Volontariato - EESC European Economic and Social Committee

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Volontariato - EESC European Economic and Social Committee
ISSN 1830-6349
Gennaio 2014/1 IT
CESE info
Comitato economico
e sociale europeo
un ponte tra l’ Europa e la società civile organizzata
EDITORIALE
Cari lettori,
per tutti gli europei il 2014 si preannuncia come
un anno determinante.
Determinante perché è da troppo tempo che
i cittadini attendono la fine della crisi mentre
sembra solo che si susseguano i programmi di
austerità, in un contesto di crescita amorfa.
Determinante perché la campagna per le elezioni europee deve ridare
la voglia di Europa a dei cittadini esasperati dalla povertà crescente, dalla
chiusura delle fabbriche e da normative troppo dettagliate. Si tratta infatti
dell’unica possibilità per contrastare l’ondata antieuropeista che si preannuncia per il prossimo mandato del
Parlamento europeo.
Determinante perché tutti
gli sguardi saranno rivolti
verso la nuova Commissione
che, in base all’ultima riforma
istituzionale, dovrebbe assumere un ruolo più politico e
dare finalmente delle risposte
ai problemi reali che i cittadini
si trovano ad affrontare nella
loro vita quotidiana.
“
Determinante perché
tutti gli sguardi saranno rivolti
verso la nuova Commissione
che, in base all’ultima riforma
istituzionale, dovrebbe assumere un ruolo più politico e
dare finalmente delle risposte
ai problemi reali che i cittadini
si trovano ad affrontare nella
loro vita quotidiana.
E per far fronte a queste sfide fondamentali per il
futuro dell’Unione europea il
Comitato economico e sociale europeo affermerà più che mai il suo ruolo
di rappresentante della società civile. Con i nostri membri e il personale
dell’amministrazione, tutti impegnati per un’Europa più vicina ai cittadini,
proporremo un vero e proprio progetto europeo di società.
”
Insieme potremo ridare un senso a ciò che significa “essere europei”,
ridare lustro all’anima europea e ridare un senso ai nostri valori.
Auguro a tutti voi che il 2014 sia l’anno di un’Europa ritrovata.
Henri Malosse,
Presidente del CESE
Il valore economico
del volontariato
“Il volontariato è vantaggioso per
tutti. Esso contribuisce a una crescita
inclusiva, rafforza il capitale sociale ed
umano, promuove la solidarietà tra
generazioni e riveste un notevole valore
economico”, afferma Krzysztof Pater
(Polonia, gruppo Attività diverse), relatore del recente parere del CESE sulla
misurazione del volontariato.
“
Malgrado i benefici che offre
e la crescente importanza che va
assumendo, il volontariato sia
poco riconosciuto e trovi scarso
riscontro nelle statistiche.
”
Pater, egli stesso volontario impegnato in numerosi progetti, non
si spiega come mai, malgrado i
benefici che offre e la crescente
importanza che va assumendo,
il volontariato sia poco riconosciuto e trovi scarso riscontro
nelle statistiche. Attualmente
molti Stati membri o non raccolgono affatto dati aggregati sul
volontariato oppure utilizzano
definizioni e metodi difformi, per cui
è impossibile misurare le dimensioni e il
valore di questa attività nell’UE.
consenta di armonizzare la misurazione
e di arrivare così a un maggiore riconoscimento di questa attività.
Secondo il CESE, per l’elaborazione
di questa legislazione la Commissione
europea, che ha poteri d’iniziativa legislativa quasi esclusivi nell’UE; dovrebbe
ispirarsi al Manuale sulla misurazione
del lavoro volontario dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL),
redatto per aiutare i paesi a raccogliere
dati sistematici e comparabili sul lavoro
non retribuito inserendo un modulo
integrativo nelle rilevazioni sulla forza
lavoro.
che, oltre a svolgere una funzione
sociale, il volontariato apporta effettivamente anche un significativo contributo
economico.
A titolo di esempio, i risultati dell’indagine condotta in Polonia rivelano che
nel 2011 il volontariato rappresentava il
2,8 % del PIL e offriva l’equivalente di un
lavoro al 9,6 % della popolazione attiva
del paese.
Il CESE ritiene inoltre che, una volta
che il volontariato sarà stato misurato,
bisognerebbe introdurre un meccanismo che consenta alle organizzazioni
non profit di “cofinanziare” progetti
sovvenzionati con fondi pubblici grazie
al valore economico del lavoro volontario prestato. Ciò contribuirebbe a far
sì che le piccole ONG possano partecipare a gare d’appalto da cui sono
spesso escluse perché non in grado
di reperire i fondi necessari per cofinanziare la sovvenzione. (mb) ●
“
”
Volontariato: misurarlo con precisione
Per rimediare a questa disomogeneità, il Comitato raccomanda di adottare una legislazione UE vincolante che
Gli istituti nazionali di statistica di
tre paesi UE (Polonia, Ungheria e Italia)
hanno già condotto indagini sull’entità
e il valore del lavoro volontario in base
ai principi metodologici del Manuale
dell’OIL. Queste indagini dimostrano
I risultati dell’indagine
condotta in Polonia rivelano
che nel 2011 il volontariato rappresentava il 2,8 % del PIL e
offriva l’equivalente di un lavoro
al 9,6 % della popolazione attiva
del paese.
