come un`aquila senza ali - luisa casiraghi callegari
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LUISA CASIRAGHI CALLEGARI COME UN’AQUILA SENZA ALI Iniziato ai Laghi del Cerreto il 27 giugno 2012 Finito ai Laghi del Cerreto il 1 settembre 2012 1 PRIMO CAPITOLO Sul palco, luci, telecamere e tutti gli occhi del pubblico sono puntati su di me e sulla ragazza che mi è accanto. È una forte emozione: sono Miss Olanda e mi trovo alla finale di Miss Mondo. Accanto a me c’è Miss Francia! Siamo rimaste solamente noi due: tra pochi istanti, una di noi diventerà Miss Mondo e la vita cambierà per sempre! Siamo diventate amiche, grazie al fatto che parlo anche il francese, visto che ho vissuto in Francia per due anni e che mia madre era francese. Se vincesse lei, sarei contenta; ma se vincessi io, sarebbe una bella manna dal cielo! Utilizzerei i soldi e la possibilità di carriera, per crearmi un futuro solido: questo mi permetterebbe di poter chiedere l’affidamento di Elisabeth, la mia sorellina di 6 anni che, dopo la morte dei nostri genitori, avvenuta un anno fa, si trova in una “Casa dei bambini”. Io e l’altra mia sorella, Beth, di 18 anni, viviamo in un piccolo appartamento che viene pagato dallo Stato, ma è una sistemazione provvisoria, finché non troviamo un lavoro. Beth ama studiare e mi piacerebbe poterle far proseguire gli studi. Mi sento abbracciare forte da Mathylde, Miss Francia. Vengo colta di sorpresa, poi guardo il maxi schermo davanti a noi: il mio nome appare a lettere cubitali! Sono Miss Mondo! Non ci posso credere! Mi ero ripromessa di non piangere, di distinguermi da tutte le Miss del mondo e, invece, a differenza della mia elezione in Olanda, dove ho sorriso per tutto il tempo, questa volta non riesco a trattenere le lacrime! Penso alle mie sorelle e a quanto sarà bello vivere tutte insieme, quando, trascorso questo anno che dovrò dedicare al Concorso, potrò realizzare il sogno di provvedere a Beth e ad Elisabeth! Girare il mondo non sarà un problema per me, visto che, con la mia famiglia, abbiamo vissuto negli USA, in Francia, in Polonia ed in Olanda! Non sarà un problema neanche capire chi mi sta accanto, visto che parlo correntemente l’olandese, il francese, l’italiano, l’inglese ed il polacco! La bellissima corona, tutta scintillante, viene posta sul mio capo! Sbircio ancora il maxi schermo e mi sento bellissima, per la prima volta in vita mia! Tutte le ragazze, con le quali ho convissuto in questi ultimi due mesi, mi abbracciano! Vorrei tanto avere Beth qui con me, ma purtroppo è dovuta rimanere in albergo, per via del fatto che cammina ancora male, dopo l’incidente che ha causato la morte dei nostri genitori. Beth è molto timida e temo che non sarebbe venuta comunque! 2 Sono qui da sola, a condividere questa gioia con delle persone che conosco da poco, senza il conforto della mia famiglia. Se ci fosse stato ancora mio padre, so benissimo che io non sarei qui, visto che lui cercava sempre di mozzarmi le ali, ogni volta che raccontavo che qualcuno mi aveva detto che ero bellissima! Lui s’infuriava come una bestia e mi diceva: “Con la bellezza non si mangia! Cerca di evolverti come persona e non darti tante arie, che non è proprio il caso!” Ricordo che ci rimanevo sempre tanto male! Diceva che dovevo pensare ad “Espandere il mio piccolo cervello”, ma quando portavo a casa un bel voto, mi diceva: “Non crederai di essere un genio! Ci sarebbe arrivato chiunque!” Ingoiavo le lacrime, salate ed amare e mi rifugiavo in camera a piangere! La mamma mi raggiungeva e mi