La mia terra vale News

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La mia terra vale News
“La mia terra vale News - Anno 2012 n. 2”
Coniugare la conservazione dell’acqua e l’attività agricola si può
1.
Gli elementi di contatto tra la conservazione della natura, la protezione delle acque e
l’agricoltura
2.
L’acqua e l’agricoltura nel contesto del cambiamento climatico
3.
Modelli per una gestione sostenibile della risorsa idrica in agricoltura
4.
Coniugare l'uso della risorsa acqua con la tutela della biodiversità: l'esempio del
Villoresi
5.
Anche le scuole nella rete!
News in pillole:
6.
Agricoltura e società, RuraLand, campagna di comunicazione del Ministero delle
politiche agricole alimentari e forestali.
7.
Una Alleanza per l'acqua; Risultati del Convegno di Legambiente
8.
Bruxelles indica la strada da seguire per conciliare le esigenze dell’agricoltura e di
Natura 2000
Spazio dedicato alle Regioni:
9.
Punto sul territorio: la Regione Abruzzo
Newsletter realizzata nell’ambito del progetto LIFE+ “Fare Rete per Natura 2000 in Italia”, finanziato dalla
Commissione Europea
1. Gli elementi di contatto tra la conservazione della Natura, la protezione delle
acque e l’agricoltura
La recente riforma della politica agricola comunitaria avvenuta nel 2009 ha previsto
importanti modifiche riguardo la PAC delineando il quadro di riferimento della
politica agricola e dello Sviluppo Rurale per i prossimi anni.
Il PSN (Piano Sviluppo Nazionale) 2012 – 2013 che definisce il quadro strategico di
riferimento a livello nazionale, e i PSR (Piano di Sviluppo Rurale) attraverso i quali
vengono identificati gli specifici interventi da attuare sul territorio, individuano la
conservazione della biodiversità come uno degli obiettivi fondamentali delle politiche
di sviluppo rurale. Si tratta di interventi di grande importanza a favore della
biodiversità relativi alla tutela e alla salvaguardia dei siti Natura 2000 (istituiti in base
alla Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE che sostituisce la 79/409/CEE e alla direttiva
“Habitat” 92/43/CEE per la conservazione a lungo termine di habitat e specie inserite
nei rispettivi allegati) e a favore della conservazione delle risorse genetiche, animali e
vegetali. Una parte rilevante delle risorse messe a disposizione dai PSR è dedicata
agli interventi a carattere agroambientale previsti nell’asse 2 “Miglioramento
dell’ambiente e dello spazio rurale” riguardanti la gestione sostenibile delle aree
agricole, ponendo particolare attenzione alla tutela e alla conservazione della
biodiversità. In particolare il PSR individua nelle Aree Protette e nella Rete Natura
2000, le aree preferenziali in cui promuovere gli interventi legati alla conservazione
della biodiversità e in cui concentrare le risorse economiche disponibili.
L’agricoltura riveste pertanto un ruolo di grande importanza per la conservazione
della biodiversità. Dall’altra parte la biodiversità oltre ad aver fornito piante ed
animali di grande importanza per il mondo agricolo, ne rappresenta un fattore
importante prendendo parte attiva a molti processi ecologici, che vanno ben oltre la
produzione di cibo, fibre, combustibili e reddito per l’agricoltore. I destini
dell’agricoltura e della biodiversità sono strettamente intrecciati: promuovere
un’agricoltura sostenibile è possibile se ci si pone l’obiettivo di preservare alcuni
degli habitat naturali esistenti, assicurando in tal modo la disponibilità di servizi
ecosistemici utili all’agricoltura, in quanto il mantenimento e l’incremento
dell’agrobiodiversità consentono un uso migliore delle risorse naturali e portano alla
stabilità dell’agroecosistema.
Attraverso le indennità attivate con la misura 213 (Misure di sostegno alla
conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario) si intende favorire
il mantenimento di ecosistemi agricoli (prati e pascoli in primo luogo) per una
maggiore tutela e conservazione di ambienti agricoli ad alto valore naturalistico e
favorire, nel contempo, l’incremento delle popolazioni animali e vegetali che
caratterizzano questi habitat.
Gli habitat di interesse comunitario legati in modo particolare agli ambienti agricoli
sono numerosi; quelli principalmente interessati da questo tipo di attività sono:
formazioni erbose, steppe, praterie, pascoli, torbiere, pascoli alberati a querce e
foreste alluvionali. A questi habitat è associata una grande varietà di specie di
farfalle, libellule, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi nonché orchidee e specie vegetali
endemiche e rare, tutelate dalle Direttive “Habitat” e “Uccelli” (per l’avifauna). Per
quanto riguarda gli ecosistemi acquatici, oltre alle misure di conservazione previste
dalle suddette Direttive, vi sono le misure di tutela dei Piani di Gestione dei Distretti
Idrografici istituiti dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) che prevede una
gestione sostenibile a livello di bacino dei corpi idrici, prendendo in considerazione
anche le zone umide direttamente dipendenti da questi, con lo scopo di raggiungere
entro il 2015 uno stato ecologico delle acque “buono”. Per ciascun sito Natura 2000
incluso in un Distretto Idrografico, la Direttiva Quadro Acque prevede che il Piano
consideri ogni aspetto dello stato ecologico dei corpi idrici che ha diretta influenza
sullo stato di conservazione soddisfacente delle specie (All. I Direttiva “Uccelli” e
All. II Direttiva “Habitat”) e degli habitat (All. I Direttiva “Habitat”) legati alle
acque (Rapporto ISPRA n. 107/10; Rapporto ISPRA 153/11).
Nello specifico la Direttiva Quadro Acque prevede che, ai fini della gestione
sostenibile delle acque, occorra minimizzare gli impatti dell’agricoltura; pertanto le
misure previste nei Piani di Gestione dei Distretti Idrografici dovranno integrarsi
nonché rafforzare le misure agro-ambientali previste dal Piano di Sviluppo Rurale (in
particolare dall’Asse II). In particolare la Direttiva Quadro Acque individuava alcune
sostanze prioritarie (pesticidi, metalli pesanti e altre sostanze chimiche pericolose che
presentano un particolare rischio per l´ambiente acquatico e per la salute umana) che
contaminano l´ambiente acquatico provenienti da diverse fonti (agricoltura, industria,
ecc.) e che hanno effetti negativi sulla conservazione biodiversità e, attraverso il
bioaccumulo lungo le catene alimentari, sulla salute dell'uomo. La Decisione n.
