ENPATES sara ITA

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ENPATES sara ITA
MANUALE
EUROPEAN NGOS PLATFORM AGAINST TRAFFICKING, EXPLOITATION AND SLAVERY
ENPATES
La presente pubblicazione è stata realizzata nell’ambito del progetto “ENPATES - European NGOs Platform against Trafficking, Exploitation and
Slavery” (cod. HOME/2009/ISEC/AG/032), finanziato dalla Commissione europea (DG Affari Interni) attraverso il Programma “Prevenzione e lotta
contro la criminalità”. Essa riflette solo le opinioni degli autori e delle autrici e la Commissione europea non può essere ritenuta responsabile di alcun
uso che possa essere fatto delle informazioni contenute nella pubblicazione.
Partner del progetto: Associazione On the Road (Italia, lead partner), ALC (Francia), ACCEM (Spagna), ADPARE (Romania), Anti-Slavery International
(Gran Bretagna), KOK (Germania), Lefoe (Austria), Pag-Asa (Belgio), La Strada International (Paesi Bassi).
ONG ed ente locale che hanno partecipato ad alcune attività progettuali: Vatra (Albania), Hope and Help (Armenia), AYAFE (Azerbaigian), Gender
Perspectives/La Strada Belarus (Bielorussia), New Road BiH (Bosnia-Erzegovina), Animus Association/La Strada Bulgaria (Bulgaria), KISA (Cipro), La
Strada Czech Republic (Repubblica Ceca), Pro-Vest (Danimarca), Living for Tomorrow (Estonia), Prostitute Counselling Centre (Finlandia), Comitè
contre l'esclavage Moderne (Francia), People's Harmonious Development Society (Georgia), Mitternachtsmission Heilbronn (Germania), KOOFRA
(Germania), KEPAD Human Rights Defence Centre (Grecia), Cooperativa Oasi 2 (Italia), Consorzio NOVA (Italia), Comune di Venezia (Italia),
Resource Center for Women "Marta Brivibas” (Lettonia), Missing Persons’ Families Support Centre (Lituania), Foundation Maison de La Porte Ouverte
(Lussemburgo), Open Gate - La Strada (Macedonia), The People for Change Foundation (Malta), La Strada Moldova (Moldova), CoMensha/La Strada
Netherlands (Paesi Bassi), Nadheim (Norvegia), La Strada Poland (Polonia), APF (Portogallo), ASTRA (Serbia), Human Rights League (Slovacchia),
Foundation Safer Sweden (Svezia), FIZ (Svizzera), HRDF - Human Resource Development Foundation (Turchia).
Non tutte le parti tradotte di questa pubblicazione sono state formalmente editate.
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, copiata o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo,
elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni, o qualsiasi altra forma di archiviazione, senza il permesso dei proprietari del copyright.
© Associazione On the Road
Via delle Lancette 27-27 A
64014 Martinsicuro (Teramo) - Italia
www.ontheroadonlus.it
www.enpates.org
Stampa: Litografica COM
63900 Capodarco di Fermo (Fermo) - Italia
[email protected]
INDICE
Introduzione
Il progetto ENPATES
Capitolo 1. Raccomandazioni per le politiche contro la tratta: come svilupparle
e come sostenerle, Klara Skrivankova
1.1 Cos’è l’advocacy e come promuovere il cambiamento
1.2 Strumenti e assistenza per il monitoraggio e la valutazione da parte delle ONG
1.2.1 Strumenti di valutazione
1.2.2 Monitoraggio a livello nazionale
Monitoraggio di misure anti-tratta ad opera di coalizioni di ONG
Gruppi di lavoro e organismi multi-agenzia nazionali
1.2.3 Monitoraggio a livello internazionale
Consiglio d’Europa
Meccanismi delle Nazioni Unite sui diritti umani
Monitoraggio degli standard internazionali sul lavoro –
Impegno con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL)
I meccanismi di controllo dei trattati
Rapporto sulla tratta di persone del Dipartimento di Stato americano
Unione europea
1.3 Come formulare raccomandazioni
Capitolo 2. Analisi di pratiche anti-tratta rilevanti
2.1 Introduzione
2.2 Categoria A - Pratiche di prevenzione, formazione e ricerca, di Patrick Hauvuy
2.3 Categoria B - Pratiche di identificazione, prima assistenza e protezione,
di Fabio Sorgoni
2.4 Categoria C - Pratiche di assistenza e di inclusione socio-lavorativa
a lungo termine nei Paesi di origine/destinazione/terzi, di Alexandra Mitroi
2.5 Categoria D - Altre tipologie di pratiche, di Maria Teresa de Gasperis
Capitolo 3. Cooperazione transnazionale tra ONG anti-tratta
3.1 I principali strumenti di promozione della cooperazione transnazionale,
di Alexandra Mitroi
3.2 Analisi di dodici studi di caso sulle procedure di cooperazione transnazionale
tra ONG anti-tratta, di Micaela Maria Schincaglia
Allegati
Carta dei principi, degli obiettivi, e delle attività della Piattaforma ENPATES
Final conference statement: Key lessons & recommendations
Pratiche anti-tratta rilevanti
Practice 1. Outreach work, NGO “New road” (Bosnia and Herzegovina)
Practice 2. Dispositif Ac.Sé, Association ALC (France)
Practice 3. Programme of Cooperation in the Black Sea Region in the Area
of Migration between Countries of Origin, Transit and Destination,
People’s Harmonious Development Society (Georgia)
Practice 4. Programme of Cooperation in the Black Sea Region in the Area
of Migration between Countries of Origin, Transit and Destination (2),
People’s Harmonious Development Society (Georgia)
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Practice 5.
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Practice 8.
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Practice 10.
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Practice 14.
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Practice 16.
Practice 17.
Practice 18.
Practice 19.
Practice 20.
Studi di caso
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Sadaursa sad tsaikvan/Quo Vadis?/Where do you go?,
People’s Harmonious Development Society (Georgia)
Crisis Intervention Unit, Municipality of Venice (Italy)
Outreach work against labour exploitation,
Comunità Oasi 2 San Francesco (Italy)
Trafficking Prevention for Vulnerable Youth and Women in Kosovo, Centre
to Protect Victims and Prevent Trafficking in Human Beings - PVPT (Kosovo)
Rehabilitation and reintegration of victims and potential victims
of trafficking, Centre to Protect Victims and Prevent Trafficking
in Human Beings - PVPT (Kosovo)
Girl and Boy Power in Lithuania, Centre for Missing Persons’
Families Support Centre (Lithuania)
Ambulant assistance, Femmes en Détresse a.s.b.l. (Luxembourg)
Integrative assistance programme for the social inclusion of victims
of trafficking – promoting cooperation with NGOs in the destination
countries for an efficient case referral, Adpare (Romania)
ASTRA Day Centre, ASTRA – Anti Trafficking Action (Serbia)
Coordination between the Office of the Public Prosecutor for Foreign Affairs
and some NGOs in representation of the Spanish Network against Trafficking
in Persons, Red Española contra la Trata de Personas – RECTP (Spain)
Coordination with the Regional Police (“Mossos d’Esquadra”)
of the Autonomous Community of Cataluña, Sicar cat (Spain)
Red Española contra la Trata de Personas
(Spanish Network against Trafficking in Persons) – RECTP (Spain)
Victim Assistance Programme – Istanbul Shelter, Human Resource
Development Foundation - HRDF (Turkey)
Indoor outreach unit (Unità mobile indoor),
Associazione On the Road (Italy)
Counselling, including care and psychosocial support working with carers
with the same native language (cultural mediators), KOOFRA e.V.,
Coordination Centre against Trafficking in Women (Germany)
“We are stronger together”, NAHTAZ - Network against Human
Trafficking in Azerbaijan (Azerbaijan)
1. Adpare (Romania)
2. ALC (France)
3. ALC (2) (France)
4. Astra (Serbia)
5. Centre for Missing Persons’ Families Support Centre (Lithuania)
6. Centre for Missing Persons’ Families Support Centre (2) (Lithuania)
7. Centre to Protect Victims and Prevent Trafficking in Human Beings (Kosovo)
8. Femmes en Détresse a.s.b.l. (Luxembourg)
9. Human Resource Development Foundation - HRDF (Turkey)
10.KOOFRA (Germany)
11.Mitternachtsmission Heilbronn (Germany)
12.People’s Harmonious Development Society (Georgia)
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INTRODUZIONE
Negli ultimi venti anni, le ONG che operano nel settore anti-tratta hanno sviluppato programmi,
pratiche, metodologie e strumenti di rilievo per promuovere i diritti delle persone trafficate, fornire loro
un’ampia serie di servizi, sensibilizzare e formare soggetti a vario titolo impegnati a prevenire e
contrastare la tratta o ad erogare misure di assistenza. Tuttavia, in troppi casi, gli sforzi delle ONG sono
ancora notevolmente frammentati e non coordinati a causa della mancanza di analisi comuni,
programmazioni congiunte e posizioni condivise di fronte alle istituzioni nazionali ed europee. Inoltre,
si registra uno scarso coordinamento operativo tra ONG e tra queste e altri enti – sia nei casi di tratta
interna che transnazionale – quale conseguenza dell’assenza di un sistema strutturato di condivisione di
informazioni e di procedure di collaborazione.
Nel 2009, per colmare le lacune summenzionate, l’Associazione On the Road (Italia), La Strada
International, Anti-Slavery International (Regno Unito), ALC (Francia), ACCEM (Spagna), ADPARE
(Romania), LEFOE (Austria), KOK (Germania) e PAG-ASA (Belgio) hanno presentato il progetto ENPATES
- European NGOs Platform against Trafficking, Exploitation and Slavery (Piattaforma delle ONG europee
contro la tratta, lo sfruttamento e la schiavitù) nell’ambito del Programma Prevenzione e la lotta contro la
criminalità finanziato dalla Commissione europea – Direzione Generale Affari Interni.
Attuato fra il luglio 2010 e il novembre 2012, ENPATES si è posto come obiettivo la costituzione di una
piattaforma pan-europea, stabile e flessibile per permettere alle ONG di sviluppare un quadro comune
di analisi e di intervento al fine di orientare le politiche, le strategie e la programmazione anti-tratta. Il
progetto ha coinvolto gradualmente ONG anti-tratta di Paesi membri dell’Unione europea, di Paesi
candidati e di altri paesi europei. Allo stato attuale, hanno ufficialmente aderito alla Piattaforma
ENPATES 26 organizzazioni in rappresentanza di 25 Paesi diversi.
La partecipazione di un numero significativo di ONG rappresenta certamente un grande risultato che ha
contribuito al raggiungimento dei seguenti risultati: facilitazione di contatti e scambi fra ONG europee
su questioni pratiche riguardanti interventi anti-tratta, attraverso l’organizzazione di due riunioni
consultive tenutesi a Roma (5-6 aprile 2011, 13-14 novembre 2012); identificazione e analisi dei bisogni
delle ONG; raccolta e analisi di dati, informazioni e conoscenze sulle varie forme di tratta, le politiche e
le pratiche (vedere www.enpates.org); e formulazione di linee guida per la realizzazione di attività di
advocacy e di cooperazione transnazionale da parte di ONG anti-tratta.
In questa pubblicazione sono raccolti alcuni dei prodotti più significativi del progetto ENPATES. Nel
Capitolo 1 sono presentate una serie di raccomandazioni per l’implementazione di misure di advocacy e
lobbying per promuovere politiche di protezione dei diritti delle persone trafficate in ogni fase della loro
identificazione, presa in carico e assistenza.
Il Capitolo 2 presenta l’analisi di venti pratiche anti-tratta “rilevanti” implementate da ONG europee in
materia di prevenzione, formazione e ricerca; identificazione, prima assistenza e protezione di vittime di
tratta; assistenza a lungo termine e inclusione sociale di persone trafficate nei Paesi di origine, di
destinazione e nei Paesi terzi.
Il Capitolo 3 illustra brevemente i principali strumenti di cooperazione transfrontaliera previsti dalla
normativa europea e da quella internazionale. Analizza inoltre dodici studi di caso riguardanti la
cooperazione transnazionale fra ONG di Paesi di origine e di Paesi di destinazione principalmente per il
ritorno assistito di vittime di tratta.
Le pratiche e i casi selezionati rappresentano le principali tipologie di attività realizzate dalle ONG antitratta in Europa. Essi sono significativi per le metodologie innovative impiegate e per i risultati raggiunti.
Si tratta di strumenti utili per accrescere le conoscenze e lo scambio di competenze fra ONG e altri attori
a vario titolo impegnati nel settore anti-tratta, in modo da migliorare le loro capacità di implementare
strategie e pratiche efficaci per la protezione e l’assistenza di donne, uomini e minori vittime di tratta e
sfruttati nei Paesi di origine, di transito e di destinazione.
Le descrizioni complete delle pratiche e degli studi di caso (in inglese), analizzati rispettivamente nel
Capitolo 2 e nel Capitolo 3, sono incluse negli Allegati, insieme alla Carta dei principi, degli obiettivi, e
delle attività, della partecipazione, della struttura e del funzionamento della Piattaforma ENPATES. Tra
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gli Allegati è inoltre compreso il Final conference statement: Key lessons & recommendations, elaborato
dai partner della Piattaforma ENPATES in occasione della Conferenza finale del progetto.
Infine, i partner di ENPATES desiderano ringraziare sentitamente tutte le ONG e gli attori anti-tratta che
hanno attivamente partecipato alla realizzazione delle attività progettuali, condividendo l’obiettivo di
migliorare le proprie competenze per cooperare a livello nazionale e transnazionale per prevenire e
lottare contro la tratta di esseri umani e, soprattutto, per assistere le persone trafficate in ogni fase della
loro identificazione, presa in carico e inclusione socio-lavorativa nei Paesi di origine, di destinazione o
di reinsediamento. Lo scambio e la collaborazione continua fra chi opera nel settore anti-tratta
contribuiscono in maniera significativa allo sviluppo di strategie e politiche fondate su obiettivi, approcci
e attività comuni. In particolare, il dialogo costante e la “contaminazione” continua di pratiche fra ONG
sono fondamentali per orientare e rafforzare congiuntamente le politiche, le strategie e gli interventi per
contrastare la tratta di esseri umani e per proteggere i diritti delle persone trafficate e sostenere il loro
processo di empowerment.
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IL PROGETTO ENPATES
Il contesto
Il progetto ENPATES – European NGO Platform against Trafficking, Exploitation and Slavery (Piattaforma di
ONG europee contro la tratta, lo sfruttamento e la schiavitù) è stato finanziato nel quadro del Programma
sulla prevenzione e la lotta contro la criminalità (2009) della Direzione Generale Affari Interni della
Commissione europea e coordinato dall’Associazione On the Road (Italia), in collaborazione con La Strada
International (Paesi Bassi), Anti-Slavery International (Regno Unito), ALC (Francia), ACCEM (Spagna), ADPARE
(Romania), LEFOE (Austria), KOK (Germania) e PAG-ASA (Belgio). Queste ONG hanno maturato una lunga
esperienza nella lotta e la prevenzione della tratta di esseri umani e, soprattutto, nel supporto e nella tutela dei
diritti delle vittime a livello locale, nazionale e transnazionale. ENPATES rappresenta il risultato del loro
impegno sul campo e della continua collaborazione che, nel corso del tempo, le ha portate a scambiarsi
informazioni, conoscenze, competenze, allo scopo di migliorare gli interventi contro la tratta e rispondere
meglio alle esigenze delle vittime assistite all’interno e al di là dei confini nazionali. Il progetto è iniziato nel
luglio 2010 e si è concluso nel novembre 2012.
Obiettivi del progetto
L’obiettivo principale del progetto ENPATES era quello di stabilire una piattaforma pan-europea, stabile
e flessibile, di ONG anti-tratta perché potessero sviluppare una strategia di coordinamento efficace per la
promozione e la tutela dei diritti umani delle persone vittime di tratta.
Per raggiungere questo obiettivo , i partner di ENPATES hanno definito i seguenti obiettivi specifici:
- Sviluppare un sistema condiviso per l’analisi degli interventi, allo scopo di orientare le politiche, le
strategie e le attività messe in atto contro la tratta di esseri umani;
-
Collegare e diffondere le analisi, le conoscenze e le informazioni sulla tratta, lo sfruttamento e la
schiavitù in Europa (fenomeni, politiche, pratiche);
-
Stabilire un sistema per lo scambio di buone pratiche e per favorire la cooperazione operativa fra
ONG e fra ONG e altri enti anti-tratta nel campo della prevenzione, dell’assistenza e della presa in
carico di persone trafficate;
-
Contribuire alla promozione di politiche anti-tratta coerenti ed efficaci a livello nazionale ed
europeo fondate su di un approccio incentrato sulla tutela dei diritti umani, l’uguaglianza di genere,
rispettoso delle caratteristiche individuali delle persone assistite (età, nazionalità, bisogni specifici)
in una prospettiva multi-agenzia, olistica e integrata.
Attività e risultati del progetto
Il progetto ENPATES ha realizzato un’ampia serie di attività raggruppate in “Working Packages” (WP
WP –
pacchetti di lavoro):
•
WP 1 - Gestione e coordinamento
coordinamento
Il partner capofila era responsabile della gestione del progetto, compresa l’amministrazione e la
contabilità,il continuo confronto fra partner rispetto alle attività di progetto, i risultati e i tempi di
realizzazione, l’organizzazione e il coordinamento dei sei Steering Committee Meetings (Incontri del
gruppo direttivo del progetto). Il coordinamento del progetto è stato realizzato anche attraverso
frequenti consultazione a distanza, mediante l’utilizzo di telefono, e-mail, Skype. In questa WP era
compresa anche la valutazione ex-ante, in itinere ed ex-post del progetto
•
WP2 - Analisi dei bisogni e costruzione della piattaforma di ONG
I partner di ENPATES hanno realizzato una valutazione dei bisogni delle ONG europee anti-tratta,
identificando una o più ONG in ogni paese dell’Unione europea e alcuni paesi extra UE, inviando
loro un questionario e analizzando i risultati ottenuti. L’obiettivo era di identificare gli obiettivi e le
attività dalla piattaforma a partire dal feedback ottenuto dalle ONG contattate. La prima riunione
consultiva delle ONG anti-tratta ha avuto luogo il 5 e 6 aprile 2011 a Roma, in cui 40 ONG di Paesi
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membri dell’Unione europea e di alcuni paesi extra UE hanno partecipato a sei gruppi di lavoro e
due sessioni plenarie, contribuendo alla definizione dei contenuti delle attività del
Progetto/Piattaforma ENPATES. In occasione della riunione consultiva delle ONG, il Partenariato ha
presentato la bozza di Dichiarazione di ENPATES, che è poi diventata la Carta della Piattaforma
ENPATES. Le ONG hanno espresso l’interesse nei confronti della Piattaforma non soltanto attraverso
la loro attiva partecipazione, ma anche fornendo indicazioni preziose per lo sviluppo dei principi
guida, della struttura e delle attività della Piattaforma.
•
WP3 – Mappatura delle risorse e delle informazioni (fenomeni, politiche, pratiche)
Lo scopo di questa WP era di definire i criteri per la raccolta delle informazioni relative a fenomeno,
politiche e pratiche. I criteri individuati sono poi serviti per portare avanti le attività del WP4.
•
WP4 – Raccolta e pubblicazione delle informazioni (sistema di aggiornamento costante sul fenomeno, le
politiche, le pratiche)
pratiche)
Lo scopo era di raccogliere e condividere le conoscenze disponibili sulla tratta di esseri umani e
sulle misure anti-tratta allo scopo di stabilire un centro risorse online sui fenomeni, le politiche e le
pratiche relativi alla tratta. Il centro risorse è stato concepito come strumento di condivisione delle
conoscenze. Attualmente, il centro risorse online (www.enpates.org) contiene informazioni rilevanti
di livello nazionale e transnazionale per quanto concerne:
- Fenomeno: pubblicazioni e rapporti sulle cause principali, i processi, le forme che assume la tratta e i
settori di sfruttamento delle persone trafficate e i gruppi a rischio di reclutamento e sfruttamento;
- Politiche antianti-tratta e relativa attuazione in diversi Paesi;
- Pratiche antianti-tratta:
tratta
o Analisi di 35 manuali e pubblicazioni sulle pratiche anti-tratta scaricabile dal sito internet;
o Una pubblicazione contenente 20 pratiche rilevanti e 12 casi di studio raccolti grazie alla
collaborazione dei membri della Piattaforma di ONG di ENPATES.
Il sito internet contiene anche un elenco (Directory) delle ONG e organizzazioni europee anti-tratta
suddivise per paese.
•
WP 5 - Produzione di strumenti e raccomandazioni (politiche, informazioni e cooperazione)
Il partenariato ENPATES ha sviluppato strumenti e raccomandazioni per migliorare le capacità delle
ONG nel fornire supporto alle persone vittime di tratta, aumentare la collaborazione fra diversi Paesi
nella gestione dei casi di tratta e sviluppare attività di advocacy a livello nazionale e transnazionale.
I risultati di questo WP sono contenuti in questo volume (Manuale ENPATES) e sono: una guida di
advocacy/raccomandazioni per le politiche, la raccolta e l’analisi di 20 pratiche anti-tratta rilevanti e
di 12 studi di caso raccolti nei WP 3/4, analisi sulla cooperazione transnazionale tra ONG.
•
WP 6 - Diffusione, advocacy
advocacy e sviluppo della Piattaforma
Le attività di questo WP comprendevano: lancio del social network NING e del sito
www.enpates.org, distribuzione dei risultati del progetto, vale a dire il manuale di ENPATES in
cinque lingue (inglese, italiano, tedesco, spagnolo, francese), disponibile sia stampato che online, la
Conferenza transnazionale finale (Roma, 14 novembre 2012), a cui hanno partecipato 30 ONG di
28 Paesi diversi. Per aumentare l’accesso e la partecipazione delle ONG dei Paesi membri e non
membri dell’Unione europea alla Piattaforma e garantire la sua sostenibilità post-progetto, i partner
di ENPATES hanno organizzato la seconda riunione delle ONG e prima Assemblea delle ONG di
ENPATES (Roma, 13 novembre 2012). Esperti e partecipanti hanno affrontato questioni e sfide
fondamentali riguardanti il lavoro delle ONG contro la tratta. In occasione della riunione è stata
presentata, discussa e approvata una Strategia per il futuro di ENPATES.
La Piattaforma ENPATES
Il risultato principale del progetto è la creazione della Piattaforma ENPATES, che intende assicurare
l’attuazione delle norme e delle raccomandazioni contenute nei relativi strumenti internazionali ed
europei che sono in linea con l’approccio incentrato sui diritti umani. Infatti, i partner della Piattaforma
ENPATES si sono impegnati a garantire i seguenti principi fondamentali:
- Diritti delle persone vittime di tratta e sfruttate al centro di interventi anti-tratta;
- Indipendenza delle ONG e rafforzamento del loro ruolo di osservatori;
- Trasparenza e responsabilità delle ONG partecipanti;
- Rispetto e apertura verso i partner di ENPATES e gli altri stakeholders.
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Gli obiettivi specifici della Piattaforma ENPATES sono:
• Migliorare le conoscenze e l’analisi a livello europeo sulle politiche, le pratiche e gli studi contro la tratta;
• Creare un sistema stabile per lo scambio di buone pratiche e la cooperazione operativa fra ONG
anti-tratta e altri protagonisti rispetto alla prevenzione, l’assistenza e la presa in carico delle persone
vittime di tratta;
• Promuovere legislazioni, politiche, programmi e servizi anti-tratta coerenti ed efficaci, a livello
nazionale ed europeo, che sappiano rispettare, proteggere, adempiere e promuovere tutti i diritti
civili, culturali, economici, politici e sociali delle persone incondizionatamente ed in qualunque
momento del processo di identificazione, presa in carico e assistenza. Tutte le persone vittime della
tratta presunte e identificate devono essere trattate in maniera uguale senza discriminazioni di
“sesso, razza, colore della pelle, lingua, religione, opinioni politiche o altre, origine nazionale o
sociale, appartenenza a minoranza nazionale, proprietà, nascita o altra condizione” 1 . Inoltre, le
politiche e i servizi si devono basare su un’ampia prospettiva multi agenzia, olistica e integrata.
• Utilizzare la Piattaforma come strumento di lobbying e advocacy a livello internazionale e nazionale;
• Dare voce anche alle piccole ONG e a tutti i Paesi rappresentati;
• Portare i problemi locali ad un livello internazionale/globale.
Alla fine del progetto, la Piattaforma ENPATES comprendeva 26 membri di 25 Paesi:
–
15 Paesi membri dell’Unione europea: Italia, Francia, Romania, Portogallo, Spagna, Irlanda, Estonia,
Lettonia, Lituania, Grecia, Svezia, Danimarca, Lussemburgo, Finlandia, Germania
–
5 Paesi Candidati dell’Unione europea: Serbia, Turchia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo
–
5 Paesi non membri dell’Unione europea: Georgia, Azerbaigian, Armenia, Svizzera, Norvegia.
1
Consiglio d’Europa, Convenzione sull’Azione contro la Tratta di Esseri Umani, CETS N. 197, Art. 3.
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CAPITOLO 1
RACCOMANDAZIONI PER LE POLITICHE CONTRO LA TRATTA:
COME SVILUPPARLE E COME
COME SOSTENERLE
Klara Krivankova, Anti-Slavery International (Regno Unito)
L’obiettivo del presente capitolo è di offrire una guida e dei consigli per ottenere dei cambiamenti nelle
politiche di contrasto alla tratta degli esseri umani. Inizia con alcuni suggerimenti sulle strategie e sulle
tecniche di advocacy che possono essere utili quando si vogliono indurre cambiamenti nei contesti
nazionali o internazionali. Il capitolo fornisce inoltre alcuni chiarimenti sui meccanismi internazionali e
regionali con cui le ONG possono interagire e che possono aiutarci ad ottenere dei miglioramenti.
La tipologia di cambiamento che desideriamo può variare: può essere una modifica legislativa, un
tentativo di migliorare processi tramite i quali le persone vittime di tratta vengono inviate ai servizi per
ricevere assistenza o un cambiamento nel modo in cui i progressi e gli obblighi degli Stati e delle
organizzazioni della società civile sono monitorati.
Mentre diversi Paesi in Europa possono avere esigenze diverse in termini di cambiamento, i processi per
raggiungere tali cambiamenti e gli strumenti per attuarli sono in generale trasferibili e possono essere
adattati al particolare contesto nazionale o alle circostanze. Essenzialmente, coloro che identificano la
necessità di un cambiamento (un problema) devono convincere di tale necessità coloro che sono nella
posizione di fare in modo che quel cambiamento avvenga (responsabili delle politiche) e spingerli ad
avviare il processo di cambiamento.
“Advocacy” è il termine utilizzato per descrivere il processo che porta ad ottenere un cambiamento e il
presente capitolo offre alle ONG una mini-guida in materia di advocacy.
Tuttavia, prima che un qualunque processo di tutela dei diritti possa essere avviato, devono essere disponibili
conoscenze e competenze sufficienti, basate su dati oggettivi, sul problema che deve essere affrontato. La
raccolta di informazioni e la documentazione sono spesso realizzate proficuamente attraverso un
monitoraggio a livello internazionale e realizzando resoconti paralleli o “shadow report”. In tal modo, i dati
possono essere utilizzati per portare avanti un’attività di advocacy sia a livello nazionale che internazionale,
per fare pressione su un Paese tramite meccanismi internazionali quali le Nazioni Unite.
Il testo seguente è strutturato in tre parti. La prima parte offre alcune indicazioni e suggerimenti pratici su
come sviluppare una strategia efficace di advocacy e come perorare un cambiamento. Nella seconda
parte sono elencati diversi strumenti di valutazione e monitoraggio paralleli o “shadow monitoring”.
Questa parte fornisce anche indicazioni su come utilizzare alcuni dei meccanismi internazionali per
esercitare pressione volta a garantire i cambiamenti. Infine, l’ultima parte offre alcuni consigli pratici su
come formulare raccomandazioni e organizzare riunioni informative.
1.1 Cos’è l’advocacy e come promuovere il cambiamento2
L’advocacy è rappresentata da qualunque attività che una persona o un’organizzazione intraprende per
influenzare le politiche. Nel ciclo di vita di un’organizzazione non governativa, gran parte delle attività
è incentrata sul lavoro di advocacy – spesso senza che l’organizzazione si renda realmente conto che è
ciò di cui si occupa. La nozione di advocacy è spesso utilizzata in modo intercambiabile con quella di
“lobbying”. Tuttavia, l’attività di lobbying riguarda una serie di azioni diverse, più specifiche. Con tale
termine, infatti, ci si riferisce alle attività con cui si chiede ai decisori politici di assumere posizioni
specifiche su determinate legislazioni o su altre decisioni.
2 Il presente capitolo si basa sulle seguenti fonti: M. Kaye, K. Willingham, Advocacy Training, Anti-Slavery International,
London; The Policy Project, Networking for Policy Change. An Advocacy Training Manual, USAID, Washington, 1999; Non Profit
Action, www.npaction.org
11
Allora, cosa facciamo quando ci occupiamo di advocacy o di tutela dei diritti?
Noi:
-
Perseguiamo un risultato desiderato.
Promuoviamo una soluzione per un problema.
Costruiamo la volontà politica di agire.
Cerchiamo di influenzare una persona o un gruppo di persone per cambiare qualcosa.
L’advocacy, che sia rivolta ad un singolo decisore o ad un pubblico generale, deve passare di solito
attraverso diverse fasi prima di poter ottenere un risultato pratico.
Le varie fasi di advocacy comprendono:
-
Il miglioramento della sensibilizzazione/delle conoscenze sul problema (per questo dobbiamo
disporre di una base di conoscenze/dati per dimostrare il problema in maniera autorevole);
Fare in modo che le informazioni siano accettate come vere (anche in questo caso è fondamentale
che la documentazione sul problema vada oltre la semplice aneddotica);
L’individuazione e la proposta di soluzioni al problema (un cambiamento);
Ottenere i cambiamenti desiderati nelle politiche o nei comportamenti;
Garantire l’attuazione di politiche o di cambiamenti di comportamenti.
Queste fasi sono applicabili sia per interventi riguardanti una questione specifica o per campagne
limitate nel tempo sia per un lavoro continuo inerente ad una serie di problematiche (ad esempio il
monitoraggio continuo del rispetto dei trattati sui diritti umani da parte degli Stati).
Ogni intervento di advocacy richiede una programmazione approfondita che prenda in considerazione
una serie di questioni interne ed esterne e la mappatura degli stakeholders per individuare i potenziali
alleati che potrebbero fornire assistenza nel raggiungimento del cambiamento che si intende raggiungere.
La programmazione delle attività di advocacy prevede:
-
-
Identificare il problema e le soluzioni chiave (tentare di scomporre il problema in elementi di base e
individuare le soluzioni che siano realistiche e veicolabili ad un pubblico non specializzato);
Fare in modo di avere una base stabile (considerare le proprie risorse, i dati, la reputazione, la
comunicazione interna, ecc.);
Analizzare l’ambiente politico (chi detiene il potere, qual è il suo atteggiamento, le limitazioni sulla
capacità di attuare i cambiamenti sulle politiche/prassi); considerare anche se sono prossime
eventuali elezioni (nazionali/locali);
Stabilire i propri obiettivi – renderli SMART (Specific - specifici; Measurable - misurabili; Achievable
- realizzabili; Realistic - realistici; Timebound – con una precisa scadenza);
Sviluppare una strategia di advocacy per raggiungere tali obiettivi;
Attuare la programmazione definita e mantenere le dinamiche di processo (monitorare, valutare e
apportare le necessarie modifiche nel periodo di implementazione progettuale).
L’obiettivo dell’attività di advocacy che si tenta di attuare determinerà la strategia da adottare per il
raggiungimento di tale obiettivo. In alcuni casi, una singola attività potrebbe essere sufficiente per
raggiungere ciò che si persegue. In altre situazioni, sarà necessario combinare diversi metodi per
raggiungere il risultato desiderato.
In generale, la vostra strategia dovrà utilizzare uno degli elementi seguenti o una loro combinazione:
•
Campagne di base
Questa strategia prevede di solito interventi formativi, pubblicazioni, campagne di sensibilizzazione
e di mobilitazione dell’opinione pubblica. Avere un messaggio chiaro e qualcosa che le persone
possono fare (ad esempio inviare lettere, petizioni, cartoline, raccolte di fondi, visitare siti internet,
informare altri) per aiutarvi ad avanzare nella vostra causa. Se si riesce a coinvolgere l’opinione
pubblica, ciò dimostra che le cittadine e i cittadini ordinari, che poi son quelli che votano, si
interessano al problema. A sua volta, ciò attirerà l’interesse dei politici sulla questione.
•
Costruzione della coalizione
È raro che riusciamo ad ottenere un cambiamento da soli. Operare con altre organizzazioni e singoli
e coinvolgerli nella vostra campagna può rafforzare l’intero processo. Creare collegamenti con
organizzazioni simili e con alleati non tradizionali (ad esempio sindacati o forze di polizia). Cercare,
12
inoltre, il supporto di singoli e gruppi influenti (ad esempio giornalisti, sportivi o musicisti famosi,
leader all’interno di comunità sociali o religiose) che possono avere un migliore accesso a coloro
che si trovano in una posizione di potere. Queste attività sono preziose, perché vi consentono di:
raggiungere un pubblico più vasto e mobilitare diversi gruppi di sostenitori; specializzarsi e
condividere i compiti fra i vari gruppi; migliorare l’efficacia dei propri interventi; condividere i costi.
•
Influenzare i decisori
I vostri gruppi target da influenzare comprendono ministri, impiegati pubblici, consulenti e
funzionari locali e politici di altri partiti, con la possibilità di includere anche i funzionari che si
occupano di redigere linee guida o interpretare norme (magistrati, funzionari addetti alle questioni
relative all’immigrazione, agenti delle forze dell’ordine, assistenti sociali, ecc.). Prima di tentare di
influenzare queste persone, è importante fare una mappatura dei gruppi target che con più
probabilità potranno essere dalla vostra parte e concentrarsi su quelli più realistici.
•
Lavoro con i media
I media possono essere i vostri migliori alleati, ma possono anche influenzare la vostra campagna
negativamente. Dovete sempre ricordare che i vostri avversari possono servirsi dei media nello
stesso modo in cui lo fate voi. Inoltre, potrebbe non essere sempre utile coinvolgere i media nella
vostra campagna. Lavorare con i media significa ottenere una copertura televisiva, radiofonica, sui
giornali, le riviste, in internet, ecc. Si può lavorare con i media in maniera propositiva (ad esempio
fornire loro storie e indicazioni) e/o reattiva (reagire a ciò che viene presentato nei media, ad
esempio scrivere una lettera al direttore).
Come si rafforzano gli strumenti di tutela dei diritti a vicenda?
Lo schema seguente aiuta a comprendere come i vari strumenti di advocacy si rafforzano e si
completano a vicenda:
Un altro modo per capire ciò che facciamo quando sosteniamo la nostra causa è di elencare tutte le fasi
nel processo di advocacy. Ogni elemento del processo deve essere progettato con attenzione e, in
generale, non ne deve essere trascurato nessuno. Certamente, in alcuni casi, potrebbe non essere
necessario operare in partenariato, ma come regola generale, il processo dovrebbe essere seguito
meticolosamente per raggiungere i migliori risultati.
Processo di advocacy:
1. Definire la questione (“interesse”)
2. Stabilire gli obiettivi (compresi i risultati misurabili nel breve periodo)
3. Identificare il pubblico target (“soggetti”)
4. Costruire il supporto (“partner”)
5. Sviluppare il messaggio (chi state tentando di raggiungere? Cosa volete ottenere?)
6. Selezionare gli strumenti che supportano il vostro interesse (“strumenti”)
7. Raccogliere fondi
8. Sviluppare il piano attuativo (attività e compiti, responsabili, tempistica, risorse).
13
1.2 Strumenti e assistenza per il monitoraggio e la valutazione da parte delle ONG
L’obiettivo di questa parte del capitolo è di fornirvi assistenza nello sviluppo e nel miglioramento dei
vostri processi di monitoraggio e nella raccolta dei dati oggettivi. Prima di tutto vi offriremo diversi
strumenti che potrebbero essere utilizzati per valutare gli interventi degli Stati e per evidenziare il loro
rispetto degli obblighi internazionali. Poi, vi presenteremo alcuni dei meccanismi che potrebbero essere
utilizzati per presentare resoconti paralleli (shadow report) o per presentare le vostre preoccupazioni e
dichiarazioni.
1.2.1 Strumenti di valutazione
Per valutare le conseguenze sui diritti umani delle politiche contro la tratta nel vostro Paese, possono
essere utilizzati molti strumenti internazionali.
•
The RighT Guide (2010: Aim for human rights, Marjan Wijers, Lin Chew)
La RighT Guide rappresenta uno strumento utile per assistervi nel processo di valutazione, tramite
l’utilizzo dei principali strumenti a sostegno dei diritti umani. È stata sviluppata esclusivamente per essere
utilizzata dalle ONG, comprese le piccole organizzazioni di base e locali. Lo strumento è stato testato da
ONG in diversi Paesi del mondo. La guida è disponibile on-line in inglese e francese3.
Sono stati sviluppati alcuni strumenti per gli Stati, in modo da fornire loro assistenza nell’autovalutazione
dei rispettivi risultati. Questi strumenti possono essere utilizzati o facilmente adattati in modo che
possano essere utilizzati anche dalle ONG. Uno di questi strumenti è il seguente:
•
Measuring Responses to Trafficking in Human Beings in the European Union: an Assessment
Manual4 [Misurazione delle risposte alla tratta di esseri umani nell’Unione europea: un manuale di
valutazione] (2007: Commissione europea, Mike Dottridge).
Il manuale contiene una serie di domande che consentono agli Stati membri di valutare se stanno
attuando misure contro la tratta e un totale di 55 indicatori con cui gli Stati membri possono
misurare i propri progressi. Il manuale si compone di quattro parti: la Parte I è incentrata su sei
principi guida, che rappresentano pietre miliari fondamentali se si vuole garantire il successo dei vari
interventi necessari nella lotta alla tratta. Le tre parti successive si concentrano sulle strategie di
prevenzione (Parte II), di protezione e assistenza (Parte III) e di applicazione delle normative (Parte
IV). Il manuale può essere scaricato online5.
•
E-notes. Report on the implementation of anti-trafficking policies and interventions in the 27 EU
Member States from a human rights perspective (2008 and 2009) (2010: E-notes project)
(E-notes. Relazione sull’attuazione di politiche e interventi contro la tratta nei 27 Stati Membri
dell’UE da un punto di vista dei diritti umani (2008 e 2009)
Riconoscendo il ruolo cruciale svolti dal monitoraggio e dalla valutazione dei sistemi anti-tratta esistenti
in ciascun Stato membro dell’Unione europea per garantire la piena tutela dei diritti delle persone
trafficate, l’Associazione On the Road (Italia), ACCEM (Spagna), ALC (Francia) e La Strada International
(Paesi Bassi) hanno gettato le basi per la definizione di una metodologia condivisa e comparabile
affinché le ONG possano monitorare e redigere delle relazioni sull’efficienza e sull’efficacia delle
normative e gli interventi anti-tratta realizzati quotidianamente dai governi, dalle ONG e da altri attori
del settore. Attraverso il progetto E-notes (“European NGOs Observatory on Trafficking, Exploitation
and Slavery” – Osservatorio delle ONG europee sulla tratta, lo sfruttamento e la schiavitù) –
cofinanziato dal Programma di Prevenzione e di Lotta alla Criminalità della Commissione europea (DG
Affari Interni) –, nel febbraio 2011, i partner, con il supporto di ricercatori e ONG nei 27 Stati Membri,
hanno presentato il primo report di valutazione delle politiche e delle pratiche anti-tratta implementate
3 <www.humanrightsimpact.org/fileadmin/hria_resources/Trafficking_-_RighT_guide/The_RighT_guide_ENG.pdf>.
<www.humanrightsimpact.org/fileadmin/hria_resources/Trafficking_-_RighT_guide/The_RighT_guide_FRENCH.pdf>.
4 Realizzato in base alle raccomandazioni del Gruppo di Esperti sulla Tratta degli Esseri Umani dell’Unione europea, come
specificato nel loro Rapporto: European Commission, Report of the Experts Group on Trafficking in Human Beings, Brussels, 2004,
in
<http://ec.europa.eu/antitrafficking/entity.action;jsessionid=2LkCNZ8Tq1DKvfJ59SzK2724pTQXvQQyGQGrtyNnjG1PTsp6SVJl!1145937442?id=37a79d51
-e316-424a-b869-6e1c941f5231>.
5 <http://ec.europa.eu/antitrafficking/download.action;jsessionid=xJc4TL3Vv5pxy122RLC2fhS6WsdNlJk2GpNkzZDD2hfcGc3hlbpg!741669820?nodeId=d14
76063-c8cc-4f34-9029-02551a1d4177&fileName=Indicators+on+trafficking+in+EU+2007_en.pdf&fileType=pdf>.
14
nell’Unione europea. Il report E-notes (redatto da Mike Dottridge) evidenzia che i Governi dell’Unione
europea hanno interpretazioni diverse delle azioni che dovrebbero essere prioritarie per contrastare la
tratta e tutelare le persone che ne sono state vittime e indica che la protezione fornita a molte persone
trafficate è inadeguata. Esistono differenze sostanziali fra Stati membri dell’Unione europea su aspetti
fondamentali delle politiche e delle pratiche anti-tratta, ad esempio, sulle legislazioni nazionali antitratta e le definizioni di tratta, l’esistenza di organismi di coordinamento e il processo di identificazione
delle persone trafficate. Diverse norme delle legislazioni internazionali e nazionali volte a tutelare i
diritti delle persone trafficate esistono ancora solo su carta nella maggior parte degli Stati membri.
Infine, il report contiene raccomandazioni sia per i governi che per l’Unione europea. Contiene inoltre
una sintesi dei principali risultati in tutte le lingue nazionali dell’Unione europea. Il report, compreso
lo strumento utilizzato per il monitoraggio, può essere scaricato online6.
•
Recommended Principles and Guidelines on Human Rights and Human Trafficking (2002: UN
Office of the High Commissioner on Human Rights)
(Linee guida dell’Ufficio ONU dell’Alto Commissariato sui Diritti Umani)
A parte gli strumenti volti a valutare le risposte anti-tratta, è anche utile conoscere il quadro che può
servire come riferimento per la valutazione. Per determinare in che modo l’approccio ai diritti umani
è applicato alla lotta contro la tratta, le linee guida prodotte dall’Ufficio ONU dell’Alto
Commissariato sui Diritti umani offrono una base solida. Le linee guida sono un documento quadro
che mira a sviluppare risposte basate sui diritti umani in ogni fase del processo anti-tratta. Le linee
guida sono state sviluppate nel 2002 e, nel 2010, sono state ulteriormente elaborate in un
commentario che definisce nel dettaglio come l’applicazione di ognuna delle linee guida può essere
attuata (e quindi anche valutata) sul campo. Il testo delle linee guida in inglese, francese e spagnolo
e il testo del commentario sono disponibili online. 7
1.2.2 Monitoraggio a livello nazionale
La conformità del monitoraggio agli obblighi e la valutazione dell’attuazione delle politiche anti-tratta,
insieme alla valutazione dell’impatto sui diritti umani, rappresentano alcune delle competenze delle
organizzazioni della società civile coinvolte nel lavoro contro la tratta.
La dimostrazione dei risultati sull’efficacia delle politiche è cruciale quando vogliamo ottenere dei
cambiamenti. La principale attività di molte organizzazioni anti-tratta è fornire assistenza diretta alle
vittime, mentre hanno risorse limitate per impegnarsi nel dibattito sulle politiche. Tuttavia, è importante
che la loro esperienza e le voci di coloro che assistono vengano prese in considerazione. Di seguito
sono forniti alcuni esempi e indicazioni su come le ONG possono impegnarsi a livello nazionale per
assicurare cambiamenti positivi per coloro con cui lavorano.
Monitoraggio di misure anti-tratta ad opera di coalizioni di ONG
Talvolta, è il lavoro di coalizione lo strumento più adeguato per migliorare la capacità delle
organizzazioni più piccole e di base di impegnarsi a livello strategico e delle politiche. A tal proposito,
un esempio positivo è il Gruppo di Monitoraggio contro la Tratta (Anti-Trafficking Monitoring Group).
Fondato nel 2009 in Gran Bretagna, il gruppo comprende nove ONG che operano congiuntamente per
monitorare l’attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sull’azione contro la tratta di esseri
umani.
Il gruppo ha ideato una propria metodologia di monitoraggio parallelo, combinando diverse tecniche, quali l’analisi
della letteratura esistente, colloqui, quesiti iniziali da porre al governo da parte del Parlamento e l’utilizzo delle
normative sulla libertà di informazione per accedere alle informazioni sulla tratta tramite il governo. Una copia della
prima relazione del gruppo pubblicata nel 2010, compresa la descrizione dei metodi utilizzati è disponibile al
seguente indirizzo: <www.antislavery.org/includes/documents/cm_docs/2010/f/full_report.pdf>.
6
<www.e-notes-observatory.org/wp-content/uploads/E-notes-report_Adobe-61.pdf>.
<www.ohchr.org/Documents/Publications/Traffickingen.pdf>.
<www.ohchr.org/Documents/Publications/Traffickingfr.pdf>.
<www.ohchr.org/Documents/Publications/Traffickingsp.pdf>.
<www.ohchr.org/Documents/Publications/Commentary_Human_Trafficking_en.pdf>.
7
15
Gruppi di lavoro e organismi multi-agenzia nazionali
Il contesto in ogni Paese è diverso. Di conseguenza, è importante realizzare una mappatura degli
stakeholders prima di decidere sulla maniera più produttiva di promuovere un cambiamento. Più sopra è
stato riportato un esempio di monitoraggio guidato da una ONG. Un’altra possibilità è quella di entrare
a far parte di un gruppo di lavoro o di una task-force nazionale.
In molti Paesi, il lavoro anti-tratta è guidato da una politica specifica (di solito formulata in un piano
d’azione). Parte del processo attuativo di tale politica è un organismo di coordinamento o un
meccanismo che spesso include un raggruppamento di vari stakeholders. È un segnale di buona pratica
se le organizzazioni della società civile sono rappresentate in questo organismo.
Un esempio di tale organismo è rappresentato dalla Task Force on Combating Human Trafficking (TFHT)
che opera in Austria dal 2004 con a capo il Ministero Federale degli Affari Internazionali ed Europei
avente il mandato di coordinare le misure contro la tratta intraprese dall’Austria. La task force organizza
riunioni periodiche e, preseduta dal Ministero, si compone dei rappresentanti di tutti i ministeri
competenti, delle province federali e delle organizzazioni non governative.
Un altro esempio di organismo di coordinamento nazionale, in cui le organizzazioni della società civile
sono invitate a partecipare, può essere trovato in Romania. Nel 2003, tramite delibera del Governo8, è
stato istituito il Gruppo di Lavoro Interministeriale (Inter-Ministerial Working Group - IWG). L’IWG è
composto da quattro rappresentanti del Ministero degli Interni; componenti di altri Ministeri, compresi
Giustizia; Lavoro, Affari Sociali e Famiglia; Affari Esteri; Istruzione, Ricerca e Politiche Giovanili; Sanità;
Pubblica Amministrazione; Cultura; Autorità Nazionale per la Tutela e l’Adozione dei Minori. Altre
autorità e istituzioni possono essere rappresentate. Anche le ONG partecipano all’IWG, ad esempio
ADPARE. L’IWG si riunisce trimestralmente o più spesso, se necessario. Riunioni simili sono, inoltre,
organizzate regolarmente a livello regionale, con il centro regionale ANTIP, gli enti locali e altri attori
locali nella rispettiva regione.
Oltre a questi organismi di coordinamento, in molti paesi esistono, a livello nazionale, altri responsabili
del monitoraggio degli enti che si occupano di diritti umani, che realizzano indagini indipendenti o
ricevono reclami circa le mancate attuazioni e i casi di abuso procedurale da parte dei dipartimenti
governativi. Tali organismi adottano forme diverse, come quelle di ombudsperson o di commissione
nazionale per i diritti umani. Ad esempio, la Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani della Gran
Bretagna ha concluso recentemente un’indagine sulla tratta in Scozia e ha pubblicato le proprie
conclusioni in una relazione presentata al Parlamento9.
1.2.3 Monitoraggio a livello internazionale
La presentazione di rapporti ombra ad organismi di monitoraggio internazionali è utile a rafforzare le
attività nazionali di advocacy e di lobbying nel tentativo di influenzare i cambiamenti nelle politiche.
Esistono diverse possibilità che le ONG in Europa possono utilizzare per fare pressione sui propri
governi nazionali per introdurre i cambiamenti auspicati. Di seguito discuteremo brevemente alcune di
queste possibilità. Si noti che le possibilità indicate non rappresentano un elenco esaustivo e che
potreste individuare altri canali più efficaci per il vostro particolare contesto nazionale.
