Turi Simeti - La forma del silenzio
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Turi Simeti - La forma del silenzio
turi simeti ARMANDA GORI CASA D’ARTE Volume realizzato in occasione della mostra di Turi Simeti La forma del silenzio 27 maggio – 26 giugno 2008 Prato, Armanda Gori casa d’arte Realizzazione Gli Ori, Prato Redazione e impaginazione Gli Ori Redazione Referenze fotografiche Bruno Di Bello Stefano Cianfarini Enrico Minasso Impianti e stampa Alsaba Grafiche, Siena ISBN 978-88-7336-317-0 copyright © 2008 per i testi e le foto, gli autori per l’edizione Gli Ori, Prato Tutti i diritti riservati www.gliori.it PRATO turi simeti La forma del silenzio a cura di Valerio Dehò SOMMARIO VALERIO DEHÒ La forma del silenzio The Shape of Silence 11 FLAMINIO GUALDONI Per Turi Simeti For Turi Simeti 33 CARTE PAPERS 43 REGESTO 65 APPENDICE APPENDIX 73 VALERIO DEHÒ VALERIO DEHÒ La forma del silenzio The Shape of Silence Perché non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale, di una luce pura e assoluta? Piero Manzoni Why not try to discover the unlimited significance of a total space, of a pure and absolute light? Piero Manzoni L’arte di Turi Simeti si presta a varie interpretazioni che trovano una loro plausibilità nell’apertura concettuale dei suoi lavori, nel non chiudersi in una definizione netta e unidirezionale. Per questo, e in modo quasi paradossale, attorno alle sue opere si riscontra un dibattito ermeneutico che caratterizza gli artisti più emblematici, quelli che hanno tenuto una fedeltà assoluta alla propria poetica e ai suoi valori essenziali. Se certamente i suoi ovali datano dai primissimi anni sessanta, dopo l’esperienza materica successiva alla conoscenza di Burri, è vero che la sua scelta di campo lo ha posto vicino alla ricerca di Scheggi, Bonalumi e Castellani e non certo a quella del Gruppo T che manifestava interesse verso aspetti del visivo, legati al movimento e comunque ad una sorta di utopia che mettesse d’accordo arte e scienza. Simeti si pone subito nel versante di un’arte contemplativa e assoluta, di un’arte che cerca nell’interazione con la luce di Turi Simeti’s art lends itself to various interpretations, validated by the conceptual openness of his works, by the way they refrain from isolate themselves in a clear and onesided definition. Consequently, and almost paradoxically, his work is surrounded by a hermeneutic debate that has characterized the most emblematic artists, those who have remained absolutely faithful to their poetic and its essential values. While there is no doubt that his ovals date from the very early Sixties, after his material experiences following his encounter with Burri, it is also true that his choice of field brought him close to the research of Scheggi, Bonalumi and Castellani and certainly not to that of the T Group, that focused on visual aspects linked to the movement and in any case to a kind of utopia capable of reconciling art and science. Simeti has immediately opted for a contemplative and absolute art, an art that seeks, in an interaction with light, to give the work volume by creating ambiguities 11 dare volume all’opera creando profonde (quanto volutamente irrisolte) ambiguità. Del resto nella galleria di Cadario nel 1968 a Roma alcuni lavori furono allestiti in modo orizzontale, cioè vennero appoggiati per terra proprio per creare non solo una spazialità inattesa, ma anche per mostrare le possibilità multiple di visione. that owe their profundity to their intentionally unresolved character. Indeed, in 1968 some works were installed horizontally in the Cadario Gallery in Rome; they were in other words laid on the floor, precisely to create not just an unexpected spatiality, but also to show possible multiple visions. In the final analysis, the interpretative indefinability has 12 13 been partially resolved by the artist, precisely because his expressive mode bears witness to a rigorous coherence and a constant faithfulness to the original idea. In any case, if the artist in 1965 immediately proceeded with the outlined canvas after experimenting with ovals glued onto the canvas, it is precisely because the Sicilian artist has from the In fondo l’indecidibilità interpretativa è stata parzialmente risolta direttamente dall’artista proprio perché le sue modalità espressive mostrano una rigorosa coerenza e una fedeltà costante all’idea originaria. Se comunque si passa subito, dal 1965 in avanti, alla tela sagomata dopo un esperienza in cui gli ovali erano incollati sulla tela, è pro- 14 15 start focused on the minimal quality of the work. Modular repetition does not suit him, even if his slow experimentation over time has certainly led him to multiply the ovals up to a number of six, in a kind of dialogical sequence. But in the beginning, and for many years, he has always preferred one single form that emerged from the interior of the painting, pushing the canvas from within, creating an prio perché l’artista siciliano punta subito alla qualità minimale dell’opera. La ripetizione modulare non fa per lui, anche se certamente nel tempo la sua lenta sperimentazione lo ha portato a moltiplicare gli ovali fino al numero di sei in una sorta di sequenza dialogica. Ma agli inizi e per molti anni ha sempre proposto una sola forma che emergendo dall’interno del quadro, spingendo la tela dal di den- 16 17 tro, determina un rapporto intenso e variabile con la luce ambitale, ma anche un senso di attesa per qualcosa che può accadere, per una tensione che si può sciogliere o restare tale, come in affetti accade. intense and changing relationship with the light in the environment, but also a sense of expectation of something that may happen, due to a tension that may disappear or remain, as it in fact does. Turi Simeti è fedele ad un progetto iniziale che lo colloca certamente tra chi ha vissuto l’atmosfera dello Spaziali- Turi Simeti has remained faithful to an initial project that certainly places him among those who have lived the 18 19 smo milanese: non a caso Fontana lo invita alla celebre mostra Zero avangarde del 1965 organizzata nel suo studio, ma con una spiccata propensione per un’arte come meditazione metafisica attorno alla luce e allo spazio. In altri termini sembra che l’artista predisponga nelle sue opere dei meccanismi semplici in modo tale che ogni visitatore possa trovare il suo punto di vista e in questo ci si possa fermare. Non c’è movimento in tutto questo, se non quello comune dello spettatore che si avvicina e osserva un’opera d’arte, ma nello stesso tempo emerge fortissima l’interazione ambientale. Ha scritto bene Marco Meneguzzo nell’introduzione al