Questione Irlandese

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Questione Irlandese
Questione Irlandese
1 INTRODUZIONEQuestione irlandese: complesso degli avvenimenti e dei problemi sorti
originariamente dalla rivendicazione dell'indipendenza dell'Irlanda dal governo britannico e, in
seguito al distacco dell'Irlanda del Nord, dalle dinamiche interne a questo paese dovute alla
contrapposizione tra cattolici favorevoli all'unificazione con la Repubblica d'Irlanda e protestanti
sostenitori dell'unione con la Gran Bretagna.
2 ORIGINI DEL PROBLEMALe radici della questione irlandese affondano nella storia politica,
sociale, economica e religiosa del paese: le scintille che ne misero in moto la spinta indipendentista,
che già covava da secoli.Già nel 1641-1642 i cattolici si erano ribellati per la prima volta e erano
stati sconfitti duramente dall’esercito protestante guidato da Oliver Cromwell.In seguito, nel corso
dell’800 la questione irlandese si riaccese, vantaggiata dalle istanze nazionalistiche che in quel
periodo infiammarono tutta l’Europa. Quando poi tra il 1845-1846 si diffuse una gravissima carestia
dovuto al danneggiamento del raccolto delle patate, la ribellione contro la sudditanza nei confronti
del governo britannico si riaccese, mentre la popolazione si dimezzava sia per i morti della carestia,
che per la grande immigrazione negli Stati Uniti.
seconda guerra civile inglese (1648) e la repressione della rivolta irlandese (1649)
Facendo seguito agli accordi segreti presi con Carlo I, prigioniero dei parlamentaristi nell'isola di
Wight, l'esercito scozzese guidato dal duca dì Hamilton passa il fiume Tweed, invadendo
l'Inghilterra. L'esercito inglese comandato da Oliver Cromwell gli muove contro e lo affronta nei
pressi di Preston tra il 17 e il 20 agosto 1648. La sconfitta degli Scozzesi chiude la seconda guerra
civile inglese, segnando anche la fine del regno di Carlo I, giudicato e condannato da un tribunale
speciale istituito dal Parlamento epurato. Molti problemi rimangono aperti per il nuovo regime
repubblicano, primo tra tutti la rivolta mai sedata in Irlanda, iniziata nell'ottobre del 1641, quando la
ribellione dei cattolici irlandesi contro il dominio dei protestanti diventa insurrezione armata.
Durante le guerre civili inglesi, i cattolici irlandesi sostengono Carlo I contro i parlamentari
protestanti nella speranza che nell'isola sia restaurato il cattolicesimo. Le condizioni politiche in
Inghilterra impediscono a Oliver Cromwell di intervenire immediatamente, ma la sanguinosa
spedizione di rappresaglia arriva con otto anni di ritardo.
Dopo l'esecuzione di Carlo I nel 1649, il problema irlandese torna infatti al centro dell'attenzione.
Cromwell è inviato dal Parlamento a reprimere la rivolta in Irlanda: in una breve e crudele
campagna (dall'agosto all'ottobre del 1649), vengono massacrate delle guarnigioni realiste di
Drogheda e di Wexford, nel sud dell'isola. Cromwell fa ritorno in Inghilterra, lasciando ai suoi
ufficiali, Henry Ireton ed Edmund Ludlow, il compito di stroncare ogni focolaio di ribellione; entro
il 1652 l'Irlanda viene "pacificata" con ampio ricorso a stragi di intere popolazioni. Cromwell aveva
ottenuto il finanziamento per la sua spedizione di riconquista promettendo terre ai suoi soldati e ai
finanziatori; con l'Act of Settlement (1652) i proprietari terrieri cattolici e realisti irlandesi vengono
quindi scacciati nelle terre aride dell'ovest– quelle della regione del Connaught –dove la terra è
rocciosa e qualsiasi tipo di coltivazione è impossibile. Il bilancio dì quegli anni è tra i più pesanti
della storia irlandese: tra il 1641 ed il 1652 il conflitto, la miseria e la carestia uccidono circa 112
mila protestanti e 504 mila cattolici
Nel 1801 l’Atto d’Unione unificherà Irlanda e Inghilterra in un solo regno, diretta conseguenza
della sconfitta di tre anni prima. Uno dei suoi effetti fu l’abolizione delle tariffe protettive votate dal
parlamento irlandese, che determinò l’atrofia delle nascenti industrie dell’isola. L’attività produttiva
fu limitata alla sola agricoltura. Allo stesso tempo si approfondivano le divisioni settarie, con
l’istituzione dell’Orange Order, un’organizzazione reazionaria protestante esistente ancora oggi.