Per impegnarsi con alcuni di questi organismi o in certi processi di monitoraggio, le ONG devono essere
registrate presso tali organismi o devono essere riconosciute formalmente. Ad esempio, per far parte del
cd. processo delle Nazioni Unite (ad esempio per intervenire al Consiglio per i Diritti Umani o per
partecipare e organizzare degli eventi in occasione delle Conferenze delle Parti), le ONG devono aver
ottenuto uno status consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU (ECOSOC). Ad oggi,
circa 3.400 ONG di tutto il mondo godono di questo status. Le informazioni su come richiederlo sono
disponibili su: <http://csonet.org/index.php?menu=30>.
Per partecipare a conferenze e riunioni convocate dalle Nazioni Unite, le ONG possono non dover
avere lo status ECOSOC, ma devono essere registrate per l’accreditamento in anticipo.
8
Delibera n. 299/2003.
9 www.equalityhumanrights.com/uploaded_files/Scotland/Human_Trafficking_in_Scotland_/inquiry_into_human_trafficking_in_scotland-full-
report_pdf_.pdf
16
Consiglio d’Europa
Il Consiglio d’Europa, con sede a Strasburgo (Francia), copre praticamente l’intero continente europeo,
con i suoi 47 Stati membri. Fondato il 5 maggio 1949 da 10 Paesi, il Consiglio d’Europa ha l’obiettivo di
sviluppare in Europa principi comuni e democratici in base alla Convenzione Europea sui Diritti Umani
e ad altri testi di riferimento sulla tutela degli individui.10 Il Consiglio d’Europa è anche la sede della
Convenzione sull’azione contro la tratta di esseri umani (2005), l’unico trattato internazionale che ha
inserito le misure contro la tratta nel quadro dei diritti umani. Un aspetto importante è che la
Convenzione fornisce un meccanismo di monitoraggio indipendente in grado di controllare l’attuazione
degli obblighi contenuti nella Convenzione da parte degli Stati. Il meccanismo di monitoraggio è posto
in essere da un gruppo di esperti che formano un organismo chiamato GRETA. Le procedure di
monitoraggio attualmente in atto comprendono un questionario inviato agli Stati e una visita nel Paese.
Le ONG rappresentano una parte vitale del processo di monitoraggio.
Procedure di valutazione:
o
Questionario
GRETA ha preparato un questionario per il primo turno di valutazione (che è iniziato nel 2010) che
deve essere compilato dagli Stati. Il questionario è incentrato sugli articoli della Convenzione che
forniscono una visione d’insieme della sua implementazione.11 Gli Stati hanno una data di scadenza
entro la quale inviare il questionario compilato a GRETA. Sono obbligati a rispondere a tutte le
domande nel questionario e a fornire eventuali dati a supporto o documentazione. GRETA, inoltre,
accetta ed è molto interessata a ricevere segnalazioni o indicazioni da parte della società civile,
congiuntamente o separatamente dai dati inviati dal governo. Le informazioni devono essere credibili e
verificabili. Si può o rispondere a tutti o ad alcuni dei quesiti del questionario, in base alle proprie
competenze. Si può anche decidere di presentare un rapporto ombra (shadow report) da soli o insieme
ad altre organizzazioni anti-tratta. Le informazioni devono essere presentate in inglese o in francese, le
due lingue ufficiali del Consiglio d’Europa, poiché non ci sono le risorse necessarie per la traduzione
dei documenti forniti in altre lingue. La soluzione più utile, considerando le risorse e la capacità
limitate di GRETA, è di presentare un’unica relazione in rappresentanza di un gruppo di ONG
invece che diverse relazioni separate.
o
Visite nei Paesi
Oltre a ricevere il questionario ed eventuali altri documenti sui Paesi firmatari, gli esperti di GRETA
visitano tutti i Paesi presi in esame. Durante la visita, gli esperti tentano di verificare le informazioni
che hanno ricevuto e di esaminare e valutare l’attuazione pratica delle misure attivate. Durante le
visite, gli esperti di GRETA incontrano rappresentanti della società civile, comprese le ONG ed altre
organizzazioni impegnate nel settore anti-tratta. GRETA può anche decidere di organizzare
audizioni con vari soggetti che operano nel campo della prevenzione della tratta, dell’assistenza e
della protezione delle persone trafficate e con coloro impegnati a portare davanti alla giustizia i
responsabili delle violazioni dei diritti umani delle vittime di tratta.
Cosa possono fare le ONG?
•
Contattare il proprio governo e chiedere di essere consultati circa le misure attivate o previste in
vista dell’attuazione delle Convenzione e della propria relazione a GRETA;
•
Presentare informazioni direttamente a GRETA attraverso una relazione distinta da quella elaborata
dal governo, che risponde ad alcuni o a tutti i quesiti del questionario:
Tutte le informazioni e i documenti della società civile devono essere inviati a GRETA possibilmente prima della data
stabilita per il turno di monitoraggio. Devono essere inviati in inglese o in francese al Segretario Esecutivo di GRETA.
I contatti e altre informazioni sono disponibili su: <www.coe.int/t/dghl/monitoring/trafficking/default_en.asp>.
•
Organizzare una tavola rotonda o una piattaforma per la società civile quando GRETA organizza
una visita nel proprio Paese.
Il prodotto finale del monitoraggio è una relazione di valutazione per ciascun Paese visitato. La
bozza della relazione è condivisa con il governo del Paese per dare la possibilità di fornire eventuali
commenti. Una volta che il Paese ha commentato la bozza, GRETA prepara la propria relazione
10
11
www.coe.int, accesso a settembre 2011
Il questionario è disponibile in inglese al seguente indirizzo: <www.coe.int/t/dghl/monitoring/trafficking/default_en.asp>.
17
finale e le conclusioni che vengono comunicate sia al Paese in questione che al Comitato delle Parti
(che rappresenta il secondo pilastro del processo di monitoraggio). La relazione finale con i
commenti del Paese viene quindi resa pubblica e, questo punto, non può più essere modificata. Per
maggiori informazioni circa il processo di presentazione dei rapporti ombra, per visualizzare le
relazioni relative ai Paesi sottoposti a valutazione e per dettagli sul processo di monitoraggio, si
consulti:
<www.coe.int/t/dghl/monitoring/trafficking/Docs/Monitoring/GRETA_en.asp#TopOfPage>.
Meccanismi delle Nazioni Unite sui diritti umani
I due principali organismi ONU che si occupano di tratta sono l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i
Diritti umani (UNOHCHR) e l’Ufficio per il Controllo della Droga e la Prevenzione del Crimine
(UNODC). Per valutare l’impatto della tratta sui diritti umani, possono essere utilizzati i vari meccanismi
ONU sui diritti umani.
Il Consiglio sui Diritti Umani (Human Rights Council) è composto da 47 membri eletti che rappresentano
cinque diversi gruppi regionali. Si riunisce tre volte l’anno: a marzo, a giugno e a settembre. Il Consiglio ha
due meccanismi in particolare che possono essere utilizzati per svolgere attività di advocacy contro la tratta:
a)
Procedure speciali delle Nazioni Unite
b) Revisione Periodica Universale (Universal Periodic Review - UPR)
•
Procedure speciali delle Nazioni Unite
Le “Procedure speciali" sono meccanismi stabiliti dal Consiglio sui Diritti Umani per occuparsi di
situazioni nazionali specifiche o di alcune tematiche. Nel 2011, si contavano 8 mandati nazionali e
33 mandati tematici. I titolari dei mandati sono i Relatori Speciali (Special Rapporteurs), gli Esperti
Indipendenti, i Rappresentanti Speciali del Segretario Generale o i componenti di Gruppi di lavoro.
Il mandato consente alle Procedure speciali di esaminare, monitorare, fornire pareri e relazionare
pubblicamente sui maggiori temi e fenomeni riguardanti i diritti umani nel mondo (mandati tematici)
o sulla situazione dei diritti umani in Paesi specifici (mandati geografici), indipendentemente dalla
ratifica di una data convenzione. Possono, inoltre, sollevare questioni urgenti rispetto a casi o
tendenze particolari. I titolari dei mandati intervengono a titolo personale, in quanto non fanno parte
del personale ONU e non sono retribuiti dall’ONU. Il personale dell’OHCHR fornisce supporto
limitato ai titolari dei mandati. I titolari dei mandati tematici rilevanti per il lavoro anti-tratta sono: il
Relatore Speciale sulle Forme Contemporanee di Schiavitù (Special Rapporteurs on Contemporary
Forms of Slavery); il Relatore Speciale sulla vendita di minori, la prostituzione minorile e la pedopornografia (Special Rapporteur on the sale of children, child prostitution and child pornography); il
Relatore Speciale sui diritti umani dei migranti (Special Rapporteur on the human rights of migrants);
e il Relatore Speciale sulla tratta di esseri umani, in particolare di donne e minori (Special
Rapporteur on trafficking in persons, especially women and children).12
Cosa possono fare i Relatori Speciali?
o
Visite nei Paesi
Generalmente, i Relatori speciali visitano 2-3 Paesi all’anno, talvolta con altri titolari di mandati.
Possono condurre una visita soltanto se invitati formalmente – direttamente o su richiesta – da
un Paese (dal governo). Durante la visita, i Relatori Speciali incontrano una serie di persone e
organizzazioni (ad esempio, funzionari pubblici, ONG, Organizzazioni intergovernative, il
corpo diplomatico, accademici, leader religiosi, leader tradizionali, testimoni, vittime o familiari
di vittime). Le ONG possono contribuire alle visite in molti modi. Possono fornire informazioni
di contesto prima della visita e mettere in evidenza eventuali problematiche (comprese quelle
controverse), suggerire luoghi da visitare e persone e organizzazioni da incontrare. Su mandato,
possono intervenire anche durante la stesura della relazione e fornire indicazioni sulle
raccomandazioni. A livello nazionale, la relazione può essere utilizzata per presentare delle
richieste al Governo e fare attività di lobbying per l’attuazione delle raccomandazioni. In base al
budget disponibile, i Relatori Speciali talvolta organizzano eventi, quali seminari e tavole
12
Dettagli sui rispettivi Relatori nazionali sono disponibili al seguente indirizzo: <www.ohchr.org/EN/HRBodies/SP/Pages/Themes.aspx>.
18
rotonde, incentrati sull’implementazione delle proprie raccomandazioni. È comune che una
visita si concluda con un evento pubblico, come una conferenza stampa. I Relatori Speciali di
solito emettono un comunicato stampa alla fine della propria visita. Viene inoltre stilata una
relazione contenente i risultati riscontrati, le conclusioni e delle raccomandazioni. Tale
relazione viene presentata al Consiglio sui diritti umani in occasione di una delle sue sessioni.
o
Relazioni Annuali (tematiche)
Ogni anno i Relatori Speciali presentano relazioni al Consiglio sui diritti umani, divise in due
parti. La prima parte è una sorta di rapporto annuale e copre le attività realizzate l’anno
precedente, quali le visite nei vari Paesi, le riunioni cui si è partecipato ed eventuali
comunicazioni emesse. La seconda parte è una relazione tematica. Come con le visite nei Paesi,
le ONG possono contribuire alle relazioni tematiche. Ad esempio, le ONG possono suggerire
argomenti da considerare, in base alle loro conoscenze della situazione locale, delle tendenze
emergenti, o possono indicare questioni che vengono trascurate. Possono, inoltre, rispondere al
questionario del Relatore o a richieste di informazioni e dati. Una volta che la relazione è stata
completata, le ONG possono organizzare eventi nel proprio Paese o presso l’ONU, in
concomitanza con la presentazione al Consiglio sui diritti umani a Ginevra, durante la quale le
ONG possono organizzare side event e presentare dichiarazioni verbali e/o dichiarazioni scritte.
o
Comunicazioni
Attraverso i meccanismi delle Procedure speciali, possono essere inviate lettere di denuncia e
appelli urgenti ai governi (e ad altri, quali organismi ONU, organizzazioni intergovernative). I
titolari dei mandati lo fanno in base alle informazioni ricevute o a situazioni portate alla loro
attenzione. Le informazioni possono essere presentate da vittime o da persone a loro nome, da
ONG, organizzazioni intergovernative o organismi ONU e devono essere affidabili, credibili e
relative al mandato del Relatore. Le lettere di denuncia o gli appelli urgenti riguardano casi
singoli o situazioni generali di violazioni dei diritti umani o leggi che non rispettano gli standard
internazionali. Alla fine di ogni anno, le lettere di denuncia o gli appelli urgenti inviati vengono
inseriti in una relazione presentata al Consiglio sui Diritti Umani. Le comunicazioni emesse
sono riservate finché vengono pubblicate nelle relazioni al Consiglio sui Diritti umani. Le fonti
di informazione per la comunicazione sono tenute riservate sine die.
Come possono le ONG presentare informazioni per le comunicazioni?
Esistono dei moduli specifici per la maggior parte delle Procedure speciali. Informazioni al
riguardo sono disponibili nella relativa sezione del sito internet dell’Ufficio dell’Alto
Commissariato per i Diritti Umani dedicato alle Procedure speciali:
<www2.ohchr.org/english/bodies/chr/special/index.htm#>
È importante che siano comprese quante più informazioni possibili richieste nel modulo.
Quanto più la descrizione è dettagliata e precisa, tanto più credibili appariranno le
informazioni. Se vengono fornite informazioni sufficienti la prima volta, non sarà necessario che
un Relatore chieda ulteriori informazioni e la comunicazione può essere emessa più
rapidamente.
Che tipo di informazioni si devono fornire?
Se la vostra comunicazione riguarda un caso particolare, è necessario fornire quanti più dettagli
possibili. Potrebbe essere utile fornire anche esempi di casi simili o spiegare il contesto generale.
Se la vostra comunicazione è relativa ad una situazione generale di abusi o violazioni dei diritti
umani, sarà necessario fornire i dati oggettivi del problema. Tali dati devono comprendere
indicazioni statistiche, casi che illustrano il problema, relative norme, articoli di giornale, report
dei media, raccomandazioni di organismi nazionali e internazionali, ecc. Come regola, bisogna
cercare di inserire quanti più dati possibili fra quelli elencati qui di seguito:
• Persone o organizzazioni che forniscono le informazioni
• Chi sono i presunti autori dell’abuso
• Eventuali norme nazionali presumibilmente violate
• Quando e dove è avvenuto l’incidente
• Descrizione dettagliata dell’incidente
• Chi sono le vittime presunte
• Spiegare e descrivere le misure intraprese a livello nazionale (reclami presentati; eventuali
indagini effettuate; arresti; processi; assistenza fornita, ecc.)
19
Poiché le Procedure speciali non sono organismi giudiziari, non vi è l’obbligo di attendere che tutte le
procedure legali nazionali si siano concluse, come avviene con i tribunali internazionali sui diritti umani.
•
Revisione Periodica Universale (Universal Periodic Review - UPR)
Il Consiglio sui Diritti Umani ha il mandato da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU di verificare
periodicamente il rispetto da parte di ogni Stato dei propri obblighi riguardanti i diritti umani. Ogni Paese è
sottoposto quadriennalmente ad un a controllo che dura quattro anni. La verifica è composta da più parti:
Primo, il Paese sottoposto ad esame prepara un documento che descrive le azioni realizzate per
garantire il rispetto dei diritti umani. Tale documento deve essere massimo di 20 pagine e dovrebbe
essere redatto in consultazione con tutti gli stakeholders interessati a livello nazionale.
Secondo, l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR) raccoglie le informazioni
ONU in una relazione di 10 pagine, utilizzando rapporti di organismi ONU, ad esempio quelli degli
Organi dei trattati ONU e delle Procedure speciali.
Terzo, l’OHCHR prepara una sintesi di 10 pagine delle informazioni raccolte da stakeholders, quali
ONG o enti di ricerca.
Cosa avviene durante la verifica?
Ogni sessione UPR dura tre ore e avviene sotto forma di dialogo interattivo fra il Gruppo di lavoro e
lo Stato soggetto a verifica, che ha circa un’ora per la sua presentazione, per rispondere alle
domande e per le osservazioni conclusive. Gli Stati membri e gli Stati osservatori formulano
commenti, raccomandazioni e domande sulle questioni riguardanti i diritti umani. Dopo la verifica,
viene redatta una relazione che riassume quando discusso durante la sessione, elenca le
raccomandazioni formulate ed indica se lo Stato ha accettato o respinto le raccomandazioni.
Come possono partecipare le ONG?
Molti sono i modi con cui le ONG possono partecipare a tale processo. Ad esempio, possono
prendere parte all’eventuale processo di consultazione nazionale o fornire informazioni per la
stesura della sintesi che deve elaborare OHCHR. Le informazioni da inviare devono essere redatte
utilizzando un modello esistente, non devono mai superare le 5 pagine e devono contenere:
- Dati sul problema – statistiche, casi, descrizione;
- Informazioni circa le norme e le politiche relative alla questione che sollevata;
- Analisi di ciò che il governo non/sta facendo/dovrebbe fare;
- Raccomandazioni.
Inoltre, prima delle sedute del Gruppo di Lavoro UPR, le ONG possono fare lavoro di lobbying
chiedendo agli Stati di parlare di tratta, di prendere in esame una questione specifica relativa alla
tratta o di formulare una raccomandazione. Alle ONG è concesso di partecipare alle sessioni del
Gruppo di lavoro UPR, ma soltanto in qualità di osservatori. Il calendario delle sedute UPR e
informazioni sul processo e la presentazione di relazioni sono disponibili al seguente indirizzo:
<www.ohchr.org/EN/HRBodies/UPR/Pages/UPRMain.aspx>.
Monitoraggio degli standard internazionali sul lavoro – Impegno con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL)
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) è un’altra agenzia ONU che ricopre un ruolo di
grande rilievo nel contrasto alla tratta. Collaborare con tale agenzia può essere molto importante per gli
attori impegnati nella lotta alla tratta a scopo di lavoro forzato. L’OIL, infatti, è la promotrice di tutte le
Convenzioni in materia di lavoro forzato e di diritti dei lavoratori (e dei lavoratori migranti).
L’OIL è l’unica organizzazione tripartita dell’ONU composta da lavoratori, datori di lavori e governi. A
differenza di altri meccanismi ONU, tale struttura non permette alle ONG di fornire il proprio contributo
attraverso una procedura formale. Esistono tuttavia molti modi attraverso cui le ONG possono
collaborare, ad esempio, lavorando con i sindacati nazionali, le federazioni sindacali mondiali o i
meccanismi di controllo dell’OIL, in particolare la Commissione di esperti dell’OIL e il Commissione
dell’applicazione delle norme della Conferenza.
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Commissione di esperti per l’applicazione delle convenzioni e raccomandazioni
Gli Stati firmatari delle Convenzioni OIL devono presentare ogni due anni un rapporto
sull’applicazione delle convenzioni fondamentali (vale a dire C29 e C182) e ogni quattro anni per le
altre convenzioni. Il rapporto deve essere dettagliato e riguardare tutte le norme, i regolamenti, le
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politiche e gli interventi adottati dagli Stati. La Commissione di esperti per l'applicazione delle
convenzioni e raccomandazioni è formata da un gruppo di esperti indipendenti. Si riunisce
periodicamente per esaminare i rapporti dei governi e fare una valutazione sull’applicazione delle
norme internazionali da parte degli Stati membri. A febbraio, la Commissione di esperti sottopone
alla Conferenza internazionale del lavoro il proprio rapporto annuale. Può formulare “osservazioni”
e “richieste dirette” ai governi: le prime contengono commenti su questioni fondamentali sollevate
dall’applicazione di una specifica convenzione; mentre le seconde si riferiscono a questioni più
tecniche e a richieste di maggiori informazioni.
Come possono le ONG partecipare a questo processo?
I documenti ufficiali OIL e ONU e quelli presentati da organizzazioni di lavoratori e di imprenditori
sono le fonti primarie di informazioni prese in debita considerazione durante l’analisi dei rapporti
degli Stati. Le organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori possono presentare “commenti” (a
volte chiamati anche “reclami”) alla Commissione di esperti contro gli Stati membri per presunte
inadempienze nell’applicazione di convenzioni da essi ratificate. Le ONG non possono presentare
commenti direttamente, ma possono fornire informazioni ad organizzazioni di lavoratori e di
imprenditori disponibili a farle proprie. L’OIL deve ricevere il materiale entro la fine di agosto per
permettere alla Commissione di esperti di utilizzarlo nella sessione di novembre-dicembre. Quindi,
le ONG devono far pervenire la propria documentazione a tali organizzazioni entro metà luglio. Il
materiale presentato all’OIL deve essere redatto utilizzando un apposito schema che deve includere:
- La dimostrazione oggettiva dell’esistenza di un problema;
- Informazioni sulla legislazione vigente in materia di lavoro minorile, lavoro forzato e in
particolare sulle normative riguardanti il lavoro domestico, soprattutto di minori; eventuali
politiche e programmi realizzati dal governo;
- L’analisi/critica dei motivi per i quali le norme e le politiche in vigore non funzionano e perché
il problema persiste;
- Raccomandazioni: cosa deve fare il governo.
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Commissione dell’applicazione delle norme della Conferenza
La Commissione dell’applicazione delle norme si riunisce a giugno nell’ambito della Conferenza
Internazionale del Lavoro. È un organo tripartito composto da rappresentanti dei governi, degli
imprenditori e dei lavoratori. Realizza un’analisi approfondita di circa 25 Paesi, sulla base del
rapporto elaborato dalla Commissione di esperti per l'applicazione delle convenzioni e
raccomandazioni. L’elenco dei Paesi sottoposti a revisione viene concordato con i rappresentanti dei
gruppi dei lavoratori e degli imprenditori all’inizio della Conferenza Internazionale del Lavoro. A
ogni Paese è dedicata una mezza giornata o anche una giornata intera. Ognuna delle parti
(lavoratori, imprenditori e governi) prende la parola, espone la propria argomentazione e pone
domande. Il governo del Paese preso in esame risponde alle questioni sollevate in due fasi distinte
della procedura. La discussione su ciascun caso si conclude con la formulazione di un paragrafo,
negoziato dai gruppi tripartiti, che viene inserito nelle Conclusioni finali del rapporto. Nei casi di
mancato rispetto delle norme, la Commissione dell’applicazione delle norme della Conferenza può
decidere di inserire il caso in un “paragrafo speciale” nel suo rapporto alla Conferenza
Internazionale del Lavoro. I paragrafi speciali specificano le azioni che l’OIL intende porre in essere
come, ad esempio, una missione. Il rapporto della Commissione dell’applicazione delle norme della
Conferenza viene quindi sottoposto alla Commissione di esperti in occasione della sua sessione
successiva per continuare il processo di monitoraggio. Se c’è un “paragrafo speciale”, il Paese sarà
inserito automaticamente in revisione in occasione del Comitato della Conferenza successivo e il
Paese *dovrebbe* essere sottoposto a verifica nel successivo rapporto della Commissione di esperti.
I meccanismi di controllo dei trattati
Un Trattato, una Convenzione o un Patto sono norme internazionali che diventano vincolanti a livello
nazionale, quando uno Stato le ratificata. Tutti gli Stati che hanno ratificato le Convenzioni fondamentali
sui diritti umani devono inviare periodicamente un rapporto agli organismi di controllo dei trattati qui di
seguito indicati (un anno dopo la ratifica e poi ogni due anni per la Convenzione internazionale
sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale; ogni quattro anni per il Patto internazionale
sui diritti civili e politici, la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei
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confronti della donna e la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o
degradanti; e ogni cinque anni per il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, la
Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la Convenzione sulla protezione dei diritti dei
lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie).
Ciascuno di questi trattati ha un organismo di controllo, così come di seguito specificato:
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Il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali controlla l’applicazione del Patto internazionale
per i diritti economici, sociali e culturali, 1966 (ICESCR);
Il Comitato per i diritti umani controlla l’applicazione del Patto internazionale per i diritti civili e
politici, 1966 (ICCPR) e dei due Protocolli opzionali;
Il Comitato contro la tortura controlla l’applicazione della Convenzione contro la tortura e altre
pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, 1984 (CAT) e del relativo Protocollo opzionale;
Il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale controlla l’applicazione della Convenzione
internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale, 1965 (CERD);
Il Comitato per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne controlla
l’applicazione della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le
donne, 1979 (CEDAW), e del relativo Protocollo opzionale;
Il Comitato per i diritti dell’infanzia controlla l’applicazione della Convenzione sui diritti
dell’infanzia, 1989 (CRC), e dei due Protocolli opzionali;
Il Comitato per la protezione dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie controlla
l’applicazione della Convenzione per la protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro
famiglie.
Tutte le convenzioni, a parte la CRC e l’ICESCR, sono dotate di una procedura di reclamo cui possono
accedere individui o gruppi che ritengono che uno Stato non ottemperi gli obblighi derivanti dalle
Convenzioni che ha ratificato. I meccanismi di controllo dei trattati operano in maniera quasi giudiziale; le
loro conclusioni non sono legalmente vincolanti, ma vengono pubblicate e hanno una notevole influenza. Di
conseguenza, ogni organismo accumula giurisprudenza su come interpretare gli strumenti sui diritti umani e
le verifiche con i Governi per controllare che tali Governi abbiano attuato le raccomandazioni.
Di conseguenza, tutti questi organismi producono giurisprudenza su come interpretare gli strumenti sui diritti
umani ed alcuni di essi verificano che i governi abbiano messo in pratica le raccomandazioni loro fornite.
L’iter procedurale riguardante una relazione prevede quanto segue:
1. Lo Stato presenta una relazione.
2. L’organismo di controllo del trattato presenta allo Stato in questione l’elenco delle problematiche e
dei quesiti rilevati dall’analisi della relazione (opportunità di intervento delle ONG).
3. Lo Stato può presentare risposte scritte alle questioni sollevate.
4. Dialogo costruttivo fra l’organismo e lo Stato durante la sessione (opportunità di intervento delle ONG).
5. L’organismo del trattato rende note le proprie osservazioni e raccomandazioni conclusive.
6. Procedure di controllo sull’attuazione delle raccomandazioni da parte dello Stato membro.
I meccanismi di controllo presentano tuttavia alcuni limitazioni:
- Possono essere necessari cinque anni prima che una data convenzione venga sottoposta a
monitoraggio;
- Gli Stati possono non volere (meccanismo di blocco) o non essere in grado (problemi di capacità) di
rispettare i propri obblighi rispetto alla presentazione di relazioni.
- I meccanismi di reclamo individuale sono utilizzati raramente (in 24 anni soltanto 35 reclami sono
stati presentati in base all’articolo 14 del CERD) oppure vengono impiegati solamente in alcuni Paesi
specifici (28 Paesi su 109 non hanno mai avuto un reclamo presentato in base al primo Protocollo
Opzionale dell’ICCPR).
Come possono partecipare le ONG?
L’”elenco delle tematiche” stilato dal Gruppo di lavoro durante la sessione è alla base dei controlli futuri,
quindi, è importante cercare di far inserire in tale elenco la questione che si vuole porre all’attenzione
prima che la sessione abbia luogo, se si vuole che venga presa in esame.
Maggiori informazioni circa i trattati e le attività degli organismi di monitoraggio dei trattati sono
disponibili al seguente indirizzo: <www.ohchr.org/EN/HRBodies/Pages/HumanRightsBodies.aspx>.
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Rapporto sulla tratta di persone del Dipartimento di Stato americano
Dal 2000 il Dipartimento di Stato americano (l’Ufficio per il Monitoraggio e la Lotta alla Tratta di
Persone) pubblica rapporti annuali che valutano l’azione dei governi di tutti i paesi in merito
all’eliminazione della tratta di persone. La valutazione si fonda su standard minimi contenuti nella legge
“Trafficking Victims Protection Act” del 2000 e relative modifiche. Il rapporto annuale viene presentato
alle commissioni competenti del Congresso americano e generalmente ha un peso politico significativo.
Spesso i risultati del monitoraggio forniscono anche indicazioni sulla direzione dei finanziamenti che il
dipartimento mette a disposizione.
Come possono le ONG partecipare al processo?
Le ONG possono fornire informazioni all’ambasciata americana presente nel proprio Paese oppure rivolgersi
direttamente al Dipartimento di Stato americano. In ciascun Paese, infatti, presso l’ambasciata americana, vi è
un funzionario che si occupa del tema della tratta che raccoglie informazioni attraverso le ONG locali. È
quindi utile mettersi in contatto con tale funzionario per fornire informazioni.
Ogni anno, le ambasciate compilano e inviano una relazione al Dipartimento di Stato, che la utilizza per la
preparazione del rapporto annuale. Le ONG che si rivolgono direttamente al Dipartimento di Stato devono
presentare una serie di informazioni generalmente rispondendo ad un elenco di domande pubblicate
dall’Ambasciatore responsabile del lavoro dell’Ufficio per il monitoraggio e la lotta alla tratta di persone13.
13 Ad esempio, per il Rapporto sulla tratta di persone 2012, i quesiti a cui l’Ambasciatore chiedeva di rispondere erano i seguenti:
1. Come sono cambiati i metodi di tratta negli ultimi 12 mesi? (ad esempio, ci sono vittime di tratta provenienti da nuovi Paesi
d’origine? La tratta interna o la tratta di minori sta aumentando? La tratta a scopo di sfruttamento sessuale è passata dai bordelli
agli appartamenti privati? La tratta a scopo di lavoro forzato è stata rilevata in nuovi comparti dell’industria o settori
dell’agricoltura? L’accattonaggio forzato è un problema?)
2. In che modo l’impegno del governo contro la tratta è cambiato durante lo scorso anno? Quali nuove leggi, regolamenti, politiche e
strategie attuative sono state poste in essere (ad esempio, norme e procedure penali sostanziali, meccanismi per l’ottenimento del
risarcimento in sede civile, misure di sicurezza per la vittima-testimone in generale e durante i procedimenti giudiziari)?
3. Fornire osservazioni riguardanti l’attuazione delle norme e procedure esistenti.
4. Il governo combatte con forza e in ugual misura la tratta a scopo di lavoro forzato e la tratta a scopo di sfruttamento sessuale?
5. Le sentenze e le norme contro la tratta sono sufficientemente severe per riflettere la natura del reato? Le sentenze sulla tratta a
scopo di sfruttamento sessuale sono commisurate alle sentenze per stupro?
6. I funzionari statali comprendono la natura della tratta? Se non è così, fornire esempi di idee sbagliate o fraintendimenti.
7. Sembra che i giudici abbiano le conoscenze e la sensibilità adeguate rispetto ai casi di tratta? Quali sentenze sono state emesse dai
tribunali contro i trafficanti? Quanto sono comuni le sospensioni di pena e la carcerazione inferiore ad un anno per i trafficanti condannati?
8. Fornire osservazioni riguardanti l’impegno delle forze di polizia e delle procure nel perseguire i casi di tratta.
9. Vi sono funzionari statali (compresi i rappresentanti delle forze dell’ordine) complici in casi di tratta perché, ad esempio, ne
traggono profitto, prendono bustarelle o ricevono servizi sessuali in cambio di mancato perseguimento del reato? I funzionari
statali gestiscono circuiti o attività di tratta? Se sì, tali funzionari statali sono stati soggetti a indagini e/o procedimenti penali?
Quali pene gli sono state comminate?
10. Il governo ha indagato, perseguito penalmente e condannato con forza propri cittadini impegnati all’estero per missioni di
pace o similari che sono stati coinvolti o hanno facilitato la tratta?
11. Il governo ha indagato, perseguito penalmente e condannato gruppi della criminalità organizzata coinvolti nella tratta?
12. Il Paese è un paese di origine di turisti sessuali e, se sì, quali sono i Paesi di destinazione? Il Paese è meta di turisti sessuali e, se
sì, da quali Paesi provengono?
13. Fornire osservazioni riguardanti l’impegno del governo nell’affrontare il problema dell’arruolamento di bambini soldato.
14. Il governo si impegna in maniera coordinata e pro-attiva per identificare le vittime? Prima di espellere una persona dal Paese,
viene effettuato un controllo per determinare se è vittima di tratta?
15. Quali servizi sono forniti alle vittime (vitto e alloggio, interpretariato, consulenza legale, cure sanitarie, supporto psicologico
rimpatrio)? Chi li fornisce? Se organizzazioni non governative forniscono i servizi, il governo sostiene le loro attività
finanziariamente o in altro modo?
16. Come potrebbero essere migliorati i servizi alle vittime?
17. I servizi sono forniti in maniera equa e adeguata sia a vittime di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo che alle vittime di
tratta a scopo di sfruttamento sessuale? A uomini, donne e minori? Cittadini e non cittadini?
18. Gli enti che forniscono servizi di assistenza e le forze dell’ordine collaborano, ad esempio, condividendo informazioni sulle
evoluzioni della tratta o organizzando i servizi da offrire alle vittime subito dopo una retata? Qual è il livello di collaborazione,
comunicazione e fiducia fra gli enti di assistenza e le forze dell’ordine?
19. Le vittime possono presentare denunce o richiedere procedimenti penali contro i trafficanti? Le vittime si avvalgono di tali strumenti?
20. Il governo rimpatria le vittime? Il governo fornisce assistenza per il reinserimento in Paesi terzi? Il governo si informa circa le
eventuali ritorsioni o serie difficoltà che vittime le devono affrontare al rientro nel Paese d’origine? Alle vittime in attesa di
rimpatrio o di reinserimento in Paesi terzi vengono fornite misure di assistenza? Le vittime vengono rimpatriate o sono espulse?
21. Il governo trattiene o arresta in maniera inappropriata vittime identificate di tratta?
22. Il governo punisce vittime di tratta per contraffazione di documenti, immigrazione irregolare, lavoro irregolare o
partecipazione ad attività illecite gestite dal proprio trafficante?
23. Qual è stato l’impegno del governo per prevenire la tratta di esseri umani?
24. Vi è l’impegno ad affrontare le cause originarie di tratta come la povertà, il mancato accesso all’istruzione e ad opportunità
economiche, la discriminazione contro donne, minori e minoranze?
23
Nel presentare le informazioni al Dipartimento di Stato americano è utile limitarsi a rispondere
solamente ai quesiti di cui si può dimostrare di avere conoscenza diretta e indicare le possibili soluzioni
alle carenze identificate, allegando inoltre dati significativi, studi di caso, materiale fotografico e
informazioni sulle norme e le politiche. Il Dipartimento mantiene riservate le fonti di informazioni. È
importante ricordare che la sezione dedicata a ciascun Paese è relativamente breve, consta di poche
pagine che mettono in evidenza i progressi, i cambiamenti registrati o le questioni emerse dal
monitoraggio realizzato l’anno precedente.
Per maggiori informazioni, visitare: <www.state.gov/g/tip/index.htm>.
Unione europea
Non esiste un meccanismo di monitoraggio formale dell’Unione europea. La Commissione europea è
responsabile dello sviluppo e dell’implementazione delle politiche contro la tratta. La Direzione
Generale per gli Affari Interni è responsabile dell’agenda anti-tratta europea. Nel 2010 è stata nominata
la prima Coordinatrice anti-tratta dell’Unione europea, la cui responsabilità è di fornire pareri alla
Direzione Generale per gli Affari Interni e di coordinare le attività anti-tratta tra gli uffici della
Commissione che si occupano del tema. Le ONG hanno a disposizione alcune opportunità per
influenzare la politica della Commissione europea o per partecipare ad eventi, come la Giornata contro
la tratta dell’Unione europea, che si svolge annualmente il 18 ottobre. Inoltre, le ONG possono
accedere ad una serie di linee di finanziamento messe a disposizione dalla Commissione europea. Per
maggiori informazioni, consultare i seguenti siti internet:
• <http://ec.europa.eu/home-affairs/doc_centre/crime/crime_intro_en.htm>
• <http://ec.europa.eu/anti-trafficking/index.action>
Per riuscire a promuovere dei cambiamenti su questioni di rilevanza europea, le ONG europee
potrebbero trovare utile svolgere lavoro di lobbying con i parlamentari europei dei propri Paesi. I
seguenti link potrebbero essere utili per comprendere i processi e le strutture dell’Unione europea:
<http://europa.eu/about-eu/>
<www.eurunion.org/eu/images/stories/eufocus-understandingeu-5-2011.pdf>
1.3 Come formulare raccomandazioni
In conclusione, ecco alcuni suggerimenti che possono essere utili per formulare raccomandazioni sulle
politiche. In generale, le raccomandazioni riassumono i cambiamenti che si vogliono ottenere e
stabiliscono ciò che dovrebbe accadere, chi deve agire ed entro quando.
Spesso, le raccomandazioni sono rivolte ai policy makers e ai decisori politici. Gli obiettivi principali
devono essere quelle persone che hanno l’autorità per fare in modo che il vostro cambiamento possa
avvenire (oppure che possono bloccare il vostro tentativo di ottenere un cambiamento). È importante
ricordare che coloro ai quali sono rivolte le nostre raccomandazioni sono spesso responsabili di altre
politiche, oltre a quelle riguardanti il contrasto alla tratta di esseri umani. Quindi, è necessario formulare
le raccomandazioni in modo tale che si distinguano rispetto a documenti simili che i policy makers e i
decisori politici responsabili possono ricevere. È altrettanto fondamentale assicurarsi che le proprie
raccomandazioni siano formulate in maniera semplice e chiara.
Questi sono i cinque suggerimenti principali per formulare delle raccomandazioni:
• Idealmente non indicare più di cinque raccomandazioni alla fine di un documento. Se è necessario
formularne più di cinque, indicare nell’elenco stilato quelle prioritarie.
• Stabilire un limite temporale per l’implementazione delle raccomandazioni: siate più specifici
possibili. Se non è possibile indicare scadenze specifiche, suddividete le raccomandazioni in quelle
a breve, medio e lungo termine.
• Individuare chi deve attuare ciascuna raccomandazione. Non è sufficiente dire semplicemente che il
governo è responsabile: indicare concretamente il ministero, l’ente o il settore.
25. Il governo porta avanti attività che potrebbero prevenire o ridurre i fattori di vulnerabilità che favoriscono la tratta, ad esempio,
la registrazione delle nascite delle popolazioni indigene?
26. Il governo fornisce sostegno finanziario alle ONG che promuovono attività di sensibilizzazione pubblica oppure realizza
direttamente tali attività? Le campagne di sensibilizzazione pubblica si sono dimostrate efficaci?
27. Fornire ulteriori raccomandazioni per migliorare l’impegno del governo contro la tratta.
28. Mettere in evidenza le strategie e le pratiche efficaci che altri governi potrebbero adottare.
24
•
•
Mettere in evidenza eventuali elementi e vantaggi economici che le vostre raccomandazioni
potranno apportare al vostro target. In tal modo, le raccomandazioni diventano più interessanti.
Siate realistici. È improbabile che si riesca ad ottenere subito la soluzione ottimale. Considerate
quale cambiamento sarebbe un passo in avanti accettabile. Una buona strategia potrebbe essere
quella di inserire una raccomandazione tipo “lista dei desiderata”: in tal modo le altre
raccomandazioni appariranno più realistiche.
Oltre a pubblicare raccomandazioni, redigere documenti informativi con funzionari pubblici e ministri
può essere uno strumento utile per promuovere un cambiamento. Chiarezza e brevità sono ancora più
importanti per la redazione di tali documenti. I politici in particolare hanno un tempo d’attenzione breve
e se riuscite a descrivere le vostre istanze in pochi paragrafi, sarà più probabile che siano interessati ad
impegnarsi.
Prendete in considerazione i punti seguenti nel redigere un documento informativo:
• Lunghezza: siate brevi, arrivate al punto. La lunghezza ideale è una pagina A4, ma cercate di non
superare le due pagine; indicate i vostri desiderata, il perché e quale contributo possono dare. Prima
di concludere, ripetete la vostra richiesta fondamentale.
• Utilizzate un linguaggio semplice, facile da capire. Evitate il linguaggio tecnico e non date per
scontata la conoscenza di termini o contesti specialistici.
• Organizzate i vostri documenti informativi intorno a tre punti o richieste principali. Aggiungere altri
punti ridurrebbe l’attenzione e l’efficacia del vostro documento informativo.
25
CAPITOLO 2
ANALISI DI PRATICHE ANTI-TRATTA RILEVANTI
2.1 Introduzione
Introduzione
Questo capitolo presenta l’analisi di 20 attività anti-tratta selezionate dai partner di progetto e
implementate da ONG anti-tratta e, in un caso, da un ente locale in Paesi membri e non membri
dell’Unione europea, in particolare Azerbaigian, Bosnia-Erzegovina, Francia, Germania, Italia, Kosovo,
Lituania, Lussemburgo, Romania, Serbia, Spagna e Turchia. Le attività forniscono un’ampia gamma di
servizi, misure e strumenti, tra cui, assistenza a vittime di tratta nei Paesi d’origine, transito e
destinazione; procedure di protezione da impiegare durante il periodo di recupero e reinserimento
sociale; formazione dei principali attori anti-tratta; programmi di prevenzione; cooperazione nazionale e
transnazionale fra ONG.
Non esiste una definizione completa e definitiva di “buona pratica” nel cosiddetto settore anti-tratta.
Tale definizione, infatti, è ancora oggetto di dibattito tanto che chi opera nel settore a vari livelli non ha
ancora sviluppato e condiviso un quadro concettuale comune. In considerazione di ciò, i partner di
ENPATES hanno selezionato una serie di pratiche che rappresentano esperienze di rilievo nell’ambito
della prevenzione della tratta degli esseri umani e della tutela e dell’assistenza alle persone trafficate,
individuando prassi che “forniscono utili esperienze di apprendimento, incoraggiano lo scambio di idee
e di pareri e stimolano un processo di auto-riflessione.”14 Invece di utilizzare una definizione opinabile
di ciò che rappresenta una buona pratica, per selezionare le prassi, i partner di ENPATES hanno
concordato di fare riferimento alla propria esperienza nel settore – acquisita nel corso di molti anni – e
alle raccomandazioni degli organismi dell’Unione europea e di istituzioni internazionali. Hanno quindi
raccolto una serie di pratiche che essi stessi attuano o che conoscono e che sono state valutate
positivamente – internamente e/o esternamente – come esempi di interventi che rispondono ai bisogni
delle vittime, degli operatori e delle operatrici anti-tratta o degli stakeholders.
I partner di ENPATES hanno quindi preferito utilizzare la locuzione “pratica rilevante” rispetto a “buona
pratica”. Nelle pagine seguenti sono perciò descritte e analizzate 20 pratiche rilevanti quali esempi di
attività anti-tratta che possono essere adattate e replicate in altri contesti locali ed esteri o rivolte ad altri
gruppi target. Tutte le pratiche selezionate – in ogni fase della loro implementazione – promuovono il
pieno rispetto dei diritti umani delle persone trafficate, in conformità ai principi fondamentali
dell’Unione europea, del Consiglio d’Europa e dell’ONU, cioè la Direttiva 2011/36/UE concernente la
prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime15, la Convenzione
sull’azione contro la tratta di esseri umani (2005)16 e i Principi e le linee guida raccomandate dall’ONU
sui diritti umani e la tratta (2002)17.
I partner di ENPATES hanno individuato le pratiche utilizzando in particolare come riferimenti i principi
fondamentali e le raccomandazioni fornite dagli strumenti suddetti per assicurare misure solide di tutela
e assistenza alle persone vittime della tratta. In particolare, sono stati presi in considerazione i seguenti
principi e raccomandazioni nella scelta delle pratiche:
-
Misure di assistenza e protezione dovrebbero essere garantite alle vittime di tutte le forme di tratta di
esseri umani.
-
Le procedure e gli strumenti di identificazione dovrebbero essere rafforzati per garantire la corretta
l’individuazione e l’identificazione del maggior numero di vittime di tratta.
14 Headway Project, Headway – Improving Social Intervention Systems for Victims of Trafficking, Noktus, Varsavia, 2007, p. 10,
in <www.ontheroadonlus.it/wp-content/uploads/HW_publication-con-segnalibri1.pdf>.
15 Direttiva 2011/36/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 aprile 2011 sulla prevenzione e la lotta contro la tratta
di esseri umani e la tutela delle vittime e in sostituzione della Delibera Quadro del Consiglio 2002/629/JHA, in <http://eur-
lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2011:101:0001:0011:EN:PDF>.
16 <http://conventions.coe.int/Treaty/en/Treaties/Html/197.htm>.
17 Per un quadro generale delle raccomandazioni, cfr. UNHCHR, Recommended Principles and Guidelines on Human Rights and Human
Trafficking. Commentary, New York e Ginevra, 2010, in <www.ohchr.org/Documents/Publications/Commentary_Human_Trafficking_en.pdf>.
27
-
L’identificazione di persone trafficate non dovrebbe dipendere da elementi di prova necessari per
sporgere denuncia penale o dalla collaborazione con le autorità competenti.
-
L’accesso all’assistenza e alla protezione non dovrebbe dipendere dallo status giuridico delle
persone vittime di tratta né dalla loro disponibilità a collaborare con le autorità competenti.
-
I programmi di assistenza dovrebbero comprendere misure che rafforzino le persone vittime di tratta,
sostenendo i loro diritti con adeguati interventi di protezione, assistenza e risarcimento. Tutte le
misure devono essere personalizzate, non discriminatorie e progettate con il coinvolgimento attivo
delle persone trafficate assistite.
-
Tutte le misure di tutela e assistenza dovrebbero essere attuate con il consenso delle vittime e
prendendo in considerazione le loro esigenze legate alla sicurezza e alla tutela.
-
La valutazione esterna di piani, programmi, servizi e misure anti-tratta dovrebbe essere regolarmente
realizzata per valutare l’impatto delle attività e per pianificare politiche e misure future.
Le pratiche sono state raccolte tramite un modulo standardizzato comprendente la seguente ampia serie
di indicatori per descrivere le diverse caratteristiche dell’intervento messo in atto:
Elemento
Documento n.:
Informazioni da raccogliere
Paese:
Organizzazione/i
Denominazione dell’organizzazione che attua l’attività
Nome pratica/attività/programma
Denominazione dell’attività
Categoria (A, B, C, D)
Selezione della categoria dall’elenco fornito
Tipologia di intervento
Specifica della tipologia di intervento realizzato (elenco)
Periodo di attuazione
Periodo di attuazione dell’attività
Area geografica coperta
Area(e) locale, nazionale o transnazionale coinvolta nell’attività
Informazioni di riferimento
Breve descrizione del contesto/problema nazionale in questione
Gruppo/i target
Beneficiari presi in considerazione
Obiettivi
Scopo generale e obiettivi operativi
Attività
Descrizione dettagliata delle attività realizzate
Metodi e Strumenti
Descrizione della metodologia e degli strumenti utilizzati per raggiungere gli obiettivi prestabiliti,
compresi gli strumenti di monitoraggio e valutazione
Risorse
Risorse umane, finanziarie e in natura utilizzate per attuare le attività
Risultati
Risultati con la misurazione della realizzazione degli obiettivi operativi; impatto dell’attività a
breve/medio/lungo termine
Esperienza acquisita sul campo
Punti di forza ed elementi innovativi
Sfide e limiti
Trasferibilità
Elementi che possono essere adattati e replicati in altri contesti sociali e culturali
Mainstreaming
L’integrazione dell’attività nelle politiche/pratiche/legislazione anti-tratta
Riferimenti e link
Dettagli dei contatti e fonti collegate disponibili
Alcune pratiche sono state elencate in una categoria, anche se si sarebbero potute inserire in altre categorie, in
ragione delle diverse misure previste. Sono state prese in considerazione quattro categorie con le relative tipologie
di servizi e misure anti-tratta in base alla problematica affrontata e/o ai servizi forniti nella maniera seguente:
•
Categoria A – Pratiche di prevenzione, formazione e ricerca:
o Attività di informazione/sensibilizzazione rivolte alla popolazione in generale e alle vittime
potenziali, formazione congiunta di operatori ed operatrici sociali e altri stakeholders (forze
dell’ordine, servizi socio-sanitari), rafforzamento delle competenze strategiche, politiche ed
operative degli attori attori-tratta (lobbying, advocacy, capacity building);
o Formazione dei principali soggetti a vario titolo impegnati nel settore anti-tratta, quali operatori
ed operatrici delle forze dell’ordine, della polizia di frontiera, della magistratura, degli ispettorati
del lavoro, dei servizi sanitari, dei servizi sociali, delle Ong;
o Lavoro di comunità a livello locale: mediazione dei conflitti, formazione di famiglie/docenti/gruppi
dei pari/opinion leaders;
o Ricerca sulle diverse forme di tratta di esseri umani, sulle politiche e gli interventi anti-tratta.
Paesi: Azerbaigian (1), Bosnia-Erzegovina (1), Kosovo (2), Lituania (1)
Totale pratiche: 6
28
•
•
•
Categoria B - Pratiche di identificazione, prima assistenza e protezione:
o Prevenzione sanitaria – distribuzione di informazioni e materiali sugli strumenti di prevenzione;
o Servizi a bassa soglia, identificazione e referral – unità di strada, drop-in centres, linee telefoniche gratuite;
o Prima assistenza e protezione – case di fuga; consulenza legale; supporto psicologico e sociale.
Paesi: Francia (1), Germania (1), Georgia (1), Italia (3), Turchia (1)
Totale pratiche: 7
Categoria C - Pratiche di assistenza e di inclusione sociosocio-lavorativa a lungo termine nei Paesi di
origine/destinazione/terzi:
origine/destinazione/terzi
o Assistenza e inclusione sociale – accoglienza, sostegno psicologico, sostegno legale,
accompagnamento ai servizi sociali e sanitari, inserimento nel contesto socio-culturale;
o Orientamento e formazione professionale, inserimento nel mercato del lavoro – corsi di
alfabetizzazione, di recupero anni scolastici e di formazione professionale, formazione pratica
in impresa, collocamento lavorativo;
o Misure specifiche per il ritorno in patria e l’assistenza – rientro volontario assistito, assistenza e
accompagnamento al reinserimento socio-lavorativo, cooperazione tra ONG nei Paesi di
origine/destinazione/terzi per la gestione dei casi.
