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© Lonely Planet Publications Capire le Hawaii HAWAII OGGI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 616 Le difficoltà dello sviluppo economico sono all’ordine del giorno anche in questo paradiso, crocevia del Pacifico e mosaico multiculturale. Scritto da Michael Shapiro. STORIA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 619 Dai viaggiatori e dai re polinesiani ai missionari cristiani, dai magnati dello zucchero alle basi delle forze armate statunitensi, questa è la storia delle Hawaii. Scritto da Michael Shapiro. POPOLAZIONE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 639 Lasciate perdere miti e stereotipi e tuffatevi nella vita quotidiana dell’isola, così differente rispetto agli Stati Uniti continentali. Scritto da Michael Shapiro. LA CUCINA HAWAIANA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 647 Cocktail tropicali sulla spiaggia, capanne dove vendono pesce fresco, furgoni che propongono plate lunch e altro ancora. I PRODOTTI DELLA TERRA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 660 Alcune comunità del cibo nelle Hawaii. ARTE E ARTIGIANATO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 664 Scoprite l’anima profonda delle isole nelle storie emozionanti, nella sensuale danza hula, nelle fantasiose canzoni e negli artistici oggetti di artigianato. LEI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 670 Le profumate ghirlande simboleggiano lo spirito dell’aloha che anima le isole. TERRA E MARE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 673 Delicate barriere coralline, fiumi di lava incandescente, cime di vulcani coperte di ghiaccio, foreste nebulari ammantate di foschia – sono le Hawaii, naturalmente. LE HAWAII E L’AMBIENTE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 682 Aiutate questo remoto arcipelago a diventare un laboratorio vivente per la sostenibilità e la vita rispettosa dell’ambiente. popolazione per kmq 616 HAWAII NEW YORK TEXAS ≈ 38 abitanti Hawaii oggi La rinascita hawaiana »»Popolazione: 1,3 milioni »»Prodotto interno lordo: 63,4 miliardi di dollari »»Reddito familiare medio: 66.701 dollari »»Lunghezza della costa: 1208 km »»Superficie: 16.752 kmq (il quarto stato più piccolo degli Stati Uniti) Anche se la cultura hawaiana è stata sconvolta da oltre due secoli di contatti con il mondo occidentale, rimane molto viva, e non solo nei toponimi e negli spettacoli di hula degli alberghi. Sono tornate in auge arti tradizionali come lauhala (foglie di pandano intrecciate), kapa (tessuto ricavato dalla corteccia), intaglio della zucca e sculture tiki. Terapie alternative come lomilomi e laʻau lapaʻau (piante medicinali) interessano gli studenti del luogo quanto gli stranieri. Nelle scuole pubbliche ci sono corsi di lingua hawaiana e in tutto lo stato spuntano come funghi scuole private sovvenzionate dal governo che focalizzano la loro attenzione sulla cultura hawaiana. Heiau (luoghi sacri) e antichi vivai per l’allevamento di pesci sono in fase di restauro, le foreste ripiantate e gli uccelli indigeni allevati e poi lasciati liberi. Tutto questo fa parte di quella che oggi viene chiamata ‘rinascita hawaiana’. Negli anni ’70 la cultura hawaiana, depauperata dalla colonizzazione, mercificata e svenduta ai turisti, era pronta per un revival; aveva solo bisogno che scoccasse una scintilla. Nel 1976 una riproduzione dell’antica canoa a vela polinesiana Hokuleʻa salpò per Tahiti utilizzando solo le stelle come bussola. Un impeto di orgoglio culturale attraversò tutta la Polinesia (v. p623). Quello stesso anno un gruppo di attivisti hawaiani occupò Kahoʻolawe (p450), detta anche ‘Target Island’ (isola bersaglio), che il governo statunitense aveva utilizzato fin