L’unione realizzò un sistema di sfruttamento da parte dei latifondisti e degli intermediari che
combinava gli aspetti peggiori dello sfruttamento capitalista con l’appropriazione, grazie a metodi
semifeudali, del surplus e spesso dell’indispensabile per vivere. Con la rivoluzione agraria, dalla
metà del secolo scorso in poi, i proprietari terrieri si rifiutarono di dare in affitto i piccoli
appezzamenti di terra per sostituirvi il pascolo, attuando estese operazioni di sfratto dei contadini.
Marx ed Engels
Marx ed Engels analizzarono approfonditamente le vicende irlandesi e videro nel movimento di
liberazione nazionale una grande forza progressista. Ammiravano le tradizioni di lotta degli
irlandesi, ma allo stesso tempo erano perfettamente coscienti dei loro lati deboli e della loro
eterogenea composizione di classe. L’opposizione liberale della piccola borghesia urbana,
capitanata da elementi come Daniel O’Connell, suscitava spesso in loro critiche severe, per il suo
desiderio di giungere a compromessi con le classi dominanti inglesi, i suoi appelli alla moderazione,
il suo timore di lasciare via libera alle energie rivoluzionarie del popolo.
Le simpatie dei due andavano a un’ala più radicale, orientata verso la liberazione rivoluzionaria
dell’isola, che esprimeva nei suoi programmi le istanze della popolazione. Disapprovavano però, in
movimenti come quello Feniano, dominante fra i ceti popolari, la tattica delle congiure
avventuristiche e degli attentati terroristici nonché il loro rifiuto di stabilire contatti con il
movimento operaio inglese.
Per quei signori il movimento operaio è pura eresia, e il contadino irlandese non deve sapere che gli
operai socialisti sono i suoi unici alleati in Europa,(Engels a Marx, “L’Irlanda e la questione
irlandese”, pag. 269, Ediz. Progress, 1975).
Il loro programma si basava sul riconoscimento del diritto all’autodeterminazione del popolo
irlandese al pari di tutti gli altri popoli oppressi. Richiedevano l’abolizione dell’atto di unione e
l’indipendenza per l’Irlanda. Questi punti avrebbero dovuto essere le parole d’ordine dello stesso
movimento operaio inglese. L’indipendenza avrebbe, infatti, aiutato anche la classe operaia
britannica, in quanto l’oppressione coloniale aumentava il potere della classe dominante sfruttatrice.
Per accelerare lo sviluppo sociale d’Europa, è necessario operare per la catastrofe dell’Inghilterra
ufficiale. A questo fine, bisogna attaccarla in Irlanda. È questa il suo punto vulnerabile. Perduta
l’Irlanda, è l’“Impero” britannico a crollare, e la lotta di classe in Inghilterra, fino ad oggi
sonnolenta e cronica, assumerà forme acute.(Marx a Paul e Laura Lafargue, op. cit., pag. 275).
Marx ed Engels non escludevano una successiva, volontaria e libera Federazione delle due isole, ma
sulla base di un diverso sistema economico, un sistema socialista. Sul finire del secolo si definivano
quindi due tendenze. Una, quella dei borghesi liberali, che si accontentava delle riforme che la
Corona concedeva come sottoprodotto della lotta per la liberazione nazionale, e che non collegava
la liberazione dell’Irlanda alla fine dell’opposizione di classe; a questo proposito il parlamento
inglese aveva votato una serie di leggi sulla proprietà della terra che permettevano l’acquisto ai
fittavoli irlandesi e sembrava orientato a concedere l’Home Rule, cioè l’istituzione di un parlamento
irlandese che avesse il potere di legiferare sulle questione interne all’isola.
L’altra legava la lotta per l’autodeterminazione ad obiettivi rivoluzionari e si basava sul nascente
proletariato urbano.
3 HOME RULE INIZIO DELLA GUERRIGLIA ANTINGLESELa concessione dello Home Rule
nel 1912 da parte del primo ministro inglese Asquith (che tuttavia non sarebbe stato applicato a
causa dello scoppio della prima guerra mondiale) non fu sufficiente a risolvere i gravi problemi del
paese né a sopirne le aspirazioni all'indipendenza. Nel 1918 il Sinn Féin, partito nazionalista
fondato da Arthur Griffith nel 1905 e guidato da Eamon De Valera, dopo aver ottenuto la
maggioranza assoluta alle elezioni, rifiutò di continuare a far parte del Parlamento britannico e
costituì un Parlamento autonomo con sede a Dublino, proclamando l'indipendenza dell'Irlanda.
