EnviroChangeProject_Booklet2012, Raffaelli
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CAMBIAMENTO CLIMATICO E PERCEZIONE DEL RISCHIO DUE ESPERIMENTI TRENTINI Quanto incidono le convinzioni personali sull’attitudine al rischio da parte degli agricoltori? E le esperienze vissute sulla percezione degli effetti del cambiamento climatico sulla produzione di uva e di mele? Le risposte a queste domande sono state elaborate sulla base dei dati raccolti attraverso interviste effettuate sul territorio trentino. L’agricoltura risulta un’attività rischiosa in cui gli even‐ ti climatici giocano un ruolo determinante. Key‐features Rischio e incertezza caratteriz‐ zano molte attività economiche e il settore agricolo non ne è escluso. La maggior preoccupa‐ zione legata al cambiamento climatico e all’aumento dei gas serra è la possibilità di effetti negativi sulla produttività agri‐ cola e sul benessere degli agri‐ coltori. Per valutare l’esistenza di una relazione tra avversione al ri‐ schio e percezioni personali dei rischi viene effettuata un’analisi di tipo sperimentale. L’elicita‐ zione dell’attitudine al rischio degli agricoltori viene affidata a domande di tipo “lottery” men‐ tre per la valutazione delle loro convinzioni personali rispetto alla perdita di produzione di mele dovuta a eventi climatici (gelo e grandine) viene utilizza‐ to il “simple structured smoo‐ thing method”. 1. La percezione del rischio nel lavoro agricolo In agricoltura il rischio e l’incertezza caratterizzano la maggior parte delle decisioni. Il reddito degli agricoltori dipende infatti da numerosi fattori, molti dei quali esogeni come ad esempio le condizioni atmosferiche e le fluttuazioni dei prezzi. Rischio e incertezza, inoltre, influenzano la scelta delle tipologie di colture e le loro rotazioni (El-Nazer e McCarl, 1986), l’adozione di nuove tecnologie (Purvis et al., 1995), il degrado ambientale (Ozanne, Hogan e Colman, 2001) e i mercati dell’assicurazione agricola. I primi studi incentrati sui processi decisionali in condizioni di incertezza hanno rilevato che la maggior parte degli individui è avversa al rischio (Binswanger, 1980). Studi più recenti individuano più approfonditamente gli elementi che incidono su questa tipologia di decisioni. Tra questi si ricordano le preferenze individuali, le caratteristiche sociodemografiche (Harrison, Lau e Rutström, 2007), le abilità cognitive (Dohmen et al., 2010) e gli attributi della personalità (Eckel e Grossman, 2008). www.envirochange.eu Per elicitare la percezione degli agricoltori, attraverso l’”Exchangeability Method,” l’attenzione si è concentrata su due principali rischi legati al cambiamento climatico: grandi‐ ne e oidio per il settore vinicolo, grandine e moria delle piante per il settore melicolo. L’analisi della percezione del ri‐ schio del cambiamento climati‐ co per ciò che riguarda le perce‐ zioni personali si è ricavata tra‐ mite dei modelli di regressione. I dati raccolti dimostrano che gli agricoltori sono avversi al rischio e che nonostante i progressi compiuti nell’ambito delle tec‐ nologie agricole, l’agricoltura rimane un’attività economica rischiosa a causa dell’influenzata dagli eventi climatici. 1 Un nuovo fenomeno si aggiunge oggi alla lista dei fattori che fanno del settore agricolo un comparto particolarmente soggetto a rischio ed incertezza: il cambiamento climatico. La maggior preoccupazione legata al cambiamento climatico riguarda la possibilità di effetti negativi sulla produttività agricola e sul benessere degli agricoltori. La variazione nei regimi delle precipitazioni e nelle temperature hanno infatti un potenziale effetto diretto sui rendimenti agricoli e uno indiretto rispetto alla suscettibilità delle colture di essere colpite da parassiti e malattie. Gli agricoltori di fronte a rischi climatici possono adottare una serie di strategie di adattamento e mitigazione. La scelta della strategia da perseguire non dipende unicamente dagli effetti reali derivanti dal cambiamento climatico, ma anche dalla percezione e dalla rielaborazione cognitiva delle esperienze vissute dagli agricoltori. Come ampiamente dimostrato dalla letteratura sia psicologica che economica, gli individui che devono affrontare situazioni decisionali complesse e incerte si affidano ad euristiche per semplificare i loro processi decisionali. Per studiare la relazione tra