Eventi Verona

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Eventi Verona
Verona è
Quinta Parete
cultura e società
Verona
Novembre 2010
Società
Quinta Parete
13
Vi diremo qualsiasi cazzata vorrete sentire
di Silvano Tommasoli [email protected]
Sono in video, ergo sum
www.quintaparete.it
cultura e società
mensile on-line
Tutti vediamo la volgarità del Grande
Fratello, ma nessuno ne parla
Anno II - n. 7 - Luglio 2011
Diretto da Federico Martinelli
Sport
Eventi
Scienza
La magica lirica in Arena
Ibernazione: istruzioni per l’uso Schumi e il podio mancato
Sarà forse il vero elisir
Nel Gran Premio del
È cominciato con successo
programma,
non ha mancato di
pugni con un minimo di eleganza
Omologati in TV. Peggio,
omoge-Areniano.
di lunga
vita? Il lavoro
Canada, il “Kaiser” ha
l’89° Festival
proporre
unaper
selezione
– mammabuon gusto? Oddio, non è che
neizzati. No, non mi
riferisco
ai e di49
di Robert
Ettinger
la
sfiorato quel traguardo
Fino
al 3 settembre,
mia! Una selezione… Chissà gli
programmi televisivi,
cheimperdibili
sem- siano tanto più signorili gli autori
criogenetica
che ancora aspetta
serate
brano tutti “fatti con lo stampino” della trasmissione, che ricordano a altri! – dei provini, dove quasi nessuno
da almeno dieci anni,
peggio4 an- ogni piè sospinto il premio finaleadipagina
a pagina
21 dei candidati, per esempio, ha
a pagina 24
cora dei vari telegiornali che sono alcune centinaia di migliaia euro, saputo dare una risposta sensata, o
come fosse l’unica molla a spingere almeno non insensata, alla richiesta
proprio tutti uguali.
Sto parlando dei Verso
concorrenti
del questa
l’infinito
e oltrevariopinta umanità a di dichiarare il proprio “tallone di
Grande Fratello, tutti conformi a un esporre le proprie miserie alla vista Achille”.
di Valentina Bazzani - fotografie di Chica Coltri
modello standard
tristissimo, quello di qualche milione di guardoni. E A ben pensarci, coloro che ne
della volgarità estrema. Sì, la volga- qui cominciano le rogne vere, per- escono meno peggio sono proprio
rità dei gesti, delle parole, degli at- ché sarebbe necessaria una com- i reclusi del Grande Fratello. Perché
Intervista
a Rudy Rotta in occasione di un evento musicale di solidarietà
teggiamenti è il denominatore missione di psicologi, sociologi e fanno pena, fino alla tenerezza. Abcomune che unisce, tra loro, quasi antropologi per cercare di capire bagliati dal miraggio di diventare
tutti i reclusi della “casa”. E li uni- che cosa possa indurre alcuni mi- Vip, e di guadagnare un sacco di
sce anche alla presentatrice, Alessia lioni di persone normali ad abbrut- quattrini, si prostituiscono fino a un
La
musica
e la
solidarietà
che
a gambe
sempre
aperte
Marcuzzi.
Masi tire il proprio spirito davanti alle punto di non ritorno, rimanendo hanno trasformato la vita di chi
fondono.
È questo
lo spettacolo
possibile che
nessuno
abbia mai incredibili esibizioni dei “ragazzi marchiati a vita da quel suffisso – l’ha conosciuta. Lo stesso Rudy
che
è tenuto
al Teatro
Romafattosinotare
a questa
povera
ra- della casa”. Forse la solita voglia di “del Grande Fratello” appunto – Rotta, visibilmente commosso,
no
di –Verona
sabato
18lagiugno
gazza
addirittura
capace
scorsa sentirsi migliori?
che li accompagnerà per tutta la le ha dedicato il pezzo “You’re
in
occasione
dei sul
quarantanni
edizione
di sedersi
pavimento A farci respirare, fortunatamente, vita. Pochi finora hanno avuto la gone”. Sul palcoscenico anche
di
attività
UILDM
di Ve- c’è la Gialappa, che non ne lascia capacità di affrancarsene, e di far Matteo Begali, un ragazzo deldello
studio,della
sempre
rigorosamente
rona
ONLUS
(Unione
italiana passare una sia alla conduttrice sia dimenticare questa squallida ori- la UILDM, che ha duettato con
a gambe
aperte,
spalancando
lotta
allapanoramica
distrofia sulle
muscolare).
