newsletter 46-2012

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(www.eltamiso.it)
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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
LA QUESTIONE FISCALE E IL FILO DEL
FEDERALISMO
Quattro riflessioni intorno a una possibile riforma del
sistema di tassazione che favorisca l'equità e la giustizia sociale e possa essere anche
uno stimolo per ripresa e occupazione. Dall'autore di "Sommersi dal debito. Come
salvare il bilancio dello Stato e perché farlo il prima possibile"
Il giorno dopo la sua rielezione Barack Obama è dovuto ripartire
dal tema delle tasse, in Francia il presidente François Hollande
ha concepito una manovra finanziaria in cui proprio la questione
del carico fiscale risulta assolutamente decisiva e in Gran
Bretagna il premier David Cameron e il suo vice Clegg stanno
scontrandosi sulla necessità o meno di introdurre una
patrimoniale.
In Italia la Legge di Stabilità si è impantanata sul nodo
dell’abbattimento Irpef e del taglio di deduzioni e detrazioni,
mentre il ministro dell'Economia Vittorio Grilli rinvia al 2014 la
riduzione dell’Irap. Solo la Germania sembra non vivere una "questione fiscale" perché il suo
deficit è pressoché azzerato dal fatto che può collocare il proprio debito praticamente gratis.
È evidente, perciò, che nella stagione dell’insostenibilità dell’indebitamento pubblico, il fisco
tende a divenire il punto di partenza di ogni riflessione politica non limitata alla mera revisione
della spesa. A questo riguardo paiono utili alcune considerazioni di carattere generale:
1) nessun sistema fiscale sembra in grado, oggi, di garantire uno Stato sociale universalista,
così come è stato concepito a partire dagli anni Sessanta, a meno di non far lievitare la
pressione fiscale ben sopra il 60% del Pil. Produrre disavanzi strutturali e coprirli con la
crescita del debito non è più praticabile se gli interessi costano ogni anno 90 miliardi di euro.
Occorre dunque migliorare la natura e gli strumenti dell’“universalismo selettivo”, un modello
di intervento pubblico che sappia selezionare le azioni e i soggetti a cui garantire i servizi
necessari senza farglieli pagare per intero.
2) Per rendere possibile questa selezione, e perché presenti i caratteri dell’equità, della
giustizia sociale e dello stimolo alla ripresa e all’occupazione, è necessario ridefinire il sistema
della progressività fiscale; sono indispensabili quindi sia meccanismi di detrazione e deduzione
volti a rendere il carico fiscale realmente coerente con la capacità fiscale di cittadini e imprese
sia una più complessiva riforma fiscale che sposti una parte significativa della pressione dal
reddito -e in particolare dai redditi da lavoro- ai patrimoni.
Serve inoltre una maggiore efficacia del sistema fiscale che passa inevitabilmente attraverso la
sua semplificazione; ridurre il numero dei tributi, e anche delle stesse detrazioni e deduzioni,
consente una maggiore certezza giuridica e una minore spesa per le aziende che oggi
impiegano 39 giorni di lavoro per espletare le formalità burocratiche.
3) L’equità e l’efficacia del sistema fiscale si legano a una migliore distribuzione delle
competenze tra i diversi livelli della macchina amministrativa pubblica, evitando storture e
sovrapposizioni.
È utile in tal senso riprendere il filo del federalismo interrotto perché la riduzione dei
trasferimenti statali e il dimagrimento degli apparati non possono avvenire senza una reale
valutazione dei fabbisogni standard degli enti e senza la definizione normativa di una reale
autonomia finanziaria e fiscale dei medesimi enti.
Solo quando le amministrazioni saranno pienamente responsabili delle loro risorse saranno
anche pienamente responsabili del proprio operato in termini politici. Senza il compiersi del
federalismo peraltro non sarà possibile in alcun modo chiarire la partita dell’Imu, che alcuni
hanno definito come una patrimoniale mascherata; fino a quando non sarà risolta la
contraddizione fra la natura erariale e federale dell’imposta non sarà possibile effettuare per i
Comuni una propria politica fiscale, premessa indispensabile per la razionalizzazione della
spesa.
4) La questione fiscale è certamente aggravata dalla crisi economica che riduce il gettito a
parità di aliquote. Tale situazione rende ancora più intollerabile l’evasione fiscale che ha
bisogno di strumenti di contrasto funzionali, a cominciare dalla tracciabilità e dalla riduzione
dell’uso del contante.
Il concretizzarsi di queste considerazioni richiede però una coerente riflessione politica, perché
senza una dimensione intrinsecamente culturale, e non solo tecnica, non sarà possibile portare
a compimento, attraverso il fisco, i presupposti di un nuovo modello di Stato sociale accettato
e condiviso; un modello che, purtroppo, deve misurarsi prima di tutto con il tempo, poco e
travagliato, perché il debito e i nuovi vincoli costituzionali di pareggio del bilancio incalzano.
