investire sulla “tecnologia”

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Luglio 2010
N° 6
Anno XVII - euro 1,03 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB/CN - Iscrizione Trib. di Cuneo -14/6/1989 n. 426 - Edito dal C.S.I. Cuneo - Contiene I.R. Direttore Responsabile: Fabrizio Pepino
made in italy
nuovi mercati
alluvione 1994
agroindustria
l’imprenditore
I prodotti italiani
non sono sempre
garanzia di qualità
Gran parte della
Cina ha bisogno
di infrastrutture
Il Governo penalizza
le aziende della
provincia di Cuneo
Le aziende cuneesi
devono fare rete
e investire in ricerca
Aldo Balocco
nominato Cavaliere
del Lavoro
Gilberto Manfrin
a pag.
4
Beppe Malò
a pag.
7
Servizio
a pag.
11
Paolo Ragazzo
a pag.
12
Fiorenza Barbero
Secondo il centro studi regionale é la parola d’ordine per uscire dalla crisi. Ma non ci sarà ripresa prima del 2012
Ilario Bruno
C
alo della produzione e
crisi generalizzata della
maggior parte delle imprese, problemi occupazionali, stretta sul credito (oggi in
fase di allentamento), tempi non
brevi per l’uscita dalle difficoltà
con un euro debole che solo in parte aiuta un Piemonte che esporta
ancora soprattutto in ambito Ue.
Non lasciano spazio a molti dubbi
le indicazioni che emergono dalla recente indagine della Banca
d’Italia sull’economia della nostra regione. Con una preoccupazione che coinvolge tutti e spinge
la Giunta regionale a varare una
manovra con un piano di forte impatto nel sostegno alle imprese e
all’occupazione.
Roberto Cullino è titolare della
Divisione Analisi e ricerca economica territoriale, presso la sede di
Torino della Banca d’Italia.
Dottor Cullino, dalla recente
indagine sull’economia del Piemonte condotta da Banca d’Italia esce un quadro a tinte fosche
che pone l’economia reale della
nostra regione in una posizione
addirittura al di sotto della media
nazionale. Quali sono le ragioni
principali di questa situazione?
“La crisi si è riflessa sull’economia
reale in primo luogo tramite una
brusca contrazione del commercio
internazionale, colpendo quindi il
Piemonte in misura rilevante data
l’elevata propensione all’esportazione della nostra economia. Alla
riduzione degli scambi mondiali si
è poi associata una forte diminuzione della spesa di investimento
di gran parte delle imprese. Ne è
derivato un rilevante calo degli ordini e della produzione di beni di
investimento, comparto nel quale
il Piemonte ha un’elevata specializzazione”.
Chi ha retto meglio l’urto e per
quale motivo?
“Tutti i settori di specializzazione
della regione sono stati fortemente colpiti dalla crisi; solo nell’alimentare il calo dell’attività è stato
contenuto, mentre in quello degli
autoveicoli l’impatto è stato attenuato lo scorso anno dagli incentivi fiscali. All’interno dei singoli
settori, peraltro, l’andamento è
stato piuttosto eterogeneo tra le
imprese.Le indagini della Banca d’Italia suggeriscono che le
aziende che si erano ristrutturate nei primi anni Duemila, adeguandosi maggiormente al nuovo
contesto competitivo determinato
dall’integrazione dei mercati e
dal cambiamento del paradigma
tecnologico, avrebbero subito in
misura inferiore l’urto della crisi e
in prospettiva evidenziano una più
diffusa ripresa degli investimenti e
una maggiore tenuta dell’occupazione.
Interviste esclusive ai due vicepresidenti di
Confindustria, Federica Guidi e Aldo Bonomi
Aldo Bonomi
è intervenuto
al convegno sukke
“Reti di impresa”
organizzato dal
Comitato
Piccola Industria
di Confindustria Cuneo
il 17 giugno scorso
all’Agenzia di Pollenzo
Servizio a pag. 8
Federica Guidi
è intervenuta
al convegno
“Pil: un indicatore
attendibile
del benessere?”
Gruppo
Giovani Imprenditori di
Confindustria Cuneo
il 30 giugno scorso a
Monforte d’Alba
organizzato dal
Servizio a pag. 9
Segue a pag. 6
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18
riletture
l’economia del piemonte - il rapporto della banca d’italia
investire sulla “tecnologia”
a pag.
robin hood
e la metafora
del perfetto
industriale
Giorgio Chiarva
S
iamo spesso attratti dalle
dottrine industriali di altisonanti guru, o considerati
tali, e invece troppo spesso
non ci accorgiamo che storie che
noi abbiamo sempre considerato
banali sono invece pregne di saggi
insegnamenti.
Il suggerimento mi è venuto da un
articolo su un giornale inglese in
occasione dell’uscita del nuovo film
su Robin Hood. Su di lui sono stati
fatte molte pellicole di grande successo attingendo dalla storia base
e condendole con fronzoli vari non
sempre accattivanti. Quest’ultimo
film, presentato qualche settimana
fa al Festival di Cannes, è la riprova che se una storia è valida allora
funziona sempre anche quando è
più e più volte replicata. Rimaniamo quindi concentrati sulla storia
base e cerchiamo di guardare la sua
costruzione. Potremo così riconoscere che questa ha una matrice di
programmazione industriale nient’affatto banale.
Intanto partiamo dalla prima domanda: chi era Robin Hood? Era
un ladro/filantropo, ottimo organizzatore e con idee ben chiare che
aveva raccolto un gruppo di persone
dedite a varie attività per e con lui.
Segue a pag. 3
le firme
A questo numero hanno collaborato: Franco Adriano, Fiorenza Barbero, Ilario Bruno,
Giorgio Chiarva, Fabrizio Gardinali, Paolo Gerbaldo, Beppe
Malò, Gilberto Manfrin, Silvia
Marra, Paolo Ragazzo, Claudia
Stamerra.
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le firme
pre
visioni
dei
tempi
Comitato editoriale
Giorgio Chiarva (responsabile)
Giuliana Cirio (coordinatrice)
Michele Ajmone Cuneo
Simone Ghiazza
Filippo Monge
Fabrizio Pepino
il caso pomigliano
il sindacato e
la paura di un
precedente
Direttore responsabile:
Fabrizio Pepino
Redazione: Autorivari
Corso IV Novembre, 8
12100 - Cuneo
Tel. 0171.601962
Fax 0171.436301
[email protected]
Franco Adriano
Cronista parlamentare “Italia Oggi”
Corrispondente Class-CNBC
Editrice: C.S.I.
Centro servizi per l‘industria
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Tel. 0171.455455
Stampa: ROTOSERVICE srl
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Tiratura: 11.000 copie
N
el bel mezzo della trattativa sindacale sulla Fiat
di Pomigliano d’Arco
innescata dall’aut aut
di Sergio Marchionne confermato
dal referendum tra i lavoratori a
metà giugno, l’assistente alla comunicazione di Guglielmo Epifani,
Carmen Carlucci, mi spiegava che il
segretario generale della Cgil stava
cercando di salvare il salvabile in
una situazione pressoché irrecuperabile. Ma nel suo tentativo per
evitare il peggio, ossia che l’atteso
no definitivo della Fiom inducesse
l’azienda a lasciare la Campania,
Epifani non ha centrato il secondo obiettivo confidato dalla stessa
Carlucci: fare slittare il referendum
tra i lavoratori a data da destinarsi,
meglio se mai. Così, il segretario
in scadenza, (visto che in autunno,
Susanna Camusso, dovrebbe raccogliere il difficile testimone), ha
finito per mettere le mani avanti e
pronosticare lui stesso la vittoria
dei sì: “I lavoratori sono in cassa
integrazione da un anno e mezzo e
dovranno attendere due anni prima
di andare a regime con la Panda. è
normale che vogliano tornare a lavorare e ad avere uno stipendio pieno. Che cosa dovrebbero votare?”,
ha detto al Corriere della sera. Ed è
proprio nei due anni di interregno,
da un punto di vista sindacale, che
la Cgil confida di riuscire a porre
ancora qualche argine. Per Pomigliano? Neanche tanto. Piuttosto
perché il caso Pomigliano non dilaghi nel resto d’Italia. L’ex segretario della Cgil, oggi eurodeputato
Sergio Cofferati, l’ha già tirato
fuori l’uovo di colombo: “In Italia
bisogna promuovere una legge sulla rappresentanza sindacale. Fare
votare i lavoratori è una pessima
scelta. Mentre con una nuova legge
sulla rappresentanza sindacale nessuno potrebbe più arrogarsi chi non
vuole essere rappresentato”. Il pericolo che tale accordo venga replicato anche in altre grandi aziende è
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Luglio 2010
reale e incombente e un nuovo referendum minerebbe ulteriormente la
credibilità del sindacato. Del resto,
quale imprenditore si sentirebbe di
biasimare Marchionne su un accordo così?
La produzione della Panda verrà effettuata tenendo aperto l’impianto
di Pomigliano per 24 ore al giorno,
6 giorni su 7, per 18 turni totali.
Se l’azienda lo dovesse ritenere necessario potrà ricorrere al lavoro
straordinario, aggiungendo 80 ore
alle 40 già previste, per un massimo
di 120 ore annue per lavoratore,
senza preventivo accordo sindacale. Sull’assenteismo, poi, uno dei
mali della fabbrica di Pomigliano nel testo dell’accordo si legge:
“Per contrastare forme anomale
di assenteismo che si verifichino in
occasione di particolari eventi non
riconducibili a forme epidemiologiche, quali in via esemplificativa
ma non esaustiva, astensioni collettive dal lavoro, manifestazioni
esterne, messa in libertà per cause
di forza maggiore o per mancanza
di forniture, nel caso in cui la percentuale di assenteismo sia significativamente superiore alla media,
viene individuata quale modalità
efficace la non copertura retributiva a carico dell’azienda dei periodi
di malattia correlati al periodo dell’evento. A tale proposito l’azienda
è disponibile a costituire una commissione paritetica, formata da un
N° 6
componente della Rsu per ciascuna
delle organizzazioni sindacali interessate e da responsabili aziendali,
per esaminare i casi di particolare
criticità a cui non applicare quanto
sopra previsto”. E, infine, a garanzia di tutto ciò se ci sarà una sospetta violazione dell’accordo potrà
essere convocata una commissione
paritetica che si pronuncerà entro
4 giorni. E se la violazione verrà
confermata, l’azienda potrà tagliare contributi e permessi sindacali ai
sindacati e decidere provvedimenti
disciplinari fino al licenziamento.
Cederà terreno Marchionne nei
prossimi mesi dopo aver incassato
un sì non esaltante al referendum
e dopo le pressioni di alcuni ministri? Manco per idea. Qualcuno ha
ricordato nei giorni scorsi, quando
nel ‘98 Marchionne da amministratore delegato dell’Alusuisse Group,
in Svizzera, per ammettere i quadri
alti alla dirigenza, aveva introdotto
un ben strano processo di selezione, si presume aggiuntivo ad altro
tipo di valutazione, il “cader course et leadership module”. Di che si
trattava? Semplice: quelli che erano
professionalmente pronti per diventare dirigenti dovevano superare
una prova di coraggio: il bungee
jumping giù da un ponte. Un elastico alla caviglia e via, giù nel vuoto, per dar prova di sangue freddo,
determinazione, e acritica adesione
alle direttive dell’azienda.
le firme
N° 6
ri
letture
sempli
ficazione
come rendere
più facile la
vita alle pmi
in due mosse
Roberto Calderoli
Ministro per la Semplificazione Normativa
“
Sportello unico per l’impresa”e “Impresa in un giorno”
a lungo sono stati solo degli
slogan che non si sono mai
realizzati. Oggi, finalmente, grazie
all’impegno di questo governo e del
lavoro svolto dai miei uffici, sono
realtà importanti per il mondo imprenditoriale, due volani per lo sviluppo economico, nonché un valido
supporto per chi vuole dar vita ad
un’azienda senza rimanere intrappolato nella burocrazia.
Lo Sportello unico, che doveva essere presente nei diversi Comuni, non
solo non è riuscito a dialogare con
le altre amministrazioni (Agenzia
delle entrate, Inps, Inail, Camere
di commercio, Comuni, Asl, Vigili
del fuoco), ma neppure al proprio
interno.
Il primo passaggio della riforma che
abbiamo realizzato - d’intesa con il
Ministro per lo Sviluppo Economico - è consistito nell’approvazione
di un Dpcm che ha dato concreta attuazione alla Comunicazione Unica
per la nascita delle imprese la quale, collegandosi al sito www.registroimprese.it, consente di espletare
con strumento informatico un’unica
pratica per tutte le amministrazioni
interessate. Dall’aprile del 2010
al maggio del 2010, con questo
metodo sono state elaborate circa
440mila pratiche di costituzione o
modifica di impresa.
Il secondo passaggio è consistito nella creazione dello sportello
unico informatizzato, attraverso il
quale, con una sola comunicazione,
è possibile costituire in un giorno
un’impresa, nonché iniziare l’attività della neonata impresa. Una procedura rivoluzionaria, impossibile
da realizzarsi fino ad ora, per di più
attraverso meccanismi informatici.
Se i Comuni non saranno in grado di
dotarsi di uno sportello telematico
effettivamente funzionante, sopperirà la locale Camera di commercio
tramite il suo sistema informatico,
già ampiamente rodato.
Attualmente vi sono diversi livelli di
complessità di un’impresa: per quelli più semplici si potrà fare tutto lo
stesso giorno. Per esempio: il giovane che vuole diventare imprenditore
edile senza utilizzo di particolari
macchinari, rivolgendosi al sito
www.impresainungiorno.gov.it,
può far nascere la propria impresa e
automaticamente avviare l’attività.
Il gelatiere, che fino ad oggi doveva
richiedere oltre dieci autorizzazioni,
può registrare la propria impresa e
quindi aprire i battenti, attraverso
una dichiarazione informatica, con
il silenzio assenso entro trenta giorni, oppure rivolgendosi a un’agenzia per le imprese può ottenere la
registrazione e l’inizio attività in
un solo giorno. Infine, solo in casi
più complessi, dove ad esempio c’è
la necessità di varianti urbanistiche,
o sussistono vincoli dei beni culturali o di impatto ambientale, dopo
30 giorni dalla richiesta, il Comune rilascia l’autorizzazione ovvero
convoca la conferenza dei servizi che
deve esprimersi entro un margine di
tempo stabilito. Finalmente “Impresa in un giorno”è una realtà.
Il prossimo passo è anch’esso di
grande importanza per lo sviluppo
dell’attività delle nostre imprese.
Dopo aver portato a compimento la riforma del Suap, siamo già
al lavoro su di un altro progetto,
complementare rispetto allo Sportello Unico: esportarne il modello
all’estero, permettendo alle imprese
nazionali interessate a commercializzare i propri prodotti in Paesi
esteri di interfacciarsi con un unico
referente, localizzato nelle più importanti sedi diplomatiche italiane
all’estero.
L’obiettivo è quello di realizzare lo
Sportello Unico delle imprese all’Estero (Sue), concentrando gran
parte delle risorse materiali e personali attualmente gestite da più enti
pubblici e ministeri (Ministero affari esteri, Ministero sviluppo economico, Ministero turismo, Ministero
politiche agricole, ICE, Enit, Camere di commercio, Buonitalia, ecc.).
Oggi manca un coordinamento
unitario che determina inefficienze e sprechi di risorse. Ciò che noi
vogliamo per i nostri imprenditori
è un unico punto di riferimento a
cui rivolgersi, idoneo a fornire assistenza agli imprenditori nazionali
operanti in Paesi stranieri. Il progetto Sue intende ancora una volta
tagliare gli sprechi e la burocrazia,
ottimizzando le risorse stanziate
annualmente a carico del bilancio
statale, garantendo alla piccola e
media impresa italiana un servizio
efficace nell’interesse dell’economia
nazionale.
robin hood
e la metafora
del perfetto
industriale
Segue da pag. 1
Queste persone hanno tutte caratteristiche uguali ed hanno tutte mansioni specifiche. Vediamo qui il primo
nucleo di organizzazione industriale:
un gruppo di persone guidate da un
capo che lavorano tutte per lo stesso
fine. Il loro “lavoro” consisteva nel
furto, l’accattonaggio, lo spionaggio,
lo scippo e varie altre nobili attività
tutte perpetrate però con un unico
fine: il risultato “aziendale”.
Seconda domanda: che cosa fanno?
Rubano ai ricchi per dare ai poveri.
Secondo punto importante della strategia, definire gli obbiettivi. è importante che gli obbiettivi siano chiari
a tutto lo staff per permettere a tutti
di impegnarsi sapendo il fine ultimo.
Da non dimenticare che il nemico
è studiato e valutato in tutte le sue
mosse in modo da poter agire di
conseguenza. Quest’azione potrebbe essere valutata come spionaggio
industriale oppure anche solo come
analisi del mercato per programmare di conseguenza la propria azione
commerciale.
Perché ruba ai ricchi e non ai poveri?
Perché i poveri non hanno niente da
rubare. Ecco che così si è definito il
perimetro di mercato. L’azione deve
svolgersi solamente in quell’ambito
perché altre aree di intervento non
sono di interesse.
E con ciò abbiamo concluso con
soddisfazione la nostra analisi sui
principi base della programmazione industriale: il nostro progetto ha
definito le sue direttrici principali.
Ora però dobbiamo focalizzarci sulle
tecniche operative per il suo sviluppo.
Bisogna impostare l’organizzazione
interna e l’organigramma inclusi i
compiti di ognuno che devono essere chiari e definiti. Anche le regole
di comportamento devono essere da
tutti conosciute e applicate rigorosamente. Se poi vogliamo scendere ancora nei particolari sappiamo che è
indispensabile applicare la R&S per
permettere a chi manca di esperienza
di accedere a livelli superiori di conoscenza e quindi di maggiore qualità
del proprio impegno.
A ben vedere tutte queste cose nella
storia di Robin Hood sono rigidamente applicate inclusa la crescita
per merito. Infatti ogni giorno gli
adepti vengono istruiti sui modi di
combattere e di rubare e solo quelli
che se lo meritano passano poi all’azione.
Giorgio Chiarva
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Luglio 2010
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Luglio 2010
N° 6
l’intervista: giorgio sacerdoti
la qualità non è solo
un affare italiano
La nuova legge prevede
l’esistenza di prodotti
che non hanno diritto
al marchio anche se
fabbricati e concepiti in
larga parte in Italia.
D’altra parte non
è sufficiente che un
prodotto sia italiano
perché ne sia garantita
la sua qualità
made in
italy
il disegno di legge
La norma enterà in vigore il 1° ottobre 2010
La Commissione Attività produttive della Camera in sede legislativa ha
approvato, all’unanimità, il disegno di legge Reguzzoni-Versace-Calearo sul “Made in Italy” (Legge 8 aprile 2010, n. 55), per la commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri. Le nuove
disposizioni saranno in vigore dal 1° ottobre 2010, previa notifica della
Ue per il necessario esame di compatibilità. Riassumendo, il disegno
di legge, prevede che: la denominazione “Made in Italy” potrà essere
utilizzata solamente per i prodotti finiti; il processo di lavorazione dovrà essere svolto nel territorio dello stato italiano per almeno due delle
fasi di lavorazione; per le altre fasi sarà comunque necessario verificare
la tracciabilità; siano presenti indicazioni di conformità alle normative
vigenti in materia di lavoro e sia garantita l’esclusione di impiego di
manodopera minorile nella produzione dei prodotti; vi sia una certificazione di igiene e sicurezza dei prodotti; vi sia il rispetto della normativa
europea e degli accordi internazioni in materia ambientale. In pratica
l’etichetta made in Italy, in base alla nuova legge, è consentita «esclusivamente per prodotti finiti per i quali le fasi di lavorazione», «hanno
avuto luogo prevalentemente nel territorio nazionale e, in particolare,
se almeno due delle fasi di lavorazione per ciascun settore sono state
eseguite nel territorio medesimo e se per le rimanenti fasi è verificabile
la tracciabilità». La proposta di legge Reguzzoni-Versace-Calearo sul
made in Italy, costituita da 4 articoli, nel corso dell’iter parlamentare ha
accolto una serie di modifiche e precisazioni, risultato del lavoro svolto
con le associazioni di categoria e i rappresentanti nazionali e locali del
Tac (settore tessile, abbigliamento, calzaturieri).
