...fino all`ultimo!!!

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...fino all`ultimo!!!
Zona LPN
bollettino non conforme
numero 29 — aprile 2011
...fino
all’ultimo!!!
ZONA LPN APRILE 2011
Pagina 2
LA CALABRIA:
NON CONFORME
pag. 3
NOZZE DI SANGUE:
TEATRO A LOCRI
pag. 4
FIORI DI SETA:
PER SIMONE
pag. 5
SPAZIO CERVANTES:
SPINTA IMMAGINARIA
pag. 6
OSAMU DEZAKI
DEZAKI::
UN MAESTRO
pag. 7
JESSICA ROSSI:
TIRO A VOLO
pag. 8
MISTICA DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA
FASCISTApag.
pag. 9
SATANIK:
DARK LADY
pag. 10
CANTIERE L.P.N.
pag. 11
ZonaLPN: agenzia di informazione interna a cura dell’ass. cult. LPN
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Pagina 3
LA CALABRIA:
NON CONFORME
È stato un aprile pieno per l‟allegra brigata, Catania, Catanzaro, dovevamo andare anche a Reggio, ma all‟ultimo minuto è saltata la trasferta, senza dimenticare che ci stiamo prodigando per
aprire la nuova sede.
In giro per il Sud Italia c‟è fermento ed in particolare nella nostra amata Calabria, nuovi gruppi
si consolidano e diventano vere e proprie realtà militanti. Furor a Catanzaro, Fare Cultura a Villa San Giovanni, lo Spazio Cervantes a Catania (conosciamo la geografia, sappiamo che è Sicilia, ma cosa sono stati capaci di fare in due anni loro, deve valere da esempio per tutti), il gruppo TemerariaMente a Reggio, fanno ben sperare e per chi volesse conoscere ancora altre realtà
in movimento vi segnaliamo l‟appuntamento del 7 maggio a Lamezia Terme, questa volta ad
organizzare è Casa Pound Calabria.
Ma come dicevamo prima, molte altre realtà sono già presenti da anni nella nostra regione,
quindi ci scusiamo se qualcuno non è stato menzionato, non mancherà occasione.
Gruppi che si radicano nel e sul territorio, movimenti, associazioni che molte volte collaborano
tra loro, tanto per fare un esempio, basta collegarsi al sito calabrianonconforme, per capire di
cosa stiamo parlando.
Altri a volte sottolineano la loro specificità, come è giusto che sia, rivendicano il loro operato su
determinati piani e livelli. C‟è chi punta al movimentismo, chi fa opera soltanto di formazione,
chi cerca di fare l‟uno e l‟altro, non sta a noi, giudicare quale sia la scelta più giusta, da parte nostra ci rallegriamo che tutto ciò esiste e si allarga a macchia d‟olio, anche noi, nel nostro piccolo,
ci siamo, cercando di fare la nostra parte.
Le idee circolano, questa è la cosa più importante, i distinguo e le diversità, in questi casi arricchiscono un ambiente che da diverso tempo sembrava dormiente. Il terreno è fertile, ora tocca
a noi coltivarlo, buon lavoro a tutti.
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NOZZE DI SANGUE:
TEATRO A LOCRI
Il 28 aprile a Locri è andata in scena il dramma “Nozze di sangue”, quella che segue è la recensione ante rappresentazione. La pubblichiamo ugualmente, senza attendere la prima, perché ci preme sottolineare come a Locri, qualcuno osa fare teatro.
Al Palazzo della Cultura di Locri un esperimento di laboratorio con un gruppo eterogeneo di
esperti e neofiti dell‟arte della rappresentazione. Il teatro del quale Locri si sta imponendo da
tempo come riferimento, si arricchisce di nuove esperienze. Tra queste un lavoro di Federico
García Lorca che porterà in scena passione, dolore, fatalità degli eventi e scelte dettate dal sangue. La rappresentazione di eventi di una terra non troppo lontana da noi e non troppo dissimile. La Spagna degli anni trenta che, in alcune scene, ricorda la Calabria di pochi giorni fa.