per sostenerlo meglio
Intervista a Krzysztof Pater, relatore del parere del CESE sulla misurazione del lavoro volontario
DATE DA RICORDARE
12 febbraio 2014
CESE, Bruxelles: Audizione sul
tema Comunicazione al pubblico
in situazioni di crisi nucleare o
radiologica
26 e 27 febbraio 2014
CESE, Bruxelles: sessione plenaria
del CESE
IN QUESTO NUMERO
2
Il popolo ucraino dovrebbe
essere libero di decidere il futuro
del proprio paese. Intervista con
Jacek Krawczyk, presidente del
gruppo Datori di lavoro del CESE
2
3
Crescita, occupazione e coesione
sociale le priorità dell’agenda
della presidenza greca
4
La passione di Eve Päärendson
per il paese del Sol levante
Christine Lagarde e i membri
del CESE discutono della ripresa
economica durante la sessione
plenaria
Krzysztof Pater, membro del CESE
CESE Info: Perché misurare il
lavoro volontario? Cercare
di determinarne il valore
economico non contraddice
forse il principio stesso del
volontariato?
Krzysztof Pater: Nel mondo di oggi
abbiamo bisogno di disporre di quante
più conoscenze possibile, e quando
cerchiamo di conoscere le modalità di
funzionamento della società, non lo
facciamo solo per soddisfare la nostra
curiosità, bensì per elaborare varie politiche. Per quando riguarda il volontariato,
non disponiamo di dati comparabili a
livello europeo. Non conosciamo con
precisione la portata o la funzione del
volontariato, di quello formale svolto
tramite un’organizzazione o di quello
informale svolto direttamente; non
sappiamo quanto tempo dedichino gli
europei a determinati lavori volontari, in
quali settori facciano più spesso volontariato o quali attività svolgano. Eppure
questi dati ci consentirebbero di capire
in quali settori i volontari si facciano
carico dei compiti dello Stato e dovrebbero indurre le autorità locali e nazionali
a chiedersi che cosa accadrebbe se non
ci fossero volontari, o se, senza il loro
apporto, lo Stato sarebbe in grado di
assolvere i compiti fondamentali. Integrare questi dati con la misurazione dello
specifico valore economico del volontariato rappresenta solo l’ultimo, piccolo
passo, anche se un passo estremamente
importante.
Il volontariato può aiutare
l’Europa a superare la crisi?
La crisi ha indotto ad intensificare le
attività basate sulla solidarietà sociale. Di
questo sono fermamente convinto, ma
penso anche che, per averne conferma,
occorra condurre delle indagini appropriate. Comprendere la differenza tra il
volontariato in tempi di crisi e quello in
periodi di crescita economica potrebbe,
se la mia ipotesi è corretta, gettare le basi
di politiche di sostegno al lavoro volontario, che ne moltiplicherebbe i benefici
●
per la società nel suo insieme.
www.eesc.europa.eu
1
Il popolo ucraino dovrebbe essere libero di decidere il futuro del proprio paese
Intervista con Jacek Krawczyk, presidente del gruppo Datori di lavoro del CESE
rivolgere ai manifestanti di piazza
Indipendenza a Kiev?
CESE Info: Lei è stato tra i più
attivi fautori dell’invio di una
delegazione del CESE a Kiev a
sostegno dei manifestanti.
Jacek Krawczyk: Penso che il CESE debba
prendere posizione in difesa dei diritti dei
cittadini, ovunque questi subiscano delle
violazioni soprattutto quando tali violazioni avvengono in modo brutale, per mano
della polizia. Ho molto apprezzato che il
Parlamento europeo abbia formulato una
dichiarazione sull’Ucraina e avrei voluto che
il CESE avesse fatto altrettanto, adottando
una risoluzione. Si tratta infatti di segnali
politici molto importanti per i cittadini che,
esposti al freddo gelido e pungente di Kiev,
manifestano per le strade della città.
Quale messaggio e quale
raccomandazione vorrebbe
In dicembre il gruppo Datori
di lavoro ha pubblicato una
dichiarazione sulla situazione in
Ucraina. Qual era il messaggio
principale?
Il gruppo Datori di lavoro ha condannato
fermamente il ricorso alla violenza da parte
delle autorità per reprimere le manifestazioni
pacifiche dei cittadini che esprimevano il loro
disaccordo riguardo alla decisione della dirigenza ucraina di abbandonare il cammino
verso l’Europa. Inoltre, membri del gruppo
Datori di lavoro hanno condannato con
fermezza le pressioni esercitate sui leader
ucraini perché non firmassero l’accordo di
© snig
Jacek Krawczyk, presidente del gruppo
Datori di lavoro, CESE
Per cominciare, vorrei esprimere il mio
ampio sostegno alle loro richieste. Essi hanno
infatti il diritto di dire la loro sul futuro del
loro paese e di esprimere questa loro esigenza ricorrendo a mezzi pacifici. Mi preme
inoltre condannare fermamente il ricorso
alla forza contro le manifestazioni e ricordare al governo ucraino che se un’autorità
decide - illegalmente - di utilizzare la forza
contro i propri cittadini, essa perde ogni
diritto legittimo di governare. Centinaia di
migliaia di dimostranti non si possono ignorare, né si possono passare sotto silenzio le
loro proposte, che vanno invece integrate in
modo costruttivo nelle decisioni politiche
successive.
associazione con l’UE. Come espresso nella
dichiarazione, il mio gruppo è convinto
che l’accordo di associazione aprirebbe, per
l’Ucraina, la strada verso la democrazia, la
buona governance, lo Stato di diritto e il
rispetto dei diritti dell’uomo. Esso contribuirebbe altresì a costruire un’economia forte
basata su un mercato libero, trasparente e
aperto, conforme agli elevati standard europei, garantendo così al popolo ucraino una
vita migliore.