2455/2001/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 novembre 2001
istituisce un elenco di sostanze prioritarie in materia di acque, che modifica la
direttiva Direttiva Quadro Acque, le quali presentano un significativo rischio per
l’ambiente acquatico, prevedendo l’arresto o la graduale eliminazione dagli scarichi
ed emissioni.
Le indicazioni relative alla limitazione dei pesticidi che possono avere effetti negativi
sulla biodiversità e sulla salute umana, già considerate in parte dalla Direttiva Quadro
Acque, sono state definite in modo più mirato ed esteso dalla Direttiva 2009/128/CE
che istituisce un quadro di riferimento a livello comunitario per l’utilizzo sostenibile
dei pesticidi. Tale direttiva è stata recentemente recepita dal Decreto legislativo n.
150 del 14 agosto 2012 che prevede che le indicazioni per l’uso dei pesticidi siano
definiti in un Piano d’azione nazionale che, fra i vari obiettivi, ha quello di stabilire le
indicazioni per lo sviluppo di un’agricoltura a basso impatto ambientale in aree
naturali protette, ai fini della tutela della biodiversità.
Dal 1° gennaio 2012, è entrato in vigore il nuovo Decreto ministeriale n. 27417 del
22 dicembre 2011, che ha apportato alcune modifiche alla precedente normativa sulla
condizionalità.
La novità più importante è l’introduzione di una nuova norma della condizionalità e
precisamente la norma 5.2.“Introduzione di fasce tampone lungo i corsi d’acqua”.
Tale norma nasce con l’obiettivo principale della tutela qualitativa e di protezione
delle acque sotterranee e superficiali che si trovano all’interno dei terreni agricoli e
prevede la realizzazione lungo i corsi d’acqua di un buffer di protezione vegetale che
fiancheggia tali corsi (i.e. fascia tampone) ossia una fascia stabilmente inerbita
spontanea o seminata arbustiva o arborea, spontanea o impiantata di larghezza
generalmente di 5 m. Nel caso di assenza della fascia tampone l’agricoltore è tenuto
alla sua costituzione. La presenza della fascia tampone consente la riduzione del
ruscellamento superficiale e del deflusso sub-superficiale dei composti azotati, dei
fitofarmaci, la riduzione della lisciviazione dei nitrati di origine agricola, nonché il
contenimento dei fenomeni erosivi lungo i bordi dell’alveo. Per queste fasce di
rispetto l’agricoltore deve osservare e seguire i seguenti impegni:
 E’ vietato effettuare le lavorazioni escluse quelle propedeutiche alla capacità
filtrante della fascia esistente.
 E’ vietato l’utilizzo di fertilizzanti inorganici
Tutte queste norme dovrebbero portare nei prossimi anni non solo ad un
miglioramento generale dello stato dell’ambiente, ma soprattutto ad un ambiente
agricolo più salubre in primis per gli operatori agricoli e conseguentemente per i
consumatori, nonché un ambiente più favorevole alla sopravvivenza di specie ed
habitat legati agli ecosistemi agricoli.
2. Acqua, agricoltura, cambiamento climatico e biodiversità
Il maltempo, accompagnato da nubifragi e grandine, che quest’anno ha colpito a
macchia di leopardo le coltivazioni fa salire a quasi 3 miliardi il conto dei danni
all’agricoltura di una estate pazza, che è stata segnata dalla peggiore siccità da quasi
10 anni.
E’ il bilancio che ha pubblicato la Coldiretti e che evidenzia come sia andato perso
oltre il 10 per cento del Pil agricolo. Molti agricoltori hanno visto svanire il lavoro di
un intero anno con mesi di grande caldo e di mancanza di pioggia mentre la grandine
ha provocato danni irreversibili a coltivazioni particolarmente sensibili come tabacco,
frutta e soprattutto l’uva in attesa di vendemmia.
La siccità ha colpito anche gli USA, la peggiore negli ultimi 50 anni, coinvolgendo i
due terzi di tutti i prodotti agricoli e due terzi di bestiame. Con il prevedibile risultato
di un notevole aumento dei prezzi alimentari nel 2013.
Il mondo scientifico è restio a collegare i singoli eventi al fenomeno dei cambiamenti
climatici, ma per una buona parte dell’opinione pubblica il legame tra gli eventi di
quest’estate e il cambiamento climatico è quasi scontato. Com’è scontato che
l’accelerazione del cambiamento climatico potrebbe compromettere seriamente la
produttività del settore agricolo del pianeta.
“Nell’ambito delle problematiche legate ai cambiamenti climatici, “ si legge in un
recente documento della Coldiretti, “le attività agricole possono agire come sorgenti
di gas serra o, inversamente, come assorbitori netti di carbonio, in considerazione
della naturale capacità della vegetazione di fissazione e di immagazzinamento nei
suoli, nei soprassuoli e nei prodotti legnosi della CO2 atmosferica.
Il settore agricolo, quindi, deve essere considerato in una duplice prospettiva:
l’agricoltura deve considerarsi, da un lato, come soggetto attivo, in quanto possibile
responsabile di emissioni di gas con un effetto sul clima e, dall’altro lato, come
soggetto passivo, rispetto alla vulnerabilità del settore nei confronti degli effetti
negativi del clima.”
Il documento dell’associazione agricola riassume in un paio di paragrafi il rapporto
agricoltura e cambiamenti climatici.
I principali gas-serra prodotti dall’agricoltura sono l’ossido di azoto e il metano che
hanno, peraltro, una capacità potenziale di alterare il clima ben maggiore della CO2
(si stima, ad esempio, che il metano abbia un potenziale di circa 23 volte superiore
rispetto alla CO2).
Le emissioni di metano sono collegate alla zootecnia e alla risicoltura, mentre le
emissioni di ossido d’azoto derivano dalle fertilizzazioni azotate e dalle deiezioni
zootecniche.