Giorgio Sacerdoti, ordinario di Diritto internazionale alla Bocconi e giudice europeo dell’organo di appello del Wto, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio
Gilberto Manfrin
C
on l’approvazione da
parte del Parlamento
del disegno di legge
Reguzzoni-Versace-Calearo, viene valorizzata la fabbricazione in Italia di prodotti di
qualità, esposti alla concorrenza
a basso costo dei paesi in via di
sviluppo anche a prescindere dalla
contraffazione. Il professore Giorgio Sacerdoti, ordinario di Diritto internazionale alla Bocconi
e giudice europeo dell’organo di
appello del Wto, l’Organizzazione
Mondiale per il Commercio, prova
a illustrare meglio i nuovi scenari
economico-commerciali che aprirà
la nuova normativa:
Professor Sacerdoti, la tutela
del Made in Italy è di importanza prioritaria quale strumento
di valorizzazione della competitività dell’industria italiana,
soprattutto nell’attuale contesto
di globalizzazione dei mercati e
del conseguente inasprirsi della
concorrenza internazionale. Su
questo tema Confindustria è particolarmente sensibile e da tempo
ha posto in atto azioni concrete a
sostegno del “Made in Italy”, sia
a livello nazionale che comunitario. Che cosa dice la legge approvata?
“Da un lato la nuova legge impone
un sistema di etichettatura obbligatoria dei prodotti finiti nel tessile, pelletteria e calzaturiero che ne
evidenzi l’origine quanto a ciascuna fase di lavorazione e assicuri la
tracciabilità dei prodotti, secondo
modalità che saranno precisate in
futuri decreti attuativi. Dall’altro
lato, in modo più preciso e innovativo, la legge riserva l’indicazione
Made in Italy per i prodotti finiti
nel tessile, pelletteria, calzaturiero, i prodotti conciari e i divani, a
quei prodotti in cui sono realizzate
da noi almeno due fasi qualificanti
della lavorazione, precisate nella
legge in relazione a ciascun settore. Da notare che la marcatura non
è obbligatoria, ma se il produttore vuole utilizzarla queste sono le
condizioni”.
Lei però in un recente intervento
ha affermato che sia per la complessità dello schema (che cozzerebbe tra l’altro con vincoli euro-
pei) che per ragioni di mercato, il
Made in Italy rischia di tradursi
in un effetto boomerang per le
nostre imprese: cosa vuole dire?
“Voglio dire che per le imprese è
possibile che ci siano prodotti che
non hanno diritto al marchio, a
sensi della legge, ma che pure siano fabbricati e concepiti in larga
parte in Italia. Prodotti delle nostre aziende fabbricati o fatti fare
in parte all’estero per ragioni di
prezzo e concorrenza risulteranno
discriminati. D’altra parte potersi
fregiare dell’ambito Made in Italy
non equivale in alcun modo a garanzia di qualità”.
Perché potersi fregiare dell’ambito Made in Italy non equivale a
dire che si ha a che fare con un
prodotto di qualità?
“Non è detto che ciò che è italiano sia anche bello e di qualità.
L’obiettivo primo della norma è
che il consumatore possa distinguere tra il prodotto nostrano e
quello importato, tanto più che
le false indicazioni saranno severamente punite. Il presupposto
è che al prezzo di regola più alto
corrisponda davvero una migliore
Luglio 2010
export
N° 6
‘qualità italiana’ tale da poter essere valorizzata nella pubblicità
e nel marketing, sia in Italia che
all’estero”.
Oggi in molti, a ragione o a torto, diffidano a priori del Made in
China o del Made in Perù. C’è il
rischio che il Made in Italy diventi una sorta di arma protezionistica che alla lunga può penalizzare le nostre imprese?
“L’idea che solo il prodotto nostrano sia valido e che il prezzo
sia una variabile secondaria è effettivamente indice di una mentalità protezionistica, alla lunga
perdente. Proprio quando i nostri
produttori delocalizzano e si lamentano a ragione delle barriere
che tanti Paesi promettenti in via
di forte crescita frappongono alle
nostre esportazioni in settori tipici del Made in Italy, non solo quelli
dell’elenco di legge”.
In provincia di Cuneo, la provincia Granda per eccellenza, la questione del Made in Italy interessa,
e molto, numerosi comparti: dall’alimentare (per es. Ferrero), al
tessile (Miroglio), alla gomma
(Mondo) ci sono prodotti di eccellenza riconosciuti e apprezzati in
tutto il mondo. Secondo lei, quali
possono essere le prospettive di
prodotti e progetti legati al made
in Granda che possono veramente rappresentare un esempio di
Made in Italy da preservare e rafforzare in tutto il mondo?
“La provincia di Cuneo è uno dei
sistemi economici più solidi e competitivi del nostro Paese. In particolare avete un sistema agroalimentare, trainante rispetto alla parte
restante dell’industria e al terziario, che ha permesso alla Granda
di sviluppare nel corso degli anni
un nuovo filone economico, quello del turismo enogastronomico
e dell’economia del gusto; senza
dimenticare una forte vocazione
all’internazionalizzazione, superiore a quella delle altre province
piemontesi, che non potrà far altro che innalzare ancora di più la
fama dei tradizionali prodotti del
Made in Granda”.
london
calling
l’indagine
l’italian food
naviga meglio
nelle acque
della manica
Claudia Stamerra
News provider Rai a Londra
C
he la crisi economica
internazionale avesse intaccato anche l’Export
italiano nel Regno Unito non c’era alcun dubbio, vista
la portata della contrazione della
domanda globale che nell’intervallo 2008/2009 è scivolata di circa
l’11%. Export che segue la tendenza
generale nell’arco del 2009 e cede il
21,7%, quello verso la Gran Bretagna in particolare scivola in basso
del 20% nel medesimo periodo, per
poi riguadagnare 23 punti percentuale all’inzio del 2010 (Dati: Ice).
In accordo con il rilievo nazionale si
trovano anche le singole economie
regionali, con un Italia insulare,
meridionale e nordorientale in discesa rispettivamente del 39%, del
23% e del 22% e che inviano, nella
fioritura della crisi, segnali negativi
almeno rispetto al centro del paese
(-15%); il NordOvest, Lombardia
in testa, mostra a fine 2009 una flessione del 20% circa; mentre il Piemonte, quarta regione del Belpaese
per esportazioni, nel bel mezzo
dello stop globale reagisce con una
contrazione del 21,8%, per risalire
strategicamente nel primo quarto
del 2010. La provincia di Cuneo, fa
la sua parte e gioca un -14%, al di
sopra della media regionale.
Nel Regno Unito, dunque, a fine
2009, il Piemonte perde circa un
complessivo 25%, ma continua ad
annoverare il territorio di Elisabetta II come suo quarto affezionato
cliente dopo Francia, Germania e
Polonia, in particolare grazie ad
un settore agro-alimentare nutrito di prodotti Dop e Doc, che non
si fa travolgere pienamente dalla
congiuntura e non scende mai al di
sotto del 7% nazionale medio (Dati:
Ibt), anche questo in linea con il
rilievo della Penisola; il mercato
premia l’agroalimentare di qualità,
che con un fatturato che si aggira
intorno ai 330 milioni di pound,
riesce a non perdere troppi punti sul
mercato britannico anche contro i
suoi competitors, in primo luogo la
vicina Francia.
Se i dati si rivelano significativi, tenuto conto del fatto che i Paesi dell’Unione Europea restano mercato
di riferimento per il partner italiano e che la Gran Bretagna, quinta
economia mondiale che largamente
dipende dal commercio con l’estero,
importa più del 50% del suo fabbisogno interno dall’Europa e solo il
27% da gli altri partner internazionali, il profilo del dopo-crisi fa crescere una certa ansia e suscita diversi
interrogativi. Malgrado i segnali di
vitalità. Primo fra tutti a preoccupare è il panorama macroeconomico futuro. Proprio adesso, infatti,
il governo conservatore ha varato
la legge finanziaria, l’ “Emergency
Budget” più penosamente cruenta
della storia d’Inghilterra. A partire
dal primo gennaio 2011 l’Iva aumenterà, di ben due punti e mezzo
percentuale, che passerà dal 17,5 al
20% sui beni di largo consumo. E
a controbilanciare i dolorosi tagli
alla spesa pubblica per inziali 17 miliardi di sterline, un’alleggerimento
dell’imposta sulle aziende, ridotta
di un punto percentuale ogni anno
sempre partire dal 2011; dall’attuale 28 al 24% dove arriverà nel 2016,
quando la Gran Bretagna conta di
aver pareggiato il suo disavanzo
dall’attuale 11% del Pil a livelli accettabili. Bene per il manifacturing
britannico, che dopo le accettate
conservatrici degli anni ’80 non è
più stato il cavallo di battaglia del
Regno, ma appare chiaro che si vuole spostare sempre di più l’asse della
produzione nel Paese; dall’eccellenza dei servizi finanziari, a tutt’oggi
il 75% del prodotto interno lordo,
alla produzione manifatturiera, nella prospettiva di renderle il perduto
vigore visto che ormai rappresenta
solo il 25% dell’output complessivo.
L’effetto ricaduta della dura manovra di austerity potrebbe causare
una nuova crisi dell’interscambio
commerciale, Italia in testa. A complicare una questione in merito alla
quale gli analisti faticano a dare
certezze, l’affaticamento del settore
servizi, che in Gran Bretagna forma
i tre quarti del Pil: secondo la Cbi,
l’Unione degli Industriali, nel primo trimestre 2010 il segmento ha
perduto terreno, mettendo a rischio
la ripresa. E con essa la propensione
al consumo, che sempre nel primo
quarto 2010 mostra segni di generale debolezza. A completare un
quadro di scambio internazionale
che malgrado i sintomi di ripresa si presenta quanto mai incerto,
l’ultimo resoconto della Bank of
England, che presenta una sterlina
apprezzata in termini reali del 2%
rispetto all’euro, ma livelli inflazionari da tenere sotto controllo e una
bilancia dei pagamenti in rosso.
Non stupisce il fatto che, seppur nel
mezzo della crisi, l’agroalimentare
regionale italiano abbia in qualche
modo tenuto a diritta la barra del
timone. Come l’olio extra vergine
d’oliva di qualità, ormai sulle tavole
del 25% dei consumatori britannici a dispetto del prezzo leggemente
più caro e della congiuntura, proprio nel biennio 2008/2009, mentre
il 46% dei consumatori di olio vegetale è consapevole di voler acquistare il prodotto italiano tipico. (Dato
Unaprol).
La dieta mediterranea è ormai simbolo di salute e cultura oltreché
sapore e la tradizione del prodotto
d’eccellenza legata al territorio s’è
ormai consolidata; è un bene difficile a cui rinunciare. Così la City,
nell’inverno dello scontento della
crisi ha continuato, tutto sommato, a mangiare con un certo gusto
e ad apprezzare i sapori superiori.
Richiamando spettatori, acquirenti
e degustastori alle numerose fiere
dell’agroalimentare che sul Tamigi
sbocciano ormai come fiori e che vedono a raccolta italianissimi cuochi
e prodotti nostrani.
Si chiamano la “Dolce Vita”, “Identità London”,“Taste of London”, il
mastodontico Ife; ma la lista è lunga. Un motivo in più, per le aziende italiane, di continnuare l’opera
di sensibilizzazione dei cittadini
d’oltremanica su un segmento che
da sempre caratterizza il territorio
del Belpaese con rigore e creatività.
Puntando sulla competività.
in cifre
Luglio 2010
N° 6
l’intervista: roberto cullino
bisogna investire
sulla “tecnologia”
crisi
Segue da pag. 1
Si può ragionevolmente pensare
che l’Euro debole possa costituire un elemento sufficiente per il
rilancio dell’economia piemontese, caratterizzata da un importante livello di internazionalizzazione?
“L’indebolimento del cambio dell’euro può fornire un aiuto in questa fase congiunturale, anche se una
parte rilevante dell’interscambio
commerciale del Piemonte avviene con i Paesi dell’area dell’euro e
quindi il cambio è ininfluente. Più
in generale occorre ricordare che la
capacità competitiva delle esportazioni piemontesi si basa principalmente e dovrà basarsi sempre più
sulla qualità e sul contenuto tecnologico dei prodotti, oltre che sui
servizi accessori piuttosto che sul
prezzo di vendita”.
Le imprese hanno valutato nel
passato biennio, come eccessiva
la stretta al credito da parte delle
banche. è così? Ci sono oggi segnali di inversione di rotta?
“Nel 2009 il credito alle imprese
è diminuito del 3,1% e il calo si è
concentrato nel settore manifatturiero e tra le imprese con almeno
venti addetti. Alla base di tale andamento vi sono stati fattori di domanda e di offerta. Da un lato, la
riduzione dell’attività, particolarmente marcata nel manifatturiero,
e la revisione al ribasso dei piani
di investimento hanno determinato
un ulteriore indebolimento della
domanda di credito; vi si è associato un atteggiamento di perdurante
elevata cautela da parte degli intermediari, soprattutto di quelli più
grandi. Le informazioni più recenti, basate sull’indagine territoriale
della Banca d’Italia sulle banche,
indicano che la domanda di credito
delle imprese nel primo semestre del
Secondo il centro studi
la ripresa nella nostra
regione non arriverà
prima del 2012.
Le potenzialità
dell’export piemontese
sono basate sulla
qualità e sul contenuto
tecnologico dei
prodotti, prima che
sul prezzo e sui
servizi accessori
La
presentazione del
Rapporto
sul
2010 sarebbe tornata a crescere per
la prima volta dall’inizio della crisi,
mentre il processo di irrigidimento
dell’offerta si sarebbe concluso”.
La crisi occupazionale, che in
Piemonte è stata particolarmente
severa, ha colpito soprattutto coloro che non hanno titoli di studio
ed i laureati, meno i diplomati. C’è
una spiegazione?
“Una delle caratteristiche di questa
crisi è che nel mercato del lavoro
essa ha colpito principalmente i
soggetti più deboli. L’occupazione
è calata in maggiore misura per le
donne, per i precari, per i giovani; il
tasso di occupazione degli stranieri
è diminuito in misura notevolmente
più intensa rispetto alla media. In
questo contesto, il calo dell’occupazione giovanile ha riguardato
tutte le tipologie di titolo di studio
senza distinzioni, come a livello
nazionale. Nelle classi di età oltre i
34 anni emerge invece una differen-
Piemonte
della
Banca d’Italia
svoltasi il
21
giugno scorso in
ziazione in base al titolo di studio:
a livello italiano alla diminuzione
degli occupati con al massimo la
licenza media si è associato un ulteriore aumento di quelli con titoli di
studio superiori; la peculiarità del
Piemonte è stata rappresentata dal
fatto che alla crescita del numero di
occupati diplomati non si è associata quella dei laureati e questo appare particolarmente preoccupante in
prospettiva”.
Com’è cambiata la composizione
degli investimenti delle famiglie?
“Le famiglie piemontesi hanno aumentato nel 2009 le disponibilità
finanziarie investite in conti correnti e in obbligazioni bancarie.
Rispetto al 2008 la composizione
dei titoli detenuti dai risparmiatori
è cambiata con un aumento del peso
dei titoli di debito, sia bancari sia
non bancari, e delle quote di Oicr
(Organismi di investimento collettivo del risparmio, Ndr) e una cor-
Camera
di commercio a
Cuneo
rispondente diminuzione dell’incidenza dei titoli di Stato italiani e
delle azioni”.
è possibile ipotizzare i tempi per
l’uscita definitiva dalla crisi?
“Le previsioni per l’anno in corso
formulate dalle imprese piemontesi e raccolte dalla Banca d’Italia
prefigurano un quadro di moderato
miglioramento della congiuntura
nell’industria, trainato principalmente dalla domanda estera, anche
se i livelli di attività rimarrebbero
quest’anno notevolmente al di sotto
di quelli precedenti lo scoppio della
crisi. La ripresa peraltro si prospetta lenta: tra le aziende che lo scorso
anno hanno registrato un fatturato
inferiore al 2007, il 40 per cento
esclude di poter recuperare i livelli
antecedenti la crisi entro il 2012;
per la quota restante il ritorno a
tali livelli richiederebbe in media
circa due anni”.
Ilario Bruno
i.r.
Ricerca e selezione di personale
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S
eaz nasce nel 1992, dall’idea di tre professionisti operanti nel campo delle risorse umane;
attualmente, l’azienda conta tre sedi in provincia di Cuneo, dislocate a Bra, Alba e Torre San
Giorgio.
L’aspetto della forte radicalità sul territorio rappresenta il punto di maggior forza della nostra realtà: sono
davvero moltissime le aziende che abbiamo avvicinato
in questi anni, con cui pensiamo di aver instaurato un
rapporto di natura quasi familiare, forse perché sentiamo “nostre” le loro necessità, “nostri” i loro problemi. Al
contempo, siamo riusciti ad intessere fruttuosi e solidali
legami con un gran numero di professionalità, residenti
nella Granda: si tratta di profili differenti e poliedrici tra
loro che si muovono all’interno di un tessuto territoriale
sempre più dinamico ed in continua mutazione.
Adesso come allora, Seaz fa della flessibilità e della
qualità i suoi principi cardine: dopo un’accurata analisi del contesto aziendale, procediamo nell’iter selettivo utilizzando tecniche e metodologie all’avanguardia,
somministrando diverse tipologie di Test a seconda delle
necessità organizzando colloqui di gruppo, colloqui di
monitoraggio post- inserimento e supportando la Direzione del Personale fino alla scelta finale.
Il nostro core business è rappresentato dalla Ricerca e
Selezione di Personale Qualificato ma proprio per soddisfare a pieno ogni esigenza aziendale, nel 2005, abbiamo
stipulato una partnership con Etjca Spa, Agenzia del Lavoro che si occupa principalmente di somministrazione
di lavoro a tempo determinato. Siamo in grado così, di
offrire un servizio completo, studiato su misura, caso per
caso. “Last but non Least: Seaz è in grado di offrire un
Servizio di Qualità a costi decisamente competitivi: non
restiamo così indifferenti alle difficoltà economiche del
momento.
Grazie alla nostra struttura snella, basata sul forte spirito imprenditoriale delle proprie Risorse, riusciamo a
far risparmiare i nostri clienti con tariffe decisamente
vantaggiose: aspetto non di poco conto, se si pensa che
il costo del personale rappresenta per l’azienda uno dei
principali indici di spesa. Siamo a disposizione di chi
vorrà darci fiducia.
Luglio 2010
N° 6
internazionalizzazione
l’inyervista: roberto santero
Il paese ha bisogno
di infrastrutture
Beppe malò
L
cina
’Ice, la Confindustria e
l’Abi, sotto l’egida dei
Ministeri dello Sviluppo
Economico e degli Affari Esteri, hanno organizzato la
Missione Economica Italia in Cina
che si è tenuta dal 30 maggio al 4
giugno scorso toccando le città di
Chonqing, Shanghai e Pechino.
Alla missione ha preso parte anche
l’ingegner Roberto Santero, titolare della Geo-Ecostrutture, azienda
albese specializzata nella progettazione e realizzazione di opere
infrastrutturali, con particolare
riferimento alle barriere antirumore e ai manufatti per ingegneria
naturalistica.
“Nel corso della Missione - spiega
Roberto Santero - abbiamo avuto
modo di incontrare le imprese che
realizzeranno le tratte ferroviarie
ad alta velocità che assicureranno
i collegamenti tra le più importanti città della Cina. In questo
senso Geo-Ecostrutture ha potuto presentare le proprie soluzioni
tecnologiche e progettuali utili per
limitare l’inquinamento acustico
provocato da convogli ferroviari
lanciati ad oltre 300 km/ora”.
Della Missione hanno fatto parte
230 piccole e medie imprese e circa
600 persone. La Cina, oltre l’8%
di sviluppo anche in questi anni
quaresimali, si conferma come uno
dei mercati ancora più interessanti
per aziende in possesso di tecnologie importanti e soluzioni tecniche
coerenti con i progetti che l’amministrazione cinese si propone per far
crescere in modo più armonico un
Paese enorme e ancora segnato da
grandissime contraddizioni.
“In questo senso - prosegue Santero
- per molte aziende italiane è molto
interessante il progetto di sviluppo
interno a cui è stato dato il nome di
‘Go West’ad indicare che si tratta di
un’iniziativa con la quale il governo vuole promuovere lo sviluppo
interno. In questo momento la Cina
profonda, il Paese interno, è molto
lontano - sul tema dello sviluppo e
della produzione di ricchezza - dalla
Cina che si affaccia sul mare. Basta
pensare a Shanghai ed Hong Kong
per comprendere quanto lavoro sarà
necessario per bilanciare seppure in
modo parziale la situazione. Uno
Fatta eccezione per i
grandi centri, il resto
del sub-continente
asiatico ha un forte
bisogno di opere di
ammodernamento.