Paesi: Kosovo (1), Lussemburgo (1), Romania (1), Serbia (1), Georgia (1)
Totale pratiche: 5
Categoria D - Altre tipologie di pratiche:
o
Meccanismi di coordinamento e lavoro di rete sviluppati da ONG per migliorare le strutture
politiche, economiche, sociali e normative per attuare efficacemente la legislazione anti-tratta e,
quindi, assicurare alle persone trafficate l’accesso ai propri diritti.
Paese: Spagna (3)
Totale pratiche: 3
È stata realizzata un’analisi comparativa delle pratiche raccolte suddivise nelle quattro categorie
sopramenzionate e incentrata sui seguenti argomenti:
-
Problemi/questioni affrontate (identificazione delle similitudini/differenze)
-
Elementi innovativi ed efficaci delle attività/metodologie/strumenti implementati
-
Punti di forza e di debolezza
-
Elementi che possono essere adattati, trasferiti e applicati in altri contesti locali e nazionali o rivolti
ad altri gruppi target.
Le pratiche analizzate sono molto diverse, dalla ricerca alla formazione, alle campagne e ai servizi di
reinserimento per persone vittime di tratta. Il lettore o la lettrice può trovare idee concrete per adattare,
replicare e utilizzare le prassi in altri contesti o per altri beneficiari. Anche il modulo utilizzato per raccogliere
le pratiche può servire come strumento per consentire alle ONG di valutare il proprio lavoro, identificare le
sfide o far conoscere le proprie attività a livello locale.
L’analisi comparativa delle pratiche raccolte è presentata nelle pagine seguenti, mentre la loro
descrizione completa si trova nella sezione degli Allegati.
2.2 Categoria A - Pratiche di prevenzione, formazione e ricerca
Patrick Hauvuy, ALC (Francia)
Le pratiche appartenenti alla Categoria A - Prevenzione, Formazione e Ricerca si occupano di
prevenzione della tratta e di immigrazione irregolare e rischiosa. Anche se tutte condividono l’obiettivo
di prevenire e far conoscere il fenomeno, le metodologie utilizzate invece differiscono. Tutte le pratiche
si rivolgono a gruppi a rischio di tratta, oppure a coloro che si trovano nella posizione di fornire
supporto alle vittime (autorità di polizia e giudiziarie, ONG, operatori ed operatrici sociali).
29
N.
Nome della Pratica o Programma
ONG
Paese
1
Lavoro di strada
Programma di cooperazione nella regione del
Mar Nero nell’area dell’emigrazione fra Paesi
di origine, transito e destinazione
Programma di cooperazione nella regione del
Mar Nero nell’area dell’emigrazione fra Paesi
di origine, transito e destinazione
Prevenzione della tratta per giovani e donne
vulnerabili nel Kosovo
Potere ai ragazzi e alle ragazze in Lituania
Insieme siamo più forti
Novi Put (New Road)
Bosnia-Erzegovina
People’s Harmonious Development Society (PHDS)
Georgia
People’s Harmonious Development Society (PHDS)
Georgia
Centre to Protect Victims and Prevent Human Trafficking
(PVPT)
Missing Persons’ Families Support Centre
Network against Human Trafficking in Azerbaijan
(NAHTAZ)
Kosovo
3
5
8
10
20
Lituania
Azerbaigian
La Pratica n. 1 “Lavoro di strada”, attuata dall’ONG Nuova Strada (Novi Put) in Bosnia-Erzegovina, è
stata ideata e sviluppata per affrontare i problemi della tratta di esseri umani e dell’emigrazione in
situazione di rischio per l'incolumità delle persone migranti. Si rivolge a giovani disoccupati, con e
senza istruzione formale, e al personale di enti locali per fornire loro informazioni sui rischi collegati
all’emigrare in condizioni di non sicurezza e di diventare vittime di tratta. L’ONG ha organizzato
riunioni con il gruppo target contattando i rappresentanti delle comunità locali.
L’approccio utilizzato nella Pratica n. 1 è in linea con quelli impiegati per le altre prassi della stessa categoria.
L’aspetto peculiare però di questa specifica pratica è che gli incontri con i gruppi target si sono tenuti nel loro
ambiente di riferimento. Ciò ha permesso di raccogliere “indicazioni chiare della situazione”, che in un
ambiente più formale sarebbe stato più complesso individuare. Un altro aspetto interessante della Pratica n. 1
è che il gruppo target, cioè giovani disoccupati, comprendeva sia laureati che giovani senza un’istruzione
formale. Un gruppo target di questo tipo risulta essere più efficace per realizzare attività di sensibilizzazione e
prevenzione dei rischi legati alla migrazione e alla tratta di esseri umani. La maggior parte delle altre pratiche
è invece incentrata su giovani che non hanno completato il percorso scolastico. La Pratica n. 20 “Insieme
siamo più forti” del Network against Human Trafficking in Azerbaijan (NAHTAZ) ha invece organizzato
campagne di sensibilizzazione per studenti e docenti delle scuole secondarie e delle università. Quindi,
un’indicazione che emerge è di realizzare campagne di prevenzione rivolte a giovani con livelli di istruzione
superiore con l’obiettivo di farne opinion leader tra pari e nella società.
Oltre per l’ampio gruppo target considerato e l’ambiente utilizzato, la Pratica n. 1 si distingue per la
“distanza” fra i beneficiari finali e la ONG responsabile delle attività di sensibilizzazione. Gli incontri
sono stati infatti organizzati contattando rappresentanti delle comunità locali, invece di rivolgersi
direttamente ai beneficiari. Al contrario, la Pratica n. 10 “Potere ai ragazzi e alle ragazze in Lituania”
della ONG Missing Persons’ Families Support Centre ha stabilito un contatto diretto con i partecipanti al
proprio programma di empowerment. Seppur diversi, questi due approcci sono risultati essere efficaci. A
tal proposito, può essere interessante per le organizzazioni responsabili di tali pratiche collaborare o
scambiarsi idee sulle metodologie e i risultati ottenuti.
La Pratica n. 5 “Programma di cooperazione nella regione del Mar Nero nell’area dell’emigrazione fra
Paesi di origine, transito e destinazione”, attuata dalla ONG People’s Harmonious Development Society
in Georgia, è una campagna di sensibilizzazione rivolta alle vittime potenziali ed effettive
dell’emigrazione irregolare per ragioni economiche e di tratta di esseri umani. Per sensibilizzare la
popolazione al fenomeno della tratta, la ONG ha promosso e organizzato, attraverso un sito internet
molto popolare, un concorso fotografico. Le foto partecipanti sono state caricate sul sito e selezionate da
una commissione di esperti nominata dalla ONG. I vincitori del concorso sono stati quindi premiati in
una cerimonia pubblica e le loro foto sono state esposte in una mostra e pubblicate in un catalogo.
Il metodo utilizzato nella Pratica n. 5 è stato creativo e, con l’utilizzo di Internet e di un sito web molto
conosciuto in Georgia, è stato in grado di raggiungere un vasto pubblico. Tuttavia, un concorso
fotografico su Internet può non aver raggiunto il pubblico target (vittime potenziali ed effettive
dell’emigrazione irregolare per scopi lavorativi e della tratta di esseri umani). L’utilizzo delle foto è
innovativo, poiché le immagini possono evocare emozioni che le parole spesso non possono veicolare.
Si potrebbero sperimentare pratiche che prevedano l’utilizzo della fotografia e il coinvolgimento diretto
del gruppo target dell’intervento.
30
La Pratica n. 8 “Prevenzione della tratta per giovani e donne vulnerabili in Kosovo”, implementata dalla
ONG Centre to Protect Victims and Prevent Human Trafficking (PVPT), realizza interventi con ragazze e
giovani donne potenziali vittime di tratta, oltre ad operatori ed operatrici delle forze di polizia, di
strutture di accoglienza, degli uffici per l’impiego, dei servizi sociali, delle ONG e del mondo del
giornalismo. La Pratica ha l’obiettivo di migliorare la conoscenza e la comprensione del fenomeno della
tratta di giovani vulnerabili, economicamente svantaggiate, sviluppando percorsi di formazione di base
per ragazze che hanno precocemente abbandonato la scuola. Attraverso questa Pratica, sono state
organizzate anche attività di sviluppo di competenze per rappresentanti delle ONG e funzionari
pubblici. L’ONG ha organizzato 52 sessioni di formazione/sensibilizzazione con 2.429 giovani
partecipanti e 26 sessioni di formazione/sensibilizzazione rivolte specificatamente a 733 madri e
ragazze. Il Programma di Formazione Professionale è stato frequentato con successo da 40 beneficiarie.
A differenza della Pratica n. 1, che organizza incontri tramite rappresentanti delle comunità locali e
incontra i beneficiari delle attività nei propri ambiti, la Pratica n. 8 ha previsto sessioni di formazione in
luoghi designati e formali. Ha inoltre realizzato un programma di formazione per lo sviluppo di
competenze per l’identificazione, la protezione e il reinserimento socio-lavorativo di vittime di tratta.
Il gruppo di partecipanti alle sessioni di formazione/sensibilizzazione era circoscritto e comprendeva madri e
ragazze provenienti da aree rurali del Kosovo, una delle popolazioni più vulnerabili alla tratta. Dare
l’opportunità di sviluppare competenze professionali di base a ragazze che hanno abbandonato la scuola è un
modo efficiente per impedire che diventino vittime di tratta. Inoltre, è interessante il fatto che le sessioni
formative non fossero limitate solamente alle funzionarie e ai funzionari pubblici e agli operatori e alle operatrici
delle ONG, ma si rivolgessero anche a quelli delle forze di polizia, di strutture di accoglienza, dei centri per
l’impiego, dei servizi sociali e del giornalismo. In questo modo sono stati forniti gli strumenti necessari ad un
maggior numero di persone nella posizione di realizzare attività di sensibilizzazione e di prevenzione.
La Pratica n. 3, realizzata dalla People’s Harmonious Development Society in Georgia, era rivolta ai
responsabili delle forze di polizia e giudiziarie e agli assistenti sociali. La ONG ha condotto corsi di
formazione per sviluppare le competenze per indagare casi di tratta di esseri umani e perseguire penalmente
gruppi criminali organizzati coinvolti nelle attività di immigrazione irregolare e di tratta. I corsi hanno aiutato
le forze di polizia e gli assistenti sociali a sviluppare competenze per identificare, proteggere e reinserire le
vittime di tratta nei Paesi della regione del Mar Nero. La Pratica n. 3 ha inoltre promosso la comprensione
reciproca fra enti statali e ONG per quanto concerne la prestazione di servizi alle vittime. I corsi di
formazione sono stati tenuti da due gruppi di esperti internazionali. L’ONG ha curato la selezione dei
partecipanti, che hanno seguito i corsi attraverso moduli formativi a distanza o lezioni frontali di gruppo.
Questo metodo è simile a quello utilizzato nella Pratica n. 8, ma il gruppo target in questo caso era molto
più ristretto. Anche se è fondamentale che i responsabili delle forze di polizia e giudiziarie ricevano una
formazione adeguata, per identificare correttamente le vittime di tratta, poteva essere utile includere nella
formazione altri “attori fondamentali”, come i giornalisti e gli operatori delle strutture di accoglienza, presi
in considerazione nella Pratica n. 8. La possibilità di selezionare i partecipanti consente di concentrare le
attività su soggetti che più di altri possono utilizzare le conoscenze per migliorare i propri interventi.
Tuttavia, questo preclude anche la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto. Potrebbe essere utile
includere nelle sessioni di formazione un maggior numero di partecipanti.
La realizzazione di un programma per sviluppare la comprensione reciproca fra enti statali e ONG ha
come risultato una maggiore efficacia degli interventi a favore delle persone trafficate e permettono alle
ONG di inviare le vittime ai servizi più adeguati.
La Pratica n. 10, il programma “Potere ai ragazzi e alle ragazze in Lituania”, realizzata dal Missing
Persons’ Families Support Centre, è rivolta ai minori a rischio di tratta, di abusi o di emarginazione
sociale (orfani, adolescenti ribelli, figli di famiglie monoparentali, figli di famiglie a basso reddito ed
emarginate socialmente, minori in aree povere e rurali, minori senza reti sociali). L’obiettivo della Pratica
è di promuovere l’empowerment di ragazzi e ragazze in Lituania, riducendo così i rischi di diventare
vittime di tratta, di abusi e di emarginazione sociale. Tramite i gruppi “Potere ai ragazzi e alle ragazze”,
l’ONG ha contribuito a rafforzare la fiducia in se stessi, la consapevolezza di sé e delle proprie capacità
dei ragazzi e delle ragazze; ha inoltre accresciuto la loro motivazione a perseguire l’istruzione come
strumento per ottenere la stabilità economica; ha promosso l’uguaglianza di genere; ha incoraggiato le
ragazze a battersi per i propri diritti e i ragazzi a rispettare le donne nelle loro scelte e proprie decisioni. I
partecipanti hanno valutato le attività di gruppo tramite questionari e un seminario organizzato per
discutere i punti di forza e di debolezza della metodologia utilizzata dalla Pratica.
31
Questa Pratica è simile alle altre della Categoria A, perché cerca di educare le persone vulnerabili in materia
di tratta, abusi ed emarginazione sociale. Tuttavia, invece di informare il gruppo target circa i rischi della tratta
(come la Pratica n. 1) o organizzare sessioni di formazione professionale (come la Pratici n. 8), la Pratica n. 10
istruisce su come affrontare ed eliminare i fattori che possono portare al coinvolgimento in situazioni legate
alla tratta. Ad esempio, ai ragazzi viene insegnato che le donne sono uguali agli uomini e alle ragazze viene
insegnato di avere fiducia in se stesse. Invece di concentrarsi sulla vulnerabilità e sui pericoli della tratta, al
gruppo viene anche insegnato a gestire e a sfuggire da situazioni di vulnerabilità.
La Pratica n. 20 “Insieme siamo più forti” della rete anti-tratta Network against Human Trafficking in
Azerbaijan (NAHTAZ) era rivolta a studenti, docenti e genitori. NAHTAZ ha realizzato attività di
prevenzione della tratta con istituzioni locali responsabili dell’istruzione e della formazione fornendo ai
docenti, genitori e studenti degli strumenti su come valutare i rischi ed evitare di esserne vittime. Oltre
100 studenti sono stati formati tramite NAHTAZ e diverse scuole, università e docenti di varie regioni
hanno lavorato insieme per realizzare i programmi di formazione.
Le scuole e le università si sono dimostrate contesti ideali per le campagne perché il personale era
qualificato per realizzarle e per insegnare agli studenti. Il coinvolgimento dei genitori nelle formazioni
rafforza la possibilità del sistema e delle comunità di prevenire il coinvolgimento dei giovani nella tratta.
Sia la Pratica n. 1 che la Pratica n. 20 sono rivolte ai giovani, rispettivamente nel loro ambiente e nelle
scuole/università. Potrebbe essere utile organizzare dei confronti per discutere delle due pratiche e
sviluppare le potenziali sinergie.
2.3 Categoria B - Pratiche di identificazione,
identificazione, prima assistenza e protezione
Fabio Sorgoni, Associazione On the Road (Italia)
La Categoria B comprende varie tipologie di pratiche che prevedono:
• Prevenzione sanitaria (informazioni e distribuzione di materiali e strumenti di prevenzione);
• Servizi a bassa soglia (unità di strada, centri drop-in, linee telefoniche gratuite), misure di
identificazione e presa in carico;
• Prima assistenza e protezione (alloggi di emergenza, sostegno legale, supporto sociale e
psicologico).
N.
2
4
6
7
17
18
19
Nome della Pratica o Programma
Ac.Sé (Accueil Sécurisant)
Programma di cooperazione nella regione del Mar
Nero nell’area dell’emigrazione fra Paesi di origine,
transito e destinazione
Unità di crisi e valutazione
Unità di strada contro lo sfruttamento lavorativo
Programma di assistenza alle vittime – Alloggio
protetto di Istanbul
Unità Mobile rivolta alla prostituzione al chiuso
Mediazione interculturale e supporto sanitario e
psicosociale
ONG/Autorità Locale
Paese
ALC
Francia
People’s Harmonious Development Society (PHDS)
Georgia
Comune di Venezia
Comunità Oasi 2 S. Francesco
Human Resource Development Foundation (HRDF)
Italia
Italia
Turchia
Associazione On the Road
KOOFRA e.V., Coordination Centre against
Trafficking in Women
Italia
Germania
Queste pratiche sono state create per rispondere ai seguenti problemi:
• Difficoltà nel raggiungere le persone vittime della tratta per fornire loro aiuto pratico e per essere
identificate come vittime;
• Ritardi, criticità e incapacità dei sistemi anti-tratta locali o nazionali nell’identificazione delle
persone vittime della tratta;
• Mancanza o inefficienza di un sistema nazionale di presa in carico e di servizi specializzati di prima
protezione e assistenza;
• Mancanza o inefficienza di reti fra le ONG anti-tratta a livello nazionale e transnazionale;
• Necessità di nuove procedure e strumenti per affrontare forme meno conosciute e visibili di tratta,
sfruttamento e schiavitù.
32
La Pratica n. 2 “Ac.Sé” (Accueil Sécurisant, tr. Alloggio Sicuro) realizzata da ALC (Francia) è stata
sviluppata per offrire alle ONG anti-tratta francesi una rete nazionale e transnazionale per cooperare e
trovare la migliore soluzione per proteggere e assistere le vittime della tratta.
“Ac.Sé” collega cinquanta (50) alloggi protetti in tutta la Francia di ONG specializzate che operano con
prostitute, migranti, persone vittime di tratta, sfruttamento e servitù domestica. La rete gestisce il trasferimento
di persone identificate come vittime di tratta verso luoghi più sicuri, lontani dall’area dello sfruttamento, dai
trafficanti e dagli sfruttatori. Allo stesso tempo, garantisce lo scambio di informazioni fra le ONG coinvolte nei
vari casi giudiziari, creando quindi una sorta di “assistenza condivisa”, tramite cui le vittime ricevono aiuto
non da una singola organizzazione, ma da un intero sistema nazionale di ONG.
L’innovazione principale e il valore aggiunto della Pratica è lo sviluppo e la gestione di un sistema
nazionale di referral National Referral System (NRS) da parte delle ONG, che hanno reagito alla
mancanza di un NRS formale, costruendo procedure e strumenti pratici per rispondere alle esigenze
delle vittime, con un approccio dal basso di tipo bottom-up. Altri servizi forniti da Ac.Sé sono:
consulenza telefonica gratuita per tutti gli operatori e le altre figure professionali che sono coinvolte
nella lotta alla tratta (ad esempio responsabili delle forze di polizia e giudiziarie, operatori servizi sociosanitari, istituzioni locali); ricerca sul fenomeno; formazione degli operatori; campagne di
sensibilizzazione; reti transnazionali.
Realizzata nel quadro del “Programma di cooperazione nella regione del Mar Nero nell’area
dell’emigrazione fra Paesi di origine, transito e destinazione” da parte della People’s Harmonious
Development Society (Georgia), la Pratica n. 4 risponde alle esigenze delle persone trafficate di essere
tutelate e assistite prima dell’identificazione formale e durante il lungo e difficile processo per ottenere lo
status di vittima. Il sistema anti-tratta esistente in Georgia prevede un fondo specifico (Anti-Trafficking
Fund - ATF), a cui possono rivolgersi le vittime per ottenere assistenza. Tuttavia, prima di essere
identificate formalmente, le vittime devono affrontare molte difficoltà. La ONG georgiana denuncia
ritardi nel processo di identificazione che causano la violazione dei diritti delle vittime: “Le decisioni
sullo stato delle vittime sono talvolta ritardate per raccogliere le prove per il processo e per tutto questo
periodo le vittime vivono letteralmente in strada.” In un caso, ad esempio, una vittima è rimasta in
carcere per un anno con l’accusa di immigrazione clandestina e utilizzo di documenti falsi. Inoltre, la
ONG sottolinea il fatto che le vittime devono affrontare il rischio di ri-vittimizzazione perché il sistema
anti-tratta non riesce a proteggerle, in particolare a causa dell’incapacità di applicare le leggi per
rispettare i diritti umani delle vittime e di realizzare indagini transnazionali efficaci per lottare contro le
reti criminali che gestiscono la tratta e lo sfruttamento.
People’s Harmonious Development Society risponde a questa situazione realizzando attività a diversi livelli:
a)
Si concentrano sulle esigenze delle vittime: offrono supporto per ottenere lo status di vittima, servizi
di consulenza telefonica gratuita, sostegno e assistenza legale (compreso il supporto durante i
processi), assistenza medica e consulenza psicologica.
b) Lavorano per migliorare il meccanismo nazionale di presa in carico e le procedure implementate e
per diffondere le metodologie da loro sviluppate (ad esempio operando con le vittime in prigione
per i reati legati alla tratta, come l’immigrazione clandestina).
Come risultato del lavoro della People’s Harmonious Development Society, le persone trafficate con le
quali entrano in contatto, sono più consapevoli dei propri diritti, doveri e delle opportunità a
disposizione; accedono con maggiore frequenza ai servizi sociali e sanitari locali e adottano
comportamenti di riduzione del danno.
La Pratica n. 6 “Unità di crisi e valutazione”, realizzata dal Comune di Venezia, fa parte delle attività
generali anti-tratta dell’Assessorato per gli Affari Sociali dello stesso Comune. Si tratta di una pratica
innovativa ed efficace per la tipologia di target raggiunto, per l’approccio multi-ente e per gli strumenti
adottati. La pratica è calibrata sulle forme invisibili di tratta degli esseri umani, in particolare la
prostituzione coatta in appartamento e lo sfruttamento lavorativo o il lavoro forzato in piccole fabbriche
clandestine, gestite da datori di lavoro cinesi. La “Unità di crisi e valutazione” è un gruppo multi-ente
composto da operatori sociali, psicologi, mediatori culturali, ispettori del lavoro e forze di polizia. Il
gruppo opera nella maniera seguente: “Quando l’Unità viene informata di un caso presunto di tratta (in
seguito a un’indagine dell’ispettorato del lavoro o delle forze di polizia, chiamate al Numero Verde
contro la tratta, lettere anonime, passaparola, ecc.), il gruppo si riunisce e pianifica congiuntamente
un’ispezione sul posto di lavoro. L’intervento sul luogo di sfruttamento prevede che, inizialmente, gli
ispettori del lavoro e le forze di polizia verifichino le condizioni di salute e di sicurezza dell’ambiente di
33
lavoro e il rispetto da parte del datore di lavoro delle norme, compresa la posizione dei lavoratori
(contratto, condizione legale, ecc.). Se, durante l’ispezione, vengono individuati lavoratori immigrati
vulnerabili, viene chiesto agli operatori sociali di supportare l’unità ed effettuare la valutazione
preliminare del caso. Gli operatori provvedendo all’identificazione dei bisogni delle persone trovate nei
locali. Ai lavoratori immigrati vengono fornite informazioni e consulenza e, se vengono identificati come
vittime di tratta, vengono presi in carico dal personale comunale responsabile della protezione
sociale.” 18 La sfida reale è rappresentata dal lavoro congiunto che devono realizzare gli enti e i
professionisti con diverse vision, mission e competenze. Il rischio per gli operatori sociali è di essere
percepiti come parte delle forze di polizia e non come operatori di assistenza sociale. Per evitare il
rischio che gli operatori vengano percepiti come parte del sistema repressivo, la procedura assicura che i
tempi e le modalità di ispezione e proposta di assistenza, siano tenuti separati. Questa pratica di
intervento può essere trasferita in altri contesti territoriali dove lo sfruttamento di persone trafficate si
svolge in contesti nascosti e difficilmente raggiungibili.
La ONG Comunità Oasi 2 S. Francesco (Italia) realizza la Pratica n. 7 “Unità operativa contro lo
sfruttamento della manodopera”. Oasi 2 opera in Puglia, regione nel Sud dell’Italia, dove la tratta
coinvolge principalmente due tipologie di target: 1) donne e ragazze straniere – provenienti soprattutto
dalla Nigeria – costrette a prostituirsi in strada nelle aree periferiche delle città; 2)uomini immigrati
dell’Africa Centrale, molti dei quali senza regolare permesso di soggiorno, che vengono sfruttati nell’
agricoltura, come raccoglitori stagionali di pomodori, olive, uva e cocomeri. La Pratica in questione
riguarda la seconda tipologia di target e sfruttamento: gli operatori di strada incontrano gli immigrati
andando dove essi vivono, in genere vecchie cascine abbandonate e senza servizi, e istaurano delle
relazioni con loro, ascolto i loro bisogni. Gli operatori forniscono informazioni e consulenza di tipo
sociale, legale e sanitario e, a richiesta, li accompagnano presso i servizi sanitari locali. È un elemento
importante di questa Pratica la possibilità di fornire aiuto e sostegno alle vittime (e presunte tali) mentre
le persone sono ancora nella situazione di sfruttamento, supportando, attraverso la costruzione di una
relazione di fiducia, il percorso di uscita dalla condizione di vittima. Attraverso la costruzione di una
relazione e grazie alle informazioni e le consulenze fornite, si sostiene un processo di empowerment
della persona sfruttata, che è rafforzata nella decisione di entrare in un programma di protezione sociale.
La “Unità operativa contro lo sfruttamento della manodopera” di Oasi 2 è una Pratica con elevato
potenziale di trasferibilità ad altre aree in cui esistono contesti di sfruttamento simili. È importante
considerare che richiede la strutturazione di un rapporto con forze di polizia e autorità giudiziaria per
sviluppare una valutazione dei rischi e collaborare nel prestare sostegno alle vittime.
Dal 2004 in Turchia, la Human Resource Development Foundation (HRDF) ha realizzato la Pratica n. 17
“Programma di assistenza alle vittime – Alloggio protetto di Istanbul”. La Turchia è diventata, negli ultimi
anni, paese di destinazione e sfruttamento nella prostituzione di un numero crescente di vittime di tratta.
Allo stesso tempo è anche un paese di transito per le persone vittime di tratta provenienti da paesi
dell’Asia orientale e centrale, in particolare da Kirghizistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Afghanistan,
dirette verso l’Europa per essere sfruttate sul lavoro e nella prostituzione.
Per entrare nel programma degli alloggi protetti, le donne devono essere identificate formalmente come
vittime di tratta. HRDF offre loro la possibilità di accedere liberamente ai servizi sanitari e ricevere
sostegno psicologico e legale. Ad esempio, HRDF fornisce informazioni legali sui loro diritti in Turchia,
compreso il diritto a non essere deportate o rimpatriate. HRDF aiuta le vittime inviando lettere ufficiali
alle competenti autorità statali, per chiedere un permesso di soggiorno di sei mesi (chiamato “visto
umanitario”). La maggior parte di loro rimane negli alloggi protetti aspettando di rientrare nel proprio
Paese d’origine.
L’alloggio protetto di Istanbul è il primo servizio residenziale anti-tratta creato in Turchia, finanziato come
progetto pilota da parte del Governo. Le attività di HRDF sono entrate a far parte del sistema nazionale per
la presa in carico (National Referral System). L’esperienza fatta negli anni con il primo progetto pilota, e la
necessità di assistere più persone, hanno convinto il governo ad aprire un altro centro, è il personale della
HRDF ha fornito formazione e assistenza agli operatori sociali del nuovo centro. Dalla sua creazione
l’alloggio protetto di Istanbul ha accolto e assistito circa 500 donne vittime di tratta.
18 I. Orfano, “Protection of the rights of migrant workers trafficked for labour exploitation through support measures and access
to social inclusion and remedies”, in OSCE-OSR, An Agenda for Prevention: Trafficking for Labour Exploitation. 2011 Annual
Report, Vienna, p. 40.
34
L’Associazione On the Road (Italia) realizza la Pratica n. 18 “Unità Mobile per la prostituzione indoor
(prostituzione al chiuso)”. Nata nel 1994, On the Road opera in tre regioni dell’Italia centrorientale
(Marche, Abruzzo e Molise) e realizza una serie di interventi di aiuto e assistenza alle vittime di tratta. La
sua Unità Mobile svolge, fin dalla sua fondazione, attività di contatto in strada, per raggiungere persone
che si prostituiscono, molte delle quali vittime di sfruttamento e tratta. On the Road fornisce consulenza
legale e supporto psicologico Gestisce dei centri residenziali di prima accoglienza, seconda accoglienza e
“autonomia”, dove vengono portati avanti percorsi individualizzati di riabilitazione e reinserimento sociolavorativo. Fin dall’inizio della sua attività On the Road ha lavorato in strada e la sua costante presenza gli
ha permesso di monitorare i cambiamenti che hanno avuto luogo nel mondo della prostituzione, compreso
l’aumento della prostituzione in appartamenti, hotel, sale massaggi e night club. Tali cambiamenti sono
dovuti principalmente alla repressione della prostituzione in strada da parte delle forze di polizia e le
esigenze delle organizzazioni criminali di diversificare le loro “offerte” per rispondere ai cambiamenti nella
domanda dei clienti. Il problema principale che l’Unità Mobile si è trovata a dover risolvere quando ha
cominciato a sperimentare gli interventi di contatto con persone che vengono sfruttate in luoghi non
facilmente raggiungibili (come appartamenti, alberghi, night club) è stato quello di trovare un modalità di
contatto con le potenziali vittime. On the Road ha sviluppato, testato e adottato una serie di procedure per
contattare la prostituzione al chiuso che sono state replicate in altri contesti territoriali e diventate parte di
una pratica pienamente riconosciuta a livello nazionale. Per entrare in contatto con il gruppo target, l’unità
di mobile: 1) raccoglie e analizza gli annunci di sesso commerciale pubblicati su giornali e riviste con
l’indicazione del nome (spesso falso) delle prostitute, i numeri di telefono e altri elementi presenti; 2) gli
operatori o le operatrici chiamano le persone che hanno pubblicato gli annunci prostituivi al telefono, si
presentano come un servizio che può fornire assistenza (in particolare accompagnamenti sanitari) e si
offrono di incontrarle. L’incontro può avvenire o presso il luogo dove la prostituta vive e lavora o in un
luogo “neutro”. La persona è invitata anche ad andare a trovare gli operatori del drop-in (servizio di ascolto
a bassa soglia) dell’associazione. A volte l’equipe dell’Unità Mobile va nei luoghi dove le persone che si
prostituiscono vivono e si presentano di persona, senza la mediazione telefonica. On the Road ha
sviluppato un database per confrontare i numeri di telefono (talvolta lo stesso numero viene pubblicato con
diversi nomi) per evitare di chiamare la stessa persona più volte e per monitorare l’andamento della
prostituzione indoor a livello locale, attraverso lo studio della quantità e tipologia degli annunci durante
diversi periodi dell’anno e in anni diversi.
Durante gli incontri, gli operatori hanno sempre un atteggiamento non giudicante e tentano di stabilire
una relazione di fiducia. Oltre alla possibilità di accompagnare la persona presso i servizi sanitari,
offrono materiale informativo multilingua e materiale di prevenzione sanitaria (preservativi, lubrificanti).
Inoltre informano la persona sull’esistenza di programmi di protezione sociale. Questa Pratica si è
dimostrata innovativa perché ha permesso di contattare un target prima irraggiungibile. Ha permesso
inoltre di monitorare le tendenze della prostituzione al chiuso, condividere informazioni sul fenomeno e
sulle metodologie per affrontarlo con altre organizzazioni, in Italia e in altri paesi.
Realizzata da KOOFRA (Germania) nel quadro delle attività del Coordination Centre against Trafficking
in Women, la Pratica n. 19 è la “Mediazione interculturale e supporto sanitario e psicosociale ”. La
vision di KOOFRA, riguardo il sostegno da fornire a persone vittime di tratta, li ha portati a proporre un
modello che vede come attori principali dell’intervento delle operatrici sociali - mediatrici culturali
provenienti dallo stesso paese di origine delle persone che assistono. Le mediatrici culturali incontrano
le persone vittime di tratta, le informano dei propri diritti e sul funzionamento del sistema in cui sono
inserite, e le accompagnano in un percorso di autonomia, sostenendo le loro capacità di prendere
decisioni rispetto le possibilità e opportunità esistenti. Le mediatrici accompagnano le donne assistite
presso il Dipartimento per l’Immigrazione, gli ambulatori medici, gli studi legali e in tribunale, forniscono
sostegno psicosociale e le aiutano ad integrarsi nel sistema sociale e culturale tedesco. KOOFRA ritiene
che “quando il supporto e il sostegno psicosociale sono forniti da operatori che parlano la stessa lingua e
condividono un bagaglio culturale, l’intervento risulta più efficace” Gli incontri svolti nella propria lingua
madre consentono di eliminare il problema di “rimanere senza parole”, permette alle persone assistite di
verbalizzare pensieri e problemi ed evita fraintendimenti. Poiché l’operatore condivide la stessa base
culturale, può più facilmente costruire una relazione basata sulla fiducia con le persone assistite. I
mediatori culturali hanno un ruolo importante nel processo di inclusione sociale delle persone vittime della
tratta, rappresentano inoltre un esempio positivo importante per dimostrare che gli immigrati “possono
avere una loro posizione in Germania”. Questa Pratica è innovativa perché i mediatori culturali non fanno
35
parte di un gruppo di assistenti sociali chiamati quando la comunicazione con le persone vittime della
tratta è troppo difficile, ma sono essi stessi il team che realizza tutte le attività.
Le pratiche presentate in questo paragrafo mettono in evidenza il fatto che le ONG devono affrontare
costantemente sfide e cambiamenti a causa della crescente complessità dei fenomeni della tratta, dello
sfruttamento e della schiavitù. Le organizzazioni cercano per trovare modi nuovi e più efficaci per
raggiungere le persone vittime della tratta e aiutarle prima e durante il processo di identificazione. Le
pratiche presentate forniscono elementi per affermare che:
• Il numero di persone vittime della tratta o è in costante crescita;
• Le forme di sfruttamento sono in espansione;
• Le pratiche anti-tratta e gli approcci a livello locale per l’identificazione e il primo supporto non
riescono sempre a rispondere alle esigenze delle vittime;
• Esiste quindi un’esigenza generalmente riconosciuta di migliorare e innovare le metodologie e gli
strumenti per l’identificazione e il primo supporto delle persone vittime della tratta;
• La collaborazione fra operatori sociali e forze di polizia e giudiziarie è fondamentale e la sua corretta
attuazione ha un ruolo centrale per il funzionamento di un sistema anti-tratta efficace;
• La mediazione interculturale e la peer education sono strumenti fondamentali nel processo di primo
supporto, identificazione, ma anche nel processo di reinserimento socio-culturale.
2.4 Categoria C - Pratiche di assistenza e di inclusione sociosocio-lavorativa a lungo termine
nei Paesi di origine/destinazione/terzi
Alexandra Mitroi, ADPARE (Romania)
Questo capitolo è incentrato sugli interventi di sostegno all’inclusione sociale di persone vittime di tratta
nei Paesi di origine, di destinazione e di Paesi terzi, in particolare Serbia, Lussemburgo, Romania,
Kosovo e Georgia. Le pratiche analizzate mettono in atto servizi diretti a vittime di tratta, compresi
accoglienza, consulenza psicologica, sostegno legale, accompagnamento ai servizi sociali e sanitari e
supporto per l’inclusione sociale e culturale.
N.
4
9
11
12
13
Nome della Pratica o del Programma
Programma di cooperazione nella regione del Mar Nero nell’area
dell’emigrazione fra Paesi di origine, transito e destinazione
Riabilitazione e reinserimento di vittime reali e potenziali
della tratta
Assistenza sociale e psicologica per vittime della tratta di
esseri umani19
Programma di assistenza integrativa per l’inclusione sociale
delle vittime della tratta di esseri umani – promozione della
cooperazione con ONG nei Paesi di destinazione per un
processo efficiente di presa in carico delle vittime
ASTRA Day Centre
ONG
People’s Harmonious Development Society
(PHDS)
Centre to Protect Victims and Prevent
Human Trafficking (PVPT)
Paese
Georgia
Kosovo
Femmes en Détresse
Lussemburgo
Adpare
(Association for Developing Alternative
Practices for Reintegration and Education)
Romania
ASTRA Anti-trafficking Action
(ASTRA – Akcija protiv trgovine ljudima)
Serbia
L’obiettivo finale di tutti gli interventi di assistenza selezionati è di garantire un’effettiva
inclusione/reinserimento delle vittime nel contesto sociale (nel Paese d’origine/destinazione/terzo). La
reintegrazione non è soltanto un risultato, ma anche un processo a lungo termine (che talvolta può
durare fino a tre anni o anche di più) derivante dalle opportunità socio-economiche disponibili, dal
sistema di prassi e interventi attuato dal contesto legale nazionale e transnazionale, dalla cooperazione
(trans)nazionale multi-agenzia, dalle relazioni fra il beneficiario e il gruppo di assistenza, da fattori
personali (motivazione e interessi, capacità di far fronte alla situazione, recupero dal trauma, risorse
personali). Di solito, il livello di reinserimento è misurato prendendo in considerazione: le capacità di
vivere autonomamente, l’alleviamento dei traumi, una buona rete di supporto sociale, la capacità di
mantenere relazioni sociali adeguate e la capacità di avere e mantenere un lavoro stabile.
19
Questa prassi non ha ancora un nome ufficiale. Questo nome si riferisce alle misure realizzate.
36
La Pratica n. 4 “Programma di cooperazione nella regione del Mar Nero nell’area dell’emigrazione fra Paesi
di origine, transito e destinazione”, sviluppata dalla ONG People’s Harmonious Development Society - PHDS
(Georgia), fornisce interventi di emergenza, assistenza per il ritorno in patria, e servizi di reinserimento a
vittime di tratta presunte e identificate, sia georgiane che straniere. La Pratica è stata sviluppata per offrire
soluzioni fattibili di protezione e assistenza, poiché il sistema di protezione nazionale non riconosce e
garantisce pienamente i diritti alle vittime di tratta, causando loro accesso limitato ai servizi di supporto (rientri
assistiti, tutela della privacy, assistenza e riconoscimento dello status giuridico). Gli obiettivi del programma
PHDS sono di garantire il rientro sicuro e assistito nei Paesi di origine, promuovere il riconoscimento dei diritti
delle vittime e fornire servizi di assistenza specifici. Le misure di assistenza comprendono supporto sociale,
psicologico e legale; rientro assistito nei Paesi di origine (invio del caso, copertura dei costi di trasporto,
accompagnamento a/dall’aeroporto); monitoraggio del processo di reinserimento sociale nel Paese di origine
mantenendo una comunicazione costante con i fornitori di assistenza locali e con le vittime.
La Pratica n. 9 “Riabilitazione e reinserimento di vittime e potenziali vittime di tratta” è attuata in Kosovo dal
Centre to Protect Victims and Prevent Human Trafficking (PVPT). Fornisce un’ampia serie di misure alle
vittime di tratta (soprattutto kosovare), compresa l’accoglienza, vitto e vestiario, cure mediche e educazione
sanitaria, sostegno psicologico e legale, attività di supporto psicosociale, mediazione e consulenza familiare,
formazione professionale, attività formative, sensibilizzazione, azioni di empowerment e ricreative. La Pratica
si basa sulla buona cooperazione con gli attori governativi, non governativi e internazionali operanti nel
settore anti-tratta in Kosovo. Tuttavia, deve affrontare grandi difficoltà a causa della mancanza di servizi
pubblici efficienti per il recupero e il reinserimento a lungo termine delle vittime nazionali. PVPT si deve
inoltre confrontare con la scarsa volontà delle vittime di partecipare al programma di assistenza.
La Pratica n. 11, sviluppata da Femmes en Détresse (Lussemburgo), garantisce un “Programma di
assistenza sociale e psicologica mobile” di facile accesso alle persone trafficate. Fornisce uno strumento
efficace per colmare il vuoto creato da politiche anti-tratta ancora in fase di definizione e dalla
mancanza di servizi standardizzati. L’assistenza comincia con una valutazione dei bisogni ed è seguita
da interventi di pronto intervento aventi lo scopo di tutelare la vittima. Le attività messe in campo sono:
assistenza sociale e psicologica; accoglienza; servizi sanitari; sostegno legale; interpretariato; supporto
finanziario e materiale; assistenza in tribunale; orientamento scolastico; orientamento professionale e
formazione; collocamento lavorativo. I beneficiari ricevono supporto per ottenere un permesso di
soggiorno o per il rientro volontario nei Paesi di origine. Il programma è flessibile e individualizzato, e
dura fino a quando la persona necessita di essere assistita.
La Pratica n. 12, realizzata da ADPARE (Romania), consiste in un’ampia gamma di servizi di assistenza a
supporto dell’inserimento sociale delle vittime di tratta nel proprio Paese di origine e la collaborazione
con ONG internazionali per l’efficiente presa in carico dei casi. Le beneficiarie sono persone rumene
vittime di tratta interna ed internazionale e i loro familiari. Obiettivo del programma è alleviare i sintomi
del trauma; costruire le competenze per vivere in autonomia; migliorare l’indipendenza economica;
garantire l’incolumità fisica delle vittime e delle rispettive famiglie. I servizi di assistenza – fondati sui
principi di “case management” – sono personalizzati in base ai bisogni dei beneficiari e forniti in
maniera flessibile. I beneficiari sono coinvolti attivamente nella progettazione del proprio intervento di
reinserimento sociale. L’attenzione è incentrata sulle loro risorse personali, sulla motivazione a operare
cambiamenti e sulle iniziative per il futuro. Le attività di assistenza comprendono la cooperazione con
ONG nei Paesi di destinazione per il supporto all’assistenza prima della partenza, l’accompagnamento
al punto di ingresso in Romania, assistenza al transito, servizi a lungo termine (supporto finanziario;
assistenza sociale, psicologica, medica, formativa e legale; (re-)inserimento lavorativo).
La Pratica n. 13 “ASTRA Day Centre”, attuata da ASTRA (Serbia), fornisce alle persone vittime di tratta
servizi di assistenza a lungo termine a supporto del loro inserimento sociale. Il programma è stato
sviluppato per rispondere al bisogno di avere servizi adeguati (residenziali e non) per le vittime nazionali
e straniere, “indipendentemente dal loro genere, età, nazionalità, religione o razza.” L’obiettivo del
programma di assistenza è di effettuare un trattamento post-traumatico a lungo termine tramite attività
coordinate di prevenzione e formazione. I servizi comprendono assistenza sanitaria, consulenza
psicologica, sostegno legale, assistenza sociale, supporto formativo e professionale, attività ludiche.
Inoltre, tramite un numero verde gratuito sono garantite misure di identificazione rapida e in condizioni
di sicurezza. L’assistenza viene fornita in maniera olistica, interdisciplinare e individualizzata, secondo i
principi di “case management”. Inoltre, i servizi sono costantemente monitorati. Tramite questo
programma, “ASTRA Day Centre” ha contribuito a migliorare l’accesso delle persone trafficate ad
37
un’assistenza a lungo termine; migliorare il loro status giuridico; garantire che le procedure istituzionali
riconoscano e tutelino i loro diritti e interessi; sostenere l’inserimento sociale sostenibile per le vittime di
tratta potenziali e identificate; e prevenire rischi di ricaduta nella rete della tratta.
Le pratiche analizzate affrontano un’ampia serie di questioni, in particolare:
o
Necessità di creare servizi adeguati per le vittime che non sono alloggiate in strutture protette o che
hanno completato il programma di assistenza in alloggi protetti (ASTRA, ADPARE);
o
Fornitura di misure di assistenza sistematiche per le vittime di tratta interna (ASTRA, PHDS);
o
Riadattare le misure di assistenza per le vittime assistite in strutture residenziali (gestite da
organizzazioni governative e ONG) e quelle che vivono autonomamente con la famiglia di
origine/estesa, dovendo far fronte a risorse umane e finanziarie ridotte o alla necessità di modificare
il campo di attività e i gruppi target a causa della mancanza di fondi statali per l’assistenza alle
vittime di tratta (ADPARE);
o
Necessità di creare servizi mobili e flessibili come strumenti per colmare le lacune di politiche e
servizi per fornire assistenza alle vittime di tratta (Femmes en Détresse);
o
Coordinamento di servizi adeguati di assistenza al rientro e reinserimento efficace per le vittime
durante le diverse fasi del processo di identificazione (PHDS);
o
Processo di identificazione lungo, difficile, talvolta inefficace; assistenza non garantita alle presunte
vittime (PHDS);
o
Necessità di tutelare le vittime durante il processo di presa in carico, assicurando l’accesso ai diritti e
ad una assistenza adeguata (ADPARE). Le prese in carico possono essere difficili – specialmente
quelle tra paesi – perché prevedono procedure lunghe e numerosi attori. A volte le vittime sono
intrappolate in un sistema che non comprendono. In alcuni casi, vengono fatte tornare in Romania
senza essere inviate ad una struttura di assistenza oppure vengono inviate in una struttura senza la
dovuta o previa notifica sulla loro situazione. In alcuni casi che coinvolgono minori vittime di tratta,
la decisione di reinserirle nei Paesi di destinazione viene presa dai servizi di assistenza locali senza
contattare le autorità competenti del Paese di origine e senza verificare la situazione individuale.
Tutte le pratiche analizzate – in qualche modo – affrontano le carenze locali, nazionali e transnazionali
nei processi di identificazione, presa in carico e protezione. Devono far fronte a politiche rigide che non
prendono in considerazione: i diversi casi di tratta di esseri umani; le procedure di identificazione
complesse e che richiedono tempi lunghi; i diversi approcci utilizzati per fornire assistenza alle vittime
straniere e locali; politiche e pratiche non compiutamente progettate; mancanza di fondi statali per le
ONG, creando due servizi di assistenza paralleli e non collegati (servizi pubblici e privati) che a volte
non collaborano efficacemente.
Lo scopo di queste pratiche è quello di migliorare la sicurezza e la protezione delle vittime; facendo in
modo che i loro diritti siano conosciuti e rispettati; migliorando il loro accesso alle opportunità di
assistenza; creando alternative praticabili ai servizi forniti dagli enti statali. Le pratiche sono in linea con
gli standard raccomandati da documenti e rapporti europei e internazionali, comprese le Relazioni di
valutazione degli Stati da parte di GRETA del Consiglio d’Europa, il Trafficking in Persons Report del
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e la Strategia dell’Unione Europea per l’eradicazione della tratta di
esseri umani (2012-2016).
L’efficacia o gli elementi innovativi identificati nelle quattro pratiche sono:
o
L’approccio incentrato sulle vittime è fondamentale in tutte le pratiche, due sole pratiche utilizzano
invece il metodo di “case management” (ASTRA, ADPARE). Il piano di reinserimento individuale
viene elaborato in base ai desideri/aspettative, alle motivazioni e ai progetti per il futuro delle
persone assistite. Una pratica prevede un’azione di contatto individuale, per rispondere all’elevata
mobilità del gruppo target (il Programma di assistenza mobile di Femmes en Détresse). Gli operatori
di PHDS si definiscono come l’interfaccia/rappresentanti degli interessi delle vittime di fronte agli
enti statali e di polizia e giudiziari.
o
Il programma di assistenza inizia prima del rientro delle vittime nel proprio Paese di origine (ADPARE).
ADPARE coopera con ONG del Paese di destinazione per il supporto nell’assistenza prima della
partenza. Fornisce supporto psicologico telefonico; assistenza al transito per le vittime nel processo di
inclusione nel Paese di destinazione che si recano in Romania per risolvere questioni amministrative;
servizi di assistenza al transito per le vittime nel processo di reinserimento in Romania; trasferta nel
38
Paese di destinazione per indagini di polizia e udienze in tribunale; assistenza e accompagnamento al
rientro volontario; preparazione e attuazione del programma di assistenza al reinserimento;
collaborazione con ONG nei Paesi di destinazione per follow-up e monitoraggio dei casi (PHDS).
o
L’erogazione di informazioni e di misure di supporto nella lingua delle persone assistite; la possibilità
di porre domande e scegliere tra le diverse possibilità di assistenza esistenti; il coinvolgimento delle
persone assistite nel processo decisionale sul loro futuro rappresentano misure fondamentali per una
buona valutazione dei rischi e dei bisogni prima del rientro nel Paese di origine o durante lo sviluppo
di un programma personalizzato di assistenza e protezione (ADPARE, PHDS).
o
La cooperazione con enti statali, organizzazioni internazionali e altre ONG è fondamentale in tutte le pratiche.
o
Il sostegno psicoterapeutico/psicologico è considerato un servizio importante da offrire alle persone
trafficate da parte di tutte le ONG in questione. Nello specifico, ASTRA utilizza lo psicodramma come
metodo di lavoro nelle sessioni di gruppo di supporto psicologico. Questo metodo permette alle vittime
di diventare “risorse reciproche” e consente di lavorare con contenuti traumatici in un contesto simbolico
ben strutturato. Altre tipologie di supporto psicologico comprendono: sessioni individuali di arte-terapia;
consulenza familiare/di coppia; mediazione fra la persona assistita e la famiglia; consulenza prima e
dopo esami medici; consulenza prima e dopo interrogatori delle forze di polizia/udienze in tribunale
(ADPARE); accompagnamento agli incontri con le autorità (ADPARE, PHDS).
o
La buona collaborazione con cliniche per l’assistenza medica – tramite un Protocollo di Cooperazione
(ASTRA) oppure con supporto informale tempestivo (ADPARE) – è menzionata in tutte le quattro pratiche.