(da Altreconomia - novembre 2012)
GLI AGRICOLTORI TENTATI DALLA
VENDITA DRIVE-IN
Dalla metà di ottobre, sul parcheggio di una
cooperativa orticola di Eysines (Gironda), a nord di
Bordeaux, le automobili accostano e l'occupante apre il
cofano, che un agricoltore riempie di frutta, verdura,
confetture, bottiglie di vino e polli...
Se ha tempo, l'automobilista parla un po', assaggia
una tartina di foie gras, un bicchiere di liquore o un
succo di mele. Il tutto prodotto esclusivamente dagli agricoltori della Gironda.
Questo sistema di distribuzione conviviale ha un nome, il "drive fermier": lanciato dalla Camera
dell'agricoltura della Gironda, aggrega due concetti attuali: quello della filiera corta, come la
rete Benvenuti in fattoria nelle zone rurali o Amap (Associazione per il mantenimento di
un'agricoltura contadina) per chi abita in città, e il ritiro rapido delle merci – il "drive" –
sviluppato dagli ipermercati.
Dopo una settimana dall'avvio, 500 persone si sono già iscritte, e sono stati ritirati 70
ordinativi, soprattutto ceste di frutta e verdura, per la soddisfazione di Nicolas Chastel,
produttore biologico che si trova tra Bordeaux e Libourne.
L'Associazione nazionale delle camere dell'agricoltura – che ha versato 100.000 euro per lo
sviluppo del sito internet – segue da vicino l'iniziativa. «La volontà delle camere dell'agricoltura
è di aiutare i produttori a vendere via internet», ammette Bernard Artigue. Entro la fine del
2013, una decina di punti di distribuzione dovrebbe essere installati nella zona bordolese.
Per saperne di più, visita il sito: Drive fermier, bienvenue à la ferme!
(da Slow Food – novembre 2012)
PERCHÉ LE GRANDI OPERE SONO INUTILI
Quante sono le grandi opere inutili che la Commissione Europea e i governi stanno
promuovendo come strumento per uscire dalla crisi? Quanti dei 2 milioni di miliardi
(avete letto bene), che la Commissione ritiene serviranno per costruire “la spina
dorsale d’Europa”, diventeranno debito per governi e cittadini, senza portare alcun
beneficio alla collettività?
In altre parole, quanti di questi miliardi sono destinati a
grandi opere che, invece di rispondere ai nostri bisogni,
sono pensate per servire gli interessi di speculatori e
investitori privati alla ricerca di nuovi “asset” sicuri su
cui investire?
Queste sono alcune delle domande affrontate a Firenze
nel corso di una due giorni organizzata dal Forum
europeo contro le grandi opere inutili e imposte,
riunitosi nel corso dell’incontro Firenze 10+10.
Un meeting di comitati provenienti da tutta l’Unione Europea, rappresentanti di comunità in
lotta da tempo contro grandi opere che i governi e le istituzioni stanno cercando di imporre sui
territori senza alcuno spazio per un confronto pubblico, aperto e informato sul merito delle
opere proposte.
Come nel caso di ACIPA, il comitato che si oppone alla costruzione del Grande Aeroporto
dell’ovest di Notre Dame des Landes (vicino Nantes, in Francia) dove da metà ottobre centinaia
di contadini sono stati espulsi con la forza da 1.200 poliziotti e militari in assetto anti
sommossa dalle terre su cui il primo ministro in persona vuole iniziare il prima possibile il
cantiere (vedi articolo).
Ai residenti, per lo più allevatori e contadini, è sembrato chiaro che la missione delle forze
dell’ordine fosse quella di distruggere le abitazioni nella “zona a diversa destinazione” (ZAD)
istituita nel lontano 1972, senza però alcun avvio dei lavori. Fino a questi giorni, in cui il
governo vuole sgomberare in fretta gli abitanti e soprattutto evitare “il ritorno” promesso dai
contadini, determinati a non lasciare quella terra. Ritorno che è iniziato domenica 18
novembre, con una carovana di 40.000 persone, guidata da migliaia di contadini con trattori e
altri mezzi da tutta la Francia, tra cui è stato facile riconoscere lo stesso Josè Bove, che in
poche ore hanno iniziato a ricostruire le abitazioni distrutte (vedi l’ottimo servizio – anche
fotografico – sul quotidiano “Le Monde”).
Attivisti e accademici presenti all’incontro di Firenze -il Forum ha visto la sua prima edizione in
Val Susa nel 2011, e la seconda a luglio 2012 a Notre Dame des Landes- hanno animato
discussioni da cui sono emersi aspetti centrali che accomunano le grandi opere inutili: quelli
riguardanti la loro insostenibilità economica e finanziaria, la distruzione del territorio causata
(le recenti alluvioni sono molto esplicative), la logica oramai senza senso della crescita a ogni
costo, la collusione tra costruttori, politica e crimine organizzato, la necessità di veicolare le
risorse pubbliche a disposizione in altri interventi realmente utili e necessari alla collettività.