C’è sicuramente
spazio per essere
presenti come
fornitori o come
imprenditori in loco
Robrto Santero
della
Geo-Ecostrutture
degli strumenti con i quali il governo cinese lavora a questo progetto
è quello dei centri di sviluppo detti
‘province urbane’. Chonqing è uno
di questi e ha una popolazione di 31
milioni di abitanti, praticamente
come metà Italia: vi sono già insediate aziende italiane e straniere di
prima grandezza, come Piaggio e
Siemens, potrebbe arrivare la Fiat
insieme ad altre multinazionali.
Nonostante questo, la regione non
ha ancora infrastrutture adeguate e
collegamenti veloci con le città affacciate lungo la costa e queste tra
loro”.
Il mercato cinese è dunque molto
interessante?
“Come già osservato sono i numeri
a costituire il maggiore interesse.
La Cina corre per colmare il gap
che la separa dall’Europa e dagli
Stati Uniti: c’è un Paese immenso
che deve essere messo in condizioni
di confronto con la Cina che ci ha
già superati e di gran carriera. Un
dato interessante è quello per cui,
anche preso atto che solo una bassa
percentuale di cinesi ha una qualità
di vita uguale o superiore al modello occidentale, i cinesi benestanti in
con
Emma Marcegaglia
durante la missione di
questo momento rappresentano un
mercato da 250 milioni di persone.
Che equivalgono alla popolazione
europea o americana”.
Come si è svolta la Missione?
“Il nostro riferimento è stato l’ambasciatore italiano Riccardo Sessa e
ci hanno accompagnato il presidente dell’Ice Umberto Vattani e Paolo
Zegna, delegato di Confindustria
alla gestione dei rapporti internazionali. In occasione dell’inaugurazione ufficiale dello spazio italiano
all’Expo di Shangai la nostra delegazione si è arricchita dei ministri
Urso e Sacconi e della presidente di
Confindustria Emma Marcegaglia.
A Chonqing, Shanghai e Pechino
abbiamo preso parte a seminari organizzati per aree tematiche (infrastrutture, costruzioni, agroalimentare, tecnologia ecc.) nel corso dei
quali si sono svolti incontri BtoB
(Business to Business) tra le aziende
della delegazione e gli imprenditori
cinesi interessati alle nostre proposte tecnologiche e commerciali”.
Con quali risultati?
“Posso definirli molto interessanti
e promettenti. Le opportunità sono
molte: la Cina continua a produrre
Confindustria
in
Cina
ricchezza quasi in doppia cifra nonostante la congiuntura internazionale. Il mercato è molto interessante. Non tanto dove la Cina è già
più avanti dell’Occidente, quanto
piuttosto nel contesto delle opere
di ammodernamento che hanno per
oggetto la maggior parte del Paese
che, invece, è molto lontano da Pechino, Hong Kong e Shanghai. Qui
c’è spazio per essere presenti come
fornitori o come imprenditori in
loco”.
Le condizioni del mercato sono
cambiate in senso positivo?
“Fare affari con i cinesi resta un’impresa da prendere molto sul serio. Ci
sono grandi prospettive, ma non si
può sottostimare che i rischi ci sono.
Le joint venture restano un’iniziativa con tante incognite, Italia e Cina
sono Paesi molto lontani sotto tutti
i profili. I cinesi esigono un rispetto
molto forte delle formalità, sono
molto esigenti e hanno tradizioni e
usi che devono essere ben noti a chi
vuole mettersi in affari con loro. Il
fai da te è assolutamente sconsigliato e, in questo senso, gli enti italiani e le agenzie locali oggi offrono
maggiori servizi e consulenze”.
comitato piccola industria
Luglio 2010
N° 6
l’intervista: aldo bonomi
agevolazioni fiscali
per le reti d’impresa
pmi
il convegno
L’unica soluzione per riuscire a vincere
la crisi è unire le nostre forze
Uniti si vince. Questo, in estrema sintesi, il leit motiv del convegno sulle
“Reti di impresa” organizzato dal Comitato piccola industria di Confindustria Cuneo svoltosi giovedì 17 giugno a Bra all’Agenzia di Pollenzo. I lavori si sono aperti con i saluti della presidente di Confindustria
Cuneo, Nicoletta Miroglio, cui hanno fatto seguito gli interventi di un
parterre qualificato. Oltre a Mauro Gola, presidente della Piccola Industria di Confindustria Cuneo, cui è spettato il compito di moderare
l’appuntamento, sono intervenuti Domenico Palmieri, presidente di Aip
(Associazione italiana politiche industriali); Aldo Bonomi, vice-presidente di Confindustria per le politiche territoriali e i distretti industriali; Ferruccio Dardanello, presidente della Camera di Commercio di Cuneo e di
Unioncamere nazionale; Angelo Di Sapio, notaio; Valeriano D’Urbano, Dg
Centrobanca Gruppo Ubi-Banca d’affari del territorio; Giancarlo Girardo,
imprenditore e vice-presidente Aip. Domenico Palmieri, presidente Aip:
“Le reti di impresa sembrano essere, oggi, l’unica soluzione a valenza
sia congiunturale per uscire dalla crisi, sia strutturale per rispondere a
un mercato cambiato a livello di sistema mondiale. Siamo di fronte ad
una nuova forma di organizzazione produttiva di tipo transterritoriale
e transmerceologico che non possiamo lasciarci sfuggire”. Lo stesso
concetto, pur con altre sfumature, è stato ribadito dai relatori che si
sono alternati nel programma del pomeriggio. Per Valeriano D’Urbano,
“le reti di impresa costituiscono un’opportunità per le aziende, che senza rinunciare alla loro autonomia, possono comunque raggiungere una
dimensione indispensabile per sopportare i costi legati all’innovazione,
diminuendo anche il rischio di insolvenza”. Ferruccio Dardanello, ha
ricordato che “c’è un mercato che ha bisogno di reti di relazione per
dare assoluto valore alle conoscenze imprenditoriali della Granda. Le reti
d’impresa sono un concetto facile da concretizzare. Puntando su internazionalizzazione e innovazione possiamo dar lustro alla nostra capacità
di fare impresa”. Conclusioni affidate a Mauro Gola: “Le reti sono una
straordinaria occasione di aggregazione per le nostre imprese, oltre ad
un’opportunità unica per aggredire e superare definitivamente la crisi”.
I
lavori del convegno sono stati aperti dal presidente di
Confindustria Cuneo Nicoletta Miroglio
Il risparmio fiscale va
finalizzato a realizzare
il progetto della stessa
rete. Così si genera
un circolo virtuoso
che permette di
investire in operazioni
che altrimenti non
sarebbero neppure
immaginabili e porta
nuove entrate nelle
casse dello Stato
Aldo Bonomi
è vice presidente di
Gilberto Manfrin
I
l vice-presidente di Confindustria per le politiche territoriali e i distretti industriali,
Aldo Bonomi, è stato ospite di
Confindustria Cuneo lo scorso 17
giugno in occasione del convegno
sulle reti d’impresa organizzato dal
Comitato Piccolo Industria.
Dott. Bonomi, nell’ultima manovra finanziaria è stato inserito il
riconoscimento ufficiale delle reti
d’impresa, un segnale che prelude
ad incentivi per le imprese che intendono fare rete. In concreto che
cosa chiedete al Governo per non
vanificare quanto di buono realizzato finora?
“Le disposizioni dell’art. 42 sulle
reti d’impresa rispondono all’istanza avanzata da Confindustria di prevedere facilitazioni amministrative,
finanziarie e fiscali per le imprese
che sottoscrivono un contratto di
rete secondo la legge‘Sviluppo’. Vediamo quindi in modo particolarmente positivo questa disposizione
perché la diffusione dei contratti di
rete sarà un volano per la competitività e la crescita delle aziende.
Le reti di impresa sembrano essere, oggi, lo strumento principale
di riorganizzazione del sistema
industriale italiano per il futuro.
Ma è veramente così??
“È certamente così e si tratta di una
strada obbligata. Le imprese sono
troppo piccole e i settori troppo
frammentati. Questo ostacola la
condivisione delle conoscenze e la
collaborazione produttiva. La stipula dei contratti di rete può rappresentare la strada da seguire per
metterci insieme e per competere,
mantenendo però la nostra autonomia di imprenditori ed uscendo
nel contempo dal localismo dei
tradizionali distretti. Dobbiamo
però fare in fretta perché le imprese concorrenti degli altri Paesi non
stanno alla finestra”.
Confindustria
per le politiche territoriali e i distretti industriali
Confindustria ha sviluppato interventi sul fronte della promozione
delle reti d’impresa, della formazione dei manager e del rapporto
con il mondo bancario. Ci illustra
brevemente che cosa è stato fatto?
“Ci siamo mossi su più fronti ma nell’ambito di un progetto coordinato.
In primo luogo abbiamo affrontato
il tema della rappresentanza dando vita a RetImpresa, l’agenzia
di Confindustria che promuove le
reti d’impresa. Vi aderiscono già
53 organizzazioni imprenditoriali
(34 Confindustrie provinciali, 9
Confindustrie regionali, 8 Federazioni di settore, Federazioni di
categoria), per sviluppare a livello
di sistema progetti ad alto valore
aggiunto volti a promuovere i contratti di rete. Tra questi ad esempio
il primo corso di Alta Formazione
per il manager di rete partito il 2
luglio a Feltre e organizzato con
Confindustria Belluno Dolomiti,
Luiss, Università di Padova. La formazione di oltre 200 ‘facilitatori di
rete’attraverso 11 seminari nei quali sono stati coinvolti funzionari e
quadri di 83 associazioni industriali. L’avvio di rapporti con il sistema bancario per sensibilizzarlo sul
tema delle reti. In particolare con
Barclays Italia e l’Associazione Premio Qualità Italia (Apqi) abbiamo
messo a punto gli aspetti qualitativi
del modello di rating che la banca
sta industrializzando e che saranno operativi subito dopo l’estate.
Abbiamo poi collaborato con la
Piccola Industria di Confindustria
nella realizzazione dell’accordo con
i notai che prevede la diffusione dei
contratti di rete. In ultimo, stiamo
sviluppando numerosi seminari
come quello svoltosi a Pollenzo, per
la sensibilizzazione degli imprenditori sul tema. Abbiamo già sviluppato 30 eventi e incontrato già un
migliaio di imprenditori”.
Perché la collaborazione tra imprese è considerata oggi una scel-
ta prioritaria ed efficace per le
Pmi che intendono incrementare
la propria competitività?
“Le faccio due esempi pratici. Dobbiamo innovare il nostro modo di
fare impresa, e quindi i nostri prodotti e i nostri processi. Dobbiamo
anche essere più presenti all’estero.
Come fa una piccola impresa a fare
tutto questo da sola? Non ci riesce
e perde competitività. Deve invece
imparare a collaborare e con le reti
d’impresa può farlo senza bisogno
di fondersi e perdere quindi la propria autonomia. Si tratta in sostanza di sviluppare insieme progetti
industriali condivisi”.
Uno dei punti chiave del confronto
con il Governo è costituito dalla
fiscalità di vantaggio all’export:
perché è così importante?
“Perché ci dobbiamo rendere conto
tutti, e sottolineo tutti, governo,
pubblica amministrazione, banche, sindacati, cittadini comuni,
che siamo in primo luogo un Paese manifatturiero ed abbiamo una
forte vocazione all’export. È questa
caratteristica che ci ha consentito
di reggere all’urto della crisi e nonostante le numerose difficoltà di
avere oggi la speranza di invertire la
rotta e venirne fuori. Non siamo il
Paese della finanza creativa, noi siamo il Paese di quelli che sanno fare
meglio il nostro lavoro e quindi fare
rete ‘conviene a prescindere’. Certo
che se anche la leva fiscale potesse
aiutarci su questo fronte, sarebbe di
utilità per tutti, imprese e lavoratori. Chiediamo di vincolare il risparmio fiscale a investimenti finalizzati
a realizzare il progetto della stessa
rete. Si realizzerebbe così un circolo
virtuoso perché, oltre a conseguire
l’aggregazione, la maggiore liquidità permetterebbe operazioni che
altrimenti resterebbero nel cassetto.
Questi nuovi investimenti alimentano automaticamente nuove entrate
nelle casse dello stato e nuova occupazione”.
Luglio 2010
gruppo giovani imprenditori
N° 6
l’intervista: federica guidi
il rigore non deve
fermare la crescita
ggi
il convegno
ll pezzo e la foto arrivano domani mattina...
x
x
La manovra correttiva
ha fatto bene a tener
ferma la barra sui conti
pubblici per dare
stabilità al Paese,
ma bisogna che
questo non blocchi
il flusso degli
investimenti per
permettere alle
imprese di crescere
Federica Guidi
è vice presidente di
Gilberto Manfrin
N
on solo Pil, ma anche
considerazioni sulle
riforme del Governo e
sulle scelte che segneranno il prossimo futuro economico dell’Italia. La presidente nazionale dei Giovani Imprenditori,
Federica Guidi, parla a tutto campo su alcuni temi correlati al delicato periodo che sta attraversando
l’economia italiana.
“Senza il rigore siamo un Paese
spacciato. Ma senza crescita siamo un Paese morto”. Presidente
Guidi, così dal palco del tradizionale convegno del Gruppo Giovani
Imprenditori di Santa Margherita
Ligure, ha commentato la manovra economica correttiva varata
dal Governo. Cosa ne pensa?
“È una manovra necessaria, molto
rigorosa ma in linea con le necessità
del periodo. Va dato atto al ministro Tremonti di aver tenuto ferma
la barra sui conti pubblici, perché
le politiche di rigore ci hanno consentito oggi di avere una situazione
stabile. Ma ora è obbligatorio non
fermare il flusso degli investimenti,
anzi occorre favorirli. Certamente
salutiamo come positivo il taglio
della spesa improduttiva con l’auspicio che le risorse recuperate vengano però reinvestite per far crescere le imprese”.
Ha lanciato una proposta definita
una sorta di “riforma culturale”:
un referendum sulle tasse, modificando l’articolo 75 della Costituzione che vieta esplicitamente
referendum in materia fiscale.
Una provocazione o una strada
realmente percorribile?
“Di non percorribile al mondo non
c’è nulla, ma evidentemente voleva
essere una provocazione. Riflettere
sulla possibilità di una revisione
dell’articolo 75 della Costituzione
significherebbe rendere abrogabili,
tramite referendum, le leggi tribu-
Confindustria
e presidente nazionale
Gruppo Giovani Imprenditori
tarie. La sfida del federalismo fiscale è anzitutto la sfida della responsabilità fiscale e crediamo che vada
affrontata fino in fondo. Rendere
abrogabili, tramite referendum,
le leggi tributarie significherebbe
mettere in condizione il popolo di
decidere come e in che misura tassarsi, e simmetricamente come e in
che misura i proventi del fisco debbano essere spesi. In questo modo,
si potrebbe mettere una pressione
formidabile sulle politiche di bilancio dei governi, e mirare, finalmente e nuovamente, al pareggio di
bilancio”.
Sempre durante il congresso ha
affermato che sarebbe opportuna
una buona riforma delle pensioni,
anche per ridare voce ai giovani.
Quale la strada da intraprendere
in tal senso?
“La crisi può costituire l’occasione
per riscrivere il patto generazionale, perché la voce dei giovani non
continui ad essere pressoché assente
dal dibattito sul futuro del Paese.
Per questo servirebbe una buona
riforma delle pensioni. Oggi la
nostra spesa per la protezione sociale è tutta accentrata sul sistema
previdenziale. Questo significa che
le risorse sono concentrate sulle
persone che escono dal mercato del
lavoro e non su coloro che vogliono
entrare o si affacciano nel mercato
del lavoro, cioè i giovani. Le tensioni sociali di cui dobbiamo preoccuparci non sono solo quelle di oggi,
ma anche quelle di domani. Quanto all’equiparazione dell’età per le
pensioni di vecchiaia tra uomini e
donne nel pubblico impiego, credo
sia positiva, anzi, andrebbe estesa anche al privato. È opportuno
continuare sulla strada aperta dal
ministro Sacconi con il suo Libro
Bianco: rileggere tutti assieme le
istituzioni del nostro welfare, per
renderle più sostenibili ed eque nel
lungo periodo”.
Veniamo al tema del Convegno
organizzato dal Gruppo Giovani
Imprenditori di Cuneo. Il Pil: è
veramente arrivato il momento
di pensare ad un nuovo strumento
per misurare il livello di benessere
di un Paese o il Pil è ancora un indicatore attendibile?
“Il problema non sono gli indicatori economici ma è la loro interpretazione la chiave per puntare a
uno sviluppo sostenibile. Di fronte
ad un mondo in evoluzione, per
continuare a competere, i paradigmi finora usati devono essere ripensati”.
Quali potrebbero essere, allora,
dei buoni indicatori per misurare il
grado di benessere di un popolo?
“Il Pil rimane un parametro indispensabile nella politica di bilancio
e per tenere sotto controllo i conti,
ma forse occorre un’integrazione
con indicatori relativi alla qualità
ambientale, urbana, territoriale,
sociale, e al riconoscimento delle
diversità e delle culture. Un orientamento in senso puramente quantitativo dello sviluppo non indica
l’effettivo tenore di vita delle persone”.
Presidente, lei ha rilanciato l’idea
di un “patto sociale” per la crescita e lo sviluppo, proposto già
dal presidente di Confindustria,
Emma Marcegaglia. Cosa dovrebbe prevedere questo patto?
“Prevede la costruzione di una
democrazia della responsabilità,
che è di tutti. Politici, funzionari,
privati cittadini. Gli imprenditori e i giovani sono pronti a fare
la loro parte. Noi siamo pronti a
fare la nostra. La responsabilità
deve essere anche e soprattutto
nel settore pubblico. Mai più una
spesa pubblica disordinata e continuamente votata ad aumentare,
in risposta alle pressioni clientelari
che provengono da questa o quella
parte del Paese. Solo così potremo
puntare ad una vera risalita economica”.
costruttori edili
10
Luglio 2010
N° 6
l’intervista: ugo cavallera
rivediamo piano casa
e legge urbanistica
ance
il convegno
Le risposte della politica alle richieste
delle imprese costruttrici della Granda
Certezze. Vogliono soprattutto quelle, per il futuro, gli imprenditori edili dell’Ance Cuneo che il 24 giugno si sono riuniti in Confindustria Cuneo per la tradizionale assemblea pubblica annuale. Tema dell’incontro “Il futuro non è più
quello di una volta”. Presenti al tavolo dei relatori il presidente di Ance Cuneo,
Filippo Monge, con la vice-presidente Marisa Tomatis; insieme a loro l’assessore
regionale all’Urbanistica e ai Lavori pubblici, Ugo Cavallera ed il vice-presidente e assessore provinciale ai Lavori pubblici e Viabilità, Giuseppe Rossetto.
La richiesta di certezze per un futuro migliore per tutto il comparto è giunta in
prima persona dal presidente dell’Ance Filippo Monge, intervenuto soprattutto
per protestare contro il cronico ritardo dei pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche: “Un problema annoso che si ripercuote quotidianamente
sulle nostre aziende, che ‘fanno fuoco solo con la propria legna’, senza poter
contare sull’aiuto di nessuno. Le attese generano solo altre attese e creano
malcontento nelle nostre imprese. Che continuano a soffrire”. Da Monge sono
pervenute richieste anche per favorire la presenza di rappresentanti dell’Ance
all’interno del consiglio di amministrazione dell’Atc (Agenzia territoriale per la
casa) di Cuneo, per un’edilizia scolastica più sicura, per una fedele applicazione dei prezzari negli appalti e, rivolgendosi agli assessori Cavallera e Rossetto,
per una quanto più celere partenza del piano di housing sociale sul territorio
e del piano casa, oltre ad una definitiva adozione della procedura negoziata a
favore delle imprese locali per l’affidamento dei lavori pubblici da parte della
Provincia. Sull’edilizia scolastica, così come sul fronte infrastrutture, Giuseppe
Rossetto ha annunciato la presenza di progetti esecutivi che stanno andando in appalto, il tutto con l’applicazione del prezzario regionale approvato a
marzo. Rassicurazioni anche sull’adozione della procedura negoziata a favore
delle imprese del territorio, chiesta a gran voce dagli edili: “I dati in nostro
possesso rivelano che il numero delle procedure negoziate è quasi alla pari con
le aste pubbliche per appalti sotto i 500 mila euro. Per ora abbiamo applicato
sei procedure negoziate e altre ne saranno fatte. Quello che posso dire è che
tutti gli affidamenti lavori eseguiti fin qui con procedura negoziata sono finiti in
provincia, così come è cresciuto sensibilmente anche il subappalto locale. Certo
sarebbe opportuna una norma regionale che vada nella direzione di semplificare
la procedura e che punti a favorire le imprese del Cuneese”.
