ci guardiamo allo specchio, l’immagine riflessa è fortemente influenzata da quella
che ci portiamo dentro di noi.
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Basta pensare a quelle ragazze magrissime che, osservandosi allo specchio, si
vedono grasse, gonfie, piene di cellulite!
Se nella nostra interiorità alberga una scarsa considerazione per noi stessi, ci
sentiamo persone mediocri e la nostra autoimmagine viene notevolmente inficiata
da queste convinzioni limitanti, diventando, in tal modo, pessima.
Emozioni come vergogna, imbarazzo, senso di colpa, frustrazione, orgoglio, minano
la nostra autoimmagine, compromettendola sempre di più.
Succede che, l’immagine che abbiamo di noi stessi, inevitabilmente si riflette, come
una luce a neon, sul nostro comportamento intrecciandosi così, con l’immagine che
gli altri hanno di noi.
In ambito lavorativo coloro che riescono ad emergere sono,generalmente, quelli che
hanno una buona immagine di sé.
Queste persone infatti, esprimono maggior sicurezza in se stessi, buona capacità di
motivarsi, instaurano relazioni appaganti e non si sentono annientati dagli errori che
possono commettere o dalle altrui critiche.
Generalmente sono persone ottimiste che riescono ad auto realizzarsi attualizzando
le proprie potenzialità ed aspettative.
Al contrario, coloro che hanno un’autoimmagine scadente, vedono il mondo in
modo ostile e difficilmente riescono a mettere completamente a fuoco i problemi,
senza sentirsene totalmente invasi.
Ogni problema o fallimento viene generalmente percepito come un attacco alla
persona e va a rinforzare ulteriormente la scarsa immagine di sé.
Ma quando si forma l’autoimmagine?
L’autoimmagine si forma nel corso della vita, dal primo contatto che il bambino ha
con il mondo ed in particolare, con la propria madre.
Il primo contatto è quello della pelle.
La pelle della mamma che offre accoglienza e calore, produce nel bimbo uno stato di
benessere e sicurezza, così come gli occhi che guardano il bambino con tenerezza ed
affetto, trasmettono al piccolo la sensazione di “esserci”, di essere visto, accolto,
accettato e voluto.
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Il bambino comincia così a formarsi un’immagine di sé che sarà positiva, se avrà
ricevuto sensazioni positive, che lo fanno star bene; negativa, nella misura in cui le
sensazioni che gli sono pervenute, lo avranno fatto stare male.
È l’”holding” e l’”handling” di winnicottiana memoria, ovvero è il “come” il bimbo
viene tenuto, cullato, accudito.
Amore, accoglienza, tenerezza, attenzione = positività
Distacco, freddezza, fretta = negatività
Con il passare degli anni, i bimbi continuano a costruire quell’immagine di sé che si
manifesterà nella sua completezza in età adulta.
Il bambino interagisce con le figure di riferimento: genitori e parenti e poi, quando
entra nel mondo della scuola, con insegnanti e compagni.
Sovente siamo proprio noi genitori che creiamo la prima autoimmagine positiva o
negativa nei nostri figli.
Capita spesso che non ascoltiamo cosa hanno da dire o tendiamo ad ascoltarli con
superficialità:
“Adesso stai zitto che ho da fare”
“Non posso ascoltarti, devo scappare”
“Non voglio neppure sentirti!”
“Cerca di non fare domande!”
“Devi parlare solo se sei interrogato”
“Ascoltami e taci!”
Oppure:
“Queste cose non devi dirle!”
“Non fare lo stupido!”
“Non capisci nulla!”
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Tu non puoi essere arrabbiato!”
Sei un bambino devi essere sempre allegro e felice!”
“Non piangere, è da femminucce!”
Quando il bimbo entra nella scuola, molti di questi messaggi vengono rinforzati da
insegnanti e compagni:
“Non capisci niente!”
“Non sei adatto per questa materia!”
“Sei un disattento”
“Sei un gran pasticcione!”
“Devi imparare a non piangere!”
“Sei un ometto, non devi lamentarti o piangere!”…………………………..
Tutti questi messaggi e molti altri che, con l’intento di “EDUCARE”, vengono subiti
ed introiettati dal bambino, si accumulano e formano quell’autoimmagine , che lo
accompagnerà nella vita, influenzandone le relazioni con se stesso e con gli altri.
La poesia che segue può essere utile per meglio chiarire tali concetti:
I bambini imparano quello che vivono
Se i bambini vivono con le critiche,
imparano a condannare.
Se i bambini vivono con l’ostilità,
imparano a combattere.
Se i bambini vivono con la paura,
imparano ad essere apprensivi.
Se i bambini vivono con la pietà,
imparano a commiserarsi.
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Se i bambini vivono con il ridicolo,
imparano ad essere timidi.
Se i bambini vivono con la gelosia,
imparano cosa sia l’invidia.
Se i bambini vivono con la vergogna,
imparano a sentirsi colpevoli.
Se i bambini vivono con la tolleranza,
imparano ad essere pazienti.
Se i bambini vivono con l’incoraggiamento,
imparano ad essere sicuri di sé.
Se i bambini vivono con la lode,
imparano ad apprezzare.
Se i bambini vivono con l’approvazione,
imparano a piacersi.
Se i bambini vivono con l’accettazione,
imparano a trovare amore nel mondo.
Se i bambini vivono con il riconoscimento,
imparano ad avere un obiettivo.
Se i bambini vivono con la partecipazione,
imparano ad essere generosi.
Se i bambini vivono con l’onestà e la lealtà,
imparano cosa sia verità e giustizia.
Se i bambini vivono con la sicurezza,
imparano ad avere fede in se stessi
e in coloro che li circondano.
Se i bambini vivono con l’amichevolezza,
imparano che il mondo è un posto
bello in cui vivere.
Se i bambini vivono con la serenità,
imparano ad avere tranquillità di spirito.
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(Dorothy L. Nolte)