dalla seconda guerra mondiale per le sue esercitazioni. Nel 1977, in occasione di una ennesima occupazione, due attivisti scomparvero in mare in circostanze misteriose e assursero a martiri del nascente movimento per i diritti dei nativi hawaiani. Nel 1978 lo stato, in occasione della storica Convenzione costituzionale, approvò un certo numero di emendamenti di grande rilievo: lo hawaiano fu dichiarato lingua ufficiale (accanto all’inglese) e fu dato mandato di in- Libri Eredi di un mondo sbagliato (Kaui Hart Hemmings) Il travaglio di una famiglia hawaiana alla prese con la gestione del terreno ereditato dagli antenati. Ne è stato tratto il film Paradiso amaro (di A. Payne, 2012) con George Clooney protagonista. Hotel Honolulu (Paul Theroux) Lo stravagante, bizzarro e dissoluto mondo di Honolulu visto attraverso gli occhi del direttore di un albergo di Waikiki. Padre Damiano tra i lebbrosi di Molokai (Gavan Daws) Ambientato all’interno del lebbrosario di Molokaʻi. Un arcobaleno da salvare (David Liittschwager) Coglie l’essenza della natura hawaiana attraverso immagini di piante e animali rari. su 100 abitanti nelle Hawaii religione (% della popolazione) 617 9 63 buddhisti 28 non religiosi cristiani 20 sono caucasici 20 sono di ascendenza mista (non hawaiana) 18 sono giapponesi 24 sono hawaiani o parzialmente hawaiani 18 sono altro segnare la cultura hawaiana nelle scuole pubbliche. La cultura hawaiana, perciò, rimane una parte importante dell’identità delle isole, rispecchiata in aspetti piccoli e grandi – nella hula che si scatena spontanea durante un concerto, nell’oli (inno) cantato prima di occasioni importanti, nel trattamento lomilomi che ricevete in una spa o magari in una conversazione condotta in ʻolelo Hawaiʻi – la lingua hawaiana. Alla ricerca di un equilibrio sostenibile All’epoca dei primi contatti con l’Occidente, la popolazione delle Hawaii si aggirava tra 200.000 e un milione di abitanti. È incredibile pensare che così tante persone potessero vivere – in maniera sostenibile – utilizzando antiche pratiche di gestione delle risorse e senza l’uso del metallo. Paradossalmente, l’economia delle Hawaii oggi è meno solida di quanto non fosse allora, a causa della completa dipendenza dal mondo esterno. Almeno l’80% dei beni di consumo utilizzati alle Hawaii, compreso l’85% delle derrate alimentari, viene importato. Per petrolio e carbone, totalmente importati, si spendono quasi 5 miliardi di dollari all’anno. E in un luogo così ricco di risorse energetiche naturali, il 95% dell’energia proviene ancora da combustibili derivati dal carbone. Con l’aumento della popolazione – quasi il 7% tra il 2000 e il 2009 (e il 50% dal 1959, l’anno in cui divenne uno stato) – nuovi agglomerati urbani si espandono in modo tentacolare, sottoponendo a forti pressioni le risorse idriche, il sistema dei trasporti, le scuole pubbliche e la gestione dei rifiuti. L’intero sistema economico delle Hawaii dipende in effetti dal mondo esterno. Dopo aver perso il mercato di zucchero e ananas per la concorrenza dei paesi in via di sviluppo, le Hawaii hanno puntato tutto su un’unica fonte di reddito, il turismo, che ha duramente sofferto la recessione del 2008, con un aumento vertiginoso del deficit. L’allora governatrice Film e serie tv Rap’s Hawaiʻi Rap Reiplinger negli anni ’70 era un’icona della comicità – forse un po’ bizzarra per chi non è del posto. Magnum PI Sarà anche datato, ma gli hawaiani lo amano ancora (magari per riconoscere le location). »»Percentuale di matrimoni interetnici: 50% circa »»Percentuale di cittadini favorevole alla raccolta differenziata obbligatoria: oltre l’80% »»Energia derivante dal petrolio: 89% »»Energia proveniente da fonti alternative: 5% Playlist Hawaii Five-0 Torna sugli