Persone dell`anno
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Persone dell`anno
30 dicembre 2016 > 6 gennaio 2017 numero 53 - 3,00 € REPORTAGE CULTURA Nei luoghi del terremoto con i volontari della Brigata solidale Da Kennedy a Di Battista tutti i libri sul comodino dei politici Persone dell’anno CASCHI BIANCHI Nati tre anni fa in mezzo all’inferno della guerra in Siria. Il solo scopo che hanno è di salvare il più alto numero di vite umane Copertina-ok.indd 1 22/12/16 19:29 MAGGIORANZA INVISIBILE di Emanuele Ferragina Perché sembriamo destinati al governo degli utili idioti “C he epoca terribile quella in cui gli idioti governano i ciechi”, scriveva Shakespeare qualche secolo fa. Una frase senza tempo, la sua, capace di riassumere la tragedia di un’epoca in cui i governi dei Paesi e la politica non riflettono le necessità e le domande del popolo. Perché, in un sistema nel quale i cittadini non riescono a esercitare nessuna funzione di contrappeso al governo degli interessi particolari, cresce il rischio di esporsi al governo degli idioti. Ne è esempio il gabinetto di governo del nuovo presidente Gentiloni che, in barba all’esito del referendum, ha confermato la precedente squadra facendo capitolare soltanto l’ideatrice della “Buona Scuola”, Stefania Giannini, in favore di Valeria Fedeli promossa ministro non certo per una competenza specifica in materia d’istruzione - e cambiando mansione al redivivo Angelino Alfano (che è alla sua quarta partecipazione consecutiva in un esecutivo di governo, pur guidando un partito destinato a sparire alle prossime elezioni). Un caso simile a quello di Alfano (almeno in termini di dimestichezza con la lingua inglese) è quello di Gianni Pittella, pronto a candidarsi, tristemente, a guidare i socialisti europei. Anche se - è bene ricordare - il problema dei socialisti europei non è certo di carattere linguistico. Ma il governo degli idioti non ha colore politico, insinuandosi anche in quelle formazioni nate nel segno della discontinuità: il caso dell’arresto di Raffaele Marra, deus ex machina della giunta capitolina guidata da Virginia Raggi, è in questo senso emblematico. Specchio di un sistema decadente, allora, la politica italiana è una sineddoche: un caso rappresentativo di una tendenza generale. Con la debolezza morale e ideologica della politica, causa È un mondo di ciechi che credono di vedere. E accettano come vero ciò che invece non lo è principale del distacco tra la base e il vertice della piramide sociale. Allargando un po’ lo sguardo è infatti facile rendersi conto che la dinamica coinvolge i Paesi più potenti del mondo. È interessante osservare che nella squadra scelta da The Donald, Trump, figura Rex Tillerson, ex amministratore delegato del gigante petrolifero Exxon, nominato addirittura Sottosegretario di Stato. In Europa, giusto per citare un altro esempio eclatante, José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea durante gli anni più duri della crisi, dopo la fine del suo mandato è stato nominato advisor della Goldman Sachs. Una nomina che (forse) retribuisce anni di austerità al servizio dei potenti. Ci troviamo dunque in una situazione difficile, un vicolo cieco forse, che vede “utili idioti” e ciechi brancolare, insieme, nel buio. Da un lato, la vicinanza delle grandi lobby economiche ai centri del potere politico ha contribuito a disallineare l’operato dei governi dagli interessi della gente comune. Dall’altro, la necessità di soddisfare i bisogni del quotidiano e l’inebetimento da consumo compulsivo (istillato da un sistema economico basato sul mordi e fuggi) ha reso cieca la maggioranza invisibile, che non riesce ad assolvere il suo compito di contrappeso politico e sociale, esponendosi così al governo degli idioti e degli interessi particolari. La decadenza che osserviamo, tuttavia, va ben oltre i casi singoli ed è figlia di un problema di rappresentazione dello spazio sociale. La realtà nella quale siamo immersi è definita da ciò che la gente (a torto o a ragione) tende ad accettare - spesso passivamente - come vero e necessario. Parafrasando Saramago: viviamo in un mondo di «ciechi che credono di vedere». Serve invece prendere un’altra strada, una via rimasta per lungo tempo inesplorata: parlare «ai vedenti che credono di essere ciechi». In tal senso, le istanze di cambiamento che il 2016 ci ha lasciato in eredità sono vento per le vele dei nascenti populismi democratici, che potrebbero essere i protagonisti dell’inversione di questa tendenza, almeno nel lungo periodo. 30 dicembre 2016 Parere_FERRAGINA.indd 43 LEFT 43 22/12/16 16:27