La lotta tra il dovere e la tensione dell‟animo, tra il dovere e la fatalistica scelta di appartenere ad
una comunità condannata. La lotta interna tra quello che si deve e quel che si vuole, la consapevolezza dell‟irreparabile. A rendere palpabile la difficile congerie di elementi Bernardo Migliaccio Spina, poliedrico artista della rappresentazione, sia essa tecnica come le produzioni del suo
Asimmetrici, dove come videomaker ha già prodotto lavori apprezzabili ed esperimenti finora
mai azzardati, sia nella costruzione di lavori teatrali, dove l‟insieme di elementi sensoriali viene
arricchita fino a far comprendere fino in fondo le emozioni vissute dai protagonisti di un lavoro non facile. Altrettanto impegnativo per i protagonisti in scena, persone di varia età e di differente preparazione tecnica. Una varietà che, sbirciando dietro le quinte dei lavori, si percepisce
nella valorizzazione dei differenti personaggi che acquistano la freschezza anche della interpretazione, “pulita” da qualsiasi precedente esperienza teatrale.
Spunta anche la nota di arte danzante, della quale non sveliamo il ruolo, che però verrà attribuito alla preparazione della coreografa Maria Roberta Franco. Ad essere mossi dal regista e dalla
coreografa sul palco, il nutrito gruppo di artisti. Seguiti dalla nostra redazione dietro le quinte,
nel corso delle prove, è emersa la forte passione, anche se per alcuni non a livello professionale,
per un‟arte descritta quasi come maieutica. La profonda comprensione del personaggio che si
rappresenta risulta essere per ognuno degli attori il momento di comprensione anche di se stessi, di quello che corrisponde o meno alla propria costruzione mentale e sensoriale.
Un lavoro, quindi, che non solo viene affrontato dagli artisti in termini di produzione ma anche
di crescita personale. Differenti elementi sono nati infatti nel corso del laboratorio, la loro profonda convinzione della validità del rappresentare i sentimenti e la storia, della comunanza con i
risvolti sociali del nostro territorio, la difficoltà di rendere fino infondo le sensazioni e i sentimenti dei protagonisti. Per questo motivo il gruppo non si è risparmiato e metterà in scena un
lavoro che coinvolgerà molto il pubblico al quale consiglio di approcciarsi alla rappresentazione
con lo spirito aperto di chi anela a ricevere forti sensazioni.
Questo secondo il mio modesto parere. (Raffaella Rinaldis – ilfattoonline.com)
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FIORI DI SETA:
PER SIMONE
È stato presentato sabato, 16 aprile, alle 18, nell‟Auditorium del teatro “Don Bosco” di Locri, il
libro “Fiori di seta” (edito da Rubbettino) che raccoglie gli scritti finalisti della prima e seconda
edizione di “Racconto breve”, il premio letterario per studenti in ricordo di Simone Esposito.
Grazie all‟impegno del comitato organizzatore, presieduto da don Eugenio Fizzotti e composto
da Angelo e Antonella Esposito, Silvana Pollichieni, Marcello Pezzano e Ugo Mollica,
“Racconto breve” vive così un altro momento importante del premio che, nato appena tre anni
fa, già ha raggiunto una grande solidità, estendendosi a tutto il territorio della provincia di Reggio Calabria. Ora la pubblicazione, grazie alla sensibilità dell‟editore Rubbettino, rende concreto
lo sforzo creativo ed ideale dei giovanissimi cui il concorso è rivolto.
«“Fiori di seta” espone una nutrita fioritura di buoni intendimenti, che, provenendo da libere
riflessioni di giovani, fanno crescere il cuore e danno conforto alla speranza. Un libro di nobili
frammenti d‟anima di adolescenti, che ci portano nel cielo limpido delle pure idealità», si legge
nella prefazione di Ugo Mollica.
Alla presentazione, introdotta da Mollica e coordinata da Maria Teresa D‟Agostino, sono intervenuti il sindaco di Locri e di Antonimina, patrocinatori del concorso, Don Eugenio Fizzotti e i
dirigenti scolastici Domenica Marra e Saro Lucifaro.
Nell‟occasione sono stati esposti i lavori dell‟estemporanea di pittura 2010, realizzata dagli alunni del Liceo Artistico di Siderno e dell‟Istituto d‟Arte di Locri e curata da Sara Parlongo. Degli
intermezzi musicali hanno arricchito la serata.
Intanto la terza edizione del concorso
si avvia alla sua fase conclusiva: gli studenti di scuole medie e superiori hanno
già consegnato i lavori e le pre-giurie
sono all‟opera per effettuare una prima
selezione. A breve saranno nominate le
giurie che designeranno i vincitori.
