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Il Sole 24 Ore :: Domenica :: 17 Maggio 2009 - N. 134 37 Arte Calendart MOSTRE CESENA (Forlì - Cesena) Un purista del ’600 1 La Pinacoteca civica del Centro S. Biagio (via Aldini 26, tel. 0547355727; www.comune.cesena.fc.it) ospita da oggi al 25 ottobre, Il Sassoferrato. Un preraffaellita tra i puristi del Seicento; nel quarto centenario della nascita del pittore marchigiano Giovan BattistaSalvi (1609- 1685), in mostra quattro tele che anticipano il purismo dei Preraffaelliti dell’800, a a cura di Marina Mojana confronto con capolavori di A. Carracci, G. Reni, Guercino, Domenichino, F. Albani, C. Dolci e S. Cantarini. FABRIANO (Ancona) Poiesis 2009 1 Dal22al25maggiosisvolgeil Festivaldipoesia,arte,musicae cinemaispiratoaltemadella passioneedelcolorerosso.Pertre giorniiluoghipiùsuggestividella città,capitaleindustrialedelle Marche,sarannolascenadi numerosieventiaingressolibero. LasezioneArtesisvolgeallo SpedalediSantaMariadelBuon Gesùepresentafinoal2giugnola sculturaLeBaiserdiAugusteRodin (1840-1917)efinoal5giugno4 videoinstallazionidell’americano BillViola,classe 1951,accantoalla Maddalenapenitentedel Milano. Tacita Dean Caravaggio(1571-1610). MILANO Tacita Dean 1 Finoal26giugnoinPalazzo Dugnani(viaD.Manin2; www.fondazionenicolatrussardi. com)èincorsoStillLife, personaledell’inglese TacitaDean,classe1965.L’artista presenta14opere,tracui duefilm inanteprimamondiale, commissionatieprodottidalla FondazioneNicolaTrussardi,per costruireunmondofattodiattese epause; unosguardoquasi maniacalesullamemoria esul movimentocancellatore Cesena. Il Sassoferrato deltempo. FOTARTE MODENA e PADOVA Dieci Fotografi d’oro + Barbieri 1 AllaGalleriacivicadiModena inPalazzoSantaMargherita (corsoCanalgrande103, tel.+390592032911; www.galleriacivicadimodena.it)da oggial12luglioOlivoBarbieri,classe 1954,dedicaunprogettositespecific allasuacittà:30ditticifotograficie2 videorealizzatiperl’occasioneabordo diunelicottero,sospesofratrecentoe cinquecentopiedidialtezzasullazona Tempiodellacittà,perunprogettodi riqualificazionedelquartiere. 1 APadova,finoal24maggio,èin corsoallaGalleriaCavour(piazza Cavour),alMuseoDiocesano(piazza Duomo)ealCentroNazionaledi FotografiaPalazzoZuckermann(corso Garibaldi29,tel.0498204518/4530; www.padovanet.it)Forme dell’Identità;immaginidiG.Basilico, G.BerengoGardin,G.Chiaramonte,L. Campigotto,M.Cresci,M.DeBiasi,F. Fontana,P.Gioli,G.Guidi,M.Jodice,F. Roiter,M.Zanta.AlMuseoCivicodi PiazzadelSantoimmaginidiDouglas Kirkland.PortraitsenellaGalleria SottopassodellaStuacollettivaThe OxfordProject. LEZIONI MILANO L’alba di Caravaggio 1 L’AssociazioneGiovanniTestori (tel.02552298370; [email protected].) dedicaquest’annoilciclodi incontridistoriadell’arteai precedenticaravaggeschiinvista delquartocentenariodellamorte diCaravaggio,nel2010.Si cominciasabato23alle16,15in SantaMariapressoSanCelso (corsoItalia)raccontatadaJacopo Stoppa,autoredellamonografiasu Morazzone.Cuoredellavisita Moretto,GaudenzioeBergognone, oltrealfattochequellachiesafu centralenellageografiadella MilanodiSanCarloBorromeo, quandoCaravaggioeraragazzo. Bisognaprenotarsi. Chicago Caro Renzo perché non rompi? Pianoperil XXI secolo PHOTO CHARLES G. YOUNG Molto più che la nuova ala di un glorioso museo, la Modern Wing dell’Art Institute che si inaugura oggi è una lungimirante visione sociale dell’architettura di Fulvio Irace arà stata per la coincidenza di Riccardo Muti direttore della Chicago Symphony Orchestra, ma la "Modern Wing" dell’Art Institute che si inaugura oggi a Chicago ha fatto parlare di "italian invasion". Sulla scia dell’effetto Gran Torino provocato dall’escalation americana della Fiat, potremo dunque considerare domenica 17 maggioilgiornodell’"orgoglioitaliano"eringraziareRenzo Piano–raffinato registadell’ultima espansione della storica istituzione di Chicago–peraver offertoal pubblicointernazionale di giornalisti, di critici, di curatori di musei, di storici e tycoon della finanza un volto ottimista e vincente della creatività italiana come non si vedeva da decenni. Non si pensi però all’illusionista che tira fuoriilconigliodalcilindrooalgestodell’artista che traccia un segno vorticando la mano nel vuoto. Chi conosce Piano sa che è mille miglia distante dallo stereotipo dell’architetto-mago e d’altra parte per arrivare alla giornatadioggicisonovolutinoveanni,unperiodo sufficientemente lungo per permettere al progettodinascerenellamenteedisvilupparsi nel luogo, verificando la