Il Suo gruppo è in contatto con
i datori di lavoro ucraini? Quali
sono le loro previsioni quanto agli
sviluppi ulteriori della situazione
a medio e lungo termine?
Stiamo lavorando a stretto contatto con gli
imprenditori ucraini per capire la loro posizione riguardo agli attuali sviluppi politici.
La nostra delegazione ha anche partecipato al
Business Forum, che si è tenuto il giorno pre-
Crescita, occupazione e coesione sociale le
priorità dell’agenda della presidenza greca
Il 1° gennaio 2014 la Grecia assumerà la
presidenza del Consiglio dell’UE per la
quinta volta dalla sua adesione nel 1981.
Rispetto all’esperienza precedente (gennaio - giugno 2003) che, con l’adesione
di 10 nuovi Stati membri, ha peraltro
segnato una delle tappe cruciali del processo di allargamento dell’UE, nel 2014
la presidenza greca si troverà a gestire un
programma estremamente impegnativo.
Tra le sfide che si prospettano vi sono
le elezioni del Parlamento europeo e
quelle amministrative greche, come
pure i negoziati per la costituzione del
nuovo collegio dei commissari europei,
ai quali fanno da sfondo una crescente
disoccupazione, un duro programma di
austerità, un sistema politico fragile e
crescenti reazioni da parte dei cittadini,
dovute soprattutto al drastico taglio ai
servizi sociali e ad altre misure impopolari, tra cui le condizioni stabilite per
la riduzione del debito. La presidenza
greca si troverà ad affrontare dei compiti difficili visto che dovrà raggiungere
un equilibrio tra i primi segnali di crescita, una coalizione di governo fragile
e un atteggiamento sempre più critico
nei confronti dell’UE, a livello non solo
nazionale bensì anche europeo.
Verso una nuova governance
economica e monetaria
Nell’ultimo decennio le procedure, le
politiche e l’ecosistema dell’UE hanno
subito un’evoluzione e ciò trova riscon-
2
A causa della sua posizione geografica
alle frontiere dell’Europa e della crescente
instabilità delle aree periferiche dell’UE,
la Grecia è il principale punto di entrata
dei migranti irregolari nell’Unione europea. La presidenza greca concentrerà pertanto i suoi sforzi sulla promozione di
tutti i diversi tipi di politiche in materia
di migrazione e mobilità. Allo stesso
tempo, essendo un paese dalla forte tradizione marittima, la Grecia introdurrà
una tematica generale che troverà riscontro in tutte e tre le priorità della presidenza: la politica marittima dell’UE. La
presidenza greca insisterà affinché essa
“
sia ridefinita e rivitalizzata in ogni suo
aspetto, senza limitarsi agli aspetti legati
alla crescita e allo sviluppo (dichiarazione
di Limassol), valorizzando la principale
risorsa dell’Europa - il mare - quale fonte
inesauribile di crescita e prosperità per
l’intero continente.
Zbigniew Brzeziński ha dichiarato
di recente sulle pagine del
Financial Times che “gli eventi
in Ucraina sono irreversibili
da un punto di vista storico e
modificheranno l’equilibrio
geopolitico. Prima ancora di
quanto non si pensi, l’Ucraina
sarà veramente parte integrante
dell’Europa democratica”. Lei
è d’accordo con questa
dichiarazione?
Spero proprio che Brzeziński abbia ragione.
Guardando l’Ucraina di oggi, non posso fare
a meno di compararla con la Polonia degli
anni ‘80 e ‘90. L’esempio offerto dal mio
paese mostra chiaramente che la trasformazione, la riforma, la democrazia e un modello
economico moderno possono portare i loro
frutti. Nel 1991, quando la Polonia ha firmato
l’accordo di associazione con l’UE, io ero sottosegretario di Stato nel secondo governo
Solidarność. Quel giorno, tutti abbiamo
pensato che la Polonia avrebbe aderito alla
Comunità europea nell’arco di cinque o sei
anni al massimo, e invece ce ne sono voluti
due volte tanti: l’opera di trasformazione e
preparazione all’adesione è stata molto più
difficile e impegnativa di quanto avessimo
pensato inizialmente, ma ne è valsa la pena.
Dai sondaggi condotti risulta che, in
Ucraina, oltre il 50 % degli intervistati è
favorevole all’integrazione europea. L’entusiasmo che regna tra i cittadini ucraini
rappresenta un’opportunità che le autorità
non dovrebbero lasciarsi sfuggire. L’UE, da
parte sua, non vuole costringere l’Ucraina a
firmare l’accordo di associazione, che di per
sé non è né contro la Russia né contro qualsiasi altro paese. Il nostro unico desiderio è che
gli ucraini possano esercitare il loro diritto di
scelta. Non è possibile ignorare questa voce
che si leva alta dalle piazze.
Al momento della pubblicazione della
newsletter, una delegazione del CESE,
presieduta dal Presidente Malosse, stava per
recarsi in l’Ucraina. Un resoconto della visita
●
sarà pubblicato nel prossimo numero.
IN BREVE
Il CESE presenta a Nicolas Hulot le proprie riflessioni sulle
priorità ambientali
La presidenza greca si troverà ad affrontare dei compiti difficili visto che dovrà raggiungere
un equilibrio tra i primi segnali di
crescita, una coalizione di governo
fragile e un atteggiamento sempre
più critico nei confronti dell’UE,
a livello non solo nazionale bensì
anche europeo.