La privacy delle vittime è tutelata e il personale medico è preparato ad occuparsi di persone trafficate.
o
L’orientamento formativo e professionale e l’assistenza sono fondamentali per preparare le vittime al
loro (re)inserimento nel mercato del lavoro. Le attività formative comprendono: tutoraggio e
formazione per il raggiungimento dell’autonomia economica (ASTRA), istruzione informale (corsi di
alfabetizzazione, informatica, inglese), monitoraggio dei progressi scolastici e completamento degli
studi. Le attività di formazione professionale comprendono: informazioni sulla normativa sul lavoro,
compilazione del CV (anche per “coprire” il periodo di sfruttamento, PHDS), consulenza professionale,
selezione delle opportunità occupazionali, preparazione ai colloqui di lavoro (gioco di ruolo), fornitura
di strumenti e attrezzature per realizzare attività lavorative qualificate, supporto alla creazione di
piccole imprese, cooperazione o collaborazioni con agenzie del lavoro (ADPARE, Femmes en
Détresse, ASTRA), mediazione culturale (Femmes en Détresse).
o
Lo sviluppo di capacità di interazione sociale (“trasversali”) e il rafforzamento delle capacità di
vivere autonomamente rappresentano elementi fondamentali del processo di empowerment delle
persone trafficate. Il sostegno viene fornito tramite i programmi POPCORN e Relaxed (ASTRA Day
Care Centre), attività di gestione domestica (ASTRA, PHDS, ADPARE) e attività di tempo libero con
una componente formativa (ADPARE).
o
Terapia occupazionale per promuovere l’espressione creativa e l’autostima e preparare le persone
assistite al processo di (re)inserimento professionale (ASTRA – Laboratori Creativi; ADPARE –
sessioni di gruppo di terapia occupazionale).
o
Sostegno e assistenza legale, compresa la rappresentanza in tribunale, da parte di legali specializzati sono
stati menzionati da tutte le quattro ONG come misure per garantire il pieno rispetto dei diritti delle vittime
all’interno e all’esterno dei tribunali e come strumenti per migliorare il loro accesso al risarcimento.
o
La preparazione di documentazione adeguata tramite l’utilizzo di strumenti specializzati è
fondamentale per tutte e quattro le ONG per delineare correttamente i bisogni e valutare i rischi,
redigere le relazioni sui casi, sul monitoraggio dell’assistenza, sui colloqui telefonici e sulle visite.
Anche le opinioni e i punti di vista delle persone assistite sono prese in considerazione – in
qualunque fase dell’assistenza – nella valutazione e nella redazione dei suddetti documenti. Viene
garantito anche l’accesso riservato ai dati personali.
o
I numeri verdi gratuiti rappresentano uno strumento utile per accelerare l’identificazione delle
vittime e il pronto intervento (PHDS e ASTRA).
o
Lo sviluppo di indicatori per il monitoraggio interno dell’efficienza del programma di assistenza è
fondamentale per migliorare i servizi forniti. Gli indicatori giù utilizzati possono essere rivisti e
adottati da altre organizzazioni locali e straniere prendendo in considerazione altre tipologie di
beneficiari (ADPARE).
39
Per quanto riguarda i punti di forza e i punti di debolezza delle pratiche selezionate, le ONG in
questione hanno messo in evidenza quanto segue:
Punti di forza
-
La gestione dei numeri verdi da parte delle ONG consente maggiore rapidità nell’identificazione e
nell’attuazione di interventi di emergenza;
-
Un modello efficiente di collaborazione orizzontale transnazionale per garantire la sicurezza dei
rientri e la presa in carico delle persone;
-
Il coinvolgimento attivo delle persone assistite nella progettazione e realizzazione del programma di
assistenza;
-
Un approccio incentrato sulla gestione dei casi (“case management”) e assistenza personalizzata;
-
Lo sviluppo di metodi di lavoro rivolti a categorie di beneficiari diverse;
-
L’assistenza a domicilio senza limitazioni di tempo;
-
L’inclusione delle famiglie delle vittime come beneficiari indiretti del programma di assistenza;
-
La creazione di una rete informale di fornitori di servizi, mettendo in collegamento i Paesi di origine
e di destinazione;
-
Lo sviluppo di metodologie, strumenti e raccomandazioni per influenzare gli enti statali e migliorare
le politiche esistenti;
-
Proposte per consentire alle ONG di avere accesso agli istituti di pena per identificare le vittime.
Punti di debolezza
-
Difficoltà di accesso alla giustizia riparativa da parte delle vittime, anche a causa della mancanza
del meccanismo di indennizzo in alcuni Paesi;
-
Le proprietà derivanti dallo sfruttamento di persone trafficate non vengono confiscate;
-
La procedura di identificazione formale è spesso complessa;
-
Gli stereotipi dei professionisti coinvolti portano ad un’errata percezione delle persone trafficate;
-
La qualità e la durata dei programmi di assistenza sono influenzate dalla disponibilità di fondi
regolari e accessibili;
-
I professionisti responsabili delle misure di assistenza a volte non sono specializzati o sono
demotivati a svolgere le loro mansioni;
-
Il numero di prese in carico è aumentato, mentre gli enti che forniscono assistenza hanno ridotto i
servizi disponibili a causa della mancanza di fondi;
-
I fondi per il reinserimento non coprono i molteplici bisogni delle vittime;
-
Le misure di protezione e la valutazione continua dei rischi devono essere migliorate per il corretto
reinserimento delle persone assistite nelle rispettive famiglie nei Paesi di origine;
-
Fattori socio-economici o culturali influenzano la vulnerabilità o il reinserimento nel circuito di
tratta delle vittime;
-
Il sistema di presa in carico o la collaborazione fra gli attori impegnati nel settore anti-tratta non
funziona completamente;
-
Non sono garantite la protezione dei dati personali e la privacy al rientro nel Paese di origine;
-
La mancanza di norme che regolano i curricula e gli impieghi nell’ambito dell’assistenza sociale, dei
servizi di riduzione del danno, ecc. influisce negativamente sull’attuazione di misure di supporto per
le persone di tratta;
-
Procedure burocratiche complesse e le legislazioni nazionali non armonizzate impediscono alle
vittime di godere pienamente dei propri diritti;
-
Mancanza di meccanismi di risarcimento alle vittime in alcuni Paesi di destinazione;
-
Mancanza di iniziative di lobby.
40
I punti di debolezza individuati nelle quattro pratiche dipendono strettamente, tra le altre cose, dalla
situazione economica nazionale; dai diversi approcci alle leggi, alle politiche e alle pratiche; dalle
dinamiche del fenomeno di tratta; dalle difficoltà nell’affrontare le cause e i fattori di vulnerabilità. Tutte
le pratiche indicano alcune soluzioni possibili per superare gli ostacoli e gli impedimenti elencati. Prima
di tutto, sottolineano la necessità di adottare un approccio condiviso per l’identificazione, la protezione
e l’assistenza delle vittime e per stabilire una forte cooperazione a livello locale, nazionale e
transfrontaliero e un coordinamento basato sulla “fiducia comune e la comprensione reciproca.”
2.5 Categoria D - Altre tipologie di pratiche
Maria Teresa de Gasperis, ACCEM (Spagna)
Questa sezione del capitolo è incentrata su tre pratiche riguardanti diversi meccanismi di coordinamento
e di lavoro in rete, progettati e realizzati da ONG spagnole per migliorare il quadro legale, economico,
sociale e politico e promuovere l’attuazione effettiva della legislazione anti-tratta esistente, per garantire
la protezione dei diritti delle persone vittime di tratta.
N.
14
15
16
Nome della Pratica o del Programma
ONG
Coordinamento fra l’Ufficio del Procuratore per gli
Affari Esteri e alcune ONG in rappresentanza della
Rete spagnola contro la tratta di esseri umani
Coordinamento con la Polizia Regionale della
Catalogna Mossos d’Esquadra
RECTP
Red Española contra la Trata de Personas
(Rete spagnola contro la tratta di esseri umani)
RECTP
Red Española contra la Trata de Personas
(Rete spagnola contro la tratta di esseri umani)
SICAR cat
RECTP
Red Española contra la Trata de Personas
(Rete spagnola contro la tratta di esseri umani)
Paese
Spagna
Spagna
Spagna
Le pratiche sono in linea con i principi dei fondamentali strumenti anti-tratta internazionali e
dell’Unione europea, che incoraggiano gli Stati membri a collaborare con le ONG e altri servizi
nell’identificazione, la protezione e l’assistenza di persone vittime di tratta. La Direttiva dell’Unione
europea 2011/36/UE pone particolare enfasi sulla tutela e l’assistenza delle persone trafficate e sulla
necessità di stabilire e condividere delle buone pratiche. Inoltre, la Direttiva obbliga gli Stati membri a
stabilire meccanismi di cooperazione fra istituzioni e ONG. Anche tra le priorità principali individuate
dalla Strategia dell’Unione europea 2012-2016 per l’eradicazione della tratta degli esseri umani 20 vi
sono il coordinamento e la cooperazione fra i principali attori anti-tratta.
In questo contesto e nonostante le modifiche legislative attuate in Spagna negli ultimi anni, alle ONG
non è stata data la possibilità di partecipare in maniera appropriata ai processi decisionali. Per questi
motivi, per le ONG spagnole le forme di collaborazione descritte di seguito rappresentano uno
strumento prezioso per perorare la propria causa, essere ascoltate e partecipare indirettamente al
processo decisionale. Inoltre, tali meccanismi rappresentano strumenti importanti per migliorare
l’assistenza e la protezione dei diritti delle persone trafficate.
È in questo contesto che la Pratica n. 14 “Coordinamento fra l’Ufficio del Procuratore per gli Affari Esteri e
alcune ONG in rappresentanza della Rete spagnola contro la tratta di esseri umani - RECTP” è stata attuata
per stabilire un dialogo con una delle principali istituzioni operanti nell’ambito della tratta per migliorare
l’efficienza delle politiche e delle misure per prevenire, tutelare e assistere le persone vittime di tratta. La rete è
composta dalle seguenti ONG e organizzazioni internazionali: Accem, Amnesty International, APRAMP
(Asociación para la Prevención, Reinserción y Atención de la Mujer Prostituida), AIETI, (Asociación de
Investigación y Especialización sobre Temas Iberoamericanos), ACNUR/UNHCR (Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati), Caritas, CEAR (Comisión Española de Ayuda al Refugiado), Confer (Conferencia
Española de Religiosos), Federación de Mujeres Progresistas, Fundación Cruz Blanca, Cruz Roja Española,
IEPALA (Instituto de Estudios Políticos para América Latina y África), Médicos del Mundo, Mujeres en Zona
20 Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, il Consiglio, il Comitato Economico e Sociale dell'Unione Europea e il Comitato
delle Regioni, La Strategia dell’Unione Europea sull’Eradicazione della Tratta di Esseri Umani 2012–2016, Bruxelles, 19.6.2012, COM(2012) 286
finale, in <http://ec.europa.eu/home-affairs/doc_centre/crime/docs/trafficking_in_human_beings_eradication-2012_2016_en.pdf>.
41
de Conflicto, IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), Proyecto Esperanza, Red Cántabra
contra el tráfico de personas y la explotación sexual, Save the Children, Fundación Tierra de Hombres, Villa
Teresita, Women’s Link Worldwide, Xarxa Catalana sobre la trata de personas.
RECTP ha promosso riunioni mensili con l’Ufficio del Procuratore per gli Affari Esteri (Fiscal de Sala
Coordinador de Extranjería) a sostegno dell’attuazione efficace della legislazione esistente e per
migliorare le procedure amministrative, per garantire i diritti delle persone trafficate e arrestare e
condannare efficacemente trafficanti e sfruttatori. Tale collaborazione consente all’Ufficio del
Procuratore per gli Affari Esteri di raccogliere informazioni rilevanti sul campo che contribuiscono a
garantire la protezione dei diritti delle vittime; stabilire linee guida e buone pratiche fra i Delegati
dell’Ufficio del Procuratore in tutto il territorio spagnolo; di conseguenza, migliorare le risposte dello
Stato contro la tratta. Per RECTP, la collaborazione dà principalmente la possibilità di riportare problemi
pratici incontrati nel lavoro quotidiano per conto delle persone trafficate, realizzare attività di advocacy
e di lobbying per il miglioramento e/o la modifica della legislazione, delle politiche e delle procedure
amministrative esistenti.
Fin dalla sua implementazione (marzo 2008), questa Pratica ha permesso alle organizzazioni di RECTP
di essere informate e tenute al corrente sulle strategie e le politiche nazionali anti-tratta e, quindi,
influenzare i processi decisionali. Inoltre, consente all’Ufficio del Procuratore di essere informato
direttamente sulle questioni/difficoltà/sfide pratiche affrontate quotidianamente dalle ONG. Lo scambio
continuo di informazioni e dei diversi punti di vista promuove e migliora il coordinamento fra gli attori
anti-tratta e le misure di protezione e assistenza per le persone trafficate.
La Pratica n. 15 “Coordinamento della ONG SicarCat con la Polizia Regionale ‘Mossos d’Esquadra’ della
Comunità Autonoma della Catalogna” stabilisce procedure di cooperazione congiunta utilizzate dalle
forze di polizia e SicarCat per adottare soluzioni pratiche atte a garantire un’assistenza immediata e
adeguata per individuare/identificare vittime dia tratta (presa in carico, alloggio, organizzazione,
traduzione, ecc.). Attraverso questa collaborazione, vengono compilate relazioni individuali sulla
valutazione dei rischi e si garantisce l’accompagnamento alle sedute in tribunale.
Fin dalla sua attuazione nel 2009, questa Pratica ha dimostrato di essere uno strumento efficace: le forze
di polizia e giudiziarie contattano un maggior numero di persone (presunte) vittime di tratta e ne
garantiscono la protezione; SicarCat fornisce assistenza, protezione e supporto adeguati alle persone
trafficate.
Inoltre, la Pratica assicura la fornitura di informazioni e consulenza alle presunte vittime appena
vengono individuate e identificate dalle forze di polizia. Gli operatori di SicarCat, infatti, informano le
persone trafficate sui loro diritti e le possibilità di accedere alle misure di protezione e assistenza. Ciò
consente alle forze di polizia e giudiziarie di non dover realizzare mansioni e attività più adatte a coloro
che operano in ambito psicosociale. Infine, la Pratica garantisce il rispetto dei diversi ruoli e mandati dei
professionisti coinvolti (poliziotti e operatori delle ONG), in modo da fornire un intervento di qualità e,
soprattutto, evitare qualunque forma di rivittimizzazione diretta o indiretta.
La Pratica n. 16 “Red Española contra la Trata de Personas, RECTP” (Rete spagnola contro la Tratta degli
Esseri Umani) è stata attivata nel 2006 per mettere insieme prospettive, esperienze e buone pratiche e
per cooperare in modo da migliorare l’assistenza e la tutela delle vittime di tratta. Inoltre, tenta di
combinare e coordinare gli sforzi allo scopo di sviluppare interventi di advocacy e di lobbying e di
influenzare le politiche e la legislazione nazionali sulle questioni legate alla tratta.
In particolare, l’obiettivo di RECTP è di:
- Contribuire allo sviluppo e alla valutazione di proposte e di strategie contro la tratta;
- Incoraggiare l’attuazione efficace e adeguata della legislazione esistente e il miglioramento delle
prassi amministrative per garantire la protezione dei diritti delle persone vittime della tratta;
- Svolgere attività di advocacy e di lobbying per promuovere riforme legislative;
- Stabilire un dialogo con le principali istituzioni anti-tratta per migliorare l’efficienza delle politiche e
delle misure per prevenire, proteggere e assistere le persone trafficate;
- Promuovere il coordinamento di altre reti e organizzazioni anti-tratta per raggiungere gli obiettivi suddetti.
42
RECTP realizza le proprie attività attraverso tre Gruppi di lavoro (GL):
o
GL sull’identificazione e la presa in carico di persone trafficate:
Questo gruppo opera per migliorare la protezione delle persone trafficate tramite la corretta
identificazione, presa in carico, assistenza, protezione e risarcimento, allo scopo di migliorare le
politiche e le procedure anti-tratta esistenti e formalizzarle attraverso la loro adozione vincolante.
o
GL sull’advocacy:
Questo gruppo è responsabile della presentazione agli enti statali delle questioni sollevate dalla
RECTP riguardanti la protezione delle vittime di tratta e in particolare per promuovere l’attuazione di
un approccio incentrato sui diritti umani nella legislazione anti-tratta spagnola. Promuove, inoltre,
l’adozione di riforme legislative e la trasposizione della legislazione europea ed internazionale
relativa alla tratta nel quadro normativo nazionale.
o
GL sulla sensibilizzazione:
Diffonde informazioni sulle attività di RECTP e attua misure di sensibilizzazione sulla tratta di esseri
umani e sulle relative sfide rivolte alla società spagnola.
RECTP è attualmente presente in tutta la Spagna ed è diventata un rappresentante di rilievo delle
organizzazioni della società civile impegnate nella lotta contro la tratta. RECTP ha fortemente promosso la
ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Lotta contro la Tratta di Esseri Umani, che il Governo
spagnolo ha ratificato nel 2009. Negli anni, ha sviluppato e presentato anche diverse proposte volte a
rafforzare il quadro anti-tratta che ha contribuito notevolmente, tra le altre cose, all’adozione del Piano
d’azione nazionale contro la tratta a scopo di sfruttamento sessuale; la riforma della Legge sull’immigrazione
e il relativo Regolamento; l’attuazione del protocollo nazionale sulla protezione delle persone vittime di tratta
e la creazione del meccanismo di coordinamento con l’Ufficio del Procuratore per gli Affari Esteri.
Infine, la rete ha sviluppato una serie di linee guida per l’identificazione e la presa in carico delle
persone trafficate per fornire ai diversi professionisti operanti nel settore anti-tratta suggerimenti pratici
per l’individuazione e l’identificazione di (presunte) vittime di tratta e per la presa in carico da parte dei
servizi appropriati.
Un’analisi comparativa delle pratiche descritte consente di delineare alcune caratteristiche comuni.
A livello operativo, le tre pratiche intendono promuovere il dialogo e lo scambio di informazioni fra gli
attori, in particolare per quanto concerne le sfide e le difficoltà affrontate, allo scopo di identificare
strategie complementari di lotta alla tratta. Comprendono un’ampia serie di attori, promuovendo quindi
lo scambio utile fra professionisti con diverse prospettive e competenze.
Le tre pratiche mirano anche a raccogliere, analizzare e valutare le buone e le cattive prassi in modo da
sviluppare proposte operative per migliorare i meccanismi esistenti di protezione e assistenza.
Per quanto concerne la metodologia, le tre pratiche si basano su procedure di comunicazione chiare e
fluide, sullo scambio di informazioni e riunioni di coordinamento regolari fra gli stakeholders coinvolti.
Inoltre, la Pratica n. 15 prevede una metodologia di lavoro che richiede l’attuazione delle fasi seguenti:
pianificazione, realizzazione, controllo e aggiustamento delle attività; quindi, gli stakeholders fanno
costantemente un’autovalutazione del proprio lavoro in modo da migliorarlo continuamente.
Per quanto concerne i punti di forza, le tre pratiche condividono lo sforzo comune di supportare la
cooperazione fra enti e il coordinamento per contrastare la tratta, nel pieno rispetto delle missioni,
visioni e prospettive distinte ma complementari degli stakeholders coinvolti. A tale proposito, le Pratiche
n. 14 e 15 sono particolarmente rilevanti perché intendono contrastare la criminalità e tutelare e
assistere le vittime attraverso procedure interconnesse.
Le tre pratiche rappresentano strumenti importanti perché le ONG siano ascoltate ed esprimano le
proprie preoccupazioni e raccomandazioni. Infatti, consentono alle ONG di partecipare e influenzare il
processo decisionale, suggerendo possibili modifiche per migliorare la legislazione, le politiche e le
pratiche esistenti.
In termini di innovazione, possono essere messi in evidenza i seguenti aspetti delle tre pratiche:
-
La “regia istituzionale” è l’elemento distintivo della Pratica n. 14. Garantisce comunicazione e
coordinamento accurati e continui fra ONG e istituzioni giudiziarie. Questo scambio positivo è
particolarmente rilevante quando si considera la riluttanza generale del sistema giudiziario a
43
collaborare con le ONG. Infine, rappresenta un buon modello per un’ulteriore attuazione di forme
simili di coordinamento fra ONG e altre istituzioni coinvolte nella lotta contro la tratta.
-
L’aspetto distintivo della Pratica n. 15 è rappresentato dalla pianificazione congiunta di tutte le
attività, per organizzare le soluzioni più adeguate per l’assistenza rivolta a persone trafficate (prese in
carico, alloggio, organizzazione, traduttori, ecc.).
-
La caratteristica di rilievo della Pratica n. 16 è rappresentata dal riconoscimento della rete in quanto
interlocutore della società civile altamente qualificato a livello nazionale e un attore di rilievo per
dialogare sulle questioni legate alla tratta. Inoltre, diverse reti locali anti-tratta sono entrate a far parte
di RECTP o stanno per farlo; ciò contribuisce a migliorare e rafforzare la lotta contro la tratta di esseri
umani e la protezione e l’assistenza delle vittime a livello locale.
Per quanto concerne la trasferibilità, le tre pratiche analizzate possono essere attuate anche in altre aree
geografiche e con altri attori impegnati nella lotta alla tratta. Ad esempio, l’Ufficio del Procuratore per gli
Affari Esteri ha replicato a livello territoriale la Pratica n. 14 coinvolgendo le delegazioni locali
dell’ufficio e le ONG anti-tratta in tutta la Spagna.
Anche la Pratica n. 16 è stata già trasferita e adottata in altre Comunità Autonome; conseguentemente
sono state create queste reti anti-tratta locali:
-
Xarxa Catalana sobre la trata de personas in Catalogna (questa rete fa parte di RECTP);
Red Cántabra contra el tráfico de personas y la explotación sexual in Cantabria (questa rete fa parte
di RECTP);
-
la creazione della Antena Sur in Andalusia è in corso.
Infine, per migliorare e rafforzare la lotta contro la tratta di esseri umani e la protezione e l’assistenza
delle persone trafficate sia a livello locale che nazionale, l’obiettivo ultimo è l’inclusione di tali reti locali
nella rete RECTP.
44
CAPITOLO 3
COOPERAZIONE TRANSNAZIONALE
TRANSNAZIONALE FRA ONG ANTI-TRATTA
La cooperazione tra Paesi è fondamentale per perseguire un’efficace lotta contro la tratta transnazionale
di esseri umani. È un elemento di primaria importanza sia per la prevenzione e il contrasto alla tratta che
per l’assistenza alle vittime e richiede la partecipazione di diversi attori di ONG, organizzazioni
governative ed internazionali dei Paesi d’origine, transito e destinazione. Fin dai primi anni 2000, molti
strumenti sono stati elaborati per rafforzare la cooperazione transnazionale nel settore anti-tratta e per
migliorare le competenze degli operatori a collaborare al livello nazionale e transfrontaliero. Un’ampia
legislazione internazionale e nazionale, vari sistemi nazionali e transnazionali di referral, articolati piani
di azione europei e nazionali, programmi formativi esaustivi, manuali e strumenti innovativi sono stati
prodotti per migliorare le misure anti-tratta e fornire agli attori a vario titolo coinvolti le competenze e gli
strumenti necessari per affrontare le difficoltà e le sfide che la tratta pone, compresa la cooperazione fra
Paesi diversi.21. Ciononostante, la cooperazione transnazionale è ancora difficile da realizzare a causa,
inter alia, di procedure intricate e che richiedono tempi lunghi, barriere linguistiche, punti di contatto
nazionali assenti o carenti, operatori non formati22. Di conseguenza, gli attori anti-tratta non sempre
riescono a fornire una pronta e completa assistenza alle vittime presunte o identificate.
Esistono tuttavia alcuni esempi positivi di cooperazione fra soggetti di Paesi diversi, come le pagine
seguenti evidenzieranno. Il presente capitolo, infatti, illustra alcune procedure per la cooperazione
transnazionale sviluppate dalle ONG in collaborazione con organizzazioni internazionali, enti statali e
forze di polizia e autorità giudiziarie per rispondere a bisogni specifici di persone trafficate. Dopo una
breve panoramica dei principali strumenti europei e internazionali che richiedono e/o forniscono strumenti
per la cooperazione transnazionale, vengono presi in esame 12 studi di caso sulla cooperazione
transfrontaliera fra ONG europee in merito all’identificazione, la presa in carico, il rientro e l’assistenza di
persone trafficate. Tutti gli studi di caso sono stati individuati e raccolti dai partner di ENPATES.
3.1 I principali strumenti di promozione della cooperazione transnazionale
Alexandra Mitroi, ADPARE (Romania)
Diversi strumenti, fra cui, ad esempio, trattati multilaterali, regionali e bilaterali, rogatorie, leggi
nazionali, protocolli d’intesa, dichiarazioni o linee guida possono regolamentare la cooperazione fra
Paesi. Alcuni di questi strumenti sono legalmente vincolanti, altri non lo sono. Solitamente gli Stati
sottoscrivono strumenti legalmente vincolanti per cooperare a livello transnazionale per prevenire e
contrastare la tratta, mentre le organizzazioni internazionali, intergovernative e non governative
generalmente siglano protocolli d’intesa o altri strumenti legalmente non vincolanti per fornire
protezione e assistenza a vittime di tratta. In alcuni casi, anche gli Stati sottoscrivono protocolli d’intesa
con le proprie controparti straniere.
Importanti strumenti internazionali e regionali sono stati ratificati per rafforzare la cooperazione
transfrontaliera. Anche se tali strumenti riguardano principalmente la cooperazione transnazionale
finalizzata alle indagini e ai procedimenti penali, alcuni di essi prevedono anche la collaborazione per
proteggere e supportare le persone trafficate nelle fasi di identificazione e assistenza.
Sia la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (UNTOC,
2000) 23 che il Protocollo addizionale per prevenire, sopprimere e punire la tratta di persone,
specialmente di donne e minori (conosciuto come il “Protocollo di Palermo”, 2000)24, sollecitano il
21 ICMPD, The Way Forward in Establishing Effective Transnational Referral Mechanisms in Trafficking Cases. A Report Based
on Experiences in South-Eastern Europe, Vienna, 2012.
22
Idem.
Entrata in vigore nel 2003.
24 Idem.
23
45
rafforzamento della cooperazione fra gli Stati firmatari e i diversi stakeholders per prevenire e contrastare
la tratta e tutelare i diritti delle persone trafficate. La promozione di una cooperazione transnazionale
“più efficace” è tra gli obiettivi principali di tali trattati multilaterali per prevenire e contrastare la
criminalità organizzata transnazionale (UNTOC, art. 1; Protocollo di Palermo, art. 2(a)) e per tutelare e
assistere le vittime di tratta “nel pieno rispetto dei loro diritti umani” (Protocollo di Palermo, art. 2(c)).
Essi comprendono, inoltre, diversi strumenti per la cooperazione transfrontaliera. L’UNTOC prevede
specificamente la cooperazione internazionale per motivi di polizia e giudiziari, mentre il Protocollo di
Palermo stabilisce anche la cooperazione transfrontaliera per il ritorno in patria delle persone trafficate
(art. 8); la prevenzione della tratta (art. 9); lo scambio di informazioni e la formazione (art. 10); misure da
attivare alle frontiere (art. 11); e la legittimità e validità dei documenti (art. 13).
Anche l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) richiede agli Stati firmatari di promuovere la
cooperazione internazionale per eliminare le cause che possono portare allo sfruttamento e alla tratta di
lavoratori (art. 8, C182 Convenzione sulle forme peggiori di lavoro minorile, 1999). Infatti, l’OIL richiede
agli Stati di collaborare regolarmente e scambiare informazioni per proteggere i migranti da situazioni di
sfruttamento quando emigrano all’estero per motivi di lavoro (C97 Convenzione sulla migrazione per
lavoro, 1949; C143 Convenzione sui lavoratori migranti, 1975). Inoltre, sollecita gli Stati a siglare
accordi multilaterali o bilaterali per prevenire e lottare contro le pratiche illecite di reclutamento,
collocamento e registrazione di lavoratori migranti messe in atto da agenzie per l’impiego private (art. 8,
C181 Convenzione sulle agenzie per l'impiego private, 1997; art. 15(c), C189 Convenzione sulle
lavoratrici e i lavoratori domestici, 2011).
La Convenzione sull’Azione contro la Tratta degli Esseri Umani del Consiglio d’Europa (2005) è un
trattato regionale importante ratificato da quasi quaranta Stati dell’Europa Occidentale, Centrale e
Orientale. Questo strumento vincolante prevede norme per la cooperazione internazionale (artt. 32-34)
non soltanto per la prevenzione e la lotta contro la tratta ma anche per la piena tutela e il supporto delle
vittime nelle fasi dell’assistenza a breve e a lungo termine e del rientro.
GRETA, un gruppo di esperti indipendenti nominati appositamente dal Consiglio d’Europa (CoE),
monitora l’attuazione della Convenzione CoE da parte degli Stati firmatari. Pubblica relazioni periodiche
di valutazione della legislazione e delle misure anti-tratta attuate dagli Stati per valutarne la conformità
con la Convenzione. Le relazioni includono anche raccomandazioni per l’attivazione o il rafforzamento
di azioni che non sono in linea con la Convenzione. GRETA sostiene lo scambio sistematico di
informazioni e buone pratiche tra stakeholders e operatori di Paesi diversi per migliorare le misure antitratta congiunte, in particolare per ciò che concerne la protezione e i diritti delle persone trafficate25.
Nell’ultimo decennio, l’Unione europea ha promosso diversi strumenti per la promozione della
cooperazione transnazionale volta a prevenire e a contrastare la tratta e a tutelare le persone trafficate.
Alcuni strumenti riguardano specificamente il rafforzamento della cooperazione internazionale e il
coordinamento fra polizia, autorità giudiziarie e altre autorità competenti (ad esempio, il Trattato di
Lisbona sul funzionamento dell’Unione europea, 2009), altri includono norme per la cooperazione
transfrontaliera per la protezione delle vittime. Ad esempio, il Documento mirato all’azione (AOP) sul
rafforzamento della dimensione esterna dell’UE nell’azione contro la tratta di esseri umani (2009)
stabilisce quattro aree prioritarie bilanciando le famose tre P contro la tratta, cioè Prevenzione,
Protezione e Persecuzione che devono essere conseguite tramite l’attuazione della nuova quarta P, cioè
il Partenariato. Le aree prioritarie identificate e da realizzare in stretta collaborazione fra soggetti
dell’Unione europea e le rispettive controparti di Paesi terzi, regioni e organizzazioni, sono: prevenzione
della tratta, compresa la riduzione della domanda; protezione e supporto alle vittime di tratta; indagini di
polizia, azione penale e controlli delle frontiere esterne dell’UE; ritorno assistito e reinserimento.
Anche il Programma di Stoccolma – Un’Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini e il
relativo Piano d’azione 26 (2010-2014) prendono in considerazione diversi temi riguardanti la tratta
nell’ambito delle linee guida strategiche dell’UE per una legislazione e politiche comuni nello spazio di
libertà, sicurezza e giustizia. Considera la tratta di esseri umani un reato grave che gli Stati Membri
dell’Unione europea devono assumere come priorità e combattere in stretta collaborazione con i Paesi
d’origine. Inter alia, il Programma prevede il rafforzamento delle misure di assistenza e di protezione per
25 GRETA Group of Experts on Action against Trafficking in Human Beings, Second General Report on GRETA's activities
covering the period from 1 August 2011 to 31 July 2012, GRETA(2012)13, Council of Europe, Strasburgo, p. 18.
26
EU OJ 2010/C 115/01 4.5.2010.
46
le vittime, che includono meccanismi per il risarcimento, rientro volontario assistito, assistenza e
capacity building nel Paese d’origine.
Alla fine del 2010, la Commissione europea ha nominato la prima Coordinatrice anti-tratta dell’Unione
europea con il mandato di sviluppare ulteriormente strategie, politiche e azioni anti-tratta coordinate e
coerenti, che devono essere radicate nei meccanismi di cooperazione rafforzati fra soggetti governativi e
non governativi dell’Unione europea e dei Paesi terzi.
La Direttiva dell’Unione europea concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani
e la protezione delle vittime (2011/36/UE)27 è caratterizzata da un approccio orientato alle vittime, che
costituisce un significativo miglioramento del quadro anti-tratta europeo. Questo è il risultato del lungo
impegno di diversi governi, ONG e altri enti determinati a migliorare gli standard anti-tratta europei. La
Direttiva definisce norme minime comuni per determinare i reati connessi alla tratta di esseri umani e
fissare le relative pene e assicura che le persone trafficate ricevano assistenza e protezione adeguate in
ogni fase della loro identificazione e assistenza al fine di supportare il loro recupero e reinserimento
nella società di origine, destinazione o del Paese terzo. Per quanto concerne la cooperazione
transnazionale, la Direttiva richiede alle autorità di contrasto degli Stati Membri di continuare a
collaborare a livello transfrontaliero per rafforzare la lotta alla tratta condividendo informazioni e buone
pratiche e sostenendo il dialogo fra le autorità di polizia, giudiziarie e finanziarie, anche tramite il
coinvolgimento di Europol e Eurojust e l’istituzione di squadre investigative comuni per lo svolgimento
di indagini congiunte. La Direttiva promuove la cooperazione transnazionale e lo scambio di buone
pratiche anche fra servizi sociali pubblici e privati, organizzazioni governative e non governative.
La Strategia dell’Unione europea per l’eradicazione della tratta degli esseri umani (2012-2016)28 è volta
a creare un quadro anti-tratta coerente stabilendo le priorità, colmando le lacune esistenti e integrando
la Direttiva 2011/36/UE. Essa definisce cinque priorità fondamentali e delinea una serie di misure
pratiche da attuare tra il 2012 e il 2016. In linea con le principali legislazioni e documenti comunitari e
internazionali, la Strategia promuove una politica multidisciplinare coerente contro la tratta di esseri
umani, sostenuta dalla partecipazione attiva di diversi soggetti, compresi “funzionari di polizia, guardie
di frontiera, funzionari degli uffici immigrazione e asilo, pubblici ministeri, avvocati, magistrati e
funzionari degli organi giurisdizionali, ispettori dell’edilizia abitativa, del lavoro, della sanità, dei servizi
sociali e della sicurezza, organizzazioni della società civile, operatori sociali e del mondo giovanile,
associazioni dei consumatori, sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro, agenzie di lavoro
temporaneo, agenzie di collocamento e personale consolare e diplomatico così come soggetti più
difficilmente raggiungibili, quali i tutori e i rappresentanti legali e i servizi di assistenza ai minori e alle
vittime. Si potrebbe inoltre prevedere il coinvolgimento di volontari e di persone che lavorano nelle
situazioni di conflitto., (…)”29.
La cooperazione transnazionale fra una serie più ampia di soggetti rappresenta un principio
fondamentale riscontrabile in tutte le priorità, come qui di seguito evidenziato:
Priorità A: Individuare, proteggere e assistere le vittime della tratta (Azione 1: Istituire meccanismi
nazionali e transnazionali di referral) – Creazione/rafforzamento di meccanismi nazionali e
transnazionali di referral con ruoli e procedure chiare – sia a livello nazionale che transnazionale – per
soggetti degli enti pubblici e della società civile per quanto concerne l’identificazione, la presa in carico,
la protezione e l’assistenza di persone trafficate. L’elaborazione di Procedure Operative Standard (SOP)
garantisce un sistema efficiente, puntuale e sicuro di presa in carico delle vittime e consente di avere
strumenti di monitoraggio e valutazione standardizzati per analizzare i meccanismi esistenti. Prendendo
in considerazione le tendenze migratorie e l’aumento della mobilità transfrontaliera delle vittime, gli
Stati membri devono ampliare i partenariati transnazionali, incrementando il numero di soggetti dei
Paesi di origine, transito e destinazione, e condividendo le procedure operative. A tale proposito, entro il
2015, la Commissione europea intende elaborare un modello per un meccanismo transnazionale di
referral europeo, che colleghi i relativi meccanismi nazionali degli Stati membri al fine di migliorare le
misure transfrontaliere di identificazione, protezione e assistenza delle vittime.
EU OJ L 101/1 15.04.2011. La Direttiva sostituisce la Decisione quadro del Consiglio 2002/629/JHA sulla lotta alla tratta di esseri umani.
Unione europea, Strategia dell’UE verso l’Eradicazione della Tratta degli Esseri Umani (2012-2016), in <www.ec.europa.eu/antitrafficking/download.action?nodeId=a301b2cf-40ec-4026-a1a0b04675979fce&fileName=The+EU+Strategy+towards+the+Eradication+of+Trafficking+in+Human+Beings+2012-2016.pdf&fileType=pdf>.
29 Commissione europea, Strategia dell’UE per l’eradicazione della tratta degli esseri umani (2012-2016), COM(2012) 286 finale, p. 6.
27
28
47
Priorità B: Intensificare la prevenzione della tratta di esseri umani (Azione 2: Promuovere l’istituzione di
una piattaforma per il settore privato) – Incrementare la cooperazione interna e internazionale con il
settore privato per ridurre la domanda di tratta e per eliminare il lavoro in condizioni di schiavitù dalle
filiere di produzione e fornitura dei prodotti. Entro il 2014, la Commissione europea istituirà una
coalizione europea delle imprese contro la tratta di esseri umani per diminuire la domanda di servizi
offerti e merci prodotte da persone trafficate. Consolidando la cooperazione con le imprese e altri
stakeholders a livello nazionale e transfrontaliero, sarà data una risposta coerente per prevenire la tratta
in settori ad alto rischio, sviluppare modelli e linee guida sulla riduzione della domanda di servizi forniti
da vittime di tratta impiegate in settori “rischiosi” (ad esempio, l’agricoltura, l’edilizia, il turismo e
l’industria del sesso).
Priorità C: Potenziare l’azione penale nei confronti dei trafficanti (Azione 3: Aumentare la cooperazione
di polizia e giudiziaria transfrontaliera; e Azione 4: Rafforzare la cooperazione al di là delle frontiere) –
Per migliorare la cooperazione giudiziaria transfrontaliera, le agenzie dell’Unione europea e le autorità
nazionali sono invitate a creare squadre investigative comuni, con il coinvolgimento di Europol e
Eurojust in tutti i casi di tratta transfrontaliera. La condivisione delle informazioni fra Stati membri e
agenzie dell’Unione europea è strumentale al miglioramento della cooperazione transnazionale;
all’avanzamento delle conoscenze circa i legami fra reti criminali coinvolte nella tratta e le altre forme di
criminalità; al miglioramento dei sistemi di raccolta, delle analisi e dello scambio dei dati a livello
nazionale e internazionale. Lo scambio transfrontaliero potenzierà, inoltre, le capacità di coordinamento
e di cooperazione dei pubblici ministeri e del personale consolare e delle ONG.
Priorità D: Migliorare il coordinamento e la cooperazione tra i principali soggetti interessati e la
coerenza delle politiche – Per rafforzare la risposta anti-tratta a livello locale, nazionale e
transnazionale, tutte le politiche anti-tratta devono basarsi su un approccio multisettoriale e
multidisciplinare. Si raccomanda, quindi, di realizzare la cooperazione tramite meccanismi formalizzati,
che specifichino l’impegno, i ruoli e i compiti di tutti i soggetti partecipanti. Le azioni da realizzare per
migliorare l’efficacia del coordinamento e della cooperazione sono:
Azione 1: Rafforzare la rete UE di relatori nazionali o meccanismi equivalenti – Nel 2013, la
Commissione rafforzerà il meccanismo di coordinamento a livello di Unione europea per supportare i
relatori nazionali nel loro lavoro di controllo dell’attuazione da parte degli Stati membri dell’UE dei loro
obblighi europei e internazionali, di raccolta dei dati, di analisi e ricerca sulle tendenze a livello
nazionale del fenomeno della tratta di esseri umani, e di valutare i progressi realizzati in materia di
prevenzione e repressione della tratta di esseri umani e di protezione delle vittime, garantendo la
partecipazione della società civile.
Azione 2: Coordinare le attività di politica esterna dell’Unione europea – Tramite la formalizzazione di
accordi, partenariati strategici e dialoghi politici tra l’Unione europea e Paesi terzi e regioni prioritarie e un
migliore coordinamento e coerenza delle attività di politica esterna dell’Unione. Per realizzare questo
obiettivo, la Commissione continuerà a finanziare progetti volti a prevenire la tratta di esseri umani nelle
regioni e nei paesi terzi, che riguarderanno anche gli aspetti della prevenzione, protezione e azione penale.
Azione 3: Promuovere l’istituzione di una piattaforma per la società civile – Nel 2013 l’Unione europea
promuoverà l’istituzione di una piattaforma a livello europeo di organizzazioni e di prestatori di servizi
della società civile che operano nel campo dell’assistenza alle vittime e della loro protezione negli Stati
membri e in determinati paesi terzi.
Priorità E: Aumentare la conoscenza delle problematiche emergenti relative alla tratta di esseri umani e
dare una risposta efficace (Azione 1: Sviluppare un sistema di raccolta dei dati su scala dell’UE) – Le
forme, le modalità e le tendenze della tratta continuano a cambiare nel tempo, rendendo difficile
l’identificazione delle vittime e la condanna dei trafficanti e, di conseguenza, la raccolta e l’analisi
puntuali dei dati per sviluppare una risposta anti-tratta efficace a livello nazionale, europeo e
internazionale. Allo scopo di sviluppare una politica anti-tratta fondata su dati concreti a livello
nazionale e transfrontaliero, la Commissione, con gli Stati membri, elaborerà un sistema UE per la
raccolta e la pubblicazione di dati affidabili e comparabili. I risultati sono attesi per il 2014.
Al fine di rafforzare la cooperazione tra forze di polizia e autorità giudiziarie per la realizzazione di
attività investigative e perseguire i reati transfrontalieri, compresa la tratta di esseri umani, sono stati
creati diversi meccanismi internazionali all’interno e al di fuori dell’Unione europea, tra cui, Interpol30,
30
www.interpol.int
48
Europol31, Eurojust32, Frontex33, Rete Giudiziaria Europea (RGE)34, il gruppo consultivo dei magistrati sudest europei Southeast European Prosecutors Advisory Group (SEEPAG) 35 e l’iniziativa regionale sulla
migrazione, l’asilo politico e i rifugiati Migration, Asylum, Refugees Regional Initiative (MARRI)36. Sono
stati, inoltre, elaborati diversi strumenti a supporto della politica transnazionale e della cooperazione
giudiziaria, quali, per citarne solo alcuni, le squadre investigative comuni, i relativi manuali (Guida alla
legislazione degli Stati membri dell’Unione europea sulle squadre investigative comuni e il Manuale ad
uso delle squadre investigative comuni37) e un modello di accordo volto alla costituzione di una squadra
investigativa comune38; il Mutual Legal Assistance Request Writer Tool (Strumento di richiesta di mutua
assistenza giudiziaria, MLA Tool)39; il portale europeo della giustizia elettronica40; l’UNODC Trafficking
in Persons & Smuggling Migrants. Guidelines on International Cooperation (Tratta degli esseri umani e
traffico di migranti. Linee guida sulla cooperazione internazionale)41.
Vi sono inoltre una serie di strumenti – giuridicamente non vincolanti – finalizzati a guidare i policy
makers e gli operatori anti-tratta nella realizzazione di attività di cooperazione transnazionale con le
relative controparti straniere. Linee guida, dichiarazioni, principi, protocolli d’intesa, relazioni, ecc. sono
strumenti importanti per sviluppare o migliorare politiche e interventi anti-tratta coerenti, anche per
quanto concerne la cooperazione transnazionale. Fra gli strumenti non vincolanti più rilevanti che
menzionano specificamente anche la cooperazione transfrontaliera vi sono: OHCHR, Recommended
Principles and Guidelines on Human Rights and Human Trafficking - “Guideline 11: Cooperation and
coordination between States and regions” (2002) (Principi e linee guida raccomandate sui diritti umani e
la tratta di esseri umani - “Linea guida 11: Cooperazione e coordinamento fra Stati e regioni”); UNICEF,
Guidelines for the Protection of Child Victims of Trafficking - Section 2.9 “Coordination/Cooperation”
(2006) (Linee guida per la protezione di minori vittime di tratta - Sezione 2.9
“Coordinamento/Cooperazione”); OSCE, Action Plan to Combat Trafficking in Human Beings - Section 3
“Law enforcement cooperation and information exchange between participating States” (2003) (Piano
d’azione contro la tratta di esseri umani – Sezione 3 “Cooperazione tra forze di polizia e scambio di
informazioni fra Stati partecipanti”).42
Insieme agli accordi formalizzati di cooperazione di polizia e giudiziaria, tutti questi documenti
promuovono fortemente la regolare collaborazione multi-agenzia a livello nazionale e transfrontaliero
fra organizzazioni governative, non governative e internazionali anti-tratta, per garantire un supporto
completo alle vittime di tratta. Secondo tutti questi documenti, la cooperazione transnazionale deve
basarsi sullo scambio di informazioni, metodologie, procedure, pratiche, strumenti e personale per
migliorare la collaborazione e il coordinamento in qualunque fase dell’assistenza delle persone
trafficate, compresa l’identificazione, la presa in carico, l’assistenza di breve e lungo periodo e il rientro
volontario. Inoltre, questi documenti richiedono la creazione di meccanismi nazionali e transnazionali
di cooperazione basati su procedure operative standard per identificare, proteggere e assistere le vittime
di tratta, nonché per perseguire penalmente gli autori dei reati. A tal proposito, sia l’OSCE/ODIHR che
ICMPD hanno elaborato linee guida per la creazione di tali meccanismi, che comprendono norme
specifiche per la cooperazione transfrontaliera. Nel 2004 l’OSCE/ODIHR ha pubblicato National Referral
Mechanism. Joining the Rights of Trafficked Persons. A Practical Handbook, mentre ICMPD ha pubblicato
– nel 2009 – Guidelines for the Development of a Transnational Referral Mechanism for Trafficked
Persons: South-Eastern Europe e – nel 2010 – Guidelines for the Development of a Transnational Referral
Mechanism for Trafficked Persons in Europe: TRM-EU. Più di recente, ICMPD ha pubblicato un rapporto
che dà conto dello stato dell’arte rispetto alla cooperazione transnazionale nei casi di tratta nei Paesi
dell’Europa sudorientale (The Way Forward in Establishing Effective Transnational Referral Mechanisms in
Trafficking Cases. A Report Based on Experiences in South-Eastern Europe, 2012), che include una serie di
31
Europol ha anche partner non dell’Unione Europea: Australia, Canada, USA e Norvegia.
http://eurojust.europa.eu
33 www.frontex.europa.eu
34 www.ejn-crimjust.europa.eu/ejn/ejn_home.aspx
35 www. seepag.info
36 www.marri-rc.org
37 http://eurojust.europa.eu/doclibrary/Eurojust-framework/jits/JITs%20Manual/JITs-manual-2011-11-04-IT.pdf
38 OJ, 2010/C 70/01, at: http://eurojust.europa.eu/doclibrary/Eurojustframework/jits/Model%20Agreement%20for%20setting%20up%20a%20Joint%20Investigation%20Team/JITs-C70-01-2010-IT.pdf
39 www.unodc.org/mla/index.html
40 https://e-justice.europa.eu
41 UNODC, Trafficking in Persons & Smuggling Migrants. Guidelines on International Cooperation, Vienna, 2010.
42 ICMPD, op. cit.
32
49
raccomandazioni sulle legislazioni, la buona governance, lo sviluppo delle capacità così come un
modulo per il referral transnazionale per migliorare la cooperazione transfrontaliera nei casi di tratta43.
In questo contesto, qual è la capacità delle ONG anti-tratta di istituire forme di cooperazione
transfrontaliera?
Le ONG impegnate nel settore anti-tratta devono affrontare ancora molte sfide per poter sviluppare una
buona collaborazione con le controparti straniere. Generalmente stabiliscono contatti occasionali diretti
in base ai casi piuttosto che servirsi degli Uffici dei Coordinatori nazionali anti-tratta o di meccanismi
similari, soprattutto per lo scambio di informazioni specifiche o per collaborare per il rientro volontario
assistito di persone trafficate. Infatti, esistono pochi strumenti formalizzati (ad esempio, protocolli
d’intesa, lettere d’intenti) per una collaborazione operativa, mentre vi sono alcuni accordi per condurre
congiuntamente attività di advocacy e di lobbying. Solo in pochi casi le ONG collaborano regolarmente
a livello transfrontaliero, soprattutto se fanno parte di reti o federazioni di ONG internazionali o di
meccanismi nazionali di referral che funzionano bene. Infatti, tali meccanismi richiedono alle ONG
accreditate di seguire procedure specifiche per la cooperazione internazionale. Tuttavia, le ONG
generalmente lamentano la mancanza di elenchi completi, aggiornati e facilmente accessibili di fornitori
di servizi pubblici e privati affidabili di altri Paesi. Di conseguenza, quando hanno bisogno di interagire
con una controparte straniera, contattano diverse ONG facendo la stessa richiesta, che può portare ad
uno sforzo di cooperazione confuso e non coordinato.