un’ampia
propria ai concorrenti. Di più, per farci ca- gine mediatica. Per tutti, Luca Ar- Giulia Rotta (figlia di Rudy) nel
Il
veroneseintima
Rudy– Rotta,
gran- pire il livello di squallore (o di cru- gentero; e pochi altri che si possono pezzo “Luce” di Elisa, e con lo
biancheria
che, in video,
dissimo
bluesman
assume delle
posture di
chefama
fannoina deltà?) dell’ufficio casting del contare sulle dita di una sola mano. stesso padrone di casa nell’internazionale, è riuscito a riuNon ritengo sia indenne da questo tramontabile “Imagine”. La
nire alcuni amici come Aldo
unitaa alla
voglia
di alla
lotche, di fronte
questo
osanna
baratro di volgarità l’editore di musica,
Tagliapietra (voce storica delle
tare
presente
in tutto
coloro
che
volgarità,
comincio
a capire
quella
tanto spettacolo.
Orme), Filippo Perbellini, Luca
striscia di carta bianca,combattono
incollata, ai
Vorrei chiedergli – se mai fosse per- quotidianamente
Olivieri, Claudio “Biffo” Basqueste
riesce davtempi
della malattie,
mia adolescenza,
sui
sona abituata a rispondere alle do- con
si, La Carboneria, le HillBilly
a compiere
miracoli.
manifesti
e le locandine
dei film e
mande – se sarebbe contento di far vero
Soul, Sbibu e molti altri musiassistere
i suoi figli adolescenti, o i degli spettacoli più “sconvenienti”,
La figlia Giulia Rotta canta con un amico della
UILDM
Com’è
stato il«Vtuo
alla
cisti, creando un preziosissimo
prescriveva
.M. ingresso
di 16 anni».
suoi nipoti, a una porcheria simile. -che
UILDM?
UILDM
recentemente
ventaglio di artisti che si sono ni meteorologiche non fossero della
Ma forse conosco la risposta, diret- Forse, adesso, sul cartellone del
chedal
avrebbe
dovuto Grande Fratello si dovrebbe scrivere
esibiti, per beneficenza, invi- state molto favorevoli. La serata scomparsa,
tamente ispirata
dio denaro.
mia
figlia Giulia, che
Greta potrebbe
tando il pubblico a sostenere la è stata condotta dalla bravissi- cantare.
«V.M. di 99
anni»…
Mi sono sempre
ribellato a esseogni Tramite
ha
fatto
volontariato
anni
definita
una come
vera “Paladina
UILDM con un’offerta libera. ma Mariangela Bonfanti, che re
di volgaforma
di censura,
espressione Per continuare con il girovari
alla
UILDM
e
mi
ha
fatto
Vita”,
perché
la
forza,
la
Energia, emozione e una qua- ha presentato i diversi artisti della
vi
della più proterva volontà di an- rità e stupidità sui media di oggi,covoi. Èpubblicità
stata prodinella
vivere
e l’Amore
lità musicale eccellente hanno che si sono esibiti. Durante l’e- voglia
rimando tutti
all’ultima
di
nientare,
gente,
il senso eche
la noscere
trasmesso,
malgrado
la maconquistato i presenti, facendoli vento, è stata ricordata in modo ha
capacità
di critica.
Ma devo
dire Marc Jacobs. Ma tenetevi forte, eh!
Segue a pag. 2
rimanere malgrado le condizio- particolare Greta, una ragazza lattia e la difficile situazione,
Blues, per passione e per una buona causa
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2
Musica
Luglio 2011
Segue dalla prima
una ricchezza di
emozioni
impagabile, perché noi
avremmo emozionato il pubblico,
ma i ragazzi hanno emozionato noi.
Personalmente mi
sono
commosso
quando ho sentito
cantare mia figlia
Giulia con Matteo Begali, amico
della UILDM…
queste cose non
hanno prezzo e
rimarranno per
sempre nel cassetto del cuore.
meccanicamente così non appaga veramente. Io non sono
un impiegato della musica.