Il governo di Londra non riconobbe il nuovo organo legislativo e arrestò i leader del partito
irlandese, dando inizio nel 1920 a una lunga guerriglia tra l'esercito inglese, di stanza in Irlanda, e i
repubblicani irlandesi, membri dell'IRA, l'organizzazione per la liberazione dell'Irlanda: il conflitto
proseguì per due anni e si concluse grazie alle trattative condotte da Michael Collins.
4 IRLANDA: UNO STATO LIBERONel 1921, con la firma del trattato che pose fine al conflitto
anglo-irlandese, la Gran Bretagna accettò di riconoscere lo Stato libero d'Irlanda, costituito da 26
contee a maggioranza cattolica, ma impose la divisione del paese, mantenendo l'autorità su sei delle
nove contee a maggioranza protestante costituenti la provincia dell'Ulster (da allora in poi definita
Irlanda del Nord). L'Irlanda del Nord venne inizialmente governata da un Parlamento con sede a
Belfast, dominato da una maggioranza protestante "unionista", desiderosa di mantenere l'unione con
la Gran Bretagna e i privilegi connessi.
Il Partito conservatore unionista si assicurò il predominio politico parlamentare anche nelle tre
contee dell'Irlanda del Nord in cui i protestanti erano una minoranza, grazie a un sistema elettorale
iniquo: in queste contee, un numero maggiore di cattolici concentrato in pochi collegi eleggeva
meno rappresentanti di una minoranza di elettori protestanti, suddivisi in un numero maggiore di
collegi. Nel 1922 il Parlamento di Belfast votò una legge "sui poteri speciali" e sospese le garanzie
costituzionali per i cattolici, sottoposti a discriminazioni civili, politiche ed economiche che
avrebbero scatenato rivendicazioni e conflitti sanguinosi, dando alla questione irlandese nuovi
contenuti e implicazioni.
5 GURRA CIVILE E TERRORISMO 1972: durante la guerra civile in cui i soldati inglesi aprirono
il fuoco e uccidendo 13 civili (bloody Sunday)
Nel 1969 i frequenti disordini provocati dalla politica repressiva nei confronti dei cattolici (divieto
delle dimostrazioni per i diritti civili; creazione delle cosiddette no-go areas, o zone interdette)
indussero il governo di Londra a inviare l'esercito in Irlanda del Nord, sancendo di fatto
l'occupazione militare del paese e scatenando lo scontro che si è trascinato fino ai nostri giorni, in
una escalation di atti terroristici di gruppi paramilitari sia cattolici sia protestanti, con conseguenti
risposte repressive da parte delle forze di sicurezza inglesi e la morte di molti civili da ambo le
parti. Negli anni ’70 gli esponenti dell’IRA riuscirono a compiere molti attentati, sempre seguiti da
dure repressioni.
6 AVVIO DEI NEGOZIATI DI PACE
Nel 1985 venne siglato dai governi di Dublino e di Londra l'accordo anglo-irlandese, con il quale i
due paesi si impegnavano a collaborare per la soluzione dell’annoso conflitto; l'accordo per la prima
volta dava all'Irlanda voce in capitolo sul Nord, facendo così esplodere la reazione dei protestanti,
cui fecero seguito nuove violenze da parte dell'IRA. Nel dicembre del 1993 il primo ministro
britannico John Major, con la cosiddetta “Dichiarazione di Downing Street”, affermò che
l'Inghilterra non aveva interessi strategici ed economici in Irlanda del Nord, aprendo la strada a una
possibile intesa fra Londra e Dublino sul futuro politico dell'Ulster.
6.1 IL PRIMO CESSATE IL FUOCO E LA RIPRESA DEGLI ATTENTATIL'anno seguente, dopo
25 anni di conflitto, l'IRA e i gruppi paramilitari protestanti dichiararono il cessate il fuoco, in
cambio di una promessa di avvio dei negoziati di pace. Tuttavia, dato il mancato inizio delle
trattative, la tregua durò 17 mesi (febbraio 1996), rotta dalla bomba dell'IRA al Canary Wharf di
Londra. In seguito alla ripresa degli attentati da parte cattolica e al rinvigorirsi delle violenze
nell'Ulster furono avviati, nel giugno del 1996 nuovi colloqui, dai quali venne escluso il Sinn Féin,
braccio politico dell’IRA, che rifiutò la deposizione delle armi.
6.2 LA RIPRESA DEI COLLOQUI DI PACELa vittoria del Partito laburista guidato da Tony Blair
(maggio 1997) inaugurò una nuova fase delle trattative, con la disponibilità inglese ad accettare il
Sinn Féin al tavolo dei negoziati, previa deposizione delle armi da parte dell'IRA (che dichiarò un
secondo cessate il fuoco nel luglio 1997). Alle trattative, riprese in settembre, accettarono di
prendere parte anche gli unionisti, nel timore che il governo britannico, sottoposto alle pressioni
degli Stati Uniti, accettasse una soluzione non favorevole agli interessi protestanti.