Un esempio su tutti, le reti di trasporto ferroviario regionali e locali, utilizzate ogni giorno da
milioni di persone e carenti di manutenzione, massacrate da disservizi, ritardi e soppressioni,
mentre milioni di euro vengono destinati ai mega appalti per l’alta velocità ferroviaria, a partire
dalla Val Susa, ma anche nella Savoia francese, a Firenze (con un nuovo sotto
attraversamento che minaccerebbe la stessa Fortezza Da Basso, dove ha avuto luogo il
Forum), a Stoccarda e nei Paesi Baschi.
Grandi opere oggi ritornate in auge con la definizione di un nuovo strumento finanziario, il
project bond europeo, garantito dalla Banca europea per gli investimenti e approvato nel corso
dell’estate con un budget iniziale di 230 milioni euro destinati a rendere “attraenti” per i
mercati finanziari grandi opere altrimenti insostenibili, garantendo loro un rating a tripla A e la
copertura del rischio a investitori privati….continua QUI la lettura dell’articolo
(da Altreconomia - novembre 2012)
IL FRIULI VENEZIA GIULIA LANCIA GLI “ECOMUSEI”
Il Friuli Venezia Giulia è una regione ricca di bellezze naturali e artistiche. Le tradizioni antiche
ed una natura in parte ancora selvaggia e poco sfruttata, hanno spinto alla realizzazione
dell'iniziativa Ecomusei, dove arte e natura si incontrano.
L’offerta proposta ai turisti è un misto di storia,
gastronomia e usanze tornate a splendere grazie alla
memoria collettiva. Biodiversità, letteratura e altri aspetti
culturali cattureranno - nell'intenzione dei promotori l'interesse dei visitatori più attenti e curiosi.
Uno degli Ecomusei è quello Acque del Gemonese, che
ruota attorno alla sostenibilità ambientale, economica e
sociale, offendo inoltre diversi modelli di gestione del
territorio senza l’uso del cemento, ma valorizzando tutto
ciò che è connesso alla natura; nel caso specifico è
riportato l’esempio del lago del luogo, ai piedi delle
Prealpi Giulie.
Una seconda offerta di visita green è quella delle Dolomiti Friulane: la proposta didattica del
Museo Lis Aganis è particolarmente adatta ai bimbi e alle scuole che potranno osservare e
sperimentare i frutti della collaborazione tra uomo e natura. Inoltre non potrà mancare una
sosta al Museo Val Resia, collocato nella splendida cornice del Parco Naturale delle Prealpi
Giulie. In questo caso sarà possibile effettuare ben quattro percorsi diretti ad altrettanti luoghi
speciali del parco. Infine l’Ecomuseo I Mistirs nel comune di Paluro (Udine).
Cuore dell’esposizione è la scoperta degli antichi mestieri, che tutti potranno provare, anche
solo per un giorno, grazie a specifici laboratori creativi.
(dal Bollettino Bio di Greenplanet – novembre 2012)
PAESE CHE VAI, LIMITI CHE TROVI?
C’è chi ogni tanto cerca di sdrammatizzare la situazione
dell’aria della nostra zona, una delle più inquinate del Veneto,
classificata come zona A (cioè a rischio) dal fantomatico Piano
Regionale di Risanamento dell’aria, che peraltro non ha mai
prodotto alcun risultato. Una delle maggiori cause inquinanti è
la presenza dei 3 cementifici, che continuano ad avere
elevatissime emissioni.
Facciamo il caso degli Ossidi di Azoto (NOx), responsabili di
malattie delle vie respiratorie: nell’ultima decade di ottobre il Cementificio Zillo a Este ha
emesso mediamente 1375 milligrammi di NOx per metro cubo con punte di 1430. Dati simili
risultano anche alla Italcementi e alla Cementeria Zillo di Monselice. «Ma il limite è di 1800!»
reagiscono indignati i cementieri, sostenuti dal coro degli amministratori locali, preoccupati più
della “salute” dei cementieri che di quella dei cittadini.
Ed è proprio questo dei limiti il problema: infatti a tutti e tre i cementifici della zona, in un
raggio di 5 km, è concesso un valore massimo molto più alto rispetto a quelli che si trovano in
altre regioni, magari della stessa proprietà. Così scopriamo che mentre per la Cementizillo di
Este, situata a ridosso di un centro abitato da 17.000 persone, il limite è di 1800, per lo
stabilimento Zillo di Fanna, 1700 abitanti, lo stesso è di 1400.
Identica situazione per l’Italcementi: lo stabilimento di Monselice ha come limite 1800
mg/Nm3, mentre quello di Colleferro (Roma) ha un limite di 800! Se ci spingiamo un po’ in là,
in Svizzera, dal 2005 i limiti per gli NOx sono stati ridotti al valore di 500 mg/Nm3 per tutti i
cementifici (vedi www.bafu.admin.ch).
Quindi ridurre si può! Allora perché queste differenze? Da che cosa dipendono? Non ce lo
spieghiamo, se non nell’inerzia dei nostri amministratori comunali, provinciali e regionali.