- Tu quindi sei riuscito a coronare un
tuo sogno…
Alla fine sì perché personaggi ai
quali negli anni ’70, primi anni
’80, chiedevo un autografo ora
mi è già capitato che si sono
esibiti sul palcoscenico con me
e mi hanno chiesto: ma ti è piaciuto quello che ho fatto o cambieresti qualcosa? Tutto quello
che sono riuscito a ottenere lo
devo soprattutto alla Musica e
all’Amore per la musica, prima
ancora che all’Amore del palcoscenico. Andare sul palco e
cantare un pezzo che conoscono tutti avrai molte possibilità
di avere successo, ma esibirsi
in un festival dove solo il 30%
del pubblico ti conosce è una
sfida, perché nel secondo caso
conquistare la gente con la tua
musica diventa una vera vittoria. Talvolta il pubblico ha dei
gesti veramente commoventi e
si crea una sintonia fantastica.
- Cosa rappresenta per
prio lei a portarmi all’interno te la musica?
di questa vostra famiglia, devo
Tutto. Nel senso che al di là
ringraziare lei.
degli affetti, la musica per me
- Come ti è venuta l’idea di un con- rappresenta la mia vita Io mi
sveglio alla mattina suonando.
certo per la uildm?
Non suono tutto il giorno ma
Qualche anno fa avevamo già continuo a pensare ai miei pezfatto un concerto per la UILDM zi, a come arrangiarli, a come
a porte chiuse a Quinzano, con potrei riproporli. Essendo una
alcuni musicisti presenti anche musica di nicchia però devo
sabato scorso al Teatro Roma- stare attento alle mie mosse, a - Com’è la giornata di un bluesman
no. Poi dovevamo fare un con- quello che faccio e a come lo di fama internazionale?
certo a Corte Molon, saltato a faccio. La stima e la credibilicausa del tempo e quindi ab- tà che acquisisci nel corso degli La mia è tutto sommato norbiamo detto: “se dobbiamo gio- anni da un lato ti dona tantissi- male, anomala nel settore della
carci una carta giochiamoci un me soddisfazioni, dall’altro an- musica. Non avendo mai fatto
asso”. E quindi abbiamo
pensato a un super evento
come questo. Ho la fortuna di avere molti amici nel
campo della musica che
hanno risposto con grande
entusiasmo a questo invito.
La partecipazioni di questi
colleghi è stata una delle
cose che più mi ha caricato, oltre alla presenza
dei ragazzi della UILDM.
L’amore e la passione che
ci hanno messo i musicisti, sono stati guidati da
motivazioni assolutamente
gratuite e forse proprio per
questo state autentiche.
Molti pezzi erano quasi
completamente improvvisati regalando musica di Rudy e il suo gruppo di musicisti con Valentina Bazzani sul palco (a sin)
alta qualità ma al contempo che qualche amarezza perché uso di droghe o di alcol la mia
di nicchia. I personaggi che si ci sono delle occasioni in cui vita è sport, mangiare bene,
sono esibiti sul palcoscenico del dovresti esserci ma non ci sei cercare di vivere fuori dallo
Teatro Romano sono tutti arti- per tanti motivi che potrebbe- stress e dal business e dedicarsti di grande spessore musicale ro essere politici, il colore della mi ai miei affetti. Dedico ogni
fortemente motivati e convinti pelle ecc. Fare l’artista non è fa- giorno il mio tempo alla cura
dall’importanza di un evento cile, è molto più facile fare l’im- del mio corpo, senza farne
come questo. Tutti coloro che piegato della musica lavorando un’idolatria. E poi con gli anni
hanno suonato hanno raccolto come juke box... ma lavorare sono diventato molto selettivo
nelle amicizie e nelle persone
che frequento. Cerco di cogliere delle motivazioni importanti
dalla gente che frequento. Sono
rimasto molto colpito dalla
scomparsa di Greta e, lo dico
in anteprima e mi auguro che
si realizzerà, ho in mente di
scrivere una canzone dedicata
a lei ma non in maniera esplicita. Probabilmente il titolo sarà
qualcosa del tipo “La canzone
che non hai mai cantato”, visto
che anche lei al Teatro Romano avrebbe dovuto cantare con
noi. Queste sono le emozioni
autentiche che condizionano il
mio lavoro. Ricordiamoci sempre che la Musica è una forma
d’arte.