diceva sempre la stessa frase: “Non devi piangere, lo dice per il tuo bene, così crescerai sempre più forte! La vita è dura e lui lo sa!” Ero piccola, ma anche crescendo, non sono mai riuscita a capire questa filosofia! A me sembrava che ce l’avesse con me, per qualche oscuro motivo! Beth, con il suo carattere dolce ed i suoi capelli più simili a quelli di mio padre, riusciva sempre ad accattivarselo, ma io, per quanto mi sforzassi, non ci sono mai riuscita! I flash delle foto mi abbagliano gli occhi, riportandomi alla realtà! Sono bella, papà! Questa premiazione ne è la testimonianza! Non è come dicevi tu! Io, in realtà, non ci ho mai creduto! La serata continua in un ristorante: sono davvero affamata, ma riesco a mangiar pochissimo, perché vengo chiamata ogni cinque minuti, per essere fotografata. Riesco, a malapena, a sentire mia sorella, dopo che mi ha telefonato, invano, per tantissime volte: “Ciao Betty!” “Ciao Bea! Come sei bella! Sono così commossa!” “Grazie! Mi dispiace non averti qui con me.......” “Lo sai che a me non piace la confusione! Goditi il tuo momento! Ci vediamo domani! Vado a letto, tanto tu, chissà quando finirai!” “Va bene. A domani. Ti devo lasciare perché quella iena che mi sta alle calcagna, mi ha già fatto già i segnali di fumo!” “Ha utilizzato il fumo che le esce dalle orecchie?” “SI!” Ridiamo di gusto, come quando eravamo piccole! Mio malgrado, devo riattaccare per riprendere il mio ruolo! Non so se riuscirò a sostenere tutto questo, per un anno intero! 3 È pesante, per me, essere al centro dell’attenzione! Mio padre mi sgridava sempre, quando mi mettevo in risalto, con qualche mio atteggiamento. Così ho imparato a restare defilata, a non dare nell’occhio, anche se il mio carattere mi portava ad essere una capobanda! Mi son dovuta snaturare per evitare le sfuriate di mio padre! La “Iena” mi riprende, dicendomi che ora sono Miss Mondo e mi devo dimenticare di avere una vita privata ed una famiglia! Credo di non sopportarla perché, come mio padre, vuole piegarmi alla sua volontà, senza lasciarmi libera! Adesso, come allora, mi sento un’aquila senza ali: nata per volare in alto, libera nel cielo azzurro, ma costretta a camminare rasoterra, per seguire la volontà altrui! Tuttavia, sento che questa elezione, mi farà ricrescere le mie bellissime ed immense ali, ali d’aquila che mi porteranno lontano, verso la mia felice libertà! 4 SECONDO CAPITOLO Apro gli occhi e realizzo che questa sarà la mia prima giornata intera da Miss Mondo! Non posso ancora crederci! Mi sembra tutto così irreale! Credo di aver fatto più foto ieri sera che in tutta la mia vita! Ovunque mi girassi, vedevo il flash di un fotografo, immortalarmi! Mio padre ci faceva pochissime foto: lo stretto necessario per ricordare gli anni della nostra infanzia ed i Paesi nei quali abbiamo abitato. Ho 19 anni e credo di aver conosciuto più Nazioni io, che un ottantenne! Ci son persone che nascono, crescono e muoiono nello stesso posto, senza vedere altro! Mi ricordo che i miei nonni materni vivevano in una casetta minuscola, in mezzo alla campagna francese, per tutta la loro vita, hanno vissuto sempre nello stesso paesino, cambiando casa, al momento del matrimonio! A me sembravano così strani! Mi sto crogiolando a letto, quando la iena irrompe nella mia stanza: “Non è ancora pronta? Tra due minuti arriveranno la truccatrice e la parrucchiera! Tra quaranta minuti ha un’intervista!” “Due minuti? Ma io devo ancora lavarmi, vestirmi, far colazione, andare da mia sorella!” “Vedrà sua sorella in un altro