Acca Cop_146 - Accademia Italiana della Cucina

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Acca Cop_146 - Accademia Italiana della Cucina
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OMAGGIO A CESARE MARCHI
DI
MORELLO PECCHIOLI
A Villafranca, nel Veneto,
organizzato dalla
Delegazione della Riviera
Veronese del Garda,
si è tenuto questo importante
convegno culturale dedicato
alla memoria
dell’Accademico, giornalista
e scrittore Cesare Marchi,
con la partecipazione
di illustri relatori
che ne hanno mirabilmente
tratteggiato la figura
e le opere.
l genio passa per il palato. Lo dice Cesare Marchi in “Quando siamo a tavola” sottolineando i
“buoni rapporti che corrono tra la
buona tavola e la buona lettura, tra
la buona tavola e la buona musica,
tra la tavola e la tavolozza”. Anche
tra il geniaccio del giornalista e scrittore veronese morto nel 1992 e la
buona tavola e la buona cantina correvano ottimi rapporti. “Preferisco le
tavole imbandite - ammiccava - alle
tavole rotonde”. Pendolare fra trattorie, cantine e biblioteche, raccolse in
articoli, servizi e libri il frutto delle
sue “amorosamente congiunte frequentazioni culinarie e culturali sperando che quei vagabondaggi piacessero ai golosi e non dispiacessero
ai dotti”.
Autore squisito di molti libri nei
I
quali rispecchiava se stesso attraverso i vizi, le virtù, le manie, le ambizioni piccole e grandi (più piccole
che grandi) degli italiani, Cesare
Marchi ha lasciato i suoi scritti come
un’indelebile “futura memoria” delle
sue sempre cortesi ed eleganti punture di spirito.
Cesare Marchi era sensibilissimo al
bello scrivere. Era innamorato della
lingua, ma teneva in ottima considerazione anche il palato. Era uno dei
membri intellettualmente più in vista
dell’Accademia, alla quale l’avevano
condotto gli amici Giovanni Nuvoletti Perdomini e Luca Goldoni. La Delegazione della Riviera Veronese del
Garda lo aveva accolto tra i propri
Accademici.
E proprio nella sua Villafranca, la
Delegazione accademica della Riviera veronese del Garda lo ha voluto
ricordare con un magnifico convegno a lui dedicato.
Nell’Auditorium, affollato di autorità, di parenti e amici, lo hanno fatto alla loro maniera, come a lui sarebbe piaciuto, Mario Cervi, Stefano
Lorenzetto, Giorgio Gioco. Era atteso
anche Luca Goldoni il quale, non
potendo partecipare all’incontro, ha
voluto egualmente ricordarlo inviando un testo scritto dedicato “all’amico e maestro della parola”.
“Gli ho voluto bene come a un
fratello”, ha confessato Giorgio Gioco che ha raccontato le tante giornate di “vacanze letterarie” trascorse a
Cortina con lo scrittore. “Cesare, come tutti i giornalisti, amava ricevere i
complimenti per le cose che scriveva. Lo fermavano decine di persone.
«Giorgio - mi diceva - mi credono famoso. Fin che dura l’equivoco...»”.
Stefano Lorenzetto ha tratteggiato la
sua figura con un intervento ricco di
ricordi, di aneddoti, di commozione:
“Lui che non voleva muoversi da
Villafranca mi chiamava «l’inamovibile», forse perché entrambi consideravamo la sedia un indumento più che
un mobile”. E a proposito delle gioie
della gola, Lorenzetto ha raccontato
di aver un giorno riferito a Franz Botrè, direttore della rivista francese
“Monsieur”, quanto Marchi aveva
scritto in un suo libro: “Dei sette vizi
capitali la gola è il più perdonabile”.
Ebbene, Botrè ne fu talmente colpito
che inviò, dalle colonne del suo
giornale, un rispettoso appello al papa perché depennasse la gola dai vizi capitali. “Cesare Marchi? Tutto curve. Indro Montanelli? Tutto spigoli.
Sia nel fisico che nello scrivere i
due, amicissimi tra loro, erano oppostissimi. Ma grandi entrambi”, così
dice Mario Cervi che di Marchi ha
messo in evidenza l’innata ironia:
“Un dono fantastico: lo spillo con il
quale pungeva i palloni gonfiati.
Marchi ha avuto successo grazie all’umorismo e al tono didattico didascalico. Questo significa che alla
gente piace imparare ciò che le viene insegnato con arte e che il nostro
Paese non è così affamato di sconcezze e di urli come vogliono farci
credere. Come si faceva a non voler
bene a uno che scriveva così bene e
che era tanto simpatico?”.
Lo hanno poi ricordato Giovanni
Capnist e il Presidente Giuseppe
Dell’Osso: “Abbiamo completato il
ciclo di incontri culturali - ha detto il
Presidente dell’Accademia - in modo
encomiabile grazie a questa intelligente iniziativa di Arvedi che ha collegato il mondo accademico a quello
della cultura. Marchi era un Accademico perfettamente allineato alle nostre finalità: la civiltà della tavola e la
difesa delle tradizioni”.
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