- Ci sono delle figure che ti ispirano?
Ce ne sono state diverse. A livello umano le mie figlie, i miei
genitori, i miei nipoti. A livello
artistico invece sono cresciuto
con il panorama musicale internazionale della Svizzera degli
anni ’60 che offriva i Beatles,
i Rolling Stones, Ray Charles, Stevie Wonder, Aretha
Franklin, James Brown… quindi sono cresciuto con il massimo e sono tante le mie influenze musicali. Ecco perché faccio
il polemico quando mi vengono
a chiedere cosa ne penso della
musica italiana, soprattutto nel campo del rock e
del blues. I Beatles restano
un punto fermo nella mia
vita, tanto che anni fa ho
registrato anche un disco
“Beatles in blues”, ma detesto le forme maniacali
che molte persone hanno. Ho sempre cercato di
ascoltare cose che potessero darmi uno stimolo per i
miei pezzi.
- Un messaggio ai nostri lettori
per concludere.
Continuare andare avanti,
ognuno deve fare ciò che
può. Per quanto riguarda
i giovani, sia come ascoltatori,
che come artisti, di prendere
come punti di riferimento musicali personaggi autentici e veri,
che comunichino cose vere e
donino voglia di vivere. Il mondo della musica è trasgressivo
di suo, è importante prendere
come modelli personaggi sani.
Teatro/Eventi
Luglio 2011
Appuntamenti culturali
di Stefano Campostrini
Il nostro territorio si riempie di sagre, eventi, rassegne e tanto altro da non perdere
La provincia è tutto un festival
Si profila un mese assolutamente interessante questo luglio.
Numerosissime sono le possibilità di svago che vanno dal teatro
alla musica, dal cabaret all’arte,
dal cinema ai dibattiti. Segnaliamo innanzitutto l’iniziativa
“Estate a Sona” organizzata dal
Teatro Impiria, che ha luogo a
Sona e dintorni, iniziata il 16
giugno ma che continuerà sino
a fine agosto. I prossimi appuntamenti teatrali saranno “Toccata e fuga”, il 7 luglio a Lugagnano, una commedia a sfondo
amoroso di Derek Benfield,
continuando con “A qualcuno
piace Zorro” di Paolo Panizza
del Zarathustra Teatro, il 14 luglio a Sona. Si prosegue a San
Giorgio in Salici il 21 luglio con
“Ultima chiamata” di Andrea
Castelletti, spettacolo tratto dal
film “Phone Booth”. A chiudere
il mese il 28 luglio a Corte Tacconi di Palazzolo è “Niente sesso, siamo inglesi” di Marriot e
Foot, proposta dall’Accademia
di Teamus.
Il programma di agosto inizierà il 4 a Villa Trevisani di Sona
con un’altra commedia con “Le
sorprese del divorzio” di Bisson
e Mars, con la compagnia del
Piccolo Teatro di Sacile. Proseguendo nell’ambito teatrale il
30 agosto toccherà ad “Assassinate la zitella”, di Giancarlo
Pardini a cura della compagnia
teatrale La Zattera, completare
la rassegna sempre a Villa Trevisani.
Gli spettacoli di agosto inizieranno alle 21 mentre quelli di
luglio alle 21.15. Il biglietto ha
un costo di 5€ intero, 4€ ridotto
e ingresso gratuito per i bambini sotto i 12 anni. In caso di
tempo avverso le serate avranno luogo nel teatro parrocchiale
di Sona. Per informazioni contattare il numero 045.6091207
o l’indirizzo mail biblioteca@
comune.sona.vr.it.
Sempre nel contesto di “Estate
a Sona” avranno luogo anche
alcune serate di intrattenimento
anche musicale. La Festa di San
Quirico è una di queste, si svolgerà dall’8 all’11 luglio sempre
a Sona: musica dal vivo, stand
gastronomici e naturalmente
ingresso libero. La serata conclusiva sarà il 30 luglio al quartiere San Quirico in occasione
del 3° torneo Giovanni e Alessandro Fasoli, con The Montagues in concerto dalle ore 21.