avversione al rischio, probabilità soggettive ed euristiche nel determinare la percezione al rischio nel contesto del cambiamento climatico, nella primavera del 2011 è stata condotta un’indagine su due campioni casuali di agricoltori trentini esposti al rischio climatico. L’attenzione si è concertata su agricoltori che producono mele e uva da vino perché queste due produzioni, con un valore superiore a 345 milioni di euro, rappresentano le due principali coltivazioni in provincia di Trento (Servizio Statistica, 2000). Sono stati condotti due esperimenti: il primo esperimento ha coinvolto un campione di 313 melicoltori mentre il secondo ha visto la partecipazione di 195 agricoltori che producono o mele o uva da vino o entrambe. 2. Primo esperimento L’obiettivo del primo esperimento era quello di valutare, attraverso un’analisi di tipo sperimentale svolta su un campione omogeneo di agricoltori, l’esistenza di una relazione tra avversione al rischio e percezioni personali del rischio degli agricoltori in relazione a due principali avversità atmosferiche (gelo e grandine, Fig. 1). I dati sono raccolti attraverso questionari off-line somministrati direttamente ad oltre 300 agricoltori selezionati. Prima di effettuare l’esperimento vero e proprio, sono stati condotti tre differenti pre-test per perfezionare i meccanismi di elicitazione. Fig. 1. Danni da grandine su melo Si è rilevato innanzitutto fondamentale individuare la modalità naturale con cui gli agricoltori quantificano ed esprimono i rischi climatici. La modalità naturale è risultata essere la percentuale del valore della produzione persa a causa di avversità atmosferiche. Nei pre-test si sono inoltre individuate sei classi di danno dovute alle perdite di valore conseguenti alle avversità atmosferiche. www.envirochange.eu 2 Tab. 1. Intervalli di danni e risposte L’esperimento vero e proprio si articola in tre parti. L’obiettivo della prima parte è quello di individuare le percezioni personali degli agricoltori. Per elicitare le loro percezioni personali rispetto a possibili perdite di produzione dovute a eventi climatici è stato utilizzato un semplice “structured smoothing method” (Norris e Kramer, 1990) con delle domande incentrate sulla perdita di produzione dovuta ad eventi atmosferici. A ogni soggetto è stato chiesto, in base ai propri ricordi ed esperienze dirette e indirette, di individuare il numero di annate, su un totale di 50, che possono ricadere nelle diverse classi di perdita di raccolto individuate nel pre-test. Queste risposte vengono poi trasformate dal computer in probabilità. A ogni agricoltore viene poi suggerito di prendere in considerazione tutte le informazioni in suo possesso (per individuare la probabilità di perdite di raccolto per la prossima stagione (nella fattispecie 2011). In media, i partecipanti all’esperimento ritengono maggiormente probabile (con una media del 56,9%) una perdita di raccolto compresa tra 0 e il 30% per l’anno 2011. Interessante notare che la distribuzione media della probabilità di perdita percepita per il 2011 è molto simile a quella corrispondente alle medie storiche (Tab. 1) individuate dagli agricoltori. La seconda parte ha come obiettivo l’elicitazione dell’attitudine al rischio degli agricoltori attraverso una serie di domande di tipo scommessa (lottery) (Eckel e Grossman, 2008). In particolare si sono messi gli intervistati di fronte ad una scelta tra diverse lotterie, ciascuna delle quali è caratterizzata da una coppia di esiti diversi (in termini monetari), ma dove ciascun esito ha la stessa probabilità di accadere. Tab. 2. Risultati – Scommesse sul reddito agricolo All’agricoltore viene chiesto di scegliere tra 11 possibili lotterie: una sicura e dieci che differiscono per l’ammontare di rischio. Il termine di confronto (la scommessa) è il reddito agricolo dell’anno in corso (2011). I risultati suggeriscono che, come ipotizzabile, l’avversione al rischio presenta livelli significativi per quasi il 90% degli intervistati (Tab. 2). www.envirochange.eu 3 La terza parte dell’intervista mirava a raccogliere dati relativi alle caratteristiche dell’agricoltore e delle rispettive aziende agricole. Sono state poste domande di tipo sociodemografico e relative alle caratteristiche delle loro azienda. L’età media degli intervistati è di circa 45 anni, con un’esperienza media nel settore di quasi 