Da
sinistra:
Filippo Monmge, Giuseppe Rossetto
e
Marisa Tomatis
Queste sono le due
priorità a cui stiamo
lavorando per ridare
fiato al settore edile.
Ma l’obiettivo resta
quello di definire
un Testo unico per il
governo del territorio
fondato sulla
semplificazione e
sullapartecipazione
Ugo Cavallera
è assessore regionale all’Urbanistica e programmazione territoriale, beni ambientali, edilizia e legale
Gilberto Manfrin
U
go Cavallera è assessore
regionale all’Urbanistica e programmazione
territoriale, Beni ambientali, Edilizia e Legale.
Assessore, l’Ance ha stimato nel
2009 una riduzione degli investimenti in costruzioni del 9,4%
in termini reali rispetto al 2008.
Un’ulteriore flessione del 7,1% è
prevista per il 2010. In tre anni,
dal 2008 al 2010, il settore delle
costruzioni avrà perduto il 18% in
termini di investimenti. In sostanza, i volumi di produzione del settore sono tornati ai livelli di fine
anni ’90. Quale la sua ricetta per
invertire la rotta?
“Sicuramente la modifica della legge 20/2009, alla quale stiamo attivamente lavorando, darà un buon
contributo al rilancio del settore
edile. Inoltre, una volta messo ordine nei conti regionali e onorati
gli impegni finanziari già assunti
in precedenza, sarà senz’altro esaminata l’opportunità di integrare il
piano di rilancio dell’occupazione
studiato dalla Giunta regionale con
un pacchetto straordinario di misure mirate alla realizzazione delle
piccole opere pubbliche di interesse
locale diffuse sul territorio”.
A che punto siamo con la modifica alla recente legge 20/2009 sul
piano casa e con la revisione della
legge urbanistica 56 del 1977?
“Per quanto riguarda la riforma
della legge urbanistica stiamo lavorando ad una nuova ipotesi normativa che intendiamo sottoporre
ad approvazione entro l’anno. C’è
poi l’intenzione di definire un testo
unico per il governo del territorio
che segua la duplice linea della semplificazione e della partecipazione.
Lo snellimento procedurale, con
un adeguato livello di verifica che
è caratteristico del Piemonte, ha lo
scopo di facilitare la definizione di
strumenti normativi in tempi certi,
evitando che la dilatazione oltre
misura degli iter di approvazione
rischi di vanificare l’appropriatezza regolatoria e l’attualità dello
strumento stesso. Invece, la definizione di strategie partecipate con
gli enti locali potrà concretizzarsi
nell’estensione della conferenza di
pianificazione a tutte le pratiche di
competenza regionale, ampliando il
campo di applicazione di una procedura attualmente prevista dalla
legge regionale 1/2007 per la sola
approvazione delle varianti strutturali ai piani regolatori”.
Piano casa. Com’è la situazione in
Piemonte sulla riconversione e il
miglioramento della parte edificata delle nostre città?
“Per il momento l’utilizzo del piano casa non è ancora decollato proprio perché è stato attuato a livello
regionale in modo troppo restrittivo. La volontà è quella di tornare
allo spirito originale dell’accordo,
così come era stato stabilito nella
Conferenza Stato-Regioni. Tarda in
particolare ad affermarsi la strada
della demolizione con ricostruzione, l’unica che consenta di ridurre
il consumo di suolo libero e di compattare le nostre città, due sfide centrali per il governo del territorio in
questa fase storica. Faremo inoltre
scomparire dalla legge una serie di
piccole vessazioni al cittadino (quale il divieto a creare nuove unità
immobiliari), che sono totalmente
estranee al nostro modo di intendere la gestione della cosa pubblica”.
Saranno costruiti anche a Cuneo
alloggi a canone sostenibile previsti dall’accordo fra Stato e Regione che darà attuazione in Piemonte al programma nazionale di
riqualificazione urbana. Chi si occuperà degli interventi di recupero
e/o costruzione?
“Gli interventi saranno svolti da
operatori pubblici e privati. A Cuneo, l’area interessata al programma
è la zona di Cerialdo, sorto a partire
dagli anni ’70 come esito della scelta urbanistica dell’amministrazione
comunale di realizzare un insediamento di edilizia economica e popolare. L’intervento pubblico sarà
finalizzato alla realizzazione delle
opere di urbanizzazione (strade,
verde, attrezzature comuni) funzionali all’insediamento residenziale.
Il progetto segue percorsi attuativi
già definiti dalla precedente amministrazione regionale”.
L’ormai cronico ritardo con cui
le amministrazioni pubbliche pagano le aziende pone le stesse di
fronte ad una crisi finanziaria in
grado di minacciarne la sopravvivenza. Cosa fare?
“Sicuramente il riordino del bilancio che la Giunta regionale sta approntando per far emergere in modo
trasparente le effettive disponibilità
in entrata renderà possibile onorare
più coerentemente gli impegni assunti anche a livello di cassa. Sarà
poi nostro impegno contrattare con
il governo nazionale affinché venga
contenuta la riduzione dell’assegnazione di fondi statali e vigileremo
perché i fondi assegnati siano effettivamente erogati. In quest’ottica è
auspicabile la rapida attuazione del
federalismo fiscale che, prevedendo
la riscossione di parte del gettito in
sede locale, offrirà nuove garanzie
di trasparenza circa la destinazione
delle risorse stesse”.
Cosa pensa della necessità di attuare una modifica strutturale delle regole del Patto di Stabilità?
“Si tratta di un fatto nazionale, che
riguarda un provvedimento del governo teso a rispondere agli obblighi
assunti a livello Ue. Senza dubbio se
non vi saranno modifiche i margini
discrezionali di spesa per le Regioni saranno limitati. Ci auguriamo,
tuttavia, che ci sia consentito di
premiare gli enti locali più virtuosi
incrementando la loro possibilità di
compiere investimenti”.
Luglio 2010
calamità naturali
N° 6
11
sperequazione tra piemonte e sicilia
il governo penalizza
la provincia di cuneo
La manovra correttiva
del Governo toglie
alle imprese cuneesi
rimaste colpite
dal disastro il diritto
a vedersi restituire
il 90% delle imposte
e dei contributi versati
tra il 1995 ed il 1997.
Ma le agevolazioni
restano per le aziende
danneggiate dal sisma
del 1990 in Irpinia
alluvione
1994
la protesta
Edili le aziende più colpite dal provvedimento
In provincia di Cuneo, il settore più colpito dalla manovra correttiva del governo
è sicuramente quello edile. Dall’Ance di Cuneo, per bocca del suo presidente
Filippo Monge e del vice presidente Marisa Tomatis, arriva tutto il sostegno
all’azione messa in atto da Confindustria. “Siamo pronti a incatenarci davanti
a palazzo Chigi se sarà necessario. Questa è una decisione che ci lascia tutti
sconcertati”. Non usa mezzi termini Maurilio Verna, titolare della Verna Remo
Maurilio & C. di Demonte per criticare l’articolo 12 del decreto legge governativo. Costruttore edile, Verna l’alluvione l’ha vissuta sulla propria pelle: distrutti
cantieri a Rocca Cigliè, Verduno, Pollenzo e la sede operativa di Alba, con macchinari finiti completamente sott’acqua. “Siamo usciti dal fango con danni per
due miliardi delle vecchie lire - racconta - e fatto mutui. Siamo di fronte ad
una forma discriminatoria non accettabile. C’è una disparità enorme tra Sicilia
e Piemonte. Speriamo che i politici si rendano conto che non ci sono figli e
figliastri. Per non parlare delle rilocalizzazioni dalle zone alluvionate: qualcuno
ha ottenuto già i soldi, altri sono ancora in fila ed aspettano”. Amareggiato è
anche Giuseppe Rivarossa, della Rivarossa Impresa di Vicoforte: “A Roma ci
vogliono vedere in ginocchio - tuona -. Qui non si vuole capire che rischiamo
tutti di chiudere i battenti. La Provincia e la Confindustria di Cuneo si sono presi
a cuore la questione ma evidentemente non basta. Se occorrerà contatteremo
anche le altre associazioni provinciali per una mobilitazione di massa”. Sulla
vicenda si è espresso anche Sandro Dardanello, della Saisef di Mondovì: “Io
faccio parte di quel gruppo di imprenditori che i contributi li ha pagati e ora li
rivoglio indietro. Invece la norma lo impedisce. Se non altro qualcuno quei soldi
ce li ha ancora nelle proprie casse. Certo è che per chi li deve restituire sarebbe
un ulteriore terribile shock finanziario dopo i tanti dovuti alla crisi in atto in tutto
il comparto edile”.
La
furia del
Tanaro
in una foto storia dell’alluvione del
Gilberto Manfrin
L
e imprese della Granda
sopravvissute all’alluvione del 1994 rischiano
un’ulteriore crisi quindici
anni dopo. Sul banco degli imputati
la manovra correttiva del Governo,
che azzera un diritto per le ditte travolte dal disastro di 16 anni fa: vedersi restituire il 90% delle imposte
e dei contributi versati dal 1995 al
1997. Una mazzata per i ‘bogianen’
della Granda, che oltre al danno ora
vedono pure materializzarsi la beffa. I benefici restano per i danneggiati dal sisma del ‘90 in Sicilia, ma
sono limitati, per gli alluvionati del
Piemonte, ai tributi, con esclusione
dei contributi previdenziali e dei
premi assicurativi. Chi ha già pagato interamente la somma non potrà
chiedere il rimborso dei soldi versati in più, mentre chi si è limitato al
10% dovrà integrarla e chi ha già
ricevuto indietro il 90% di quanto
versato potrebbe essere chiamato a
restituirlo.
Il significativo lasso temporale trascorso tra gli eventi calamitosi e la
formalizzazione della possibilità di
aver accesso al pagamento in forma
ridotta del 90% ha creato nei fatti
una disparità di trattamento evidente tra chi diligentemente aveva
assolto tempestivamente agli obblighi di legge pagando per intero
gli importi dovuti e chi invece nelle more del pagamento ha potuto
sanare la propria posizione con un
versamento limitato al 10%. Una
decisione che ha portato le aziende
all’apertura di numerosi contenziosi giudiziali presso i tribunali piemontesi, volti ad ottenere il riconoscimento del diritto alla ripetizione
del 90% di quanto, a quel punto, indebitamente pagato per le suddette
tre annualità. Ma, al di là di tutto,
resta il danno per le imprese colpite da quei tragici fatti del ’94. “Le
conseguenze di carattere economico
e patrimoniale sulle imprese interessate sono rilevantissime - afferma la
presidente di Confindustria Cuneo,
Nicoletta Miroglio -. In un momento di grave crisi economica, una
liquidità di questo tipo può indirizzare l’ago della bilancia e influenzare le sorti di un’impresa. Paradossale pensare che imprese sopravvissute
ad un’alluvione drammatica come
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O
P
P
U
R
G
1994
NOLEGGIO PONTEGGI
quella del ’94 rischiano di essere
messe in crisi, ora, 15 anni dopo,
a causa di una scelta politica miope. Queste imprese hanno superato
le difficoltà dell’alluvione e stanno
ora facendo i conti con una pesantissima crisi economica. Un provvedimento che colpisce, tra l’altro con
una mira infallibile, il tessuto produttivo di una provincia laboriosa
ed intraprendente che ha l’abitudine congenita di lamentarsi poco e di
guardare sempre avanti. Le imprese
sulle somme incassate hanno già
pagato le imposte che dovrebbero
essere restituite; avrebbero inoltre
problemi di liquidità con le banche
e molta più probabilità di dover essere costrette ad accedere alla cassa
integrazione guadagni”.
Sulla questione si è espressa anche la
presidente della provincia di Cuneo,
Gianna Gancia, esponente della
Lega Nord, che quella manovra,
l’ha votata: “Intendo raccogliere e
rilanciare con forza l’allarme che
mi giunge in questi giorni sia dalla
presidente di Confindustria Cuneo
Nicoletta Miroglio, sia individualmente da numerosi imprenditori
della provincia. Ritengo inaccettabile che la manovra finanziaria
attualmente al vaglio delle Camere
pregiudichi quella che negli ultimi
anni, in punta di diritto e in forza di numerose sentenze, era stata
affermata come una facoltà per le
aziende drammaticamente colpite
dall’alluvione del 1994. Sono stati
adottati due pesi e due misure inaccettabili”. Della vicenda sono state
informate anche la presidente di
Confindustria Piemonte, Mariella
Enoc e la presidente nazionale degli
industriali, Emma Marcegaglia. Sul
fronte parlamentare c’è intanto da
registrare l’azione del Senatore albese Tomaso Zanoletti, che ha fatto
un duro intervento in Commisione
di merito eccependo l’inopportunità, l’illogicità e l’incostituzionalità
della norma stessa.
agroalimentare
12
Luglio 2010
N° 6
l’intervista: franco chittolina
investire in ricerca
e mettersi in rete
agro
industria
Paolo Ragazzo
C
he l’agroalimentare sia
un settore nevralgico
per l’economia cuneese
è sotto gli occhi di tutti
da sempre, ancora più in questa
fase dove i dati confermano che, se
la crisi qui nella Granda ha morso
meno che altrove, è anche grazie ad
una migliore tenuta proprio del-
l’industria dei prodotti destinati a
finire sulle tavole dei consumatori.
A questa valenza più che positiva
dell’agroindustria fa tuttavia da
contraltare la volontà di non dipendere troppo da questo settore
per non finire col chiudersi in una
monoeconomia.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che attraverso il
suo Centro Studi diretto da Fran-
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Sono questi i due limiti
maggiori delle
aziende del settore
agroalimentare della
provincia di Cuneo,
dall’analisi dei dati
emersi da due ricerche
recentemente
promosse e presentate
dalla Fondazione Crc
Franco Chittolina
co Chittolina analizza le dinamiche e gli andamenti dello sviluppo
provinciale, tutte queste cose le ha
molto ben presenti, tanto da aver
avviato due diversi percorsi di ricerca sul settore agroalimentare
locale. Entrambi sono stati presentati lo scorso 11 giugno a Cuneo in occasione della “X Giornata nazionale delle Fondazione”.
Professor Chittolina, cosa vi ha
spinti ad interessarvi così tanto
di un settore che in teoria dovremmo conoscere già benissimo?
“Anzitutto i settori economici
sono in continua evoluzione e,
specie in questo non facile periodo, occorre monitorare periodicamente tutti gli sviluppi di ciò
che sta accadendo intorno a noi;
in secondo luogo l’agroalimentare
associa l’agricoltura agli sviluppi
industriali, cosa questa che lo
rende strategico per il nostro territorio. I due lavori che abbiamo
presentato rientrano in un pacchetto di ricerche socio-economiche avviato da qualche anno dalla
Fondazione Crc”.
Ci può spiegare in sintesi i contenuti di questi due studi?
“La prima ricerca, dal titolo ‘Cuneo e il Nord: una ricerca sulle
reti imprenditoriali’, è promossa
interamente dalla Fondazione Crc
e assume come ipotesi che i buoni
risultati della filiera agroalimen-
è direttore del
Centro
studi della
Fondazione Cassa
tare cuneese siano il risultato non
solo dei vantaggi della prossimità
geografica e del radicamento territoriale, ma anche della sua capacità di estendere le proprie reti al
contesto più ampio delle regioni
del Nord Italia. Il secondo studio,
invece, si intitola ‘Determinanti
di crescita delle imprese: finanza,
trasporti, capitale umano. I territori di Cuneo, Brescia e Pavia’ed è
stato avviato dal comitato scientifico dell’associazione Banca Lombarda e Piemontese, di cui faccio
parte in rappresentanza della
Fondazione Crc. A differenza della prima, si tratta di una ricerca di
tipo macro-economico in cui viene
analizzato il ruolo della finanza,
dell’accesso alle reti di trasporto e
del capitale umano nello sviluppo
del settore agroalimentare cuneese”.
E dai risultati che cosa emerge?
“Nel primo caso la ricerca è ancora in corso, ma le risposte fornite
dalle numerose aziende al questionario appositamente redatto e diffuso, consente di avere un primo
profilo delle imprese che operano
nel settore: commercialmente vivaci, aperte ai mercati internazionali, legate al territorio, ma
anche poco propense ad attivare
reti con le altre aziende del settore
e a investire nel ‘sapere’ in maniera continuativa. Il secondo studio
è invece ultimato e le conclusioni
di
Risparmio
di
Cuneo
indicano come l’agroindustria cuneese sia caratterizzata da imprese
a forte controllo familiare, con un
buon grado di capitalizzazione e
un ridotto peso degli oneri finanziari”.
Sembra emergere dunque un
quadro con più luci che ombre
e questo fa ben sperare per una
ripresa economica annunciata
già per i prossimi mesi. Tuttavia,
a parte pochi e illustri casi, tra
i punti critici resta la poca confidenza delle nostre imprese con
il mondo accademico e più in
generale con il sapere finalizzato all’innovazione. Quali sono le
principali cause?
“In generale, in periodi di crisi
come l’attuale, le aziende mirano
a scegliere investimenti che diano
un ritorno quanto più possibile
immediato e la ricerca, si sa, ha
tempi molto lunghi. Conoscenze e sapere sono però presenti in
abbondanza sul nostro territorio, basta pensare alla Facoltà di
Agraria con sede a Cuneo che, nonostante numeri esigui di iscritti,
produce ricerche e studi in grado
di restituire un considerevole
valore aggiunto al sistema produttivo locale. Sarebbe un errore
considerare l’importanza del polo
universitario cuneese solo in base
ai numeri senza considerare il contributo di conoscenza strategico
che fornisce alle imprese per uscire
F U LV I A C o u p è 1 3 I I S - c c 1 3 0 0 a n n o 1 9 7 6
6(*1$/(7,&$$=,(1'$/(
$17,1)25781,67,&$
6,67(0,',$17,1&(1',2
9LD 3LDYH &(17$//2 &1 7HO HPDLOVHFXULW\V\VDOORFKLV#OLEHURLW
Aprile 2010
agroalimentare
N° 3
fuori da situazioni critiche come
quella che stiamo attraversando,
per potere imporsi con forza sui
mercati internazionali”.
Mi pare di capire che nonostante
i segnali preoccupanti che metterebbero in dubbio la permanenza
dell’università in provincia di
Cuneo, la Fondazione Crc non
intende abbandonare la nave...
“Assolutamente no. Il nostro auspicio è che l’università continui
a radicarsi sempre più sul nostro
territorio e a produrre conoscenza
utile allo sviluppo socio-economico del Cuneese. Comprendiamo
bene gli sforzi economici che
questo investimento comporta,
ma siamo sicuri che daranno nel
tempo un ritorno fondamentale
per la crescita della Granda. In
quest’ottica anche l’intervento del
presidente di Confindustria Cuneo Nicoletta Miroglio, pronunciato in apertura dell’assemblea
pubblica svolta a Cherasco, conteneva importanti passaggi di buon
senso riguardo agli insediamenti
universitari della Granda. Da
parte sua la Fondazione, nella sua
veste di attore innovativo, crede
fortemente nella ruolo delle ricerca tecnologica tanto da avere portato la percentuale di investimenti
su questa voce al 7% nel 2010,
compiendo un grande balzo in
avanti rispetto ad alcuni anni fa.
E la valenza di questi dati assume
un rilievo ancora più importante
se si considera la cronica difficoltà
italiana ad investire in questa direzione”.
13
tecnogranda
innovazione e sviluppo per le
erbe aromatiche e officinali
U
n settore capace di alimentare un giro di affari pari a 2,6 miliardi
di euro e che vede il
Piemonte primeggiare in Italia.
Stiamo parlando della lavorazione
delle piante aromatiche ed officinali, occupazione che ha un ruolo
determinante nell’economia transfrontaliera che ricade su Italia e
Francia. È principalmente partendo da queste considerazioni che
Tecnogranda, il Parco Scientifico
Tecnologico per l’Agro-Industria
del Piemonte che ha sede a Dronero, ha deciso di partecipare al progetto europeo Fasst (Filiera Alpina
Sentori Sapori Transfrontalieri).