Inoltre, le ONG impegnate contro la tratta si trovano spesso a lottare per la propria sopravvivenza, a
causa della mancanza cronica di risorse e per la scarsa implementazione delle politiche anti-tratta e di
welfare. Di conseguenza, tendono a concentrarsi sul proprio lavoro quotidiano invece di sviluppare
attività di rete a livello transnazionale. Inoltre, altri ostacoli impediscono la possibilità di collaborare a
livello transfrontaliero, ad esempio, la scarsa conoscenza di lingue straniere, i quadri normativi nazionali
confliggenti, operatori senza formazione e meccanismi nazionali di coordinamento carenti.
Per supportare lo sviluppo delle competenze degli operatori e delle operatrici anti-tratta sono stati
elaborati molti strumenti 44 , compresi alcuni che riguardano specificamente la cooperazione
transnazionale. Esistono manuali, moduli di formazione, linee guida, siti internet e software di diverso
tipo, tuttavia, essi non vengono pienamente e regolarmente utilizzati.
Negli scorsi anni, sono stati fatti alcuni tentativi di istituzione di reti formalizzate di ONG di Stati UE ed
extra-UE, con risultati limitati, principalmente a causa degli ostacoli sopramenzionati. La Strategia
dell’Unione europea per l’eradicazione della tratta degli esseri umani dà alle ONG una buona
opportunità per rafforzare finalmente la loro cooperazione operativa a livello transnazionale attraverso
lo sviluppo di modello per un meccanismo transnazionale di referral europeo (Priorità A) e l’istituzione
di una piattaforma per la società civile (Priorità D), entrambi volti a migliorare le misure di
identificazione, protezione e assistenza delle vittime a livello transfrontaliero.
Le opinioni e i punti di vista delle persone trafficate sono fondamentali in ogni fase della formulazione,
dell’attuazione, del monitoraggio e della valutazione di politiche, pratiche e misure. Sono fondamentali
per consolidare un approccio incentrato sulle vittime e sui diritti umani. Solo pochi studi hanno indagato
le percezioni, i punti di vista e i suggerimenti delle vittime di tratta sulle misure di protezione e
assistenza di cui hanno beneficiato, comprese quelle che coinvolgono la cooperazione transnazionale45.
43
Idem, pp. 132-142.
Cfr., tra gli altri, UNODC, First Aid Kit for use by Law Enforcement Responders in Addressing Human Trafficking, Vienna,
2011; La Strada Express, Reintegration Plan for Victims of Trafficking in Human Beings. Good practice and recommendations,
Chisinau, 2008; UNODC, Toolkit to Combat Trafficking in Human Beings, New York, 2008; USAID, Methods and Models for
Mixing Services for Victims of Domestic Violence and Trafficking in Persons in Europe & Eurasia, 2008; IOM, Direct Assistance for
Victims of Trafficking, Ginevra, 2007; ICMPD, Anti-Trafficking Training Material for Judges and Prosecutors in EU Member States,
Accession and Candidate Countries. Background Reader, Vienna, 2006; --, Anti-Trafficking Training Material for Frontline Law
Enforcement Officers, Vienna, 2006; UNICEF, Guidelines on the Protection of Child Victims of Trafficking, New York, 2006;
WHO, Ethical and safety recommendations for interviewing trafficked women, Ginevra, 2003. Anti-Slavery International et al.,
Protocol for the identification and Assistance of Trafficked Persons and Training Kit, ASI, Londra, 2005.
45 A. Brunovskis, R. Surtees, A fuller picture. Addressing trafficking-related assistance needs and socio-economic vulnerabilities, Fafo
Nexus/Institute, Oslo, 2012; --, Out of sight? Approaches and challenges in the identification of trafficked persons, Fafo Nexus/Institute, Oslo,
2012; --, No place like home? Challenges in family reintegration after trafficking, Fafo Nexus/Institute, Oslo, 2012; ICMPD, Dipartimento Pari
Opportunità, Study on Post-Trafficking. Experiences in the Czech Republic, Hungary, Italy and Portugal, Vienna, 2010; P. Philippe, L. Romano,
Feed-back, ALC, Nizza, 2008; ICMPD, Listening to Victims. Experiences of Identification, Return and Assistance in South-Eastern Europe,
ICMPD, Vienna, 2007; G. Candia et. al., Da vittime a cittadine. Percorsi di uscita dalla prostituzione e buone pratiche di inserimento sociale
lavorativo, Ediesse, Roma, 2001.
44
50
Le vittime intervistate per questi studi hanno descritto la loro identificazione, la presa in carico e il
ritorno come esperienze accompagnate da sentimenti ambivalenti di sollievo, ansia e sospetto verso le
persone responsabili di fornire loro supporto. Sentimenti di fiducia, sicurezza e conforto vengono
solitamente costruiti con il tempo e come conseguenza di una relazione aperta e autentica con gli
operatori e le operatrici responsabili della loro protezione. La condivisione delle informazioni è però talvolta – ridotta ad aggiornamenti sui passi da compiere per il rientro nel Paese d’origine, senza ulteriori
spiegazioni (ad esempio, perché questi passi sono necessari? Cos’è la protezione delle vittime? Cosa
significa vittima di tratta di esseri umani? Quali sono le opzioni disponibili? Cosa comporta la
cooperazione internazionale?). A volte, le vittime possono sentirsi confuse e in qualche modo
intrappolate in un sistema complesso con molti soggetti coinvolti e procedure lunghe.
Vittime di differenti nazionalità intervistate in ricerche diverse hanno individuato un’ampia serie di
carenze comuni che possono avere conseguenze negative sulla loro piena protezione e assistenza,
segnatamente ritorni in patria non assistiti; ritorni in patria ritardati; mancata spiegazione sui diritti,
opzioni e procedure di assistenza; limitate competenze di identificazione di alcuni soggetti; trattamento
inadeguato durante l’identificazione; colloquio di identificazione condotto in condizioni di non
sicurezza; barriere linguistiche e culturali; vittime detenute/arrestate e interrogate; corruzione;
valutazione dei rischi pre-ritorno assente o inadeguata; vittime fatte tornate in patria senza alcun
predisporre l’invio ai servizi locali o informazioni su come affrontare situazioni difficili; paura alle
frontiere a causa della mancanza di documenti d’identità; reinserimento nei Paesi di destinazione senza
consenso; vittime in condizioni di notevole vulnerabilità fatte tornare in patria senza essere
accompagnate o con mezzi di trasporto non sicuri.
In conclusione, la cooperazione transnazionale tra Stati, organizzazioni governative, internazionali e
non governative, reti anti-tratta necessita chiaramente di essere molto migliorata, attraverso la piena
implementazione del sistema anti-tratta normativo e operativo esistente, lo sviluppo di nuovi strumenti di
cooperazione per rafforzare lo scambio di contatti, informazioni ed esperienze e l’adozione di
procedure operative standard. Il coordinamento, la gestione coerente e il regolare sviluppo di
competenze sulle misure e le procedure che richiedono la collaborazione transnazionale sono elementi
determinanti per assicurare una buona cooperazione fra i soggetti anti-tratta dei diversi Paesi.
Per quanto riguarda le ONG, esse devono essere dotate di strumenti migliori – in termini di risorse
umane e finanziarie – per fornire alle persone trafficate servizi adeguati di protezione e inclusione
sociale a livello transfrontaliero. Devono stabilire una cooperazione più ampia ed efficace attraverso
partenariati o coalizioni forti con altri enti e ONG di Paesi di origine, transito e destinazione UE ed
extra-UE. Tale collaborazione transfrontaliera rafforzerà il loro impegno a proteggere e assistere le
persone trafficate in qualunque fase della loro assistenza, compresa l’identificazione, la presa in carico
transnazionale e il ritorno effettuato in condizioni di sicurezza. La cooperazione transnazionale
formalizzata tra ONG potrebbe, inoltre, migliorare le attività di advocacy e lobbying a livello
internazionale, europeo, nazionale e locale.
3.2 Analisi di dodici studi di caso sulle procedure di cooperazione transnazionale tra
ONG antianti-tratta
Micaela Maria Schincaglia, Associazione On the Road (Italia)
Fra dicembre 2011 e novembre 2012, i partner di ENPATES e alcune ONG di supporto hanno condiviso
esempi di procedure di cooperazione transnazionale per i casi di tratta. Tali organizzazioni comprendono:
Centro di Supporto alle Famiglie di Persone Scomparse (Lituania), Società per lo Sviluppo Armonico delle
Persone (Georgia), ALC Ac.Sé (Francia), Centro PVPT (Kosovo), Centro Femmes en Détresse (Lussemburgo),
ADPARE (Romania), ASTRA (Serbia), Koofra, (Germania), Mitternachtsmission Heilbronn (Germania) e
HRDF (Turchia). Ogni ONG ha presentato un caso di studio, tranne ALC Ac.Sé e il Centro di Supporto alle
Famiglie di Persone Scomparse, che hanno fornito due casi. La presente analisi è realizzata quindi su
dodici casi di cooperazione transnazionale tesi a supportare persone vittime di tratta.
La maggior parte delle ONG ha descritto procedure specifiche per la cooperazione transnazionale nel
settore dell’identificazione, assistenza nella fase di pre-partenza e rimpatrio volontario assistito; mentre
alcune si sono concentrate su misure di assistenza per il reinserimento sociale delle persone vittime della
51
tratta. Tuttavia, è difficile considerare la cooperazione con soggetti nazionali e transnazionali come una
fase distinta, separata da quelle della protezione e dell’assistenza; infatti, la cooperazione è una
questione trasversale riguardante tutte le attività, dal primo contatto con la vittima al suo reinserimento.
Metodologia
Le ONG sono state invitate a compilare una scheda sulle procedure sviluppate per cooperare con altre
ONG, istituzioni, forze di polizia e autorità giudiziarie o organizzazioni internazionali sui casi di
identificazione, presa in carico, rimpatrio e assistenza di persone vittime di tratta. La scheda era
composta da 12 quesiti su diversi ambiti della cooperazione transfrontaliera:
-
Rimpatrio volontario assistito nel Paese d’origine o in un Paese terzo (diverso da quello d’origine e
destinazione);
-
Ricerca delle presunte persone vittime della tratta scomparse o individuazione delle famiglie di
persone vittime della tratta;
-
Ricerca ed emissione di nuovi documenti o copie di essi (ad esempio carta d’identità, passaporto,
certificato sanitario, diploma scolastico);
-
Trasferimento di una persona vittima di tratta da un Paese ad un altro per garantirle la protezione.
Le organizzazioni che hanno risposto ai quesiti potevano anche descrivere altre aree di cooperazione
transfrontaliera.
In considerazione delle molte sfaccettature della cooperazione transnazionale, si è preferito un
approccio qualitativo. Di conseguenza, la scheda ha previsto principalmente domande aperte, che
consentissero a chi rispondeva di esprimere le proprie opinioni in maniera libera e solo alcune domande
a scelta multipla (soprattutto quelle riguardanti le informazioni generali sulla vittima).
Nelle pagine seguenti sono descritti i risultati principali dei dodici casi di studio raccolti e analizzati.
Risultati46
Quesito 1. Qual è stato il coinvolgimento della vostra ONG nella gestione di un caso di cooperazione
transnazionale con altre ONG (e altre organizzazioni/istituzioni) in altri Paesi, per fornire supporto a una
vittima di tratta? Qual è stata l’esigenza specifica da affrontare (ad esempio rientro volontario e assistito;
contatti con la famiglia nel Paese d’origine)?
La tipologia di cooperazione transnazionale gestita direttamente o indirettamente dalle ONG varia
notevolmente.
Alcune ONG hanno avuto pochissimi casi di collaborazioni transfrontaliere (Kosovo, Lussemburgo,
Turchia), mentre altre, appartenenti a reti di ONG ampie, sviluppano cooperazione transnazionale
efficace con diverse organizzazioni nei Paesi d’origine e di destinazione (Romania, Francia, Germania,
Georgia, Lituania). In alcuni casi, la cooperazione transfrontaliera non ha coinvolto soltanto Paesi
europei, ma anche Paesi molto lontani, come, ad esempio, gli Stati Uniti o le Filippine (Lituania e
Germania). In molti casi, le ONG hanno creato una forte cooperazione con ambasciate, consolati e
organizzazioni internazionali come l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Georgia,
Lituania, Turchia).
Questa eterogeneità può essere il risultato di molti fattori diversi, comprendenti l’area geografica in cui le
ONG operano (è probabile che le ONG che sono nei Paesi di destinazione in cui il fenomeno è
fortemente presente o che si trovano nelle rotte più importanti della tratta entrino in contatto con le
vittime con maggiore frequenza) nonché la loro “anzianità” di lavoro. Alcune ONG, infatti, sono state
create di recente e, quindi, la loro esperienza in materia di cooperazione transfrontaliera è limitata.
La maggior parte delle ONG ha gestito il rimpatrio di persone vittime di tratta nei rispettivi Paesi
d’origine. In alcuni casi (Romania e Germania), la collaborazione fra ONG è molto ben strutturata e
riguarda la presa in carico e l’identificazione delle persone vittime di tratta; lo scambio di informazioni
46 Per facilitare la lettura dei risultati, sono indicati i nomi dei Paesi in cui operano le ONG invece dei nomi delle ONG stesse
(ad esempio ADPARE è indicato come Romania).
52
per organizzare il rientro volontario assistito nel Paese d’origine o il programma di inclusione sociale nel
Paese di destinazione; la programmazione del piano di reinserimento con la persona assistita vittima di
tratta e l’ONG che fornisce l’assistenza nel Paese d’origine; la preparazione di viaggi nel Paese di
destinazione per le vittime per la partecipazione alle udienze in tribunale; assistenza a breve termine (23 settimane al massimo) per le vittime reinserite nei Paesi di destinazione che devono tornare al Paese
d’origine per determinate esigenze/formalità (ad esempio rinnovo di documenti d’identità; chiarire la
condizione sociale; ottenere la custodia di un minore e portare il minore nel Paese di destinazione, ecc.);
scambio di informazioni per il monitoraggio del caso.
Quasi sempre, la cooperazione transnazionale organizzata dalle ONG si basa sulla collaborazione
informale. Di fatto, c’è una forte carenza – e di conseguenza una forte necessità – di accordi formali e
protocolli per stabilire le procedure di cooperazione transfrontaliera per l’identificazione e l’assistenza di
persone vittime della tratta.
Quesito 2. Informazioni sul contesto della vittima, divise in base al sesso, all’età, al tipo di sfruttamento,
ai modi e al tipo di inserimento nella tratta.
Per raccogliere informazioni sul contesto iniziale delle vittime sono state utilizzate domande a scelta
multipla; i dati quantitativi così raccolti sono stati elaborati e verranno presentati qui di seguito.
Sesso
La maggior parte delle ONG (91,6%) ha gestito casi di cooperazione transnazionale in cui erano
coinvolte vittime di tratta di sesso femminile, per forme di sfruttamento a scopo sessuale, che di fatto è la
forma di sfruttamento più nota47.
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Età
Nel quadro della cooperazione transnazionale, le ONG hanno fornito servizi soprattutto a vittime adulte
(75%) e meno a minori (25%).
47
Vedere, inter alia, US State Department, Trafficking in Persons Report 2012, Washington, 2012; UNODC, Global Report on
Trafficking in Persons, Vienna, 2012.
53
Tipo di sfruttamento
Le persone possono essere vittime di tratta e sfruttate per molti scopi, compreso lo sfruttamento sessuale,
il lavoro forzato, la mendicità forzata, attività illegali forzate ed il matrimonio forzato.
Oltre il 90% delle ONG ha gestito casi di cooperazione transnazionale che coinvolgono persone vittime
di tratta per sfruttamento a fini sessuali; solo un caso riguardava una vittima di lavoro forzato. Come
precedentemente sottolineato, ciò è dovuto al fatto che lo sfruttamento sessuale di donne è di gran lunga
la forma più conosciuta di tratta di esseri umani. Questa situazione può essere la conseguenza di molti
fattori diversi: la tratta per sfruttamento sessuale è un fenomeno più visibile; la legislazione nazionale
anti-tratta è incentrata principalmente sullo sfruttamento sessuale; i soggetti che si occupano della lotta
alla tratta non sono formati per identificare altre forme di tratta; i soggetti chiave che potrebbero
contribuire a identificare le persone vittime di tratta non fanno parte del sistema anti-tratta nella maggior
parte dei Paesi (ad esempio ispettori del lavoro, sindacalisti, funzionari comunali responsabili della
sanità e della sicurezza, operatori sanitari, associazioni di lavoratori migranti, ecc.); le ONG che
forniscono specificamente programmi di assistenza e protezione a donne vittime di tratta e sfruttate per
scopi sessuali sono più numerose di quelle che si occupano delle vittime di altre forme di sfruttamento.
Queste evidenze sottolineano fortemente le necessità di incrementare ulteriormente la comprensione e
conoscenza di tutte le forme di tratta e migliorare le competenze degli operatori anti-tratta e altri soggetti
per identificare (più) vittime di tratta e rispondere alle loro esigenze.
La persona com’è stata reclutata?
Nella maggior parte dei casi (89%), le vittime sono state contattate da concittadini o persone di cui si
fidavano (soprattutto amici, ma anche conoscenti, mariti e parenti), che promettevano loro lavori ben
pagati o altre opportunità (vedere di seguito). Alcune persone vittime di tratta erano state contattate dopo
aver risposto ad un annuncio sul giornale (11%).
54
Cosa veniva proposto alla vittima?
La maggior parte delle vittime è entrata nella rete della tratta con l’inganno. Venivano offerte loro grandi
opportunità, come un lavoro ben remunerato (63,3%), la possibilità di matrimonio (9%) o vacanze (9%)
direttamente da concittadini o tramite annunci sui giornali locali (9%).
Quesito 3. Come siete entrati in contatto con la vittima/con la situazione?
Metà delle ONG (50%) è entrata in contatto con le vittime tramite le forze di polizia e le autorità
giudiziarie. Nel caso della Turchia, la cooperazione fra l’ONG, le forze di polizia e le autorità giudiziarie
è formalizzata tramite un Protocollo sottoscritto con il Ministero dell’Interno.
In alcuni casi, le vittime sono state prese in carico da un’altra ONG (25%) o dall’Organizzazione
internazionale per le migrazioni (8,3%) e, in minor misura, le vittime o le loro famiglie hanno contattato
direttamente le ONG tramite linee telefoniche gratuite (16,6%).
55
Quesito 4. Quali sono stati i problemi e gli ostacoli affrontati?
I problemi e gli ostacoli descritti dalle ONG nella gestione delle vittime sono molto eterogenei e si
possono riunire nelle aree tematiche seguenti:
-
Situazione personale della vittima: in molti casi, le persone vittime di tratta devono affrontare
condizioni personali estremamente difficili da gestire o di cui occuparsi. Particolarmente difficile è la
cura e la gestione dei minori. Alcune vittime hanno condizioni fisiche o psicologiche non facili da
gestire (problemi legati a persone in carico non vogliono rientrare nel loro luogo di origine a causa
delle cattive relazioni con la famiglia o perché non vogliono rivelare la loro esperienza di
sfruttamento ai parenti o conoscenti. Altri ostacoli sono legati alla mancanza di fiducia nella
capacità/disponibilità delle istituzioni locali a fornire loro supporto. In altre situazioni, la decisione
di ricevere aiuto è influenzata negativamente da sentimenti di colpa o dalla convinzione di poter
essere biasimate dagli altri.
-
Procedure burocratiche: procedure burocratiche molto lunghe (ad esempio l’emissione di
documenti) ostacolano notevolmente il rimpatrio in condizioni di sicurezza nel Paese d’origine o il
processo di inserimento nel Paese di destinazione. La maggior parte delle persone vittime della tratta
non ha passaporti o carte d’identità perché i trafficanti li hanno confiscati. Quindi, i documenti
d’identità devono essere riemessi dalle relative ambasciate, consolati o altre istituzioni, con cui la
relazione è spesso difficile.
-
Mancanza di programmi di assistenza nel Paese/area di origine: è difficile organizzare programmi di
rientro immediati e corretti a causa della mancanza di servizi adeguati volti al reinserimento delle
vittime nel Paese d’origine. Le soluzioni di alloggio sono spesso scarse e l’orientamento
professionale, la formazione o il supporto finanziario spesso scarseggiano. Spesso ciò è strettamente
collegato alle scarse condizioni socioeconomiche dei Paesi d’origine. Le opportunità professionali
limitate rappresentano il problema principale per le vittime che rientrano nel Paese d’origine, così
come per le ONG che dovrebbero fornire supporto. Queste problematiche, che prima della
riduzione in schiavitù, avevano rappresentato il fattore principale che aveva spinto molte persone
fuori dal proprio Paese, costituiscono oggi dei motivi che scoraggiano molte vittime ad entrare nei
programmi di rimpatrio. Alcune ONG hanno, inoltre, sottolineato gli scarsi contatti con altre ONG o
con i servizi di supporto operanti nei Paesi d’ origine.
-
Mancanza di cooperazione con organizzazioni governative/internazionali/forze di polizia e autorità
giudiziarie: molti ostacoli identificati derivavano dalle relazioni difficili delle ONG con le istituzioni
direttamente coinvolte nel processo di supporto della cooperazione transnazionale (ad esempio
consolati, forze di polizia e autorità giudiziarie). Inoltre, anche la cooperazione con organizzazioni
internazionali è talvolta problematica. Ad esempio, in alcuni casi, le ONG non sono ben informate
circa l’intero processo di reinserimento organizzato dall’OIM-Organizzazione internazionale per le
migrazioni, che ha i propri regolamenti e criteri sull’identificazione delle vittime, e che talvolta non
sono condivisi con le ONG. Inoltre, la cooperazione fra governi è spesso carente.
56
-
Incoerenze fra i sistemi legislativi nazionali: diverse norme internazionali prevedono la
cooperazione transnazionale per i casi di tratta degli esseri umani, compreso il Protocollo di
Palermo48, la Convenzione del Consiglio d’Europa sull’azione contro la tratta di esseri umani49, la
Risoluzione dell’ONU sulla cooperazione internazionale 50 e i numerosi strumenti sostenuti
dall’Unione Europea per promuovere la cooperazione transfrontaliera 51 . Purtroppo, la loro
trasposizione nella legislazione nazionale o l’attuazione effettiva è ancora molto carente. Gli
strumenti legali nazionali a favore delle vittime di tratta sono spesso incompleti e contraddittori e
spesso condizionati da politiche migratorie restrittive che non offrono agli stranieri reali opportunità
di integrazione.
-
Altro: alcune ONG hanno descritto ulteriori vincoli che hanno limitato il loro lavoro transfrontaliero,
ad esempio le reti criminali che minacciano le vittime e/o le loro famiglie o la limitatissima
possibilità di accesso a forme di risarcimento per le persone vittime della tratta.
Quesito 5. Quali autorità/enti (se presenti) internazionali, nazionali o locali sono stati coinvolti nel
processo? Quali sono stati i rispettivi ruoli e responsabilità?
La maggior parte delle ONG ha riferito che le forze di polizia locali e altri enti statali sono stati coinvolti
nella protezione dei diritti delle vittime nel processo di cooperazione transnazionale. Tuttavia, questi
casi di studio non sono rappresentativi, poiché soltanto pochi Paesi hanno un’unità di polizia o
un’agenzia statale specializzata contro la tratta (Francia, Kosovo, Lituania, Romania, Georgia). A tal
proposito è comunque bene sottolineare che i Paesi senza organismi di questa natura non sono
necessariamente meno efficienti nella protezione dei diritti delle vittime.
Un altro fattore di rilievo da considerare riguarda le reti multidisciplinari organizzate per la gestione dei
casi a livello transnazionale: oltre ai rapporti con forze di polizia e autorità giudiziarie, consolati e
ambasciate responsabili delle procedure amministrative, la maggior parte delle ONG ha stabilito forme
di cooperazione con altri enti nazionali o servizi pubblici che forniscono supporto
psicologico/psichiatrico, pedagogico, medico, sociale e legale durante il processo di rimpatrio (Lituania,
Germania, Kosovo, Francia, Romania).
Alcuni intervistati hanno anche sottolineato la cooperazione efficace stabilita con altre ONG nei Paesi
d’origine e di destinazione (Lituania, Germania, Georgia, Turchia, Serbia, Romania e Francia), con
l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e l’OSCE (Germania, Georgia, Turchia e Kosovo).
Quesito 6. Come sono stati affrontati i problemi e gli ostacoli? Sono stati superati oppure no? Come?
Quali procedure sono state adottate? Erano già presenti o sono state definite specificamente per il caso?
Fornire una descrizione delle fasi dell’intervento con gli enti/operatori coinvolti.
Le difficoltà burocratiche e le incoerenze legislative fra i sistemi nazionali rappresentano gli ostacoli più
comuni identificati dalle ONG, che condizionano le procedure e l’emissione dei documenti necessari
per consentire alle vittime di poter rientrare rapidamente nel proprio Paese d’origine o di essere inserite
nel Paese di destinazione.
Nella maggior parte dei Paesi in questione, le ONG forniscono consulenze legali gratuite e sostegno.
Tuttavia, l’assistenza legale adeguata è ancora carente in alcuni Paesi.
L’identificazione delle persone vittime della tratta è ancora problematica. Procedure di identificazione
standardizzate sono utilizzate soltanto in alcuni Paesi in cui sono stati sottoscritti accordi tra forze di
polizia e centri di consulenza specializzati (Germania), mentre in altre aree l’uso di criteri di
identificazione condivisi è ancora carente. Tali incoerenze possono ovviamente avere conseguenze
negative sulle condizioni psicologiche delle persone e sulla loro fiducia nei confronti delle istituzioni.
Tramite lo scambio regolare di informazioni fra ONG, polizia, enti statali, consolati e ambasciate, molti
degli ostacoli suddetti sono stati affrontati con successo. In alcuni casi, lo scambio di informazioni è
48 Vedere l’art. 9 delle Nazioni Unite Protocollo per la prevenzione, la soppressione e la sanzione della tratta di esseri umani, in
particolare donne e minori, supplemento alla convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, 2000.
49 Vedere Capitolo VI della Convenzione del Consiglio d’Europa sull’azione contro la tratta degli esseri umani, Varsavia, 2005
50 Vedere art. I della Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite [sulla relazione del Terzo Comitato
(A/61/444)] 61/180: sul miglioramento del coordinamento degli interventi contro la tratta degli esseri umani (2006)
51 Vedere Capitolo 3.1 del presente volume.
57
formalizzato da un protocollo ufficiale o accordo di partenariato (Germania, Lituania, Turchia); in altri
casi, la pressione costante da parte degli operatori delle ONG (che avevano contatti quotidiani con i
relativi interlocutori) ha permesso di superare le difficoltà (Serbia).
Quesito 7. Come siete riusciti a collaborare con le altre organizzazioni? Condividete un protocollo di
intervento, una serie di procedure condivise?
La maggior parte delle ONG ha descritto casi di cooperazione transnazionale basati sulla collaborazione
informale e puntuale, accordi verbali e partenariati non ufficiali; soltanto poche ONG hanno stabilito
protocolli o dichiarazioni formali per condividere le procedure operative con le forze di polizia e le
autorità giudiziarie o il Ministero dell’Interno (Germania, Turchia, Lituania, Romania).
Oltre a questi pochi casi, la tipologia di cooperazione nazionale e transnazionale descritta consiste
generalmente negli scambi di informazioni, workshop, conferenze e creazione di reti allo scopo di
condividere procedure, che talvolta si basano sulle norme internazionali (OIM, OSCE).
Quesito 8. Nel caso in cui non eravate direttamente in contatto con la persona vittima di tratta, come
avete valutato le sue condizioni reali e la sua volontà/desideri?
Tutte le ONG hanno lavorato direttamente con le persone vittime della tratta fornendo vari servizi o
misure durante la cooperazione transnazionale. Molte vittime erano alloggiate in strutture protette nel
Paese di destinazione prima di entrare nel programma di rimpatrio volontario. I mediatori culturali
hanno avuto un ruolo importante nella valutazione e nella risposta alle esigenze delle vittime. Sono
molto utili per ridurre l’ansia delle persone in carico e per aumentare la loro collaborazione con il
programma di assistenza e per elaborare ulteriormente un intervento di assistenza coerente e monitorato
regolarmente dopo il rientro nel Paese d’origine.
Quesito 9. Quali procedure avete attuato nello scambio di informazioni con i vostri partner per tutelare
la privacy della persona vittima di tratta?
La tutela dei dati personali rappresenta una problematica importante per tutte le ONG coinvolte in questo
studio. Ogni ONG, infatti, ha organizzato procedure specifiche per evitare l’identificazione delle vittime da
parte di terzi durante il processo di cooperazione transnazionale. Nella maggior parte dei casi, vengono
fornite solo le iniziali quando si scambiano informazioni sulla vittim; in altri casi, sono stati utilizzati
numeri o codici. Inoltre, viene chiesto alla vittima di firmare un modulo di consenso informato prima di
rivelare i suoi dati personali. Alcune ONG richiedono al proprio personale (dipendenti, volontari,
consulenti, ecc.) di firmare una dichiarazione di riservatezza prima di incontrare e lavorare con i
beneficiari, per garantire loro un livello elevato di protezione della propria privacy (Kosovo).
Le procedure sviluppate dalle ONG per tutelare i dati personali delle vittime assistite sembrano essere
particolarmente efficaci. Soltanto in un caso l’identità della vittima è stata rivelata ai media.
Quesito 10. Fornite una descrizione di procedure di successo (che cosa ha funzionato) e di procedure
che non hanno avuto successo (che cosa non ha funzionato) nel caso (o nei casi) che avete scelto di
descrivere.
Quasi tutte le ONG hanno valutato positivamente le proprie procedure per la cooperazione
transnazionale con altre ONG. Hanno sottolineato che la comunicazione era generalmente più veloce e
più efficace fra ONG che con le istituzioni o le forze di polizia e autorità giudiziarie (ad esempio
consolati, ambasciate, polizia). In alcuni casi, però, le ONG hanno stabilito un ottimo scambio di
comunicazioni e informazioni anche con le forze di polizia e le autorità giudiziarie nazionali e, talvolta,
con le forze di polizia nel Paese d’origine (Francia, Germania). Inoltre, alcune ONG hanno sottolineato
la collaborazione positiva avuta con gli enti anti-tratta nazionali e le organizzazioni internazionali come
l’OIM e l’OSCE (Turchia, Romania, Lussemburgo).
Soprattutto la comprensione e la fiducia reciproca fra il personale delle ONG rappresentano un grande
risultato delle procedure di cooperazione analizzate.
58
Per quanto riguarda le pratiche che non hanno avuto successo, le ONG hanno fornito un lungo elenco
di esempi, che comprendono:
-
Procedure lunghe e/o inadeguate: i consolati e, in alcuni casi, le forze di polizia richiedono molto
tempo per l’emissione di documenti (nuove carte d’identità, passaporti o permessi di soggiorno);
errori nelle procedure di identificazione; tempi brevi di preavviso sulle date delle udienze in
tribunale; nessuna protezione della vittima durante i processi;
-
Mancanza di programmi di assistenza nei Paesi d’origine: anche quando si riesce a garantire la sicurezza
del processo di rientro, le persone vittime della tratta devono affrontare la mancanza di opportunità reali,
in termini di inserimento lavorativo o supporto finanziario per un nuovo progetto di vita;
-
Mancanza di risorse economiche: le procedure di cooperazione transfrontaliera per il rientro delle
vittime al proprio Paese d’origine o il loro processo di reinserimento nel Paese d’origine o in quello
di destinazione sono gravemente danneggiati da risorse finanziarie scarse o assenti per le ONG.
Quesito 11. Fornite una descrizione degli strumenti che avete utilizzato per attuare le procedure (scheda
dati sulla persona vittima di tratta; modulo sulla storia personale della persona vittima di tratta, ecc.)
Ogni ONG ha organizzato la propria metodologia e i relativi strumenti per le procedure di cooperazione
transnazionale. Gli intervistati hanno descritto diversi strumenti concreti che hanno utilizzato, quali: relazioni
sui casi; “protocolli di primo aiuto”; pratica sul caso; procedure e griglie di valutazione dei rischi; modulo di
monitoraggio del caso, consulenza a lunga distanza. Per quanto riguarda le relazioni con le forze di polizia e
le autorità giudiziarie, alcune ONG hanno anche preparato moduli ufficiali di reclamo e hanno formalizzato
accordi per stabilire una cooperazione effettiva con le forze di polizia (Lituania, Germania).
Quesito 12. Cos’è necessario e quali sono le vostre raccomandazioni per migliorare ulteriormente la
cooperazione transnazionale nell’assistenza alle persone vittime della tratta?
In base alla loro esperienza di cooperazione transfrontaliera, le ONG hanno suggerito molte procedure
da utilizzare, che possono essere raggruppate nel modo seguente:
-
Definizione di procedure di cooperazione transnazionale chiare e adeguate, armonizzate con i
quadri legislativi nazionali di tutti i Paesi coinvolti e sufficientemente rapide e facili da gestire;
-
Attuazione di scambi di informazioni regolari e creazione di protocolli formalizzati basati su
procedure condivise fra tutti i soggetti coinvolti nella cooperazione transnazionale (ONG, forze di
polizia e autorità giudiziarie, istituzioni, ecc.) per evitare errori nel processo di identificazione e
nella valutazione della vittima;
-
Miglioramento della fiducia reciproca fra tutti i soggetti coinvolti (ONG, polizia, consolati/ambasciate,
enti statali) e la volontà dei Paesi di stabilire una maggiore cooperazione transnazionale;
-
Sviluppo di programmi di protezione efficaci per le vittime di tratta degli esseri umani, anche in una
prospettiva a lungo termine (estensione della protezione nei Paesi d’origine);
-
Scambio di informazioni con le vittime in modo che possano essere coinvolte in ogni fase e nel
processo decisionale riguardante le scelte presenti e future;
-
Sviluppo e attuazione di norme comuni di tutela dei dati fra Paesi.
I risultati discussi nel presente Capitolo riguardano le procedure sviluppate da alcuni partner ENPATES
per la cooperazione transfrontaliera, principalmente per fornire assistenza alle persone vittime di tratta
nel corso del rimpatrio volontario nel proprio Paese d’origine e per supportare il loro inserimento sociale
e lavorativo nel Paese d’origine o in quello di destinazione. Anche se il campione dello studio era
ridotto e non rappresentativo, esso ha contribuito a mettere in evidenza questioni fondamentali che
richiedono ulteriore considerazione e suggerimenti utili per migliorare le procedure di cooperazione
transnazionale. In base alle conoscenze acquisite tramite i casi di studio, i partner di ENPATES hanno
sviluppato una serie di raccomandazioni per una buona collaborazione transfrontaliera per garantire
pieno supporto e protezione alle persone vittime della tratta.
59
ALLEGATI
61
CARTA DEI PRINCIPI, DEGLI OBIETTIVI, E DELLE ATTIVITÀ DELLA
DELLA
PIATTAFORMA ENPATES
ENPATES è la Piattaforma delle ONG europee contro la tratta, lo sfruttamento e la schiavitù European
NGOs Platform against Trafficking, Exploitation and Slavery.
I partner della Piattaforma ENPATES sono Organizzazioni Non Governative (ONG) di Paesi membri
dell’Unione Europea e non impegnati nelle attività seguenti: tutela dei diritti delle persone vittime della
tratta degli esseri umani e delle persone vittime di sfruttamento; prevenzione di tutte le forme di tratta
degli esseri umani e lotta contro le sue cause fondamentali.
I partner di ENPATES sono assolutamente convinti che la cooperazione e l’interazione con le istituzioni
e con gli enti competenti siano necessarie per la promozione di legislazioni, politiche e interventi
generali, coerenti ed efficaci contro la tratta a livello nazionale, europeo e globale. Qualunque
intervento attuato deve essere multi-disciplinare e comprendere vari enti; le responsabilità devono essere
condivise e basarsi sul relativo principio. Inoltre, tutte le politiche e gli interventi devono essere attuati
nel rispetto dei diritti umani seguendo linee guida che siano sensibili ai diritti di genere, età, cultura, non
discriminazione e dei migranti.
Quadro di riferimento
Negli ultimi venti anni sono cresciute e sono migliorate le esperienze e le competenze nell’ambito della
lotta alla tratta degli esseri umani, e le ONG hanno avuto un ruolo fondamentale in questo sviluppo.
Nonostante ciò, rimane la necessità di costruire e rafforzare ulteriormente la capacità delle ONG a
condurre programmazioni e prese di posizione coordinate nei confronti delle istituzioni nazionali,
europee e internazionali e sviluppare metodi d’analisi comparabili. Inoltre, è necessario far crescere il
coordinamento operativo nella tutela delle persone vittime della tratta, in particolare tramite scambi di
informazioni più strutturati e ulteriori miglioramenti di procedure di cooperazione fra le ONG stesse e
fra ONG e altri portatori di interessi.
Per rispondere a tali esigenze, nel 2009 On the Road (Italia), La Strada International, Anti-Slavery
International (Regno Unito), ALC (Francia), ACCEM (Spagna), ADPARE (Romania), LEFOE (Austria), KOK
(Germania), PAG-ASA (Belgio) hanno congiunto i propri sforzi per progettare un piano d’azione comune
e da luglio 2010 hanno dato attuazione al progetto ENPATES, European NGOs Platform against
Trafficking, Exploitation and Slavery, con il supporto del Programma della Commissione europea di
prevenzione e lotta contro la criminalità “Prevention of and Fight against Crime Programme (ISEC)”.
Il progetto rappresenta uno strumento per fare in modo che ENPATES diventi una Piattaforma PanEuropea ampia, stabile e flessibile per le ONG allo scopo di affrontare le esigenze suddette e
concentrarsi sulle politiche e sulle strategie contro la tratta di esseri umani.
Principi di base per affrontare la tratta di esseri umani e problemi ad essa collegati
La tratta degli esseri umani è una violazione inaccettabile dei diritti umani fondamentali, un’offesa alla
dignità umana e un crimine grave. È un fenomeno internazionale complesso e come tale deve essere
affrontato con un approccio globale e generale.
La tratta degli esseri umani deve essere compresa e affrontata in tutte le sue forme, relativamente allo
sfruttamento in diversi settori lavorativi, compresi quei settori spesso non regolamentati, come la
prostituzione e il lavoro domestico, o il lavoro forzato dei mendicanti o nelle attività criminali (come la
microcriminalità, i reati legati al traffico di stupefacenti e altre attività illecite), la tratta per l’asportazione
illecita di organi, tessuti e cellule umani, la tratta per i matrimoni forzati. È necessario riconoscere che la
tratta degli esseri umani è un fenomeno dinamico, in cui nuove forme emergono costantemente. Tutte le
persone vittime della tratta devono poter avere accesso alle forme disponibili di tutela e sostegno, e il
ristabilimento dei propri diritti deve essere in prima linea in qualunque politica o programma anti-tratta.
63
Per affrontare efficacemente la questione della tratta degli esseri umani, è necessario considerare i
legami con i fenomeni collegati e affrontare le cause fondamentali della tratta, comprese, ma non solo:
Le politiche migratorie restrittive che rendono i migranti vulnerabili alla tratta degli esseri umani;
L’emarginazione e la discriminazione contro i migranti e gruppi specifici (etnici e altre minoranze);
La disuguaglianza economica fra Paesi e regioni del mondo;
I cambiamenti e l’informatizzazione nei mercati del lavoro a livello globale e locale che causano
una domanda crescente di manodopera a basso costo e sfruttabile;
Violenza di genere e femminilizzazione della povertà;
Esclusione sociale e mancanza di uguali opportunità per determinati gruppi (donne, minoranze etniche, ecc.).
La Piattaforma ENPATES sottolinea con decisione la necessità di adottare un approccio orientato verso i
diritti umani come fattore imprescindibile per tutti gli sforzi volti a lottare contro la tratta degli esseri
umani. La Piattaforma ENPATES mira a garantire l’attuazione delle norme e delle raccomandazioni
contenute nei relativi strumenti internazionali ed europei che risultano in linea con l’approccio orientato
verso i diritti umani.
Riconoscendo quanto sopra indicato, i partner della Piattaforma ENPATES si impegnano a rispettare i
principi fondamentali seguenti:
I diritti delle persone vittime di tratta e sfruttamento al centro di interventi contro la tratta;
Indipendenza delle ONG e attuazione del ruolo di “cane da guardia”;
Trasparenza e responsabilità delle ONG partecipanti;
Rispetto per e apertura verso i partner ENPATES e per i portatori di interessi con cui si rapportano.
Per quanto riguarda l’assistenza fornita alle persone vittime di tratta, i partner della Piattaforma ENPATES
considerano i principi e le linee guida seguenti di fondamentale importanza:
Assistenza e tutela devono essere fornite a qualunque persona vittima di tratta o presunta tale, a
prescindere dal fatto che decida di collaborare con le autorità investigative. Alle persone vittime di
tratta, inoltre, deve essere garantita la possibilità di ottenere permessi di soggiorno e assistenza
all’inclusione sociale.
Tutti i servizi di assistenza e per l’inclusione sociale devono essere forniti su base volontaria, in
maniera non discriminatoria e senza giudicare e conformemente alle norme internazionali sui diritti
umani. Sopra ogni cosa, devono essere garantiti la privacy, la riservatezza, l’autodeterminazione e la
libertà di movimento. Il conferimento di diritti e possibilità alle persone vittime di tratta e la loro
partecipazione nel determinare i programmi di assistenza e l’inclusione sociale rappresentano fattori
fondamentali e devono essere garantiti da tutti gli attori coinvolti.
Le strategie di lotta alla tratta non devono criminalizzare gli operatori del sesso, i migranti senza
documenti o altri gruppi, ad esempio i mendicanti. È necessario fare una distinzione chiara fra la
tratta degli esseri umani e altre questioni, quali la prostituzione o la mendicità; le misure anti-tratta
non rappresentano uno strumento per sopprimere fenomeni sociali difficili e controversi e devono
concentrarsi sui diritti delle persone vulnerabili affrontando situazioni di sfruttamento specifiche in
cui persone sono ridotte in schiavitù.
Obiettivi e attività di ENPATES
L’obiettivo di ENPATES è di sviluppare strategie efficaci e coordinamento fra ONG in Europa, per
contribuire alla promozione e alla tutela dei diritti umani delle persone vittime di tratta, contrastare la
tratta degli esseri umani in tutte le sue forme e migliorare la comprensione e affrontare le sue cause
principali.
Obiettivi specifici di ENPATES:
•
Incrementare le conoscenze in Europa e le analisi basate sulle politiche e sulle prassi relative alla
tratta e al contrasto a questo fenomeno;
•
Creare un sistema stabile per lo scambio di buone prassi e per la collaborazione operativa fra ONG
e altri enti negli ambiti della prevenzione, dell’assistenza e della consultazione;
•
Portare le questioni locali ad un livello internazionale/globale;
64
•
Dare voce anche alle piccole ONG e a tutti i Paesi rappresentati;
•
Utilizzare la Piattaforma come strumento di influenza a livello internazionale e supportare le ONG a
livello nazionale per scopi di lobbying e sostegno;
•
Contribuire alla promozione di legislazioni, politiche e interventi nazionali ed europei contro la
tratta coerenti ed efficaci basati su un approccio sensibile ai diritti umani e ai diritti dei migranti, alle
differenze di genere, di età e culturali e in una prospettiva multi-ente, olistica e integrata.
La Piattaforma ENPATES è plasmata dalle proposte di ONG partner basate sulle rispettive esigenze. La
Piattaforma fornisce un quadro d’analisi e d’azione e contribuisce ad orientare le politiche, le strategie e
la programmazione nelle risposte alla tratta degli esseri umani.
Le attività della Piattaforma ENPATES comprendono:
1. Scambio di informazioni fra ONG europee (circa il fenomeno, le politiche, le prassi, gli eventi e le
relative iniziative);
2. Facilitazione e miglioramento di contatti e coordinamento di interventi fra organizzazioni che
forniscono assistenza alle persone vittime della tratta (ad esempio servizi di assistenza legale,
sociale, sanitaria e generale);
3. Facilitazione della costituzione di reti fra ONG in base alle rispettive esigenze (ad esempio,
creazione di partenariato di progetto, supporto e lobbying, integrazione di politiche e buone prassi,
costruzione delle capacità, ecc.);
4. Raccolta e diffusione di analisi, conoscenze e informazioni sulla tratta degli esseri umani, lo
sfruttamento e la schiavitù in Europa.
Gli strumenti di informazione e comunicazione della Piattaforma comprendono il sito internet ENPATES
www.enpates.org
65
FINAL CONFERENCE STATEMENT
STATEMENT: KEY LESSONS & RECOMMENDATIONS
Introduction
The ENPATES project was aimed at establishing a Pan-European, stable, flexible, and adaptable platform
for anti-trafficking NGOs to develop an effective coordination strategy among them and to set up a system
for the functional exchange and development of analysis, knowledge, good practices, and advocacy
initiatives in the field of prevention, assistance, protection and social inclusion of trafficked persons.
The project, which was initiated by 9 anti-trafficking NGO’s from 9 EU Member States, has gradually
involved more anti-trafficking NGOs of EU Member States but also from candidate countries and other
European countries. At the moment 27 anti-trafficking NGO’s have officially joined the Platform,
representing 25 different countries. And more will join in the months ahead.
This final conference statement describes the most relevant lessons acquired by participating NGOs, which
can be used as guiding principles by NGOs in their efforts against human trafficking. The last part provides
general recommendations targeting governmental partners at all levels, such as European institutions,
national government departments, regional administrations, law enforcement and the anti-trafficking
coordination bodies, which are responsible for the implementation of effective policies and strategies.
ENPATES’ key lessons learned (addressing NGOs and civil society)
Based on the NGOs’ needs identification and analysis, the exchange of information, the collection of
data, and the development of a few tools (such as the Advocacy guide) throughout the project’s duration,
the ENPATES Platform identified some specific key lessons, accordingly to some International standards
in the anti-trafficking work, that can encourage systemic improvements and cooperation among NGOs
in tackling human trafficking. These lessons include the following:
Assistance to victims:
•
Assistance and protection have to be provided to any trafficked or presumed trafficked person
irrespective whether they decide to cooperate with the investigative authorities.
•
All assistance and social inclusion services have to be provided in a non-discriminatory and nonjudgmental manner and in compliance with international human rights norms. Above all, respect for
privacy, confidentiality, self-determination and freedom of movement must be ensured.
•
Empowerment of trafficked persons and their participation in determining assistance and social
inclusion programmes is crucial and should be ensured by all involved actors.
•
Assistance in countries of origin and prevention of re-trafficking should be enhanced.
Data collection, information sharing, capacity building:
•
Data about the phenomenon (new forms of recruitment, characteristics of trafficked persons, sectors
and forms of exploitation, flows and routes) should be constantly exchanged among NGOs.
•
Information about policies, programmes and relevant initiatives (directives, regulations, reports,
seminars, workshops) at international and EU level should be regularly shared among NGOs.
•
A constant discussion on practices related issues and other concrete operational themes (protection
and assistance, identification, multi-agencies cooperation, etc.) should be guaranteed.
•
Knowledge and capacity building needs to be improved on different topics, including fundraising
opportunities.
66
Cooperation:
•
Wider and more effective cooperation among European NGOs (especially among destination and
countries of origin) should be enhanced as well as the creation and maintaining of partnerships or
coalitions with a wider network of NGOs should be assured, in their cross border work for the
protection of victims (transnational referral, safe return).
•
The collaboration among NGOs at any moment of the human trafficking phenomenon, should be
improved, especially in the identification process.
•
Regular relationships and multi-agencies agreements should be facilitated among NGOs and other
relevant actors involved in this field (national social and health services, law enforcement agencies,
embassies, consulates, international organizations…).
•
Advocacy and lobbying activities should be implemented at international, EU, national and local
level.
ENPATES’ recommendations (addressing EU institutions and government partners)
ENPATES Platform has formulated some recommendations targeting all those key bodies responsible for
anti-trafficking policies across Europe (European institutions, government departments, regional
administrations, law enforcement and the anti-trafficking coordination bodies). Such recommendations
are designed to ensure that the issue of human trafficking is approached holistically and from the human
rights perspective.
•
Ensure that all anti-trafficking policies are anchored within the human rights framework, in
compliance with binding international human rights treaties and widen recommendations for quality
standards commonly developed by NGOs on assistance and protection to trafficked persons.
•
Make certain that all relevant frontfront-line workers (social workers, law enforcement officers, border
guards, health service personnel, labour inspectors, trade unions personnel) are trained to be able to
identify trafficked persons early and that training is reviewed on a regular basis.
•
Provide presumed and identified trafficked persons with access to assistance, protection, reflection
and recovery period regardless of their willingness to cooperate with authorities and carry out
individualised riskrisk-assessment prior to any possible trafficked person being returned to their country
of origin. The return must be done only on a voluntary and informed basis.