”
Unire le forze con la nuova presidenza
La presidenza greca del Consiglio dell’UE
sarà efficiente sotto il profilo dei costi,
disponendo di un bilancio limitato di
50 milioni di euro. Essa terrà 14 riunioni
ministeriali informali ad Atene, presso il
centro congressuale ed espositivo Zappeion, oltre a 100-120 riunioni di diversi
gruppi di lavoro o del Coreper. Le altre
riunioni, tra cui anche i vertici dell’UE, si
terranno per lo più a Bruxelles. Al contempo va rilevato che è già stata instaurata
una stretta collaborazione con la futura
presidenza italiana, in vista della creazione di una piattaforma comune per la
presidenza dell’Unione europea nel 2014,
promuovendo l’allineamento
dei programmi dei due paesi in
materia di immigrazione clandestina, economia ed energia.
Il vice primo ministro, nonché
ministro degli Affari esteri
greco, Evangelos Venizelos
ha definito il 2014 “l’anno del
Mediterraneo, che potrebbe
promuovere un concetto diverso e alternativo del futuro dell’Europa”, nell’ottica
di una maggiore integrazione dei paesi in
●
posizione più debole.
© Nick Pavlakis
© Ministero degli Affari esteri greco; fonte: http://www.gr2014.eu/
tro nelle priorità che la quinta presidenza
greca si è fissata. Non sorprende che al
primo posto della sua agenda figuri il
trittico crescita, occupazione e coesione
sociale, elementi che, oltre ad essere
indissolubilmente legati tra loro, riflettono le esigenze nazionali della Grecia.
Essendosi ritrovata al centro della crisi
del debito che ha colpito l’intera Unione
europea, la Grecia cercherà di affrontare
la crisi economica e finanziaria nell’area
dell’euro e di completare l’architettura
della nuova UEM, soprattutto promuovendo un’unione bancaria.
cedente il vertice del partenariato orientale.
In tale occasione, numerosi oratori ucraini
hanno detto chiaramente che si trattava di
un rinvio, e non di una decisione definitiva
da parte dell’Ucraina. Come un delegato ha
fatto notare, non ci si poteva certo aspettare
che l’Ucraina firmasse l’accordo con l’UE
proprio al principio dell’inverno, di fronte
alla tacita minaccia di ritorsioni da parte della
Russia sotto forma di blocco delle forniture
di energia, come già era avvenuto nel 2006 e
nel 2009. Alcuni gruppi, soprattutto nell’Ucraina orientale, temono - chiaramente - che
un accordo con l’UE possa danneggiare le
relazioni commerciali con la Russia. Tra gli
operatori economici in Ucraina c’è anche chi
non ha alcun interesse a rendere l’economia
più aperta o trasparente.
Per maggiori informazioni si rimanda
al sito: http://www.gr2014.eu/
Nicolas Hulot, inviato speciale per la protezione del pianeta
e Henri Malosse, Presidente del CESE
Il 27 novembre Nicolas Hulot, da poco
nominato dal Presidente della repubblica francese “inviato speciale per la
protezione del pianeta”, ha incontrato il
Presidente del CESE Henri Malosse e i
rappresentanti della società civile europea. L’incontro si è svolto a Bruxelles,
presso la sede del Comitato.
Hulot si è intrattenuto con i relatori
e con il presidente dell’Osservatorio
dello sviluppo sostenibile su argomenti
d’interesse comune, ad esempio l’attuazione del dialogo europeo sull’energia,
la promozione dell’economia verde e
il quadro post-2015 volto ad eliminare
la povertà e ad assicurare la sostenibilità ambientale. Egli ha concentrato la
sua attenzione sulle proposte specifiche
sostenute dal CESE e sui percorsi innovativi che il Comitato sta esplorando, e
ha concluso sottolineando la necessità di
garantire la partecipazione della società
civile alla conferenza sul clima COP 21
che si terrà a Parigi nel 2015.
Hulot e il Presidente Malosse hanno
avuto un lungo colloquio sull’importanza di coinvolgere i rappresentanti
della società civile al fine di rafforzare la
democrazia in Europa.
Con la sua visita, Nicolas Hulot, ex
giornalista e leader di un’importante
ONG francese impegnata a favore
dell’ambiente, ha voluto anche richiamare l’attenzione dei soggetti pubblici,
nazionali ed europei, nonché dei consiglieri del CESE, su una serie di priorità
ambientali, dalla tutela della biodiversità
alla protezione degli oceani e alla lotta
contro il traffico delle specie minac●
ciate. (hb)
CESE info — Gennaio 2014/1
Christine Lagarde e i membri del CESE discutono
Thierry Libaert si aggiudica
della ripresa economica durante la sessione plenaria il premio IEC (Intelligenza
economica e competitività) 2013
■ Sostenere la domanda
sollecitando la BCE a mantenere bassi
i propri tassi d’interesse principali per
non mettere in pericolo le banche
nazionali e i governi.
■ Ridurre il debito
in modo da rendere disponibile del
reddito e sostenere i consumi e gli
investimenti.
Il 4 dicembre scorso l’Accademia francese dell’intelligenza economica ha conferito il
suo premio 2013 per il miglior libro dell’anno sull’intelligenza economica.
Il premio è andato al consigliere Thierry Libaert e a Nicolas Moinet, suo collega
dell’università di Poitiers, per il libro La communication, domaine oublié de l’Intelligence
économique, di cui sono coautori. Nel premiare quest’opera, la giuria ha voluto mettere
in risalto l’evoluzione dell’intelligenza economica e far comprendere meglio l’aspetto
●
comunicazionale di cui questa si deve dotare per giungere a maturità. (ab)
■ Consolidare i mercati generatori di
crescita e occupazione
con riforme mirate in ciascuno Stato
membro volte a migliorare la produttività e la flessibilità, oltre che a creare
nuovi posti di lavoro.