Altra occasione interessante è
“Sona in quattro passi”, camminata serale accompagnata
da lettura di poesie, con partenza alle 21 da Guastalla Nuova e
arrivo a Guastalla Vecchia con
rinfresco (info: 3382482447).
Il 6 agosto a Villa
Bressan in loc. San
Rocco di San Giorgio
in Salici, concerto lirico in memoria del tenore Giuseppe Lugo, nativo della zona.
Gran finale dal 23 al 25 agosto
con le esibizioni di alcuni gruppi di stampo black in occasione
del “Coast to Coast Festival”,
viaggio nelle radici musicali degli Stati Uniti; dalle ore
21 a Villa Trevisani in Piazza
Roma.
Ce n’è per tutti
Tante altre proposte sono poi sparse su tutta la provincia. Ecco un elenco informativo, per appassionati o semplici curiosi.
- Festival del Garda: musica sulle sponde del
lago tra la provincia di Brescia e la nostra, da luglio
a fine agosto. Info www.ilfestivaldelgarda.it
- ad Opera d’Arte: rassegna teatrale tra il centro
e il nord della provincia nel mese di luglio e finale
a settembre, a cura di Fondazione Aida (www.fondazioneaida.it)
- Estate Zeviana: fino al 7 agosto musica, teatro,
danza e cabaret. Info www.comune.zevio.vr.it o
045.6068411
- San Giò Artfestival: tanta musica per tanti generi dal 1° luglio all’11 settembre. Info www.culturalupatotina.it
- Voci e Luci in Lessinia: ri-scoprire il magico
territorio montano a nord, tra musiche, percorsi,
ospitalità. Info www.vocieluciinlessinia.net
- Cinema al Cortile di S. Teresa: per tutto luglio fino al 5 agosto proiezioni all’aperto. Info www.
teatrosantateresa.org
- Italian bodypainting festival: interessante iniziativa il 9 luglio a Villa Carrara Bottagisio di Bardolino, dalle 12 fino a sera. Concorso e mostre fotografiche, info www.italianbodypaintingfestival.it
- La sera in riva al fiume: alla terrazza sull’Adige del Circolo Ufficiali di Castelvecchio, musica e
teatro in 4 serate. Segreteria tel. 045.8002868, info
www.teatroimpiria.net
- Estate Teatrale Arena Torcolo: a Cavaion
Veronese commedie in dialetto e non, proposte da
diverse compagnie.
- XVII Film Festival della Lessinia: vita, storia e tradizioni in montagna, a Bosco Chiesanuova
dal 20 al 28 agosto. Info www.filmfestivallessinia.it
- Corte Molon, il teatro è servito: a teatro sotto
le stelle fino al 28 agosto. Via della Diga 17, Verona.
Info www.cortemolon.it
- Music festival Pianura Veneta: seconda edizione di concerti classici in programma nelle province di Vr, Ro, Pd.
- Estate Musicale Maffeiana: al Museo Lapi-
dario di P.zza Bra dal 4 luglio al 1° agosto, musiche di grandi compositori. Info 348.9973438 347.6855925
- Teatrofarm: il Teatro sull’Aia della Fattoria Didattica Giarol Grande nel Parco dell’Adige Sud a
Verona, a cura del Teatro Impiria. Info www.fattoriagiarolgrandevr.it
- Estate Teatrale al Castello di Montorio:
programma di spettacoli fino a settembre, a cura
dell’Associazione Due Valli
- Valpolicella Live: in questo mese grandi star
della musica all’Area Fiere di Sant’Ambrogio.
In esclusiva anche Romeo e Giuliet on the water. Info
www.ocliseventi.com
- Teatro in Corte: in alcuni comuni della Bassa
Veronese serate teatrali dirette da Officina Eventi e
Comunicazione. Info www.officinaeventi.it
- Estate Teatro Parona: poco fuori Verona tanti
spettacoli di teatro e musica in luglio e agosto. Info
348.0048783
- E...state a San Martino: sempre poco distante
dal centro città musica, danza, teatro e cinema nei
mesi estivi.