L’obiettivo del percorso è quello di
arrivare a produrre sinergie positive tra le aziende italiane e francesi
che operano nel campo delle piante
aromatiche e medicinali per ottenere nella maggior parte dei casi
cosmetici e profumi. “Numerose
sono le aziende, francesi e italiane, che lavorano in questa filiera
- commenta l’amministratore delegato di Tecnogranda, Alessandro
Ferrario -, ma sono soprattutto
le nostre a trovarsi svantaggiate a
causa delle loro piccole dimensioni,
faticando così ad affrontare le sfide
di un mercato sempre più attento
Presentati i primi
risultati del progetto
europeo Fasst
(Filiera alpina sentori e
sapori transfrontalieri)
rivolto alle aziende
italiane e francesi
che producono
cosmetici e profumi
dalla coltivazione
di piante medicinali
La
presentazione del
Progetto Fasst
al rispetto di rigorose norme di
sicurezza alimentare e tracciabilità
del prodotto”. Il progetto Fasst,
finanziato con fondi europei nell’ambito del programma Alcotra
2007-2013 e al quale partecipano
anche l’Università Europea dei
Sentori Sapori, l’Ufficio Nazionale Interprofessionale delle Piante
da Profumo, Aromatiche e Medicinali, il SiTI - Istituto Superiore
sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione - e il Centro Regionale
d’Innovazione e di Trasferimento di Tecnologie agroalimentare
PACA, è stato concepito proprio
svoltasi a fine maggio a
Dronero
per sostenere le aziende attraverso il trasferimento di tecnologia
e l’elaborazione di nuovi servizi e
sistemi che spingeranno le piccole
imprese a ideare strategie competitive coinvolgendole in un sistema
cooperativo che le metta operativamente in contatto tra loro e con
laboratori e centri di ricerca sia
italiani sia francesi.
Con l’obiettivo di presentare i primi risultati del progetto e illustrare le specifiche soluzioni ricercate
attraverso la cooperazione francoitaliana, Tecnogranda ha organizzato a fine maggio una due giorni
di approfondimento con convegni,
dimostrazioni pratiche e presentazioni di casi concreti.
“L’attività di supporto che Tecnogranda rivolge alle imprese del
comparto agroalimentare si fonda
sull’innovazione, perché l’innovazione è la chiave di volta per sostenere la competitività delle imprese
- conclude l’ad Ferrario -; con
questo meeting abbiamo voluto
illustrare un’iniziativa nella quale
crediamo fortemente per accompagnare le aziende agroalimentari
nel loro processo di ricerca e implementazione dell’innovazione”.
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economia montana
14
Luglio 2010
N° 6
agroindustria
ge
ne
py
dalla pianta al liquore
A partire dagli anni ’60 alcuni agricoltori di montagna cominciarono a coltivare
il genepy, acquisendo col tempo una vera e propria specializzazione in una coltura difficile, che richiede tempo e impegno pluriennale. La coltivazione venne
avviata nelle valli occitane delle provincie di Cuneo e Torino. La specie che meglio si presta ad essere coltivata è l’Artemisia mutellina. La quota ottimale di
coltivazione è stata individuata tra i 1500 e i 2000 metri, su terreni con esposizione a sud. A partire dall’anno successivo a quello del trapianto avviene la fioritura a cui segue la raccolta delle infiorescenze. Il ciclo colturale dell’Artemisia
dura mediamente tre anni. Durante il primo anno la pianta non produce fiori. Al
secondo e al terzo anno da fine giugno ad agosto, in base alla quota altimetrica
delle coltivazioni, si effettua la raccolta. Le infiorescenze raccolte devono essere
essiccate tradizionalmente in locali arieggiati oppure con l’utilizzo di essicatoi.
L’essiccamento tradizionale è di circa 15 giorni, trascorsi i quali il genepy viene
conservato in sacchi di juta. Le piante di genepy essiccate vengono poste in
contenitori di acciaio inox, riempiti con una soluzione idroalcolica, e lasciate in
infusione per circa 30 giorni. Successivamente l’infuso viene torchiato e addizionato di una miscela di acqua e zucchero per completare la preparazione del
liquore. In seguito il genepy viene lasciato riposare per ottenere la spontanea
sedimentazione delle parti insolubili, poi separate con varie filtrazioni, fino ad
ottenere la perfetta brillantezza del prodotto. Il liquore presenta diverse sfumature di colore che varia dal verdolino al giallo ambrato con una gradazione
alcolica dai 30 ai 40 gradi.
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Genepy del Piemonte
e e quella Igt per
il prodotto realizzato
sulle Alpi Occidentali
francesi e italiane
Alcuni
partecipanti alla giornata itinerante alla scoperta dell’universo
Genepy
svoltasi lo scorso
Paolo Ragazzo
D
ifficile non considerare,
almeno a parole, le potenzialità del territorio
montano in una provincia come quella di Cuneo, dove
le zone collinari e pianeggianti non
sono altro che un piccolo fazzoletto incastonato nell’arco alpino.
Proprio partendo da una tipicità
che abita in alta quota, da anni si
sta percorrendo una strada che trasformi le dichiarazioni di intenti
in fatti concreti. Questa via passa
attraverso la valorizzazione della
pianta del Genepy e del liquore che
si ottiene dalla lavorazione dei suoi
fiori.
A percorrere con ostinazione questo percorso, l’Associazione per la
tutela e la valorizzazione del Genepy delle Valli Occitane Piemontesi,
nata qualche anno fa e presieduta
dall’ingegnere Piergiovanni Bordiga. Mettendo a disposizione
dell’associazione la competenza
e l’esperienza ultradecennale nel
settore della preparazione di distillati, liquori e sciroppi il titolare
dell’omonima azienda con sede a
Confreria di Cuneo sta portando
avanti un progetto per la promozione di un prodotto che può essere
considerato “internazionale”, perché ottenuto sul versante italiano
delle Alpi Occidentali, ma anche su
quello francese.
L’associazione, che raggruppa
coltivatori e produttori delle valli
Occitane piemontesi, risponde ad
una duplice esigenza, come ci racconta il presidente Bordiga: “Da
un lato consentire ai valligiani di
ricavare una giusta remunerazione
per il loro impegno, mettendo a disposizione le competenze ed i mezzi
necessari per l’estensione, il miglioramento e la salvaguardia delle
coltivazioni, dall’altro stimolare
i produttori del liquore Genepy a
proseguire nei metodi tradizionali
Piergiovanni Bordiga
Vogliamo dargli la
solidità necessaria per
competere alla pari
con altri liquori
di produzione, sulla base di specifici disciplinari, per tutelarli sul
mercato”.
Per illustrare i metodi di coltivazione e le tecniche di produzione
del pregiato infuso, lunedì 14 giugno si è svolta una giornata itinerante alla scoperta dell’universo
Genepy; si è partiti da una visita
guidata ai campi dell’alta Valle
Maira, dove nasce la “materia prima”, si è proseguito con una tappa alla locanda “Lou Servanot” di
Stroppo per un pranzo a base di
pietanze all’Artemisia e si è concluso con un tour all’opificio Bordiga, dove da 120 anni l’erba viene
trasformata in liquore secondo i
metodi tradizionali di infusione e
distillazione.
Nel cammino di tutela e sviluppo
di queste antiche tecniche di lavorazione, l’associazione ha potuto
contare sull’apporto di partner
istituzionali e partecipare, così, a
progetti che hanno aiutato a sviluppare intorno al prodotto un
circuito di informazione scientifica. Dopo quasi dieci anni di lavoro, adesso si stanno creando le basi
affinché il Genepy possa valicare
14
giugno in alta valle
Maira
i suoi storici confini ed arrivare
nelle dispense e nei locali di tutto
il mondo. “Vogliamo dare a questo
prodotto la solidità necessaria per
competere alla pari con altri liquori - continua l’ingegner Bordiga -,
per questo stiamo spingendo perché si arrivi ad ottenere la certificazione Dop ‘Genepy del Piemonte’
e quella Igt, per il prodotto realizzato sulle Alpi Occidentali francesi
e italiane”.
Un primo progetto, al quale hanno
partecipato anche Regione, Università di Torino, Camera di Commercio di Torino e le Province di
Cuneo e Torino, è servito a mettere
le ali alle ambizioni di crescita del
Genepy; ora si prosegue con una seconda serie di interventi all’interno
del progetto di cooperazione transfrontaliera “Genealp”per garantire un futuro economico alle imprese agricole che operano stabilmente
in montagna. Al momento, la produzione di fiori di Genepy è insufficiente e non risponde ai bisogni del
mercato, soprattutto in Francia. Si
tratta allora di migliorare tale produzione, sia sul piano qualitativo
sia su quello quantitativo, secondo
modalità rispettose dell’ambiente.
Tra le principali linee d’azione,
poi, un ruolo nevralgico è affidato alle attività di comunicazione e
promozione del liquore su tutto il
territorio transfrontaliero per fare
del Genepy un prodotte caratteristico delle valli occitane a livello
europeo e alimentare economie di
più ampio respiro.
Anche dal fiore di una pianta di
montagna passa, da un lato, la possibilità di far conoscere la nostra
terra a turisti e appassionati della
“buona cucina” e, dall’altro, l’opportunità di fornire all’economia
montana una freccia in più per
centrare lo sviluppo e scacciare le
paure derivanti dallo spopolamento delle vallate e da preoccupanti
segnali di abbandono.
Luglio 2010
agevolazioni
N° 6
fondimpresa
15
fondo “ImpresaCongaranzia”
la formazione riassicurazione sulle
nelle aziende garanzie dei confidi
Silvia Marra
L
Un
momento del convegno organizzato dall’Apro il
Beppe Malò
U
giugno a cascina
Cucco
dimpresa possiede, singolarmente,
un peso pari al 40% del totale dei
Fondi interprofessionali ed infatti raccoglie ogni anno circa 200
milioni di euro destinati a rendere possibili attività di formazione
per le aziende aderenti a Fondimpresa. Il sito www.fondimprese.it
permette una facile consultazione
degli “Avvisi” nei quali in Fondo
aggiorna la disponibilità di risorse finanziarie per le attività di
formazione destinate alle aziende
aderenti. In questo momento, ad
esempio, è possibile aderire a 5
avvisi: 60 milioni di euro per qualsiasi tipo di attività formativa,
10 milioni per lavoratori in cassa
integrazione guadagni (scadenza
15 ottobre 2010), 10 milioni per
lavoratori delle piccole e medie
imprese (scadenza 15 ottobre), 12
milioni di euro per piani formativi
destinati ad incrementare la sicurezza sul lavoro (15 ottobre) e 50
milioni di euro per la formazione
di lavoratori in mobilità. In questo caso il bando di adesione scade
il 18 novembre.
Nello specifico, nell’incontro svoltosi a Serralunga in collaborazione con l’ATS Piemonte Sud (Apro
Agenzia di Formazione, Casa di
Carità Arti e Mestieri, CFP cebano
e monregalese, Per.Form – Unione
industriale Asti, Immagine e Lavoro, Confindustria di Alessandria e
Cuneo) ha voluto porre l’accento
su tipologie innovative di formazione che si possono applicare
nell’ambito della piccola e media
impresa. Ambiti perfetti per promuovere e applicare metodologie
didattiche come il “coaching” e il
“training on the job”. Nel primo
caso si punta al miglioramento
singolare o di gruppo attingendo
al lavoro di un “coach”: un formatore che lavorerà per ottenere
migliori risultati attraverso il lavoro e lo spirito di squadra. Nel
secondo caso, invece, sarà il luogo
di lavoro ad essere, al tempo stesso,
luogo d’apprendimento tramite
l’affiancamento, il project-work e
il tutoraggio.
Ezio Falco
e
Ferruccio Dardanello
scono a nome degli imprenditori.
Questo meccanismo ha richiesto
risorse finanziarie di rilievo e, per
il 2010, ha portato all’assunzione
di un impegno per 3 milioni di
euro, dei quali 2,2 per favorire gli
investimenti finanziati da mutui
garantiti dai Confidi delle imprese e 800.000 circa per integrare i
fondi di garanzia delle cooperative
stesse. Il tutto consentirà di attivare, potenzialmente, più di 55 milioni di investimenti e di portare a
15 milioni di euro i finanziamenti
assistiti dalla garanzia Confidi. La
cifra messa a disposizione consente
di riassicurare sino a 20 milioni di
euro di garanzie, rendendo possibili 40 milioni di finanziamenti e
l’attenzione è rivolta, soprattutto,
alle realtà minori, con particolare
riguardo a quelle che si stanno af-
g a r d e n i n g
alla presentazione del fondo
facciando all’orizzonte economico
provinciale e quelle al femminile.
Il rapporto Camera di commercio Cuneo e Confidi è iniziato nel
lontano 1979: ad oggi sono stati
stanziati 4.000.000 di euro per i
fondi di garanzia dei confidi che
hanno generato 40.000.000 di
euro di garanzie, e dal 1992 oltre
28.000.000 di euro di contributi
in conto interessi e in conto capitale alle imprese che possono aver
generato 800.000.000 di euro di
investimenti.
La Fondazione Cassa di Risparmio
di Cuneo, dal canto suo, ha incrementato negli ultimi anni gli sforzi a sostegno dello sviluppo locale
e ha promosso iniziative straordinarie di contrasto alle conseguenze sociali della crisi economica e
occupazionale.
d a l
1 9 5 5
p r o d u z i o n e e v e n d i ta p i a n t e
p r o g e tta z i o n e e r e a l i z z a z i o n e pa r c h i ,
g i a r d i n i e t e r ra z z e g a r d e n c e n t e r
creativa-studio.com
na delle maggiori difficoltà che le imprese,
ed in modo particolare le piccole e medie
imprese, si trovano ad affrontare
è quella della formazione del personale. Non solo per coordinare al
meglio l’attività d’aggiornamento
con quelle proprie di un’azienda
produttiva, ma anche nel poter
scegliere quali tipologie di intervento “didattico” siano più efficaci
in funzione del risultati da ottenere.
A questo argomento è stato dedicato, lo scorso 28 giugno, il convegno“PMI: Promuovere Metodologie Innovative nella piccola-media
impresa” svoltosi presso la sala
multimediale di Cascina Cucco per
approfondire il tema dell’innovazione nella formazione aziendale.
Diversi gli obiettivi principali
del convegno: dare visibilità a
metodologie innovative come il
“coaching” e il “training on the
job”, presentare le esperienze ed
i risultati già ottenuti in alcune
piccole-medie imprese e, in modo
particolare, fare ampiamente conoscere alle aziende la realtà che
Fondimpresa rappresenta come
partner nel contesto della formazione continua nel mondo delle
imprese. Fondimpresa è, dal punto
di vista della definizione, un fondo
interprofessionale. E’ quindi una
risorsa a cui le imprese hanno la
possibilità di ricorrere, avendo comunque già alimentato il fondo in
prima persona, nel caso intendano
mettere in atto percorsi d’aggiornamento o formativi quando nuovi orizzonti tecnologici o produttivi rendano necessario ampliare il
bagaglio di conoscenze dei propri
addetti. Con maggiore dettaglio,
“Fondimpresa” è il fondo interprofessionale creato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil utilizzando
un accantonamento compreso nel
costo del lavoro. Vi hanno aderito
67mila aziende a cui fanno capo
circa 3 milioni di dipendenti. Fon-
28
a Camera di commercio
di Cuneo, nell’ambito
delle proprie funzioni di
supporto e promozione
degli interessi generali delle imprese e dello sviluppo economico
provinciale, ha costituito, in collaborazione con la Fondazione Crc,
un fondo destinato a riassicurare
le garanzie concesse dai Confidi
alle imprese della provincia di
Cuneo. L’iniziativa, che prende il
nome di“ImpresaConGaranzia”, è
stata presentata nel salone d’onore dell’Ente camerale cuneese lo
scorso lunedì 21 giugno. Obiettivo del progetto è agevolare l’accesso al credito delle piccole e medie
imprese operanti in provincia,
integrando con un’ulteriore iniziativa gli interventi già in corso.
Il nuovo meccanismo quindi esalta
il ruolo dei Confidi, le cooperative
di garanzia nate nell’ambito delle
diverse organizzazioni professionali. Sino ad ora il supporto della
Camera di commercio è consistito,
da un lato, nella concessione di
contributi in conto capitale direttamente alle imprese, a condizione
che queste ultime fossero finanziate da mutuo garantito da una delle
cooperative e, dall’altro, in contributi versati ai Confidi stessi per implementare i fondi con cui garanti-
L a s to r i c a a z i e n d a Ar m a n d o, fo r m at a d a u n’e s p e r i e n z a d i o l t re 5 0 a n n i ,
s i è r i n n ovat a n e l l o s t i l e, n e l l a s t r u t t u ra e n e i s e r v i z i , p e r ra g gi u n g e re
n u ov i s t a n d a rd d i q u a l i t à n e l s o d d i s f a re l e e s i g e n ze d e i s u o i c l i e nt i .
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confindustria notizie
16
Luglio 2010
N° 6
scuola edile
i corsi di formazione di luglio
CONTROLLO DI GESTIONE SU FOGLIO ELETTRONICO”
1/8/15 luglio, h. 9-13/14-18 – Sistemi Cuneo
Il corso è rivolto a responsabili amministrativi e/o del controllo di gestione, responsabili operativi di altre aree interessati ad approfondire le tematiche del
controllo di gestione e si propone di perseguire le seguenti finalità: fornire una
panoramica e relativi approfondimenti sui principi fondamentali e le tecniche
applicative più diffuse in merito alla contabilità industriale e al controllo del
budget; illustrare il funzionamento di un software su foglio elettronico (Microsoft Excel); simulare casi aziendali mediante l’utilizzo dello stesso software al
fine di testare la sua efficacia operativa presso le piccole e medie imprese.
RSPP MODULO C
2/13/20 luglio, h. 9-13/14-18 - Confindustria Alba
Il corso ha la finalità di aggiornare le competenze degli Rspp in attuazione del
D.Lgs. del 23 giugno 2003 n. 195 secondo l’Accordo definito in Conferenza Stato-Regioni il 26 gennaio 2006 e dè rivolto agli Rspp che hanno già frequentato
il Modulo A o ne sono esonerati. Si rammenta che per coloro che sono stati designati dopo il 14 febbraio 2003 è necessario il possesso del diploma di istruzione
secondaria superiore.
ADETTI ALLA GUIDA DEI CARRELLI ELEVATORI
14 luglio, h. 9-13/14-18 – Confindustria Alba
I corsi, rivolti agli addetti alla conduzione dei carrelli elevatori (D.Lgs. 81/2008),
nascono dall’esigenza di migliorare la qualità dell’offerta formativa in materia
di utilizzo in sicurezza del carrello elevatore ed hanno la finalità di fornire le
conoscenze e le capacità operative di base per il corretto impiego dei carrelli
elevatori nel rispetto delle specifiche prescrizioni di sicurezza. Il corso usufruisce del contributo erogato dall’Inail.
PRONTO SOCCORSO AZIENDE GRUPPO A
15 luglio, h. 9-13/14-16 - Confindustria Fossano
I corsi hanno la finalità di fornire le conoscenze e le capacità operative di base
necessarie per l’attuazione degli interventi di primo soccorso in caso di infortunio sul lavoro (art. 3, comma 3, d.m. 388/2003). Il corso è rivolto agli operatori
incaricati di attuare le misure di pronto soccorso (designati ai sensi del D.Lgs.
81/2008 - d.m. 388/2003) in aziende o unità produttive classificate nelle tipologie di gruppo A ai sensi dell’art. 1 del d.m. 388/2003.
la sicurezza spiegata
ai ragazzi in cantiere
S
i chiama “Progettare e
lavorare in sicurezza” il
progetto promosso dalla
Scuola Edile di Cuneo che
ha visto la premiazione di 21 studenti che si sono distinti per l’attenzione, la sensibilità ed il profitto sui temi legati alla sicurezza nei
cantieri. Un’attività di promozione
e sensibilizzazione sulla sicurezza
che ha interessato in tutto 22 classi (10 quarte e 12 quinte) per 387
studenti (203 di quarta e 184 di
quinta) appartenenti agli Istituti
per Geometri di Bra, Ceva, Cuneo,
Mondovì e Savigliano. La prova
del concorso è stata sostenuta dai
184 studenti di quinta, successivamente alle attività di orientamento
al settore e di sensibilizzazione e
formazione sulla sicurezza proposte ai ragazzi dalla Scuola Edile,
che si è articolata con una visita
cantiere e con attività formative in
aula che hanno avuto come principali argomenti la conoscenza
delle norme del Testo Unico sulla
Sicurezza, delle fasi di lavoro che
si svolgono in un cantiere edile e
dei rischi delle lavorazioni, oltre
naturalmente alle metodologie da
adottare per la elaborazione della
valutazione dei rischi.