Christine Lagarde, Direttore generale del Fondo monetario internazionale
Il direttore generale del Fondo monetario
internazionale Christine Lagarde è stata
invitata a partecipare a una sessione plenaria
del Comitato economico e sociale europeo.
Con la crisi che continua a farsi sentire, il
CESE ha discusso dei timori riguardanti le
ripercussioni delle politiche di austerità e si
è chiesto se queste siano davvero in grado di
risanare le economie dei paesi UE.
A nome del Comitato, il Presidente
Malosse ha espresso tutto il suo apprezzamento a Christine Lagarde che, pochi mesi
fa, ha pubblicamente riconosciuto quanto sia
importante non sacrificare la crescita sull’altare dell’austerità. La società civile è convinta
che si debbano esplorare altre strade.
“Se ci spingiamo oltre lungo il cammino
dell’austerità, rischiamo di rimettere in
discussione il patto sociale e di mettere in
pericolo la democrazia. Non è forse giunto
il momento, ad esempio, di pensare ad una
ristrutturazione di alcuni debiti, pubblici
o privati?”, ha proposto Malosse nel suo
discorso inaugurale.
Il direttore generale del Fondo monetario
internazionale ha ammesso che, malgrado i
risultati piuttosto incoraggianti dell’ultimo
periodo, è ancora presto per parlare di “successo” e che bisogna “fare di più” per uscire
dalla crisi.
Benché le previsioni indichino un
incremento della crescita (1 % nel 2014),
“possiamo davvero affermare che la crisi è
ormai alle nostre spalle quando il tasso di
popolazione attiva senza lavoro è al 12 %?”,
si è chiesta Lagarde nel corso del suo intervento al CESE.
Ha quindi elencato quattro priorità
per rilanciare la crescita e l’occupazione in
Europa:
■ Potenziare il credito
in particolare grazie al completamento
dell’Unione bancaria, con un meccanismo di vigilanza unico e un meccanismo unico di risoluzione delle crisi
bancarie corredato di una rete di sicurezza comune.
Il CESE ha inoltre invocato una serie
di grandi trasformazioni strutturali, chiedendo in particolare che la reindustrializzazione venga considerata una priorità in
Europa e che sia infine completata l’Unione economica. Per raggiungere questi
risultati, il Comitato sta mettendo a punto
un piano d’azione e un programma intesi
a far avanzare la convergenza sul piano
sociale, fiscale e di bilancio tra i paesi
●
dell’Unione. (ll)
“
Non è forse giunto il
momento, ad esempio,
di pensare ad una ristrutturazione di alcuni debiti,
pubblici o privati?
”
Hans-Joachim Wilms, Vicepresidente del CESE, Christine Lagarde, Direttrice generale
dell’FMI, Henri Malosse, Presidente del CESE, Jane Morrice, Vicepresidente del CESE,
e Nicolas Alexopoulos, Segretario generale facente funzione del CESE.
la coppia scienze di gestione / scienze
dell’informazione e della comunicazione, ma anche le scienze economiche,
politiche, giuridiche e - per quanto ciò
resti ancora a livello embrionale - la psicologia sociale o la sociologia.
Thierry Libaert, membro del CESE
CESE info: Insieme al Suo
collega Nicolas Moinet
dell’Università di Poitiers,
Lei è stato recentemente
insignito del premio
IEC 2013 (Intelligenza
economica e competitività)
per l’opera intitolata: “La
comunicazione, settore
dimenticato dell’Intelligenza
economica (IE)”. Potrebbe
raccontarci qualcosa di più
sull’argomento di questo
libro e spiegare ai nostri
lettori che cos’è l’intelligenza
economica?
Thierry Libaert: L’intelligenza economica è la capacità di comprendere
finemente e globalmente un ambiente
complesso, e di prendere la giusta
decisione. Sul piano sia scientifico che
pragmatico l’intelligenza economica
rientra nelle scienze umane e sociali.
Benché sia nata al di fuori del quadro
accademico, essa si è tuttavia sviluppata
al crocevia di diverse discipline, tra cui
Nella Sua opera Lei ha cercato
di rimettere la comunicazione,
che va oltre la semplice
gestione dell’informazione,
al centro dell’intelligenza
economica. Perché?
La comunicazione è la cenerentola delle
pratiche di intelligenza economica, e
l’analisi comunicazionale appare come
la grande assente della ricerca su questi temi. L’intelligenza economica è alla
ricerca dei suoi principi fondamentali,
in particolare dei concetti operativi
(stretto legame tra teoria e pratica). La
maturità di tale disciplina presuppone
la trasformazione dell’informazione
cosiddetta “strategica” in conoscenza,
del “sapere per agire” in “sapere ossia
agire”. Tale sviluppo richiede di capire
meglio e di integrare appieno l’aspetto
comunicativo di un’intelligenza economica che, troppo spesso, è limitata alla
gestione dell’informazione, per quanto
qualificata come strategica, oppure a una
visione ristretta e persino semplicistica
dell’informazione. A nostro avviso, questa problematica è al centro dell’intelligenza economica, che non è riducibile
a un insieme di strumenti o di metodi,
ma va concepita anche come una politica
pubblica, un modo di pensare e persino
●
una cultura.