- Note in Villa: 150 anni di musica nei dintorni di
Castelnuovo del Garda, con temi musicali e mostre
d’arte. Info www.amicimusicalagodigarda.it
- Est Veronese Festival: teatro e musica tra
Soave, Illasi e circondario. A cura dello IAT, info
045.6190773
- Riso & Riso: incontri cultural-gastronomici sulla strada del riso nelle tradizionali zone di produzione. Info www.vivaoperacircus.it e www.stradadelriso.it
- Arte Musica e Spettacolo a Concamarise, nella ex chiesa antica di S. Lorenzo e S. Stefano. Info
349.5715926
- Apeteatro: teatro in piazza per famiglie e bambini il 4 settembre a Valeggio e l’11 settembre a Gazzolo d’Arcole. A cura del Teatro Stabile di Verona
- Il Risorgimento a Verona e nel Veronese:
nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia rievocazioni storiche in vari comuni in affascinanti località.
www.provinciainfestival.it
3
4 Musica
Luglio 2011
Verso l’infinito e oltre
di Francesco Fontana
Sei titoli in programma e 49 serate per l’89° Festival Lirico in Arena
Il grande festival della Lirica
Sopra l’Arena riempita nella sua affascinante cornice e qui in basso una scena di balletto in “Aida”
date dell’8, 14, 22 e 29 luglio.
L’opera di Giuseppe Verdi Nabucco, presentata con particolari
scenografie celebrative del 150º
dell’Unità d’Italia, avrà il suo
esordio nella cornice areniana
il 9 luglio, con repliche previste per il 15, 20, 23, 27 luglio,
il 5,12, 21 e 25 agosto e, in conclusione, il primo settembre. Ad
avvicendarsi nel ruolo di Nabucco saranno Ambrogio Maestri,
Marco Vratogna, Leonardo
López Linares e George Gagnidze.
La Boheme di Puccini andrà in
scena invece solo a partire da
agosto. Il 6 toccherà alla prima
serata, con interprete Fiorenza
Cedolins, nei panni di Mimì,
che si alternerà nelle serate in
programma con la debuttante
in Arena Maria Agresta. Marcelo Álvarez sarà invece Rodolfo. Le repliche si terranno nelle
Dopo l’inaugurazione del 17
giugno con La Traviata di Giuseppe Verdi, l’89º Festival Lirico dell’Arena di Verona accompagnerà, come di consueto, l’estate veronese nei mesi di luglio,
agosto e settembre.
La Traviata vede la regia di
Hugo de Ana e la direzione
d’orchestra di Carlo Rizzi, debuttante in Arena. Sulla scena,
nelle vesti di Violetta, vedremo
la cantante soprano albanese
Ermonela Jaho, interprete di
livello internazionale con grandissima esperienza nei più prestigiosi teatri del mondo, che si
alternerà nel ruolo con Lana
Kos e Inva Mula. Tra gli altri
interpreti ci saranno il tenore
Francesco Demuro e Francesco
Meli, che si avvicenderanno nei
panni di Alfredo, e il baritono
bulgaro Vladimir Stoyanov,
che sarà Giorgio Germont. Dopo
le serate del 17 e del 24 giugno
sono in programma ben altre 7
repliche previste per le date del
2, 12, 16, 21 e 28 luglio e 4 e 11
agosto.
Aida di Giuseppe Verdi invece sarà rappresentata per
ben quindici serate. L’opera,
quest’anno con l’allestimento
storico del 1913 di Ettore Fagiuoli, dopo l’esordio del 18 giugno
date del 13, 19, 26, 30 agosto e
2 settembre.
La sesta opera in programma
è Roméo et Juliette di Charles
Gounod, in scena dal 20 agosto
con i giovani Nino Machaidze
e Stefano Secco nelle vesti dei
protagonisti. Altri interpreti
saranno Ketevan Kemoklidze
(Stéphano), Jean-François Borras
(Tybalt), Paolo Antognietti (Benvolio), Artur Rucinski (Mercutio)
e Gianpiero Ruggeri (Grégorio).