Per seguire le news sul concorso è possibile
collegarsi
al
sito
www.simoesposito.com o scrivere
all‟indirizzo
e-mail
[email protected].
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SPAZIO CERVANTES:
SPINTA IMMAGINARIA
9 aprile 2011, in quel di Catania si festeggiano i due anni di vita della spazio libero Cervantes, noi, ovviamente, presenti.
Qualcuno di voi l‟avrà sicuramente notato. In tante vie di Catania sono apparsi dei cartelli, sottostanti le denominazioni ufficiali delle arterie cittadine, con i nomi di via Bukoski, piazza Marco Aurelio, via Niccolò Giani e tanti altri. Tranquilli, non si tratta di un nuovo piano urbanistico
del comune di Catania ma dell‟iniziativa dei ragazzi del Cervantes che hanno voluto festeggiare
a modo loro i due anni di vita dello spazio libero dedicato all‟autore del “don Chisciotte”.
Immaginate quindi una città dove l‟ospedale è dedicato allo scrittore francese Louis-Ferdinand
Céline, il tribunale a Paolo Borsellino e la banca al poeta anti-usura Ezra Pound. Questa è la città immaginaria che i ragazzi del Cervantes hanno voluto creare per celebrare il compleanno dello spazio libero catanese. Una grande festa che ha visto un padrino di eccezione come Luciano
Lanna, direttore del Secolo d‟Italia, e la partecipazione di tantissime realtà militanti da tutta Italia e perfino dalla Francia, con l‟arrivo dei ragazzi del Projet Apache di Parigi.
Sabato nove aprile si è infatti tenuta la conferenza dal titolo per l‟appunto “Spinta Immaginaria” all‟interno dei locali del centro Cervantes. “Una spinta immaginaria perché è stato grazie
alla nostra immaginazione che abbiamo potuto pensare e concretizzare una realtà quale il Cervantes” ha dichiarato Gaetano Fatuzzo, responsabile del centro sociale etneo. “Oggi noi abbiamo voluto immaginare come potrebbe essere la nostra città ideale, sperando e credendo che
quanto meditato possa realmente concretizzarsi” ha poi continuato Fatuzzo prima di passare la
parola agli ospiti.
Momento saliente l‟intervento del direttore Luciano Lanna, autore del libro “il Fascista Libertario”, che assieme al giornalista Antonio Rapisarda hanno ricostruito e commentato il percorso
che ha portato alla nascita del Cervantes e di tutte le realtà di destra sociale in Italia. “Di fronte
al mancato intervento delle autorità cittadine ed allo stato di abbandono di tanti quartieri delle
nostre città, il centro sociale si erge come una iniziativa autonoma di quella parte attiva delle cittadinanza che vuole migliorare e migliorarsi attraverso la spinta sociale e solidale”. Parole utilizzate dal direttore Lanna per spiegare e far comprendere la genesi di quelle realtà quali lo spazio
libero Cervantes, che si ergono come fari di cultura, sport ed attività dove prima c‟era solo abbandono ed incuria.
Durante la conferenza alcuni dei ragazzi presenti sono intervenuti leggendo passi tratti da libri
famosi come Fahrenheit 451 ed evidenziando l‟importanza che i centri di aggregazione possono rappresentare per le comunità cittadine e ponendo l‟accento anche sulla mancanza di libertà
e sulla diffidenza che questo ambiente ancora risente da parte di molti.
Di sera poi si è tenuto un concerto con gruppi di musica alternativa quali i catanesi Divampa e
gli SPQR, gli INSEDIA e TIMEBOMBS di Roma per festeggiare adeguatamente il secondo
anno dell‟era Cervantes. (di Federico Moretti da www.cataniapolitica.it)
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OSAMU DEZAKI:
UN MAESTRO
Lutto nel mondo dell‟animazione giapponese. Si è infatti spento il 17 aprile, all‟età di 67 anni
Osamu Dezaki, regista di numerosi anime fra i quali ricordiamo Lady Oscar, Remì, Lupin III
solo per citarne alcuni.
A lui si deve l‟introduzione negli anime di soluzioni registiche innovative come lo split screen e
l‟uso di fermi immagine su disegni particolarmente curati, da lui stesso definiti “cartoline ricordo”. È stato anche il primo regista a sperimentare l‟animazione digitale generata da un computer in una scena panoramica in Golgo 13.