catalogo di Erice nel 1996: “Simeti ha liberato e purificato le proprie superfici sino a raggiungere quello che per lui era il limite massimo, oltre il quale non c’era che il ritorno alla quiete, al silenzio: una sola ellisse, o al massimo un gruppo omogeneo in un grande spazio, sufficienti a modificare la percezione del campo, a definire un avvenimento”. Questo accadimento è proprio l’incrocio tra lo sguardo dell’opera e quello dell’osservatore, quell’evento che fa l’arte grande o piccola e che nell’artista siciliano trova una forma di coincidenza totale. Per questo non vi è alcuna metafora tecnica e nemmeno alcuna supposizione scientifica che possa supportare o in qualche modo fornire un paradigma a questo lavoro. L’ovale è forma assoluta, ma contingente, vive, in altri termini, una sua libertà concettuale che scioglie ogni vin- atmosphere of Milanese Spatialism, and it is no coincidence that Fontana invited him to the famous exhibition “Zero avant-garde” held in his studio in 1965; at the same time, he is characterized by a clear predilection for art as metaphysical meditation on light and space. In other words, the artist appears to install simple mechanisms in his works, to enable every onlooker to find an own angle of observation, and remain there. There is no movement in all this, except the usual one of the spectator who approaches and observes a work of art, but at the same time a very strong interaction with the environment emerges as an important factor. As Marco Meneguzzo has acutely observed in his introduction to the catalogue for Erice in 1996: “Simeti has freed and purified his surfaces to the point of attaining what has represented, to him, the maximum limit, beyond which there could only be a return to quiet, to silence: a single ellipse, or at most a homogeneous group in a large space, sufficient to alter the perception of the field, to define an event”. This event is precisely an encounter between the viewpoint of the work and that of the observer, the event that makes art great or small, and that coincides perfectly in the work of the Sicilian artist. This is why no technical metaphor, or even scientific premise, may in any way corroborate or somehow provide a paradigm of this work. The oval is an absolute, but contingent form. In other terms, it enjoys a conceptual freedom that frees it from every symbolic bond, 20 21 colo simbolico, ma proprio per questa capacità, finisce per assumere una fisicità che lo sostanzia. Quello che appare, è. Non ci sono simbolizzazioni e nemmeno pretese metalinguistiche. In Simeti vi è la ricerca costante del punctum, cioè dell’equilibrio tra l’opera, l’ambiente e lo spettatore. La soglia tra percezione e non percezione, sta but precisely by virtue of this ability it comes to assume a physical character that gives it substance. What appears to be, is. There are no symbolizing or meta-linguistic pretences. The work of Simeti is characterized by a constant search for the punctum, or in other words an equilibrium between the work, the environment and the spectator. The 22 proprio nel fatto che la forma emerge dall’ombra e l’ombra emerge dalla forma in uno scambio che è concettuale quel tanto che basta per sciogliere l’enigma o per provarci. Perché poi alla fine questo gioco di semplicità riflesse prevede che non si arrivi ad una conclusione, sia per la variabilità delle condizioni della visione, sia perché ogni threshold between perception and non-perception lies precisely in the point where the form emerges from the shade and the shade emerges from the form, in an exchange that is only just conceptual enough to solve the enigma, or attempt to do so. Because in the final analysis this play of reflected simplicity requires that one does not reach a con- 23 osservatore possiede una sua visione personale che si confronta con la fisicità minimale dell’opera. clusion, both due to the variability of visual perception, and because every observer has an own, personal vision that wrestles with the minimal physicality of the work. Nei lavori più recenti in cui appaiono serie di sei ovali, questo approccio più meditativo e metafisico cede il posto a qualcosa di diverso che è legato da un lato ad un accenno di serialità, dall’altro a quello di chiudere di più l’opera all’in- In the most recent works of the artist, which feature series of six ovals, this more meditative and metaphysical approach has been replaced by something different, that on 24 terno di una serie di relazioni interne. Gli elementi dialogano tra di loro cioè innescano una serie di relazioni virtuose in cui lo sguardo cerca non tanto una visione d’insieme definita, ma si apre alla modularità e alle reciprocità delle forme. Questa modificazione nel lavoro di Simeti ha il carattere se non di un salto linguistico, piuttosto di una deriva in qualche modo attesa o potenzialmente prevista. Si the one side verges on seriality, and on the other bears witness to a greater predilection for working with a series of internal relations. The elements dialogue with one another, that is to say, they trigger a series of virtuous relations where the eye opens to the modularity and reciprocity of the forms, rather than seeking a defined vision of the aggregate. Rather than a linguistic leap, we may define this 25 26 27 change in Simeti’s work as a drift, a somewhat expected and potentially predictable development. It is not a matter of renouncing the initial artistic premises; the artist is approaching an immediately contiguous qualitative level, namely rhythm and variation. The analysis of Francesco Tedeschi is confirmed: “In particular, the oval and ellipsoid elements that characterize Simeti’s surfaces, related to the chosen chromatic timbre, suggest various possible relations between the apparently fixed and static nature of the background and the movement introduced by the ovoid shapes that press the canvas from different angles. This movement represents a rhythmic and thus implicitly musical trait, where the composition may be read according to the regular or varied succession of the outlines arranged in space, accommodated by the surface, with original, always diversified qualities. “The work thus influences the perceptive structure, making it open to the musical intervals, to a perception of space that is no longer univocal, but arranged in a rhythmic sequence diversified by light and shade”. tratta non tanto di rinunciare all’assunto iniziale sull’arte come meditazione e silenzio, ma di avvicinarsi al livello qualitativo immediatamente contiguo costituito dal ritmo e dalle variazioni. Trova spazio e ragione l’analisi di Francesco Tedeschi: “In particolare, gli elementi ovali o ellissoidali, che qualificano le superfici di Simeti, in relazione con il timbro cromatico scelto, suggeriscono diverse possibilità di relazione fra l’apparente fissità e immobilità del fondo e il moto introdotto dalle forme ovoidali che premono, diversamente inclinate sulla tela. Questo movimento costituisce un tratto ritmico e per questo implicitamente musicale, dove la composizione può essere letta, secondo il succedersi regolare o variato delle sagome sistemate nello spazio accolto dalla superficie, con qualità originali e ogni volta diversificate. “Quindi c’è un intervento sulla struttura percettiva che apre agli intervalli musicali, ad una percezione di uno spazio non più unico ma scandito in un tempo diversificato delle luci e delle ombre”. In ogni caso l’artista non rinuncia certamente alla sua idea monocromatica anche se in un certo senso la pone in risalto espandendola con l’apertura verso il colore. Dai bianchi e neri che ben si conoscono dagli anni ’60, in tempi recenti il rosso è diventato un protagonista assoluto e sappiamo bene quanto nel monocromo questo colore abbia fortuna. Ma vorrei sottolineare come sempre con riferimento alla molti- The artist certainly does not, in any case, renounce his monochromatic idea, even if he to some sense highlights it, expanding it by opening to color. We are familiar with his whites and blacks from the Sixties; recently the color red has prevailed, and we are well aware of how fortunate this color is in a monochrome context. But I would also like to 28 29 underscore, also in this case with reference to the limited multiplication of ovals, that the artist in some cases recontextualizes this opening within the original form. If the canvas is oval in shape, and contains other ovals, it is clear that we are, on the one side, dealing with an exploration of the micro-macro dimension, and on the other the almost modular opening is immediately enclosed by Simeti’s primary form. Simeti has no intention of abandoning any of his history, least of all his initial decision, his premise. Consequently, every lateral move is eventually redirected to the mains stem of his primordial matrix, to the absolute image. And it could not be otherwise, or his work would be easily retraceable to the adjacent experiences of the aforementioned Italian artists, or international ones from Kelly to Mangold. This is why I feel like describing the work with more than one element by resorting in terms of sound, but meaning a mental sound, a close relative of silence, true borderland between visible and invisible. And this silence must be evoked, it does not exist in nature, it can only be achieved through difference, elimination, it can only be evoked as if it were an archetype that can be recalled by triggering small visual happenings or sonic memories. This silence is not only provoked by monochromy, as in other artists, like the cancellation of all noise, but also by a simplification of the formal qualities, since it evokes something profoundly spiritual. Silence is a limit, a threshold on which to remain between light and shade, between form and idea. plicazione, limitata, degli ovali, in alcuni casi l’artista sappia ricontestualizzare questa apertura all’interno della forma originaria. Se la tela è di forma ovale e contiene altri ovali è chiaro che abbiamo da un lato uno spostamento di senso micro-macro, dall’altro l’apertura dell’apertura quasi modulare, viene subito richiusa dalla forma-Madre. Simeti non vuole abbandonare nulla della sua storia e soprattutto della sua decisione iniziale, del suo assunto. Per questo ogni spostamento laterale viene ricondotto nel giusto alveo dell’impronta primigenia, dell’immagine assoluta. Non potrebbe essere diversamente altrimenti il suo lavoro sarebbe facilmente riconducibile alle esperienze prossime degli altri artisti italiani già citati o di quelle internazionali da Kelly a Mangold. Per questo mi sento di parlare nelle opere con elementi plurimi, di suono, ma di un suono mentale, stretto parente del silenzio, vero e proprio territorio al limite tra visibile e invisibile. E il silenzio va evocato, non esiste in Natura, esiste solo per differenza, per sottrazione, può solo essere evocato come fosse un archetipo che la nostra memoria riesce ad attivare per mezzo di piccoli accadimenti visivi o attraverso memorie sonore. Questo silenzio discende non solo dal monocromo, come in altri artisti, come azzeramento di ogni rumore, ma anche dalla semplificazione delle qualità formali, in quanto allude a qualcosa di profondamente spirituale. Il silenzio è un limite, una soglia su cui permanere tra la luce e l’ombra, tra la forma e l’idea. 30 31 FLAMINIO GUALDONI FLAMINIO GUALDONI Per Turi Simeti For Turi Simeti Nel decennio Sessanta il “grado zero” della pittura si presentò, in un dibattito in cui la Pop art proclamava l’ipertrofia fredda dell’immagine, come l’estremo opposto, il punto di riduzione massima dell’apparato visivo e delle sue retoriche in favore di un’essenzialità più concettuale che percettiva. Non si trattava di mere questioni di “Monochrome Malerei”, come pure recitava il titolo di una mostra memorabile a Leverkusen, e neppure, a ben vedere, di uno “Zero” che valesse, secondo il titolo di una non meno fondamentale mostra olandese, “Nul”. L’atteggiamento non vi era antipittorico, e neppure disposto, come avveniva alla coeva nuova generazione americana della Minimal, a barattare l’identità storica e disciplinare del pittorico con un meccanismo di mere nominazioni teoricistiche. Neppure, per altro verso, esso era disposto a limitarsi all’esercizio della “visività essenziale” – così Michel Seuphor – tipica della tradizione recente del concretismo. È in questo ambito, di una pittura in cerca dei propri assoluti, dei propri valori primi senza rinunciare a se stessa, che alla metà degli anni Sessanta il lavoro di Turi Simeti si In the Sixties the “zero degree” of painting appeared, in a debate where Pop Art proclaimed the cold hypertrophy of the image, as the extreme opposite, the point of maximum reduction of the visual apparatus and its rhetoric in favor of a more conceptual than perceptive essentiality. It was not a just a matter of “Monochrome Malerei”, in spite of the title of a memorable exhibition in Leverkusen, nor, in the final analysis, of a “Zero” worth, as suggested by the title of a no less fundamental exhibition, “Nul”. The attitude was not against painting, nor was it willing to barter, like the contemporary new American generation of the Minimalists, the historical and disciplinary identity of painting with a mechanism of