momento e mangerà a pranzo.” “Ma io ho fame!” protesto! “Non fa bene ad una Miss mangiare troppo! Deve mantenere la linea! È pagata anche per questo! Una Miss grassa non è mai piaciuta a nessuno!” “Ma io ho sempre mangiato come un lupo e sono sempre stata magra, così come mi vede!” “Meglio, così se mangerà meno, dimagrirà e sarà una bella fortuna! La TV ingrassa ed anche le foto possono far apparire troppo grasse!” “Voglio vedere mia sorella, almeno!” dico, arrabbiata e contrariata. “Vedrà sua sorella questa sera, dopo tutti i suoi impegni.” “Potrei sapere, almeno, qual’è la mia scaletta?” chiedo seccata. Questo lavoro inizio già ad odiarlo! Se non fosse per Elisabeth.... “Questa mattina ha due interviste, poi c’è un pranzo di lavoro. Ha un’ora per rilassarsi, poi arriveranno la truccatrice e la parrucchiera, per prepararla ad altre quattro interviste. Poi sarà libera di far quel che vuole, in albergo. Non potrà uscire. I fotografi non le permetterebbero neanche di attraversare la strada! A mezzanotte dovrà essere a letto, perché domani ci aspetta una giornata durissima!” “Ah, davvero? E questa, come la considera? Leggera?” “Non si preoccupi, si abituerà. Tra pochi giorni, si abituerà ai nostri ritmi! Dovrà sostenerli per un lungo anno e prima si abitua, meglio sarà! Per tutti!” 5 Non replico, perché so di aver firmato un contratto e non posso non onorarlo, ma se potessi, scapperei a gambe levate! In questo momento desidererei aver perso! Chissà com’è bella rilassata Mathylde, in questo momento e, sicuramente, m’invidierà, senza sapere che sono io ad invidiarla di più! Spesso mio padre mi ammoniva dicendo: “Stai attenta a ciò che desideri! Si potrebbe avverare!” Ora capisco che cosa volesse dire! Ho desiderato vincere questo Concorso per poter avere la situazione ideale e riavere la mia sorellina, ma adesso, a poche ore dall’elezione, non ne posso già più di essere comandata a bacchetta! Mio malgrado, vado a lavarmi in fretta ed indosso la vestaglietta che la “iena” mi ha dato, avvisandomi: “Faccia una doccia veloce ed infili questa! La costumista arriverà non appena avranno finito con trucco e parrucco!” E pensare che c’è della gente che ama vivere così! Mentre mi truccano e mi pettinano, mi soffermo ad osservare la “iena”: è una donna non molto alta, magra, non molto bella. Ha i capelli, color platino, raccolti in un sofisticato chignon, l’aspetto, nel complesso, severo. Ha un tailleur strettissimo che, secondo me, non le permette neanche di respirare: forse è per questo che ha quest’aria inflessibile! Non ha pietà neanche per se stessa! Dopo due interviste, sono già distrutta! Se penso di doverne fare quattro nel pomeriggio, mi viene un colpo! Nell’ora di libertà, decido di andare a trovare mia sorella: non la sento e non la vedo da ieri! Non appena mi apre la porta, mi stringe forte a sé: “Beatrix! Come sono contenta! Adesso potremo portare via Elisabeth da quel brutto posto!” “Si, ma, purtroppo, dovremo aspettare ancora un lungo, lunghissimo anno, durante il quale, anche io e te dovremo stare lontane!” “Lo so, ma vedrai che ne varrà la pena! Quando tornerai, cercherò anch’io un lavoro, così ti aiuterò con le spese!” “Tu sei brava e devi continuare a studiare!” “Anche tu sei brava, ma hai rinunciato all’Università, per noi!” “Sono la sorella più grande.... è normale che sia così!” “Non devi sacrificarti solamente tu! Anch’io sono grande!” “Va bene, ne riparleremo tra un anno! Intanto finisci anche tu i tuoi studi, poi si vedrà!” Il tempo trascorso con mia sorella è volato! La “iena” è venuta a “recuperarmi” con venti minuti d’anticipo, perché le interviste sono diventate cinque: 6 “Ieri sera ha chiamato una giornalista da San Francisco ed ha chiesto di fare un’intervista!” m’informa. “Non poteva dirle che il mio carnet era già pieno?” “Certo che no!” mi risponde, acida “I giornalisti sono necessari per dare eco al nostro lavoro! Sono pesanti, ma indispensabili! E cerchi, in futuro, di essere un po’ accattivante, con loro! Se la stroncano, siamo finiti! Si ricordi che ha sulle spalle la responsabilità del lavoro di tante persone che hanno bisogno di questo stipendio per vivere!” “Lo terrò a mente! Non si preoccupi! Non sono una stupida!” Dopo la preparazione del caso, faccio le prime tre interviste del pomeriggio e mi sento già distrutta! Chiedo di poter fare una piccola pausa: sono esausta! Per paura che la mia stanchezza possa rovinare le foto, la “iena mi concede 30 minuti di pausa, prima dell’intervista con la giornalista di San Francisco che, con la sua richiesta, mi ha reso questa giornata pesantissima! Cerco di reagire, pensando che mi mancano solamente due interviste! Un piccolo sforzo e poi potrò andare a cena con mia sorella! Mi faccio forza ed indosso l’abito azzurro che mi ha dato la costumista. Entro nel salottino: mi aspettano due donne e tre ragazzi. Dall’attrezzatura, capisco che si tratta della mia prima intervista televisiva! Mi sento male, mi sembra di svenire, ma devo farmi forza! Stringo la mano all’ultima donna e sento una scossa che mi percorre tutto il corpo. La guardo negli occhi e, stringendole più forte la mano, mi presento: “Piacere, Beatrix Borton.” La donna fa una strana espressione, è una donna che m’incuriosisce, non so perché! Forse perché mi assomiglia moltissimo: com’è strana la vita! Forse è stata anche lei, ai suoi tempi, Miss Mondo! Io e la giornalista ci accomodiamo sul bel divano rosso ed oro, mentre la donna si defila su una poltroncina all’angolo della stanza. I tre operatori si piazzano per avere gli effetti migliori. Ecco, ci siamo! Inizia l’intervista! La giornalista mi comunica di voler presentare al pubblico una Miss Mondo “della porta accanto” e mi chiede di raccontare la mia infanzia, cosa mi piaceva fare, se ho fratelli, dove ho vissuto. Più che un’intervista, mi sembra un interrogatorio! Non mi piace molto parlare del mio passato: non lo ricordo con piacere, tuttavia mi adeguo, per non dover affrontare le ire della “iena”. Credo che ci tenga molto al parere di questa giornalista, visto che l’ha “infilata” tra quattro interviste! 7 Mi accomodo meglio sul divano, mi sistemo i capelli ed inizio, mio malgrado, il mio racconto: “Sono nata in Canada, in una piccola cittadina dispersa tra le montagne. Ho una sorella ed abbiamo perso nostra madre quando eravamo molto piccole.” Durante il racconto, continuo a guardare quella signora: sembra che sussulti ad ogni mia parola! Continuo la mia narrazione, anche se questa signora m’incuriosisce sempre di più: “Mio padre si è risposato e dalla nuova unione è nata un’altra sorella che ora ha sei anni. La nostra nuova mamma ci ha voluto molto bene.” Ad ogni parola, continuo a guardarla con curiosità e vorrei chiederle tante cose! In questo momento, vorrei essere proprio io, l’intervistatrice! Mio malgrado, invece, sono l’intervistata e devo continuare a rivestire il mio ruolo: “Abbiamo girato per il mondo, a causa del lavoro di mio padre. Poi, alla fine, ci siamo stabiliti ad Amsterdam.” La donna, a queste parole, sbianca completamente, mi sembra che si senta male! Il