Biografia
Diplomatosi presso il liceo Kitazono, dopo un periodo come impiegato presso la Toshiba, entra
alla Mushi Production di Osamu Tezuka, dove si forma in fretta come disegnatore e animatore.
Dopo aver diretto alcuni episodi delle serie Tetsuwan Atom (Astro Boy) e Jungle Taitei (Kimba il leone
bianco) lascia la Mushi per diventare un freelance e fonda, con il fratello maggiore Tetsu e Gisaburo Sugii, lo studio Art Fresh.
Nel 1970 gli viene affidata dalla Mushi la regia generale della serie Ashita no Joe (Rocky Joe), che
diviene subito un cult, ma che nonostante il successo di pubblico viene interrotta anticipatamente.
Tra i fondatori dello studio di animazione Madhouse nel 1972, passa da un progetto all‟altro,
diventando uno dei più importanti registi per la Tokyo Movie Shinsha.
Negli anni ottanta e novanta lavora prima in trasferta all‟estero, insegnando anche tecnica
dell‟animazione in una major americana, poi di nuovo in patria presso la Tezuka Production, stavolta anche nel campo degli OAV, come nel caso dei dieci episodi di Black Jack realizzati nel
1993.
Dezaki è rimasto sostanzialmente fedele all‟animazione seriale e ha diretto solo due film di rilievo (oltre vari special TV di Lupin III), Golgo 13 nel 1983 e Black Jack - La sindrome di Moira nel
1996, oltre all‟adattamento per il grande schermo di Ace wo nerae! (Jenny la tennista) ed i film di
montaggio delle sue serie più celebri.
Dopo una lunga pausa, è tornato alla regia, con due lungometraggi, Air del 2005 e Clannad del
2007, e due serie TV, UtraViolet: Code 044 nel 2008 e Cobra The Animation: Rokunin no yūshi nel
2009.
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JESSICA ROSSI:
TIRO A VOLO
Primo lampo dell‟Italia nella tappa a Pechino della coppa del mondo di tiro a volo. Nella specialità fossa olimpica l‟azzurra Jessica Rossi ha conquistato la medaglia d‟oro: la poliziotta di Crevalcore (Bologna), campionessa europea e mondiale nel 2009, dopo aver conquistato la carta
olimpica per l‟accesso ai Giochi Olimpici di Londra 2012 ottenuta ai Mondiali 2010, con questa
vittoria centra anche il passaggio alla finale di Coppa del Mondo 2011.
Ma come nasce il tiro a volo?
Da addobbi natalizi a primi bersagli mobili. Nella seconda metà dell‟800, infatti, gli statunitensi
attribuirono un impiego diverso alle palle di vetro ornamento degli abeti natalizi ideando un
gioco di abilità che consisteva nel colpire queste palle che venivano lanciate in aria da apposite
macchine chiamate balltraps. Questo “passatempo” divenne in breve un esercizio popolarissimo in America mentre in Europa non trovò molto entusiasmo in quanto considerato divertente, ma poco impegnativo. Diversamente fu accolta nel 1880 la proposta, sempre di marca statunitense, di un bersaglio mobile in argilla a forma di disco. Il bersaglio si diffuse molto nei paesi
anglosassoni con il nome di clay-bird (uccello d‟argilla), quindi come pigeon d‟argile (piccione
d‟argilla) in Francia ed infine in Italia e Spagna dove il dischetto fu ribattezzato piattello.
L‟effetto Olimpiadi (il tiro a piattello specialità Trap o Fossa Universale fu ammesso come sport
facoltativo ai Giochi di Parigi del 1900) giovò senz‟altro alla promozione internazionale della
disciplina. Nel 1926 un appassionato industriale del settore, Ettore Stacchini, fondò la Federazione Italiana Tiro al Piccione d‟Argilla (FITPA) che riuscì a riunire 30 società di tutte le regioni
italiane. L‟anno successivo la FITPA si trasformò in FITAV (Federazione Italiana Tiro a Volo)
ed entrò a far parte del CONI con 151 società e 916 tiratori, sotto la guida del suo fondatore
che ne divenne il primo Presidente.
La diffusione non fu immediata, ed il problema dell‟impiantistica rallentò l‟espandersi della disciplina fino agli anni „30 quando Stacchini decise di far organizzare a Roma sia i Campionati
Mondiali che gli Europei dell‟unica specialità di tiro al piattello conosciuta, la Fossa Olimpica.