LA SESSIONE PLENARIA IN SINTESI
Basta alle pratiche abusive sui pagamenti
tramite carta
Il Comitato raccomanda di fissare, per i pagamenti elettronici con
carta di credito e di debito, commissioni inferiori a quelle attualmente
proposte e di estendere le misure del pacchetto ai servizi di pagamento
online e tramite telefonia mobile. I costi di pagamento, i problemi relativi alla consegna e infine le preoccupazioni giuridiche e di sicurezza
●
mettono un freno alle transazioni via Internet. (ail)
La siderurgia europea sul viale del tramonto:
un destino inevitabile?
Dipendendo da settori come quelli dell’automobile e dell’edilizia,
l’industria europea dell’acciaio è stata colpita molto duramente dalla
crisi economica. Molti stabilimenti sono stati chiusi, con la perdita
Nel suo parere dell’11
dicembre sul testo della
Commissione, il CESE
invoca infatti l’adozione,
accanto al Piano d’azione
che avrà effetto a lungo termine, di soluzioni più immediate e concrete. Il CESE accoglie con favore la proposta della Commissione
di sostenere la domanda di acciaio europeo, sia internamente che
all’estero, e far sì che i produttori di acciaio dell’UE abbiano accesso
ai mercati dei paesi terzi grazie a pratiche commerciali leali. Tuttavia,
reputa anche che tutto ciò non sia sufficiente. Le politiche generali e
di lungo termine devono essere accompagnate da azioni più rapide e
concrete”, afferma infatti Claude Rolin (gruppo Lavoratori, Belgio),
relatore del parere.
© Zhu Difeng
Vincent Farrugia,
membro del CESE
Il CESE ha chiesto che i cittadini dell’UE
possano effettuare semplici pagamenti elettronici via Internet, a livello sia nazionale
che transfrontaliero, in maniera economica
ed agevole. “Il dibattito su come iniziare
a smantellare la costosa struttura imposta
dai servizi di pagamento tramite carta che
dominano il mercato del denaro di plastica
è andato avanti per troppo tempo”, osserva
Vincent Farrugia (gruppo Datori di lavoro,
Malta), relatore del parere del CESE sui
servizi di pagamento.
di oltre 60 000 posti di
lavoro. La Commissione
europea ha appena varato
un Piano d’azione per
l’industria siderurgica
europea, ma il Comitato economico e sociale
europeo (CESE) ritiene
che ciò non sia sufficiente.
Il CESE reputa che il Piano resti piuttosto vago e non affronti
in maniera adeguata la dimensione ciclica della crisi. Affinché la
siderurgia conservi la sua importanza strategica per l’industria manifatturiera e l’occupazione europee, ed onde evitarne un ulteriore
contrazione, il CESE esorta quindi ad adottare una serie di misure
urgenti.
I punti principali della proposta del CESE:
• effettuare una valutazione dettagliata della capacità esistente;
• agevolare l’uso e il trasporto dei rottami e impedire le esportazioni
illegali;
• assicurarsi che i fondi strutturali dell’UE siano allocati prestando
la debita attenzione alle esigenze del settore;
• attuare misure temporanee di sostegno pubblico per mantenere
la forza lavoro nell’ambito dell’industria siderurgica;
• stimolare la domanda nei settori siderurgici a valle;
• garantire un sostegno molto più forte, anche con fondi pubblici,
agli investimenti nello sviluppo di tecnologie e processi nuovi, che
suscitino un ulteriore potenziamento di impianti e stabilimenti;
• introdurre un modello sostenibile di produzione dell’acciaio;
• concentrare gli interventi del Fondo europeo di adeguamento alla
globalizzazione sull’anticipazione dei cambiamenti, ad esempio
agevolando l’introduzione di nuove tecnologie e aiutando i lavoratori ad adattarvisi.
“In particolare, si devono considerare con attenzione le specificità
del settore. Qualche esempio? In tutta l’UE, bisognerebbe fare in modo
di compensare gli aumenti dei prezzi dell’energia elettrica; e gli obiettivi di riduzione delle emissioni prodotte dall’industria siderurgica
devono essere realistici, sul piano economico come su quello tecnico”,
aggiunge il correlatore Zbigniew Kotowski (gruppo Attività diverse,
●
Polonia). (ail)
Per ulteriori informazioni : http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.opinions
p
CESE info — Gennaio 2014/1
3
La passione di Eve Päärendson per il paese del Sol levante
Béatrice Ouin,
membro francese
del gruppo Lavoratori del CESE e
rappresentante dei
consiglieri in seno
al comitato di redazione di CESE Info,
Eve Päärendson, intervista i suoi
membro del CESE colleghi del Comitato per conoscere
meglio i loro interessi. Di recente ha
incontrato Eve Päärendson, membro
estone del gruppo Datori di lavoro e
direttore del servizio Relazioni internazionali presso la confederazione
estone degli imprenditori.
CESE Info: Lei è entrata a
far parte del CESE nel 2004,
quando l’Estonia ha aderito
all’UE. A quell’epoca era
molto giovane (e lo è ancora):
come è stata scelta per
diventare membro?
Eve Päärendson: ero già membro del
comitato consultivo misto CESEEstonia e quindi conoscevo il Comi-
tato. Entrarne a far parte è stata quindi
una logica conseguenza. È stata la mia
stessa associazione a propormi come
candidata. Sono lieta di poter dire che
in quel periodo molti altri nuovi Stati
membri hanno nominato consiglieri
giovani, e continuano a farlo anche
ora. Il nostro lavoro ne guadagna in
equilibrio.