“È stata un’iniziativa di grande
interesse ed attualità - affermano
il presidente della Scuola Edile
Giulio Barberis ed il vice-presidente Alfio Pennisi - che ha anticipato di 10 anni quanto previsto
dal D.Lgs. n.81/2008, che prevede
di inserire negli istituti scolastici di ogni ordine e grado attività
con percorsi formativi legati alla
sicurezza sui luoghi di lavoro. Un
progetto - ha aggiunto il direttore dell’Ente Scuola Edile, Filippo
Manti - che si ripete da dodici anni
e che è ormai parte integrante del
SICUREZZA E SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO
15/16 luglio, h. 9-13/14-18 - Confindustria Cuneo
I corsi sono rivolti a tutti coloro che in azienda ricoprono il ruolo di dirigente per
la sicurezza ed hanno la finalità di trasmettere ai dirigenti per la sicurezza i
principali contenuti inerenti la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro secondo
quanto previsto dal D. Lgs 81/08.
programma scolastico. È stato voluto dalla Scuola Edile e dagli Istituti per Geometri della provincia,
per realizzare l’ambizioso obiettivo di dare ai ragazzi la possibilità
di conoscere meglio il settore costruzioni con le sue opportunità
di lavoro e per sensibilizzarli sulla
sicurezza nei cantieri, in particolare quelli edili”. Alla premiazione
hanno partecipato, oltre agli allievi premiati, i docenti ed i presidi
degli Istituti per Geometri, il presidente della Scuola Edile Giulio
Barberis, il vice-presidente Alfio
Pennisi, i rappresentanti delle
parti sociali (Sezione Costruttori Edili dell’Unione Industriale,
Confartigianato Cuneo, Feneal/
Uil, Filca/Cisl e Fillea/Cgil), i
rappresentanti delle Asl, della Direzione Provinciale del lavoro e
l’assessore provinciale alla Formazione, Pietro Blengini.
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PIATTAFORME DI LAVORO ELEVABILI
16 luglio, h. 9-13/14-18 -Cfrm Merlo Cervasca
I corsi sono indirizzati agli operatori di piattaforme di lavoro elevabili, che utilizzano durante il lavoro macchine di tipologie diverse senza distinzione di marche
o modelli. Gli obiettivi perseguiti sono: conoscenza delle norme sull’igiene e la
sicurezza pertinenti; conoscenza della prevenzione e del controllo degli incidenti; conoscenza delle prescrizioni in materia di protezione personale; conoscenza
dei dispositivi di comando, di sicurezza e di emergenza della macchina; capacità di manovrare la macchina con sicurezza ed in maniera tale da posizionarla
correttamente e svolgere le operazioni necessarie, all’interno ed all’esterno di
edifici.
SOVRINTENDENTI ATTIVITà LAVORATIVA (PREPOSTI)
23 luglio, 9-13/14-18 -Confindustria Cuneo
Il corso è rivolto a tutti coloro che sovrintendono alla attività lavorativa e garantiscono l’attuazione delle direttive ricevute (preposti). Il corso ha la seguente
finalità: fornire ai preposti la necessaria formazione/informazione in materia di
salute e sicurezza sul luogo di lavoro; fornire una conoscenza sui fattori di rischio
e sulla valutazione dei rischi; informare i preposti sulle proprie responsabilità in
materia di igiene e sicurezza sul lavoro, assolvere gli obblighi normativi previsti
dal D.lgs. 81/08 (Testo Unico Sicurezza); fornire le basi in tema di comunicazione
e relazione con i collaboratori per gestire al meglio il proprio ruolo di “capo”.
PREVENZIONE INCENDI RISCHIO MEDIO
28 luglio, h. 9-13/14-18 - Confindustria Alba
I corsi hanno la finalità di fornire ai partecipanti le conoscenze di base per lo
svolgimento dei compiti previsti a carico dei lavoratori addetti alla prevenzione
incendi (attività a rischio di incendio medio), attraverso l’erogazione dei contenuti previsti Artt. 21 e 22 del Dlgs. 81/08 e art. 7 del d.m. 10 marzo 1998. I corsi
sono rivolti ai lavoratori incaricati di attuare le misure di prevenzione incendi in
luoghi di lavoro classificati a livello di rischio di incendio medio.
PRONTO SOCCORSO AZIENDE GRUPPO A (BASE)
29/30 luglio, h. 9-13/14-18 - Confindustria Fossano
I corsi hanno la finalità di fornire le conoscenze e le capacità operative di base
necessarie per l’attuazione degli interventi di primo soccorso in caso di infortunio sul lavoro (art. 3, comma 3, D.M. 388/2003) e sono rivolti agli operatori
incaricati di attuare le misure di pronto soccorso (designati ai sensi del D.Lgs.
81/2008 - d.m. 388/2003) in aziende. o unità produttive classificate nella tipologie di gruppo A ai sensi dell’art. 1 del d.m. 388/2003.
Info: Tel: 0171/455.532/425/424 - [email protected]
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Luglio 2010
confindustria notizie
N° 6
sportello alimenti
servizi specializzati
sull’agroalimentare
La gestione è affidata all’area Sicurezza e Ambiente
U
n nuovo servizio, completamente gratuito, è
a disposizione di tutti
gli associati a Confindustria Cuneo: si tratta dello Sportello Alimenti, attivato per promuovere iniziative volte a sostenere
le aziende alimentari, all’interno
di percorsi di miglioramento dei
propri processi produttivi, finalizzati alla realizzazione di prodotti
alimentari sempre più rispettosi
della normativa vigente, delle attese dei consumatori e del mercato
e sempre più improntati alla tutela della salute pubblica. Sono già
molte le imprese che si sono rivolte agli uffici per una consulenza:
“Lo Sportello Alimenti - spiega la
responsabile Elisabetta Nocera,
dell’ufficio Sicurezza e Ambiente
- fornisce servizi specializzati in
ambito agroalimentare finalizzati
alla consulenza, progettazione,
installazione, manutenzione e gestione di sistemi di individuazione
dei pericoli, quantificazione dei
rischi e messa in opera di sistemi
di prevenzione basati sull’impiego
di standard internazionali riconosciuti (ISO, BRC, IFS ed altri)
e del metodo HACCP pubblicato
dal Codice Alimentare”. Le imprese interessate a concordare un incontro possono prendere contatto
con i funzionari referenti del servizio Sicurezza-Ambiente ([email protected]), anticipando in
sintesi la natura della richiesta. Lo
Sportello Alimenti è aperto tutti i
giorni in Confindustria Cuneo dal
lunedì al venerdì dalle ore 8.30
alle 12.30 e il pomeriggio dalle
ore 14.30 alle 18. Per informazioni è possibile rivolgersi al numero
0171/455.408.
detto e fatto
Giovani Imprenditori a Santa Margherita Ligure
Un nutrito gruppo di imprenditori appartenenti al Gruppo Giovani Imprenditori
di Confindustria Cuneo ha preso parte al 40esimo convegno nazionale del Gruppo Giovani Imprenditori, svoltosi gli scorsi 11 e 12 giugno a Santa Margherita
Ligure. “Responsabilità e riforme: per un nuovo destino del Paese”: questo il titolo del convegno dedicato ad una riflessione sulle riforme necessarie per tornare a dare - come nella grande stagione del boom economico - opportunità reali
di miglioramento e di crescita personali e professionali, vincendo le “vecchie”
resistenze ed interpretando la velocità del mercato in senso positivo e meritocratico. Hanno preso parte alla due giorni il presidente del Gruppo, Alessandro
Battaglia e i vice-presidenti Elena Lovera, Pietro Putetto e Simone Ghiazza. Con
loro Enrico Anghilante, Romina Barra, Alessia Bertolotto, Lorenzo Bertolotto, Ilaria Ferrero, Stefano Frandino, Francesca Galleano, Stefano Manassero, Raffaella Marchiaro, Alberto Ribezzo, Giorgio Rolfo, Luisa Sacchetto, Silvia Sacchetto,
Sara Tomatis e Cristina Trucco. Durante il convegno, nella giornata di venerdì
11 giugno, è stata inoltre presentata l’avventura imprenditoriale di Alberto Bertone, protagonista al workshop Giovani dal titolo “Le riforme degli imprenditori:
reinventarsi con successo”.
Seminario su ferie e permessi aziendali
Si è svolto giovedì 17 giugno presso la sede di Confindustria Cuneo un seminario in materia di “ferie e permessi” in ambito aziendale. Il programma ha visto
una prima presentazione dell’argomento con riferimenti a concreti casi aziendali come congedi matrimoniali, assenze per studio, per lutto, per donazione
sangue, ecc... L’incontro, tenuto dai funzionari del Servizio Sindacale Giacomo
Bordone e Alessandro Fantino e rivolto ai responsabili e agli addetti all’amministrazione del personale, ha registrato un’ottima presenza di pubblico. Al
termine della presentazione si è svolto un approfondito dibattito sulla base di
casi aziendali proposti dagli imprenditori presenti in sala.
Aggiornamento sulla telematizzazione
Si è tenuto martedì 22 giugno in Confindustria Cuneo il convegno dal titolo
“Telematizzazione DA e Intrastat Servizi - Aggiornamento sulle recenti novità”,
dedicato all’esame delle istruzioni recentemente fornite agli operatori economici per la trasmissione in forma telematica del documento amministrativo
di accompagnamento (DA) e delle novità introdotte in materia di compilazione
e di trasmissione telematica dei modelli Intrastat/Servizi. All’appuntamento
hanno preso parte Adriana Abet, Capo Ufficio Accertamento Tributario - Ufficio
delle Dogane di Cuneo con “DA Telematico - fase di sperimentazione - Notifiche
EMCS”; Maria Contino, Capo Ufficio Relazioni con gli Utenti - Ufficio delle Dogane di Cuneo con “Intrastat Telematico: novità in materia di Intrastat/Servizi”
e Giovanni Battista Mellano, consulente CEIP con “Modelli Intrastat Servizi:
compilazione e criticità”. Presenti in sala anche Giuseppe Casaretti, direttore
dell’Ufficio delle Dogane di Cuneo e Pietro Alidori, direttore Interregionale delle
Dogane per il Piemonte e la Valle d’Aosta.
17
sportello assicurazioni
siglata convenzione
con la “aon cb srl”
È
stata firmata il 3 giugno
scorso presso la sede di
Confindustria, una convenzione tra Aon Cb srl
Insurance Brokers e l’Unione industriale della provincia, al fine di favorire e supportare gli imprendaitori nelle attività di valutazione dei
rischi aziendali e della loro corretta
copertura assicurativa. L’accordo
ha una durata quinquennale ed è
rivolto esclusivamente alle imprese
associate a Confindustria Cuneo.
La convenzione prevede, in primo
luogo, da parte di Aon Cb srl, un
servizio gratuito di consulenza finalizzato alla valutazione complessiva
del rischi aziendali e della congruità delle coperture assicurative già in
essere (check-up assicurativo) e alla
conseguente segnalazione di tutte le
misure eventualmente necessarie per
una più corretta e completa assicurazione dei rischi aziendali. In secondo luogo, Aon Cb srl si impegna
a ricercare e proporre, alle imprese
associate a Confindustria Cuneo,
prodotti assicurativi a condizioni
di particolare favore e a studiare e
promuovere strumenti mutualistici e casse di assistenza a favore dei
loro dipendenti. Per raggiungere
questi obiettivi, inoltre, Aon Cb srl
garantisce specifici interlocutori di
riferimento, identificati tra le proprie risorse, per tutte le esigenze e
le richieste delle imprese associate,
la firma della convenzione.
Da sinistra: Cesare Gallo, Luigi Asteggiano e ... Vigo
che verranno segnalate tramite lo
“Sportello Assicurazioni” di Confindustria Cuneo. Infine, Aon Cb srl
fornisce un supporto informativo e
di consulenza alle imprese che ne faranno richiesta, con incontri presso
gli uffici della compagnia assicurativa, di Confindustria Cuneo o, in
casi di particolari urgenza, direttamente presso l’azienda.
Da parte sua, Confindustria Cuneo
si impegna a informare le aziende
associate sull’attività, i servizi di
consulenza e di brokeraggio assicurativo forniti da Aon Cb srl.
Entrambi i soggetti firmatari, si
impegnano reciprocamente a promuovere l‘accordo tramite i rispettivi canali di comunicazione e le
rispettive reti di associati e clienti
e a verificare periodicamente l’indice di gradimento delle aziende che
usufruiscono dei servizi e dei pro-
dotti derivanti dalla convenzione.
“Esprimo tutta la mia soddisfazione - ha commentato Nicoletta Miroglio, presidente di Confindustria
Cuneo - per una convenzione che, in
ragione del prestigio e della professionalità del nostro partner, porterà sicuri vantaggi agli associati che
ne usufruiranno, in quanto potranno godere di servizi di consulenza
assicurativa prestati da un partner
di indubbia competenza e molto
radicato sul territorio”. “Sono
orgoglioso di aver siglato questa
convenzione con Confindustria Cuneo - ha continuato Cesare Gallo,
presidente dell’Aon Cb srl Insurance Brokers di Cuneo -. Metteremo
tutto il nostro impegno per contraccambiare la fiducia accordataci
dagli industriali della provincia,
affinché l’accordo possa portare
frutti ad entrambe le parti”.
giovani imprenditori edili del piemonte
Gianluca malacrino
nuovo vicepresidente
G
iancluca Malacrino,
titolare della Cauda
Strade srl di Montà
e vice-presidente del
Gruppo Giovani Imprenditori
Edili - Ance Cuneo è stato eletto
vice-presidente del comitato regionale Giovani Imprenditori Edili del
Piemonte. L’imprenditore è stato
nominato nei giorni scorsi durante
la riunione per il rinnovo delle cariche per il triennio 2010-2012, tenutasi a Torino nella sede dell’Ance
Piemonte. Del comitato regionale
fanno parte anche la presidente
del Gruppo Giovani Imprenditori
Edili - Ance Cuneo, Elena Lovera
(della Costrade srl di Saluzzo) e
Giorgia Olivero (della Somoter srl
di Borgo San Dalmazzo), in qualità
di componente sostituto. a“La provincia di Cuneo ha portato a casa
un ottimo risultato – afferma Elena Lovera, presidente del Gruppo
Giovani Imprenditori Edili di Ance
Cuneo e vice-presidente uscente in
seno al comitato regionale Giovani
Imprenditori Edili del Piemonte
-. Nell’ottica di un passaggio di
consegne che culminerà il prossimo anno con la scadenza del mio
mandato alla guida del Gruppo
Giovani Imprenditori Edili dell’Ance Cuneo, ho ritenuto opportuno indicare Gianluca Malacrino
per sostituirmi alla vice-presidenza
del comitato regionale Giovani Imprenditori Edili del Piemonte, nell’ottica anche di assicurare una certa continuità al lavoro fin qui svolto
sotto la mia vice-presidenza”.
ance piemonte
Convegno sulla
ripresa del settore
edile regionale
Venerdì 2 luglio, presso il centro congressi dell’Unione industriale di Torino si è svolto il
convegno dal titolo “Uniti per la
ripresa del settore edile e dell’economia regionale”, in cui è
stato presentato il III rapporto
congiunturale sull’industria
delle costruzioni in Piemonte.
Alla tavola rotonda sul tema
“Le condizioni per la ripresa
del settore e dell’economia regionale” era presente anche il
presidente di Ance Cuneo e del
Centro Studi Ance Piemonte, Filippo Monge. La presentazione
del rapporto è stata affidata al
direttore del Centro Studi Ance,
Antonio Gennari e al vice presidente Ance con delega al Centro Studi, Giorgio Gallesio. Le
conclusioni sono state affidate
al presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota.
aziende e imprenditori
18
Luglio 2010
N° 6
balocco
cogein
aldo balocco diventa
“cavaliere del lavoro”
Fiorenza Barbero
N
Stand all’Eire-Expo Real Estate di Milano
Con un proprio stand ha partecipato anche la Cogein (Costruzioni generali industrializzate) Spa di Savigliano, associata alla Confindustria di
Cuneo, all’Eire- Expo Real Estate, il Salone internazionale dedicato al
settore immobiliare, tenutosi dall’8 al 10 giugno scorso a Milano presso il polo fieristico. “Non possiamo che dirci soddisfatti - commenta
Mario Giletta, titolare dell’azienda e Capogruppo del Comitato del Settore edile di Ance Cuneo -. È la prima volta che partecipiamo a questo
evento, che quest’anno ha riservato un’area espositiva di circa 3.000
metri quadri, la Social Housing Exibition, dedicata alla residenza sociale. In questa sede, insieme alla De-Ga di Torino abbiamo presentato,
tra l’altro, un progetto di Social Housing (Progetto Share), che ha come
caratteristica principale quella di essere autofinanziato. Esso prevede
il coinvolgimento di operatori locali per massimizzare le relazioni con il
territorio interessato e la partnership con operatori specialistici. Mette
in atto una fase di monitoraggio delle esigenze, una di analisi dei dati e
di una di gestione finale. Alla presentazione il progetto ha riscosso molto successo ed abbiamo già preso contatti con diverse Amministrazioni
comunali che si sono dimostrate interessate”.
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di interesse storiCo
*<5,6 c =PH 0 4HNNPV c [LS c elle scorse settimane, a
Roma, alla presenza del
presidente del Consiglio dei ministri Silvio
Berlusconi, si è tenuta la cerimonia
di benvenuto dei venticinque nuovi cavalieri del lavoro per l’anno
2010 (la nomina è stata istituita
nel 1901, e attualmente i cavalieri
sono 583 in tutta Italia) che saranno ufficialmente insigniti dell’onoreficienza “che premia l’eccellenza
dell’imprenditorialità italiana,
volta alla crescita e al rilancio dell’economia”il prossimo 5 novembre
al Quirinale, dal presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano.
Tra gli stellati, due piemontesi,
di cui un fossanese: Aldo Balocco
presidente della Balocco spa, l’industria dolciaria nota nel mondo
per panettoni, colombe e biscotti
di qualità.
L’abbiamo incontrato nell’azienda
di via Santa Lucia a Fossano, e con
lui abbiamo avuto una piacevole
chiacchierata.
Aldo Balocco, classe 1930, ha imparato in fretta a crescere restando orfano di madre poco dopo la
nascita. “Purtroppo, non ho conosciuto mamma Lucia Cussino
- confessa Balocco - ma le sue quattro sorelle, tutte più giovani di lei,
e la nonna si sono prese cura di me
fino all’età di otto anni, periodo in
cui ho vissuto a Genola; poi, mio
padre Francesco Antonio, pur non
senza difficoltà, mi ha portato con
sé a Fossano”.
I Balocco, originari di Narzole,
erano una famiglia numerosa: dodici fratelli e sorelle, con svariate
attività commerciali e professionali, tra cui papà Francesco Antonio
(da tutti chiamato Antonio) e zio
Alfredo (che sposerà la sorella del
famoso commediografo fossanese
Aldo Nicolaj) con la passione per
i dolci. Papà Balocco imparerà il
mestiere facendo il garzone pasticcere da Converso a Bra e da Giordano a Torino, trasferendosi in un
secondo tempo a Fossano per esercitare l’attività, mentre zio Alfredo, dopo qualche tempo nella città
dalle quattro torri, aprirà rinomati
negozi a Ventimiglia e Sanremo per
poi espatriare in Colombia. Va da sé
che il commercio è sempre stato nel
Dna dei Balocco e la passione per i
dolci un inprinting di famiglia.
Nel 1927, papà Antonio, proprio
sulla piazza antistante il maniero
degli Acaja, rileva la pasticceria
della famiglia Aghemo, con annessi laboratorio e abitazione, a cui
seguirà un secondo negozio nella
centrale via Roma sotto i portici di
Il noto imprenditore
fossanese, aveva preso
in mano l’azienda
dal padre Antonio
negli anni Cinquanta.
Oggi continuano
l’attività i figli
Alberto e Alessandra
Aldo Balocco, Cavaliere del Lavoro
palazzo Ferrua. “Ho respirato aria
di dolci fin da bambino; non sono
mai stato un tecnico, ma di certo un
intenditore. Con papà - continua
Balocco - si andava in laboratorio
e in negozio; osservavo e qualche
volta provavo a fare qualcosa”.
Erano anni difficili, ricorda Aldo,
gli anni della guerra in cui lui e il
padre furono costretti a trasferirsi
da Fossano a Dogliani, a casa di
parenti, per sfuggire alle “brigate
nere” della Repubblica Sociale che,
in seguito, occuparono la casa ed
entrambi i negozi smantellandoli.
“Ricordo che, in quel periodo avevo 13 anni, non potendo frequentare la scuola, andavo per trifole
nel podere attrezzato del presidente Einaudi confinante con Bricco
Abbona. Di tartufi, allora, se ne
trovavano parecchi ma non erano
prodotto di nicchia”.