suo viso, in un batter d’occhi, è attraversato da un fiume di lacrime! Non riesco più ad esimermi dal chiedere: “Ma quella signora, chi è? Si sente male? Perché sta piangendo?” La giornalista si gira verso la donna e dichiara: “Questa signora sta cercando, da sedici, lunghi, anni, le sue bambine ed ha buone ragioni per credere che lei sia una di loro.” Mi sento come paralizzata! Non posso credere alle sue parole! Il gelo cala nella stanza ed un silenzio irreale ci avvolge. Sento la “iena” gridare, irritata: “Che cos’è? Una pagliacciata? Voi giornalisti volete sempre creare falsi scoop! Uscite subito di qui!” A queste parole, la donna si alza di scatto ed inizia, a sua volta, ad urlare: “No! Non può mandarmi via! Questa è mia figlia! La guardi! Mi somiglia come una goccia d’acqua!” Detto questo, mostra una sua foto, scattata, probabilmente, quando aveva la mia età: rimaniamo tutti, letteralmente esterrefatti! Approfittando del nostro stupore, dichiara: “Lei non si chiama Beatrix Borton! Il suo vero nome è Miriam Alexandra Graziadei. L’ho chiamata così in ricordo di mia madre. Sua sorella si chiama Monica, in ricordo della mia nonna paterna. Abitavamo sul lago di Garda e suo padre me le ha portate via quando avevano 3 e 2 anni! Da allora le ho sempre cercate! Ho fatto interviste televisive in America, in Italia, in Polonia. La nostra storia è stata narrata da tutti i giornali! Guardate qui!” 8 Così dicendo, tira fuori una cartellina piena di articoli di giornale, in tutte le lingue, e di stampe di pagine internet che trattano dello stesso argomento. La “iena” interviene con la sua solita insensibilità: “Signora! Mi dispiace per il suo dolore, ma qui non c’è spazio per soap operas!” Cerca di sottrarle la cartellina, ma la mia presunta madre riesce a consegnarmela nelle mani ed io, silenziosamente, la apro, iniziandola a sfogliare. In fondo a tutti gli articoli, riconosco un disegno che avevo nascosto in camera mia, prima di partire dalla Polonia. Non ci posso credere e, stringendo il disegno, inizio a piangere: “Allora avevo ragione....... Non era un sogno...... Avevo ragione......” Si girano tutti verso di me e la “iena”, finalmente, smette di urlare e di minacciare di chiamare la sicurezza. La stanza si riempie di un nuovo, irreale, pesantissimo, silenzio, mentre le lacrime mi solcano il volto! Non ci posso credere! Mi sembra di aver tolto una grande pietra dal cuore! Penso a mio padre e sento di dover dare una spiegazione del mio turbamento: “Mi diceva che era solo un sogno e che non esisteva nessuna villa sul lago! Continuava a ripetermi che il mio vero nome era Beatrix e mi sgridava se mi presentavo come Miriam Alexandra! Che razza di nome è? Mi chiedeva stizzito! Era mio padre, gli volevo bene, tuttavia, a volte, sentivo di odiarlo! Un sordo dolore che veniva da chissà dove! Ora capisco tante cose.......” Alzo gli occhi su colei che è, ora ne son convinta più che mai, mia madre e le chiedo: “Non sei morta, allora...... Sei davvero tu la mia vera mamma?” Tra le lacrime, mi risponde: “Credo proprio di si!” Mi getto tra le sue braccia e mi sento nuovamente bambina! Ci sediamo sul divano: inizia ad accarezzarmi i capelli ed io appoggio la mia testa sul suo ventre, come se volessi ritornare dentro di lei, per ripartire da zero, e mi lascio coccolare. È come se in questa stanza ci fossimo solamente noi! Il mio pensiero corre a Beth: chissà qual’è il suo vero nome! La “iena”, con la sua solita acidità, mi ricorda: “Signorina, tra dieci minuti ha un’altra intervista! Deve andare