schermi Steve McGarrett, ma questa volta senza giacca e cravatta. Blue Crush (2002) Molto amato per le scene di surf 50 volte il primo bacio (2003) Perché Rob Schneider che storpia l’accento pidgin è imperdibile. »» Facing Future, Iz Kamakawiwoʻole »» Masters of Hawaiian Slack Key Guitar vols 1 & 2 »» Acoustic Soul, John Cruz »» Collection, Hapa »» On and On, Jack Johnson 618 »»Media giornaliera dei turisti: 180.000 »»Barattoli di Spam consumati ogni anno: 7 milioni »»Tragitto giornaliero medio di un pendolare: 26 minuti »»Prezzo medio della benzina nel 2011: 0,89 dollari al litro (il più alto degli Stati Uniti) »»Utilizzo delle cinture di sicurezza: 95% (insieme all’Arizona il più alto degli Stati Uniti) Linda Lingle impose tagli draconiani al bilancio e ai servizi e decise uno stanziamento di 1,8 miliardi di dollari per la realizzazione di varie opere, soprattutto strade e ponti, puntando inoltre sulla diversificazione dell’economia. Sostenere i piccoli coltivatori e sollecitare i consumatori a privilegiare i ʻprodotti locali’ sono altre due azioni che potrebbero mitigare la dipendenza delle Hawaii dal turismo e dalle importazioni. Ciò nonostante, in un futuro immediato le Hawaii probabilmente continueranno a vivere di turismo, seppure a caro prezzo. Il settore fa affluire circa 7 milioni di visitatori l’anno – cinque volte la popolazione residente –, che intasano le strade, affollano le spiagge e i break per il surf, fanno lievitare i prezzi degli immobili, alimentando nel contempo un’appassionata opposizione allo sviluppo dell’industria dei resort. Molti residenti riconoscono ormai che l’attuale modello non dà certezze ed è poco sostenibile, e che le Hawaii si trovano a un bivio – ricercare un futuro più autonomo oppure subire gli effetti sempre più gravi della dipendenza da turismo, merci importate e combustibili fossili. Il futuro è lungi dall’essere deciso, ma ci sono incoraggianti avvisaglie. Le Hawaii si stanno ritagliando un ruolo di prima fila nel settore delle energie pulite. Nel 2008 fu avviata la Hawaii Clean Energy Initiative (HCEI), che fissa l’obiettivo del 70% del fabbisogno fornito da energie locali rinnovabili entro il 2030, e le sperimentazioni procedono a tutto campo: centrali eoliche, geotermico, biomassa, biocombustibili derivati dalle alghe, conversione termica in acque profonde, energia solare e da moto ondoso, automobili elettriche, piano per l’uso delle biciclette in tutto lo stato… oltre al rifacimento della rete elettrica e al progetto più ambizioso (e controverso), la costruzione di una metropolitana leggera da 5 miliardi di dollari a Honolulu. Se tutto ciò avrà successo, le Hawaii diventeranno la prima economia basata principalmente sulle energie pulite. Fatti e notizie Honolulu Star-Advertiser (www.staradvertiser.com) Quotidiano locale. Honolulu Weekly (honolulu weekly.com) Settimanale alternativo che esce di giovedì con l’elenco dei principali avvenimenti. Honolulu Magazine (www.honolulumagazine.com) Quindicinale che si occupa di stile di vita e cultura di Honolulu. Ka Wai Ola (www.oha.org/ kwo) Pubblicazione dell’Office of Hawaiian Affairs dedicato alla comunità dei nativi hawaiani. Hawaii Public Radio (www.hawaiipublicradio.org) 88.1 FM KHPR e 89.3 FM KIPO; notizie di carattere nazionale e locale. Anche in streaming web. OC16 (www.oc16.tv) Oceanic Cable channel 16 – 24 ore su 24, programmazione locale. 