•
Ensure and prioritise sustainable
sustainable funding to NGOs’ assistance services for presumed and indentified
trafficked persons, including outreach and low threshold services for early identification and referral,
protection and assistance, legal assistance and access to compensation (not relying only on the
confiscation and seizure of assets from the perpetrators), support and services for the social inclusion
and the access to the labour market of trafficked persons in the destination countries, opportunities
for voluntary assisted return also within the EU countries.
•
Improve data collection system related to trafficking (including victims and the crime), ensuring
sufficient disaggregation by key indicators, such as age, gender and nationality, and ensuring
confidentiality and personal data
data protection.
protection
•
Regular independent evaluation of the effectiveness of anti-trafficking measures based on
comparable and consistent indicators and regularly involving NGOs in the process.
•
Mainstreaming of anti-trafficking principles and policies in other fields that are connected with the
phenomenon (such as immigration, labour legislations and policies), towards the full respect of
victims’ rights and the providing of concrete opportunities.
67
PRATICHE ANTI-TRATTA RILEVANTI
Chart No. 1
Bosnia and Herzegovina
Organisation
Name of Practice/Programme
NGO “New road” (“Novi put”)
Outreach work
Category A
Prevention, Training and Research
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Specific prevention (Awareness raising activities targeting potential victims, peer education)
Since March 2011
Blagaj, Drežnica, Bijelo polje, Vrapčići, Dubrave, rural communities in Herzegovina, Neretva Canton.
High figures of unemployment – especially among women – as well as the lack of adequate social welfare systems,
make people from rural areas want to migrate to build up their lives elsewhere, and to accept certain working
conditions they would not otherwise accept. The visa liberation BiH got on December 2010 makes it easier to decide
to leave the country. According to official data, more than half (55%) of the BiH population lives in rural areas, where
80% of all poor people live. The unemployment rate is much higher in rural municipalities (up to 80%) than in urban
ones (50%). Most unemployed are young people, especially women, as they are not given the opportunity to
continue their education after completing elementary school. In reality, all elements affecting the standard of living
are much more unfavourable in rural areas, including access to educational, health and administrative institutions.
Unemployed persons face more problems in terms of social inclusion. Life in villages and harsh and inadequately
paid work in agriculture are not attractive to young people. Since in the past prevention activities targeted the
population in towns and cities, the current prevention activities specifically target people living in rural areas.
- Unemployed youth, both graduated and without formal education
- Local authorities
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Contact details
Provide information on safe migration, raising awareness about the risks of human trafficking.
Observation and mapping
- Mapping out
- Direct contact with the target groups in their own environment to get clear insight of their situation
- Networking with the representatives of the local communities
- 1 Coordinator/operator
- 3 Operators
- Volunteers
- 1 Car
- Mobile phones
- Landline telephone
Funding provided by: Ministry of Foreign Affairs of Czech Republic: 90%
Private donor: 10%
Job offers for summer seasonal work on the Croatian coast advertised in the targeted communities, unrealistic
dreams about excellent job opportunities in Western Europe, and the lack of employment possibilities in BiH greatly
affects the youth. According to the findings of the mapping, in most cases, the targeted young people are unaware
of human trafficking and would accept even suspicious job offers, especially those abroad.
More people were informed of the risks of human trafficking in less time than they would have been through a
workshop. Originally, Novi put intended to specifically target youth in risk groups, but in practice, it reached out to
people of all ages because of the interest they showed in human trafficking issues. The cases of labour exploitation
of Bosnian citizens in Azerbaijan and Iraq that have recently been revealed spurred their concern, as they learned
about the different forms of exploitation related to trafficking.
The practice can be replicated in other local communities.
Novi put
Zagrebacka 9 - 88000 Mostar - Bosnia and Herzegovina
Tel: +387 36 988 022 Fax: +387 36 332 598
E-mail: [email protected] Website: www.newroadbih.org
68
Chart No. 2
France
Association ALC
Organisation/s
Name of Practice/Programme Dispositif Ac.Sé (Ac.Sé Network)
Category B
Identification and First protection
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Low threshold services, identification and referral
Since 2002
France
The increased number of victims of human trafficking in France at the end of the ’90s led to the creation of a
protection system. At a local level, organisations were unable to offer protection and specialised assistance to
victims. ALC created a specialised network in 2002, called “Ac.Sé” (English: secure accommodation). Ac.Sé links
50 shelters all over the French territory with specialised NGOs, i.e. NGOs working with persons in prostitution,
migrants or victims of domestic slavery. For the past ten years, ALC has been managing this French National
network to protect and provide assistance to trafficked persons.
Any French or foreign adult person who is a victim of human trafficking for the purpose of any forms of
exploitation.
The National network Ac.Sé aims at:
- Providing global assistance and safe sheltering, far from the place of exploitation, and/or assistance in case
of voluntary return to the country of origin
- Managing a national hotline and providing counselling to professionals in contact with trafficked persons;
raising awareness on human trafficking
- What: Facilitate the identification of victims of trafficking
- How: Identify organisations in contact with the potential victims; organise training for professionals; raise
awareness of law enforcement agencies; hotline counselling for professionals; publication and dissemination
of guidelines for professionals
- What? Provide quality and safe sheltering to victims of trafficking
- How? Identify shelters; organise training and conferences on the specific needs of victims of human
trafficking; manage a hotline for referral of victims
- What? Observation and mapping. Needs assessment
- How? Permanent contact with professionals working with victims; identify the evolution of the phenomenon
of human trafficking in France
- What? Network facilitation
- How? Contact with partners; field visits, projects and seminars with partners
Methodology: networking; partnership; assessment of needs
Tools: phone calls; interviews; databases; studies and reports; projects; publications; newsletter; conferences
- 1 Coordinator
- 1 Project officer
- Landline and mobile phones
- Office
- Computers
Funding: Ministry of Social Affairs, The Municipality of Paris, Ministry of Justice),
Outcome for final beneficiaries: safe shelter and access to the rights of victims of human trafficking
Outcome for direct beneficiaries: improved communication among different organisations working with
victims; (greater) access to information for all the partners; centralised resources and information; possibility to
share practices and experience.
Strengths: cooperation between professionals; prompt reply for case referral and information exchange; shared
knowledge; and joint projects
Innovation: “referral system” developed by NGOs; implementation of new services
Weaknesses/Difficulties: Need for a larger number of partners
Any other geographical areas and other target groups.
Ac.Sé has been officially recognised by Decree no. 2007-1352 of 13 September 2007 and the Circular no.
IMIM0900054C of 5 February 2009.
Ac.Sé network is acknowledged at the local, national and international levels as an important partner in the
fight against human trafficking.
Coordination du Dispositif National Ac.Sé
Mail Box 1532 - 06009 Nice Cedex 1 - France
Tel: +33 825 009 907
E-mail: [email protected] Website: www.acse-alc.org
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Mainstreaming
Contact details
69
Chart No. 3
Georgia
People’s Harmonious Development Society
Programme of Cooperation in the Black Sea Region in the Area of Migration between Countries of Origin,
Name of Practice/Programme Transit and Destination
Organisation/s
Category A
Prevention, Training and Research
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Training of police, border guards, prosecutors, judges, labour inspectors, health workers, social workers
Since 2009
Black Sea Basin countries
In the region there are countries of origin, transit and destination of human trafficking. The main shortcomings
that impact the detection of victims and the quality of services are: poor victim identification skills, no
transnational referral procedures, poor anti-trafficking and migrant smuggling professional expertise; and lack
of international cooperation. Law enforcement agencies need to improve their skills to identify trafficked
persons and provide them with effective protection as well as to fight and prosecute criminal organisations
involved in migrant smuggling and human trafficking. Untrained law enforcement officers fail to perform an
adequate screening and identify trafficked persons when the latter are found to irregularly cross the border and
travel with fake documents or visas. In most instances, they are charged with immigration violations, arrested
and expelled. When traveling with valid documents, trafficked persons can be admitted to the country, where
their traffickers will soon or at a later stage exploit them. The serious lack or poor quality of assistance for
reintegration services and access to justice and compensation are also major challenges. Only a very small
number of cases of human trafficking reach the courts. Even when they do, charges of human trafficking are
hard to prove and traffickers are often acquitted. In the rare cases where traffickers are punished, so far there
has not been a precedent of material restoration of the victim in the Black Sea Region. This lack of proper
assistance and effective support structures may lead to a further victimisation of a very vulnerable group such as
trafficked persons.
- Law enforcement officers
- Social workers
Coordination and implementation of specialised training courses aim to:
- Build law enforcement agencies’ capacity to prosecute human trafficking and smuggling cases;
- Build capacity for identification, protection and reintegration of trafficked victims;
- Promote understanding between governmental agencies and NGOs on the assistance services provision.
Elaboration of Training Courses:
- Establishing two international teams of experts to law enforcement agencies and Social Work Schools in
Georgia
- Adjusting the training module to the experts groups needs
- Selecting the team coaches
- Selecting participants from LE and SW Schools
Implementation of the training courses in LE and SW Schools
- Distance learning course
- LE and SW Training Courses in Georgia
- Evaluation of LE and SW Schools
Tools:
Methodology:
- Skype and Telephone calls
- Networking
- Interviews
- Direct contact with experts (Skype & country visits)
- Role playing
- Needs assessment
- Full-time training (2 consecutive shifts, 3 groups per - Advertisements
shift, 15 participants per group)
- On-line survey
- Tender for participants
- Mailing lists
- Distance learning
- Website
Human resources:
- 1 School Director
- 7 International experts and 10 trainers for LE School
- 2 Accountants
- 2 Evaluators
- 1 Assistant
- 2 international Experts and 11 Trainers for SW School
- 1 Logistic officer
- 3 Actors
- 6+6 Experts
Background information
Target groups
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Funding provided by: 75% the European Commission, 25% other donors
- 95 law enforcement officers successfully trained on human trafficking and irregular migration issues; better
knowledge acquired on the issues; prosecution capacity improved;
- Improved capacity to prevent human trafficking and irregular migration;
- Promoted cooperation between civil society and law enforcement agencies;
- 86 social workers successfully trained on human trafficking and irregular migration issues; increased
knowledge on providing support to migrants in deportation centres and assistance to trafficked persons;
- A network of trainers and experts established;
- Communication and further cooperation among the trained specialists from the Black Sea countries encouraged;
- Enhanced protection of human rights of trafficked persons;
70
- Improved services for trafficked persons;
- Establishment of an informal platform for international cooperation among 8 countries;
- Establishment of a victim referral network in the region.
Innovation
Strengths:
- Consolidated capacity to prevent human trafficking - Distance learning course
- Creating innovative methodology, tools and
and irregular migration
services
- Provided better services to victims
Learning from the case
Weaknesses/Difficulties
Transferability
Contact details
- Communication and further cooperation among the
trained specialists in the region was encouraged
- Cooperation between civil society and law
enforcement agencies was promoted
- Platform established for international cooperation in
the region
- Victim referral network in the region
- Development of new methodology and tools
- - It is difficult to be involved in the selection process of trainees, as the majority are enlisted by the Ministry
- - Need for a larger number of agencies to be included in trainings
- - Bureaucratic procedures are sometimes difficult to complete
The Training Course for LE and SW developed can be replicated in other geographical areas.
People's Harmonious Development Society
Address: 16, Abashidze St., Tbilisi, Georgia
Tel: +995 322 182 182 +995 577 46 17 54
Website: www.phds.ge
71
Chart No. 4
Georgia
Organisation/s
People’s Harmonious Development Society
Programme of Cooperation in the Black Sea Region in the Area of Migration between Countries of Origin,
Name of Practice/Programme Transit and Destination
Category B
Identification and First Protection
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
First Protection services and assisted voluntary return services
Since 2009
Georgia
The Georgian anti-trafficking legislation provides for the Anti-Trafficking Fund (ATF) that supports victim
assistance and two shelters. However, several factors challenge the full protection of victims in Georgia, namely:
- No shelters available for presumed trafficked persons who have applied for ATF assistance but have not yet
been granted the “victim status"; as a result, victims literally live on the streets during the pending time;
- Delayed decisions on the victim status due to the time necessary for information gathering on the case;
- Almost impossible to obtain the victim status if the case is not under investigation;
- Trafficked persons can still be charged and detained for illegal border crossing and use of false documents;
- Difficult to prove the exploitation situation in court;
- Compensation schemes are not available for trafficked persons
- Assets resulting from human trafficking are not confiscated.
Victims of trafficking in human beings in Georgia
- Assistance to trafficked persons
- Protection of human rights
- Safe return to home countries for foreign victims
o
Identification:
- Hotline work
- Face-to-face consultations
- Dissemination of brochures
o
Protection of rights of victims:
- Access to information about rights and opportunities, especially as to the voluntary cooperation with the
law enforcement
- Applying for compensation from the state, irrespective of the decision to cooperate with the law
enforcement
- Granting legal rights
o
Social and psychological support:
- Identification of victims’ primary needs
- Developing a reintegration plan
- Providing primary medical support
- Psychological assistance, including family mediation
- Legal assistance: retrieving identity or travel documents; ensuring support during investigations; support in
contact with the Anti-Trafficking Fund; support in court if prosecuted; assistance in obtaining compensation
o
Ensure safe return to home countries:
- Cooperate with NGOs from the origin countries of origin
- Documenting case referrals
- Preparation of "working" version/alibi for the family (photo album, experience of living in Georgia, house
management skills)
- Ensuring safe return home (transportation costs, meeting at airport, escort to the country of origin)
o
Monitoring the social reintegration process in the country of origin:
- Communication with the host NGO
- Contact with victims
- Visit to the country and case study
Methods:
Tools:
- Hotline
- Advertisement in metro, website, Skype
- Face-to-face consultations
- Telephone calls
- Online consultations
- Interviews
- Networking
- Reports of specialists
- Needs assessment
- Primary needs assessment form
- Monitoring
- Reintegration plan
- Online information
- Case study
- Head of social service
- 182 182Hotline landline phone
- Psychologist
- Mobile phone
- Lawyer
- Car
- Medical service
- Safe house
- Hotline operator
- Room for hotline and consultations
- Social worker
- Driver
- Funding provided by: 75% European Commission; 25% other donors
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
72
Results
Learning from the case
- Increased awareness on rights, duties and available opportunities
- Access to local social and health services for trafficked persons
- Adoption of harm reduction behaviours
- Safe return to home country
- Strengthened local network of service providers/agencies with tasks in the national referral mechanism
Strengths:
Innovation:
- Increased management skills for national referrals
- Proposals to improve the victim protection
and safe returns of victims
mechanism
- Increased knowledge on human trafficking
- Identification of gaps and inconsistencies in the
Development of new methodology and tools
national anti-trafficking legislation
- Development of recommendations for
- Implementation of new and innovative services
governmental institutions
- Victim identification also in prison facilities
Victims’ rights are not fully respected by the competent authorities
Shortcomings in the victim identification procedures
Need for a larger number of agencies providing services to trafficked persons
Bureaucratic procedures are sometimes difficult to fulfil
Non-harmonized legislation between countries of origin, transit and destination
Cooperation agreements between countries to investigate trafficking cases sometimes do not effectively
work
- Impossibility to secure confidentiality of personal data upon return to the origin country
- No compensation mechanisms available for victims in some destination countries
- No common approach among service providers (i.e. do not harm; respect rights during the referral; find
solutions to prevent re-trafficking)
- Poor law enforcement agencies’ capacity to deal with trafficked persons and to establish trust and mutual
understanding with them
The practice can be replicated in other geographical areas.
People's Harmonious Development Society
Address: 16, Abashidze St., Tbilisi, Georgia
Tel. +995 322 182 182 +995 577 46 17 54
E-mail: [email protected] Website: www.phds.ge
-
Weaknesses/Difficulties
Transferability
Contact details
73
Chart No. 5
Georgia
People’s Harmonious Development Society
Organisation/s
Name of Practice/Programme “Sadaursa sad tsaikvan”/“Quo Vadis?”/“Where do you go?”
Category A
Prevention, Training, and Research
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Awareness raising activities targeting the public, lobbying work, advertisement of organisation’s activities
2009-2010
Georgia
The practice aimed at developing a prevention programme to deliver effective information on human trafficking
by taking into account the following needs:
- To avoid “lethal” messages (e.g. “Don’t become a slave!”) and disturbing images, as they activate defence
mechanisms in the viewers, information does not get through and people cannot relate to it.
- Information must be practical, addressed to a specific group, and respond to specific questions.
- Not to display photos of women that can distract public attention and foster the misperception that human
trafficking merely equates to sexual exploitation.
2009-2010
Potential and actual victims of human trafficking and migrants (to be) employed in irregular labour markets
To raise awareness on trafficking-related issues and support the fight against trafficking and irregular migration.
Background information
Period of implementation
Target groups
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Weaknesses/Difficulties
Transferability
Contact details
- Contest concept development
- Award Commission’s members selection
- Contest launching on www.boke.ge
- Online competition
- Winners’ selection
- Exhibitions
- Awards ceremony
- Photos booklets and CDs printing and presentation
Methodology:
- Experts’ review on the printed material
- Online contest
- Involvement of young people in the competition
and in the evaluation process
- Encouraging participation in the contest and
dissemination of the winning photos
- Photo exhibition
- Awareness raising
- Exhibition visits and information meetings
Tools:
- Contest ad on a popular website
- Photo competition
- Qualified awarding commission
- Voting criteria
- Photo booklets and CDs,
- Website
- Prevention caravans (Travelling exhibitions)
- 1 Computer
- 20 Frameworks
- Internet
- Website
Funding provided by 75%: European Commission; 25%: other donors
- 25 contest participants with 91 photos
- 7000 website visitors during the contest period
- 3 travelling exhibitions visited by 3 00 persons
- 1000 photo booklets
- Increased awareness on issues concerning human trafficking and irregular migration
Strengths:
Innovation
- Expressive photographs can influence the audience’s - Expert advice for the selection of the most
perceptions and opinions
effective and influential photos
- The online photo contest allowed for a great visibility - Online competition
- Wide distribution of booklets and other project
- Young people’s participation
deliverables
- Travelling exhibitions
Due to technical issues that arose during the contest period, the organisers had to change the contest rules.
The practice developed can be replicated in other geographical areas.
People's Harmonious Development Society
Address: 16, Abashidze St, Tbilisi, Georgia
Tel: +995 322 182 182; +995 577 46 17 54 Tel: +995 322 182 182 +995 577 46 17 54
Website: www.phds.ge
- 1 Coordinator
- 3 Committee members
- 1 Designer
74
Chart No. 6
Italy
Organisation/s
Municipality of Venice
Name of Practice/Programme Crisis and Assessment Unit
Category B
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Identification, First protection
Low threshold services, identification and referral
First Protection
Since 2007
Veneto region (Northeast Italy)
Since 1995, the Social and Humanitarian Protection Unit of the Municipality of Venice performs outreach work
to reach out to street prostitutes, in particular to give assistance to victims of trafficking for the purpose of
sexual exploitation. The methodology is centred on the promotion and protection of the victims’ human rights
and rooted on a comprehensive multi-agency strategy, involving social services, NGOs, law enforcement
agencies, and the judiciary. Since 2007 the features of human trafficking have changed since new countries of
origin of victims and new sectors of exploitation have arisen in Veneto, e.g. Chinese indoor prostitution in
apartments and in massage centres and Chinese textile and manufacturing companies. These sectors share two
main characteristics: invisibility ad geographical capillarity all over the regional territory. Moreover, Chinese
trafficked women are the only victims who are first exploited in the labour market and eventually in indoor
prostitution. As a matter of fact, after a few years of exploitation in the sweatshops, Chinese women are moved
to indoor prostitution because they have health problems or cannot work long hours in bad and risky working
living conditions any longer. In both exploitation sectors, Chinese migrants lack regular documents, do not
speak Italian, are unaware of the Italian immigration and labour legislation, and are highly dependent on
members of their national community. Exploited Chinese workers often live and work in the same premises,
which do not comply with the health and safety regulations. In most cases, they are not even aware of where
they live, work, and – sometimes – raise their children. The latter then live in unhealthy and unsafe conditions
with no proper space to play, sleep or do their homework. Against this backdrop, in 2007, the Municipality of
Venice set up a multi-professional team (“Crisis and Assessment Unit”) to support the labour inspectors and the
law enforcement officers during their inspections with the aim to identify and provide first assistance measures
to victims of trafficking.
Trafficked persons exploited in the labour market and in indoor prostitution (apartments, massage centres),
mainly from China.
- Detection and identification of presumed trafficked persons exploited for labour or sexual purposes through
a proactive multi-agency effort
- Linguistic and cultural mediation support during the inspection activity
- Raise awareness on human trafficking among law enforcement officers and labour inspectors
- Monitoring the phenomenon and the labour conditions (also in indoor and wellness centre prostitution)
- Monitoring potential cases of child labour and child prostitution
- First assistance and protection of identified trafficked persons.
Outreaching to trafficked persons exploited in the labour market and in indoor prostitution.
The multi-agency team is composed of the municipal social workers, psychologists, a cultural mediator, labour
inspectors, and law enforcement officers (Carabinieri or Police). Once the Crisis and Assessment Unit is
informed of a presumed case of trafficking (as a result of a labour or police investigation, hotline calls,
anonymous letters, word of mouth, etc.), the team meets and jointly plans the workplace inspection. Then, it
performs the inspection as follows: first, the labour inspectors and the law enforcement officers check the
health and safety conditions of the working environment, and the company’s compliance with the labour
regulations, including the worker’s position (contract, legal status, etc.). They interview all migrant workers with
the support of the cultural mediator. If, during the inspection, vulnerable migrant workers are found, the
municipal team is then required to join the rest of the unit and to carry out the preliminary case assessment, first
identifying the migrants’ needs. The migrant workers are then provided information and counselling and, in
case they are identified as victims of trafficking, they are referred to the municipal social protection staff.
Information is also provided to migrants who are not found in a vulnerable position. If during the inspection is
children are found, the municipal team carries on a specific assessment also on the family conditions, involving
the territorial social services. If the family is not present, the child is accommodated in a safe shelter for children
and assisted as a foreign accompanied child or a child victim of trafficking.
Tools:
Methods:
- Project Partnership Declaration signed by the
- Multi-agency labour inspection planning
Venice Municipality and the Labour Inspectorate
- Participation in the labour inspection
- Project Partnership Declaration signed by the
- Crisis and assessment unit (multi-professional
Venice Municipality and the law enforcement
team)
agencies
- Needs assessment
- Project Partnership Declaration signed by the
- Linguistic cultural mediation support
Venice Municipality and the Judiciary
- Networking
- Periodical team meetings
- Back office activities
- Interviews
- Interview sheet
- Inspections database
- Contacts and interviews database
- Information leaflets for Chinese migrant workers
75
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Mainstreaming
Contact details
- 1 Coordinator
- 3 Social workers
- 1 Chinese cultural mediator
This practice is implemented within the framework of the project “Local Communities against Trafficking: A
Network for the Territory of Veneto”, funded by the Art.13 Assistance Programme (Law 228/03 “Measures
against Trafficking in Persons”).
Funding: 70% Government (Italian Department for Equal Opportunities), 30% Municipalities of Venice, Padova,
Verona, and Vicenza.
Between 2007 and 2012, the Crisis Assessment Unit has:
- performed 55 inspections in Chinese manufacturing companies and indoor prostitution centres;
- carried out 362 interviews;
- identified 75 women sexually exploited
- identified 287 persons exploited in the labour market
- referred 31 Chinese migrants to the local or national social protection programme for trafficked persons.
All migrant workers have been provided with information and counselling on Italian migration law and, if
identified as victims of trafficking, on the available protection and assistance opportunities.
Strengths:
Weakness:
- Linguistic-cultural mediation
- Lack of a proper interview setting during the
- Multi-professional team
inspections
- Reaching out to many potential/presumed victims
- Short time for the first case assessment per
of trafficking
migrant
- Acquisition of knowledge on hidden forms of labour
- Need to constantly work for improving and
and sexual exploitation
maintaining the multi-agency collaboration
- Monitoring potential/presumed child labour and
child prostitution
Innovation:
- Creation of an observatory on the phenomenon
- Multi-agency collaboration
- Linking up of viewpoints of different actors (i.e.
- One centralised Crisis and Assessment Unit for the
social workers, law enforcement officers, labour
entire regional territory
inspectors, public prosecutors and judges)
- Participation of social workers in labour inspections
- Partnership declaration for the multi-agency work
- Participation of social workers in the labour
inspections ensures a human rights approach
towards the migrant workers
The practice can be replicated in other geographical areas.
The practice, initially implemented by the Municipality of Venice, has become part of the Regional Referral
System for the assistance of victims of trafficking.
Municipality of Venice - Social Promotion and Integration Service - Social and Humanitarian Protection Unit
Via Verdi 36, Mestre – Venezia, Italy
Tel +39 041 5042374 Fax +39 041 981988
E-mail: [email protected]
76
Chart No. 7
Italy
Comunità Oasi 2 San Francesco Onlus
Organisation/s
Name of Practice/Programme Outreach work against labour exploitation
Identification and First protection
Category B
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Low threshold and first protection services
Since 2007
Apulia (South of Italy): province of Foggia (2007-2010); 2011-onwards: province of Barletta - Andria - Trani
Different ever-changing forms of human trafficking take place in Apulia (Puglia).. Exploitation of migrant
workers can greatly vary, ranging from irregular work to slavery. Trafficked migrant workers are generally
exploited in agriculture, mainly as tomatoes pickers, earning about 2-3 euros per box or hour. They must
regularly pay their caporale (i.e. the irregular recruiter) for the employment and rides from/to their living/work
place. Trafficked migrant workers live in inhuman living conditions as they stay in rundown houses in the
countryside, with no electricity, no running water, and no toilet.
Migrant workers, who may be undocumented, potential or presumed trafficked persons, exploited in agriculture
-
To build a relationship with the presumed victims
To avoid conflicts with exploiters, who often live with their victims
To identify trafficked persons
To provide support and practical help to exploited migrant workers
To raise trafficked persons’ awareness on their rights and available services
To map out areas where presumed or actual exploited migrants live
- Mapping places where vulnerable migrants live and work
- Outreach work (going with a van where migrant workers live)
- Mobile drop-in centre
- Office drop-in centre
- Community work
- Legal counselling
- Healthcare counselling and accompaniment
- Psychological support
- Accommodation
Methodology:
- Observation of the exploitation scenario through
Tools:
field visits
- Mapping
- Outreach work
- Multilingual information material distribution
- Offer of medical support
- Outreach unit contact details distribution
- Building relationship with the target based on
mutual trust that could lead to identification of
trafficked persons
- Networking with Health and Social Services
- 1 Car
- 1 Coordinator
- Mobile phone
- 3 Social workers
- Landline phone
- 1 Nigerian cultural mediator
- Office
- 1 Algerian cultural mediator
Multilingual leaflets
- Volunteers
Funding provided by: 80%: Italian Department for Equal Opportunities; 20%: Puglia Region
Results
Learning from the case
Transferability
Mainstreaming
Contact details
- Raised knowledge of trafficking for labour exploitation, especially in agriculture
- Improved capacity to identify and to reach out to hidden cases of migrants exploited and trafficked
- Increased trafficked persons’ and vulnerable migrants’ awareness about their rights and available services
- Increased trafficked persons’ and vulnerable migrants’ access to local health services
- Increased access of trafficked persons to the social protection programme
Strengths:
Weaknesses/Difficulties:
- Development of new outreach methodologies and - Difficulties to network and collaborate with local
tools
authorities
Innovation
- Difficulties to fully identify trafficked persons for
- The possibility to reach out to migrant workers
labour exploitation
where they live
This practice can be replicated, upon appropriate adaptation, in other territories where a similar form of
trafficking takes place.
Outreach work to reach out to presumed trafficked persons exploited in agriculture has been assessed to be a
best practice and is currently provided by the regional anti-trafficking legislation as a regular activity of the
regional anti-trafficking framework.
Comunità Oasi2 San Francesco Onlus
Via Pedaggio Santa Chiara 57/bis, 75126 Trani (BT) - Italy
Tel. +39 0883 – 582384 Fax +39 0883- 502146
E-mail: [email protected] Website: www.oasi2.it
77
Chart No. 8
Kosovo
Centre to Protect Victims and Prevent Trafficking in Human Beings (PVPT)
Name of Practice/Programme Trafficking Prevention for Vulnerable Youth and Women in Kosovo
Organisation/s
Category C
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Contact details
Prevention, Training, and Research
Specific prevention
Training of anti-trafficking key-players
Since 2009
Kosovo
PVPT believes that prevention is the most effective tool to fight human trafficking; making potential victims
aware of trafficking helps them avoid the risks of being recruited and trafficked. It is crucial that prevention
activities target young people aged 12-15, especially in economically vulnerable areas, because they are the
most vulnerable to human trafficking in Kosovo. PVPT experience has also shown the importance of training the
mothers of potential victims because they greatly influence their children’s lives. In fact, mothers can be trained
to recognise the signs of vulnerability and to develop a family environment capable to mitigate the risks of being
trafficked. Mothers can raise awareness of human trafficking and can also help to create the social stability
necessary to prevent human trafficking. At the same time, it is crucial to also foster the capacity building of
governmental officers and NGOs professionals to counteract trafficking and support trafficked persons with the
view to strengthen the national and local referral system and improve the quality of the professional support
provided to victims of human trafficking.
- Girls (school dropouts as potential victims of trafficking) and women (mothers)
- Police officers, prosecutors, social workers, NGOs professionals, journalists
- Raise understanding about human trafficking among economically vulnerable young people, mothers, and
girls from rural areas of Kosovo
- Enable female school dropouts to develop basic vocational skills
- To develop the capacity building of governmental officers, NGO staff, and other relevant actors to
counteract trafficking and provide support to victims
- Development and delivery of 52 training/awareness raising sessions on human trafficking targeting
vulnerable young people
- Development and delivery of 26 training/awareness sessions targeting girls and mothers
- Supporting the enrolment of female dropouts in a Vocational Training Programme
- Development and delivery of training sessions targeting police officers, prosecutors, social workers, NGOs
professionals, journalists
- Outreach Half Day Out’s‘ with young people
Methodology:
Tools:
- Identification of rural areas to target
- Role-playing
- Direct contact with selected target groups
- Leaflets on “Health consequences caused by trafficking in
- Awareness raising sessions with targeted
human beings”
groups
- ”Summary of applicable human trafficking-related laws in Kosovo”
- Awareness raising activities targeting local - T-shirt “Prevent before it started-trafficking in human beings“
NGOs of the selected areas
- Human trafficking story strips
- Selection of participants for vocational
- Bags with anti-trafficking messages
programme
- Working plan
- Networking through NGOs
- Telephone calls
- Pre- and post-evaluation of activities
- Meetings
- Monthly activity reports
- 1 Coordinator/operator
- A car
- 1 Doctor
- Mobile phone
- 1 Psychologist
- Laptop
- Volunteers
- Projector
Funding provided by: European Union, Ministry of Education, Science and Technology of RKS, Norwegian
Embassy, Finish Embassy
- 2.429 young people targeted from selected rural villages for awareness raising activities
- 733 girls and mothers targeted from selected rural villages for awareness raising activities
- 40 female school dropouts successfully completed the Vocational Training Programme
- Staff of 7 local NGOs targeted for awareness raising and capacity building activities
Strengths:
Innovation:
- Connection with Municipal Education
- Use of role playing during the trainings with young people
Directorates of targeted municipalities
- Outreach Half Day Out’s‘ with young people
- Debate/Discussion with mothers and girls
The described activities can be replicated in the other countries.
PVPT Center
Pashko Vasa 11A-Pejton, Prishtine, Kosovo
E-mail: [email protected] Website: www.pvptcenter.net
78
Chart No. 9
Kosovo
Centre to Protect Victims and Prevent Trafficking in Human Beings (PVPT)
Organisation/s
Name of Practice/Programme Rehabilitation and reintegration of victims and potential victims of trafficking
Category C
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Long-Term Assistance and Socio-economic Inclusion in origin/destination/third countries
Assistance and Social Inclusion
Vocational guidance and training/work insertion
The Rehabilitation Programme since July 2008
The Reintegration Programme since January 2009
Kosovo
Kosovo became a country of transit and destination of trafficked persons shortly after the war. PVPT Centre was
established in January 2000 providing the first shelter and services to trafficked persons in the country. Very
soon – around 2003 –, Kosovo has also become a place of origin of victims; the latter were initially trafficked
abroad and eventually mainly internally. Victims are mainly girls (ages 13-18) and their number is on the rise.
Against this background, PVPT Centre has started to offer direct assistance also to Kosovar victims since 2005.
Between 2000 and 2008, PVPT crises shelter assisted 552 beneficiaries. In July 2008, with the financial support
of the Embassy of Finland and the Kosovo Ministry of Labour and Social Welfare, PVPT opened the first
Rehabilitation Centre for trafficked persons in Kosovo. The rehabilitation is the first step of the Reintegration
process. If one victim of trafficking needs to reintegrate into society, she/he needs to pass the long process of
rehabilitation in order to be able to start with reintegration process. Within the Rehabilitation Centre, a safe and
dignified reintegration and rehabilitation programme is provided. Between July 2008 and December 2011, the
Rehabilitation Centre supported 124 identified trafficked persons and potential victims.
Direct beneficiaries (nationals, foreigners, adults and children):
- Presumed/potential victims of trafficking
- Victims of trafficking
- Victims of sexual abuse
Secondary beneficiaries: family members of trafficked persons assisted
- Provision of rehabilitation programme services in the Rehabilitation Centre/Shelter
- Provision of reintegration programme services
- Sustainable Rehabilitation Programme provided to identified victims and potential victims of trafficking
includes the following services:
o
Safe and comfortable shelter
o
Food and clothing
o
Medical care and health education sessions
o
Psychological and legal counselling
o
Psycho-social support activities
o
Family mediation and counseling
o
Vocational training sessions
o
Education activities
o
Awareness raising and empowerment sessions
o
Re-creative activities.
- Social-economic Reintegration Programme provided to local and foreign victims trafficking provides:
o
Vocational trainings in private companies and Public Regional Vocational Centres
o
Employment opportunities through grants as monthly salaries, rent payments, and equipment for
income-generating activities
Methodology:
Tools:
- Interactive and illustrative activities
- Individual case file forms
- Individual and group meetings with
- Daily/weekly/monthly activity and case reports
residential and daily beneficiaries for
- Pre- and post-evaluation forms
identifying and addressing beneficiaries’
- Monitoring templates
needs
- Beneficiaries’ suggestion box
- Empathic approach
- Awareness raising materials on human trafficking-related
issues, including information on risk factors, legal aspects,
and empowerment of the beneficiaries
- Memorandum of Understanding with the Ministry of Labour and
Social Welfare; Ministry of Education, Science and Technology;
Department of Psychology of the University of Pristina for recruiting
volunteers/students; Medical-Therapeutic Centre ‘Labyrinth’ and the
Evangelic Church ‘God’s People Union’ in Pristina for providing
additional services to the assisted beneficiaries
- 1 Executive director
- 1 Doctor
- 1 Program coordinator
- 1 Psychiatrist
- 1 Financial coordinator
- 1 Legal counsellor
- 1 Rehabilitation Centre/RC Coordinator
- Volunteers
- 4 Rehabilitation officers
Current funding provided by: Embassy of Finland, Kosovo Ministry of Labour and Social Welfare, IOM Kosovo,
King Baudouin Foundation
79
Results
Learning from the case
Transferability
Mainstreaming
Contact details
Rehabilitated beneficiaries
Improved family relationship
Increased awareness and knowledge of beneficiaries as to human trafficking
Increased knowledge and information of beneficiaries as to their legal rights
Empowered beneficiaries
Increased beneficiaries’ education/vocational skills
Social and economic reintegration of beneficiaries
Weaknesses/Difficulties:
Strengths:
- Lack of public quality long-term recovery and
- Good cooperation between PVPT and various antireintegration services for local trafficked persons,
trafficking institutions, such as, the Special Police
especially healthcare services, psychological
Unit THBS, other shelter providers, Centres for
counselling, legal counselling and assistance,
Social Work, Centres for Employment, Vocational
vocational and employment available options
Training Centres, local and international NGOs, etc. - Beneficiaries’ unwillingness for sustainable
- Implementation of new and innovative services
participation in the rehabilitation and reintegration
programmes
Other national shelter providers and governmental institutions can replicate the services developed by PVPT.
PVPT Centre operates in close cooperation and partnership with the following institutions: Ministry of Internal
Affairs, Ministry of Labour and Social Welfare, Ministry of Education Science and Technology, Ministry of
Justice), International Organization for Migration, Organization for Security and Cooperation in Europe, and
other local and international organisations providing direct assistance to trafficking persons and combatting
human trafficking. At the local level for the identification and referral of presumed and identified victims, PVPT
works in close cooperation with the Centres for Social Work (CSW), schools, NGOs and the Police. Furthermore,
PVPT Centre is a member of the Inter-ministerial Working Group on Trafficking in Human Beings; the Direct
Assistance Service Providers Group; the Women Network; the Coalition of Shelter Organisations; the Coalition
on Child Protection Organisations; the Terre des Hommes Taskforce. This cooperation system guarantees the
mainstreaming of both rehabilitation and reintegration programmes provided by PVPT.
PVPT Center to Protect Victims and Prevent Trafficking in Human Beings
Str. Pashko Vasa 11A, Pejton, Prishtina, Kosovo
Tel. & fax. +381 38 60 91 40
E-mail: [email protected] [email protected] Website: www.pvptcenter.net
-
80
Chart No. 10
Lithuania
Organisation/s
Name of
Practice/Programme
Missing Persons’ Families Support Centre
Girl and Boy Power in Lithuania
Category A
Prevention, Training and Research
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Information and awareness campaigns - Specific prevention
Since 2004
Lithuania
Established in 1996, the Missing Persons` Families Support Centre (MPFSC) is an NGO that provides assistance to victims
of human trafficking and to relatives of missing persons. It implements wide prevention work throughout Lithuania and
influences public policy to combat human trafficking and/or forced prostitution. Prevention activities against human
trafficking are one of the main goals of MPFSC. One of the preventive projects implemented by the Centre is called “Girl
and boy power in Lithuania” and is especially important in the Lithuanian case of human trafficking. This work is based on
the methodology developed by Mia Hanström, a lecturer at the Aland Island Peace Institute.
Children without parents, rebellious teenagers, children of single parents, low income and socially marginalized
families, children of economic migrants, children from poor and rural areas, children who suffer from
harassment and who lack social networks, and children who lack motivation for studies are all at risk of being
trafficked, abused or socially marginalized.
The aim of the project is to empower young girls and boys in Lithuania by using the Girls’ and Boys’ group method and
to prevent them from risks such as being trafficked, abused, socially marginalized and the bad ‘street’ impact.
- Working in the groups using Girl and Boy group methodology: discussions with group leaders and peers on
various topics like: trafficking in human beings, bullying at school, women’s role in society, etc. Group
consists of 6-8 members within a certain age group and meets on a regular basis under the supervision of 1-2
educated leaders. The main emphasis lies on discussion, which is combined with different activities.
- Evaluation of the activities in the group: creation of a common questionnaire for each group that works in
the framework of the project and identifies the changes, difficulties and the future goals to be reached.
- Training for the girl and boy power leaders: Two-day seminar conducted by the lecturers and the founder of
the method, where method and its features are presented.
- Monitoring and observation: Mid-term and final reports, group activities diaries and plans, questionnaires, information
exchange.
Tools:
Methodology:
Individual and group work, phone calls, discussions,
The girl/boy group method developed by the Aland
meetings and excursions, activity mid-term and final
Island Peace Institute. The main principle of the group
reports, questionnaires, e-mails and exchange of
method is discussions with peers, which are combined
information, training for the girl and boy group
with different kinds of activities.
leaders, games, project’s and work’s success
evaluation in the survey.
- 1 Coordinator
Premises where the actions are implemented
- 1 Accountant
Landline and mobile phones
- Girl and boy group leaders
Office
- Girl and boy group leaders’ trainers
Computers
- Volunteers
Internet
- Partner organisations
Funding: Emmaus Europe and its groups
The project prevented young girls and boys from risks such as being trafficked, abused or socially marginalised.
Boys and girls at risk were empowered and got the possibility to improve their self-confidence and self-esteem.
Empowerment activities in the form of girl and boy groups promoted social and emotional well-being of the
target group, stimulated their personal development and helped to combat different social risks. Activities
towards prevention of trafficking and promotion of gender equality led to the prevention of girls from falling
victims to trafficking, and boys to make their own choices and decisions.
Weaknesses/Difficulties:
Strengths:
- Risk that some girls or boys will not keep their
commitments and not attend the meetings and for this
- Development of new methodology and tools
reason groups can come apart
- Implementation of the activities in new areas
of the region
Innovation:
- Arrangement of training courses for the new
- New working methodology and tools testing
group leaders
- Existing methodology and tools adaptation
- Involvement of new target groups.
Any other geographical areas and for other types of population.
Missing persons’ families Support Centre
Žalgirio st. 133, LT-08217, Vilnius, Lithuania
Tel/Fax +370 5 248 33 73
E-mail: [email protected] Website: www.missing.lt
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Contact details
81
Chart No. 11
Luxembourg
Organisation/s
Name of
Practice/Programme
Category C
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Femmes en Détresse a.s.b.l.
Ambulant assistance (The practice has not a formal name yet)
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Long Term Assistance and Socio-economic Inclusion in Origin/Destination/Third Countries
Assistance and social inclusion, vocational guidance and training/work insertion
Since 2009
Luxembourg
Luxembourg’s anti-trafficking legislation was enacted only in 2009. As a result, the national anti-trafficking
framework is still in the development process and, thus, several services and measures are still lacking.
Girls and women victims of human trafficking
- Ambulant assistance to ensure flexible/individualised pre-departure assistance services to victims of human
trafficking
- Needs assessment of victims identified and referred by the police
- Accommodation
- Short- and long-term assistance
- Social assistance
- Psychological counselling
- Legal counselling
- Healthcare assistance
- Language mediation
- Financial and material support
- School and vocational guidance
- Vocational training
- Guidance on labour placement
- Court attendance
- Assisted voluntary return assistance
The activities are provided within the framework of services aimed at women victims of domestic violence
(called ViSAVi)
Methods:
Tools:
- Direct contact with the victim
- Interviews
- Needs assessment
- Phone calls
- Setting up the assistance interventions
- Case reports
- Organising the plan of intervention
- Psychological counselling
- Meeting with other local anti-trafficking actors
- Meeting with national anti-trafficking stakeholders
- Networking
Resources
- 1 Social assistant
- 1 Mobile phone
- 1 Laptop
Funding is provided by 100%: Government – Ministry for Equal Opportunities
Results
Individualised social and psychological support provided to victims of trafficking.
Strengths:
- Individual assistance
- Unlimited assistance support
Learning from the case
Transferability
Contact details
Innovation:
- Implementation of a new service specifically
targeting trafficked persons
Weaknesses/Difficulties:
- Anti-trafficking NGOs are still waiting to be
officially accredited by the competent ministry
- NGOs that are not accredited cannot carry out
public activities targeting potential/presumed
victims
- NGOs are not allowed to officially identify
trafficked persons
- No lobbying activities are carried out
- Poor public awareness on human trafficking
- As a result, very few victims are identified
This practice can be replicated in other geographical areas.
Femmes en Détresse a.s.b.l. - Service ViSAVi
Address: 1, rue Duchscher, L-1424 Luxembourg
Tel: 00352 – 490877; 00352 – 621 316 919 Fax: 00352 – 26 48 26 82
E-mail: [email protected] Website: www.fed.lu
82
Chart No. 12
Romania
Organisation/s
ADPARE - Association for Developing Alternative Practices for Reintegration and Education
Name of
Practice/Programme
Integrative assistance programme for the social inclusion of victims of trafficking – promoting cooperation with
NGOs in the destination countries for an efficient case referral
Category C
Long Term Assistance and Socio-economic Inclusion in Origin/Destination/Third Countries
Assistance and social inclusion
Typology
Vocational guidance and training/work insertion
Period of implementation Since 2003
Geographical area
covered
Romania
Romania is mainly a source country for human trafficking, but it is also a transit and destination country. Romanian
victims –adults and children– are trafficked internally and internationally. They are exploited for different purposes,
especially in the Western countries. Due to the current economic crisis and lack of governmental funds, many antitrafficking NGOs are working at reduced capacity or have changed their area of intervention. ADPARE adjusted its work
to cover both victims in residential facilities and those generally living with family members or others. International and
national referrals are part of a crucial process for safeguarding the victims, ensuring access to their rights, and providing
prompt and timely assistance. Practice showed that victim referral could prove rather difficult, especially at the
Background information international level, since it involved lengthy complex procedures and a multitude of actors to the extent that victims
were sometimes enmeshed in a system they did not understand. In some cases, victims were returned but not referred
to any assistance provider in Romania or suddenly referred without any prior notification about their situation. In cases
involving children, the decision to reintegrate them in the destination country was sometimes taken by the local
provider without any direct contact and due assessment jointly carried out with the competent stakeholders of the
origin country. Against this backdrop. ADPARE and anti-trafficking NGOs from the main destination countries (e.g.
France, Sweden, Italy, Denmark, Spain, Germany) foster their partnership to improve victim identification, risk and
needs assessment, psychological support, and preparation of voluntary assisted returns.
Target group/s
Indirect beneficiaries:
Direct beneficiaries:
- Family members of the direct beneficiaries in state
- Presumed and identified Romanian victims of domestic and
of dependency (e.g. children, unemployed parents,
international trafficking, both (mainly female) adults and
physically impaired family members)
children
- To be voluntarily returned Romanian victims receiving predeparture assistance in the destination countries
Objectives
To support trafficked persons to reintegrate into their origin country by:
- Ensuring their protection and safety;
- Building their emotional stability, self-representation, and independent living skills
- Improving economic wellbeing and self-sustainability
83
Activities
Cooperation with NGOs of destination countries for pre-departure assistance by:
- Maintaining regular telephone calls and electronic information exchange with the case manager
- Providing support and information to the victim by telephone
- Gathering information on the victims’ whereabouts and family in Romania
- Mediating the victim-family relationship and updating them on the steps taken in the destination country
- Mediating the victims’ relationship with the staff shelter
- Identifying and assessing the reintegration options (either in the origin or in the destination country)
- Evaluating the risks associated to the voluntary assisted return
- Cooperating with relevant institutions in Romania for social assistance initiatives
- Maintaining consultation with the foreign referral agency for the implementation of comprehensive assistance after
the victims’ return
Transit assistance to victims who joined a social inclusion programme in the destination country and go back to Romania
to solve administrative issues and for those joining the programme in Romania and travelling to the destination country
for police investigations, court hearings, etc.
- Collaborating with the foreign assistance provider to organise the victim’s travel and accompaniment
- Developing a plan of activities to help the victim to tackle their issues and cooperating with other actors
- Cooperating with a shelter for temporary residential assistance and meeting the victim’s basic needs
- Providing short-term psychological counselling or support before hearing sessions
- Providing information about the investigation and/or trial proceedings
- Maintaining communication with the victim and case manager
Accompaniment for voluntary return and long term assistance
- Setting up a team of ANITP and ADPARE professionals to ensure the victim’s safe transfer to the shelter or
hometown.
- Providing material and financial assistance and advice on house management
- Providing social assistance and building community support
- Psychological assistance: individual counselling and art-therapy sessions; family counselling; victim-family mediation;
counselling before and after medical examinations and police interviews/court sessions;
- Medical assistance: medical examinations and follow ups; treatment; family planning counselling; medical legal
expertise costs coverage; medical insurance coverage; accompaniment to hospitals
- Educational assistance: school or vocational training enrolment, tutoring, supplies; informal education
- Legal assistance: counselling and representation in court, compensation claim support.
- Job reinsertion: labour legislation information, CV editing, vocational counselling, job screening; equipment provision;
small business start-up support; cooperation with local employment agencies.
Methods and tools
Methodology:
Case management
Involving the beneficiaries in designing their reintegration
plan
- Tailored made assistance plan
- Weekly/bi-monthly meetings with the beneficiaries at the
counselling centre
- Monthly follow-up with beneficiaries/their families
- Regular follow up with the ANITP Regional Centres for case
monitoring
- Regular communication with the shelter staff
- Communication with destination countries NGOs
Tools:
Risk and needs assessment/re-assessment
interviews
- Individual reintegration plan
(objectives/activities/timeline)
- Narrative progress reports (initial/interims/final)
- Efficiency monitoring indicators (Nexus
Institute)
- Case files
- Internal database
- 1 Case manager
- 2 Social assistants
- 1 Psychologist (trained in psychotherapy)
- 1 Psychologist (trained in education)
- 1 Accountant
- 3 volunteers
External collaborators:
2 NGOs with residential facilities; 1 state shelter
- 2 Private clinics
- 1 Psychiatrist
- 1 Lawyer
-
Resources
-
The programme is financed through: King Baudouin Foundation, OHCHR, French Embassy, IOM, foreign NGOs
Results
-
Transit and long-term assistance to about 70 beneficiaries per year
Increased national and international referrals of nationals trafficked abroad (around 15 cases per year since 2009)
Increased collaboration with foreign assistance providers for assistance and return of victims
Most beneficiaries referred to the ANITP for monitoring
Consistent and uninterrupted assistance provided by service providers of destination countries and Romania
84
Learning from the case
Transferability
Mainstreaming
Contact details
Strengths:
- Services cover most of the beneficiaries’ needs
- The programme can be implemented for up to 3 years
- Fast information exchange and easier victim return
procedures
- Faster case referral process
- Direct contact with a home country NGO
- Collaboration between NGOs continues also after the
victims’ return (follow-ups and information exchange)
- ADPARE as referral point for other assistance providers
- Mapping of Romanian service providers
- Informal cross-border network of service providers
established
Weaknesses:
- Lack of financial support from the government
- No large shelter in Bucharest for long term assistance
- Increased case referrals rate v. reduced assistance
capacity of service providers
- Allocated reintegration budgets do not cover the
complex needs of the victims
- Need to enhance protection measures and regular
risk assessment for beneficiaries reintegrated into
their families
- Difficulties for victims to access their rights due to
bureaucratic procedures and non-harmonised laws
The horizontal cooperation could be transferred and used to link other states of origin and destination.