Nella successiva edizione italiana degli Europei, nel 1940 sempre a Roma, l‟Italia ottenne la prima affermazione internazionale con Giuseppe Melini, ma si dovettero attendere altri 10 anni
per il primo titolo mondiale, la vittoria di Carlo Sala a Madrid nel 1950 con il punteggio record
di 296/300. La prima spedizione italiana alle Olimpiadi, nel 1952, ad Helsinki, non fu molto
fortunata, infatti, Galliano Rossini giunse settimo e Italo Bellini finì ottavo. Ma l‟appuntamento
con la vittoria Olimpica fu solo rimandato; nel 1956 a Melbourne, ancora Rossini centrò l‟oro
Olimpico, mentre Sandro Ciceri si aggiudicò il bronzo e quattro anni più tardi, a Roma, sempre
Rossini sfiorò un clamoroso bis ottenendo l‟argento e nel 1964 alle Olimpiadi di Tokio Ennio
Mattarelli vinse l‟Oro, fino ad arrivare ai successi dei giorni nostri.
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MISTICA FASCISTA
N. GIANI Edizioni Il Cinabro € 15
La due giorni (16-17 aprile) che ha vissuto Furor è un fine settimana all‟insegna della “Mistica”,
in ogni senso. Vissuto come vorremmo fare sempre: insieme ai camerati. Un fine settimana trascorso a condividere pensieri, ricordi, progetti e canzoni gridate al cielo. Molto meglio che una
nottata in balìa della disco. Senz‟altro. “La Vecchia Sezione” in concerto, con il suo ampio repertorio che abbraccia una vasta gamma di pezzi della “nostra” musica, la musica alternativa
che tanto fa sognare e sentire parte di un unico mondo gente di ogni parte d‟Italia, ha cancellato dalla nostra mente ogni frenesia da sabato sera. E allora tutti a urlare a squarciagola ed accompagnare le tre voci più chitarre che da “Trieste 1953”, ci hanno portato fino a “Non scordo” dei 270 bis concludendo sotto il cielo di Irlanda con la magnifica “Belfast”. Questi e tanti
altri i pezzi che hanno riscaldato l‟atmosfera della nostra sede sabato sera. Una lunga serata
conclusa dopo la mezzanotte ma iniziata già alle 19 circa quando si è partiti con
l‟appuntamento con “Mistica della Rivoluzione Fascista”, presentazione della raccolta di scritti
di Niccolò Giani edita dal Cinabro, che sta facendo il giro d‟Italia grazie al “tour” portato avanti
dalla Comunità militante Raido di Roma, che al testo ha anche dedicato un blog apposito
(http://misticafascista.wordpress.com/), contenente tutte le novità sulle presentazioni del libro e
un‟ampia raccolta di recensioni. È con noi a presentare questo testo al pubblico il saggista Maurizio Rossi, che da Firenze è giunto a dirci qualcosa in più sui mistici e sul rapporto con il regime fascista. Molto si è già detto sul testo, perciò ci limiteremo a pochi punti. Rossi ha inteso
sottolineare soprattutto il ruolo di “avanguardia rivoluzionaria” che i mistici chiedevano per sé:
non posti nel partito, non carriere, ma la “prima linea”, i posti più scomodi, per essere “la spada
e lo scudo della Rivoluzione Fascista”. Una prima linea desiderata per “portare a termine la Rivoluzione”, che per loro non si concludeva con la presa del potere ma si sarebbe conclusa solo
con la creazione dell‟Uomo nuovo. Una Rivoluzione permanente dunque, motivo per cui il
“Covo”, prima sede dei fasci di combattimento, e lo squadrismo, che ha versato il sangue sulle
strade dando al fascismo i suoi martiri, sono il simbolo per loro di una lotta che non deve arrestarsi. Un Duce che crede nella scuola ma che solo nel 1939 conferisce alla Scuola la benedizione ufficiale, troppo tardi perché “la marcia verso l‟Uomo nuovo” possa giungere ad una conclusione. La guerra è alle porte e proprio i mistici, come sempre in prima linea, doneranno alla
causa le proprie vite, concludendo così la loro esperienza. “Non una fronda questa Scuola di
Mistica, assolutamente”, chiarisce Rossi. La Scuola può e deve anzi essere considerata come la
parte più pura e nobile del Fascismo, che non voleva dividere ma unire, servire, arricchire, senza ottenere nulla. Mussolini, che spiega nel suo discorso rivolto a loro che il percolo di una Rivoluzione è quando dalla mistica si passa alla politica e si finisce poi all‟amministrazione, fine di