mere theoreticist nominations. And it would not limit itself to a mere exercise of an “essential visual sphere” – to quote Michel Seuphor – in the manner of the recent tradition of Concretism. In this scenario, characterized by a painting in search of its own absolutes, its own primary values, unwilling to renounce itself, in the mid-Sixties, the work of Turi Simeti gained recognition as one of the most lucid, and conceptually combative, contemporary experiences. By removing everything superfluous, the artist has distilled his technical and disciplinary 33 baggage to primary monemes; painting as spatial and objectual topos, physiologically appropriate yet vaunting a profound symbolic valence; monochrome as sensational element, even if deprived of every sensiblerie; featuring minimal, repetitive forms as essential element of qualification, but not without an own primary plastic quality. Having inherited and reinterpreted the objectual intuition of Burri's Gobbi, Simeti does not turn the concrete physical quality of the painting into an ideological banner, but a node of substantial, fervid ambiguity. In fact, with its rhythmic pace, based on the environmental measure, his work invites and involves the light, a light that is neither theoretic nor metaphysical: the very light that strikes the canvas, revealing its spatial relieves and recesses, that become real and concrete even though the eye is perfectly aware that it is a matter, as usual, of the genial lies of art. For that matter, the serial rendition of the works of Simeti turns his exhibitions into true installations, where the rhythms and evocations, the projections and indentations of the pictorial body, enhanced by the light, create an interaction between the different works, and a play within each of them. This is also true for the chromatic choices of the artist, terse and unemotional fields that, cleaned of every residual of pictorial rendition, become, just like the painting, both quality and quantity, visual balance between inside and outside that, as such, occupies the totality of the afferma come una delle esperienze più lucide, e concettualmente agguerrite, del tempo. Per via di distillazione, l’artista giunge a prosciugare il proprio bagaglio tecnico e disciplinare ai monemi primi: il quadro come topos spaziale e oggettuale, fisiologicamente appropriato e a un tempo di profonda valenza simbolica; il colore monocromo come elemento sensazionale, sia pure disinnescata ogni sensiblerie; la forma minima, iterativa, come elemento sorgivo della qualificazione, ma non priva di una sua primaria qualità plastica. Ereditata e rideclinata l’intuizione oggettuale dei ‘gobbi’ di Burri, Simeti fa della fisicità concreta del quadro non un vessillo ideologico ma uno snodo di sostanziosa, fervida, ambiguità. Essa, infatti, con quel suo scandirsi in rapporto alla misura ambientale convoca e coinvolge la luce, una luce non teorica non metafisica: la stessa che incide sulla tela rivelandone gli accidenti spaziosi, risucchiandoli nel luogo concreto pur nella schiarita consapevolezza dell’occhio che si tratta, ancora, di menzogna geniale dell’arte. Del resto il seriarsi delle opere di Simeti fa dei suoi allestimenti delle vere e proprie installazioni, anche, in cui ritmi e rimandi, aggetti e risucchi del corpo pittorico e della luce, continuamente trascorrono incrociandosi tra opera e opera, e entro ciascuna di esse. Ciò vale anche per le scelte coloristiche dell’artista, stesure terse e inemotive che, sottratto ogni residuo di pittoricismo, 34 35 36 37 image and escapes every instrumental, compositive logic, every linguistic hierarchy; it is, and renders, its very essence, namely the very substance of seeing, of the image: by virtue of being light. Then there is the oval shape, Simeti ‘s typical moneme, so extensively explored that it has by now become his signature. It is certainly a primary structure, not the child of a geometric reduction to the essentials, but rather something that echoes more complex filigrees, and perhaps radical symbolic moods, rooted in a modern vicissitude spacing from Brancusi to Arp to Fontana. It is a moneme because the artist does not make it an assertion, rather unfolding its infinite spatial possibilities with a play of unlimited variations, repetitions, articulations, cadences, making the world a radiant fields, in every sense, of plastic and visual energies. “The form is fascinating when it no longer succeeds in containing the force within it” wrote Derrida. Well, Simeti has aimed and still aims, by acts that have been purified and experienced to the limit of conceptual anguish, to create a painting of substances, and energies, that go beyond the mere datum of visual perception, and that are, after Klein ‘s saut dans Ie vide, precise pulsations of a possible sense. Every painting is a work, enacted and accomplished sense in itself, and in its turn a moneme of a series, of an infinite possible that is the profound value that Simeti has always pursued. It is this that makes his work of a lifetime so conceptually, but esattamente come il quadro tutto sono insieme qualità e quantità, balance visiva tra dentro e fuori che occupa di sé la totalità dell’immagine ed è sottratto a ogni logica strumentale, compositiva, a ogni gerarchia linguistica: è, e si dà, per sé, in quanto sostanza stessa del vedere, dell’immagine: in quanto luce. C’è, poi, la shape ovale, il monema tipico di Simeti, talmente frequentato da essergli ormai sigla. È struttura sicuramente primaria, non figlia del riduttivismo geometrico bensì echeggiante più complesse filigrane di generazione, e verrebbe da dire radicali umori simbolici, in una vicenda moderna che va da Bracusi e Arp a Fontana. È monema perché l’artista non ne fa asserzione, ma ne dipana gli infiniti possibili spaziali per gioco di illimitate variazioni, ripetizioni, articolazioni, cadenze, facendo dell’opera un campo radiante, a tutti gli effetti, d’energie plastiche e visive. “La forma affascina quando non si è più in grado di comprendere la forza che è nel suo interno”, ha scritto Derrida. Ebbene, Simeti ha mirato e mira, per atti purificati e avvertiti sino allo spasimo concettuale, a dar corso a una pittura di sostanze, e d’energie, che travalichino il mero dato retinico: che siano, dopo il saut dans le vide kleiniano, pulsazioni precise d’un senso possibile. Ogni quadro è opera, senso attuato e compiuto in se stesso, e a propria volta monema d’una serie, d’un infinito possibile che è il valore profondo cui Simeti aspira da sempre. È 38 39 ciò che rende concettualmente, ma anche eticamente, altissimo il suo operare d’una vita. Shape dopo shape, quadro dopo quadro, serie dopo serie, questi spazi e queste luci si fanno cadenza lunga del tempo. Il senso cruciale del suo percorso è questa sua strepitosa e incontrattabile ricerca d’una poeticità sorgiva, d’una sapienza originaria e inattuale della forma, dello spazio, del tempo. Che si dà, lì, per chi abbia occhi sufficientemente spogli, e animo incorrotto. also ethically, high. Shape after shape, painting after painting, series after series, these spaces and lights become a long cadence of time. The crucial sense of his itinerary is this sensational and uncompromising research for an essential poetic quality, for an original and timeless wisdom of form, of space, of time. That is there, evident, to those whose eyes are free from scales, and whose souls are uncorrupted. 