The practice is used in training programmes for social operators and other competent actors as well as and in University
trainings.
Adpare
6 Alecu Russo street, building A, attic, district 2, Bucharest, Romania
Tel/Fax: +40 212 532 904;
E-mail: [email protected] Website: www.adpare.ro
85
Chart No. 13
Serbia
Organisation/s
ASTRA – Anti Trafficking Action (ASTRA – Akcija protiv trgovine ljudima)
Name of Practice/Programme ASTRA Day Centre
Category C
Long-term Assistance and Socio-economic Inclusion in Origin/Destination/Third countries
Typology
Period of implementation
Assistance and social inclusion
Since 2007
Geographical area covered
Belgrade
ASTRA Day Centre was developed based on five years of experience in providing direct assistance to trafficked
persons and the assessment of their needs and wishes. For many years, after identification, trafficked persons
were either accommodated in shelters, state institutions, or returned to their families. Assistance programmes
for those not accommodated in shelters or who left the shelters did not exist. ASTRA Day Centre targets all
types of victims of trafficking, regardless of their gender, age, nationality, religion, or race. And it provides them
with legal, medical, and psychological assistance for reintegration. Trafficked persons also receive professional
trainings, support in returning to school, economic empowerment trainings, and psychophysical empowerment
(self-help groups, yoga, psychodrama, sports activities, creative workshops). The basic purpose of ASTRA Day
Centre is a coordinated implementation of preventive-educational activities for long-term post-traumatic
treatment of trafficked persons. The approach is holistic, interdisciplinary, client-oriented, being followed by
constant monitoring work. Presently, Serbia has no systematic trafficking prevention programme supported by
the government, even if the number of identified victims of domestic trafficking is increasing. In the past few
years, the beneficiaries have recognised the Centre as a safe place that offers various activities and
opportunities for individual growth/development.
(Potential) Victims of trafficking in human beings
- To provide access to long-term assistance for the victims’ physical, psychological and social reintegration.
- To improve legal status of trafficked persons and ensure that their rights/interests are foreseen in the
institutional procedures.
- To contribute to a durable social inclusion of trafficked persons and to avoid their re-trafficking.
- To prevent trafficking of potential victims.
- Legal aid: work contracts; legal representation of victims in civil and criminal proceedings.
- Psychological assistance: Psychotherapy provided by psychotherapists; psychiatrist; counselling by SOS
consultants; Self-help groups, enabling clients to support and advice each other. Their aim is to create a
social network, boost the members’ self-esteem, and increase the quality of life; psychodrama group therapy
explores significant life events and relations impacting on the clients’ personal and interpersonal
development. The rules are: session continuity and confidentiality; good intention/mutual support; including
new clients (with a 3 months duration).
- Medical assistance: providing treatment and medical care (general/specialised check-ups, treatments,
medical therapy, lab analysis, HIV + STD testing, dental treatments); forensic medical examination. The
services are offered on a signed Memorandum on Cooperation between ASTRA and a clinic.
- Tutoring: additional classes organised in Day Centre for clients continuing their education. These are 90
minute-long, individual classes conducted by ASTRA consultants or experts.
- (Creative) workshops: aim to support clients’ creative expression by crafting jewellery/decorations. Other
workshops include information and prevention on human trafficking.
- Socialising activities: contribute to developing cultural behaviour, engage clients in social events, help them
to develop communication skills: visits to the theatre, cinema, museum, one-day field trips, self-defence
programme, yoga and sports activities.
- Economic empowerment trainings: offered for obtaining basic skills and knowledge in the process of
professional reinsertion (search, interviews, further education, and business establishment):
o
Courses for professional development and qualifications: high school education; specialised courses in
addition to basic education.
o
Courses for acquiring additional skills: foreign languages and PC skills conducted at the Day Centre’s
premises and/or in specialised schools.
o
Preparation for job seeking (workshops: –clients receive information on job seeking, contacts of
potential employers, practise job interviews, write CVs and motivation letters.
- POPCORN and “Relaxed” programme: informal gatherings, where clients spend time together, watch
movies, use the library, cook, and use the Internet.
Methodology:
Case managers and clients develop the individual reintegration plans, consisting in the description of victim’s current
situation in terms of: safety, health, psychological, legal status, family/housing situation, assistance provided by ASTRA
and other organisations. The individual reintegration plan is done according to clients’ wishes/expectations granting
them an active role in its development. Through regular feedback, clients are motivated to reach the goals in the plan,
as the case manger has a clear picture of the progress. The systematic monitoring of the individual plan allows for the
prompt adjustment of the focus of the reintegration plan. In the long run, this approach enables the correction of
shortcomings and the implementation of a fully tailored made plan.
Tools:
Telephone calls/call sheet; interviews/interview sheet; individual plan sheet; monthly/6-month monitoring
sheet/report
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
86
Resources
Results
Learning from the case
Weaknesses/Difficulties
Transferability
Contact details
- 1 Coordinator
- Day Centre premises
- 4 SOS Hotline operators
- Car
- 4 Consultants
- Mobile/Landline phones
- 2 Therapists
- Computers
- 1 Supervisor
- Lawyers
- Volunteers
Funding by: 55% Sigrid Rausing Foundation; 15% Oak Foundation; 15% UN Trust Fund; 1 5% Save the Children
Norway (as of 2011)
Outcomes for final beneficiaries:
- Improved status and recognition in legal/administrative procedures
- Improved capacities to deal with PTSD consequences
- Improved psychological and physical health
- Improved living conditions and safety issues solved
- Increased access to employment and economic empowerment.
Strengths:
- ASTRA Day Centre is recognized by (potential) beneficiaries and relevant institutions/organizations
- Development of new methodology and tools
- Informal method of tutoring (through playful activities)
- Assistance work organised in accordance with individual reintegration plans developed with the participation
of clients’ and based on their needs.
Innovation
- Activities are designed with the beneficiaries
- New, innovative services, methodologies and tools – their design, testing, development, and implementation
Factors negatively impacting on reintegration:
- The quality, intensity and duration of assistance programmes
- Levels of expertise and motivation of staff in institutions/organisations specialised in assistance,
- Cooperation of all actors involved: establishing a network of collaborators, i.e. the referral system
- General social climate – poverty and the lack of employment opportunities (unemployment rate is over 27%),
thus it is very important to expand cooperation with the National Employment Service from the prevention
aspect to cooperation in the area of direct victim assistance. ASTRA cooperates with youth cooperatives and
has developed programmes to inform victims on job seeking and speeding up employment.
- Labour discrimination and gender inequality preventing women to access the labour market: women are the
first persons to lose their job during lay-offs and the last ones to be hired (women being mothers or pregnant
are disadvantaged), pushing women to informal labour activities and making them vulnerable to suspicious
offers.
- Weak judiciary system: obstacle for the prosecution of trafficking cases and successful granting of damages
claims.
- Social environment – readiness/capacity of the environment to accept victims. The family/community are not
informed and sensitive about human trafficking. Awareness should be raised about the violations of human
rights experienced by victims and stereotypes (i.e. victims are “just prostitutes” or “criminals”) should be
challenged.
The practice can be replicated in other towns/regions/countries.
ASTRA – Anti Trafficking Action
Tel. +381 11 33 47 817 (24/7) Fax +381 11 33 47 817
e-mail: [email protected] ; [email protected] website: www.astra.rs
87
Chart No. 14
Spain
Red Española contra la Trata de Personas (Spanish Network against Trafficking in Persons) - RECTP
Coordination between the Office of the Public Prosecutor for Foreign Affairs and Some NGOs on behalf of
Name of Practice/Programme
of the Spanish Network against Trafficking in Persons
Organisation/s
Category D
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Contact details
Other kind of intervention
Coordination among NGOs and the Office of the Public Prosecutor for Foreign Affairs in the fight against human
trafficking and in the protection of victims; advocacy and lobbying
Since March 2008
Madrid
Through the Assistant of the Public Prosecutor Coordinator for Foreign Affairs, the RECPT NGOs have also
contact with different delegates of the Prosecutor Office all over Spain to discuss given trafficking cases or
issues.
The international and EU legal instruments encourage Member States to collaborate with NGOs and other
service providers in the identification, protection and assistance to trafficked persons. In spite of the legislation
changes enacted in Spain in the last two years, NGOs have not granted the possibility to properly participate in
the decision-making processes as to anti-trafficking issues. Also against this backdrop, one of the main RECTP’s
objectives is to establish a dialogue with the main anti-trafficking institutions to improve the efficiency of
policies and measures to prevent, protect and assist trafficked persons.
In this context, the RECTP encouraged the practice to have periodic meetings with the Office of the Public
Prosecutor for Foreign Affairs. The main purpose of such practice is to foster the effective implementation of
the existing legislation and to improve the administrative practice, in order to avoid impunity and guaranteeing
trafficked persons’ rights.
(Presumed) trafficked persons for any purpose of exploitation as indirect beneficiaries
For the Office of the Public Prosecutor for Foreign Affairs, the main purpose of such collaboration is to gather
relevant information from the field, in order to ensure the protection of trafficked persons’ rights and to improve
the State anti-trafficking response. In addition, such coordination aims at establishing guidelines and good
practices between the Delegates of the Prosecutor Office all over the Spanish territory.
For the RECTP such collaboration means mainly the opportunity to report practical problems encountered in the
daily work on behalf of trafficked persons, in order to advocate and lobby for improving and/or modifying
existing legislations, policies and administrative practices.
Coordination
Monthly meetings
- 5 representatives of NGOs on behalf of RECTP
- 1 Assistant of the Public Prosecutor Coordinator for Foreign Affairs
- 1 Delegate of the Public Prosecutor for Foreign Affairs in Madrid
- Increased coordination in the fight against human trafficking and in the protection of and assistance to
trafficked persons;
- Increased knowledge of NGOs regarding national anti-trafficking strategies and policies;
- Influenced decision-making processes;
- The Public Prosecutor Office closer to the practical concerns/difficulties/challenges trafficked persons and
NGOs daily experience.
Strengths:
Innovation:
- Exchange of ideas, perspectives, needs on
- “Institutionalisation” of the practice
trafficking-related issues
- Fluid and permanent communication and
- Possibility for the NGOs to express their concerns
coordination among NGOs and a judicial institution
and to be heard
- Fostering the implementation of similar forms of
- Possibility for the NGOs to suggest
coordination among anti-trafficking NGOs and
changes/modifications/improvements to the
other relevant institutions.
existing legislations/policies/practices
The practice of regular meetings can be implemented also in other geographical areas. The Office of the Public
Prosecutor for Foreign Affairs has in fact decided to require its local delegations to adopt this practice by
involving the local anti-trafficking NGOs. From the other side, daily coordination via phone among NGOs and
the different Delegates of the Office is already functioning, in order to coordinate the actions and strategy in
relation to specific trafficking cases the Delegates are in charge of.
Red Española contra la Trata de Personas: www.redcontralatrata.org
Fiscal de Extranjería:
www.fiscal.es/cs/Satellite?cid=1240559967657&language=es&pagename=PFiscal%2FPage%2FFGE_subHomeFiscalias
88
Chart No. 15
Spain
SICAR cat
Coordination with the Regional Police (“Mossos d’Esquadra”) of the Autonomous Community
Name of Practice/Programme
of Cataluña
Organisation/s
Category D
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Contact details
Other kind of intervention
Coordination of police interventions for the purpose of assisting trafficked persons
Regular meetings for case monitoring, evaluate good practices and information exchange
Since 2009
Autonomous Community of Cataluña
In 2009 the Regional Police (“Mossos d’Esquadra”) of the Autonomous Community of Cataluña asked Sicar Cat
to coordinate the first action together during the detection/identification process.
(Presumed) trafficked persons for the purpose of sexual exploitation
- To establish a contact with the (presumed) victim and to ensure his/her protection (Police Unit)
- To ensure appropriate assistance, protection and support to trafficked persons (SICAR)
- Preparation of a joint police operation to coordinate and provide the necessary logistics (e.g.
accommodation, organisation, translators, etc.)
- Provision of full information about their rights, protection and future options by NGO professionals as soon
as trafficked persons are detected and identified by Mossos d’ Esquadra
- Regular quarterly coordination meetings
- Coordination and accompaniment of victims to court proceedings
- Clear communication channel ensuring a fluid information exchange
- Identification of partners to be involved in the coordination mechanism
- A methodology based on the following steps: plan, deploy, check and adjust
- Risk assessment reports
- Regular monitoring and assessment of the coordination mechanisms
- SICAR cat staff
- The staff of the Central Unit of Human Trafficking of Mossos d’ Esquadra
- Proper role division between NGOs professionals and police officers during the identification steps
- Better quality interventions
- Re-victimization avoided
- Information and different professional viewpoints exchanged as to the challenges and difficulties in
addressing human trafficking
- Improved anti-trafficking strategies
- Gathering, evaluation and assessment of best practices and their systematisation
- Identification of bad practices and formulation of proposals to modify/correct them.
Strengths:
Innovation:
- Common goals and shared mission and vision in
- Joint planning and implementation of activities
combating trafficking in human beings
- Systematic information and views exchange
- Networking and joining efforts from different but
complementary perspectives: persecution of crime
and protection and assistance to victims
- Creation of a space for dialogue, exchange of
information and opinions from different
professionals fields of work
The practice can be developed and implemented also by other law enforcement agencies in other geographical
areas.
SICAR cat
Website: www.adoratrius.cat
89
Chart No. 16
Spain
Accem, Amnesty International, APRAMP, AIETI, ACNUR/UNHCR, Caritas, CEAR, Confer, Federación de Mujeres
Progresistas, Fundación Cruz Blanca, Cruz Roja Española, IEPALA, Médicos del Mundo, Mujeres en Zona de Conflicto,
Organisation/s
IOM, Proyecto Esperanza, Red Cántabra contra el tráfico de personas y la explotación sexual, Save the Children,
Fundación Tierra de Hombres, Villa Teresita, Women’s Link Worldwide, Xarxa Catalana sobre la trata de personas
Name of Practice/Programme Red Española contra la Trata de Personas (Spanish Network against Trafficking in Persons) - RECTP
Category D
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Weaknesses/Difficulties
Transferability
Contact details
Other kind of intervention
Networking for improving the political, economic, social, and legal structures, as well as to foster the effective
implementation of the existing anti-trafficking legislation to protect the trafficked persons’ rights
Since 2006
Spain
The creation of the RECTP derives from the need to put together perspectives, expertise and good practices, as
well as to work in cooperation to improve the assistance to and the protection of trafficked persons. It also
intends to join and coordinate efforts to advocate and influence the national anti-trafficking policies.
(Presumed) trafficked persons for any purpose of exploitation
- Contributing to the elaboration of proposals and strategies to fight human trafficking as well as their
subsequent evaluation;
- Encouraging the effective and appropriate implementation of the existing legislation, as well as the
improvement of the practice, in order to ensure the protection of trafficked persons’ rights;
- Advocating and lobbying for legislative reforms;
- Establishing a dialogue with the main institutions engaged in the anti-trafficking field to improve the
efficiency of policies and measures to prevent, protect and assist trafficked persons;
- Fostering the coordination with other anti-trafficking networks and organisations to achieve the RECTP’s goals.
RECTP carries out its activities throughout three Working Groups (WG):
• WG on identification and referral of trafficked persons: This group works for improving the protection of
trafficked persons through proper identification, referral,, assistance, and redress, with the purpose to
advance the existing anti-trafficking policies and procedures and, eventually, to support their standardised
adoption by the competent authorities.
• WG on advocacy: This group is responsible for informing the governmental bodies about the RECTP’s concerns as to
the protection of trafficked persons and especially for encouraging the implementation of a human rights-centred
anti-trafficking legislation. The group also advocates for the adoption of necessary reforms and the transposition of
the EU legislation and other international instruments on the matter into the Spanish legal framework.
• WG on awareness-raising: It disseminates information on the RECTP’s activities and raises awareness of the
Spanish society on human trafficking and challenges to counteract it.
- Periodic WGs meetings
- 3 meetings of the RECTP’s Assembly a year
22 NGOs directly and indirectly working in the anti-trafficking field
- The Spanish Government ratified the Council of Europe Convention on Action against Trafficking in Human
Beings strongly advocated RECTP (2009)
- Drafting and publication of the Guidelines on Identification and Referral of Trafficked Persons
- Coordination with the Office of the Public Prosecutor for Foreign Affairs, throughout monthly meetings;
- Legal proposals on trafficking-related issues eventually incorporated into several instruments (e.g. National
Action Plan against Trafficking for the Purpose of Sexual Exploitation; Immigration Law and its Regulation;
National Protocol on the Protection of Trafficked Persons)
Strengths:
Innovation:
- The participation of 22 NGOs and IOs specialised on
- Network based on the will and commitment
different issues related to human trafficking enhanced the
of the organisations involved, operating
quality and the extent of the RECTP’s activities;
without specific funding;
- The network has been acknowledged as a “reference
point” on human trafficking issues at the national level;
- Creation of local networks that joined/will join the RECTP,
in order to strengthen the fight against trafficking, the
protection, and the assistance of victims at the local level.
The lack of a person specifically appointed to coordinate the RECTP activities sometimes hamper smooth
communication and information exchange among RECTP’s members.
The practice developed can be transferred also in other geographical areas of the Spanish territory. Currently,
similar networks have been implemented or are to be implemented in other Autonomous Communities:
- “Xarxa Catalana sobre la trata de personas” in Cataluña (this network is part of RECTP)
- “Red Cántabra contra el tráfico de personas y la explotación sexual” in Cantabria (this is part of the RECTP)
- Creation of “Antena Sur” in Andalucía is ongoing.
Red Española contra la Trata de Personas
Website: www.redcontralatrata.org
90
Chart No. 17
Turkey
Human Resource Development Foundation (HRDF)
Organisation/s
Name of Practice/Programme Victim Assistance Program- Istanbul Shelter
Category B
Identification, First protection
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Easy accessible services like emergency shelter, legal counselling, social and psychological support
Since 2004
Istanbul
Turkey is mostly a destination country for persons trafficked mainly for sexual exploitation. Most victims come
from East Asian countries. HRDF plays an important role in Turkey’s anti-trafficking efforts by carrying out the
“Victim Support Programme”. The Istanbul Shelter is an emergency shelter where trafficked women are
referred to once identified and granted the victim status by the law enforcement agencies. Women stay in the
shelter until they are returned to their home country by IOM. The shelter can accommodate up to six women.
Since its establishment, the Istanbul Shelter has provided services to about 500 women.
Foreign trafficked women, mainly from Ukraine, Moldova, Russia, Kyrgyzstan, Uzbekistan, and Turkmenistan.
- To provide safe, and clean accommodation to victims
- To provide information on their status, rights, options as to social, health, legal, and administrative issues
- To provide psychological counselling
- To provide health check-ups
- To assist their return process
- Health counseling and health service support: assisted women are provided with health counseling on
violence against women, sexual violence, STDs, and possible treatments. Upon their consent, assisted
women are accompanied to state hospitals to receive health care.
- Psychological support: a psychologist meets with every woman at least once during her stay in shelter and
carries out a psychological assessment. Eventually, a plan is developed, taking into consideration the
possible length of stay in shelter. If necessary, the referral to a psychiatrist is organised. Group sessions are
also conducted. In addition, burn-out seminars are provided to the shelter staff.
- Legal and administrative support: Verbal and written legal information is given on their rights in Turkey,
including the right not to be deported and repatriated and the right to apply for a six month-residence permit
(called humanitarian visa). Official letters are written with the women to relevant state authorities.
- Social support: free time activities are organised (e.g. trinket design courses, sightseeing, shopping).
Tools:
Methodology:
- Multilingual (Russian, Turkish, English)
- Direct assistance
- Leaflets on legislation, health promotion, available
- Psychological stabilisation
social and health services
- Human rights-centred counselling
- Interviews, interview sheet
- 1 Programme coordinator
- Shelter,
- 1 Shelter manager
- 2 Shelter counsellors
- Office
- 1 Part-time psychologist
- Equipment (1 mobile phone, 1 landline telephone, 1
fax machine)
- 1 Part-time doctor
- 1 Part-time trinket design trainer
Funding: from different resources each year, the percentage of state funds increased in the recent years.
- Emergency accommodation needs are met
- Emergency health needs are covered
- Psychological stability is obtained
- Increased awareness on foreigners’ rights and status
- Access to social assistance
- Increased knowledge on trends of migration flows to Turkey
- Increased knowledge on specific circumstances and needs of different target groups
- Increased knowledge on the ever-changing operational modes of traffickers
- Improved expertise on how to run a shelter
- Developed capacity to deal with government officers on trafficking-related issues
- Increased cooperation with international organisations engaged in the anti-trafficking field
- Identified gaps and problems of state-based services provided to the target groups
The practice developed can be replicated in other geographical areas. HRDF has provided technical support and
trainings for the establishment of another shelter for victims of trafficking in Turkey.
Istanbul Shelter is the first anti-trafficking shelter in Turkey. After seven years of implementation, the
government acknowledged that shelters are indispensable parts of the National Plan to Combat Human
Trafficking and decided to use the model of the Istanbul Shelter to open new shelters and asked the staff to
train professionals for new to-be-opened shelters.
Human Resource Development Foundation (HRDF)
Yenicarsi Cad. 34, Beyoglu-Istanbul - 34425 Turkey
Tel.: 0090 212 293 16 05 Fax: 0090 212 293 10 09
E-mail: [email protected] Website: www.ikgv.org
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Mainstreaming
Contact details
91
Chart No. 18
Italy
Associazione On the Road
Organisation/s
Name of Practice/Programme Indoor outreach unit (Unità mobile indoor)
Category B
Identification, First protection
Typology
Period of implementation
Low threshold services and health prevention
Since 2003
Marche and Abruzzo towns (Central Italy): Porto S. Giorgio, Fermo, Sant’Elpidio a Mare, Porto Sant’Elpidio,
Civitanova Marche, Val Vibrata-Vallata del Tronto, Pescara, Montesilvano, Silvi Marina, Francavilla al Mare
In the last few years, many changes occurred in the scenarios of prostitution and trafficking for the purpose of
sexual exploitation in the local areas where Associazione On the Road works. Such phenomena significantly
increased and the features of both outdoor and indoor coerced and free prostitution considerably changed.
Furthermore, a repressive immigration policy and the alarm produced by a bill proposal banning street
prostitution contributed to move a notable percentage of street prostitutes into indoor premises. This change
weakens their position making them more vulnerable, exploitable, and less reachable by the outreach workers.
In order to reach out to them and provide support and assistance, Associazione On the Road developed a new
service, i.e. the indoor mobile unit. The latter is performed within the framework of the harm reduction and antitrafficking actions carried out by On the Road in collaboration with local municipalities and the Social assistance
and integration Programme provided by the Immigration law (D.Lgs. 286/98), co-funded by the Italian
Department for Equal Opportunities.
Prostitutes, victims of trafficking: mainly female and foreign (Eastern European and South American nationals)
Provide information on social, health, and legal issues to the target in order to:
- Raise their awareness
- Identify cases of exploitation and trafficking
- Grant support and assistance
- Improve harm reduction behaviours for the benefit of the target and the local community
- Observation and mapping out: search of phone numbers/chat-lines/e-mail addresses in
newspaper/magazines/websites; first telephone contact as a false client to obtain information (sexual
services provided, use of condoms, prices, addresses or working area...); creation and updating of a database
with information gathered
- Direct contact and visit, and needs assessment: phone call as a social worker, explanation of the NGO’s work
and offer of help (e.g. medical examinations and visits, legal counselling, etc.); offer to meet either in the
place where the person works or lives or in a “neutral” place (bar, commercial store, etc.);
- Social, health, legal, and psychological counselling, and needs assessment: meeting the person in a place
s/he chooses; making sure it is safe for both social workers and the assisted persons; provide multilingual
information material on HIV and other sexually transmitted diseases, local social and health services, legal
issues; inviting the person to visit the NGO’s drop-in center or other meeting points where s/he can talk with
a lawyer, a psychologist, a social worker, or a cultural mediator.
- Protection, referral, and first assistance of trafficked persons: the outreach workers provide full information
about the protection programme and offer the presumed trafficked person to join it.
Methodology:
Tools:
- Direct contact with the target
- Local papers (classified ads)
- Needs assessment
- Telephone calls
- Harm reduction approach
- Call sheet
- Mapping out
- Interviews
- Networking
- Interview sheet
- Accompaniment sheet
- Mapping-out sheet
- Monthly activity sheet/report
- Multilingual information leaflets on legislation, health
promotion, available social and health services
- 1 Coordinator/operator
- 1 Car
- 4 Operators
- Mobile/landline phones
- 1 Nigerian intercultural mediator
- Office/drop in centre
- Volunteers
- 1 Supervisor
Funding provided by:
70%: Government – Italian Department for Equal Opportunities
30%: Marche, Abruzzo, and Molise Regione, Provinces of Ascoli Piceno, Teramo, Macerata, Pescara,
Municipalities of Pescara and Francavilla al Mare.
- Increased awareness of final beneficiaries on rights and duties and available opportunities
- Adoption of harm reduction behaviours on the part of free and coerced prostitutes
- (Greater) Access to local social and health services by free and coerced prostitutes
- Access to social assistance and integration schemes for trafficked persons
- Social and labour inclusion of trafficked persons in the local or other geographical areas
- Strengthening of the local network of service providers and agencies engaged in the fight against sexual
exploitation and trafficking in human beings.
Geographical area covered
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
92
Learning from the case
Transferability
Mainstreaming
Contact details
Strengths:
Innovation:
- Contact with a new segment of the target group - Testing of new working methodology and tools
generally assisted
- Implementation of a new and innovative service
- Acquisition of knowledge on indoor
- Identification of trafficked persons in premises
prostitution/sexual exploitation/trafficking
traditionally unreachable by social workers
- Development of new methodology and tools
The practice developed can be replicated in other geographical areas.
The indoor outreach unit is a structural part of On the Road’s activities funded by local authorities and central
institutions as part of their social policies to fight trafficking and to promote the social and health well-being of
prostitutes and citizens.
Associazione On the Road
Via delle Lancette, 27-27A - 64014 Martinsicuro (TE), Italy
Tel. +39 0861 796666 – 762327
Fax +39 0861 765112
E-mail: [email protected]
Website: www.ontheroadonlus.it
93
Chart No. 19
Germany
KOOFRA e.V., Coordination Centre against Trafficking in Women
Organisation/s
Name of Practice/Programme Counselling, including care and psychosocial support, provided by cultural mediators
Category B
Identification, First protection
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
First protection
Since 1999
Hamburg and places of origin/ destination in cases of long-distant counselling via phone, mail or postage.
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Contact details
Information, counselling, and support provided by carers coming from the same country and speaking the same
language of the assisted persons (i.e. cultural mediators) is crucial for several reasons:
- Not speaking German and not being familiar with German regulations and laws can lead to feeling
powerlessness and result into a limited capacity to act. Counselling in the mother tongue eliminates the
“speechlessness” and enables the assisted person to verbalise thoughts and problems.
- Counselling assisted persons in their native language by cultural mediators from their own country avoid
misunderstandings.
- Sharing the same national cultural background allows the cultural mediators to be fully aware about the
living and social features of the country of origin of the assisted person. It also contributes to develop mutual
understanding.
- Counselling in the mother tongue makes it easier to develop a relation of trust between the cultural mediator
and the assisted persons.
- Counselling by cultural mediators speaking the same language channels the idea that migrants can stand
their ground in Germany. Consequently, assisted persons can overcome fears and gain confidence in their
situation.
Trafficked women
- To support and stabilise trafficked women
- To inform them about their rights and future opportunities
- To empower them to make self-determined decisions about testifying or not against their traffickers
- Social counselling
- Psychological support
- Legal counselling
- Accompaniments to the social and immigration services
Accompaniment to the healthcare services
- The cultural mediators work on demand, get work orders, give regular reports to and get feedback from the
office
- Evaluation questionnaires filled in by the assisted women at the beginning and the end of a counselling
session
- Regular training for cultural mediators (at least twice a year) on, inter alia, intercultural and psychological
counselling skills when working with traumatised women, basic knowledge of laws.
- Monthly team meetings to discuss about the cases and share information and know how about political
developments and human trafficking-related issues.
- 2 Project coordinators
- Office
- A team of cultural mediators
- Landline/mobile phones
- 1 external case supervisor
KOOFRA is largely financed by the Free Hanseatic State of Hamburg
good experiences working with cultural mediators
Strengths:
- Provide professional care in the language spoken
by the assisted women
- Shorten the time needed to build a relationship of
trust between a carer and the assisted person
- Convey positive image about the social and labour
inclusion of migrants in Germany
Difficulties:
- To secure funding to ensure the services provided
by the team of cultural mediators.
- The assisted women’s needs are complex and have
changed in the last years.
-
We had to limit the work of the carers recently, as
the demand rose, which made it very hard to secure
a responsible counselling. We are trying to secure
the needed finances.
The practice can be replicated in other geographical areas.
KOOFRA - Coordination Centre against Trafficking in Women
Postfach/P.O. Box 30 61 44, 20327 Hamburg, Deutschland/Germany
Tel: +49-(0)40-67 999 757 Fax: +49-(0)40-67 999 758
E-mail: [email protected]
Website: www.koofra.de
94
Chart No. 20
Azerbaijan
NAHTAZ - Network against Human Trafficking in Azerbaijan
Organisation/s
Name of Practice/Programme “We are stronger together”
Category A
Prevention, Training and Research
Typology
Period of implementation
Geographical area covered
Information and awareness campaigns
Since 2009
Azerbaijan
Since 2010, the Network implemented projects on identifying victims of trafficking in human beings and forced
labor, protection of women and children from violence, providing long-term legal assistance to potential human
trafficking victims and detected/identified victims, carrying out legal research, and representation of trafficked
persons during legal proceedings. Information and awareness campaigns represent one of the core activities
carried out by Nahtaz for developing and distributing educational materials, with the aim to increase the
understanding of the phenomenon of trafficking and on the realities of migration, as well as to raise awareness
on available preventive support mechanisms among secondary school and universities students, their teachers,
and parents through and within the local educational institutions. Through a specifically developed training
module, teachers are trained to evaluate the risks of trafficking so that they are trained to train other teachers
and students (aged 15 to 25).
Students, teachers
- To raise awareness
- To increase the knowledge and the experience of teachers and students
- Organisation of trainings for trainers (teachers)
- Organisation of trainings for students
- Preparation of special training modules and handout materials.
- Interaction
- Verbal communication
- Role playing
- Networking
10 Trainers
8 Volunteers
- More than 100 students trained
- Cooperation created between the different schools, universities and teachers from different regions
- Preparation of specific training modules
- Schools and universities are the best spaces to raise public awareness
- Involvement of schools’ and universities’ staff members
The project will be implemented in other regions of Azerbaijan
NAHTAZ - Network against Human Trafficking in Azerbaijan
Tel + 99450 3388072 + 99412 4327625 Fax + 99450 3388072
E-mail [email protected] Website www.nahtaz.org www.ayafe.com
Background information
Target group/s
Objectives
Activities
Methods and tools
Resources
Results
Learning from the case
Transferability
Contact details
95
STUDI DI CASO
Organisation:
Adpare
Country:
Romania
1. How has your NGO been involved in
managing a transnational cooperation
case together with other NGOs (and
other organisations/institutions) settled
in other countries to support a victim of
trafficking? What was the specific need
to be addressed (e.g. voluntary and
assisted return; contacts with the family
in the origin country; etc.)?
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the
victim (or with the case)?
4. What were the problems and
obstacles faced?
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been
involved in the process, with which role
and responsibilities?
6. How were the problems and obstacles
dealt with? Were they overcome or not?
In which way? Which procedures have
been adopted? Were they already in
place or have they been defined
specifically for the case? Please also
provide a description of the steps of the
intervention with the involved
agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate
with the other organization/s? Do you
share a protocol of intervention, a set of
shared procedures?
8. If you were not directly in touch with
the trafficked person, how did you assess
her/his real conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement
to protect the privacy of the trafficked
person, in exchanging information with
your partners?
10. Please provide a description of
successful procedures (what worked) and
of unsuccessful procedures (what did not
work) in the case (or cases) you choose to
describe
11. Please provide a description of tools
you possibly used to implement the
ADPARE works since 2003 in the field of assistance and protection for national and foreign trafficked persons. Throughout the years, ADPARE
has developed strong cooperation links with some anti-trafficking NGOs of the main destination countries, including Sweden, Denmark,
France, Italy, Spain, Germany, Great Britain, and Belgium. It is a non-formalised cooperation set up to fasten case referral and provide safe
assistance opportunities, either in the origin or in the destination countries. The collaboration usually targets:
- Case referral and risk & needs assessment; information on assistance initiatives in the destination country and legal rights; psychological
support by phone; family tracing, contact, and mediation; submission of social enquiries and family evaluation to key actors;
- Case identification, i.e. information gathering on victims with no papers, mentally challenged, etc.;
- Data exchange to organise the voluntary assisted return or the social and labour inclusion programme in the destination country;
- Planning the individual reintegration plan with the NGO in the destination country and the assisted person. In some cases, internal case
referral in Romania is also considered;
- Transit assistance (2-3 weeks) to victims reintegrated into the destination countries returning to Romania to fulfil given formalities (e.g. ID
renewal; social status clarification; child custody; family reunification abroad);
- Organisation of travels for victims required to return to the destination countries for court hearings or judicial proceedings;
- Information exchange for case monitoring and follow-up.
The case hereafter described concerns the assisted voluntary return of a country national.
Gender:
Age:
Type of exploitation:
Male
Adult
Sexual services
Forced begging
Female
Minor
Forced marriage
Forced illegal activities
Transgender
Servitude for debts
Forced labour
How was the person
Other: The victim was recruited by a
What was the victim proposed?
recruited?
friend, who arranged the kidnapping with
Job promise
Friend
Newspaper ad
the trafficking network, by inviting her to go Invitation abroad
Kidnapped
Acquaintance
to a club in a nearby town.
Marriage promise
Spouse
Was forced
Relative
The victim was referred by e-mail by a partner NGO from a destination country.
The reintegration process in the destination country was not an option, as the victim utterly expressed the need to return to her family. Yet,
several challenges were identified:
- The trafficking network knew the address of the family as they were living nearby;
- The network had been constantly pressured the victim’s family and threatened her sister;
- No residential facility was available in the victim’s area of origin;
- The family was supportive but had insufficient resources (no electricity, no running water, small house; ineligible for state social support);
- Very few professional opportunities available in the origin area.
Once contacted by the foreign NGO, ADPARE signalled the case to the Regional Centre of the National Agency Against Trafficking in Persons
(NAATIP) to request a social enquiry and the family assessment to the State Social Assistance Department. The documents were translated and
forwarded by ADPARE to the foreign NGO. The data package was forwarded by ADPARE to the Central unit of NAATIP together with the request
of collaboration to organise the victim’s accompaniment from the airport to the ADPARE transit shelter. The information exchange involved: the
judicial authorities of the destination country, the foreign NGO, ADPARE, NAATIP, and the Romanian authorities (process duration: 2 months).
The obstacles strictly referred to the assistance and protection measures to be implemented for ensuring the victim’s safety:
- The victim was included in a two week-residential assistance programme implemented by ADPARE with NGO Pro Women’s Dignity Commission.
- Eventually, the victim moved to a non-residential facility and visited the counselling centre twice a week for psychological, financial, budget
management, social, and medical assistance).
- The victim received vocational counselling and was supported in her search for a safe job.
- ADPARE contacted her family to discuss the programme and the need to keep confidentiality over their daughter;
- ADPARE met with the victim’s brother in a neutral location for relationship mediation; programme and emergency help explanation.
- The Regional NAATIP Centre monitored the case.
- The Police Organised Crime Unit provided protection measures for the victim’s family.
- Case monitoring and follow-up reports were regularly sent to the NGO in the destination country.
- The foreign NGO provided updates on the trial and cooperated with ADPARE to organise a safe trip to the destination country for court hearings.
No formal protocol was signed between ADPARE and the foreign NGO but the timely cooperation and common assistance approach contributed to
promptly act, gather adequate information, and intervene. The NGOs used data gathering and intervention assessment tools developed by IOs. The
cooperation procedures were consistent with the national requirements of both countries. In Romania, the intervention protocol was compliant with
the National Identification and Referral Mechanism and the National Standards for Trafficked Victims Assistance Provision.
The foreign NGO put ADPARE in contact with the victim through bi-monthly telephone sessions. The victim could discuss assistance options,
doubts, and concerns; and receive support in her native language. These sessions contributed to reduce her anxiety, increase her adherence to
the programme in the destination country, and elaborate a coherent programme in Romania.
ADPARE obtained the victim’s verbal consent to exchange data about her trafficking story, needs, and risks with the team responsible for organising
her return and assistance. In other cases, depending on the victim’s situation or procedures involved, a written consent is required. Confidentiality is
a priority, so data is shared only with the stakeholders concerned. Only upon the victim’s request, information – especially about the form of
exploitation suffered – is undisclosed to the family, whereas no information is disclosed within the origin community.
Successful procedures:
- Cross-border cooperation between NGOs;
- NGO-NAATIP cooperation for effective assistance;
Unsuccessful procedures:
- Lack of financial resources to cover travel costs for the victim and her escort during the court proceedings (costs entirely covered by the
foreign NGO);
- Difficult job reinsertion process of the victim due to her young age, no prior working experience; the country’s economic crisis.
- Narrative Report describing the assistance activities implemented in the two countries, family background, health history; case progress;
- Assistance needs document and Individual Reintegration Plan (inputs provided by the destination country NGO to avoid overlapping of activities);
96
procedures (e.g. data sheet about the
trafficked person; template about the
trafficked person’s story etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations in order to further
improve transnational cooperation in
assisting trafficked persons?
-
Case Data (details on the family/recruitment/travel route/exploitation/pre-departure assistance) - IOM format;
Risk Assessment Form (items: physical health; emotional state; risk from the family; risk from the trafficking network; history of risk behaviours –drug
abuse; suicide attempts; self-mutilation;) elaborated by Eaves Housing - Poppy Project, UK.
Clear, operational procedures, compliant with the national legal frameworks of all countries involved;
Avoiding complex, lengthy procedures: the case referral should be done at least one month before the victim’s return;
Being open to cooperation, trusting the available assistance and protection services in the origin countries (some referrals/returns are never made due
to the lack of confidence in the competence of actors in the origin countries).
97
Organisation:
Country:
ALC
France
1. How has your NGO been involved in
managing a transnational cooperation case
together with other NGOs (and other
organisations/institutions) settled in other
countries to support a victim of trafficking?
What was the specific need to be addressed
(e.g. voluntary and assisted return; contacts
with the family in the origin country; etc.)?
ALC manages the national network for the protection of victims of trafficking in France, called “Ac.Sé”. It links 50 shelters all over the
French territory with 20 specialised NGOs. Through the hotline service, Ac.Sé gets in contact with professionals who need information or
support in assisting trafficked persons in France or in other countries.
Case: Identifying a victim of trafficking in Germany and helping her to benefit from protection and assistance.
Gender:
Male
Female
Transgender
Age:
Adult
Minor
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim
(or with the case)?
Type of exploitation:
Sexual services
Forced marriage
Servitude for debts
Forced labour
Forced
begging
Forced
illegal
activities
How was the person recruited?
What was the victim proposed?
Friend
Newspaper ad
Job promise
Acquaintance
Kidnapped
Invitation abroad
Spouse
Other
Marriage promise
Relative
Was forced
A French NGO assisting persons in prostitution contacted Ac.Sé Network for a victim located in Germany. The social workers were
informed by one of their beneficiaries that her sister was a victim of human trafficking in Germany.
4. What were the problems and obstacles
faced?
The person was imprisoned in a brothel in Germany. She did not have any possibility to escape or ask for help; she was not allowed to use
a phone. Her only resource was another woman involved in prostitution who offered her help. This woman called the victim’s sister in
France.
First difficulty: absence of direct contact with the victim. The sister living in France initiated the contact between Ac.Sé and the woman
who could speak with the victim. Second difficulty: Ac.Sé did not have a partner NGO in the German town where the victim was held.
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been
involved in the process, with which role and
responsibilities?
Ac.Sé network contacted the French Central Office for the Repression of Trafficking in Human Beings (OCRTEH). The latter contacted the
German Police, informed them about the situation and helped them with the case assessment.
6. How were the problems and obstacles
dealt with? Were they overcome or not? In
which way? What procedures have been
adopted? Were they already in place or have
they been defined specifically for the case?
Please also provide a description of the steps
of the intervention with the involved
agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with
the other organisation/s? Do you share a
protocol of intervention, a set of shared
procedures?
8. If you were not directly in touch with the
trafficked person, how did you assess her/his
real conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to
protect the privacy of the trafficked person,
in exchanging information with your
partners?
10. Please provide a description of successful
procedures (what worked) and of
unsuccessful procedures (what did not work)
in the case (or cases) you choose to describe
11. Please provide a description of tools you
possibly used to implement the procedures
(e.g. data sheet about the trafficked person;
template about the trafficked person’s story
etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations in order to further
improve transnational cooperation in
assisting trafficked persons?
Through the sister living in France, Ac.Sé Network managed to get in touch with the victim’s friend and gather some information about
the situation, the brothel, and the trafficker’s car license plate. Ac.Sé, OCRTEH, and the German Police worked together to facilitate a
Police raid in the brothel. The trafficker was able to escape with the woman. They were eventually found and stopped in Austria because
their descriptions and the trafficker’s car license plate had been issued to all police stations in Europe. The German Police referred the
woman to an NGO assisting victims of trafficking. She then had access to protection and social assistance. The relations between the
Ac.Sé Network and OCRTEH were key to provide support to the victim in spite of the absence of direct partners in Germany. International
cooperation between the French and German police was essential. This case showed the difficulties of identifying victims who are out of
sight, as no professional was able to be in direct contact with the victim. Thanks to this evaluation, this situation has been considered
important and urgent; the different agencies and professionals were able to trust and support each other.
No protocol was used for this case.
The conditions and the wishes of the victim were assessed through the direct contacts with her sister and her friend.
ALC used its standard procedure, i.e. never mentioning the full personal details but providing only the trafficked person’s last name.
What worked: Relations and full trust between partners; cooperation between NGOs and law enforcement agencies; ability to react fast;
evaluation.
What did not work: This case did not result into the establishment of a partnership with NGOs in Germany.
- Identification template
- Risk assessment template
It is important to develop and formalise clear and steady partnership between NGOs and between NGOs and law enforcement agencies.
98
Organisation:
ALC
Country:
France
1. How has your NGO been involved in
managing a transnational cooperation case
together with other NGOs (and other
organisations/institutions) settled in other
countries to support a victim of trafficking?
What was the specific need to be addressed
(e.g. voluntary and assisted return; contacts
with the family in the origin country; etc.)?
ALC manages the national network for the protection of victims of trafficking in France, called “Ac.Sé”. It links 50 shelters all over the
French territory with 20 specialised NGOs. Through the hotline service, Ac.Sé gets in contact with professionals who need information
or support in assisting trafficked persons in France or in other countries.
Case: Voluntary and assisted return to the country of origin
Gender:
Male
Female
Transgender
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim (or
with the case)?
4. What were the problems and obstacles
faced?
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been
involved in the process, with which role and
responsibilities?
6. How were the problems and obstacles dealt
with? Were they overcome or not? In which
way? What procedures have been adopted?
Were they already in place or have they been
defined specifically for the case? Please also
provide a description of the steps of the
intervention with the involved
agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with the
other organisation/s? Do you share a protocol
of intervention, a set of shared procedures?
8. If you were not directly in touch with the
trafficked person, how did you assess her/his
real conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to
protect the privacy of the trafficked person, in
exchanging information with your partners?
10. Please provide a description of successful
procedures (what worked) and of unsuccessful
procedures (what did not work) in the case (or
cases) you choose to describe
11. Please provide a description of tools you
possibly used to implement the procedures
(e.g. data sheet about the trafficked person;
template about the trafficked person’s story
etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations in order to further improve
transnational cooperation in assisting
trafficked persons?
Age:
Adult
Minor
Type of exploitation:
Sexual services
Forced marriage
Servitude for debts
Forced labour
Forced begging
Forced illegal activities
How was the person
What was the victim proposed?
recruited?
Job promise
Newspaper ad
Friend
Invitation abroad
Kidnapped
Acquaintance
Marriage promise
Other
Spouse
Was forced
Relative
An NGO partner of the Ac.Sé Network needed assistance for a victim of trafficking who wanted to return to her origin country, i.e.
Nigeria.
The main problem was the organization of her safe return to Nigeria. The victim was in danger in France and wanted to get back in the
home country but she had no documents. She escaped her traffickers and needed protection for her stay in France before the return
flight.
AcSé Network contacted OFII (the French Office for Immigration and Integration), which is mandated to support trafficked persons or
other migrants who decide to return to their origin country. AcSé Network also contacted IOM to arrange the arrival procedures in
Nigeria, i.e. support at the airport and, if needed, support for the social and labour reintegration. AcSé Network also got in touch with
the Nigerian Embassy in Paris for the travel documents of the victim.
Ac.Sé Network in Nice provided the victim with a flat in a secret place and protection measures to avoid any contact with her traffickers and
the Nigerian community. The victim decided not to testify against her traffickers. The OFII Office understood the emergency of the
situation and promptly organised her return trip to Nigeria. Because of the sound collaboration between the Nigerian Embassy in Paris and
Ac.Sé Network, the victim swiftly obtained a temporary passport and could flight back home where the IOM workers waited for her at the
airport.
Difficulties/Solutions:
- The victim did not have any papers and the procedures for obtaining a Nigerian temporary passport are lengthy. In this case, the
Nigerian consul in Paris expedited the issuance procedures, also in view of past contacts with Ac.Sé Network that informed him
about the needs of victims of trafficking. Moreover, the Nigerian Embassy helped the victim to safely reach the Embassy in Paris.
- The return procedures can be lengthy and, during the waiting time, victims can be in danger. The collaboration between AcSé and
OFII contributed to speed up the return procedures.
- The victim could have had problems to get around her origin country due to possible retaliations and threats on the part of her
traffickers. IOM allowed her to get support at the airport and to ask for assistance in case of retaliations or difficulties in the home
country.
IOM procedures for identification and assistance were used.
Ac.Sé Network was directly in contact with the victim also through a Nigerian cultural mediator.
All agencies involved regularly employ procedures to protect the privacy of individuals. When communicating with other partners,
Ac.Sé Network never used the victim’s real name.
What worked:
- Awareness raising on human trafficking and victims’ needs targeting agencies involved and other institutions
- Ability to react fast
- International cooperation
- Common identification check-list (Ac.sé-IOM)
- Cooperation with the Nigerian Embassy
What did not work:
- Due to procedural delays, the victim could have faced serious dangers. This risk was avoided because of positive interpersonal
relations with representatives of the Nigerian Embassy.
-
Screening interview for victims of trafficking proposed by IOM
Address book
It is important to develop and formalise clear and steady partnership between NGOs and between NGOs and anti-trafficking agencies
involved in transnational cooperation cases.
99
Organisation:
Astra
Country:
Serbia
1. How has your NGO been involved in managing a
transnational cooperation case together with other
NGOs (and other organisations/institutions) settled
in other countries to support a trafficked person?
What was the specific need to be addressed (e.g.
voluntary and assisted return; contacts with the
family in the origin country; etc.)?
The victim’s family contacted ASTRA SOS hotline after she had called them from the destination country and asked for help. The victim
did not reveal any detailed information about whereabouts. ASTRA contacted an NGO in Italy from the town where the woman was
located. The NGO found and assisted the woman within 24 hours. Later, ASTRA was involved in organising the safe return and acted as
the contact point between the woman and her family (while in Italy) as well as between the NGOs and the Serbian Consulate.
Gender:
Male
Female
Transgender
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the trafficked
persons (or with the case)?
4. What were the problems and obstacles faced?
Type of exploitation:
Sexual services
Forced begging
Forced marriage
Forced illegal activities
Servitude for debts
Forced labour
How was the person recruited?
What was the victim proposed?
Friend
Job promise
Newspaper ad
Acquaintance
Invitation abroad
Kidnapped
Spouse
Marriage promise
Other: Boyfriend
Relative
Was forced
The victim’s father contacted ASTRA SOS Hotline to report that his daughter was exploited and controlled by her boyfriend with whom
she went abroad for work. The first direct contact with the victim was by phone, during her stay in the Italian shelter.