25 anni. La dimensione aziendale media è pari a circa 5 ettari. Circa il 75% della superficie coltivata è di proprietà dell’agricoltore. Queste caratteristiche rispecchiano in pieno quelle della popolazione di melicoltori della Provincia di Trento (Servizio statistica Provincia autonoma di Trento, 2007), evidenziando così la rappresentatività del campione analizzato. Sono state poste infine 7 domande (Fischbein and Schnarch, 1997) per valutare la capacità di elaborare informazioni di tipo probabilistico (con 3,13 risposte esatte in media) e una serie di domande per valutare il livello generale di preoccupazione degli intervistati rispetto a 10 fonti di rischio (Domanda 1). Per valutare la relazione tra grado di avversione al rischio e percezioni soggettive degli agricoltori, i dati raccolti sono stati analizzati attraverso un modello di regressione lineare in cui la variabile dipendente è la perdita media di produzione attesa dagli agricoltori. Oltre alle risposte derivanti dalle domande di tipo “lottery”, nel modello di regressione sono Domanda 1. Percezione degli elementi di rischio introdotti fattori che potrebbero influenzare l’avversione al rischio, quali le caratteristiche socio-demografiche degli agricoltori e dell’azienda agricola, le fonti di informazioni a cui gli agricoltori sono stati esposti e le esperienze passate. Come previsto le esperienze passate hanno un impatto significativo sulle percezioni attuali. Allo stesso modo gli agricoltori più anziani hanno valori di rischio minori e le persone in possesso di maggiori informazioni tendono ad essere maggiormente sensibili. L’analisi indica una relazione positiva e significativa tra livello di avversione al rischio e percezione soggettiva della probabilità di perdite del raccolto. Oltre a questa relazione, si evidenzia che le caratteristiche sociodemografiche degli agricoltori e delle loro aziende influenzano le loro scelte future. www.envirochange.eu 4 3. Secondo esperimento L’obiettivo del secondo esperimento era quello di investigare le percezione degli agricoltori relativamente ai rischi connessi al cambiamento climatico e l’uso di euristiche nelle scelte. Questi meccanismi cognitivi rivestono un ruolo determinate nel contesto della percezione del cambiamento climatico (Rachlinski, 2000; Sunstein, 2006; Weber, 2006). In questo esperimento abbiamo intervistato faccia a faccia un campione di 195 agricoltori che operano nel settore melicolo o viticolo della Provincia di Trento. Per elicitare la percezione degli agricoltori l’attenzione si è concentrata su due rischi che si presume siano in aumento a causa del cambiamento climatico: grandine e oidio per il settore vinicolo, grandine e moria delle piante per il settore melicolo. La percezione degli agricoltori è stata indagata con riferimento a due diversi periodi temporali: la prossima stagione 2011 2011 (breve periodo) e nel lungo periodo (2031). Come metodo per elicitare la percezione degli agricoltori rispetto ai rischi connessi ai cambiamenti climatici viene utilizzato l’“Exchangeability Method”(de Finetti, 1937, Baillon, 2008). Meccanismi euristici In questa ricerca l’attenzione si è focalizzata su tre euristiche descritte nella letteratura psicologica: 1. “availability heuristic” - è il meccanismo attraverso il quale un individuo considera e valuta i rischi futuri in base ad eventi memorabili accaduti in passato (Tversky e Kahneman, 1974) 2. “representativeness heuristic” - implica che un soggetto valuti la probabilità di verificarsi di un evento poco conosciuto basandosi sul grado di somiglianza con altri eventi più noti; 3. “biased assimilation”- si basa sul fatto che l’individuo tende a dare maggior peso a situazioni che supportano le proprie convinzioni piuttosto che a situazioni che sono in contraddizione con esse (Lord et al., 1979). Oidio Morìa delle piante Grandine L’oidio è una malattia fungina che colpisce i grappoli d’uva, riducendo in modo significativo i raccolti, e rappresenta una crescente minaccia dati l’aumento delle temperature e la riduzione delle piogge previsti nei prossimi decenni. La moria delle piante colpisce i giovani impianti di melo, causando la loro morte precoce. L’origine della malattia è dovuta alla presenza di patogeni che colonizzano le piante in condizioni climatiche avverse (es. inverni con caratteristiche estreme). I danni da gradine sono la causa più importante di perdite nella produzione di mele e, in misura minore, nella produzione di uva. La gravità e la frequenza delle grandinate è destinata ad aumentare secondo gli scenari climatici futuri. Fig. 2: danni da oidio su grappolo d’uva. Fig. 3: moria delle piante da melo. www.envirochange.eu Fig. 4: danni da grandine su vigneto. 