Le repliche avranno luogo il 24
e 27 agosto.
e le repliche del
26 e 30, andrà
in scena infatti il
10, 13, 17, 19, 24,
26, e 30 luglio,
il 7, 14, 28, 31
agosto e il 3 settembre. L’opera
verdiana, per la
regia di Gianfranco de Bosio,
vedrà sul palcoscenico nel ruolo
di Aida Micaela
Carosi, che si
alternerà
con
Amarilli Nizza,
Hui He e Lucrezia Garcia.
Ad interpretare
Radamès saranno
invece Fabio Armiliato, Salvatore Licitra, Carlo Ventre,
Walter Fraccaro e Marcello
Giordani. L’opera prevede anche tre debutti, seppur in ruoli
minori: Gustáv Beláček (Il Re),
Francesco Pittari (Un messaggero)
e Giorgia Bertagni (Sacerdotessa).
Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, che ha esordito
lo scorso 25 giugno in Arena,
presenta invece un gran numero di debuttanti sulla scena, che interpreteranno anche
personaggi principali. Si potrà
apprezzare la voce tenorile di
Antonino Siragusa, nei panni
del Conte d’Almaviva, che si avvicenderà nel ruolo con Lawrence Brownlee. Aleksandra Kurzak e Rocio Ignacio saranno
invece Rosina. A vestire i panni
di Figaro sarà invece il baritono
greco Aris Argiris, una delle
voci più promettenti a livello
internazionale, che si alternerà
nelle serate in programma con
Dalibor Jenis. Dopo la replica
del primo luglio andranno in
scena altre quattro serate nelle
Musica
Luglio 2011
5
Verso l’infinito e oltre
di Francesco Fontana
Interessanti appuntamenti tra Arena di Verona e Castello Scaligero di Villafranca
Eventi Verona: che luglio!
Nel mese di luglio gli appuntamenti con gli spettacoli di
Eventi Verona sono moltissimi
e di grandissima qualità. Si comincia con i Gogol Bordello,
una delle live band più coinvolgenti, che si esibirà la sera del 9
luglio a partire dalle 21.30 nella
splendida cornice del Castello
Scaligero di Villafranca.
Lunedì 11 luglio arriverà invece all’Arena di Verona Giorgio
Panariello, per la data conclusiva della sua lunga tournèe dal
titolo: “Panariello non esiste”.
L’attore e presentatore, nello
spettacolo rivisiterà alcuni dei
personaggi che lo hanno reso
famoso al grande pubblico
come, tra gli altri, Il PR, la Signora Italia e Merigo, proponendo
anche una serie di monologhi
inediti legati a tematiche di attualità.
per il suo tour “Controcultura
Tour estate 2011”.
Sempre a Villafranca, il giorno successivo, arriveranno i
grandissimi Toto. Il gruppo,
icona del rock anni Ottanta,
torna a esibirsi insieme per un
ultimo tour dal titolo “Toto in
Concert 2011 Tour”. Sul palco,
oltre a Steve Lukather, saranno presenti David Paich, Steve
Porcaro, Simon Phillips, Nathan East, e Joseph Williams.
Per proseguire sul genere rock,
il 18 luglio si potrà assistere
all’Arena di Verona al concerto
dei Deep Purple, per uno spettacolo intitolato “Live with Orchestra”. La band, infatti, sarà
accompagnata nella performance da un’intera orchestra,
in uno spettacolo che si prospetta unico e suggestivo. La
formazione attuale è compo-
E c’è anche Verona Folk
La settima edizione di Verona
Folk è iniziata il 24 giugno al
Teatro Romano con Francesco
Renga ma ha da proporre in
questo mese artisti di grande
interesse. Il 2 luglio a San Giovanni Lupatoto, gratuitamente,
si potranno ascoltare i Khorakhanè, gruppo di origine romagnola ed esponente del folk
italiano.
Il 7 luglio a Valeggio sul Mincio
Enzo Iacchetti renderà omaggio al suo grande amico Giorgio Gaber con uno show dal
titolo “Chiedo scusa al signor
G” accompagnato dalla Wiz
Orchestra.
Dopo una pausa di due settimane, trasferta “straniera”
nell’affascinante Villa Venier
a Sommacampagna per poter
ascoltare Lyle Lovett, la star
americana della musica country, per la prima volta in Italia
da solo.