Nonostante la spirale di violenza innescata dall'uccisione in carcere di Billy Wright, uno dei leader
dei gruppi paramilitari protestanti (27 dicembre 1997), i colloqui furono ripresi, portando alla firma
di un documento contenente le proposte per la soluzione del conflitto nordirlandese. Il 19 gennaio
1998 il Sinn Féin rifiutò di sottoscrivere il documento perché non contemplava la possibilità di
discutere dell'unificazione dell'isola.
7 ACCORDO DI STORMONTL'11 aprile 1998 fu siglato l'accordo di Stormont (detto anche “del
venerdì santo”). Esso prevedeva le modifiche della Costituzione irlandese (per abrogare gli articoli
che rivendicavano l'unità dell'isola), e della legge costituzionale britannica (per includere il
principio di autonomia della popolazione nordirlandese), la definizione di un piano per il disarmo
dei vari movimenti paramilitari, la liberazione dei loro membri detenuti, il ritiro delle forze
britanniche.
Nell'accordo veniva prevista inoltre: la costituzione di un'Assemblea dell'Irlanda del Nord
(composta da 108 deputati), e di un governo autonomo dotati di potere legislativo ed esecutivo; di
un Consiglio Nord-Sud per la cooperazione tra le due parti dell'isola, composto da delegati inviati
dai governi di Dublino e di Belfast, con facoltà di decidere su questioni di politica economica e
sociale; di un Consiglio delle Isole britanniche formato da rappresentanti di Ulster, Irlanda,
Inghilterra, Galles e Scozia allo scopo di "promuovere l'armonico e reciproco sviluppo dei rapporti
fra la popolazione delle isole".L'accordo dell’11 aprile fu ratificato da un referendum. Nell’ottobre
1998, in riconoscimento dell’importante ruolo rivestito nelle trattative tra le due comunità irlandesi,
il leader socialdemocratico cattolico John Hume e quello unionista protestante David Trimble
ottenero il premio Nobel per la Pace.
8 UNA PACE DIFFICILEDopo la formazione della nuova Assemblea dell’Irlanda del Nord nel
giugno del 1998, il processo di pace è stato messo a dura prova da alcuni attentati compiuti dalle
componenti più irriducibili dei movimenti unionista e repubblicano. Sebbene isolati, gli atti di
violenza hanno portato in primo piano la questione del disarmo dell’IRA, non contemplato negli
accordi di Stormont (che prevede invece l’istituzione di una commissione per il disarmo entro il
maggio 2000).Il successivo vertice di Belfast per esaminare la questione è fallito e il Sinn Féin ha
rifiutato le condizioni (che modificavano sostanzialmente gli accordi di Stormont) poste da Gran
Bretagna e Irlanda per sbloccare il processo di pace.
Grazie alla mediazione dello statunitense George Mitchell e ai progressi acquisiti nell’istituzione
della commissione per il disarmo (alla quale l’IRA ha assicurato la partecipazione di un suo
rappresentante), il 1° dicembre si è insediato il primo governo autonomo, che nell’esecutivo vede
anche la partecipazione di due ministri del Sinn Féin.
La questione del disarmo dell’IRA è stata tuttavia ancora causa di tensioni: a febbraio, infatti, il
governo britannico ha sospeso unilateralmente l’esecutivo autonomo irlandese. In maggio la crisi si
è nuovamente sbloccata grazie al ripensamento del governo britannico, che ha consentito la ripresa
delle trattative e il raggiungimento di un accordo di compromesso con l’IRA. Secondo questo
accordo le armi verrebbero messe fuori uso e depositate in bunker dalla stessa IRA; a partire dal
maggio 2001, sarebbero state poi poste sotto il controllo della commissione per il disarmo e di due
verificatori indipendenti non britannici.
Home Rule
Home Rule Progetti di legge avanzati dal movimento politico che propugnava l'indipendenza
legislativa dell'Irlanda dalla Gran Bretagna. Organizzazioni come l'Home Government Association,
sorta nel 1870 e sostituita nel 1873 dalla Home Rule League, auspicavano l'istituzione di un
Parlamento irlandese responsabile delle sole questioni interne del paese, mentre la politica estera
avrebbe continuato ad essere di pertinenza del Parlamento britannico. Guidato da Isaac Butt, alle
elezioni del 1874 il movimento per l'autogoverno portò nel Parlamento di Londra 56 deputati, che si
costituirono il Partito irlandese.