Tra i fattori che possono determinare la produzione di emissioni da parte del settore
agricolo deve essere annoverato anche l’impiego di combustibili fossili, necessario
allo svolgimento delle attività aziendali (lavorazioni, irrigazione, trattamenti, ecc.).
Per quanto riguarda la situazione italiana, secondo i dati elaborati e comunicati
ufficialmente dall’Ispra alla Convenzione sui Cambiamenti Climatici, riferiti all’anno
2007, l’agricoltura è responsabile del 7,7% delle emissioni nazionali totali.
Se si considera il contributo positivo svolto delle attività LULUCF (Uso del suolo,
Cambio d’uso del suolo e Forestali), la percentuale di emissioni attribuibili
all’agricoltura è del 6,7% rispetto al dato complessivo nazionale
Pur non trattandosi di una percentuale elevata, se confrontata a quella di altri settori,
e’ evidente che anche l’agricoltura sarà chiamata ad individuare opportune politiche,
strategie ed azioni per contenere gli impatti negativi dei propri processi produttivi.
Nella sua comunicazione “La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale
naturale: strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020” la Commissione Europea
sottolinea l’urgenza di razionalizzare le risorse europee disponibili per il
finanziamento dell’agricoltura e lo sviluppo rurale, della lotta ai cambiamenti
climatici e della biodiversità, al fine di ottimizzare i risultati delle diverse misure.
Lo scorso aprile la Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha approvato la
strategia, ma ha fatto notare che la causa principale del fallimento della precedente
strategia sulla biodiversità è stata la sua mancata integrazione in altri settori delle
politiche europee. Ha quindi chiamato gli Stati membri dell’UE ad assicurare che
ogni nuovo finanziamento prenda in considerazione la legislazione europea riguardo
la salvaguardia della biodiversità e la qualità delle acque. Basandosi sulla
considerazione che oltre la metà del territorio dell’UE è gestita da agricoltori, il
Parlamento europeo ha inoltre sollecitato un riordinamento della nuova PAC, per un
riconoscimento di un giusto compenso agli agricoltori per le azioni che sono oggi
richieste a protezione del bene pubblico.
Nel suo documento il Parlamento europeo ritiene che la domanda crescente d’acqua
richiede investimenti urgenti nell’irrigazione e chiede alla Commissione di favorire
l’accesso a soluzioni di pronto intervento nel caso dei periodi di mancanza di acqua.
A causa dei cambiamenti climatici e della necessità di garantire la sicurezza
alimentare, l’agricoltura deve disporre di quantitativi sufficienti d’acqua attraverso,
ad esempio, la creazione di riserve per i periodi di siccità o nei quali le colture e gli
allevamenti richiedono un surplus di risorse idriche.
La sicurezza dell'approvvigionamento alimentare ed energetico e la lotta contro il
cambiamento climatico sono sfide che vanno affrontate congiuntamente, tenendo
conto che la produttività dei vari sistemi agricoli (intensivi ed estensivi) - destinata ad
aumentare - non può causare impatti negativi su altre risorse, quali la biodiversità,
l'acqua e il suolo.
Perfezionando le pratiche agricole si può rafforzare la capacità del settore di
contribuire alla salvaguardia della biodiversità, delle acque, e al tempo stesso
preservare e catturare il carbonio nei suoli. Tale obiettivo può essere raggiunto
mediante misure quali il mantenimento dei terreni prativi, il ripristino delle zone
umide e delle torbiere e l’assenza di lavorazione o una lavorazione minima del suolo.
La rete Natura 2000 di zone a protezione speciale (Direttiva “Uccelli”) e zone
speciali di conservazione (Direttiva “Habitat”) sarà chiamata a svolgere un ruolo
nodale per sperimentare l’integrazione di politiche agricole e ambientali tenendo
conto del probabile impatto dei mutamenti climatici.
Molto dipenderà dalle conclusioni delle discussioni in corso nell'ambito della nuova
Politica Agricola Comune, che dovrebbe includere finanziamenti destinati a
promuovere una serie di misure obbligatorie benefiche per il clima e per l'ambiente
(diversificazione delle colture, pascoli permanenti, aree di interesse ecologico),
strettamente collegate al raggiungimento degli obiettivi della rete Natura 2000, in
particolare nelle aree agricole.
Riferimenti
Coldiretti: Agricoltura e clima
http://www.ambienteterritorio.coldiretti.it/Documents/Relazione%20Coldiretti%20%20Agricoltura%20e%20clima%20-%2030%20settembre%202009.pdf
Risoluzione del Parlamento europeo: “La nostra assicurazione sulla vita, il nostro
capitale naturale: strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020”
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA2012-0147+0+DOC+XML+V0//IT
Comunicazione della Commissione europea “La nostra assicurazione sulla vita, il
nostro capitale naturale: strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020”
http://www.minambiente.it/home_it/showitem.html?lang=&item=/documenti/normati
va/normativa_0340.html
3. Strategie per una gestione sostenibile della risorsa idrica in agricoltura
Si parla oggi sempre più frequentemente di risparmio, di uso oculato, di uso razionale
e di salvaguardia quantitativa della risorsa idrica, tutti termini che convergono nella
necessità di porre maggiore attenzione nell’uso dell’acqua. L’argomento interessa
ovviamente anche l’agricoltura, il settore che assorbe la maggiore quantità d’acqua.
Moltissimi esperti hanno tentato un inquadramento generale o complessivo di tutte le
possibilità di risparmio idrico o delle modalità d’uso efficiente delle risorse idriche in
agricoltura, rilevando che per risparmiare acqua non esiste un’unica soluzione, ma un
insieme di strategie che se integrate tra loro permettono, nel complesso, il
conseguimento di buoni risultati.
L’applicazione di modalità di risparmio idrico non implica necessariamente
irrigazioni insufficienti per il raggiungimento della massima resa, ma una gestione
dell’acqua capace di far avere una migliore efficienza, rendendo massime le rese con
minori quantitativi d’acqua.