40 41 42 CARTE / PAPERS 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 REGESTO TELE CANVAS 66 12 Due ovali marrone, 2008, acrilico su tela sagomata, 30x30 cm 14 Due ovali neri, 2006, acrilico su tela sagomata, 30x30 cm 12 Tre ovali blu, 2008, acrilico su tela sagomata, 30x30 cm 16 Tre ovali gialli, 2008, acrilico su tela sagomata, 40x40 cm 14 Tre ovali gialli, 2008, acrilico su tela sagomata, 30x30 cm 16 Tre ovali bianchi, 2008, acrilico su tela sagomata, 40x40 cm 18 Quattro ovali gialli, 2008, acrilico su tela sagomata, 80x80cm 22 Quattro ovali rossi, 2008, acrilico su tela sagomata, 50x50 cm 24 Cinque ovali rossi, 2008, acrilico su tela sagomata, 60x60 cm 18 Quattro ovali rossi, 2008, acrilico su tela sagomata, 60x60 cm 23 Un ovale rosso, 2008, acrilico su tela sagomata, 40x40 cm 24 Quattro ovali bianchi, 2003, acrilico su tela sagomata, 50x50 cm. Arch. n. 003636 22 Quattro ovali gialli, 2008, acrilico su tela sagomata, 50x50 cm 23 Un ovale blu, 2008, acrilico su tela sagomata, 40x40 cm 25 Due ovali blu, 2008, acrilico su tela sagomata, 50x550 cm 67 25 Cinque ovali color sabbia, 2008, acrilico su tela sagomata, 60x60 cm 29 Quattro ovali rossi, 2008, acrilico su tela sagomata, 60x60 cm 15 Tre ovali rossi, 2007, acrilico su tela sagomata, 100x120 cm. Arch. n. 003427. 17 Tre ovali, 1997, collage e smalto su tela, 50x70 cm. Arch. n. 003466 26 Sei ovali rossi, 2008, acrilico su tela sagomata, 60x60 cm 36 Quattro ovali rossi, 2005, acrilico su tela sagomata, 100x100 cm 19 Cinque ovali gialli, 2005, acrilico su tela sagomata, 150x200 cm. Arch. n. 003400 27 Cinque ovali rossi, 2007, acrilico su tela sagomata, 80x80cm 37 Tre ovali rossi, 2005, acrilico su tela sagomata, 100x100 cm 68 21 Sei ovali rossi, 2007, acrilico su tela sagomata, 100x120 cm. Arch. n. 003429 13 Superficie curva con tre ovali rossi, 2006, acrilico su tela sagomata, 120x100 cm. Arch. n. 003417 35 Superficie curva con ovali, 2000, acrilico su tela sagomata, 127x65cm. Arch. n. 003616 39 Quattro ovali neri, 1994, acrilico su tela sagomata, 200x120 cm. Arch. n. 003387 13 Superficie curva con quattro ovali neri, 2006, acrilico su tela sagomata, 120x100 cm. Arch. n. 003418 35 Superficie curva con ovali, 2000, acrilico su tela sagomata, 127x65cm. Arch. n. 003617 39 Sei ovali bianchi, 1994, acrilico su tela sagomata, 200x120 cm. Arch. n. 003389. 41 Sei ovali marrone, 2007, acrilico su tela sagomata, 90x150 cm. Arch. n. 003426 31 Omaggio all’ovale, 2006 bronzo, 23x23 cm. Arch. n. 003640 69 CARTE PAPERS 70 45 Tre ovali verdi, 1964, smalto su carta, 19x31 cm. Arch. n. 003446 48 Un ovale, 1983 calcografia e gessetto su cartoncino 18x18 cm. Arch. n. 003580 46 Tre ovali, 1970, matita su carta, 27x21,5 cm. Arch. n. 003596 49 Un ovale argento, 1984, calcografia e smalto,24,5x27 cm. Arch. n. 003569 47 Tre ovali, 1970, matita su cartoncino, 28,5x38,5 cm. Arch. n. 003454 50 Due ovali, 1983, calcografia e matit a, 20x25 cm. Arch. n. 003576 51 Cinque ovali arancioni, 2005, calcografia e pittura, 40x60 cm. Arch. n. 003533 56 Quattro ovali rossi, 2001, calcografia e pittura, 36,5x45,5 cm. Arch. n. 003546 62 Quattro ovali rossi, 2000, calcografia e pittura, 40x60 cm. Arch. n. 003503 52 Tre ovali blu, 2000, calcografia e pittura, 35x50 cm. Arch. n. 003537 58 Sei ovali bianchi, 2003, calcografia, 40x60 cm. Arch. n. 003478 63 Quattro ovali gialli, 2005, calcografia e pittura, 50x70 cm. Arch. n. 003489 54 Due ovali gialli, 2006, calcografia e pittura, 36x50 cm. 60 Due ovali rossi, 2000, calcografia e pittura, 34x50 cm. 55 Quattro ovali bianchi, 2002, calcografia, 34,5x50 cm. Arch. n. 003528 61 Sei ovali arancioni, 2000, calcografia e pittura, 40x60 cm. Arch. n. 003534 71 53 Piccoli e grandi ovali bianchi, 2003, calcografia, 60x40 cm. Arch. n. 003482 57 Piccoli e grandi ovali arancioni, 2003, calcografia e pittura, 60x40 cm. Arch. n. 003508 53 Tre ovali arancioni, 2000, calcografia e pittura, 60x40 cm. Arch. n. 003535 59 Cinque ovali rossi, 2004, calcografia e pittura, 60x40 cm. Arch. n. 003506 57 Piccoli e grandi rossi, 2003, calcografia e pittura, 60x40 cm. Arch. n. 003507 72 APPARATI / APPENDIX Turi Simeti Turi Simeti Turi Simeti nasce ad Alcamo, in provincia di Trapani, nel 1929. Dopo studi universitari rimasti incompiuti, nel 1958 si trasferisce a Roma, dove, occupandosi di una libreria, avvia i primi contatti con il mondo dell’arte, avendo occasione di conoscere, fra l’altro, Alberto Burri e di frequentarne lo studio. Da queste sollecitazioni deriva, all’inizio degli anni Sessanta, una sua prima produzione di opere polimateriche. Soggiorna in questi anni, anche per lunghi periodi, a Londra, Parigi e Basilea. Nei primi anni Sessanta, in sostanziale sintonia con coeve esperienze in ambito internazionale motivate da una comune volontà di azzeramento della tradizione e dei codici precostituiti dell’espressione artistica, il suo linguaggio, attraverso l’acquisizione della monocromia e del rilievo come uniche forme compositive, si definisce e si struttura principalmente intorno a un elemento geometrico, l’ellisse, che diventerà la cifra del suo lavoro artistico. Nel 1963 prende parte alla “Rassegna Arti Figurative di Roma e del Lazio”, al Premio Termoli e alla mostra “Arte Visuale” presso Palazzo Strozzi a Firenze, dimostrando di condividere le dinamiche delle ricerche visive e strutturali vicine all’arte programmata e alla Nuova Tendenza. Alcune delle rassegne che nascono all’insegna di tale corrente, vedono la presenza di sue opere, come la mostra “Nuova Tendenza 3” a Zagabria nel 1965, e le mostre tenute nella galleria Il Cenobio di Milano, a Modena e Reggio Emilia nel 1967, così come altre importanti rassegne internazionali dedicate a quell’area di ricerca, quali “Arte Programamta - Aktuel 65” e “Weiss auf Weiss” a Berna nel 1965 e 1966. Ancor più importante, per l’acquisizione dell’opera di Simeti a