619 Per essere il più giovane lembo di terra del pianeta, le Hawaii vantano una storia particolarmente ricca e varia. Forse è stato inevitabile, dati l’isolamento e la posizione, a metà tra Oriente e Occidente, che questo arcipelago diventasse lo scenario di tanta unicità, diversità, scambio e sovvertimento. La sua scoperta e la sua colonizzazione fanno parte dei grandi racconti epici dell’umanità: che degli uomini primitivi si siano spinti fino a raggiungere fazzoletti di terra di dimensioni così ridotte – nonché i più isolati al mondo – nel bel mezzo del più grande oceano del pianeta è una testimonianza dell’abilità, dell’audacia e forse anche della fortuna dei viaggiatori che sopravvissero al viaggio. Dei molti altri che verosimilmente non sopravvissero, la storia tace. I primi colonizzatori portarono con sé tutto ciò di cui avevano bisogno per riuscire nell’impresa e prosperare – le piante e gli animali che coltivavano e allevavano nelle loro isole di origine. Essi arrivarono in un luogo differente da tutti quelli che avevano visto prima: isole con diverse zone climatiche e specie di piante e animali che non si trovavano da nessun’altra parte, una terra di vulcani con le cime innevate, scogliere scanalate, aridi deserti e barriere coralline brulicanti di pesci. Nel corso dei secoli essi svilupparono una società estremamente organizzata che gestiva la terra in modo sostenibile e produceva arte, architettura, sport, spiritualità, medicina, agricoltura e tradizioni orali tra i più interessanti dell’Oceania. A partire da un giorno del 1778, però, ogni cosa cambiò. Si trattò di un esemplare scontro di civiltà: l’Impero Britannico, la cultura più tecnologicamente avanzata del pianeta, inviò un esploratore perché si spingesse, con audacia e coraggio, dove nessun uomo (europeo) era mai andato prima. Le Hawaii, in cui gli europei si erano imbattuti per caso, erano, ai loro occhi, un luogo abitato da barbari fermi all’epoca preistorica: non usavano il metallo, nessuna traccia di tecnologia moderna, non avevano nemmeno una lingua scritta. La loro cultura CRONOLOGIA 40-30 milioni di anni a.C. La prima isola hawaiana, Kure, emerge dal mare, facendo la sua comparsa dove attualmente sorge Big Island; sono il vento, gli uccelli e le onde a portare i primi semi da cui nascono le piante e si moltiplicano gli insetti e gli uccelli che colonizzano la nuova terra. Il saggio di Cristina Notarangelo Gli indigeni hawaiani (Xenia, Milano 2000) prende in esame l’interazione fra i nativi e le altre culture e propone una panoramica sulla società e la cultura tradizionali delle Hawaii. Per una selezione di testi in lingua inglese visitate il sito www.native bookshawaii.com LIBRI SUI NATIVI Storia 300-600 d.C. La prima ondata di polinesiani, verosimilmente provenienti dalle Isole Marchesi, raggiunge in canoa le Hawaii – mezzo secolo prima che i vichinghi lasciassero la Scandinavia per saccheggiare l’Europa. S to ria ANN CECIL / LONELY PLANET IMAGES © 620 »»‘Iolani Palace, Honolulu (p65). rigidamente stratificata, che venerava divinità pagane e si dedicava ai sacrifici umani, sembrò inaccettabile per la visione cristiana del mondo. Ma la posizione geografica delle Hawaii, la ricchezza di risorse e la necessità di un punto d’appoggio per il commercio nell’Oceano Pacifico fecero sì che le isole diventarono ben presto un obiettivo dell’impulso civilizzatore dell’Occidente, una sensazione che nelle menti di molti nativi hawaiani persiste ancora oggi. I due secoli successivi videro il declino della società nativa, provocato da trasferimenti, malattie e privazione dei diritti; inoltre la nascita di un’economia basata sulle piantagioni attirò forza lavoro da Giappone, Portogallo, Filippine, Cina e Corea, e creò una miscela unica di culture e tradizioni. Il resto lo fecero la destituzione della monarchia hawaiana e la trasformazione delle Hawaii in territorio americano, unitamente allo sviluppo incontrollato e all’evoluzione dell’arcipelago in una delle destinazioni turistiche più ambite del mondo. Ma le Hawaii di oggi conservano ancora traccia di ciò che è venuto prima, tutto ancora vivo nelle pieghe del loro paesaggio e nelle peculiarità della loro cultura. 