Normalmente all’irrigazione, o meglio al suo abuso, vengono addebitati alcuni effetti
negativi sull’ambiente, riconducibili essenzialmente a:
·
impatto sui corsi idrici naturali con danni alla flora ed alla fauna e alla qualità
dell’acqua;
·
rilascio di elementi nutritivi nelle acque superficiali e profonde (in caso di
volumi eccessivi rispetto alle necessità);
·
ingresso di acque saline delle falde costiere (in caso di prelievo
sottosuperficiale superiore alla ricarica naturale);
·
abbassamento del livello delle falde;
·
subsidenza del territorio;
·
indisponibilità della risorsa per altri usi alternativi;
·
incremento dei consumi energetici;
Questi effetti negativi non sono strettamente riconducibili alla tecnica irrigua, ma
esclusivamente ad un prelievo esagerato o ad un uso sbagliato ed improprio.
L’irrigazione è una pratica indispensabile per l’agricoltura, ma da impiegare secondo
una precisa programmazione ed equilibrio delle disponibilità d’acqua presenti sul
territorio, secondo norme agronomiche e tecnologiche capaci di conferire alla tecnica
la migliore efficienza possibile.
Le strategie sono numerose, molto articolate e connesse tra loro. Di seguito ne
elenchiamo alcune.
1. Tecniche di aridocoltura
Nel termine aridocoltura possono essere comprese tutte quelle tecniche capaci di
conservare la risorsa idrica: incrementando l’accumulo di acqua nel suolo, limitando
le perdite per evaporazione e ruscellamento, scegliendo specie varietà e portinnesti
capaci di sfruttare meglio l’acqua meteorica ed irrigua.
Ad esempio, è stato rilevato che un’aratura profonda seguita da discrete piovosità,
determina un accumulo di circa 50 mm d’acqua in più rispetto ad un suolo soggetto a
minima lavorazione o pacciamato, e 100 mm in più (1000 m3 d’acqua per ettaro)
rispetto al suolo non lavorato.
2. Scelta e gestione delle colture
Per la migliore ed oculata utilizzazione delle risorse idriche, la scelta delle colture è
uno dei fattori da tenere in massima considerazione.
Nell’agricoltura mediterranea non irrigua, infatti, gli ordinamenti colturali sono tutti
indirizzati a privilegiare le specie capaci di sfruttare al meglio le risorse idriche
naturali: il frumento e le altre specie a ciclo autunno - primaverile sono le più
frequenti per la loro capacità di sfruttare le piogge invernali e maturare prima del
periodo di aridità estiva. Le altre colture vengono scelte tra quelle dotate di maggiore
adattabilità a situazioni di siccità spesso perché hanno radici profonde ed espanse
capaci di prendere l’acqua dagli strati più profondi.
Negli ambienti più favoriti ed irrigui si ha, viceversa, una grande elasticità nelle
scelte colturali. La necessità di adottare criteri di uso oculato dell’acqua indirizza
verso specie che, pur determinando un risparmio idrico, non deprimano la redditività
e la competitività dell’azienda.
3. Irrigazione e bilancio idrico
Una delle maniere più efficaci per evitare di sprecare acqua è quella di irrigare le
colture in base alle reali esigenze della pianta e nel giusto momento.
Le irrigazioni decise sulla base di semplici osservazioni della coltura e del terreno,
portano spesso ad uno spreco d’acqua. Viceversa, una precisa valutazione dei volumi
d’acqua di irrigazione e dell’esatto momento di intervento irriguo, rendono l’uso
dell’acqua molto efficiente , minimizzando i volumi necessari per il raggiungimento
delle migliori produzioni.
La ricerca irrigua ha individuato nel calcolo del bilancio idrico delle colture durante
la stagione di coltivazione, il metodo più preciso, economico e semplice: la quantità
d’acqua irrigua è, infatti, quella necessaria a colmare la differenza tra l’acqua
consumata dalle colture per evapotraspirazione e quella che giunge alle piante con le
piogge e dalle falde superficiali, per risalita capillare nel terreno.
Pur preciso, il bilancio idrico ha il limite nella laboriosità delle misurazioni e dei
calcoli poco adatti, specialmente nei periodi di massimo lavoro, nell’azienda agricola.
Per venire incontro a tali necessità, l’ANBI (Associazione Nazionale delle Bonifiche
delle Irrigazioni e dei Miglioramenti Fondiari) con la collaborazione dei Consorzi di
Bonifica, fornisce il attraverso un portale dedicato il Servizio IRRIFRAME: il portale
offre servizi funzionali ad indicare agli agricoltori il preciso momento di intervento
irriguo ed il volume di adacquata, basandosi su dati del bilancio idrico
suolo/pianta/atmosfera e sulla convenienza economica dell’intervento irriguo.
Le Regioni coperte finora da questo servizio sono: Friuli Venezia Giulia, Veneto,
Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Calabria. Per maggiori informazioni:
http://www.irriframe.it/irriframe
4. Metodi e sistemi irrigui
Le attrezzature e le modalità adottate per l’irrigazione delle colture sono numerose e
molto diverse tra loro ma solo il raggiungimento della più elevata efficienza di
distribuzione d’acqua alle colture, permette di conseguire un’economia nell’uso
dell’acqua.
Nella realtà di campo, non tutte le colture sono, per esempio, utilmente irrigabili per
aspersione, e per molte altre è difficile o antieconomico passare all’irrigazione a
goccia.
Inoltre, sistemi altamente efficienti - come quelli in pressione ad aspersione ed a
goccia - sono spesso adoperati male ed impropriamente, con perdite di efficienza e di
acqua.
Per venire incontro a tali esigenze, è stato sviluppato TECNIRRI: un insieme di
programmi di calcolo che consentono agli utenti di orientarsi verso l’adozione di
impianti dotati di buone caratteristiche qualitative e di elevata omogeneità di
distribuzione.
Per
maggiori
informazioni:
http://cloud.consorziocer.it/tecnirrinet/Default.aspx
5. Riuso irriguo delle acque reflue
Nei Paesi molto aridi e poco dotati di risorse idriche, l’acqua scaricata dai depuratori
civili viene spesso nuovamente impiegata in irrigazione, trasformando quello che è
un rifiuto in una nuova risorsa utile al sostegno dell’agricoltura locale. L’utilizzo
delle acque reflue trova tuttavia i suoi limiti nelle giuste precauzioni che occorre
avere nei confronti di un’acqua imperfetta e potenzialmente capace di arrecare
problemi all’uomo, alle colture, al terreno ed agli impianti irrigui.