The girl was not close to her parents and did not want to reveal details about her whereabouts in Italy. Her reason for leaving Serbia was to
become independent and did not want to tell her father that the job she had accepted led to her sexual exploitation. This situation hampers
her search and beginning of the assistance process. Moreover, the Serbian Consulate in Milan was changing premises at the time when the
documents for the victim’s return were to be prepared. Communication with the Consulate was very difficult and the procedure lasted
longer than usual, as the requested documents often turned out not to be necessary or the Consulate asked for additional papers.
-
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been involved
in the process, with which role and
responsibilities?
Age:
Adult
Minor
-
Associazione On the Road (Italy): the first NGO contacted that referred ASTRA to another NGO that could help finding the victim,
ensuring safety and providing assistance during her stay in Italy.
ImpSex (Brescia): an outreach unit run by a local voluntary association, which identified the victim’s location, contacted and
transferred her into a safe place.
Shelter: run by a church, it provided first assistance and safe accommodation after the victim’s identification and during the police
investigation.
Lule: another NGO, where the victim was relocated as the conditions in the church shelter were very restrictive and could not
provide the appropriate support.
Serbian Consulate in Milan: it provided travel documents for the victim since the trafficker seized her passport.
Agency for fighting organised crime (Ministry of interior, Republic of Serbia): it cooperated with the Italian police and kept regular contacts
with ASTRA. They conducted an investigation in Serbia that led to the arrests of several persons four months after victim’s identification.
6. How were the problems and obstacles dealt
with? Were they overcome or not? In which way?
Which procedures have been adopted? Were
they already in place or have they been defined
specifically for the case? Please also provide a
description of the steps of the intervention with
the involved agencies/professionals.
Putting additional pressure on the institutions’ representatives so to accelerate the procedures solved the problems ASTRA faced while
working on the case. ASTRA was in daily contact with relevant actors to coordinate different actions, focusing on the victim’s needs and
expectations. Another way to overcome the obstacles was to use ASTRA’s resources in situations in which there were no other
possibilities (i.e. ASTRA covered the travel expenses for the victim’s return to Serbia).
7. How did you manage to collaborate with the
other organization/s? Do you share a protocol of
intervention, a set of shared procedures?
Cooperation with other organisations was very accurate and their representatives were open to suggestions and agreements. Most
important was our liaison with On the Road – with which we started to collaborate a few years ago – as they contacted other Italian
organisations to involve in the case. There is no formal protocol between ASTRA and On the Road; nevertheless, the informal exchange
established is in line with the working principles aimed at the full protection of trafficked persons’ human rights.
8. If you were not directly in touch with the
trafficked person, how did you assess her/his real
conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to
protect the privacy of the trafficked person, in
exchanging information with your partners?
10. Please provide a description of successful
procedures (what worked) and of unsuccessful
procedures (what did not work) in the case (or
cases) you choose to describe
--With the consent of the victim’s father, only basic personal and location data were exchanged with the Italian NGOs partners. Communication
with relevant actors was done by phone and e-mails. Official letters were sent by post. ASTRA used only the assisted woman’s initials in e-mail
correspondence, whereas it provided full information in official letters to institutions as required for further support.
o Successful procedure: After being notified and informed by the victim’s father, ASTRA contacted On the Road in Italy. They notified the NGO
operating in the indicated location and which also had an outreach unit. According to what she told to her father, she was sexually exploited
on the street. The NGO managed to find her the next day and accommodated her in the shelter. The communication procedures are
immeasurably faster and significantly more effective than those required to follow with state institutions.
o Unsuccessful procedures: obtaining the travel documents for the victim took more time than expected. The victim, her family and
the partner NGOs were not fully informed on the procedure required by the Consulate. The latter needed a specific document from
the Italian police, which did not provided in the form requested. As there was no direct communication between the police and the
Consulate, the problem was finally solved through the mediation of ASTRA and Lule.
11. Please provide a description of tools you
possibly used to implement the procedures (e.g.
data sheet about the trafficked person; template
about the trafficked person’s story etc.)
No specific documents were used/shared as tools. Each organisation kept its own records regarding the victim’s story and carried out
the necessary actions. For more information, please see ASTRA SOS Hotline Manual http://www.astra.rs/eng/?page_id=58 (page 43).
12. What is needed and which are your
recommendations to further improve
transnational cooperation in assisting trafficked
persons?
To further strengthening transnational mechanisms to assist trafficked persons, protection procedures should be improved. Practice
shows that clear, mandatory protocols are needed to ensure the proper care of victims. Some issues still to be tackled concern
procedures as to identification, emergency assistance, return, and reintegration of victims as well as the tasks assigned to all relevant
actors involved in the procedures. A very sensitive issue concerns the lack of specific in-court procedures for trafficked children. Training
of institutional representatives directly working with trafficked persons is also an important measure to organise to ensure that victims’
rights are fully respected and an adequate needs assessment carried out.
100
Organisation:
Centre for Missing Persons` Families Support Centre
Country:
Lithuania
1. How has your NGO been involved in managing a
transnational cooperation case together with other
NGOs (and other organisations/institutions) settled
in other countries to support a victim of trafficking?
What was the specific need to be addressed (e.g.
voluntary and assisted return; contacts with the
family in the origin country; etc.)?
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim (or with
the case)?
4. What were the problems and obstacles faced?
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been involved in
the process, with which role and responsibilities?
6. How were the problems and obstacles dealt with?
Were they overcome or not? In which way? Which
procedures have been adopted? Were they already
in place or have they been defined specifically for
the case? Please also provide a description of the
steps of the intervention with the involved
agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with the
other organization/s? Do you share a protocol of
intervention, a set of shared procedures?
8. If you were not directly in touch with the
trafficked person, how did you assess her/his real
conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to protect
the privacy of the trafficked person, in exchanging
information with your partners?
10. Please provide a description of successful
procedures (what worked) and of unsuccessful
procedures (what did not work) in the case (or
cases) you choose to describe
11. Please provide a description of tools you possibly used
to implement the procedures (e.g. data sheet about the
trafficked person; template about the trafficked person’s
story etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations in order to further improve
transnational cooperation in assisting trafficked
persons?
Established in 1996, Missing Persons` Families Support Centre (MPFSC) is an NGO providing assistance to trafficked persons sexually
exploited and to relatives of missing persons. MPFSC cooperates with many foreign NGOs, international organisations, and
embassies from different countries, including Poland, Belgium, France, Great Britain, Denmark, Sweden, Norway, Finland, and USA.
The case of transnational cooperation hereinafter described concerned a Lithuanian trafficked women returning from Switzerland.
MPFSC was contacted by the International Organization for Migration (IOM) Vilnius office to provide temporary accomodation,
food, medical assistance, psychological counselling, legal aid, social assistance, and job search support.
The Centre cooperated with Psychiatric University Clinic in Zurich and exchanged information about the victims current medical
condition, her medical case history and what further measures must be taken related with victims health issue. Also MPFSC
cooperated in this case with Swiss NGO from where the victim was referred back to Lithuania in order to get the brief description of
the victims trafficking story and detailed psychiatric information.
Age:
Gender:
Type of exploitation:
Male
Adult
Sexual services
Forced begging
Female
Minor
Forced marriage
Forced illegal activities
Transgender
Servitude for debts
Forced labour
How was the person
What was the victim proposed?
recruited?
Newspaper ad
Job promise
Friend
Kidnapped
Invitation abroad
Acquaintance
Other
Marriage promise
Spouse
Was forced
Relative
IOM Vilnius office contacted MPFSC.
The victim was diagnosed with mental disorders. She also suffered from hypochondria. She could not live in the shelter with other
victims due to her aggressive behavior, lack of social skills, and tendency to show distorted interpretations of reality. Against this
backdrop, her social and labour reintegration process was very challenging.
- IOM Vilnius office cooperated with the Swiss NGO FIZ and eventually referred the victim to MPFSC for further help.
- The Psychiatric University Clinic of Zurich cooperated with MPFSC and exchanged information about the victim’s medical history
and conditions, and health measures to be taken for further treatment.
- The Swiss NGO FIZ provided the victim with first assistance and support, including temporary accommodation, and covered the
travel expenses to return her to Lithuania. It also fully informed MPFSC about the victim’s personal and medical history.
MPFSC provided the victim with temporary accommodation, medical treatment and psychological counseling, and other support
measures. The victim joined MPFSC social and labour reintegration programme and attended massage courses. MPFSC also reached
an agreement with the Social Support Unit of the Municipal Social Affairs Department to accommodate the victim in a special
pension, where she could be provided with the necessary medical and psychological support, and to financially support other
measures and living costs. To overcome all obstacles, MPFSC cooperated with other relevant stakeholders, i.e. they promptly
exchange all necessary information via official letters and required forms, e-mails and phone calls. Anonymity and confidentiality
were always respected and the victim’s written consent always sought. Cooperation with IOM Vilnius office was regulated by
procedures formally set out by IOM. Once the IOM referral procedures were completed, MPFSC established direct contacts with the
Psychiatric University Clinic of Zurich and the Swiss NGO Fiz to get full information about the victim’s trafficking story, medical
history, support measures provided, needs to meet and measures to provide.
Cooperation with foreign NGOs, international organisations, and other stakeholders is generally based on oral cooperation
agreements, which – throughout the years – led to the development of shared procedures. With some partner organisations, MPFSC
signed partnership declarations including set of common procedures, membership conditions, and code of ethics. The same
procedures and code of ethics are employed also with partners cooperating under oral agreements, as it occurred for the case here
described. Forms were signed to transfer the victim to MPFSC for further care. Information exchange complied with data protection
regulations and counselling was protected by professional secrecy and confidentiality.
MPFSC was directly in touch with the trafficked person.
In exchanging information, number codes or initials were used instead of the victim’s personal data. Also the address of the MPFSC
shelter was never made public for safety reasons. Personal data can be provided only upon legal requests and the written consent of
the victim.
Successful procedures:
- Prompt information and documents exchange by e-mails, phone calls, and mail.
Unsuccessful procedures:
- Transfer the victim back to Lithuania because of the lack of funds for the travel expenses and the daily allowance to temporarily
support the victim with no place to stay and income.
Sheet about the trafficked person
Template about the trafficked person’s story
Official complaint to the local law enforcement institutions
Letters with the requests of the required or provided information
Establishment of an international network against human trafficking composed of NGOs and institutions so:
- To exchange and store data faster and more effectively;
- To better operationally cooperate across borders;
- To swiftly identify and contact counterparts in foreign countries;
- To better monitor the development and trends of human trafficking as well as to gather statistics;
- To exchange work experience and share good practice to improve professional skills and knowledge as to transnational
cooperation.
101
Organisation:
Centre for Missing Persons` Families Support Centre
Country:
Lithuania
1. How has your NGO been involved in managing a
transnational cooperation case together with other
NGOs (and other organisations/institutions) settled
in other countries to support a victim of trafficking?
What was the specific need to be addressed (e.g.
voluntary and assisted return; contacts with the
family in the origin country; etc.)?
Established in 1996, Missing Persons` Families Support Centre (MPFSC) is an NGO providing assistance to trafficked persons sexually
exploited and to relatives of missing persons. MPFSC cooperates with many foreign NGOs, international organisations, and
embassies from different countries, including Poland, Belgium, France, Great Britain, Denmark, Sweden, Norway, Finland, and USA.
The case of transnational cooperation hereinafter described concerned a Lithuanian trafficked women returning from Germany and
her collaboration with the German and Lithuanian police authorities investigating her human trafficking case. Through the MPFSC
lawyer, the victim cooperated with the German Federal Criminal Police, the Lithuanian Police, the local Police department, and the
Prosecutor’s Office.
Gender:
Type of exploitation:
Age:
Male
Adult
Sexual services
Forced begging
Minor
Forced marriage
Female
Forced illegal activities
Servitude for debts
Transgender
Forced labour
How was the person
What was the victim proposed?
recruited?
Newspaper ad
Job promise
Friend
Kidnapped
Invitation abroad
Acquaintance
Other
Marriage promise
Spouse
Was forced
Relative
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim (or with
the case)?
4. What were the problems and obstacles faced?
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been involved in
the process, with which role and responsibilities?
6. How were the problems and obstacles dealt with?
Were they overcome or not? In which way? Which
procedures have been adopted? Were they already
in place or have they been defined specifically for
the case? Please also provide a description of the
steps of the intervention with the involved
agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with the
other organization/s? Do you share a protocol of
intervention, a set of shared procedures?
8. If you were not directly in touch with the
trafficked person, how did you assess her/his real
conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to protect
the privacy of the trafficked person, in exchanging
information with your partners?
10. Please provide a description of successful
procedures (what worked) and of unsuccessful
procedures (what did not work) in the case (or cases)
you choose to describe
11. Please provide a description of tools you possibly used
to implement the procedures (e.g. data sheet about the
trafficked person; template about the trafficked person’s
story etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations in order to further improve
transnational cooperation in assisting trafficked
persons?
The Lithuanian Police Witness and Victim Protection Office contacted MPFSC to assist the victim returned from Germany.
The victim was afraid to contact the Lithuanian Police to press charges against her trafficker due to the fear of retaliation and poor
knowledge about the law and the related procedures. Furthermore, it took time to start the investigation in Lithuania as the crime
had been committed in Germany due to procedural reasons, including the lack of the victim’s complaint submitted to the local law
enforcement agencies and the wrong information about the victim still being in Germany and not willing to cooperate in the police
investigation.
- Lithuanian Police Witness and Victim Protection Office: referred the victim to MPFSC.
- German Federal Criminal Police Office: sent the available information on the case to the Lithuanian Police and, eventually, to the
Lithuanian Prosecutor General’s Office and asked to start the case investigation in Lithuania It also cooperated with MPFSC
providing information about the case and the procedures to initiate the pre-trial investigation in Lithuania.
- Mažeikiai Police Department: received the victim’s complaint and started the pre-trial investigation. It also cooperated with
MPFSC providing the Centre with updates about the case investigation developments.
The victim was afraid to contact the Lithuanian Police and feared the trafficker’s retaliations. The Lithuanian Police Witness and
Victim Protection Office referred the victim to MPFSC, where she could recovered and be provided with temporary accommodation;
food; clothes; social, psychological, medical, and legal assistance; and job search support.
The MPFSC lawyer contacted the German police officers responsible for the investigation and got detailed information about the
case and procedures to start the investigation also in Lithuania. With the support of the MPFSC lawyer, the victim pressed charged
against her trafficker and, thus, the Lithuanian police started to investigate the case too. Then, the lawyer informed the Prosecutor
General’s Office about the victim’s presence in Lithuania and her willingness to cooperate.
MPFSC has an agreement with the Lithuanian Police Witness and Victim Protection Office on information exchange, documents
submission, protection of personal data, respect of professional and confidentiality secrecy, code of ethics, free of charge services.
The adopted collaboration procedures were already in place.
MPFSC was directly in touch with the trafficked person.
In exchanging information, number codes or initials were used instead of the victim’s personal data. Also the address of the MPFSC
shelter was never made public for safety reasons. Personal data can be provided only upon legal requests and the written consent of
the victim.
Successful procedures:
- Prompt information and documents exchange by e-mails, phone calls, and mail.
Sheet about the trafficked person
Template about the trafficked person’s story
Official complaint to the local law enforcement institutions
Agreement with the Lithuanian Police Witness and Victim Protection Office
Letters with the requests of the required or provided information
Establishment of an international network against human trafficking composed of NGOs and institutions so:
- To exchange and store data faster and more effectively;
- To better operationally cooperate across borders;
- To swiftly identify and contact counterparts in foreign countries;
- To better monitor the development and trends of human trafficking as well as to gather statistics;
- To exchange work experience and share good practice to improve professional skills and knowledge as to transnational
cooperation.
102
Organisation:
Centre to Protect Victims and Prevent Trafficking in Human Beings (PVPT)
Country:
Kosovo
1. How has your NGO been involved in managing a
transnational cooperation case together with other
NGOs (and other organisations/institutions) settled
in other countries to support a victim of trafficking?
What was the specific need to be addressed (e.g.
voluntary and assisted return; contacts with the
family in the origin country; etc.)?
Due to political problem and the lack of cooperation between source and destination countries, PVPT had to directly arranged the
return process of foreign trafficked persons in collaboration with the NGO “Atina” from Serbia.
Gender:
Male
Female
Transgender
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim (or with
the case)?
4. What were the problems and obstacles faced?
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been involved in
the process, with which role and responsibilities?
6. How were the problems and obstacles dealt with?
Were they overcome or not? In which way? What
procedures have been adopted? Were they already
in place or have they been defined specifically for
the case? Please also provide a description of the
steps of the intervention with the involved
agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with the
other organisation/s? Do you share a protocol of
intervention, a set of shared procedures?
8. If you were not directly in touch with the
trafficked person, how did you assess her/his real
conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to protect
the privacy of the trafficked person, in exchanging
information with your partners?
10. Please provide a description of successful
procedures (what worked) and of unsuccessful
procedures (what did not work) in the case (or cases)
you choose to describe
11. Please provide a description of tools you
possibly used to implement the procedures (e.g.
data sheet about the trafficked person; template
about the trafficked person’s story etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations in order to further improve
transnational cooperation in assisting trafficked
persons?
How was the person
recruited?
Friend
Acquaintance
Spouse
Relative
Age:
Adult
Minor
Newspaper ad
Kidnapped
Other
Type of exploitation:
Sexual services
Forced marriage
Servitude for debts
Forced labour
Forced begging
Forced illegal activities
What was the victim proposed?
Job promise
Invitation abroad
Marriage promise
Was forced
The trafficked person was referred to PVPT Centre by the Special Police Anti-Trafficking Unit of Kosovo.
Main obstacles faced:
- Emotional and mental distress of the victim due to the lengthy bureaucratic return procedures;
- Lack of cooperation between the governments of Kosovo and Serbia;
- Impossibility to confirm at first her origin country and make possible her repatriation through national institutions involved in the
case;
- The trafficked person stayed n Kosovo for almost 11 months and was initially accommodated by ISF, the shelter under the
Ministry of Justice and, eventually, by PVPT that assisted her through the assistance programme.
- THBS-Special Police Unit: mandated to identify, protect and bring the victim to the border point.
- IOM mission in Kosovo: repatriated most PVPT foreign victims to their home countries.
- Ministry of Labour and Social Welfare: responsible for the victim’s social well-being in Kosovo.
- ISF Shelter: mandated to accommodate high-risk trafficked persons, who can leave ISF when the level of risk decreases.
- PVPT Rehabilitation Center: offers shelter and a daily programme to low- and medium-risk victims as well to potential victims of
trafficking.
- NGO Atina (Serbia): confirmed the victim’s identity; traced the victim’s family; met the victim at the border and provided her with
accommodation and support services in Serbia.
- Serbian Police: picked the victim up at the border.
The long delay in returning the trafficked person was the main obstacle faced. PVPT Centre then acted as follows:
- Taking into account, the victim’s age (58) and the lack of institutional support, PVPT Centre in cooperation with THBS Police
tried to accommodate her in the Centre for people without family care in Pristina, with the aim to provide her with a long-term
support. The victim agreed to this possible option.
- The request was rejected because the victim was not a Kosovar citizen. To identify other options, PVPT convened a meeting of
the Direct Assistance Group, which agreed upon tasks to fulfil by each partner to speed up the return process.
- Unfortunately, no member of the Direct Assistance Group achieved any foreseen positive results.
- Then, PVPT successfully returned the victim to Serbia in cooperation with the Serbian NGO “Atina”.
- THBS drove the returnee to the border, where a Serbian police officer and an Atina’s staff member picked her up. The victim was
then accommodated in a national shelter in Serbia and provided with the necessary services.
See supra.
PVPT was in direct contact with the victim since it accommodated and assisted her in the PVPT Rehabilitation Center/Shelter.
PVPT employs a Confidentiality Statement that protects the privacy of the beneficiary. Each PVPT employee, consultant or
volunteer who works directly with the assisted beneficiaries are obliged to sign the Confidentiality Statement. The latter requires
neither to disclose the location of the Centre nor the identity of beneficiaries assisted. PVPT staff exchanged with its partners only
relevant information regarding the identity, past experience and the health status of the victim.
Successful procedure:
- Good and professional transnational cooperation between NGO “Atina” from Serbia and the PVPT Centre for the victim’s return to Serbia
Unsuccessful procedure:
- Political issue between countries resulted in the delay of the victim’s return.
- Case File Individual Forms (Case Admission Form, Regulation, Statement for a Volunteer Stay, Beneficiaries’ Permission Letter
for Sharing Information, Authorising letter from the officials who refer a minor case for conducting medical services, Individual
Action Plan, Register Letter of conducted Services and special Visits, Transfer Forms, Final Case Evaluation Form)
- Daily/weekly/monthly activity and case reports
- Pre and Post Activities’ Evaluation Forms
- Beneficiaries’ Suggestion Anonymous Box
- Monitoring Templates
-
Development of shared procedures and tools to collaborate across borders
103
Organisation:
Femmes en Détresse
Country:
Luxembourg
1. How has your NGO been involved in managing a transnational
cooperation case together with other NGOs (and other
organisations/institutions) settled in other countries to support a
victim of trafficking? What was the specific need to be addressed (e.g.
voluntary and assisted return; contacts with the family in the origin
country; etc.)?
Since 2009, Femmes en Détresse has been involved in the management of one case of transnational cooperation
concerning a trafficked person willing to voluntarily return to her origin country.
Gender:
Male
Female
Transgender
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim (or with the case)?
4. What were the problems and obstacles faced?
5. Which national, local or international authorities/agencies (if any)
have been involved in the process, with which role and
responsibilities?
6. How were the problems and obstacles dealt with? Were they
overcome or not? In which way? Which procedures have been
adopted? Were they already in place or have they been defined
specifically for the case? Please also provide a description of the steps
of the intervention with the involved agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with the other organization/s?
Do you share a protocol of intervention, a set of shared procedures?
8. If you were not directly in touch with the trafficked person, how did
you assess her/his real conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to protect the privacy of the
trafficked person, in exchanging information with your partners?
10. Please provide a description of successful procedures (what
worked) and of unsuccessful procedures (what did not work) in the
case (or cases) you choose to describe
11. Please provide a description of tools you possibly used to
implement the procedures (e.g. data sheet about the trafficked
person; template about the trafficked person’s story etc.)
12. What is needed and which are your recommendations in order to
further improve transnational cooperation in assisting trafficked
persons?
Age:
Adult
Minor
How was the person
recruited?
Friend
Acquaintance
Spouse
Relative
Police
Newspaper ad
Kidnapped
Other
Type of exploitation:
Sexual services
Forced marriage
Servitude for debts
Forced labour
Forced begging
Forced illegal activities
What was the victim proposed?
Job promise
Invitation abroad
Marriage promise
Was forced
The victim neither wanted to stay in Luxembourg nor to return to her origin country, but she wanted to be
resettled in a third country. The latter refused to host her because the victim could not prove she had lived there
and because no proof of her identity was available. The victim then decided to return to her home country but she
actually never returned because she ran away. The main problems faced were: the victim was a minor with no
identity papers and refused to collaborate.
- Police Criminal Investigation Department – Organised Crime Section: responsible for the identification of the
trafficked person and for the investigation
- Judge of Juvenile Court: responsible for the victim, as she was a minor
- Ministry of Foreign Affairs: cooperated to find a solution
- International Organization for Migration (IOM): contacted the country of origin, carried out the voluntary return
and the assistance for the reintegration
- Embassy of the country of origin: cooperated by interviewing the person to find out if she was a citizen of the
country concerned.
The victim did not want to disclose her real name and date of birth. Moreover, she refused to talk to authorities.
She distrusted everyone and just wanted to leave the country. Yet, the authorities could not allow her to do so
because she was a presumed child victim. Thus, they tried to find a third country to host her. Femmes en Détresse
contact IOM and the embassy of the trafficked person’s native country, which started to work on the case
according to procedures already in place. Before any further step was taken, the trafficked person ran away.
Neither a protocol of intervention nor sets of shared procedures were employed to cooperate. The organisations
involved held meetings and phone exchanges to cooperate on the case.
Femmes en Détresse was directly in touch with the trafficked person.
Femmes en Détresse staff is bound to professional secrecy and confidentiality. Information was exchanged among
the organisations involved upon the victim’s consent. However, it was sometimes difficult to respect this principle
since the victim refused to collaborate in any way and it was necessary to find the best possible solution for her.
Successful procedures:
- The IOM collaborator was very committed and patient.
- First contact with the embassy was very prompt.
Unsuccessful procedure:
- It was neither possible to identify the victim nor to gather evidence on the identity of the persons she listed.
- Data sheet available only to the worker in charge of the case to ensure confidentiality
- Collection of personal data (name, date of birth, origin country, form of exploitation, etc.)
- Report on the trafficked person’s story.
- Meetings, telephone calls, and counselling reports
- Fluent cooperation between international NGOs
- Exchange between international NGOs to share information about cross-border cooperation procedures
- To study the procedures before starting to use them
104
Organisation:
Human Resource Development Foundation - HRDF
Country:
Turkey
1. How has your NGO been involved in managing
a transnational cooperation case together with
other NGOs (and other organisations/institutions)
settled in other countries to support a victim of
trafficking? What was the specific need to be
addressed (e.g. voluntary and assisted return;
contacts with the family in the origin country;
etc.)?
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim?
4. What were the problems and obstacles faced?
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been involved in
the process, with which role and responsibilities?
6. How were the problems and obstacles dealt with?
Were they overcome or not? In which way? Which
procedures have been adopted? Were they already in
place or have they been defined specifically for the
case? Please also provide a description of the steps of
the intervention with the involved
agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with the other
organization/s? Do you share a protocol of
intervention, a set of shared procedures?
8. If you were not directly in touch with the
trafficked person, how did you assess her/his real
conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to protect
the privacy of the trafficked person, in exchanging
information with your partners?
10. Please provide a description of successful
procedures (what worked) and of unsuccessful
procedures (what did not work) in the case (or
cases) you choose to describe
11. Please provide a description of tools you possibly
used to implement the procedures (e.g. data sheet
about the trafficked person; template about the
trafficked person’s story etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations to further improve
transnational cooperation in assisting trafficked
persons?
Human Resource Development Foundation (HRDF) provides shelter and specialised social support to foreign victims of trafficking in
Turkey. The procedure works as follows: the police identify trafficked persons and refer them to HRDF’s Istanbul Shelter. Eventually,
IOM organises and funds the victims’ return to their home countries. In some cases, through local NGOs, IOM offices in the origin
countries provide reintegration support, including shelter, financial support for educational activities, and rarely vocational training.
HRDF and the person assisted are not always fully informed about the organisation of the return and reintegration process. This can be
rather problematic when the assisted person’s needs are not met and the procedures are not shared. Sometimes, HRDF contacts
NGOs in the origin countries but – in some cases – the language barriers hinder the communication. The case that we will elaborate
here is a pregnant victim of trafficking from the CIS region. She was in need of shelter and social support both in Turkey and back home
because she did not want her family to learn about the pregnancy. And because her pregnancy was out of the legal abortion limit, her
reintegration assistance had to be longer to cover her pregnancy, delivery, baby’s adoption process and her recovery before she felt
ready to meet her family. Her situation needed great sensitivity, care, attention and confidentiality.
Type of exploitation:
Gender:
Age:
Adult
Sexual services
Forced labour
Male
Minor
Forced marriage
Forced begging
Female
Servitude for debts
Forced illegal activities
Transgender
How was the person
What was the victim proposed?
recruited?
Newspaper ad
Job promise
Friend
Invitation abroad
Kidnapped
Acquaintance
Marriage promise
Other
Spouse
Was forced
Relative
Police referred the victim to HRDF, as foreseen by the Protocol signed between HRDF and the Ministry of Interior.
When the victim was referred to HRDF, she was 5 month-pregnant and willing to get an emergency abortion because she had an
unwanted pregnancy upon her arrival. Abortion was not a feasible option due to her late pregnancy stage, thus, HRDF suggested
the following opportunities: 1) she could stay at the shelter until the baby’s delivery and the State Child Protection Agency would
arrange the baby’s adoption; 2) she could return to her country and be accommodated in a shelter until the delivery of the baby.
Both options were highly problematic. Besides, the victim kept changing her mind as to these options.
Problems:
- If she decided to go home, she would have to fulfil IOM reintegration criteria to receive IOM support, which was problematic
for this case.
- Without IOM it was difficult to identify a safe shelter in her home country.
- If she decided to go home, the return would have to be promptly organised as many flight companies do not allow over 7
month-pregnant women to fly.
- It was difficult for the victim to decide whether to keep the baby or not.
- If she decided to stay in Turkey, the baby registration would have been challenging due to the complex bureaucratic
procedures required. Furthermore, it is difficult to settle a foreign baby in the state protection system.
- HRDF staff was not familiar with the adoption procedures and did not know if the baby would have been adopted or placed in
an orphanage. Thus, the staff could not properly answer to these questions continually posed by the woman.
- IOM Turkey: return, ticket purchase, support arrangement in the home country
- Turkish State Child Protection Agency: baby protection after birth and rapid adoption
- IOM origin country: case assessment via phone interview aimed at the accommodation and reintegration assistance in the home
country. IOM decided not to arrange the return and reintegration process since the woman did not qualify for their support.
- OSCE: it supported HRDF in the search of a local NGO and shelter in the origin country.
- Local NGO: phone contacts with the victim to explain the support activities, e.g. birth and adoption assistance, shelter facilities.
- Contacts with the State Agency for Child Protection were established before the birth to gather information about child
protection and adoption procedures.
- The psychologist conducted regular sessions with the victim to empower her to make the most informed decision about her baby.
- As a result of the IOM/home country office’s refusal to assist the victim: 1) The victim felt vulnerable and insecure because her
own nationals did not believe her; 2) she had to stay in Turkey longer than planned to give birth.
- By the time HRDF contacted a local NGO via OSCE, the victim decided not to return to her home country.
HRDF shares a protocol with the Turkish Ministry of Interior - General Directorate of Security
HRDF collaborates with IOM since 2004.
HRDF establishes contacts and cooperation with the other organisations through networking.
The victim’s name and trafficking story have never been disclosed. During written correspondence with third parties, her initials
were used. Her consent has been sought for all procedures employed.
What worked:
- The collaboration with OSCE, which allowed identifying and contacting an NGO in the home country.
- The information exchange with the local NGO that provided full details about the available options in the home country.
- After the victim’s decision to stay, HRDF ensured continuous counselling and assistance that contributed to improve her
psychological well-being and supported to safely give birth at the hospital.
What did not work:
- Cooperation with the IOM offices did not work and affected the victim’s well-being.
- The woman did want to stay and work in Turkey but, as a foreigner with no contacts, she could not get a work and residence permit. So
she decided to leave the shelter and look for opportunities while being irregular. Once left the shelter, she contacted HRDF twice.
No extra tools are used. HRDF keeps regular official documentation for each victim.
- Destination and source country NGOs should know each other and should feel confident in referring cases.
- Victims should not be re-assessed by IOM or other agencies once they have been identified by official authorities.
- Victim support should be improved and extended in both destination and origin countries with the support of States.
105
Organisation:
Country:
KOOFRA
Germany
1. How has your NGO been involved in managing
a transnational cooperation case together with
other NGOs (and other organisations/institutions)
settled in other countries to support a victim of
trafficking? What was the specific need to be
addressed (e.g. voluntary and assisted return;
contacts with the family in the origin country;
etc.)?
In cases of transnational cooperation, KOOFRA establishes informal contacts with the origin or third country NGO. No written
cooperation agreement is signed. Questions and problems are discussed on the phone or via mail. No personal data is provided,
unless the assisted person requires so. During the first exchange and only upon the victim’s consent, KOOFRA gives information
about the person’s needs and details for picking her up from the airport/ train station. It also provides support for further travels
and accommodation and so on. KOOFRA stays in touch with the assisted woman through long-distant counselling.
Gender:
Male
Female
Transgender
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim (or
with the case)?
4. What were the problems and obstacles faced?
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been involved
in the process, with which role and
responsibilities?
6. How were the problems and obstacles dealt
with? Were they overcome or not? In which way?
Which procedures have been adopted? Were they
already in place or have they been defined
specifically for the case? Please also provide a
description of the steps of the intervention with
the involved agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with the
other organisation/s? Do you share a protocol of
intervention, a set of shared procedures?
8. If you were not directly in touch with the
trafficked person, how did you assess her/his real
conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to
protect the privacy of the trafficked person, in
exchanging information with your partners?
10. Please provide a description of successful
procedures (what worked) and of unsuccessful
procedures (what did not work) in the case (or
cases) you choose to describe
11. Please provide a description of tools you possibly
used to implement the procedures (e.g. data sheet
about the trafficked person; template about the
trafficked person’s story etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations in order to further improve
transnational cooperation in assisting trafficked
persons?
Age:
Adult
Minor
How was the person
recruited?
Newspaper ad
Friend
Kidnapped
Acquaintance
Other
Spouse
Relative
KOOFRA got in touch with the victim through the Police.
Type of exploitation:
Sexual services
Forced marriage
Servitude for debts
Forced labour
Forced begging
Forced illegal activities
What was the victim proposed?
Job promise
Invitation abroad
Marriage promise
Was forced
The victim did not have her passport and other papers to stay in the country.
No social backup in the origin country, including bad relationship with the family.
- Police: protection and investigation
- Lawyer: legal counselling
- Shelter
- Aliens Department: papers permission to stay and travel
- Consulate: new passport issuance
- Casablanca: medical care
- Weißer Ring: bridging financial support
- Social office: financial support
- Flüchtlingszentrum: Financing the voluntary return
- NGO La Strada Bulgaria: counselling/support in the country of origin
- KOOFRA: Coordination, counselling, and care (cultural mediation)
La Strada provided shelter, counselling, care, and assistance for the legal papers issuance in the country of origin.
KOOFRA kept in touch via phone.
KOOFRA cultural mediators communicated with the Foreign NGO via phone, e-mail, and letters.
KOOFRA valued the sharing of working values and principles (e.g. assisted persons’ free will, data protection and confidentiality,
etc.).
KOK database provides information about the work of the foreign NGOs as well as their contact details. To gather additional
information about given foreign NGOs, KOOFRA also exchange opinions with other KOK member organisations.
KOOFRA kept in touch.
Neither information nor data is given to other parties, unless the assisted persons wish so.
What worked: cooperation and communication
What did not work: No possibility to get initial aid for the women’s new start in the country of origin.
Long-distance counselling
It is important to have independent NGOs from origin countries to cooperate with. For example, it is crucial that personal data are
responsible handled and are not given to others.
106
Organisation:
Country:
1. How has your NGO been involved in
managing a transnational cooperation case
together with other NGOs (and other
organisations/institutions) settled in other
countries to support a victim of trafficking?
What was the specific need to be addressed
(e.g. voluntary and assisted return; contacts
with the family in the origin country; etc.)?
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim (or
with the case)?
4. What were the problems and obstacles
faced?
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been involved
in the process, with which role and
responsibilities?
6. How were the problems and obstacles dealt
with? Were they overcome or not? In which
way? Which procedures have been adopted?
Were they already in place or have they been
defined specifically for the case? Please also
provide a description of the steps of the
intervention with the involved
agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with the
other organisation/s? Do you share a protocol
of intervention, a set of shared procedures?
8. If you were not directly in touch with the
trafficked person, how did you assess her/his
real conditions and will/wishes?
9. Which procedures did you implement to
protect the privacy of the trafficked person, in
exchanging information with your partners?
Mitternachtsmission Heilbronn
Germany
Since 2003, Mitternachtsmission Heilbronn (MH) has been assisting and protecting persons trafficked for sexual exploitation in the
Baden-Württemberg region. Mitternachtsmission Heilbronn has cooperated with NGOs – found in the KOK´s database – from Italy,
France, United Kingdom, Romania, Lithuania, Bulgaria, Spain, Poland, and the Philippines. The collaboration usually concerns:
o Case referral and risk & needs assessment; victims’ compliance with the pre-departure assistance programme requirements;
informing the victims on the available assistance options in the origin or third country and their legal rights
o Information exchange to prepare the voluntary assisted return
o Design of the individual reintegration plan with the beneficiary and the NGO provider from the return country
o Organisation of return to Germany for victims required to participate in court hearings or judicial procedures
o Information exchange for case monitoring and follow-up
o Requests of documents’ issuance from origin country with the help of foreign NGO
Age:
Type of exploitation:
Gender:
Adult
Male
Sexual services
Forced labour
Female
Minor
Forced marriage
Forced begging
Transgender
Servitude for debts
Forced illegal activities
How was the person
What was the victim
recruited?
proposed?
Newspaper ad
Job promise
Friend
Kidnapped
Other: Road trip, holidays in Germany
Invitation abroad
Acquaintance
Other: Boyfriend
Marriage promise
Spouse
Was forced
Relative
In compliance with the police-specialised counseling centres cooperation guidelines, the police informed MH about a young presumed
trafficked person. MH then contacted her in cooperation with the youth welfare office and the youth shelter, where she was eventually
accommodated.
- The girl was in Germany without her parents, at first she did not want them to know about her situation
- It was difficult to contact her parents and it was not clear if they had been involved in their daughter’s trafficking
- The girl was initially charged with document fraud because she held a false ID card
- The parental custody was not temporarily suspended and no guardian could be appointed because the parents were reachable
- For the same reason, the girl could appoint a victims advocate while staying in Germany
- She did not have an ID card and thus could not just return to her country
- The social authorities from her home country had to investigate her family background to decide if she could join her family
- Many agencies had to be involved because the victim was a minor
- Many agencies involved were not experienced in child trafficking
- The victim was asked to participate in the trial on very short notice that the assisting agencies had little time for a proper pre-trial
support
- Local criminal police in Germany - investigations
- Federal criminal police (BKA) with its liaison officers in Romania (Verbindungsbeamte)
- Guardian ad litem from the youth welfare office - coordinating, financing the youth flat, welfare services, and stay in Germany
- Youth flat staff - daily social assistance and care
- Counselling centre for victims of trafficking - coordination, counselling, assisting as to the return and later stages
- Consulate of Romania – issuance of ID card for return
- International Organization for Migration – booking and organising the return funds
- Anti-trafficking NGO in Romania - shelter, assistance, counselling in Romania
- Romanian criminal police - investigations
- General Directorate for Social Assistance and Child Protection in Romania - social investigation on the victim’s family
- Psychological counselling centre - offering psychological counselling to the victim in her mother tongue
- Victims advocate - defending the victims in court
- NAATIP, National Agency against Trafficking in Persons -monitoring and assistance activities in Romania
Once the victim expressed the wish to return to her origin country and go back to school, MH started to organise her safe return in cooperation
with the BKA. The latter contacted NAATIP that, through the General Directorate for Social Assistance and Child Protection of Romania,
carried out a social investigation on the victim’s family. Since returning to the origin family was not deemed safe yet, an anti-trafficking NGO
was identified to shelter and take care of the victim. MH informed then the victim about the findings and the possibility to live for a while in a
youth flat run by the Romanian NGO. Upon her consent, MH started to organise the travel arrangements and organised the phone contacts
between the victim and the Romanian NGO. MH contacted the Consulate of Romania in Germany that issued the necessary travel documents
to return to Romania. Then, MH and the Youth Welfare Service asked IOM to organise all return procedures. Within the REAG-Programme,
IOM booked and paid the flights and organised the escort service from the check-in to the aircraft and vice versa. A worker of the Romanian
NGO then picked up the victim at the airport. Furthermore, the Youth Welfare Service issued a paper to notify the border police about the
return procedure and MH informed BKA about the flight data for protection issues. On the return day, a MH professional accompanied the
victim to the Consulate to get the travel documents and, eventually, brought her to the airport. Once arrived, the Romanian NGO informed
MH that the assisted person arrived safely. Later on, the victim gave further information on her case to the Romanian police. She went back to
school, got in contact with her parents and, eventually, returned home. MH stayed in loose contact with the police and the NGO. A year later,
the German police informed MH that the victim was required to participate in a soon-to-be-held court hearing on trafficker’s facilitators. MH
contacted the NGO in Romania that swiftly informed the victim and her parents about the court hearing. Upon the victim’s consent to act as a
witness, her mother signed the authorisation to appoint the defendant suggested by MH. The Romanian NGO then faxed the signed
authorisation to MH. The latter asked the court about the travel arrangements for both the victim and her mother to attend the court hearing.
Since the court could not take care of this matter, MH and the Romanian NGO booked the flights, arranged the accommodation and the
meeting with the lawyer. Due to the short notice of the request, the interpreter did not properly carry out her job during the meeting with the
lawyer. MH staff accompanied the victim and her mother to the court hearing. The offenders were sentenced.
- “Cooperation guidelines between police and specialised counseling centres for victims of trafficking for sexual exploitation” for
the region of Baden-Württemberg
- “Methodology for repatriation of unaccompanied Romanian children outside the country and measures to ensure their special
protection (GD no. 1443/2004)”
--
MH staff is bound by professional secret and confidentiality and provides the victims’ personal information only upon their
written consent.
MH staff exchanges the necessary information only with one person (Ansprechperson) per partner agency. It provides the name
107
10. Please provide a description of successful
procedures (what worked) and of unsuccessful
procedures (what did not work) in the case (or
cases) you choose to describe
11. Please provide a description of tools you possibly
used to implement the procedures (e.g. data sheet
about the trafficked person; template about the
trafficked person’s story etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations in order to further improve
transnational cooperation in assisting trafficked
persons?
and personal data only when it is absolutely necessary.
- MH does not use full names of trafficked persons in e-mails, but a code instead.
- MH discussed with the trafficked persons about all steps to take and the information to be exchanged
Successful procedures:
- Communication with Romanian NGO and the youth flat staff in Germany
- Communication with the police
- Return and travel for court hearing
Unsuccessful procedures:
- Short notice about the date of court hearing so that the preparation time for all persons involved was too short
- Informing the victim regularly about the progress of investigation
- Appointment of the victim’s advocate when the police investigations already started
- No victim protection provided by the police during court hearing
- No possibility to fully protect the victim’s data due to the fact that she was a minor
- Impossibility to find good interpreters due to short notice
-
Individual data sheet
Cooperation guidelines between police and specialised counseling centres for victims of trafficking for sexual exploitation
Regular visits and talks with the victim
-
Need to develop a cooperation agreement/guidelines on how to cooperate in cases of child victims (e.g.as an annex to the
already existing regional cooperation agreements). This tool should include the youth welfare office among the signatories.
Data protection standards between countries should be communicated and adapted to fully secure the victims’ privacy.
Custodial questions are important to discuss, especially concerning accommodation in youth shelters or authorizing lawyers.
The communication with the victims should be more transparent so to involve them in every step and decision making process.
-
108
Organisation:
People’s Harmonious Development Society
Country:
Georgia
1. How has your NGO been involved in managing a
transnational cooperation case together with other
NGOs (and other organisations/institutions) settled in
other countries to support a victim of trafficking?
What was the specific need to be addressed (e.g.
voluntary and assisted return; contacts with the
family in the origin country; etc.)?
2. Background information on the victim
3. How did you get in touch with the victim (or with
the case)?
4. What were the problems and obstacles faced?
5. Which national, local or international
authorities/agencies (if any) have been involved in the
process, with which role and responsibilities?
6. How were the problems and obstacles dealt with?
Were they overcome or not? In which way? Which
procedures have been adopted? Were they already in
place or have they been defined specifically for the
case? Please also provide a description of the steps of
the intervention with the involved
agencies/professionals.
7. How did you manage to collaborate with the other
organisation/s? Do you share a protocol of
intervention, a set of shared procedures?
8. If you were not directly in touch with the trafficked
person, how did you assess her/his real conditions and
will/wishes?
Cooperation with NGOs in other countries for assisted returns:
- Consultations on the national law about safe return provisions and procedures
- Cooperation to in the victims’ documents recovery process
- Accompanying and escorting victims to the airport by partner NGOs
- Accommodation and social inclusion programme (health programmes, alcohol addiction treatment, career
guidance, job placement)
- Support and accompaniments to meetings with law enforcement (during testimonies) and documents issuance
Cooperation with Consulates:
- Request for ID and travel documents necessary for return
- Request for necessary certificates from the countries of origin
Cooperation with Civil Registry:
- Re-issuance of ID documents; citizenship issues
The Anti-Trafficking Fund:
- Covering assistance services for victims: legal counselling and representation in court; shelter; other services
Cooperation with the IOM - voluntary assisted return (Social Service Agency of the Ministry of Labour, Health and Social
Affairs for child victims)
Gender:
Age:
Type of exploitation:
Male
Adult
Sexual services
Forced begging
Female
Minor
Forced marriage
Forced illegal
Transgender
Servitude for debts activities
Forced labour
How was the person recruited?
What was the victim proposed?
Friend
Job promise
Newspaper ad
Acquaintance
Invitation abroad
Kidnapped
Spouse
Marriage promise
Other
Relative
Was forced
Through telephone contact and international NGOs network
- Inconsistencies between national legislations in countries of origin, transit and destination
- Cooperation agreements between countries are not systematically and swiftly employed to investigate
trafficking cases
- Impossibility to secure confidentiality of victims’ personal data upon their return to the origin country
- Destination countries rarely grant compensation to trafficked persons
- Consulates of the origin countries to provide travel documents for the safe return
- IOM and Anti-Trafficking Fund in Georgia to cover return costs
- The Anti-Trafficking Fund to provide shelter, medical services, legal advice and representation in court
- The Ministry of Internal Affairs, the Prosecutor’s Office and the Court for the victims’ cooperation with the
competent authorities
- Other national NGOs and PHDS to provide shelter, medical care, legal advice and representation in court
- Hospitals for screening lab tests for HIV, STDs, medical assistance
Problems/obstacles include: flaws in the anti-trafficking legislation; inconsistency between some articles of the antitrafficking legislation and other laws; incongruities between the investigation and the victim protection processes as
provided by the Code of Practice.
Problem/Proposal:
o Most victims return to their origin country and are not in the position to hire a lawyer to represent them in court due
to their lack of money. To overcome this problem, the law was amended to grant compensation to victims (100
lari=450 EUR) via bank transfer. Yet, victims with no passport or bank account cannot access to this opportunity.
Furthermore, to get a residence permit one must have a passport.
o Pro bono public lawyers do not properly represent victims. For instance, a victim was sentenced for irregular border
crossing and use of false documents. She was released after one year but she was neither provided assistance in
Georgia, nor could she leave the country. PHDS accommodated her during the probation period but was challenged
by the “system”. The case was about to be brought before the Strasbourg Court, but the answer was due only at the
end of the appeal to the Supreme Court. The PHDS lawyer was also involved in the case.
o Some officials seemed to have prevented the international bodies to learn about these challenging situations. PHDS
submits an annual report to the Institute of the Ombudsman and discusses problems with governmental officials at
conferences. Some NGOs signaling problems find themselves in a difficult position. In fact, to help victims,
cooperation with the Anti-Trafficking Fund management is needed and satisfactory relations must be kept. As a
result, the NGOS submission of shortcomings is a problematic issue. A possible solution could be writing confidential
reports to the Ombudsman, which currently focuses on larger scale problems, i.e. the IDP and prison system.
- Experts from law enforcement agencies and NGOs from the region, origin, transit and destination countries invited to
conferences in Georgia
- Participation of law enforcement agencies and social workers from the Black Sea Basin in Georgian schools
- Workgroups with national and international experts
- Keeping confidentiality of personal data in exchanges with partners. Shared protocol of intervention.
PHDS closely collaborates with NGOs, consulates, at national and international level. It runs a hotline, whose
number is distributed to victims, irregular migrants, and lawyers.
-
9. What procedures did you implement to protect the
privacy of the trafficked person, in exchanging
information with your partners?
-
10. Please provide a description of successful
-
Exchange with the Ministry of Internal Affairs: PHDS submits a sealed envelope containing the confidential data
of victims
Correspondence with partners: PHDS shares only victims’ initials
Clinics: all data are anonymous
Other situations: data shared except for exploitation/status; data on legal status shared on a distinct document
with initials specified
In cases of interviews/questioning: clothes changed; hooded dress covering face; contre jour shooting;
staff always present
Successful procedures: collaboration with the Ministry of Internal Affairs; medical clinics; Anti-Trafficking Fund for
109
procedures (what worked) and of unsuccessful
procedures (what did not work) in the case (or cases)
you choose to describe
11. Please provide a description of tools you possibly used to
implement the procedures (e.g. data sheet about the
trafficked person; template about the trafficked person’s
story etc.)
12. What is needed and which are your
recommendations in order to further improve
transnational cooperation in assisting trafficked
persons?
-
-
identification;
Unsuccessful procedures: errors in the identification procedures (e.g. process lasting longer than 48 hrs; unidentified
victims due to lack of evidence); anonymity disclosed during referral; reduced access to in-court protection measures;
reduced access to assistance; application to the International Court of Human Rights not available; difficulties to prove
trafficking cases in court; disclosure of victims’ data in the media
Initial Identification Questionnaire
Initial Identification Scheme at the border
Questionnaire for victim identification
Assistance contract with trafficked persons
First Help Protocol for trafficked persons
TRM to increase effective cooperation as to assisted voluntary returns, reintegration, compensation, victim
identification (esp. of trafficked undocumented/accompanied minors), personal data protection
Coherent human rights-based approach assistance to victims, capable to provide real reintegration opportunities and
prevent re-trafficking
Need to improve law enforcement skills and cooperation for victim protection/assistance rooted in mutual trust
and understanding
110