ogni Rivoluzione, sembra “parlare a se stesso, consapevole dei tanti errori e della necessità di
tornare alle origini”, nel conferire a questi apostoli del Fascismo il compito arduo di sostenerlo
per portare a termine la Rivoluzione e costruire una elite, l‟Uomo nuovo. (continua a leggere tradizionalmente.it)
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SATANIK:
DARK LADY
A soli quattro mesi dall‟uscita di Kriminal, l‟Editoriale Corno si decise a lanciare sul mercato un
altro fumetto noir. In realtà era pronto da tempo e visto il successo di Kriminal si pensò non
fosse necessario aspettare ancora. Gli autori erano gli stessi: Max Bunker (alias Luciano Secchi)
ai testi e Magnus (alias Roberto Raviola) ai disegni. Esordì quindi nel novembre del 1964 il personaggio di Satanik, quasi una versione femminile di Kriminal seppur con delle differenze di
fondo. La prima e fondamentale differenza è che la protagonista del fumetto (almeno per le
prime tavole) è una donna, intelligente e brutta. L‟esatto contrario di quel che il pubblico si aspetterebbe. Tutto comincia con Marnie Bannister, una giovane ragazza sgraziata nell‟aspetto e
soprattutto deturpata in viso da un‟angioma. Il suo aspetto la rende vittima di soprusi e angherie da parte di tutti. Marny cerca di guadagnarsi il rispetto e la considerazione della gente studiando e lavorando sodo (è ricercatrice di talento all‟Università) ma si rende conto che per tutti
è solo l‟apparenza a contare e che il suo aspetto brutto e sgraziato non le consente di vivere una
vita normale, di avere un uomo, di avere successo nella vita. Grazie alle proprie capacità ed allo
studio di antichi testi dell‟alchimista Masopust riesce a mettere a punto un siero che le fa mutare aspetto fisico trasformandola in una rossissima dark lady: Satanik, la rossa del diavolo. Il
nuovo aspetto non le fa dimenticare tutti i soprusi subiti negli anni, anzi la ragazza diventa più
vendicativa e crudele. Satanik si rivelerà essere spietata e priva di qualsiasi scrupolo, si vendicherà dei torti subiti, iniziando dalla famiglia che gli aveva negato affetto e comprensione, e continuando con chiunque si trovi sulla sua strada. Sfrutta gli uomini, insignificanti e colpevoli di
pensare solo all‟apparenza ed all‟aspetto fisico, ricavandone denaro, piacere, potere ed ogni tipo
di soddisfazioni. Questo il contesto in cui si muove Satanik, che descrive un Paese ed una società allo sfascio in cui predominano ingiustizia e torti, una società in cui l‟alienazione degli individui è all‟ordine del giorno e dietro l‟apparente serenità del “confortevole” ambiente familiare si
celano scheletri e brutture di ogni tipo. In tutto questo si può leggere sicuramente una critica
alla società contemporanea. Avendo per protagonista una donna affascinante e spregiudicata,
Satanik consente agli autori una maggior dose di erotismo rispetto al “fratello” Kriminal, senza
che questo comporti una minor presenza di omicidi e violenze. Vediamo così la nostra eroina
concedersi spesso, per ottenere ciò che desidera o per puro diletto personale e molte volte presentarsi ai lettori quasi senza veli. Altra differenza con Kriminal è data dalle maggiori concessioni al soprannaturale presenti nel fumetto. Già nel primo episodio vediamo Marny trasformarsi sotto i nostri occhi per effetto della pozione in una efficacissima sequenza che non può
non ricordare le vicende de Lo strano caso del Dottor Jekill e Mister Hide. In seguito la vedremo affrontare più volte il mondo del soprannaturale (soprattutto sul finire della serie) scontrandosi
perfino con licantropi e vampiri. Uno dei suoi avversari più temibili sarà proprio un vampiro, il
barone Wurdalak. La crudeltà del fumetto col tempo si stempera. Nei primissimi episodi gli omicidi erano numerosissimi e molto efferati (basti pensare all‟omicidio della sorella per mezzo
di un acido che ne provoca la decomposizione nel 5 numero della serie, l‟episodio Angoscia),
riducendosi nel tempo sia per quantità che per efferatezza.
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CANTIERE LPN:
ATTIVITA’ MILITANTE
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