Per di più, la mia partecipazione
a vari gruppi in cui figuravano paesi
terzi è stata molto utile alla mia organizzazione; essa è stata così coinvolta
direttamente nell’elaborazione delle
politiche dell’UE verso questi importanti paesi, da cui ha potuto ricavare
eccellenti contatti e opportunità di
messa in rete.
Quale è stato, secondo Lei,
l’apporto della Sua presenza
al Comitato per la Sua
organizzazione?
Come fa a comunicare
efficacemente l’Europa nel
Suo paese?
Il CESE è l’unico organo ufficiale
dell’UE in cui siano rappresentate le
imprese. Il Comitato offre a me e alla
mia organizzazione una rete imprenditoriale più ampia e utilissima.
L’appartenenza al CESE consente
di avvicinarsi per tempo al processo
legislativo e decisionale dell’UE, e di
accedere più facilmente ai personaggi
di spicco sulla scena europea. Come
tutti sappiamo, nel settore delle relazioni internazionali è essenziale avere
contatti affidabili.
Riferire le questioni europee nella propria realtà nazionale è uno dei compiti
più difficili. Quello degli affari è un
mondo pragmatico, che vuole sempre
capire in termini concreti quale valore
aggiunto deriverà da ogni singolo atto
legislativo. È inevitabile che vi sia un
certo livello di confronto tra le capitali
nazionali e Bruxelles, tra l’altro a causa
dei mezzi di informazione e dei politici
locali, che vogliono prendersi il merito
di tutte le buone notizie, riversando su
Bruxelles la colpa delle altre. Inoltre le
azioni dell’UE richiedono tempo per
dare i loro frutti, cosa che rende la
comunicazione ancora più difficile per
noi che siamo coinvolti sui due fronti.
A mio avviso l’UE dimentica troppo
facilmente che, per chi non la conosce
a fondo, è difficile comprendere le sue
decisioni. Come rimedio sarebbero
utili, secondo me, delle visite di studio a Bruxelles, che aiutino i cittadini
a capire il funzionamento delle istituzioni.
Lei è strettamente coinvolta
nelle relazioni tra UE e
Giappone. Come mai?
Il Giappone è un importantissimo partner strategico dell’UE, con cui condivide
valori e principi fondamentali. Abbiamo
in comune anche una serie di sfide,
tra cui una struttura demografica in
rapido cambiamento, l’esigenza di una
sicurezza energetica e informatica e la
necessità di riavviare sul serio la crescita.
I negoziati in corso tra UE e Giappone sono essenziali per entrambe le
economie. Un accordo commerciale
efficace dovrebbe far aumentare fino
al 30 % le esportazioni dell’UE verso il
Giappone, far crescere il PIL europeo
dello 0,8 % e creare almeno 400 000
nuovi posti di lavoro negli Stati membri.
Per il Giappone, l’accordo dovrebbe produrre una crescita del PIL pari allo 0,7 %
e un aumento del 24 % delle esportazioni
verso l’UE.
Avendo già avuto a che fare con il
Giappone nella mia attività professionale, sono stata coinvolta nell’elaborazione del parere di iniziativa del 2006 sul
tema Le relazioni tra l’UE e il Giappone:
il ruolo della società civile. È nata così
l’idea di creare, nel 2009, il gruppo di
contatto CESE-Giappone, e da allora in
poi il CESE ha ampliato notevolmente
i propri contatti con interlocutori non
statali giapponesi.
La cultura giapponese è unica da tanti
punti di vista: perfino la concezione della
società civile, in Giappone, è differente
dalla nostra, ed è proprio questo uno dei
motivi per cui il dialogo con quel paese
mi ispira tanto. Con il Giappone ci sono
sempre opportunità stimolanti di impa●
rare qualcosa di nuovo.
IN BREVE
Le nuove sostanze psicoattive: Valutare i rischi e ridurre
al minimo i danni delle “droghe legali”
Occhi puntati sulle elezioni europee del maggio 2014
© Atomazul
Sapevate che…
Il 27 novembre scorso il CESE ha riunito rappresentanti dell’UE, accademici,
esperti sanitari e altri addetti ai lavori per
discutere delle nuove norme proposte
dalla Commissione per individuare e
ritirare dal mercato le sostanze psicoattive dannose senza comprometterne
gli impieghi industriali e commerciali
legittimi. Le conclusioni del convegno
saranno fatte proprie da un parere del
CESE su queste norme che sarà messo
ai voti nella sessione plenaria del CESE
di gennaio.
“Le norme proposte ridurranno in
parte l’offerta di queste nuove sostanze,
ma non è detto che lo facciano in
maniera efficiente e tempestiva: è necessario prestare più attenzione a ridurre
anche la domanda, e assicurarsi che le
misure di controllo si fondino su dati
sanitari e sociali anziché sull’opportunità
politica”, dichiara David Sears, relatore
●
del parere del CESE.