immediatamente al trucco! E voi, smettetela di riprendere! Il vostro tempo è finito! Avete fatto il vostro scoop ed ora potete tornarvene a casa contenti!” Ora basta! Sono proprio stufa della sua tirannia! Mi alzo come una furia e le comunico: 9 “Per oggi non ci saranno più interviste! Ho ritrovato mia madre e non ho nessuna intenzione di lasciarla andar via! Oggi non sono nelle condizioni di rilasciare alcuna intervista! Domani rilascerò un’esclusiva a questi signori. Se mia madre è d’accordo, stasera stessa possono mandare in onda questo servizio.” “Ma lei non può far così! Lei ha firmato un contratto! Lei si deve attenere alle nostre regole!” “Se vi va bene, è così, altrimenti, toglietemi pure il titolo di Miss Mondo! Il mio premio, l’ho già avuto!” Guardo mia madre e la stringo forte, quasi temessi di perderla ancora! L’acidità in persona, ammutolisce e poi aggiunge: “Decideranno i miei superiori, sul da farsi! Ma adesso, tutti fuori!” “Con piacere!” dichiaro, alzandomi “Andiamo a festeggiare!” “Ma lei non può uscire! Abbiamo tutte le esclusive per le fotografie! Non può presentarsi così. Questa sera sono in programma i servizi fotografici per i maggiori giornali del mondo!” “Le ho già detto che è tutto rimandato a domani!” replico, seccata “Lavorerò anche di notte, se vorrà, ma oggi ci sono solamente per mia madre! Abbiamo un’intera vita da raccontarci! Mia madre ha un’altra figlia da riabbracciare!” Con un fil di voce, mia madre mi chiede: “Anche lei è qui?” “Si. Soggiorna in un’altra stanza dell’albergo. Ha ancora difficoltà a camminare, dopo l’incidente in cui sono morti mio padre e sua moglie, ma si sta riprendendo. Sarà un lungo percorso. Dovresti lasciarmi qualche minuto da sola con lei. Ha un carattere delicato e reagisce male alle emozioni. Io so come prenderla......non ti offendere....” Firmiamo la delibera per la messa in onda e poi raggiungo mia sorella: spero che anche lei, come me, scoppi di gioia! 10 TERZO CAPITOLO Sono davanti alla porta della stanza di mia sorella.. Ho un’ansia che mi agita: come le dirò quel che ho scoperto? Lei è sempre stata più fragile di me. Non contraddiceva mai mio padre, per non avere scontri con lui e spesso mi ha criticata per il mio atteggiamento ostile. Il giorno che hanno avuto l’incidente, non ero con loro perché avevo litigato con mio padre e lui mi aveva messa in punizione, lasciandomi a casa con la mia sorella più piccola. Non poteva certamente sapere che, in questo modo, stava salvandomi la vita. Se avesse potuto scegliere chi salvare, non credo che avrebbe fatto il mio nome! Per la dinamica dell’incidente, sarei sicuramente morta, visto che la parte dove ero solita sedermi, è andata letteralmente distrutta! Beth si è salvata per miracolo, ma sta ancora scontando le conseguenze dell’impatto. Non so se lei sarà contenta di apprendere la verità, così come lo sono io! Ho sempre sentito che qualcosa non andava nella storia della morte di nostra madre: possibile che nessun parente ci aveva più voluto vedere? In Francia avevo conosciuto una bambina che aveva perso la madre, ma viveva con la nonna, quando il papà lavorava. Nostro padre, invece, si è accompagnato prima con una donna e poi con quella che sarebbe diventata nostra madre. Era una persona buona, che cercava sempre di consolarmi, ogni qualvolta litigavo con mio padre. Era brava, eppure io sentivo di non appartenerle, sentivo che la mia vita doveva essere altrove! Il nostro continuo peregrinare, non faceva che accentuare la mia sensazione di inadeguatezza. Beth è sempre