Dopo le scuole medie, la scelta di
iscriversi all’istituto per ragionieri Bonelli di Cuneo (a Fossano
non esistevano ancora le superiori)
e il trasferimento nel capoluogo
di provincia, ospite dei numerosi
parenti Cussino. Ricordi precisi e
netti quelli che Aldo Balocco cita,
tra cui date storiche e importanti quali: il 25 luglio ’43 in cui, a
Fossano, assiste alla caduta del
Fascismo, l’8 settembre dello stesso
anno l’Armistizio e il 25 aprile ’45
la Liberazione, vissuta a Cuneo,
con la discesa dei partigiani dalle
vallate, i bombardamenti tedeschi
che mietono le ultime vittime anche
in centro città e la figura di Duccio
Galimberti che, mesi prima, veniva
giustiziato. E poi la ricostruzione,
il rientro a Fossano e la tenacia del
padre Antonio che, grazie alla sua
lungimiranza e alla collaborazione
di Aldo, rinnova il laboratorio e i
due negozi. “Le materie prime erano poche - afferma Aldo - e si avevano grandi difficoltà nel reperirle”,
ma l’idea di produrre marmellate a
base di datteri portati dagli alleati dal nord Africa, riscosse grande
successo, per poi passare a paste
secche, savoiardi, amaretti, biscotti
caramelle e wafer.
La grande svolta, però, si ha negli
anni ’50 con il passaggio dell’azienda da artigianale a industriale, con
l’apertura di un nuovo e più grande
laboratorio al 9 di via San Bernardo e l’inizio della produzione di
panettoni. L’autore di questo cambio di pagina è il giovane Aldo che,
dai libri di scuola, deve passare alla
pratica lavorativa, con conseguenti
responsabilità e timori. Ma i numeri crescono e nasce l’esigenza di un
ulteriore espansione: nel settembre
1969, viene inaugurato l’attuale
stabilimento di via Santa Lucia, che
oggi vanta 44.000 mq di superficie
produttiva, 120 milioni di euro di
fatturato (+14% rispetto all’anno
precedente) e una media di 300
addetti (circa 400 nella campagna
natalizia): uno degli stabilimenti
più moderni, efficienti e all’avanguardia d’Europa, con in corso la
realizzazione di uno dei più grandi
impianti fotovoltaici su copertura
industriale del Piemonte.
La Balocco è una delle aziende
leader del settore conquistando
le preferenze dolciarie di milioni
di consumatori e il suo marchio è
sinonimo di Made in Italy in oltre
50 Paesi nel mondo, con un fatturato netto dell’export che, a fine
2009, supera i 15 milioni di euro.
Una realtà che non conosce crisi
e continua a crescere: un merito
all’intraprendenza e capacità imprenditoriale di Aldo Balocco che,
ancora oggi, ogni giorno si reca in
azienda, e grazie alla collaborazione dei figli Alberto e Alessandra, la
terza generazione, il genero Ruggero e la nuora Susy. Parole chiave
del loro operare sono: passione, responsabilità, impegno, credibilità,
correttezza e responsabilità.
Un marchio di famiglia che ha origini dall’iniziale dei loro nomi: dal
nonno Antonio, al padre Aldo, ai
figli Alberto e Alessandra, alla moglie Anna: casualità o volontà? Di
certo un brand di famiglia … di
classe A. Un premio alla carriera,
quello di Cavaliere del Lavoro, assegnato ad Aldo Balocco self-made
man e personalità di spicco del Piemonte e dell’Italia industriale del
terzo millennio.
Luglio 2010
N° 6
aziende e imprenditori
gruppo ferrero
presentato a roma
il bilancio sociale
Beppe Malò
I
l primo rapporto sulla Corporate Social Responsibility
del Gruppo Ferrero è stato presentato a Roma il 22
giugno scorso presso la sede dell’Associazione Stampa Estera. Il
documento è stato illustrato dal
vice presidente di Ferrero International Francesco Paolo Fulci e
dal docente di “Relazioni globali
e Comunicazione interculturale”
a Roma e New York, Toni Muzi
Falconi. L’incontro, moderato dal
direttore de “La Stampa” Mario
Calabresi, è stato intitolato “Condividere i valori per creare valore”
ed ha avuto per obiettivo quello di
descrivere la strategia di responsabilità sociale e sostenibilità di
cui si è dotata la multinazionale
alimentare albese e le iniziative,
coerenti in questa direzione, che
sono state sviluppate in tutto il
mondo. E proprio il ruolo etico e
sociale dell’impresa è il pilastro su
cui si basa la filosofia del Gruppo
Ferrero, l’azienda italiana, con 18
stabilimenti produttivi (10 in Europa e 8 nel resto del mondo) che è
stata capace di resistere alla crisi,
grazie a solidi valori tramandati
di generazione in generazione.
“Partiamo dal principio - ha commentato il vicepresidente della
Ferrero International, Francesco Paolo Fulci, nel corso della
presentazione del bilancio sociale
dell’azienda - che nessun business
può essere condotto correttamente
se prescinde dai valori etici. E su
questo la Ferrero ha posto sempre
una grandissima attenzione. Valori etici che si possono riassumere
nel motto ‘lavorare creare e donare’. Ma questo non a parole ma nei
fatti”.
In campo sociale, il gruppo è impegnato con la Fondazione Ferrero, la quale si dedica, mediante un
ampio ventaglio di attività sociali
e culturali, a mantenere vivo e
costante il rapporto con gli ex dipendenti Ferrero, consolidando il
legame con il territorio. Un’altra
importante iniziativa riguarda le
“Imprese sociali”, basate su investimenti nelle zone più povere del
mondo per migliorarne le condizioni di vita, destinando parte delle risorse che ne derivano ai loro
abitanti e in particolare ai bambini. Per il pieno rispetto dell’ambiente, Ferrero mira a sviluppare
una capacità di autoproduzione
energetica pari al fabbisogno di
tutti gli stabilimenti produttivi in
Europa e di ridurre di almeno il
15% dei consumi di combustibili
fossili e conseguentemente delle
La responsabilità
sociale rappresenta
un impegno assunto
dalla multinazionale
nei confronti
dei consumetaori
Pietro Ferrero, Ceo del Gruppo con il fratello Giovanni
emissioni di Co2 rispetto al 2007.
“La responsabilità sociale - hanno
voluto sottolineare Pietro e Giovanni Ferrero, Ceo del Gruppo
- rappresenta per noi l’impegno
sottoscritto nei confronti dei consumatori a raggiungere e mantenere l’eccellenza nella qualità
dei nostri prodotti. Ed anche nel
confrontarsi con relazioni sindacali ottime che fanno dei nostri
stabilimenti luoghi all’avanguardia con un asilo nido attivo presso
lo stabilimento di Alba, una palestra, trasporti comodi e sicuri per
i dipendenti che vivono nei piccoli centri delle Langhe, attività
culturali per gli ex dipendenti. Il
nostro progetto ‘Imprese sociali’
ha lo scopo di migliorare la qualità della vita in alcune delle aree
più disagiate al mondo. In questo
senso abbiamo già organizzato imprese sociali in India, sud Africa e
Camerun. In queste zone, parte del
valore prodotto viene reinvestito
localmente in progetti inerenti la
salute, la sanità e l’istruzione”.
Attualmente il gruppo Ferrero si
colloca al 4º posto per fatturato
fra le industrie dolciarie mondiali,
dopo Nestlé, Kraft Foods e Mars.
Il fatturato consolidato del gruppo nell’esercizio 2008/2009 è stato di circa 6,35 miliardi di euro, in
crescita del 2,1% verso l’anno precedente, mentre l’utile netto si è
assestato a 508 milioni di euro, in
crescita del 40%. Nel mondo sono
occupati oltre 21.600 dipendenti,
con 38 compagnie operative per
la vendita e 14 stabilimenti per la
produzione. Sette di questi stabilimenti sono distribuiti in Europa
e i rimanenti sette rispettivamente
in Argentina, Australia, Brasile,
Ecuador, Porto Rico, Canada e
Stati Uniti.
19
fratelli groppo
nuovi allestimenti
in francia e piemonte
Arredi a Montecarlo, Mondovì, Moncalieri e Cuneo
D
alla Costa Azzurra al
Piemonte, tre nuovi
allestimenti
firmati Fratelli Groppo.
Sfonda anche i confini nazionali la
creatività della storica azienda di
Sommariva Bosco. Prosegue infatti
con successo l’attività oltralpe di
Fratelli Groppo, come testimonia
la recente realizzazione degli arredi
della gioielleria Ciaudano a Montecarlo. Ubicata lungo la più importante arteria commerciale della
città, la gioielleria è stata oggetto
di un progetto di recupero spaziale
finalizzato all’allestimento di una
ottimale esposizione dei prodotti e
di una più confortevole area clienti. Sempre a Montecarlo, Fratelli
Groppo ha recentemente allestito il
nuovo punto vendita gastronomico
Le Petit Marché. L’idea progettuale di base è stata quella di rivisitare
il tradizionale negozio di traiteur
conferendo al locale un’immagine
moderna ed accattivante. L’allestimento firmato per Le Petit Marché
è soltanto l’ultimo, in ordine di
tempo, realizzato recentemente da
Fratelli Groppo Oltralpe. E a distanza di 10 anni dal primo progetto comune, prosegue anche la fruttuosa collaborazione tra Fratelli
Groppo e la Cassa di Risparmio di
Savigliano, attraverso la realizzazione degli arredi delle nuove filiali
di Mondovì, Moncalieri e Cuneo.
Tre nuovi progetti che testimoniano come la versatilità si confermi
uno dei principali punti di forza
che contraddistinguono la Fratelli
Groppo.
Il nuovo punto vendita gastronomico “Le Petit Marché” allestito a Montecarlo
farm & chinetti
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CUNEO
Sede
Il nuovo punto vendita gastronomico “Le Petit Marché” allestito a Montecarlo
Inaugurata la nuova sede della Cri di Busca
Alla presenza del commissario nazionale della Croce Rossa Rocca e
del vicecommissario regionale Calvano, del commissario provinciale
Peirone e delle autorità civili e militari è stata inuagurata, domenica
30 maggio, nell’ambito dei festeggiamenti per il 25esimo anniversario
della sezione locale la nuova sede della Croce Rossa di Busca, presieduta dall’on.Teresio Delfino. L’opera, progettata dagli studii tecnici
Bovetti di Centallo e Cervato-Grosso di Cervere, è stata realizzata dalla
joint-venture tra le imprese edili Farm (famiglia Monge-Rabbone) di
Savigliano e il gruppo imprenditoriale termoidraulico Schinetti (famiglia Berruti-Schinetti) di Torino. I lavori, durati 4 anni, sono costati più
di un milione di euro. L’opera è stata finanziata, in parte, anche dalle
Fondazioni Cassa di Risparmio di Cuneo e di Torino.
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aziende e imprenditori
20
Luglio 2010
N° 6
banca alpi marittime
la sicurezza nelle
attività sportive
A Carrù un interessante convegno sulla messa in sicurezza degli impianti e sulla
tutela della salute degli operatori coinvolti nella pratica e nell’organizzazione
Silvia Marra
È
stata alta l’attenzione
del folto pubblico, composto da responsabili di
società sportive e medici, che ha preso parte martedì 22
giugno, presso il palazzetto dello
sport di Carrù, al convegno “Sicurezza sul lavoro: applicazione
nelle attività sportive”, organizzato dalla Banca Alpi Marittime
di Carrù, in collaborazione con
l’Università degli Studi di Torino
e il Dipartimento di Traumatologia Ortopedia e Medicina del Lavoro. All’incontro molte le autorità presenti, dal sindaco di Carrù,
Stefania Ieriti, al presidente della
Provincia, Gianna Gancia, all’assessore allo Sport, alle Politiche
giovanili e alle Associazioni di
volontariato provinciali Giuseppe Lauria, al consigliere regionale onorevole Raffaele Costa, già
ministro alla Sanità e presidente
della Provincia, al presidente
Scuola dello Sport Coni Piemonte, Paolo Sangrioli, al presidente
del Coni della provincia di Cuneo,
Attilio Bravi. Per la Banca Alpi
Marittime hanno presenziato il
in breve
A Londra la decima Olimpiade della Mondo
È stato siglato a fine maggio l’accordo tra il Locog (Comitato organizzatore dei Giochi olimpici di Londra 2012) e la Mondo di Gallo d’Alba, azienda
che produce a livello internazionale pavimentazioni sportive, con il quale
diventa fornitore ufficiale delle Olimpiadi e delle Paraolimpiadi del 2012.
Mondo non fornirà solo i materiali, ma tutti i servizi di logistica e supporto tecnico sia nelle fasi precedenti, che durante e dopo l’intervento.
L’azienda sarà in grado di coprire le esigenze di ben 10 diverse specialità
sportive, tra cui alcune delle più rappresentative discipline olimpiche e
delle importanti discipline paraolimpiche. Inoltre, per rispettare l’obiettivo di “Olimpiadi ad impatto zero” proposto per Londra 2012, Mondo ha
accettato di fornire parte del materiale a noleggio, destinandoli a nuovo
uso al termine dell’evento.
Le premiazioni del Cfp Cebano Monregalese
Folto pubblico al convegno svoltosi lo scorso 22 giugno al Palazzetto dello Sport di Carrù
vice presidente, Domenico Massimino e il direttore generale Carlo
Ramondetti. Oggetto di discussione i diversi problemi relativi alla
gestione e alla messa in sicurezza
degli impianti sportivi, frequentati da un numero molto elevato
di cittadini di ogni età, nonché la
tutela della salute degli operatori
interessati all’organizzazione e
alla pratica di attività sportive a
livello amatoriale e professionistico. Particolare attenzione è stata
dedicata al mondo del volontariato, che costituisce la base di molte
attività nel nostro Paese. Al tavolo
dei relatori, moderati dal giornalista Raffaele Sasso, responsabile
dell’Ufficio Stampa della Bam, si
sono succeduti Enrico Pira, professore ordinario Medicina del
Lavoro Università degli Studi di
Torino, il direttore della Spresal
dell’Asl Cn 1, Santo Alfonzo, il
presidente della Fisi del Piemonte,
Piero Marocco, Mauro Crosio, della società Oro Blu, Giorgio Gaetani del Gruppo 2 G Consulting, il
sovrintendente medico regionale
dell’Inail del Piemonte, Pasquale
Malavenda, l’avvocato Giovanni
Lageard.
Il Cine teatro “Borsi” di Ceva ha fatto da cornice, lo scorso 16 giugno,
alla cerimonia di consegna degli attestati di qualifica e specializzazione
a oltre 250 allievi dei 23 corsi del Centro di Formazione Professionale Cebano Monregalese, organizzati negli anni formativi 2007-2008 e
2008-2009. Sul palco erano presenti l’amministratore delegato del Cfp,
Attilio Ferrero, i sindaci di Ceva, Alfredo Vizio e di Mondovì, Stefano Viglione, il vice presidente della Comunità Montana, Valli Tanaro, Cebano
e Monregalese, Gianni Barberis, il direttore del Cfp Mario Barello e la
responsabile della sede di Ceva, Simona Giacosa.
Presentato il portale www.Montecarlonews.it
Fare impresa in Costa azzurra e nel principato di Monaco, un’analisi
vissuta attraverso esperienze italiane e monegasche. Queste le tematiche affrontate nella tavola rotonda organizzata ad inizio giugno nella
Fnac di Monte Carlo, evento lancio legato ai primi 200 giorni di vita del
quotidiano on line Montecarlonews.it. Moderati dall’editore della nuova
testata web, Enrico Anghilante, già editore di www.targatocn.it e socio
di Confindustria Cuneo, sono intervenuti al dibattito Alessandro Battaglia, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Cuneo
e Kevin Hin, presidente della Jeune Chambre Economique monegasca.
Lo scambio di idee si è soffermato sull’integrazione degli stranieri a
Monaco e sulle “barriere” per lavorare in sinergia al di là dei confini. Il
dibattito, inoltre, si è acceso sulla burocrazia legata al fare impresa in
un confronto tra Francia e Principato di Monaco e sull’indice economico
del Pil, percepito a Monaco il valore di più recente introduzione.
i.r.
classe del vallauri vince a “matematica senza frontiere”
S
econdo successo consecutivo, il terzo in sette anni,
dell’Istituto “Vallauri” di
Fossano nel concorso Matematica Senza Frontiere! Questa
volta a vincere la classifica nazionale (nella categoria Istituti Tecnici
Commerciali e per Geometri) è stata
la seconda B IGEA, preparata dalla
docente Matilde Aimetta, che nella
competizione a squadre, rivolta alle
seconde e alle terze superiori, ha
ottenuto il miglior risultato con 43
punti. Matematica Senza Frontiere è
un concorso che si caratterizza per la
notevole varietà dei quesiti proposti,
volti a stimolare la creatività personale, la collaborazione fra gli studenti e la capacità di esprimersi nelle
lingue straniere: infatti gli studenti
delle classi partecipanti, organizzatisi autonomamente in gruppi, hanno affrontato una prova di 10 (13
quesiti per le terze), con il compito di
dare una risposta, unica per ciascuna
classe, entro 90 minuti; inoltre il primo dei 10 quesiti è stato presentato
in una lingua straniera, con obbligo
di esporre la soluzione in una lingua
a scelta fra Inglese, Francese, Tedesco e Spagnolo. Il concorso, nato in
“a scuola di innovazione”
Premiati Luca Bruno e Davide Bosio
La classe II B Igea dell’Itis Vallauri di Fossano
Francia nel 1990, vede attualmente
coinvolti America (USA, Canada e
Ecuador), Austria, Belgio, Bulgaria,
Cina, Egitto, Emirati Arabi, Francia,
Germania, Giordania, India, Italia,
Lettonia, Libano, Madagascar, Polonia, Repubblica Ceca, Regno Unito,
Romania, Russia, Slovenia, Spagna,
Svezia, Svizzera, Tunisia e Turchia
con una partecipazione complessiva
che è passata dai 2.400 iniziali a,
nell’edizione 2009, oltre 242.000
studenti provenienti da 9.400 classi.
Ventuno le seconde e terze del “Vallauri” partecipanti all’edizione
2010; tra queste, oltre alla seconda
B IGEA, si segnalano in particolare
le seconde E e G dell’indirizzo Iti, le
terze A Elettrotecnica, D Informatica
e A IGEA per risultati nettamente
superiori alle medie nazionali di
categoria. Dopo la correzione degli
elaborati pervenuti all’Istituto coordinatore, il “Mosè Bianchi” di Monza, è stato pubblicato l’elenco delle
squadre vincitrici: la premiazione
si è svolta a fine aprile a Monza, con
l’ormai tradizionale giro dell’autodromo (in pullman). Una raccolta
dei testi (e delle soluzioni) delle
ultime edizioni è reperibile sul sito
www.matematicasenzafrontiere.it.
Luca Bruno e Davide Bosio, che frequentano la 5ª B informatica del
“Vallauri”, hanno ricevuto una menzione speciale nell’ambito del Forum
Pubblica Amministrazione, mostra-convegno dell’innovazione che si è
svolto a Roma dal 17 al 20 maggio. I due studenti hanno presentato
il progetto “Controllo di un browser con puntamento laser via Wii”, un
dispositivo che può aiutare un disabile nella navigazione internet. La
giuria del concorso “A scuola di innovazione” ha conferito loro lo speciale riconoscimento nella categoria “Oggetti a sostegno della didattica
per i diversamente abili”.
Luglio 2010
N° 6
impresa e cultura
21
150°
provincia
secondo dopoguerra
nella granda
la ripresa
fu più lenta
rispetto al
resto d’italia
Fabrizio Gardinali
E
in un brutto 10 giugno
del 1940 fu di nuovo
guerra. A Cuneo si capì
subito che era una sporca guerra, contro una Francia che
era già quasi in ginocchio, contro
gente che erano parenti, amici,
conoscenti; sovente parlavano la
stessa lingua; ancora più spesso
avevano lavorato assieme. Poi era
a casa. Oltre settemila furono gli
sfollati delle alte valli, nelle zone
prossime al confine.
La misura della impreparazione
dell’Italia. Il 17-18 giugno una
squadriglia dell’aviazione francese sorvola Cuneo e, indisturbata,
bombarda la zona fra corso Nizza
e la stazione ferroviaria, per fortuna con pochi danni. La guerra sulle Alpi occidentali costò 600 morti
e oltre 2.000 congelati per nulla.
Mussolini aveva i suoi caduti da
mettere sul tavolo della pace, convinto nella “ineluttabile” vittoria
dell’alleato tedesco.
Non furono invece che i primi di
un disastro.
Alla fine del Secondo conflitto
mondiale la Granda contò 11.170
caduti e dispersi, il 18,6 per mille della popolazione. Fra i tanti
momenti tragici sono rimasti particolarmente vivi alcuni. Uno la
drammatica fine della Divisione
alpina “Cuneense”, distrutta e mai
sconfitta nelle steppe di Russia.
Dei 16.500 effettivi 13.000 non
tornarono mai più: di essi 5.800
erano cuneesi.