un panorama specifico, risulta il suo inserimento nel progetto “Zero Avantgarde”, che ha la sua prima uscita nel 1965 nello studio di Lucio Fontana a Milano, per proseguire con esposizioni nelle gaIlerie Il Punto di Torino e Turi Simeti was born in Alcamo, in the province of Trapani, in 1929. Abandoning university, he moved to Rome in 1958, where he got in touch with the art world by working on art books, among other things getting to know Alberto Burri and to frequent his studio. These inspirations gave rise, in the early Sixties, to an initial production of works comprising various materials. In these years he also lived for long periods in London, Paris and Basle. In the early Sixties, in tune with contemporary experiences in an international context motivated by a shared desire to free artistic expression from tradition and pre-established codes through the acquisition of monochromy and relief as the sole compositive forms, his language was principally defined and structured around a geometric element, the ellipse, which was to become the cipher of his artistic work. In 1963 he participated in the “Review of Figurative Arts of Rome and Lazio”, the Premio Termoli and the exhibition “Arte Visuale” in the Palazzo Strozzi in Florence, proving to share the dynamics of the visual and structural research close to the programmed art and the New Trend. Some of the exhibitions organized in the name of this current included his works, as the exhibition “New Trend 3” in Zagreb in 1965, and the exhibitions held in the Il Cenobio gallery in Milano, in Modena and in Reggio Emilia in 1967, as well as other important international exhibitions dedicated to that area of research, such as “Programmed Art Aktuel 65” and “White on White” in Bern in 1965 and 1966. An even more important event for the inclusion of the work of Simeti in a specific scenario was his introduction in the “Zero Avantgarde” project, which made its debut in 1965 in Lucio Fontana’s studio in Milan, to continue with exhibitions in the galleries Il Punto of Turin and Il Cavallino in Venice. In 1965 he also held his first solo exhibition in the Wulfengasse Gallery in Klagenfurt and moved from Rome to Milan, where he 75 Il Cavallino di Venezia. Sempre nel 1965 realizza la sua prima personale nella Galerie Wulfengasse di Klagenfurt e si trasferisce da Roma a Milano, dove nel 1966 tiene una personale nella Galleria Vismara, presentata in catalogo da Giuseppe Gatt. Tra il 1966 e il 1969, invitato come Artist in Residence dalla Fairleigh Dickinson University, si trattiene per lunghi periodi a New York, dove allestisce uno studio e realizza numerose opere, all’interno della poetica rigorosa che è andato definendo. Oltre ad effettuare esposizioni in gallerie italiane (Il Chiodo a Palermo, Giraldi a Livorno, Stefanoni a Lecco), già nella seconda metà degli anni Sessanta il suo lavoro riceve interesse in Svizzera e in Germania, dove la sua fortuna andrà crescendo negli anni (nel 1971 espone nella prestigiosa galleria M di Bochum, da Loehr a Frankfurt, nella galleria Bettina a Zürich). Nel 1971, nel segno di una adesione al clima di contestazione dell’opera, realizza una performance nella galleria La Bertesca di Genova con la “Distruzione di un aliante”, di cui conserva i resti in bidoni blu firmati e numerati. Ciò non comporta però una trasformazione radicale del suo lavoro sulla superficie e sui volumi, anche se nei suoi lavori verrà manifestandosi un ulteriore senso di rarefazione delle presenze aggettanti, che dimostra un avvicinamento alle poetiche del minimalismo. Nei primi anni Settanta realizza altre personali a Bergamo, Verona, Rottweil, Düsseldorf, Oldenburg, Köln, München, e partecipa ad alcune mostre collettive, come “Estensione”, nella Casa del Mantegna di Mantova, confermando l’adesione del suo lavoro alle ricerche in ambito costruttivo. La sua opera va configurandosi come una ricerca consequenziale, nel passaggio da opere singole a dittici e polittici con un elemento aggettante che viene spesso decentrato, e quindi con la sperimentazione di formati e sagome differenti, raggiungendo effetti di maggiore complessità spaziale nel corso degli anni Ottanta. Nella seconda metà degli anni Settanta la sua attività espositiva lo porta in diverse città europee come Basilea, Düsseldorf, Coblenza. Nel 1980 viene allestita una sua personale presso la Pinacoteca Comunale di Macerata. Dallo stesso anno inizia a lavorare in un suo nuovo studio a Rio de Janeiro, held a solo exhibition in 1966, in the Galleria Vismara, with a catalogue presentation by Giuseppe Gatt. Between 1966 and 1969, invited as Artist in Residence by the Fairleigh Dickinson University, he stayed in New York for long periods, setting up a studio and completing numerous works in that city, within the rigorous poetic gradually defined by him. In addition to holding exhibitions in Italian galleries (Il Chiodo in Palermo, Giraldi in Livorno, Stefanoni in Lecco), already in the second half of the Sixties his work elicited interest in Switzerland and in Germany, where his fortune was to grow over the years (in 1971 he showed in the prestigious M Gallery of Bochum, at Loehr in Frankfurt, in the Bettina gallery in Zurich). In 1971, to manifest the participation of his work in the polemic climate of the period, he staged a performance in the La Bertesca gallery in Genoa with the “Destruction of a sailplane”, storing its rests in blue, signed and numbered cans. However, this event did not entail any radical transformation of his work on surfaces and volumes, even if his work was to reflect a further sense of rarefaction of the projecting elements, witnessing closer bonds with the poetics of minimalism. In the early Seventies he presented other individual exhibitions in Bergamo, Verona, Rottweil, Dusseldorf, Oldenburg, Köln, München, and participated in a number of group exhibitions, as “Extension” in the Casa del Mantegna in Mantua, confirming the participation of his work in the research carried out in the constructive milieu. His work was being configured as a consequential research, in the transition from single elements to diptychs and polyptychs with a projecting element, often decentralized, and with an experimentation of different formats and outlines, reaching effects of greater spatial complexity during the Eighties. In the second half of the Seventies his exhibition activities brought him to various European cities as Basle, Dusseldorf, Koblenz. In 1980 he presented an individual exhibition at the Municipal Picture Gallery of Macerata. As of the same year he began working in a new studio in Rio de Janeiro, spending long winter