1000-1300 Salpata da Tahiti, una seconda ondata di esploratori polinesiani raggiunge le Hawaii. I loro strumenti sono fatti di pietra, conchiglie e osso; essi portano con sé taro, patate dolci, canna da zucchero, noci di cocco, polli, maiali e cani. 1778-79 James Cook, il primo europeo ad aver messo piede sulle isole, visita le Hawaii due volte. Dopo essere stato accolto calorosamente, Cook perde le staffe a causa del furto di una scialuppa e viene ucciso dagli hawaiani. 1790 Kamehameha il Grande invade Maui e decima i guerrieri dell’isola nel corso di una cruenta battaglia a ʻIao Valley. Nascita di un arcipelago Un’esplosione di vita Le isole sperdute sono laboratori della natura, e lo scienziato folle dell’evoluzione è sicuramente venuto a fare i suoi esperimenti da queste parti. Nel corso di milioni di anni la vita è sbocciata e si è evoluta. Ma solo ciò che poteva affrontare il lungo viaggio attraverso il Pacifico in volo, col vento o via mare poteva colonizzare l’arcipelago delle Hawaii – a più di 3220 km dal continente più vicino, le Hawaii sono la più isolata massa terrestre del pianeta. Prima che arrivassero gli esseri umani non c’era quasi alcun mammifero, rettile o anfibio. Ma le piante, gli uccelli e gli insetti che ebbero la fortuna di sopravvivere alla traversata – in media una specie ogni centinaia di migliaia di anni – prosperarono e si adattarono ai diversi microclimi e al ricco suolo vulcanico che caratterizzano le Hawaii. In alcuni casi, un singolo ‘colonizzatore’ si 1795 Dopo la battaglia di Nu‘uanu, Kamehameha il Grande unifica le isole Hawai‘i, Maui, Moloka‘i, Lana‘i e O‘ahu. 1810 Kamehameha negozia pacificamente il controllo su Kaua‘i, unificando per la prima volta tutte le isole in un solo regno. STORIA IN SINTESI 621 Vi piacerebbe una storia delle Hawaii da poter leggere tutta d’un fiato durante il volo di andata? Scegliete A Concise History of the Hawaiian Islands (1999), di Phil Barnes, che cattura una sorprendente quantità di sfumature in 90 incisive pagine. 1810 Kamehameha il Grande si trasferisce a Maui, dichiarando Lahaina sede del regno hawaiano. S to ria N asci ta d i u n arcipe l ago Le 137 isole che fanno parte della catena hawaiana – otto isole principali e numerose isolette disseminate per un tratto di 2415 km nell’Oceano Pacifico – discendono tutte da un singolo ‘hot spot’ vulcanico dall’ampiezza di circa 483 km, in fase di eruzione da almeno 86 milioni di anni. Poiché la Placca Pacifica terrestre si è spostata da sud-est verso nord-ovest (a forte velocità, cioè circa 48,3 km ogni milione di anni), dal camino del vulcano è spuntata una fila di isole. La più antica, l’atollo di Kure, si trova all’estremità nord-occidentale; la più giovane, l’isola di Hawaiʻi (altrimenti detta Big Island), giace all’estremità sud-orientale. Il punto caldo vulcanico sta aggiungendo ulteriore superficie all’isola di Hawaiʻi, che è ben lontana dall’essere completata; e una nuova isola, la montagna sottomarina di Loʻihi, si sta formando circa 35 km a sud-est dell’isola di Hawaiʻi. Ma non abbiate fretta di contattare il vostro agente immobiliare; Loʻihi è ancora 900 m sotto il livello dell’acqua e non emergerà fumante dall’oceano prima di altri 10.000-100.000 anni. Quando erano giovani, tutte le isole assomigliavano molto all’odierna isola di Hawaiʻi, con i suoi caratteristici vulcani a scudo dalle pendici digradanti. Nel corso di milioni di anni, a causa dell’erosione, dei terremoti e delle frane, questo morbido profilo si è fatto frastagliato, con la conseguente formazione delle spettacolari scogliere scanalate (pali) caratteristiche di isole più vecchie come Oʻahu e Kauaʻi. Alla fine anche i più grandi vulcani a scudo sprofonderanno e si eroderanno fino a diventare piccoli isolotti e poi atolli prima di scomparire di nuovo sotto il mare dal quale erano nati. Questo sarà il destino finale di tutte le isole hawaiane; ma finché esistono, queste isole presentano una geologia, un’ambiente naturale e una cultura dinamiche e affascinanti, che non si incontrano in nessun’altra parte della terra. 