Nel 2003 è stato emanato un Decreto Legge (n. 185), che stabilisce le norme tecniche
per il riutilizzo delle acque reflue, allo scopo di limitare il prelievo delle acque
superficiali e sotterranee, riducendo l'impatto degli scarichi sui fiumi e favorendo il
risparmio idrico, mediante l'utilizzo multiplo delle acque di depurazione. Secondo il
Decreto il riutilizzo deve avvenire in condizioni di sicurezza ambientale, evitando
alterazioni agli ecosistemi, al suolo ed alle colture, nonché rischi igienico-sanitari per
la popolazione. Inoltre, il riutilizzo irriguo deve essere realizzato con modalità che
“assicurino il risparmio idrico”.
6. Risparmio idrico sul territorio
Il rilevante sviluppo della rete di distribuzione d’acqua irrigua sul territorio determina
consistenti perdite idriche prima del suo ingresso nell’azienda agricola.
La bassa efficienza del trasporto dell’acqua, inevitabile nella distribuzione mediante
canali in terra, determina però effetti positivi molto importanti per l’ambiente:
ricarica delle falde, diluizione delle acque, vivificazione della canalizzazione e del
paesaggio, ecc.
Una maggiore attenzione all’impermeabilizzazione della canalizzazione, un maggior
ricorso al trasporto tubato e la razionalizzazione delle procedure di consegna
dell’acqua, risultano però necessarie per ridurre la continua rincorsa a nuove esigenze
di prelievo idrico dai fiumi.
Recentemente, l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato un documento
contenente delle indicazioni sull’utilizzo efficiente dell’acqua. Secondo l’Agenzia, i
prossimi passi da compiere per una gestione sostenibile dell’acqua sono:
·
·
·
·
·
·
·
Comprendere l'acqua nel quadro dei servizi ecosistemici e tutelare le esigenze
ambientali
Incoraggiare l'uso di misure di efficienza tecnica
Incentivare i corretti sviluppi tecnologici e comportamenti
L'integrazione tra tutti i settori interessati
Comunicazione - dialogo con gli stakeholder
Sensibilizzazione e monitoraggio
Migliorare le conoscenze di base
References
R. Spandre; L’acqua in agricoltura: qualità o necessità?; Universita’ di Pisa,
Dipartimento di Scienze dell’Uomo e dell’Ambiente.
P. Mannini, P. Pirani; Le buone pratiche agricole per risparmiare acqua; I
supplementi di Agricoltura - N. 18 – 2004; Regione Emilia Romagna.
EEA Report; Towards efficient use of water resources in Europe; 1-2012; ISSN
1725-9177.
4. Coniugare l'uso della risorsa acqua con la tutela della biodiversità: l'esempio
del Villoresi
I corsi d’acqua sono spesso alleati della biodiversità vista l’importanza dell’acqua in
tutti i processi biologici e perché si prestano naturalmente come corridoi ecologici per
le specie sia acquatiche sia terrestri. Un riscontro evidente è la situazione lombarda,
in cui tutti i grandi fiumi a decorso Nord-Sud, dalle Alpi verso il Po, corrispondono a
corridoi primari della rete Ecologica Regionale (RER). E’ quindi utile arricchire il
disegno di rete ecologica assicurando una permeabilità anche in senso trasversale,
possibilmente potenziando ambiti già vocati ad una funziona connettiva come il
reticolo idrico secondario, che in buona parte è stato infatti incluso nella trama degli
elementi secondari della RER.
In particolare, se si considera il tracciato del Canale Villoresi (importante canale
realizzato nella seconda metà dell’ottocento per migliorare l’irrigazione dell’alta
pianura) si osserva che segue un tracciato orizzontale, traendo origine dall’area
prioritaria per la biodiversità Valle del Ticino (SIC Brughiera del Dosso e ZPS
Boschi del Ticino), scendendo parallelamente al Ticino (SIC Ansa di Castelnovate,
Turbigaccio, Boschi di Castelletto e Castelnovate) e poi passando per la Brughiera
del Pianalto Milanese e del Varesotto, i Boschi dell’Olona e del Bozzente, lambendo
il Parco delle Groane (SIC Pineta di Cesate) fino a raggiungere il Fiume Adda.
Il quadro territoriale in cui si inserisce il Canale Villoresi è però oggi caratterizzato
da una elevata frammentazione delle aree naturali, spesso residuali, che necessitano
pertanto del sostegno di una strutturata rete ecologica di collegamento tra i diversi
serbatoi di biodiversità rappresentati sostanzialmente dalle aree protette presenti
(parchi regionali o locali).
A partire dagli anni ’60 del secolo scorso si è infatti assistito ad un progressivo ed
esponenziale processo di urbanizzazione ed infrastrutturazione del territorio
lombardo, in particolar modo nelle aree limitrofe alla conurbazione della città di
Milano e nella fascia alta della pianura compresa tra Ticino e Adda. L’espansione
delle aree antropizzate ha gradualmente confinato gli ambienti naturali originari a
limitate fasce di territorio.
La creazione di un corridoio ecologico “che sfrutti il segno” del Canale Villoresi
consentirebbe di ricucire i collegamenti tra gran parte delle aree naturali residue
presenti nella fascia nord milanese, realizzando una via verde che connette
direttamente i boschi del Parco della Valle del Ticino a quelli del Parco Adda Nord,
attraversando il Parco del Roccolo, delle Groane, del Grugnotorto-Villoresi, del
Molgora e del Rio Vallone e si pone nelle immediate vicinanze del Parco agricolo
Sud Milano, del Parco Nord Milano, dei Parchi della Valle del Lambro e della Media
Valle del Lambro ed i Siti di Importanza Comunitaria direttamente o indirettamente
interessati dal reticolo. In particolare la rete di canali secondari e successive
derivazioni che dall’asta del canale Villoresi scendono in direzione Sud offre la
possibilità di studiare delle connessioni ecologiche con elevato grado di naturalità.
Regione Lombardia si è posta l’obiettivo di realizzare, sfruttando l’elemento
unificante del Villoresi, azioni condivise e sinergiche in grado di valorizzare temi e
sviluppare azioni di comune interesse quali la costruzione della Rete Ecologica
Regionale e le sue declinazioni locali, gli elementi rappresentativi del paesaggio con
la sua Rete Verde Regionale, la conoscenza e fruizione delle aree protette e della via
d’acqua.