months in that city and beginning to exhibit there 76 città in cui trascorre lunghi periodi invernali e dove negli anni successivi prende a esporre, ricevendo importanti consensi. Nel 1981, dopo aver collocato nel 1980 una scultura a Gibellina, espone in Sicilia nella Galleria Pagano di Bagheria, presso l’Opera Universitaria di Palermo e nell’Atelier di Rosario Bruno a Sciacca. Nel 1982 tiene una personale nello Studio Grossetti di Milano. In seguito, esclusa qualche sporadica presenza in mostre italiane, le sue opere vengono accolte in numerosi spazi privati all’estero, quali la Galerie Passmann di Friburgo e la GaIerie Wack di Kaiserslautern nell’83, la Galerie Maier di Kitzbüehl e la Galerie Ahrens di Coblenza nel 1984, la Galeria Paulo Figueiredo di San Paolo del Brasile e la Galerie 44 di Düsseldorf nel 1985, la Galerie Apicella di Bonn neI 1986 e la Galerie Monochrome di Aachen nel 1987. Torna ad esporre in Italia nel 1989 con una personale allestita nella Galleria Vismara di Milano. L’accostamento a opere di Castellani, Bonalumi e altri nelle mostre “La Tela Estroflessa nell’Area Milanese dal 1958 ad Oggi” presso la Galleria Arte Struktura nel 1989 e“‘58-‘80 Bonalumi - Castellani - Simeti /Tre Percorsi”, sempre a Milano, nella Galleria Millenium, l’anno successivo, mette in risalto come l’estroflessione praticata da Simeti assuma valori contigui ma anche antitetici rispetto alle analoghe tecniche compositivo-costruttive applicate da Castellani e Bonalumi. Nel 1991, presentato in catalogo da Elena Pontiggia, espone un’ampia selezione di lavori al Museo Civico di Gibellina. Nel corso degli anni Novanta, oltre a personali di opere recenti a Busto Arsizio, Rio de Janeiro, Robbiate, Carnate, Trezzo sull’Adda, Biberach, Kaiserslautern, Milano (galleria Vinciana), Bolzano e Trapani, altre retrospettive hanno luogo nel 1996 nel Kunstverein di Ludwigsburg e a Erice, la seconda con testo in catalogo di Marco Meneguzzo. La sua opera va configurandosi ora attraverso la moltiplicazione e la dispersione degli elementi volumetrici-aggettanti ovali nella superficie, con una colorazione più intensa e diversificata, recuperando valori di relazione architettonica sempre più evidenti. Nel 1998 tiene una personale alla Galerie Kain di Basilea, seguita l’anno over the following years, receiving important recognition. After having installed a sculpture in Gibellina in 1980, he held various exhibitions in Sicily, in the Pagano Gallery of Bagheria, in the Opera Universitaria of Palermo and in the Atelier of Rosario Bruno in Sciacca, in 1981. In 1982 he presented a solo exhibition at the Studio Grossetti in Milan. Subsequently, in addition to some sporadic presences in Italian exhibitions, his work has been presented in numerous private venues abroad, such as the Passmann gallery in Fribourg and the Wack Gallery of Kaiserslautern nell’83, the Maier Gallery in Kitzbuehl and the Ahrens Gallery in Coblenza in 1984, the Paulo Figueiredo Gallery in San Paolo of Brazil and the 44 Gallery in Dusseldorf in 1985, the Apicella Gallery in Bonn in 1986 and the Monochrome Gallery in Aachen in 1987. He recommenced exhibiting in Italy in 1989 with a solo show presented at the Vismara Gallery in Milan. The parallel with works by Castellani, Bonalumi and others was witnessed in the exhibitions “The Evaginated Canvas in the Milanese Area from 1958 until Today” at the Arte Struktura Gallery in 1989 and “‘58-‘80 Bonalumi - Castellani - Simeti / Three Itineraries”, presented the year after in another Milanese venue, the Millennium Gallery, underscoring that the evagination effectuated by Simeti features contiguous but also antithetical values with respect to the analogous compositive and constructive techniques applied by Castellani and Bonalumi. In 1991 he presented an ample selection of works at the Civic Museum of Gibellina, with a catalogue presentation by Elena Pontiggia. In the Nineties, in addition to individual exhibitions of recent works in Busto Arsizio, Rio de Janeiro, Robbiate, Carnate, Trezzo sull’Adda, Biberach, Kaiserslautern, Milan (Vinciana gallery), Bolzano and Trapani, other retrospectives were presented in 1996 in the Kunstverein of Ludwigsburg and in Erice, the latter with a catalogue preface by Marco Meneguzzo. At this point his work featured a multiplication and dispersion of the volumetric and projecting oval elements on the surfaces, with a more intense and diversified coloration, recovering architectural relational values to an increasingly evident extent. In 1998 he held an individual exhibition at the Kain Gallery of Basle, 77 successivo da altre esposizioni a Biberach (di nuovo nella galleria Uli Lang), Ladenburg e Mannhein e dalla partecipazione all’esposizione “Arte in Italia negli anni 70” presso La Salerniana di Erice. Altre recenti personali dell’artista sono realizzate presso lo Studio d’Arte Harry Zellweger di Basilea e nella Galleria Uwe Sacksofsky ad Heidelberg, entrambe del 2000. Nel 2001 Civica Galleria d’Arte moderna di Gallarate.Nel 2002 Fondazione Mudima, Milano, Galleria Rino Costa, Casale Monferrato, Galleria Bergamo, Bergamo, Galleria Maier, Kitzbühel, Galerie Wack, Kaiserslautern, Immoblilia, Verona. 2003, Galleria Giraldi, Livorno, Arte Silva, Seregno, Carte d’arte Mostre, Catania. Attualmente Simeti vive e lavora a Milano. followed the year after by other exhibitions in Biberach (once again in the Uli Lang gallery), Ladenburg and Mannheim and by a participation in the exhibition “Art in Italy in the Seventies” at the Salerniana in Erice. Other recent individual exhibitions of the artist have been presented at the Harry Zellweger Art Studio of Basle and in the Uwe Sacksofsky Gallery in Heidelberg, both presented in 2000. In 2001 Civica Galleria d’Arte moderna di Gallarate, Comune di Gallarate. In 2002 Fondazione Mudima, Milan, Gallery Rino Costa, Casale Monferrato, Gallery Bergamo, Bergamo, Gallery Maier, Kitzbühel, Gallery Wack, Kaiserslautern, and Immoblilia, Verona. In 2003 Gallery Giraldi, Livorno, Arte Silva, Seregno, and Carte d’arte Mostre, Catania. Simeti currently lives and works in Milan. 