622 VIAGGIATORI S to ria V iaggiat ori po l inesiani Non perdetevi Voyagers (2005), un bel libro dell’artista, storico e viaggiatore Herb Kawainui Kane. I dettagliati e accurati ritratti di Kane offrono uno scorcio del passato storico e mitologico delle Hawaii. Alcuni dei dipinti di Kane sono in mostra nel Ka‘upulehu Cultural Center al Four Seasons Resort Hualalai, su Big Island. è sviluppato in decine, se non centinaia di nuove specie. Alcuni degli esempi più sorprendenti al mondo di questo processo, chiamato ‘radiazione adattiva,’ si trovano in effetti proprio alle Hawaii: un singolo fringuello ha dato vita a oltre 60 nuove specie, una pianta di lobelia si è propagata in qualcosa come 125 specie, il moscerino della frutta si è riprodotto in oltre 600 specie – e così via. All’epoca in cui arrivarono gli esseri umani, le foreste delle Hawaii erano assolulamente uniche, ricche di flora e fauna che non erano presenti in nessun’altra parte della terra: ragni ‘faccia sorridente’ (Theridion grallator), l’unica specie al mondo di bruco predatore, torreggianti felci hapuʻu, splendidi uccelli ʻiʻiwi dai colori brillanti che schizzano tra rossi fiori ‘ohi‘a. Quando arrivarono le prime canoe, che portavano con sé maiali, cani, topi, zanzare e uomini affamati, le indifese specie autoctone subirono un declino. La biodiversità delle antiche Hawaii era così ampia e la sua flora e fauna così sensibili, che l’arrivo degli esseri umani fu una vera e propria catastrofe. Già i primi polinesiani esercitarono una forte pressione sulle specie indigene – una grande oca incapace di volare, un tempo onnipresente nelle isole, fu preda dei cacciatori fino all’estinzione – e il processo subì un’accelerazione drammatica dopo l’arrivo degli europei. Oggi le isole hawaiane si sono guadagnate la dubbia nomea di capitale mondiale dell’estinzione; quasi tre quarti di tutte le specie che si sono estinte negli Stati Uniti sono indigene delle Hawaii, e altre centinaia rimangono a rischio o minacciate. Viaggiatori polinesiani Per gli antichi polinesiani, l’Oceano Pacifico era un sentiero, non una barriera, e le isole che conteneva erano collegate, non isolate. Navigando a bordo di canoe a chiglia doppia realizzate senza l’uso di metallo, essi occuparono un continente immenso che consisteva principalmente di acqua. Un giorno, tra il 300 e il 600 d.C., fecero il viaggio più lungo che avevano mai affrontato e scoprirono le isole hawaiane. Questo sarebbe stato il punto più a nord raggiunto nelle loro migrazioni, che furono talmente sbalorditive che il comandante Cook – primo esploratore europeo a metterci piede – non riusciva a capire come potessero aver fatto a colonizzare ʻogni centimetro dell’Oceano Pacifico’ e diventare ʻdi gran lunga la nazione più estesa sulla terra’. Ipotesi suggestive, supportate da prove evidenti, suggeriscono che i polinesiani possano addirittura aver raggiunto la costa occidentale del Sud America: la patata dolce, un alimento base nelle Hawaii ben prima che arrivassero gli europei, proviene infatti dalle Ande. Esistono sono diverse teorie su come la patata dolce sia potuta arrivare nelle Hawaii, ma è possibile che siano stati proprio abili viaggiatori come i polinesiani ad aver raggiunto il Sud America – facendone poi ritorno. 