sembrata a proprio agio: a lei andava sempre bene tutto! Quando ci trasferivamo, soffrivo sempre moltissimo l’abbandono della casa, degli amici, delle maestre, della scuola. Lei, al contrario, ne era sempre felice e papà non faceva che ripetermi che avrei dovuto prendere esempio da lei! Insomma, sono sempre stata la pecora nera della famiglia! Mentre sono ancora davanti alla porta chiusa, immersa nel passato, mia sorella esce ed urla per lo spavento: “Beatrix! Ma che fai, qui fuori? Non avevi delle interviste e delle foto da fare, fino a tarda serata?” “Ciao Beth! Stavo per bussarti...... Stai andando da qualche parte?” “Volevo provare a far due passi, niente di ché!” “Ti dispiacerebbe dedicarmi almeno un’ora del tuo tempo? Ho una cosa molto importante da dirti, ma non qui!” “Certo, entra! Uscirò dopo, ho molto tempo libero, qui.” Entro nella sua stanza e sento subito il suo profumo inconfondibile. Ci accomodiamo sul divano e le stringo entrambe le mani: 11 “Durante un’intervista televisiva, che ho fatto poco fa, è successa una cosa straordinaria! Non so neanche come dirtela!” “Dimmela! Lo sai che non posso stare col fiato sospeso! Che cosa è successo?” “Insieme alla troupe televisiva c’era una signora che ha subito attirato la mia curiosità. È una bella donna e mi somiglia molto, ma la cosa che mi ha colpita di più, è che, quando raccontavo gli episodi della nostra infanzia, come mi aveva chiesto la giornalista, quella donna sussultava e poi, alla fine si è messa a piangere...” “Beh, magari è una persona molto fragile, una squilibrata. Ma sei venuta per dirmi questo? La “iena” ti ha lasciata libera, per dirmi questo?” “Ricordi che papà ci aveva detto che la nostra mamma era morta?” “Che cosa c’entra, questo?” “Quella donna....... quella donna....è nostra madre!” le dico tra le lacrime. Beth, inaspettatamente, si mette a ridere! Io rimango basita, dalla sua reazione: “Perché ridi? Hai capito che cosa ti ho detto?” “Ti credevo più furba, sorellona! Non hai capito che è una mitomane? Sei diventata Miss Mondo ed ora cerca un po’ di pubblicità, di celebrità! Te l’ho già detto! È una squilibrata!” “No. Non è così!” dico, decisa. “E tu che ne sai?” mi risponde, deridendomi. “Aveva un disegno che avevo lasciato nella nostra casa in Polonia, prima di partire per l’Olanda.” “Beh? Cosa vuol dire? Chiunque avrebbe potuto trovarlo! Non per questo deve trattarsi di nostra madre!” “Sei così scettica perché non vuoi ammettere che nostro padre ci ha mentito per tutta la vita?” “Oh, insomma! Lascialo riposare in pace, almeno ora! Non ti basta che sia morto?” “Ma che cosa dici? Non gli ho mai augurato di morire!” “Ne sei proprio sicura? Ammetti con te stessa che lo odiavi!” “Si, è vero, certe volte lo odiavo, ma non gli ho mai augurato del male, tanto meno di morire! L’adorazione che avevi per lui, ti acceca fino a questo punto?” “E l’odio che avevi per lui ti porta addirittura a credere alla prima pazza che si spaccia per nostra madre?” “Non è una pazza! Mi ha fatto vedere gli articoli di giornale che ha raccolto negli anni. Mi ha fatto vedere tutte le interviste, nelle quali raccontava la storia della nostra scomparsa! Nostro padre ci ha rapite ed ha cambiato i nostri nomi ed il cognome per non permetterle di trovarci!” “Ti rendi conto che sembra la trama di un film?” “No, mi rendo conto del perché ricordassi una casa in riva al lago e del perché papà mi punisse tutte le volte che dicevo di chiamarmi Miriam Alexandra! È proprio questo il mio nome e me lo ricordavo! Avevo tre anni e sapevo come mi