78 Esposizioni personali / Solo Exhibitions 1975 Galerie Edith Wahlandt, Schwäbisch Gmünd 1976 Galerie Dr. Luise Krohn, Konstanz Galerie Liatowitsch, Basel Galleria Il Milione, Milano 1965 Galerie Wulfengasse, Klagenfurt, 1966 Galleria Il Chiodo, Palermo Galleria Vismara, Milano 1977 Galerie 44, Düsseldorf 1979 Galerie Ahrens, Koblenz Galleria Tommaseo, Trieste 1967 Galerie Brechbüehl, Grenchen 1968 Galleria Cadario, Roma Galleria Cadario, Milano Galleria Giraldi, Livorno 1980 Pinacoteca Comunale di Macerata, Macerata 1981 Galleria Pagano, Bagheria Opera Universitaria, Palermo Atelier Rosario Bruno, Sciacca Galleria Seno, Milano 1969 Galerie Latzer, Kreuzlingen Henry Gallery, Virgin Islands Galleria Stefanoni, Lecco 1971 Galerie Bettina, Zürich Galleria La Bertesca, Genova Galerie M., Bochum Galleria Uxa, Novara Galerie Loehr, Frankfurt 1982 Kunstverein, Schaffhausen Studio Grossetti, Milano 1972 Galleria dei Mille, Bergamo Galleria Ferrari, Verona 1984 Galerie Maier, Kitzbüell Espaço Petite Galerie, Rio de Janeiro Galerie Ahrens, Koblenz 1985 Galerie Vayhinger, Radolfzell Galeria Paulo Figueiredo, São Paulo Galerie Dorotea Van Der Koelen, Mainz Galerie 44, Düsseldorf 1983 Galerie Passmann, Freiburg Galerie Wack, Kaiserslautern 1973 Forum Kunst, Rottweil Galerie Wendtorf+Swetec, Düsseldorf Galerie Centro, Oldenburg Stoll Multiple Art, Köln 1974 Galerie Keller, München 1986 Galerie Apicella, Bonn 79 2001 Galleria Civica d’Arte Moderna, Gallarate Galeria de Arte Centro Empresarial Rio, Rio de Janeiro 1987 Galerie Monochrome, Aachen 2002 Fondazione Mudima, Milano Galleria Rino Costa, Casale Monferrato Galleria Bergamo, Bergamo Galerie Maier, Kitzbüell Galerie Wack, Kaiserslautern Immobilia, Verona 1989 Galleria Vismara, Milano 1991 Galerie Wack, Kaiserslautern Museo Civico di Gibellina, Gibellina 1992 Galleria Palmieri, Busto Arsizio 2003 Galleria Giraldi, Livorno Arte Silva, Seregno Carte d’Arte Mostre, Catania 1994 Paço Imperial, Rio de Janeiro Spini Arte, Robbiate 2004 Galleria d’Arte Serego, Verona Galleria Poleschi, Milano 1995 Villa Banfi, Carnate 1996 Galleria Trezzo, Trezzo sull’ Adda La Salerniana, Erice Kunstverein, Ludwigsburg Galerie Uli Lang, Biberach Galerie Wack, Kaiserslautern 2005 ARTantide Lugano, Ticino 2006 Galleria Bim, Banca Intermobiliare, Lugano, Ticino Excalibur Arte Contemporanea, Solcio di Lesa Evento collaterale Arte Padova2006 1997 Galleria Vinciana, Milano Galleria Le Chances de l’ Art, Bolzano Centro Culturale Officina, Trapani 2007 Globart Gallery, Acqui Termi 2008 Poleschi Arte – Spazio Satura, Genova Armanda Gori casa d’Arte, Prato 1998 Galerie Kain, Basel 1999 Galerie Uli Lang, Biberach Màrz Galerien, Landenburg Màrz Galerien, Mannhein 2000 Studio d’Arte harry zellweger, Basel Galerie Uwe Sacksofsky, Heidelbergl 80 Esposizioni collettive / Group Exhibitions 1969 Hommage an das Schweigen, Innsbruck Selezione, daI 1963 / Selection, from 1963 1970 5° Rassegna d’Arte del Mezzogiorno, Napoli 1971 Réalités nouvelles, Paris 1963 Rassegna arti figurative Roma e Lazio, Palazzo delle Esposizioni, Roma Premio Termoli, Termoli Arte Visuale, Palazzo Strozzi, Firenze 1972 Estensione, Casa del Mantegna, Mantova 1974 Künstler Machenfahnem fur Rottweil, Rottweil 1964 Premio Altemp, Roma Strutture di Visione, Avezzano Arche 12, Studio des Kunstkreises Hamein, Hamburg 1975 Gli artisti siciliani 1925-1975, cinquant’anni di ricerche, Capo d’Orlando 5 Jahre, Galleria Th. Keller, Kempfenhausen/Stamberg 1977 Rationale Konzepte 77, Galleria Pa Szepan, Gelsenkirchen 1965 Arte Programmata, Aktuel 65, Bern Zero Avantgarde, Studio di Lucio Fontana, Milano Zero Avantgarde, Galleria Il Punto, Torino Zero Avantgarde, Galleria Il Cavallino, Venezia Nuova Tendenza 3, Zagreb 1978 Städtische Kunstsammlung, Gelsenkirchen 1982 Konkrete Kunst, Museum Schaffhausen, Schaffhausen 1966 Bianco su bianco, Galleria L’Obelisco, Roma Nuove ricerche visive in Italia, Galleria Milano, Milano Weiss auf weiss, Kunsthalle, Bern Pittura Oggettuale, Galleria Zen, Brescia Biennale Scandinava, Copenhagen 1983 Un Punto nel Mediterraneo, Atelier R. Bruno, Sciacca 1985 Eine Europäische Bewegung, Sammlung Lenz Schönberg, Salzburg 1987 Premio Città di Marsala, Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Marsala 1967 Nuova tendenza 2, Galleria Il Cenobio, Milano Panorama 2, Galleria La Polena, Genova Ipotesi Linguistiche Intersoggettìve, Centro Proposte, Firenze Nuova Tendenza, Comune di Modena Nuova Tendenza, Comune di Reggio Emilia Premio Silvestro Lega, Modigliana 1988 Zero, Vision und Bewegung, Sammlung Lenz Schönberg, Städtische Galerie im Lenbachhaus, München 1989 Eine Europäische Bewegung, Sammlung Lenz Schönberg, Zentrales Künstlerhaus am Krimwall, Moskva Isola, Isole, Capo d’Orlando La Tela Estroflessa nell’Area Milanese dal 1958 ad Oggi, Galleria Arte Struktura, Milano 1968 Triennale di Milano Revort 2, Palermo 81 1990 ‘58-’80 Bonalumi — Castellani — Simeti / Tre Percorsi, Galleria Millenium, Milano Fahnen Für Rottwei, Rottweil Fondazione Calderara, Vacciago Opera, Palazzola Acreide Analogie tra Anomalie, Pinacoteca Comunale Villa Soranzo, Varallo Pombia 2004 50 Quadrat, Gallerie Konkret Martin Wörn, Sulzburg 1991 Sicilia — Mito e Realt, Museo Pepoli, Trapani 2005 50 Quadrat, Benoot Gallery Oostende, Oostende 1992 Only Paper?, Städtische Galerie Villa Zanders, Bergisch Gladbach IDAC — Konkrete Kunst International, Zoetermeer Paesaggio con Rovine, Museo Civico di Gibellina, Gibellina Zero-Licht Bewegung Strukturen, The Huberte Goote Gallery, Zug 2006 Arte è pensiero, Cento artisti per il Centenario della CGIL, Fruttiere di Palazzo Te, Mantova Zero, Künstler einer europäischen Bewegung, Sammlung Lenz Schönberg 1956-2006, Museum der Moderne Salzburg 1993 Le Materie Inventate, Museo dell’Alto Mantovano, Gazoldo degli Ippoliti, Mantova Presenza Assenza, Galerie Pohlhammer, Steyr Presenza Assenza, Museo Casabianca, Malo 2008 Ventiperventi, Globart Gallery, Acqui Termi 1994 Museion Documenta, Museo d’Arte Moderna, Bolzano IDAC — Konkrete Kunst International, Ludwigshafen 1995 Percorsi dell’Astrazione a Milano, Museo della Permanente, Milano 1996 Circumnavigazione Arte Oggi. Caleidoscopio Sicilia, University of Sydney, Sydney 1998 Galleria Giraldi, Livorno 1999 L’opera estroflessa, Galleria ScalArte, Verona. Museo d’Arte delle Generazione Italiane del ‘900, Museo Civico Bargellini, Pieve di Cento 2001 Origini, Palazzo Spadaro, Scicli, Ragusa Intenso Essenziale, 46a Mostra Nazionale d’arte contemporanea, Civica Galleria d’arte contemporanea, Termoli 2003 82 Bibliografia essenziale / Selected Bibliography Gillo Dorfles, Il divenire della critica, Einaudi, Torino 1976. Adriano Altamira, Turi Simeti, “D’Ars Agency”, a. XVIII, n. 83, 1977. Luciano Inga-Pin, “Performances”, Mastrogiacomo, 1978. Miklos Vargas, catalogo della mostra, Galleria Tommaseo, Trieste, 1979. Friedrich W. Heckmanns, catalogo della mostra, Galleria Ahrens, Koblenz, 1979. Elverio Maurizi, Lo spazio della mente, catalogo della mostra, Pinacoteca Comunale di Macerata, 1980. Mario Perazzi, Dove anche la luce canta, “Corriere d’Informazione”, Milano, 16 ottobre 1981. 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