Creare pertanto un Sistema Verde che permetta di integrare le funzioni tradizionali
del canale con nuove valenze fruitive, di conservazione della biodiversità e del
paesaggio, di contenimento del consumo di suolo, di produzione di energia
rinnovabile.
Valorizzare l’ambito territoriale del Canale Villoresi significa:

potenziare il patrimonio naturalistico per incrementare la biodiversità
garantendo la conservazione del patrimonio biologico attraverso il collegamento delle
aree protette e con quello del reticolo irriguo canale Villoresi, contribuendo
all’applicazione del concetto di Rete Ecologica

contenere il consumo di suolo, preservandolo per usi agricoli e fruitivi;

preservare l’infrastrutturazione idrografica operata nei secoli dalle società
insediate, per la bonifica e l’irrigazione del territorio e il trasporto su acqua, in quanto
sistema di specifica connotazione e grande rilevanza anche culturale della pianura
lombarda;

incrementare la fruizione delle aree protette, utilizzando il Villoresi quale
elemento strategico della rete di mobilità dolce che collega i bacini turistici del lago
Maggiore, del lago di Como e di Milano attraverso i fiumi (Adda e Ticino) e i canali
(i Navigli, emblema della civiltà idraulica in Lombardia);

tutelare e valorizzare il sistema lineare paesaggistico del Villoresi come
matrice della rete verde paesaggistica regionale della fascia dell’Alta pianura asciutta,
composta da elementi naturalistici, dell’ingegneria idraulica, del paesaggio agrario e
naturale.
Si intende soprattutto recuperare così il ruolo originario del Villoresi come
infrastruttura irrigua a servizio dell’agricoltura, da cui deriva la rilevanza dell’attività
agricola nell’area e la sua attuale importante funzione di presidio contro il consumo
di suolo, già di per sè garanzia di permeabilità ecologica.
Sulla base di questi obiettivi lo scorso 14 giugno è stato sottoscritto il “Patto per lo
sviluppo del Sistema Verde V’Arco Villoresi” , per individuare un percorso
condiviso di pianificazione partecipata promosso da Regione Lombardia- DG
Sistemi Verdi e Paesaggio e dal Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi vede tra i
suoi firmatari 5 province, 5 parchi regionali, 11 Parchi Locali di Interesse
Sovracomunale alla Società Expo. Lo scenario di sviluppo prefigurato andrà a
rafforzare “l’infrastruttura verde” della Regione anche in sinergia al Parco delle Vie
d’acqua ed alle compensazioni agroambientali previste per il sito Expo 2015. In
questo contesto, il Patto vede tra i suoi firmatari la Società EXPO 2015 sia per la
vicinanza geografica e quindi per la stretta sinergia con gli interventi / azioni che
potranno essere sviluppati sia perché l’occasione dell’ EXPO, con il suo tema
centrale: “nutrire il pianeta, energia per la vita”, può rappresentare il punto di svolta
per il lancio di nuove strategie di valorizzazione delle vie d’acqua come ambito di
integrazione di natura, cultura, tradizioni e scoperta lenta del territorio.
L’intero progetto appare particolarmente significativo per il ruolo sinergico che può
assumere di collaborazione fra pubblico (aree protette, comuni e consorzio) e privati
(agricoltori in primis) in una gestione del territorio che valorizza paesaggio agrario,
sistema delle acque, biodiversità e sistema rurale nel suo complesso.
Approfondimenti:
Regione Lombardia – DG sistemi verdi e paesaggio
Consorzio Est Ticino Villoresi
Patto per lo sviluppo del sistema verde V’Arco Villoresi
Rete Ecologica Regionale
5. Anche le scuole nella la rete!
Le scuole sono una componente fondamentale di una comunità non solo per il loro
ruolo nella formazione umana culturale e professionale dei giovani, ma anche perché
spesso rappresentano il nodo di interscambio tra tutti gli attori sociali della comunità.
Riscoprire il valore della terra, della biodiversità che essa ospita e genera, difendere i
servizi che ci offre (cibo, acqua pura, aria pulita, protezione idrogeologica, ecc.) sono
solo alcuni degli obiettivi che la campagna di educazione ambientale fa.re.na.it vuole
far perseguire ai giovani studenti italiani.
Questa iniziativa nasce per fare da contraltare all’azione di informazione che il
progetto rivolge agli amministratori e agli agricoltori. Gli studenti sono figli, fratelli,
nipoti di chi già opera per e dentro le aree Natura 2000 e dunque sono coloro che
copriranno quegli stessi ruoli negli anni a venire.
Per aderire le scuole devono registrarsi sul sito fa.re.na.it fino al 15 novembre 2012.
http://www.lamiaterravale.it/it/junior
La campagna è promossa in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca – Direzione Generale dello Studente, l'Integrazione, la
Partecipazione e la Comunicazione – Ufficio IV.
Il progetto inoltre è stato riconosciuto dalla Commissione Nazionale Italiana per
l’UNESCO come iniziativa che si inquadra nel Decennio ONU dell’Educazione allo
Sviluppo Sostenibile (DESS, 2005-2014), contribuendo in maniera significativa a
diffonderne i principi e a realizzarne gli obiettivi.
La campagna si svilupperà nel corso di due anni scolastici, nel 2012-2013 come
prima edizione pilota, rivolta esclusivamente alle scuole del Lazio, Lombardia,
Liguria, Marche, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Sicilia. In queste regioni verranno
anche realizzati dei seminari di formazione per i docenti, per aiutarli a pianificare e
realizzare le attività.
Il secondo anno, nell’a.s. 2013-2014, sarà una edizione aperta a tutte le scuole
d’Italia.
La partecipazione all’iniziativa è gratuita e le classi che alla fine del percorso
invieranno un elaborato potranno concorrere per vincere un soggiorno in un’area
protetta o in un sito Natura 2000 di particolare rilievo.