L’altro è l’epopea della Resistenza. Mentre il 12 settembre del
1943 il maggiore Joachim Piper
occupava Cuneo con la 11° Compagnia del III Battaglione 2°
Reggimento Panzerngrandieren
della Divisione SS Leibstandarte
“Adolf Hitler”, la sera di quello
stesso giorno Dante Livio Bianco, Duccio Galimberti e altri dieci
compagni raggiungevano la chiesa
di Madonna del Colletto, sulla displuviale fra le Valli Gesso e Stura,
e costituivano la 1° Brigata“Italia
Lo stabilimento della Celdit, alle porte di Cuneo, fu ultimato nel 1939
Libera”, la prima formazione di
“Giustizia e Libertà”. Si costituiranno poi gruppi“autonomi”, per
lo più filo monarchici, costituiti
da ex militari, e i comunisti delle
“Brigate Garibaldi”.
Alla “Guerra di Liberazione” presero parte circa 12.000 partigiani.
Vi furono momenti esaltanti, eccidi efferati, disperazione e infine, il
25 aprile del 1945, il trionfo. Era
costato 2.000 caduti, 1.000 assassinati, 1.200 invalidi e 1.400 deportati. Valse tre medaglie d’oro:
a Cuneo, Boves e Alba.
Però la “primavera di bellezza”
durò proprio poco. Al referendum
del 2 giugno 1946 la provincia di
Cuneo votò massicciamente per la
monarchia, specie nelle campagne:
il 56,2%. Ovviamente nelle elezioni per l’Assemblea Costituente
il primo partito fu la Democrazia
cristiana, un ruolo di preminenza
che mantenne anche nelle consultazioni successive, almeno fino alla
fine della “prima Repubblica”.
La Granda si confermò sempre
un’area fortemente moderata. Già
ad un anno dalla fine del fascismo
si era votato per non cambiare
nulla o proprio poco. Scrive, con
una nota di amarezza, Nuto Revelli: “Spinte dal basso non ne
venivano, non potevano venire. Il
contadino giudicava la politica un
mestiere complicato e difficile, un
‘mestiere sporco’ da lasciare agli
altri. Leggeva soltanto il bollettino parrocchiale, e imparava che
le cooperative e il comunismo erano la stessa cosa. Considerava la
proprietà, il fazzoletto di terra, la
casa di pietra a secco, le due vacche magre, un bene da difendere
con le unghie e con i denti”. (N.
Revelli, “Il mondo dei vinti”, Einaudi, Torino, 1977). Intanto del
1947 la provincia di Cuneo è un
po’ meno “granda”: in applicazione dei trattati di pace perde Briga
e Tenda.
C’è anche fervore per la difficile
ricostruzione e un buon clima culturale. Ad Alba, mentre Ferrero e
Miroglio gettano le basi delle loro
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grandi imprese, Beppe Fenoglio
scriveva le sue storie che lasceranno
il segno nella letteratura italiana e
il “langhetto” Cesare Pavese dava
alle stampe le sue migliori opere,
prima di concludere tragicamente
la sua vita in una stanza d’albergo
di Torino. Pinot Gallizio iniziava
il suo fantasioso percorso artistico
che portò la “capitale delle Langhe” ad essere un centro dell’arte
figurativa contemporanea.
A Cuneo Gino Giordanengo fonda la rivista “Cuneo Provincia
Granda” che vede fra gli “editori”
l’Amministrazione Provinciale e
la Camera di Commercio, e diverrà
un importante strumento di diffusione e conoscenza della realtà
economica, culturale e storica del
Cuneese.
Luigi Einaudi nel 1947 fu ministro del Bilancio e vice presidente
del Consiglio dei Ministri e dal
1948 al 1955 Presidente della giovane Repubblica Italiana.
Comunque la situazione del secondo dopoguerra è dura. Nel 1948
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i disoccupati in provincia sono
20.000. Si avviò un progressivo
esodo dalle campagne e dalle valli
alpine specialmente verso Torino.
Negli anni Cinquanta l’industria
ebbe un’evoluzione molto lenta,
tanto che si può parlare di decollo industriale solo nel periodo fra
gli anni Sessanta e Settanta dello
scorso secolo.
Settori importanti erano, oltre le
già citate Ferrero e Miroglio, nate
rispettivamente nel 1946 e 1947,
l’industria della carta a Verzuolo,
che produceva carta da giornale,
ricoprendo da sola oltre la metà
del fabbisogno nazionale, e la Celdit di Cuneo, dove si fabbricava
pasta di cellulosa.
Il comparto metalmeccanico occupava il 25% degli addetti all’industria e di particolare importanza
erano le “Officine di Savigliano”,
che nel 1970 furono poi cedute
alla Fiat.
Indubbiamente a rallentare lo sviluppo era anche la cronica carenza di infrastrutture, specie viarie.
Cuneo non aveva collegamenti veloci. Solo il 18 aprile 1956 l’Anas
autorizza la realizzazione del tratto Ceva-Savona e il tronco sarà
inaugurato il 27 gennaio 1960,
primo tratto di quella che sarà la
Torino-Savona, a tutt’oggi l’unica
autostrada della Granda.
Nel 1963, quando nel resto d’Italia la spinta del boom economico
rallenta, a Cuneo si ha una svolta
epocale. In frazione Ronchi installa una sua unità produttiva il
colosso francese dei pneumatici
Michelin, occupando inizialmente
1.300 lavoratori, destinati a toccare il numero di 4.000 unità. Un
altro stabilimento sarà costruito
a Fossano. Si avvia un periodo di
crescita industriale del Cuneese
che trasformerà radicalmente il
volto e la vita dell’antica provincia
contadina.
impresa e cultura
22
libri
Paolo Gerbaldo
P
er quali combinazioni si
è originato, in Italia, il
“miracolo economico”?
è questa la domanda
cruciale alla quale risponde la sintesi di Valerio Castronovo, storico
contemporaneo attento alle problematiche economiche e d’impresa.
Si tratta di un libro breve che, articolato in quattro intensi capitoli,
dipana una lucida analisi dei vari
snodi posti all’origine, secondo
l’efficace definizione data dal britannico “Daily mail”del 25 maggio
1959, del “miracolo economico”.
Partendo dal suo spunto iniziale,
le trasformazioni in corso nell’Italia della fine degli anni Cinquanta,
Castronovo si muove su un terreno
di congiunzione tra i meccanismi
economici, i mutamenti sociali, gli
squilibri territoriali senza tralasciare la lettura data del “miracolo”
dalla politica, dalla letteratura, dal
cinema ricostruendo così anche lo
scenario culturale di quegli anni.
La ricerca dei segreti di un successo
imprevisto nella rincorsa intrapresa dall’Italia ai Paesi di più antica
tradizione industriale porta ad
identificarli, prima di tutto, nella
disponibilità di un serbatoio di manodopera a basso costo sommata
ad attrezzature tecnologicamente
avanzate e ad innovazioni di processo introdotte a partire dall’adozione del modello fordista. Economie
di scala. Crescita della produttività. Prezzo costante della materie
prime. Basso costo del denaro. Attivo della bilancia commerciale. A
quest’insieme di fattori positivi si
aggiunge la generale congiuntura
favorevole e il ruolo del pubblico:
“S’era venuta così formando una
sorta di simbiosi fra mano pubblica
e mano privata. La prima includeva
soprattutto i settori di base (come la
siderurgia, la cantieristica, i servizi
telefonici, le risorse energetiche),
mentre l’altra comprendeva per lo
più i settori dei beni di consumo
durevoli (dalle automobili ai pneumatici, dai motoscooter agli elettrodomestici, dai prodotti tessili
alle materie plastiche, alle macchine da scrivere e contabili)” (p. 35).
Una parte determinante tocca poi
alle piccole imprese manifatturiere
che “costituivano un patrimonio di
risorse e attitudini di cui potevano
avvalersi all’occorrenza grandi e
medie imprese per decentrare alcuni
segmenti di produzione calmierandone i costi” (p. 43) generando così
Luglio 2010
N° 6
storia dell’economia
convegno della fondazione elos
ALLA SCOPERTA
DELLE CAUSE
DELL’ORIGINE
DEL MIRACOLO
ECONOMICO
DELL’ITALIA
la paura di
affrontare il
cambiamento
Il p V. Castronovo,
“L’Italia del miracolo
economico”, Laterza,
Roma-Bari 2010, pp. 150,
euro 10.
un indotto nei pressi dei principali
stabilimenti.
Sotto la lente di Castronovo trovano
quindi spazio, con rapide ed efficaci
pennellate, gli attori principali della crescita economica: politici, manager pubblici, imprenditori. Un
mix vincente tra azione pubblica,
funzione della grande industria privata e contributo determinante di
tante piccole e piccolissime imprese.
Queste ultime nate da imprenditori
che, partiti dal nulla, scalano rapidamente posizioni grazie ad una
“estrema parsimonia e frugalità nei
modi di vita, ma soprattutto una
dedizione assoluta al lavoro, concepita e vissuta come una sorta di
credo religioso”(p. 83).
La formazione di un nuovo ceto
imprenditoriale e la diffusione sul
territorio di attività produttive, già
contenenti in sé l’idea del distretto
industriale, risulta tra i tratti salienti della configurazione assunta
dalla realtà italiana. Tali progressi, brevemente evocati, consentono perciò di collocare nel biennio
1960-61 il punto culminante del
boom destinato ad esaurire la sua
fase più acuta nel 1963.
idee
Fabrizio Gardinali
“
Dalla globalizzazione alla
centralità dell’uomo” è
l’intrigante titolo dato
all’incontro-conferenza
tenutosi il 23 giugno a Cuneo, organizzata dalla Fondazione Elos,
con il patrocinio di Confindustria
e Provincia. Non proprio solito il
promotore. La Fondazione Elos è
in primo luogo un network no profit nato con l’intento di migliorare
la qualità della vita e favorire lo
sviluppo economico-sociale della
comunità territoriale, creando opportunità di crescita personale e,
attraverso questa, fornire prospettive di lavoro, amicizia, formazione
e cultura per raggiungere una mentalità al passo dei tempi, ma non
dimentica delle sue radici.
Secondo il direttore di Elos, Raffaella Sella: “L’uomo, la famiglia,
il lavoro e il territorio necessitano
di risposte concrete, perciò diventa
fondamentale provare a darle in un
momento economico e finanziario
così difficile”. In effetti, l’intervento di apertura della serata, “L’ansia
per il futuro e le scelte di vita sulle
quali proiettarsi per ricominciare
da capo”, dello psicologo-formatore Steve Benedettini, è stato
fortemente impostato sui temi della
motivazione personale e dei cambiamenti nella socializzazione che
si sono vissuti nelle società contemporanee. Gli antichi luoghi di aggregazione, dalla piazza del paese
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all’osteria, al circolo, all’associazione culturale, sportiva, religiosa,
hanno in gran parte lasciato spazio
ai social-network che hanno assunto il ruolo di risposta all’esigenza
comunicativa della gente. I modelli
di vita attuali, uniti ad altri ritmi
di lavoro, possono sovente ingenerare solitudine. E in tempi di crisi,
quando gli orizzonti paiono ridursi, si cade facilmente nell’autoreferenzialità e nella chiusura mentale,
proprio nei momenti nei quali è più
necessaria la creatività, la fantasia,
perché no, il sogno, che non è detto
non possa trasformarsi in realtà.
“Investire in novità, aggiornare la mentalità può diventare un
must - asserisce Benedettini -. Si
deve lottare invece di ingigantire
il problema; adattarsi con umiltà
al cambiamento fino ad entrare in
sintonia con esso”.
Concetti in parte ripresi da Gaetano Felli, vice presidente della
PKarton. “La globalizzazione ha
fornito un numero abnorme di informazioni però ha anche in parte
opacizzato il nostro io e ci ha fatto
dimenticare la ricchezza delle relazioni umane e i valori etici. La globalizzazione ha fornito in sostanza
l’economia però a volte eliminando
valori di correttezza. è necessario
recuperare i valori morali legati al
nostro territorio e che sono stati il
collante dei nostri avi”.
Paolo Torregrossa ha affrontato
il tema del pensiero strategico dell’impresa e della necessità della sua
modificazione. Singolare il suo approccio, basato in primo luogo sulla percezione della crisi economica
e sui riflessi a carico della gente
comune.“è da quindici anni che calano i consumi e il Paese non cresce
- afferma -. Dal settembre 2008 gli
organi di informazione hanno iniziato a dirci che c’è la crisi e l’effetto mediatico è stato notevole”.
Per quanto riguarda l’impatto
sulla popolazione, secondo l’economista, è, almeno da noi, sentito
in modo minore rispetto ad altre
realtà, in quanto è da tre lustri che
si sono rivisti al basso, da singoli e
famiglie, i livelli di consumo. “Levitt negli anni Sessanta - prosegue
- aveva già ipotizzato le cause che
potevano mettere in crisi il nostro
sistema economico capitalistico:
era il Vivere e i miti”. E definisce
i miti: la convinzione dell’infinita
crescita della domanda; il fatto che
molte aziende sono persuase che
non esistono alternative a ciò che
loro fanno; che la produzione di
massa e la riduzione dei costi siano
fattori di salvaguardia dell’impresa
e che ricerca e lo sviluppo assicurino di per sé la crescita.
“Oggi la crisi esiste - dice Torregrossa -. C’è però qualcosa che si
può fare per uscire da essa: affrontare il cambiamento. Bisogna tornare a fare cose scomode, appunto
cambiare, cioè decidere se ridurre,
aumentare, togliere e creare. Operazioni che, se fatte bene, sono a
costo zero”.
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multipli
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Luglio 2010
impresa e cultura
N° 6
23
l’industria saccarifera italiana
sto
ria
a savigliano
uno dei primi
zuccherifici
La Maraini & C
cessò la sua attività
alla vigilia della Prima
Guerra mondiale
parte dei locali annessi alla locale
stazione ferroviaria. Secondo le notizie apparse Sulle condizioni dell’agricoltura e delle classi rurali in
Provincia di Cuneo del 1880, sappiamo che “il barone Gregorio Cavalchino, incaricato di provvedere
all’esecuzione di tale impianto, ravvisò conveniente prima di sobbarcare la Società delle ingenti spese per”
l’acquisto dei macchinari, fare un
tentativo con delle apparecchiature
più semplici e meno costose. Opportuno “fu il savio consiglio” perché,
dopo un breve periodo di attività,
la fabbrica dovette chiudere a causa
della scarsa qualità delle “barbabietole coltivate nei dintorni di Savigliano, più adatte alla produzione
dell’alcool che all’estrazione dello
zuccaro”.
è importante ricordare che in Italia,
almeno fino al 1880, “non si assiste
che ad isolati e fallimentari tentativi” di coltivazione della bietola e
della produzione saccarifera ad essa
collegata. Questi primi tentativi - a
prescindere dai risultati non certo
esaltanti - servirono però sia a migliorare le fasi della lavorazione sia
a sperimentare sementi e colture di
piante più ricche di sostanze zuccherine.
Negli anni seguenti, grazie ai provvedimenti legislativi protezionistici deliberati dal parlamento e
alle capacità manageriali di alcuni
imprenditori, vi fu una ripresa che
consentì alle industrie di cogliere i
primi successi. Sul finire del 1800 il
rilancio del settore avvenne soprattutto grazie all’opera dell’industriale Emilio Maraini, nato a Lugano nel 1853, che seppe mettere a
frutto la propria competenza tecni-
Pierpaolo Bindolo
L
e caratteristiche assunte
dal mercato e dalla produzione dello zucchero
in Italia sono il risultato
dei progressi raggiunti - abbastanza recentemente - sia nelle tecniche
impiegate nella lavorazione sia nella
coltivazione della barbabietola.
Infatti, almeno fino alla fine del XIX
secolo, lo zucchero consumato in
Piemonte e in buona parte della Penisola era quello di canna, prodotto
nelle colonie portoghesi e nel Centro
America. Nella nostra regione il più
ricercato e utilizzato era la qualità
Madera, che dopo un lungo viaggio per mare veniva lavorato e poi
stoccato nei magazzini del porto di
Genova, per poi raggiungere i mercati delle città e dei paesi del nord.
Molto più grezzo e meno raffinato
di quello attuale, era considerato
un articolo di lusso e usato anche
come medicinale; l’aristocrazia di
allora lo proponeva massicciamente
nei suoi menù, anche per ostentare
la propria potenza e ricchezza. è
importante ricordare che in Italia la
domanda di zucchero crebbe in maniera costante, soprattutto in seguito alla diffusione di alcuni alimenti
come il caffé e il cioccolato. Al pari
di altri cibi il saccarosio, almeno
fino al XVIII secolo, fu un elemento
di distinzione sociale fra la maggior
parte della popolazione, che non
poteva permettersi certe “creazioni culinarie” e una minoranza, che
ostentava la propria potenza anche attraverso il cibo. Negli anni
successivi, l’aumento dei consumi
fu favorito dal declino del prezzo,
determinato dall’incremento delle
produzioni nel continente americano e dall’ingresso sui mercati dello
zucchero derivato dalla barbabietola europea. Come ha affermato il più
illustre storico in materia Sidney W.
Mintz, sembra inoltre “che non vi
siano dubbi che lo zucchero e i suoi
derivati siano stati introdotti tra i
gusti delle classi proletarie dal sistema della fabbrica, per l’importanza
da esso attribuita al risparmio di
tempo”nella preparazione e conservazione delle vivande e per il grande
apporto di calorie che tale sostanza
poteva offrire per “i lavori spossanti”. In pratica con l’industrializzazione si verificò il passaggio da una
cucina costosa in termini di cottura
e di tempo, ad una “più conveniente”, dove il dolcificante divenne uno
degli ingredienti più utilizzati per
dare gusto e forza agli alimenti.
In Italia a partire dai primi decenni
del 1800, per soddisfare la richiesta
interna e calmierare il rialzo prezzi,
gli esponenti del mondo politico e
produttivo cercarono di introdurre
in alcune zone, fra cui il Cuneese, la
coltivazione della barbabietola. Ci
vollero però diversi anni perché gli
agricoltori acquisissero quelle nozioni e l’esperienza necessaria affinché si ottenessero discreti raccolti.
Nelle campagne vi era inoltre una
diffidenza culturale - poi superata
- nei confronti di una coltivazione
nuova e imposta dall’alto.
Tra le prime esperienze industriali
della nascente industria italiana per
l’estrazione dello zucchero di barbabietola va ricordato il caso della
Società anonima di Savigliano. Tale
ente, costituitosi nel 1872, allestì lo
stabilimento e le attrezzature in una
ca e commerciale maturata in diversi
anni passati alle dipendenze di ditte
estere. Con l’acquisto di moderni
macchinari e la riorganizzazione e
riapertura di due vecchi stabilimenti come quello di Rieti nel 1888 e di
Savigliano nel 1891, egli in poco
tempo divenne il maggior produttore di zucchero di barbabietola in
Italia. Nel 1892, i due impianti producevano circa 1.110 tonnellate di
zucchero. Secondo le relazioni della
Camera di Commercio Industria e
Agricoltura “sull’andamento economico della provincia di Cuneo”,
risulta che nel 1907 “la Società per
l’estrazione dello zucchero di barbabietole in Savigliano dava lavoro
a 150 operai”; nel 1906 nella nostra
provincia la superficie coltivata a
barbabietole era di 500 ettari. è importante ricordare che l’opera dell’industriale Maraini, autore di alcune pubblicazioni scientifiche sulla
coltivazione e lavorazione della barbabietola edite anche a Savigliano,
sono state oggetto di un recente studio, “L’industria dello Zucchero”,
di Elisabetta Tonizzi. Secondo la
docente dell’Università di Genova,
“gli esiti positivi ottenuti a Rieti e
Savigliano si devono all’intelligenza operativa dell’imprenditore elvetico, che riuscì a coniugare adeguate
disponibilità finanziarie, da cui derivò la possibilità di avvalersi delle
tecnologie più sperimentate, e del
personale dirigente più competente,
oltre al collegamento e alla collaborazione dei coltivatori”locali.
Prima dello scoppio della Prima
guerra mondiale, quando ormai
la produzione italiana riusciva a
coprire la domanda e la richiesta
interna di zucchero, la società Maraini & C di Savigliano - per motivi
ancora da chiarire - cessò la propria
attività. In questo quadro però è di
particolare interesse mettere in evidenza come, fin dal 1872, le alterne
vicende legate allo stabilimento saviglianese siano state di fondamentale importanza per consentire quei
perfezionamenti e miglioramenti
tecnici e scientifici che permisero lo
sviluppo e l’affermazione dell’industria saccarifera in Italia.
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