Oppure un’ipotesi: per quanto riguarda Este forse la causa è l’estinzione degli “Orsi” , dato che
a Fanna, se c’è una preoccupazione, è quella di non disturbare gli orsi “che passeggiano in
prossimità delle cave del cementificio”, come riferisce la stampa locale. Mentre qui a Este non
si disturba più nessuno…
(da Ecopolis Newsletter - novembre 2012)
CONVEGNO: IL SENSO DEL VOLONTARIATO
PER AZIONI DI PACE
| SCENARI IN EX JUGOSLAVIA |
SABATO 1 DICEMBRE 2012 - ore 15.00 > 19.00
Sala ALDO MORO, Via Donatori di Sangue, SANT’ANGELO DI PIOVE (PD)
PROGRAMMA DEL CONVEGNO
ore 15.00 > 17.00: PRIMA PARTE
Accoglienza e apertura dei lavori;
Saluto del Sindaco Romano Boischio;
Introduzione del Presidente A.V.I.P. Mario Fiorin;
Contributi di:
Mariuccia Faccini: prima Presidente A.V.I.P. ““Una guerra alle porte del nostro paese:
oltre l’indifferenza”;
Lucia Zanarella: prima Presidente del Comitato di Sostegno alle forze ed iniziative di
Pace “L’ appello di Alex Langer e la mobilitazione dei volontari”;
Francesco Zanin: Volontariato A.V.I.P. “La nostra esperienza di questi 20 anni”;
Marianna Masiero: Presidente del Comitato di Sostegno alle Forze ed Iniziative di Pace
“Un mosaico di tanti gruppi uniti per la pace e la solidarietà”;
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Relazione di Azra Nuhefendić, Giornalista: “Ex Jugoslavia: dopo la guerra nel cuore di
una nazione, prospettive e difficoltà per la pace nella riconciliazione”
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17.00 > 17.20: PAUSA ---- 17.20 > 19.00: SECONDA PARTE
Contributi di:
Giacomo Scotti, Scrittore: “Percorsi di pace: incontro di popoli e culture”
Ljubica Kočova, Psicologa: “Il dopoguerra delle donne”;
Proiezione del documentario “LA STRADA DEL RITORNO” di Andrea Rossini
(OSSERVATORIO DEI BALCANI E CAUCASO) sul difficile rientro dei profughi;
Interventi dei rappresentanti dei gruppi aderenti al Comitato di Sostegno alle Forze ed
Iniziative di Pace;
Dibattito.
Per
informazioni:
fono: 340-4097191
e-mail: [email protected]
A che punto è la pantomima sull’acqua….pubblica o privata?: un
punto – interessante - lo fa William Domenichini con il suo
articolo:
Il diavolo, l’acqua (pubblica) e le multiutility
(scritto su Informazione Sostenibile – novembre 2012)
Ciao Amici,
negli ultimi anni i tumori al cervello sono aumentati di ben tre
volte e l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha
riconosciuto la possibile cangerogenicità dell'uso del cellulare.
Basterebbe poco per ridurre i possibili rischi sulla salute
derivanti dai cellulari.
chiedi agli operatori
telefonici di informarci
su come ridurre i danni
sulla salute causati dai
cellulari.
È sufficiente applicare il principio di precauzione e informare i
cittadini. Unisciti a me nel chiedere agli operatori telefonici di
metterci al corrente dei possibili rischi e delle misure utili a
ridurli.
Mi chiamo Innocente Marcolini e sono affetto da un “neurinoma”
(un tumore benigno) sviluppatosi sul trigemino sinistro del volto.
Recentemente sono apparso sui giornali e in televisione per
essere il primo “caso” al mondo per il quale la Magistratura ha
definitivamente riconosciuto che la causa del mio tumore risiede
“molto probabilmente” nell’uso del cellulare e del cordless.
Firma la petizione
Due apparecchi che ho utilizzato in 12 anni di lavoro per parecchie ore al giorno. Se avessi
saputo del rischio che correvo, e soprattutto se avessi saputo come prevenirlo, probabilmente
ora non mi troverei in questa situazione.
Per questo chiedo a Wind, 3, Tim e Vodafone, di inviare a tutti gli utenti 9 SMS
informativi per un uso sicuro del cellulare; 9 pillole suggerite dall'Associazione per la
Prevenzione e Lotta all’Elettrosmog. Chiedilo insieme a me.
Grazie, la tua firma farà la differenza,
Innocente Marcolini
(da Change.org - novembre 2012)
AMBIENTE ED AGRICOLTURA FUORI DALL'AGENDA? IL BUON BIO È
ANCORA LA RISPOSTA!
Uno dei nostri errori più frequenti è dare per scontato che sia chiaro a tutti come e quanto il
biologico possa contribuire a quelle che i media chiamano le “great societal challenges” (grandi
sfide sociali), ovvero cambiamento climatico, perdita di biodiversità, scarsità d'acqua, perdita
di fertilità dei suoli...Non discutiamo nemmeno più quanto sia più lungimirante affrontare la
programmazione agricola considerando gli elementi naturali delle risorse da rispettare e
mettere a valore e non un fardello da cui emanciparci al più presto possibile.