5 Come metodo per elicitare la percezione degli agricoltori rispetto ai rischi connessi ai cambiamenti climatici viene utilizzato l’“Exchangeability Method”(de Finetti, 1937, Baillon, 2008). L’ “Exchangeability Method” prevede una serie di domande di tipo binario in cui al soggetto viene chiesto di scommettere sulla risposta che tra le due ritiene più probabile. Queste ultime sono individuate suddividendo lo spazio riferito al verificarsi dell’evento legato alla variabile di studio in due sottospazi, individuati in base alla risposta della domanda precedente. Quando agli intervistati risulta indifferente “scommettere” su una delle due risposte, si desume che entrambe le risposte siano egualmente probabili. L’ “Exchangeability Method” viene utilizzato per ottenere stime di tre variabili casuali a, r e g dove a è la percentuale del raccolto in valore perso per grandine, r la percentuale dei giovani meli morti e g la percentuale dei grappoli di uva affetti da oidio. L’esperimento inizia con la richiesta di definire un limite superiore (A1) e inferiore (A0) della variabile oggetto di studio, in modo da individuare l’intervallo di valori all’interno del quale il soggetto colloca la sua stima. Il secondo passo è quello di individuare la mediana (A ½), ponendo al soggetto domande di tipo binario (fig. 5). La prima domanda binaria, utilizzata per dividere lo spazio del verificarsi dell’evento in due sottospazi, viene generata con il seguente algoritmo [A0+ (A1-A0)]/2 = A*. L’individuo si troverà dunque a scegliere tra l’intervallo A ½ < A* e A ½ > A*. Agli agricoltori sono state infine poste domande di tipo socio-demografico, relative all’azienda agricola e alla loro opinione rispetto al cambiamento climatico, oltre a domande per valutare la loro capacità di elaborazione di informazioni probabilistiche (Fischbein e Schnarch, 1997). Per comprendere gli atteggiamenti e le percezioni personali rispetto al cambiamento climatico, agli agricoltori sono state poste una serie di domande a risposta multipla: circa l’80% dichiara di credere nel cambiamento climatico (Tab. 3) . Fig. 5: esempio di Exchangeability Method. Tra loro, la maggior parte (58%) afferma che le cause di tale cambiamento sono imputabili sia a fattori naturali che antropici. In riferimento ai danni da grandine, oidio e moria di piante si nota che la media del rischio percepito nel lungo periodo (2031) supera quella nel breve periodo (2011) (Tab 4). Tab. 3. Percezione delle cause del cambiamento climatico. www.envirochange.eu 6 L’analisi della percezione del rischio del cambiamento climatico nel contesto delle percezioni soggettive avviene tramite dei modelli di regressione. In particolare, per studiare il ruolo dei cambiamenti climatici nella percezione del rischio nel lungo periodo, si valuta se gli agricoltori che credono nel cambiamento climatico mostrano percezioni quantitativamente più elevate dei rischi correlati al cambiamento climatico rispetto agli agricoltori che non ci credono. In base ai risultati ottenuti si evince che gli agricoltori che credono nel cambiamento climatico presentano percezioni del rischio più elevate nelle loro attività che sono direttamente (grandine) o indirettamente (malattie e parassiti) collegate al cambiamento climatico. Lo studio prosegue valutando se gli agricoltori nel formulare valutazioni dei rischi connessi al cambiamento climatico si affidano a delle euristiche. Per verificare l’utilizzo dell’“availability heuristic” (quando un individuo si focalizza su eventi passati per valutare i rischi futuri) vengono sfruttate le informazioni raccolte in merito alle perdite dei raccolti negli anni passati. Dalle analisi effettuate si evincono due risultati. In primo luogo gli individui che hanno sperimentato personalmente danni nel passato hanno percezioni dei rischi futuri più accentuate rispetto a chi non li ha subiti. In secondo luogo coloro che credono nel cambiamento climatico presentano maggior sensibilità rispetto ai rischi legati a tale evento, rispetto a coloro che