Ogni classe (o gruppo interclasse) è invitato a “adottare” un’area nelle vicinanze della
scuola, o del luogo di residenza della maggior parte degli alunni. L’area prescelta può
essere costituita da:
- un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) o parte di esso;
- una Zona di Protezione Speciale (ZPS) o parte di essa;
- uno o più siti SIC / ZPS all’interno di un’area protetta;
- un’area agricola o rurale limitrofa, o in connessione, ad un SIC o una ZPS.
L’area prescelta dovrà costituire il luogo su cui sarà sviluppato un “piano” di
approfondimento, valorizzazione e/o tutela, guidato da uno o più insegnanti e
realizzato da parte dei ragazzi.
Con l’idea di adozione e cura del sito si prevede che la classe possa frequentare il
luogo scelto, visitarlo, fare escursioni o attività all’aperto.
La fase di scelta è importante perché permette di valutare anche quante informazioni
sono disponibili per l’area in questione e quanto l’area potrà essere fruibile, specie se
sono interessate zone agricole o terreni privati. Tanti più sono le persone o gli enti
coinvolti che si possono contattare già in questa fase preliminare tante più saranno le
fonti di informazione.
Le classi dovranno approfondire i motivi per cui un sito è stato designato come “di
importanza comunitaria”: cosa ci sarà di tanto importante da richiamare l’interesse
dell’Europa? In Italia si possono avere grandi ZPS che ospitano popolazioni di uccelli
durante la stagione riproduttiva ovvero durante le migrazioni stagionali, oppure
piccoli siti agricoli, rilevanti per una piccola fioritura stagionale di orchidee, o per la
presenza di qualche insetto o anfibio particolarmente elusivo.
Ciò che si deve cercare di cogliere è quell’insieme che determina le condizioni per la
presenza della piccola orchidea o dell’ululone dal ventre giallo.
Infatti, per quante volte si potrà visitare il sito, potrebbe anche capitare di non riuscire
mai a vedere le specie più particolari.
Adozione quindi può significare soprattutto questo: entrare in relazione con un luogo,
non perché ci sbalordisce con effetti speciali, ma perché contribuiamo a custodirne i
tesori.
Ma l’invito all’adozione di un sito Natura 2000 non può prescindere dalla fase di
comunicazione all’esterno. Le attività da progettare sono tantissime: chi si è
impegnato nella ricerca naturalistica, antropologica o socioculturale deve però
comunicare ai propri compagni di scuola, ai propri familiari, agli amministratori
locali, il valore che ha riscoperto, con qualunque mezzo possibile. Oggi la
comunicazione e le tecnologie permettono di produrre elaborati di grande qualità
anche con poche risorse. La rete consente di trasmettere in pochi minuti un “tweet”
da un capo all’altro del globo, e entrare in contatto con altri che hanno fatto lo stesso
percorso. Ciò che conta è diffondere la propria esperienze e dire con orgoglio e ad
alta voce: LA MIA TERRA VALE!
6. Agricoltura e società, RuraLand, campagna di comunicazione del Ministero
delle politiche agricole alimentari e forestali.
Dal 2008 la Rete Rurale Nazionale ha avviato una campagna di comunicazione sui
temi dello sviluppo rurale, finalizzata a motivare e responsabilizzare i ragazzi, con
attività formative e multimediali.
Rural4kids, Rural4teens, Rural4Youth e, in cantiere, Rural4baby, le diverse iniziative
della campagna di comunicazione coordinata ed integrata volta a rafforzare il
rapporto tra agricoltura e società, programma che dal 2011 porta il nome di
RuraLand.
Ampia la partecipazione sul territorio: bambini, ragazzi e studenti, con il supporto di
insegnanti e professori, hanno lavorato sui temi dell’acqua, biodiversità, energia e
cambiamenti climatici, sfide promosse dalla politica comunitaria sullo sviluppo
rurale.
La prossima programmazione (2012/2013), in vista del 2014, Anno Europeo Contro
lo Spreco Alimentare, vedrà un’attenzione particolare agli sprechi. Sarà quindi
esaminato il rapporto tra le risorse, quali ad esempio l’acqua e l’energia, lungo
l’intera filiera alimentare, produzione, trasporto, consumi e rifiuti.
RuraLand sarà a Torino, nello spazio dell’Oval del Salone del Gusto (25-29 ottobre),
con l’organizzazione di laboratori ludico didattici sui temi delle risorse, sprechi e
sostenibilità.
Per approfondire vedi il video di presentazione di Ruraland e il link al prossimo
concorso nazionale “The Rural Times”.
7. Una Alleanza per l'acqua; Risultati del Convegno di Legambiente
Il 19 giugno u.s. si è tenuto a Roma un Convegno dal titolo "Acqua in agricoltura politiche di risparmio, efficienza e tutela ambientale", organizzato da Legambiente,
che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Ambiente Italia, INEA (Istituto
Nazionale Economia Agraria), Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari
e forestali), ANBI (Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani) nonché di alcuni
rappresentanti del mondo politico ed universitario.
Si sono discusse alcune strategie, riguardanti le tecniche agronomiche e irrigue, per
ridurre i consumi d’acqua per irrigazione evidenziando peraltro che, accanto al
miglioramento tecnico, sarà necessario che gli organismi internazionali e gli Stati
concordino politiche efficaci per ridurre le produzioni eccedentarie e gli sprechi
alimentari e che orientino il mercato verso prodotti a minor “intensità idrica” o
provenienti da aree climaticamente idonee.
Le parti intervenute sono state concordi nell'identificare l'urgenza di una gestione più
sostenibile dell'acqua, non soltanto per motivi ambientali ma anche per preservare
una risorsa preziosa anche e soprattutto nell’interesse della stessa agricoltura.
È stata quindi proposta una "Alleanza per l'acqua" fra tutti i portatori di interesse al
fine di: incentivare tecniche irrigue e agronomiche verso modelli di maggior
risparmio ed efficienza; ridurre i prelievi di acqua e gli scarichi nei corpi idrici
ricettori praticando seriamente il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura,
così come nell’industria.