Per noi è ormai chiaro che una delle poche risposte possibili è un biologico seriamente ancorato
alla buona agronomia ed alla seria zootecnia, che viene finalizzato a filiere di trasformazione e
distribuzione dove tutti gli attori hanno lo stesso rilievo e si evitano i trasporti transoceanici e
che infine incontra un cittadino/consumatore preparato ed esigente.
Insomma ci pare lampante che le rotazioni colturali con l'inserimento dei sovesci siano meglio
del glifosate e del nitrato ammonico; che i poligastrici debbano mangiare erba e fieno e non
granelle; che non si possa trattare grano, mais e soia come commodities slegate dalla vita dei
contadini che li producono; ed infine che il nostro vicino di casa che riempie il carrello di
economicissimi piatti precotti e merendine stia in realtà spendendo molto di più di noi che
mangiamo bio privilegiando fagioli e verze.
Su queste nostre elucubrazioni ci danno ragione in molti, chi è ormai contrario al bio? Solo
pochi idealisti dell'OMG “perchè di sì”. Eppure è evidente che siamo in pochi a tenerlo presente
nell'agire quotidiano. Ieri, nel confronto tra i candidati del centro-sinistra, c'è stata solo una
frase sull'ambiente (la questione ILVA) ed in prospettiva di problema da risolvere, di
agricoltura nemmeno un accenno.
Ieri ed oggi, al vertice dei ministri europei, le decisioni sulla prossima PAC ancora stentano ad
andare a sintesi, con il ministro austriaco che propone un nuovo modello alimentare ma con un
tutti contro tutti nel momento in cui si deve davvero prendere una posizione su dove mettere “i
soldi”. Si continua a girare in tondo, facendo finta di non sapere (non ci posso credere che
davvero ignorino!) che mantenere lo status quo è una scelta miope e colpevole, mentre un
modello agricolo davvero verde, sostenibile, appetibile da parte dei giovani, economicamente
vincente c'è già ed è il bio.
Quel bio che si è consolidato negli anni e di cui esistono miriadi di ottimi esempi, capace di
dare risposte a tante delle istanze ambientali, economiche e sociali... però perchè è scomparso
dall'agenda di politici ed amministratori? Sembra che sia un argomento per quando si ha la
pancia piena, non per momenti di crisi come questi?
Invece non è così, il modello del biologico non ci avrebbe condotto alla crisi ed ora è lo
strumento per uscirne, dimentichiamo la noia e non temiano di essere scontati: ritorniamo a
parlare di agricoltura biologica, anche con chi ci dà ragione ma evidentemente non ci ascolta.
(Editoriale da Bioagricultura Notizie di AIAB – novembre 2012)
BOLZANO 30 NOVEMBRE-2 DICEMBRE: BIOLIFE 2012
L'ECCELLENZA AGROALIMENTARE BIOLOGICA ITALIANA
Da Venerdi 30 novembre a Domenica 2 dicembre, presso la Fiera di
Bolzano, BIOLIFE 2012 sarà ancora una volta la vetrina più ampia
dell'eccellenza agroalimentare italiana biologica certificata.
Dopo il risultato del 2011, con oltre 200 produttori bio provenienti da
tutte le regioni italiane e 40.000 visitatori del Nord Italia tra pubblico e
professionisti, la nona edizione di BIOLIFE mira a mantenere alta la
qualità dei prodotti esposti e ad aumentare la presenza degli operatori
professionali.
Fondamentale la rinnovata adesione di molti produttori italiani di alto livello, di Consorzi e
Regioni particolarmente significativi nel contesto enogastronomico nazionale. Un maggior
coinvolgimento rispetto al passato è giunto dai territori più distanti, da Campania, Basilicata e
Sicilia, segno del peso ormai nazionale della manifestazione.
Tra gli appuntamenti da non perdere, il primo Simposio dei GAS dell’Alto Adige che farà il
punto sulla necessità di cambiamento del nostro stile di vita ed offrirà ogni informazione
necessaria all'avvio del gruppo di acquisto. Rilevante infine - per la presenza e la tipologia del
pubblico - l’abbinamento di Biolife alla storica Fiera Internazionale d’Autunno di Fiera Bolzano
ed a Nutrisan, salone delle intolleranze alimentari e della corretta alimentazione.
scarica QUI la presentazione di BIOLIFE 2012.
Per maggiori informazioni sulla nona edizione di BIOLIFE vai a www.biolife.it
CONTADINI, INDUSTRIA, GDO: IL RAPPORTO DEVE ESSERE PIÙ EQUO.
E IL CONSUMATORE OGGI PUÒ INFLUENZARE: IL BIOLOGICO LO DIMOSTRA
Carlo Petrini, che passa da una provocazione all’altra, a volte anche solo per catturare quella
visibilità della quale sembra non poter più fare a meno, all’ultimo Salone del Gusto ha lanciato
l’ennesimo proclama:
“Siamo partiti dai contadini, dalla difesa della terra e del lavoro nei campi dall’industria. Adesso
la sfida è quella di creare un nuova alleanza tra il mondo dell’agricoltura e quello
dell’agroindustria, perché una volta salvato il nostro patrimonio enogastronomico, il passo
successivo è quello di saperne fare economia di scala, con l’auspicio che il mondo industriale
dimostri il rispetto dovuto ai nostri contadini ed ai giovani che vogliono tornare alla terra”.