non credono nello stesso. Per testare la “representativeness heuristic” (un soggetto individua la probabilità del verificarsi di eventi poco conosciuti dal grado di somiglianza con altri eventi più noti) viene sfruttato il grado di somiglianza tra l’andamento di fenomeni atmosferici di breve periodo e il cambiamento climatico di lungo periodo. Sia per gli individui che credono che per quelli che non credono nel cambiamento climatico, l’osservare nel breve periodo una tendenza positiva di aumento delle precipitazioni grandinigene rappresenta un’informazione utile a formare aspettative circa l’aumentare delle Tab. 4. Danni medi nel breve e lungo termine precipitazioni grandinigene nel lungo periodo per via del cambiamento climatico. Tuttavia, solo coloro che credono nel fenomeno del cambiamento climatico riconoscono un legame forte tra la presenza di un andamento positivo dei fenomeni grandinigeni di breve periodo e i cambiamenti climatici di lungo periodo. L’ultima analisi riguarda la “biased assimilation” (un individuo tende a dare maggior peso a situazioni che supportano le proprie convinzioni), la cui assunzione di base è la seguente: gli agricoltori con maggior esperienza lavorativa nel settore agricolo sono stati esposti ad un numero maggiore di informazioni contraddittorie riguardo agli effetti dei cambiamenti climatici sulle perdite di raccolto. I risultati mostrano infatti che tra coloro che credono nel cambiamento climatico, quelli con un’esperienza lavorativa superiore ai 30 anni hanno un grado di percezione del rischio nel lungo periodo più elevato rispetto a coloro con meno di 30 anni di esperienza. Lo stesso vale per coloro che non credono nel cambiamento climatico, anche se le differenze di percezioni tra gli agricoltori con più e meno di 30 anni di esperienza sono più contenute. www.envirochange.eu 7 4. Conclusioni Nonostante i progressi compiuti nell’ambito delle tecnologie agricole, l’agricoltura rimane un’attività economica rischiosa influenzata dagli eventi climatici. I cambiamenti climatici rappresentano un elemento che richiede notevole attenzione perché rappresenta una potenziale causa di danni alle produzioni agricole. Da questo studio emerge innanzitutto che anche gli agricoltori trentini sono avversi al rischio. Nello specifico, i risultati indicano che gli agricoltori più (o meno) avversi al rischio tendono a percepire in misura maggiore (o minore) la probabilità di perdite di produzione. Altro risultato interessante sono le nuove prove di uno stretto legame positivo tra percezioni soggettive e comportamenti in situazione di rischio. Nel senso che coloro che percepisco maggiormente la presenza di rischio sono anche coloro che manifestano minore propensione ad accettare situazioni rischiose. Gli agricoltori che credono nel cambiamento climatico presentano inoltre un grado di sensibilità maggiore in merito ai rischi legati al fenomeno stesso nel lungo periodo. Infine lo studio evidenzia come gli agricoltori, nel formare le proprie percezioni relativamente ai rischi futuri, sintetizzino le informazioni e le loro esperienze passate ricorrendo a delle euristiche. Per saperne di più Baillon, A. 2008. "Eliciting Subjective Probabilities Through Exchangeable Events: An Advantage and a Limitation," Decision Analysis 5(2):76-87. Binswanger, H.P. (1980). "Attitudes Toward Risk: Experimental Measurement in Rural India," American Journal of Agricultural Economics 622(3):395-407. de Finetti, B. 1974. "The Value of Studying Subjective Evaluations of Probability," C.-A. S. Staël von Holstein, ed. The Concept of Probability in Psychological Experiments. D. Reidel Publishing Company, Dordrecht-Holland, 2–14. Dohmen, T., A. Falk, D. Huffman, and U. Sunde (2010) "Are Risk Aversion and Impatience Related to Cognitive Ability?," The American Economic Review 100(3):1238-1260. Eckel, C. and P.J. Grossman (2008). "Forecasting Risk Attitudes: An Experimental Study Using Actual and Forecast Gamble Choices," Journal of Economic Behavior and Organization 68(1):117. El-Nazer, T. and B.A. McCarl (1986). "The Choice of Crop Rotation: A Modeling Approach and Case Study," American Journal of Agricultural Economics 68(1): 127-136. Fischbein, E., and D. Schnarch, (1997). "The Evolution with Age of Probabilistic, Intuitively Based Misconceptions," Journal for Research of Mathematics Education 