chiamassi! Tu 12 avevi solo due anni e non puoi ricordare! Il tuo vero nome è Monica. È il nome della nostra bisnonna materna.” “Tu credi a quel che vuoi. Io non ci credo!” “Non vuoi neanche vederla?” “Certo che no!” “Ma perché, che ti costa? Ti dico che è lei, è nostra madre! Lo sento!” “Io invece sento che è un’imbrogliona!” “Parli così perché non l’hai vista!” “Parlo così, perché, a differenza di te, non sono pronta a rinnegare i nostri genitori! Non ne voglio più parlare!” Detto questo, si chiude in bagno, lasciandomi da sola in camera. Non mi posso sbagliare! Quella donna è davvero nostra madre! Ne sono sicura, lo sento, lo sento dentro di me! Non appena l’ho vista, ho provato come un brivido! Son sicura di non sbagliare! Non capisco perché mia sorella sia così testarda! Si è sempre fidata del mio giudizio, non so perché faccia così! Credo che non voglia ammettere ciò che era davanti agli occhi di tutti: nostro padre era una persona con moltissimi problemi e ci ha fatto vivere nella continua paura di dover fare le valigie da un momento all’altro! Era ossessivo, non voleva che andassimo nella case dei nostri amici e ci voleva sempre sotto controllo! Non dovevamo metterci in evidenza, né farci fare le foto dagli estranei. Non dovevamo affezionarci ai nostri coetanei, né a nessun altro! Ora capisco perché: sapeva che la mamma ci stava cercando e temeva che qualcuno potesse dirle dove fossimo! Ci ha fatto girare l’America e l’Europa per impedirle di ritrovarci. Che miserabile! Lo odio davvero e spero che, ovunque sia, senta il mio odio! Nostra madre ha sofferto per sedici, lunghi anni, solo per colpa sua! È impossibile che fosse una cattiva madre, altrimenti non ci avrebbe cercato per tutto questo tempo! È stato davvero un grande egoista, un essere abietto! Sono assorta nei miei pensieri, quando Beth, o dovrei dire Monica?, mi appare davanti: “Credi che quella donna dica la verità?” mi chiede, tra le lacrime. “Credo di si. Ne son sicura!” “Come fai ad esserne certa?” “Non ti sei mai chiesta, come mai, papà non volesse che nessuno ci fotografasse? È normale lasciare in fretta e furia un Paese, senza neanche lasciarci finire le scuole? In questi anni, mi sono sempre fatta tante domande. Per questo, a volte, lo odiavo, perché non ci lasciava la nostra libertà e ci voleva condizionare la vita, decidere per noi! Ho visto il viso di quella donna! Ha davvero sofferto, in questi sedici anni ed ha sempre cercato le sue bambine. Ti rendi conto che cosa voglia dire, per una madre?” 13 “Va bene, ma chi ci dice che sia proprio nostra madre? Perché papà avrebbe dovuto portarci via?” “Questo non lo so, ma ammetterai che papà era un po’ strano e che era ossessivo anche con la mamma. Non le lasciava respiro! Lei soffriva quando lui mi trattava male. Per me, è stato un inferno, vivere con lui!” “Lo so, litigavate sempre. Io ho sempre cercato di andare d’accordo con lui e di assecondarlo, anche quando capivo che sbagliava. Ma gli volevo bene e non ci posso far niente!” “Non devi sentirti in colpa, per questo! È normale che una figlia voglia bene al proprio padre! Ero io quella sbagliata! Lui mi ha fatta sempre sentire così! Criticava qualunque cosa facessi o dicessi! Per lui, non andava mai bene nulla!” “Va bene!” decide “Se tu sei così sicura, voglio incontrarla anch’io......... Ma non ti aspettare nulla, da me!” “Va bene, è già qualcosa! Avverto il receptionist perché mandi un cameriere a chiamarla, dicendole che la stiamo aspettando.” “Mi fido di te. Sono curiosa anch’io, di sapere la verità!” 14