concretezza delle ipotesielabellezzadellesoluzioni. Risaleinfattial1999lasceltadiPianocome architettodella piùconsistenteaddizione del neoclassico edificio inaugurato per l’Esposizione Mondiale del 1893 che per D.H. Burnham – il grande artefice della fortuna nazionale della capitale del Midwest – doveva segnare il manifesto della "City Beautiful": una riconversionetotaledella possentepatriadel grattacielo da città industriale a Parigi nella prateria. Con il suo grandioso piano per la Chicago del XX secolo – di cui proprio quest’anno si celebra il centenario – Burnham aveva avviato un processo di ricostruzione urbana che avrebbe dotato la città di pomposi edifici pubblici ma anche avviato una politica di infrastrutture collettive, di cui la sistemazione scenografica del lungo lago è ancoraadessoillascitopiùvitale. Ma come si può ripensare all’inizio del XXI secolo un’intuizione del XX? Riproponendo lo spirito della frontiera, è stata la risposta di Piano: cioè spostando un problemaspecifico – sistemare in manieraadeguata una delle più straordinarie collezioni dell’arte europea e americana del ’900 – in un’occasione per la città. Dall’idea alla realtà S La nascita di un museo. Dall’alto, il progetto iniziale di Renzo Piano per la nuova ala dell’Art Institute di Chicago. Sotto, il disegno dettagliato dello stesso edificio. Qui sopra, la Modern Wing dell’Art Institute di Chicago completata e inaugurata venerdì scorso. Nella foto a destra, il grande atrio dell’istituzione americana sviluppochespostiavantiiterminidelsuoinserimentonellacittà. È la città la vera protagonista di quest’architettura: la costante presenza di uno scenario denso e tagliente che, come in uno dei quadridi Magritte esposti nelle sale,cattura prepotente lo sguardo riversando l’interno in un esterno urbano e soffiando sul collo delvisitatoreil fiatodeisuoipossentigrattacieli. La capacità di Piano di controllare gli spazi facendo leva sulla trasparenza, raggiungeilsuoclimaxproprionegliinterni:telescopipuntati sull’esterno,aghi di unabussola dove tutte le direzioni oscillano e si incontrano, lasciando nell’aria il benessere di un pulviscolo luminoso da cui prendono ri- nappuntabile, conciso, discreto, mai sopra le righe, classico, che altro dire a Renzo Piano per queste ennesime realizzazioni. Edifici o allestimenti che «sono quello che sono» non vogliono «rompere», timidamente sfumano facciate, coprono superfici con tenui schermi, scatole semplici, volumi che non fannorumore.Eppure proprio per coloro che amanoPiano, cheamano la suacapacità dinon«tirarsela»lasuaassenzadiretorica da superstar, proprio questi potrebbero avere il diritto di dirgli oggi che forse è giunto il momento in cui Piano potrebbe permettersimoltodipiù.Renzoèungrandissimo mediatore, un uomo che riesce a modellare la propria fantasia secondo le situazioni,icontestieiclienti.Eppurepropriocolorocheneamanol’apparentepraticità potrebbero oggi chiedergli qualcosa di più di una profonda compostezza, di un simpatico manierismo di se stesso. Questa scatola di Chicago non turba e nonpretendediaggiungereungranrumore,maricordatroppoilMenildiHouston, ricordail rassicurante involucro delNew YorkTimes,èunPianochecitaunsétranquillo che sembra però soffrire del fatto cheiclientiglichiedonodiesseretranquillo. E lui si vede che ci sta male in questo ruolo,vorrebbescoppiarebenoltrelerassicurazioni degli involucri e delle scatole. A un maestro che ha cominciato con una delle più grosse provocazioni del secolo, il Pompidou, si potrebbe, oggi che è sciolto da troppi vincoli, di darci invece frustate, di darci un capovolgimento di prospettive, di essere lo scomodo architettochesovverteleaspettativedei clienti, facendogli magari credere che sta facendo quello che vogliono. Il paragone con Rem Koohlas, con quello sfacciato e svenduto a Prada però qui sta bene. Forse in una cosa così tragicamente scontatacomeunmuseo –unmuseoèuncimitero dell’arte per gente che non vuole da essa essere turbata – ci vorrebbe una gran voglia di capitomboli come quelli divertenti del museo che Rem ha pensato per Prada in Corea, una scatola che rotola.Renzoèstatoprovocatorioinmodo molto più interessante, ma è come se ultimamentesifosse rintanatoinunaposizione un po’ offesa dalla incapacità del mondo della committenza di avere coraggio. A lui chiediamo di andare più avanti,difareunsaltochesiaunoschiaffo all’orribile monotonia della clientela. Oggisappiamo chepuòveramentesconvolgerci e aprirci mondi. Ce lo aspettiamo, dai Renzo, dai. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA di Franco La Cecla I illustrazione | michela buttignol - progetto grafico | cromazoo SeBurnhamdovevatrovarenell’anticaRoma i principi ispiratori della sua urbanistica, Piano non ha fatto altro che ricorrere a quel sensodella cittàche hasempreispiratolamiglioretradizioneeuropea.NascedaquiilprogettoperlaModernWing,nondaunassioma formale: rispettare la singolarità dell’originariastruttura,mainserirlainunprogrammadi salto i filiformi bronzi di Giacometti, le cavernosesagomediMooreepersinoleastrazioni geometriche di Fra-nk Stella. SituatolungolaMichiganAvenue,l’ArtInstitute si è espanso nel passato con una serie di padiglioni a corte nell’area retrostante di GranParkinunagemmazionedivolumichiusainsestessaeinfondonascostaallacittà. Nelfrattempoperòladecisionediespandere l’area verde nella creazione del Millennium Park porta al centro dell’attenzione la parte più derelitta del Loop verso la fine di MonroeStreet:pensatoperaccrescerelaqualità degli spazi pubblici di Chicago, Millennium Park assume presto il ruolo di calamita, capace di orientare la direzione del progetto di Piano e di far quadrare il teorema del museoedellacittà. Inglobareilnuovoparconelprogettosignifica subito accentuare la direzione dell’ampliamento dalla direttrice est-ovest a quella nord-sud, conferendole un valore strategico: invecediunsoloblocco,dueali;unadellequalifronteggiailparcocuiPianodecidedicollegarsi con un ponte pedonale in acciaio di 190 metri – il Nichols Bridgeway – che consente con un balzo di raggiungere direttamente la splendidavisuale delBluhnSculptureTerraceall’ultimopianodellaModernWing. «Non è solo la seconda "facciata d’ingresso" all’Art Institute – ha detto il direttore James Cuno – ma un manifesto della nuova identità del museo nell’era della massima accessibilità.NerinforzailcaratterecivicoefornisceaChicagoilgiustotributoallasuatradizione di metropoli democratica al servizio deicittadini». Chesia toccato aPiano diincarnare questi valorinonmeravigliaeanzispiegailsuosuccesso senza precedenti sul suolo americano. Quando si farà la storia del XXI secolo, bisognerà spiegare infatti come mai sia toccato a quest’austero genovese, che da mezzo secolo insiste nel considerarsi un "operaio" del progetto, dare un volto alle maggiori istituzionidegliStatiUniti:giornali(NewYorkTimes), biblioteche (Morgan Library), università(Columbia,Harvard),musei(dalDeMenildeglianni80unalistainfinita).Comeèriuscito ad ammaliare rettori, direttori, curatori con la magia di pochi elementi che si porta appressocomeunacassettad’attrezzi?Ognuno può darsi la sua risposta: ma basta entrare nelle sale della Modern Wing per capire che ilsegretostanell’ostinazionedelpensareprimaancorachedelfare.Nelcrederechenonostante tutto l’architettura sia ancora un’arte sociale, inserita in un contesto dove anche il soprano sa accordarsi al coro. Nel continuareapraticareunumanesimocheusalatecnologia come quello rinascimentale la geometria e la prospettiva: come strumento di una visione, non come rappresentazione di una modaodiun potere. Nella Medina di Fez, dove è nato lo scrittore, esiste una strada molto stretta in cui si passa uno alla volta. La chiamano “la via di uno soltanto” e lì Ben Jelloun ha visto per la prima volta, incarnate e viventi, le figure allucinate di Alberto Giacometti… Il cinema visto da Žižek non è una forma di intrattenimento di massa, ma un’arte che ci mette di fronte alle pulsioni più nascoste, rimosse e negate dall’individuo e dalla società. Saggi su Kieslowski, Hitchcock, Tarkovsky, Lynch, Matrix… L’atto del vedere, lo sguardo, non sono la visione. La visibilità perorata da Calvino è una superficie inesauribile di segni su cui si scivola. La visione invece attraversa lo spazio e i piani del discorso. È la visione che dà identità alle idee, che ne coglie dimensione progettuale e respiro. Amin Dada, Bokassa, Banda, Mobutu Sese Seko, Sékou Touré, Hailé Selassié, Macías e Obiang. Se non fosse che questi individui sono vissuti nel Novecento saremmo tentati di negazionismo, di incredulità. Eppure, gli eventi raccontati in questo libro, al contrario di quanto potrebbe sembrare, non sono opera di fantasia. formato 13x20cm | pagine 144 | 44 ill. a colori 18,00 euro | ISBN 978-88-7644-610-8 formato 13x20cm | pagine 288 18,00 euro | ISBN 978-88-7644-603-0 formato 13x20cm | pagine 112 14,00 euro | ISBN 978-88-7644-600-9 formato 13x20cm | pagine 192 | 8 ill. 15,00 euro | ISBN 978-88-7644-606-1