Petrini questa volta ha centrato la mission da perseguire. Tra
contadini e industria deve cambiare il rapporto di sussidiarietà
drammaticamente in vigore. Non solo, aggiungerei anche la
Grande Distribuzione (GDO), terzo incomodo, forse il più
potente in quanto mercato di sbocco e quindi in grado di
dettare delle condizioni. Deve quindi cambiare il rapporto tra
contadino e azienda, ma anche tra aziende e GDO.
Quest’ultima, in primo luogo deve lasciarsi alle spalle la logica
del profitto a tutti i costi. Il profitto può arrivare anche
attraverso la qualità dei prodotti che propone. Qualità, già. Fino a oggi la Grande Distribuzione
e l’alta qualità, sono sembrati mondi inconciliabili, addirittura culture inconciliabili.
Però qualcosa negli ultimi tempi è cambiato. La filosofia della Grande Distribuzione, fin dalle
sue origini, è stata sempre quella di accontentare la propria utenza, magari in linea con
l’evoluzione della società. Attualmente il consumatore richiede la qualità, come elemento in
diretta relazione con salute e benessere. La GDO, dedicando spazi a questo tipo di prodotti,
asseconda, e non potrebbe fare diversamente, le esigenze della sua clientela. L’inserimento del
biologico negli scaffali della GDO, quindi, è stato dettato dalle richieste del consumatore, non
dalla lungimiranza della GDO.
Il consumatore in questo momento ha un grande potere in mano. E’ in grado di influenzare la
proposta commerciale, e quindi anche tutta la catena che ci sta dietro. Anche grazie a quel
fondamentale strumento dell’interazione che è diventato Internet. E’ l’inizio di una nuova era,
più a misura d’uomo e meno del profitto personale? Forse. Al consumatore l’ardua sentenza.
(da Blog Biologico – novembre 2012)
Lettera inviata al Presidente di Apindustria - Associazione Piccole
Medie Industrie Venezi - in occasione dell’Assemblea generale 2012
tenutasi al Cinema Italia a Dolo sabato 24 Novembre 2012.
“Egregio Presidente Ivan Palasgo,
ieri ho partecipato con curiosità ed interesse all’Assemblea annuale della sua Associazione,
purtroppo solo alla prima parte, a causa del ritardo con cui è iniziata, avendo già un altro
impegno. Mi hanno colpito in modo favorevole alcuni passaggi del Suo intervento, in
particolare quando Lei ha voluto collocare l’uomo al centro della Sua attenzione.
Lei ha avuto anche “l’ardire”, di fronte al “vile denaro”, di mettere la conoscenza alla base di
una possibile rivoluzione culturale, di costume e perfino economica. Sono d’accordo e
sottoscrivo pienamente le Sue parole. Però, se mi permette, ho notato una contraddizione con
questa Sua convincente idea quando ha accennato a Veneto City. Lei ha affermato infatti di
voler conoscere meglio il progetto, di voler approfondire.
Credo che per farlo veramente e non solo a parole avrebbe dovuto invitare ed ascoltare non
soltanto i favorevoli e proponenti ma anche le voci e le idee dissenzienti, che non sono solo
quelle di molti cittadini della Riviera del Brenta (come Lei saprà sono state raccolte 11.000
firme), di comitati e associazioni (quelle dei commercianti, per esempio, sono contrarie), ma
anche di architetti ed urbanisti, perfino di economisti.
E’ facile per questi valutare come non conveniente tale progetto, dato che si colloca in un
territorio dove l’edificato (residenziale e non) è cresciuto in modo spropositato e ben al di là
delle reali necessità abitative, produttive e di servizi; dove abbondano edifici semi vuoti, sotto
o per nulla utilizzati.
Perfino il Presidente Zaia ha affermato (intervista al Mattino di Padova, edizione on-line del 19
Agosto 2012) “Nel Veneto si è costruito troppo, non possiamo continuare così. È necessario
fermarsi. Questo vale per i capannoni industriali, ma a maggior ragione per le abitazioni…sono
convinto che molti veneti siano assolutamente d’accordo.
Non possiamo continuare a sfigurare il paesaggio, consumare territorio, offrire speculazioni che
oggi, tra l’altro, non hanno più mercato. E provocano un danno ancora più grave. Il patrimonio
edilizio esistente, a fronte di nuove costruzioni, si svaluta e perde valore”. Zaia parla di
speculazioni, di mercato. C’è da riflettere.