Sono state infine identificate alcune misure da adottare:
1. modifica del decreto del Ministero dell’ambiente n. 185/2003 sul riuso dell’acqua
(gli attuali limiti alla carica batterica sono 1.000 volte più restrittivi rispetto a quelli
proposti dall’Organizzazione mondiale della sanità o rispetto a quelli previsti in altri
Paesi);
2. istituzione di politiche regionali indirizzate verso il risparmio e l’efficienza
nell’uso dell’acqua;
3. investimenti infrastrutturali per ridurre le perdite e gli sprechi nel trasporto della
risorsa idrica;
4. rivisitazione dei Consorzi di Bonifica, salvaguardando le esperienze positive
emerse sul territorio e mettendo mano seriamente alle realtà consortili inefficienti;
5. efficacia del sistema dei controlli preventivi da parte degli enti locali e di quelli
repressivi da parte delle forze dell’ordine, dei prelievi abusivi di acqua dalle aste
fluviali e dalle falde, e aggiornamento del censimento dei pozzi di prelievo idrico ed
irriguo.
Considerando tali interventi assolutamente auspicabili, sarà di cruciale importanza
monitorare gli eventuali cambiamenti nei mesi a venire, per fare sì che gli agricoltori,
le associazioni di categoria e ambientaliste abbiano la possibilità di contribuire
attivamente.
8. Bruxelles indica la strada da seguire per conciliare le esigenze dell’agricoltura
e di Natura 2000
Il 25 settembre scorso la Commissione Europea ha organizzato a Bruxelles un
workshop dal titolo “Management of farmland in Natura 2000” (“La gestione delle
aree agricole dentro Natura 2000”).
La Direzione Ambiente della CE ha presentato agli stakeholder una prima bozza delle
“Linee guida per la gestione delle aree agricole all’interno della rete Natura 2000”, un
documento con cui la CE intende
- promuovere il dialogo con le principali parti interessate
- promuovere la gestione integrata dei terreni agricoli nei siti Natura 2000, mediante
la costruzione di un partenariato proattivo con il settore agricolo;
- fornire un orientamento in materia di gestione dei terreni agricoli nella rete Natura
2000, che comprende i principi di base che possono essere applicati a livello
europeo, la promozione del buon pratiche ed esperienze e approcci efficaci,
compresa la gestione integrata.
Il documento finale sarà disponibile a partire dai primi mesi del 2013.
9. Punto sul territorio: la Regione Abruzzo
Per l’attuazione delle direttive europee “Habitat” e “Uccelli” la Regione Abruzzo ha
istituito 52 Siti d’importanza comunitaria (SIC) e 5 Zone di protezione speciale
(ZPS), per una superficie complessiva pari a circa il 40% del territorio regionale.
Molte di queste (il 30% del territorio regionale) coincidono con aree protette a
diverso titolo (parchi nazionali, regionali, riserve naturali).
Tra i diversi adempimenti compiuti dalla Regione, va menzionata l’emanazione delle
linee guida per la redazione dei piani di gestione dei SIC. Questi non costituiscono un
preciso obbligo previsto dalla direttiva, ma rappresenta un’opportunità da cogliere al
duplice scopo di usufruire degli aiuti diretti (greening) previsti dall’entrata in vigore
della nuova PAC e delle misure agroambientali relative al futuro FEASR, e di
emanare le necessarie misure di conservazione.
La Regione Abruzzo ha quindi approvato il bando della Mis. 323 del P.S.R. per l’
assegnazione di contributi (100 % della spesa sostenuta) finalizzati alla redazione dei
piani di gestione dei SIC /ZPS, impegnando una risorsa finanziaria pari a €
2.995.943.
Gli obiettivi che s’intendono perseguire sono i seguenti:
- tutela della biodiversità attraverso il mantenimento o l’incremento di attività agrosilvo-pastorali nelle aree rurali svantaggiate. E’ utile ricordare che le zone con
economia marginale sono proprio quelle con più elevati livelli di biodiversità;
- approvazione dei piani in vista degli aiuti diretti (greening ) sopra ricordati;
- monitoraggio dello stato di conservazione di habitat e specie tutelate dalla
normativa comunitaria anche ai fini della valutazione del risultato della attivazione
delle Misure “ a superficie” del P.S.R. Questo monitoraggio costituisce, peraltro, un
preciso obbligo previsto dalla direttiva Habitat;
- attribuzione delle risorse finanziarie previste per la Mis. 3.2.3. PSR 2007-2013
con criteri proporzionali alla complessità, e quindi ai costi dei piani di gestione di
S.I.C. e Z.P.S.
Tra gli aspetti positivi si segnala la realizzazione di una banca dati della biodiversità
(tramite convenzione con INEA) in sinergia con l’ Osservatorio Regionale per la
Biodiversità ( D.M. 6 Giugno 2011), che sarà realizzata in collaborazione tra la
Direzione Parchi e la Direzione Agricoltura.
Il bando prevede l’assegnazione di contributi di diversa entità a seconda che si tratti
di elaborare ex novo un piano o di integrarne uno esistente, come nel caso della
pianificazione delle aree protette, laddove vigente. Sono inoltre stati individuati
criteri per attribuire punteggi in base alla complessità del piano (es. n°/tipo di habitat,
% estensione habitat nel SIC ricavata dal formulario Natura 2000, n° e tipo specie
fauna), all’esistenza di accordi di monitoraggio tra SIC per specie di area vasta (es.
Orso bruno, Lontra, Nibbio reale). Il punteggio, e quindi il contributo economico,
attribuito ai diversi habitat/specie viene stabilito sulla base della complessità
gestionale e di realizzazione del piano e non solo in base al «valore»
conservazionistico degli stessi; sono state pertanto utilizzate tre tabelle di complessità
(bassa, media, alta) e una tabella «fuori classe» per specie di nessun interesse
gestionale (es: piante/animali di alta quota) ma di elevato interesse biologico.
In relazione alle attività agro-silvo-pastorali, le linee guida vengono integrate con
indicazioni dettagliate per permettere quantificazioni tali da attivare correttamente e
coerentemente i relativi sostegni economici da prevedere nelle Misure “Natura 2000”
e nelle Misure agroambientali, che dovranno necessariamente essere valutate e
previste nei piani di gestione di SIC e ZPS relativamente alla protezione attiva di
specie della fauna tutelate dalle Direttive Comunitarie richiamate.
A tutt’oggi sono state ammesse 52 domande su 52 pervenute, di cui 24 finanziate.
Per le domande ammesse ma non finanziabili è in corso il recupero di ulteriori risorse
dal PSR e dai FAS.