■ l’anno scorso 2,2 milioni di
persone hanno acquistato nuove
sostanze psicoattive (mefedrone,
metilone e ketamina), per un
valore complessivo di mezzo
miliardo di euro;
■ negli ultimi tre anni sono stati
aperti negozi specializzati nella
vendita di nuove sostanze psicoattive in almeno 13 Stati membri, mentre online il numero dei
negozi di questo tipo è quadruplicato;
■ si stima che il danno causato
alla salute dei cittadini da queste sostanze sia quantificabile
in 211 milioni di euro, e che il
costo delle attività di contrasto
sia di 117-144 milioni di euro
all’anno;
■ le imprese produttrici di queste
sostanze hanno sede in paesi
terzi (Cina e India) e si adeguano rapidamente alle nuove
restrizioni offrendo sostanze
alternative. (ail)
CESE info
Caporedattrice:
Coordinamento generale:
Béatrice Ouin – rappresentante dei membri CESE
nel comitato editoriale (FR, gruppo Lavoratori)
Maciej Bury (mb)
Agata Berdys
Hanno collaborato
a questo numero:
Alejandro Izquierdo Lopez (ail)
Eleni Kindyni (ek)
Henry Borzi (hb)
Laure Limousin (ll)
Leszek Jarosz (lj)
Indirizzo:
Comitato economico e sociale europeo
Edificio Jacques Delors Rue Belliard 99
1040 Bruxelles BELGIO
Tel. +32 25469476
Fax +32 25469764
E-mail: [email protected]
Sito web: http://www.eesc.europa.eu
Circa 200 esperti di comunicazione provenienti da organizzazioni della società civile,
istituzioni europee e nazionali, università
ed organi d’informazione si sono riuniti a
Bruxelles il 25 e 26 novembre per il 7° Seminario annuale della società civile sui media,
organizzato dal Comitato economico e
sociale europeo (CESE) in partenariato con
il Parlamento europeo (PE).
Conto alla rovescia
Il seminario si è svolto quando mancavano
meno di 180 giorni alle prossime elezioni
europee: tra i partecipanti era quindi palpabile la necessità e l’urgenza di elaborare
nuove modalità e strategie per “comunicare l’Europa” ai cittadini, assicurandosi
che vengano raggiunti dalle informazioni
pertinenti.
Jane Morrice, vicepresidente e responsabile per la comunicazione del CESE, ha
“dato il la” al dibattito affermando, nel suo
discorso di apertura, che “è necessario fare
di più per cancellare nei cittadini l’immagine di una Bruxelles anonima, distante ed
elitaria”. Morrice ha suggerito di ripensare le
strategie di comunicazione in vista dell’appuntamento elettorale del maggio 2014,
e sollecitato tutti - le istituzioni europee,
nazionali e regionali come pure le maggiori organizzazioni della società civile - a
fare la propria parte per far comprendere ai
cittadini l’importanza dell’Europa: “perché
l’Europa” - ha aggiunto - “conta davvero”.
Il tuo voto per scegliere che direzione
dare all’Europa
Uno dei panel di discussione riunitisi
nell’ambito del seminario verteva in modo
specifico sulle sfide in materia di comunicazione poste dalla campagna elettorale europea 2014. La prima fase della campagna di
comunicazione del PE è iniziata in settembre,
e sarà seguita da una fase “tematica”, incentrata sulle attività del PE, poi da una dedicata
al voto (“Vai a votare”) e infine da una riguardante l’esito della consultazione elettorale,
ovvero che cosa accade dopo il voto.
European Economic and Social Committee
Civil Society
Media Seminar
25-26
11/2013
EESC, Rue Belliard/Belliardstraat 99,
1040 Bruxelles/Brussel
www.eesc.europa.eu
Il messaggio non è “vota perché ti piace
l’UE “, bensì “vota se vuoi scegliere che direzione dare all’Europa”.
Molti di coloro che hanno preso parte
al seminario non hanno nascosto le proprie
preoccupazioni per l’insufficiente cooperazione tra le istituzioni dell’UE. Non c’è
dubbio che l’Europa “agisca, reagisca e
decida”, ma come fare per dimostrarlo all’elettorato? Secondo uno degli intervenuti, a
contribuire all’ignoranza e alla confusione
riguardo all’Europa sono probabilmente le
stesse istituzioni europee, che troppo spesso
forniscono risposte isolate e non riescono a
coordinare le rispettive campagne di comunicazione.
Altri oratori hanno invece messo in
guardia contro la tentazione di credere che
comunicare di più sia un modo sbrigativo
di risolvere i problemi. “L’UE comunica di
più quando è in difficoltà” ha osservato uno
di loro, aggiungendo che il dibattito pro e
contro l’Unione è il sintomo di una democrazia sana.
Chiudendo i lavori del seminario, il vicepresidente del Parlamento europeo Othmar
Karas ha detto che il successo della campagna
di comunicazione dipenderà in gran parte
dall’impegno con cui ciascuno contribuirà a
trasmettere i messaggi appropriati. Le prossime elezioni europee saranno molto diverse,
dato che le scelte degli elettori avranno molto
più peso nel decidere che cosa debba o non
debba fare l’Europa. Karas ha quindi concluso esortando a “darci una mano a diffon●
dere questo messaggio”. (mb)
Jane Morrice, vicepresidente del CESE
e Emily O’Reilly, Mediatore europeo
Il CESE info è inoltre disponibile in 23 lingue, in formato PDF,, sul sito Internet del CESE: http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.eesc-info
CESE info viene pubblicato nove volte l’anno in occasione ddelle sessioni plenarie del CESE.
Le versioni a stampa di CESE info in tedesco, inglese e francese possono essere ottenute gratuitamente presso il
servizio Stampa del Comitato economico e sociale europeo.
CESE info è inoltre disponibile in 23 lingue, in formato PDF, sul sito Internet del CESE:
URL: http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.eesc-info
CESE info non può essere considerato un resoconto ufficiale dei lavori del CESE. A tal fine si rimanda alla
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o ad altre pubblicazioni del CESE.
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Prossimo numero: febbraio 2014
Gennaio 2014/1
QE-AA-14-001-IT-N
INTERVISTA TRA COLLEGHI