1819 Kamehameha muore ‘nella fede dei padri’. Pochi mesi dopo suo figlio, il nuovo re Liholiho, infrange il kapu mangiando in compagnia di donne, e così facendo ripudia la religione hawaiana. 1819 La prima nave baleniera solca le acque hawaiane. 1820 I primi missionari cristiani giungono alle Hawaii. Poco si sa della prima ondata migratoria di polinesiani (verosimilmente proveniente dalle Isole Marchesi) che si stabilì nelle Hawaii, se non il fatto che testimonianze archeologiche attestano la loro presenza in loco. Una seconda ondata di polinesiani provenienti da Tahiti iniziò ad arrivare intorno al 1000 d.C. Ben presto essi sottomisero la popolazione presente e cancellarono quasi tutte le tracce della sua storia e della sua cultura. Le leggende hawaiane nate in seguito relativamente ai menehune – un’antica popolazione di bassa statura che misteriosamente costruì in una sola notte templi e grandi murature in pietra – fanno forse riferimento agli abitanti originali. Nel corso dei tre secoli successivi i polinesiani effettuarono molti viaggi tra la Polinesia e le Hawaii, portando sulle isole le loro credenze religiose, le strutture sociali e oltre due decine di piante commestibili 623 La Hokuleʻa, una canoa a chiglia doppia lunga 18,6 m, fu costruita sul modello di una waʻa kaulua, antica imbarcazione a vela hawaiana adatta a coprire lunghe distanze. Nel 1976 salpò per compiere un viaggio che nessuno aveva affrontato in oltre 600 anni: navigò per 2400 miglia fino a Tahiti senza l’uso di radar, bussole, satelliti o sestanti, per dimostrare che gli antichi polinesiani scoprirono le varie isole del Pacifico in una serie di viaggi intenzionali, e non per cieca fortuna. Il pilota micronesiano della Hokuleʻa, Mau Piailug, era ben lungi dall’essere cieco. Conosceva, infatti, l’arte della navigazione astronomica in un tempo in cui nella cultura hawaiana tali conoscenze erano andate perdute. Per mantenere la rotta Piailug interpretò le correnti, i venti, i punti di riferimento e il tempo ottenendo un complesso sistema di determinazione della posizione per mantenere la rotta. Il trucco, disse, è immaginare la canoa come un punto fermo in relazione alle stelle mentre l’isola naviga verso di te. Nei tempi antichi, la stella che guidava le imbarcazioni fino alle Hawaii era chiamata Hokuleʻa, la Stella della Felicità. Dopo 33 giorni di navigazione, la Hokuleʻa raggiunse Papeete, dove venne accolta da 20.000 tahitiani. Questo storico risultato alimentò un rinnovato interesse per la cultura tradizionale, poi definito ‘rinascita hawaiana’. Da allora, la Hokuleʻa e la Polynesian Voyaging Society (http://pvs.kcc.hawaii.edu) hanno continuato a navigare con l’ausilio delle stelle. Nel 1980 il navigatore hawaiano Nainoa Thompson fece un secondo viaggio a Tahiti; Piailug, che morì nel 2010, gli aveva trasmesso le sue conoscenze sulla navigazione stellare, e Thompson ora le insegna ad altri. Dopo quella del 1976, la canoa ha effettuato altre nove traversate, navigando per tutta la Polinesia e fino agli Stati Uniti continentali, il Canada, la Micronesia e il Giappone. Per il 2012 è in programma un viaggio di tre anni che circumnavigherà il globo e attraccherà in 45 porti in tutto il mondo per concludersi, nel 2015, alle Hawaii. Per maggiori informazioni al riguardo, visitate il sito all’indirizzo www.hokuleawwv.org. 1821 Il capo dei missionari, Hiram Bingham, fa costruire la prima chiesa cristiana, utilizzata come quartier generale dai missionari. 1824 La regina Kapi‘olani, fervente cristiana, scende nel cratere di Kilauea per sfidare Pele, la divinità del fuoco. 