28(1):96-105. Harrison, G.W., M.I. Lau, and E.E. Rutström (2007). "Estimating Risk Attitudes in Denmark: A Field Experiment," Scandinavian Journal of Economics 109(2):341-368. Lord, C.G., Ross L., Lepper M.R. 1979. “Biased Assimilation and Attitude Polarization: The Effects of Prior Theories on Subsequently Considered Evidence,” Journal of Personality and Social Psychology 37(11): 2098- 2109. Norris, P. and R. Kramer (1990). "The Elicitation of Subjective Probabilities with Applications in Agricultural Economics," Review of Marketing and Agricultural Economics 58(2-3):127-147. Ozanne, A., T. Hogan, and D. Colman (2001). "Moral Hazard, Risk Aversion and Compliance Monitoring in Agri-Environmental Policy," European Review of Agricultural Economics 28(3):329-347. www.envirochange.eu 8 Purvis, A., W.G. Boggess, C.B. Moss, and J. Holt (1995). "Technology Adoption Decisions Under Irreversibility and Uncertainty: An ex ante Approach," American Journal of Agricultural Economics 77(3):541-551. Rachlinski, J.J. 2000. “The Psychology of Global Climate Change,” University of Illinois Law Review 299:303-313. Reynaud, A and S. Couture (2012). "Stability of Risk Preference Measures: Results From a Field Experiment on French Farmers," Theory & Decisions, forthcoming. Servizio Statistica, Provincia Autonoma di Trento, La Produzione Lorda Vendibile dell’Agricoltura e della Silvicoltura in Provincia di Trento nel 2006 e nel 2007, available online at http://www.statistica.provincia.tn.it, accessed May 1st, 2012. Sunstein, C. R. 2006. “The Availability Heuristic, Intuitive Cost-Benefit Analysis, and Climate Change”, Climatic Change 77:195–210. Tversky, A. and D. Kahneman. 1974. “Judgment Under Uncertainty: Heuristics and Biases,” Science 185:1124-1131. Weber, E.U. 2006. “Experience-Based and Description-Based Perceptions of Long-Term Risk: Why Global Warming Does Not Scare Us (Yet),” Climatic Change 77: 103–120. www.envirochange.eu 9 IL PROGETTO ENVIROCHANGE L’obiettivo generale di questo progetto è di fornire stru‐ menti e informazioni per capire la vulnerabilità dell’ambiente agricolo trentino ai cambiamenti climatici e valutare le opportunità di adattamento adeguate alle con‐ dizioni socio‐economiche della regione. Attualmente la maggior parte degli studi si focalizza sull’impatto del cambiamento climatico a livello globale, senza considera‐ re la scala regionale. Di conseguenza il progetto ha riem‐ pito un vuoto importante, non solo fornendo informazioni specifiche sulla situazione del Trentino, ma anche svilup‐ pando metodologie che potrebbero essere usate in aree simili in futuro. Autori di questo articolo sono: Luisa Menapace, Dipartimento di economia, Università di Trento Gregory Colson, Department of Agricultural and Applied Economics, The University of Georgia, USA Roberta Raffaelli Department Dipartimento di economia, Università di Trento Fondazione Edmund Mach Editore Settembre 2012 A cura di: Cristina Cadrobbi ([email protected]), OGP srl EnviroChange è coordinato da: • Fondazione Edmund Mach‐Istituto agrario di S. Michele all'Adige (FEM, http://www.fmach.it), Research and Innovation Centre, Italia Coordinatore scientifico: Ilaria Pertot, [email protected] Partner: • • Fondazione Bruno Kessler (FBK, http://cit.fbk.eu/en/home), Italia Partner scientifico: Cesare Furlanello, [email protected] Agricultural Research Organization (ARO, http://www.agri.gov.il/en/departments/12.aspx), The Volcani Center, Israel Partner scientifico: Yigal Elad, [email protected] • Swiss Federal Institute of Technology Zurich (ETH, http://www.path.ethz.ch), Institute of plant sciences, Svizzera Partner scientifico: Gessler Cesare, [email protected] • Università degli studi di Trento, (UNITN, http://portale.unitn.it/deco), Dipartimento di economia, Italy Partner scientifico: Roberta Raffaelli, [email protected] Il progetto è stato finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento Questo materiale è distribuito su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported License. Per consultare copia della licenza, si veda http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/. Quando le immagini utilizzate non sono di proprietà della Fondazione Edmund Mach, le fonti sono open source o cortesia dell’autore e sono comunque sempre citate nella didascalia. Editing a cura di Federica Manzoli: [email protected]. www.envirochange.eu