La conoscenza, dunque, alla base di un nuovo e diverso modo di affrontare i problemi e
assumere decisioni. È quello che anche noi, molto modestamente, tentiamo di fare con il
convegno “Idrovia Padova-Venezia: problemi, istanze, soluzioni” che si svolgerà a Mira a Villa
dei Leoni il prossimo sabato 1 dicembre, dalle 9 alle 13.
Le allego il programma, Presidente. Noterà la varietà di competenza e provenienza dei
relatori. Potrebbe interessarle.
Con stima le auguro buon lavoro e formulo i miei migliori e cordiali saluti.
Fabrizio Destro - Presidente di Legambiente Circolo Riviera del Brenta”
(leggi QUI cosa è successo sabato 24 scorso fuori del Cinema Italia a Dolo)
(segnalato da Bio Insieme – novembre 2012)
PIVA SPIEGA A FARINETTI COS'È IL BIO
Volentieri riportiamo queste frasi rilasciate da Fabrizio Piva, amministratore delegato del CCPB
di Bologna, ad altro sito che si occupa dei nostri temi. Le riportiamo perché danno forza alla
difesa del biologico da attacchi davvero sconcertanti come quello mosso al biologico dal patron
di Eataly Oscar Farinetti.
Scrive Piva: “Il biologico è un patrimonio di tutti, in particolare di tutti coloro che attraverso
regole e disciplinari di produzione trasparenti e condivisi, vogliono coniugare sostenibilità e
produttività, che non è affatto una brutta parola. Per questo quando usiamo il termine
certificazione biologica, usiamo una parola che ha un valore riconoscibile ormai non solo nel
ricco occidente ma in tutto il mondo: Cina, India, Corea, Giappone, Brasile, Argentina, Africa
Mediterranea. In questi e molti altri Paesi il biologico - ricorda sempre Piva - è anche sinonimo
di certificazione, di garanzia di sistemi di produzione che hanno tratto un grande beneficio dalla
certificazione.
È ora di smettere di insinuare che la certificazione aumenti i
costi di produzione: il processo di certificazione biologica
incide per lo 0,001% sui costi di un'azienda, e forse ancora
meno sul valore del prodotto finito.
Perché non si fa mai un raffronto costi/benefici portati dalla
certificazione analizzando quanti benefici ha portato la
certificazione per migliaia di aziende in Europa e nel Mondo
che hanno imparato ad operare seguendo modalità di
produzione rintracciabili, in grado di valutare l'apporto in
termini di input utilizzati?
Perché non si dice quanti benefici tutto questo ha apportato
per razionalizzare i costi di produzione”.
Farinetti aveva scritto: “il biologico è un concetto confuso e
farmaceutico che non piace a noi gourmet”. Abbiamo così
scoperto che Farinetti, oltre che manager e uomo di marketing, è un gourmet, un gourmet che
- almeno a proposito del biologico - straparla.
(dal Bollettino Bio di Greenplanet – novembre 2012)
Per dovere di cronaca, alleghiamo anche la risposta di FederBio alle
dichiarazioni di Oscar Farinetti rilasciate in occasione del convegno
«Semplifichiamo l’Italia, cominciando dal vino», la base, secondo il
patron di Eataly, di un patto con il ministro Catania, una sorta di macrodisciplinare dell’agricoltura per battere i falsari del made in Italy.
L’ex proprietario di Unieuro, e ora socio di Coop in Eataly, catena di distribuzione al dettaglio di
generi alimentari di fascia alta, ha sottolineato:
«Ci siamo occupati finora di fare i poliziotti anti Parmesan. Dobbiamo invece assoldare i
cittadini del mondo. Far distinguere a loro il cibo falso e il nostro buono, pulito e giusto, per
usare la definizione di Carlo Petrini di Slow Food. Quanto al buono ci siamo già, i cibi italiani
sono i migliori del mondo. I prossimi dieci anni saranno quelli del pulito e giusto. E non del
biologico, un concetto confuso e farmaceutico che non piace a noi gourmet. Dobbiamo
cavalcare per primi il concetto del pulito, così spiazziamo i francesi».
(Questo il link all’articolo completo pubblicato sul sito di Corriere della Sera)
QUÉMÉNÈS: L'ISOLA DESERTA
TRASFORMATA IN UN ECOFATTORIA
Ripopolare una piccola isola britannica
abbandonata da più di 30 anni, coltivare bio e
vivere in autonomia energetica.
Una giovane coppia molto particolare ha
deciso di raccogliere e portare a termine tutte
queste sfide, lasciando il solido continente e
andando a vivere sulla piccola isola di
Quéménès, nel cuore dell'arcipelago di Molène, nella regione bretone del Finistère, che significa
letteralmente fine del mondo.
Tutto inizia nel 2003, quando la Conservatoire du Littoral, un'istituzione pubblica francese
creata con l'obiettivo di tutelare in modo permanente le aree naturali di particolare rilevanza
paesaggistica ed ambientale situate sulle coste, le rive dei laghi e le distese d'acqua, acquista
l'isola. Con il sostegno di un programma di scambi europei insulari denominato ISLA e di molti
partner pubblici e privati , inizia la creazione di un laboratorio per lo sviluppo sostenibile
dell'isola, restaurando i vecchi edifici, installando un sistema di fornitura di energia rinnovabile
e uno per il trattamento delle acque, riparando il molo e stabilendo un piano per il
mantenimento del prezioso ecosistema locale.