1825 Vengono costituite le prime piantagioni di zucchero e di caffè, sull’isola di O‘ahu. S to ria V iaggiat ori po l inesiani IN VIAGGIO CON LE STELLE 624 JAMES COOK S to ria L e H awaii antiche Capitan Cook, per esempio. Le Hawaii, gli antropologi, i ‘nativi’ (Donzelli, Milano 1997) è un saggio di Marshall Sahlins che approfondisce le tesi relative all’incontro di Cook e del suo equipaggio con le popolazioni hawaiane. Per fonti più dirette, leggete Pacific Images: Views from Captain Cook’s Third Voyage (2009), di Eleanor Nordyke, collezione di incisioni del pittore che accompagnava Cook nei suoi viaggi, nonché cartine ed estratti dai diari di Cook e dei suoi ufficiali. e animali domestici. Ma ciò che essi non possedevano è altrettanto singolare: i metalli, l’alfabeto o una lingua scritta, la ruota, l’argilla per ottenere la ceramica. La seconda ondata di polinesiani stabilitasi alle Hawaii si definì Kanaka Maoli, o ʻil popolo’. Quando, per ragioni sconosciute, intorno al 1300 si interruppero i viaggi attraverso l’Oceano Pacifico, iniziò a svilupparsi una cultura hawaiana peculiare. Le Hawaii antiche La società hawaiana ha mantenuto alcune delle caratteristiche basilari che si ritrovano nelle culture di tutta la Polinesia. Era molto stratificata e governata da una classe dirigente chiamata aliʻi il cui potere derivava dagli antenati; si riteneva infatti che l’aristocrazia discendesse dagli dèi. Nelle Hawaii del passato la fedeltà al clan prevaleva sull’individualità, esistevano complesse tradizioni riguardo al fare doni, e organizzare banchetti conferiva prestigio, mentre un pantheon di divinità di forme variabili animava il mondo naturale. Ogni isola era governata da diversi ranghi di aliʻi, e quando questi lottavano per raggiungere il potere si scatenavano aspri conflitti. La suddivisione geopolitica principale era costituita dalla mokupuni (isola), presieduta da un membro della aliʻi nui (classe regale). Ogni isola era poi divisa in moku, aree di terra a forma di cuneo che correvano dal crinale montuoso fino al mare. Le ahupuaʻa più piccole, anch’esse a forma di cuneo, componevano il moku. Le ahupuaʻa erano per lo più autosufficienti e venivano amministrate da capi locali. Il rango immediatamente inferiore a quello degli aliʻi, i kahuna (specialisti o esperti maestri), includeva sacerdoti, guaritori e artigiani esperti – costruttori di canoe, navigatori, ecc. Agli ordini degli aliʻi lavoravano anche i konohiki, che supervisionavano la gestione delle risorse all’interno di una ahupuaʻa e riscuotevano le tasse dai makaʻainana (cittadini comuni), che svolgevano la maggior parte del lavoro fisico. Occupava il gradino più basso della gerarchia una piccola classe di reietti o intoccabili chiamata kaua, che erano una comoda fonte di puaʻa waewae loloa – ʻmaiali dalle gambe lunghe’, un eufemismo per intendere le vittime sacrificali. Una cultura di scambio e reciprocità permeava quella che era essenzialmente una società contadina feudale: i capi erano i custodi del popolo e gli esseri umani erano i custodi della natura, che era avvolta da un’aura di sacralità – l’espressione vivente (o mana, forza spirituale) dell’anima immortale dell’universo. Ognuno faceva la sua parte, attraverso il lavoro e i rituali, per mantenere il benessere della comunità e rapporti cordiali con gli dèi; al di là dei doveri e degli onori, gli hawaiani svilupparono ricche tradizioni nel campo dell’arte, della musica, della danza, dello sport e nelle competizioni. Anche se rigidamente stratificata, la società 1826 1828 Il missionario Sam Ruggles introduce il primo albero del caffè come pianta ornamentale per un giardino (il caffè diviene una coltura commerciale solo negli anni ’40 del secolo). JOHN ELK III / LONELY PLANET IMAGES © I missionari elaborano un alfabeto di 12 lettere (più il colpo di glottide) per la lingua hawaiana e fondano la prima tipografia. Si dice che la regina Ka‘ahumanu abbia imparato a leggere in cinque giorni. »»Chicchi di caffè Kona