L'isola diventa presto pronta per tornare a ospitare la vita umana. È un nuovo inizio. Nel 2006
l'ente apre le candidature per la ricerca di novelli Robinson Crusoe, pronti a dedicarsi anima e
corpo al recupero die questo fantastico e allo stesso tempo ostile posto , attraversato appena
dalle rotte di navigazione e raggiungibile solo da Molene in barca.
Tra i tanti, a rispondere all'appello ci sono anche i
giovanissimi David Cuisnier e sua moglie Soizic, che
vengono selezionati per dare il via alla loro fattoria e per
aprire delle chambres d'hôtes per turisti in cerca di
vacanze avventurose, con l'obiettivo di fornire loro il
sostentamento necessario per vivere e, al contempo,
mantenere il sito.
Le cose sono andate benissimo e la coppia si è così innamorata di questo posto magico, tanto
da aver dato alla luce proprio qui la loro piccola Chloé: "coltiviamo (deliziose) patate, abbiamo
un gregge di pecore, raccogliamo le alghe e abbiamo un piccolo orto biologico", spiega la
coppia avventuriera sul proprio sito web.
Vivono così, grazie alla piccola centrale eolica da 2.500 watts e 70 metri quadrati di pannelli
fotovoltaici che forniscono 6.200 watts, alla coltivazione delle patate, di cui raccolgono ogni
anno tra i 10 e le 15 tonnellate, alla raccolta d'alghe, che rivendono alle industrie
agroalimentari, e ai soggiorni dei turisti nelle chambres d'hôtes sull'isola.
(Qui la loro pagina Facebook)
(da Greenme – novembre 2012)
PRANZO FARRO E QUINOA
I CEREALI DI FRATELLI DELL'UOMO INCONTRANO CEREALI DELLA
COSTIGLIOLA
LE ANTICHE SEMENTI VENETE E AZTECHE: FARRO E QUINOA
Pranzo di Natale a sostegno di Fratelli dell'Uomo Onlus
Ore 10: Benvenuti!
Una tazza di tè da terre lontane con aromi e sapori intensi
Ore 10.15: Madre Terra, come salvare il pianeta?
Immagini dalla Bolivia per spiegare la biodiversità
Ore 10.45 Passeggiata tra campi e filari
A cura di Arrigo
Ore 11.15 – 12.15: Laboratorio di cucina per bambini e adulti: i biscotti di
Natale!
Ore 13: Pranzo veneto-boliviano
L'incontro tra le tradizionali sementi azteche e gli antichi cereali veneti.
Presentazione della campagna di Fratelli dell'Uomo “Seminiamo insieme un futuro
migliore”, a cui si destineranno i proventi della giornata.
Pranzo: € 25,00 a persona (5€ ai progetti della campagna)
Bambini fino ai 3 anni: gratis - Bambini 4-12 anni: 50% sconto
In occasione di questo pranzo di Natale, Fratelli dell'uomo promuove l'iniziativa
“Anch'io semino un futuro migliore”: con il tuo contributo di 30€ per il pranzo,
destinerai 10€ ai progetti per la sicurezza alimentare in Africa e America Latina e
riceverai la nostra tessera Amico Sostenitore e il biglietto di auguri di Natale.
PRENOTAZIONI:
c/o La Costigliola [email protected] o numero gratuito: 393-8849087
oppure: [email protected] o 380-7985080
(scarica QUI il volantino completo)
AGRICOLTURA BIOLOGICA: 6
PROPOSTE PER IL BIO DEL FUTURO
Quale direzione prenderà l'agricoltura biologica
di un futuro sempre più prossimo? Si è iniziato a
fornire una risposta a tale quesito nella mattinata
di venerdì 23 novembre, nel corso della quale ha
avuto luogo una tavola rotonda organizzata da
AIAB, l'Associazione Italiana per l'Agricoltura
Biologica, dal titolo "L'agricoltura biologica che vogliamo nel 2020".
L'incontro ha avuto al centro al presentazione delle proposte per il rinnovamento del
Regolamento europeo 834/07, che definisce regole e modalità di certificazione del biologico. Il
primo regolamento europeo teso all'affermazione del settore del biologico era stato emanato
nel 1991 ed in seguito è stato integrato ed emendato, fino al 2007, quando vi è stata una sua
completa revisione, con l'emanazione del Reg. 834/07.
Ora è però giunto il momento di riformare i regolamenti relativi all'agricoltura biologica e si è
dunque iniziato a lavorare in vista dell'entrata in vigore nel 2016 di un regolamento
completamente nuovo. Per questo motivo AIAB ha deciso di coinvolgere le diverse Regioni
italiane nella discussione che porterà a rendere concreto il futuro regolamento relativo
all'agricoltura biologica……continua QUI la lettura
(da Greenme – novembre 2012)