Il 22 luglio a Zevio sarà la volta di Raf che avrà modo quindi
di presentare, oltre al suo repertorio, i brani del suo ultimo
album di quest’anno “Numeri”,
reduce da successo di critica e
classifica.
A chiudere il festival musicale
sarà Franco Battiato e il suo inconfondibile stile cantautorale.
Teatro il Castello di Villafranca
il 24 luglio.
Info:
www.provinciainfestival.it
sta da: Ian Gillan (voce), Steve
Morse (chitarra), Roger Glover
(basso), Don Airey (tastiere) e
Ian Paice (batteria).
Il 22 luglio al Castello di Zevio
si esibirà invece il cantante Raf.
Mentre al Castello Scaligero
di Villafranca il 24 luglio sarà
la volta del cantautore Franco
Battiato. Sempre a Villafranca,
la sera del 30 luglio, arriverà
Ben Harper, per la tappa del
tour che accompagna l’uscita
del suo ultimo album “Give
Till It’s Gone”.
Tornano a Verona anche i
Modà, che si esibiranno al Castello Scaligero di Villafranca
la sera del 13 luglio. Il gruppo,
dopo la partecipazione a Sanremo con il prestigioso secondo
posto nella categoria big, sta
vivendo un ottimo momento
artistico. Successivamente all’esperienza all’Ariston i Modà
hanno pubblicato il disco “Viva
i romantici”, accompagnato da
un tour che li ha portati in tutta
Italia, ottenendo grande riscontro sia di critica che di pubblico.
Il Castello Scaligero di Villafranca ospiterà tutt’altro genere
di spettacolo il 16 luglio, data
nella quale è atteso Fabri Fibra.
Il rapper farà tappa al Castello Da centro pagina a sinistra, in senso antiorario: Modà, Deep Purple, Ben Harper e Lyle Lovett per la rassegna “Verona Folk”
CINEMA ALL’APERTO
SOAVE ESTATE 2011
FEMMINE CONTRO MASCHI
IL DISCORSO DEL RE
Giovedì 30 giugno
Giovedì 7 luglio
Regia: Fausto Brizzi
Genere: Commedia
Durata 96’
Italia 2011
Regia: Tom Hooper
Genere: Storico
Durata 111’
Gran Bretagna,
Australia 2010
IL CIGNO NERO
HABEMUS PAPAM
Giovedì 14 luglio
Giovedì 21 luglio
Regia: Darren Aronofsky
Genere: Thriller
Durata 110’
U.S.A. 2010
Regia: Nanni Moretti
Genere: Commedia
Durata 104’
Italia, Francia 2011
IMMATURI
LA VITA FACILE
Giovedì 28 luglio
Giovedì 4 agosto
Regia: Paolo Genovese
Genere: Commedia
Durata 108’
Italia 2011
Regia: Lucio Pellegrini
Genere: Commedia
Durata 102’
Italia 2011
Rassegna Cinematografica Parco Zanella
Tutti i giovedì ore 21.15
Ingresso: intero € 6,00 - ridotto € 5,00
In caso di maltempo le proiezioni saranno recuperate
giovedì 11 - 18 - 25 agosto 2011
LEGAMBIENTE SOAVE
www.legambientesoave.it
Musica
Luglio 2011
7
Appuntamenti culturali
di Lorenzo Magnabosco
Programma di luglio 2011
Rassegna di Teatro nei Cortili
Prosegue anche nel mese di luglio la rassegna di teatro amatoriale nei cortili di Santa Eufemia, Santa Maria in Organo e
Arsenale, organizzata e coordinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona.
Il cartellone si presenta , come
sempre, ampio e variegato con
opere e adattamenti di autori
italiani e stranieri. A Santa Eufemia gli spettacoli iniziano dal
4 al 10 luglio con la Compagnia
Pocostabile, che presenterà ‘’Le
Massere’’ di Carlo Goldoni,
commedia rappresentata per
la prima volta nel 1755, dove le
serve protagoniste escono dagli
schemi classici della Commedia dell’Arte per calarsi nella
quotidianità in presa diretta,
rappresentando la vita ordinaria della Venezia del tempo.
Dall’11 al 14 sarà la volta della
Compagna dell’Arca con ‘’La
Bella e la Bestia’’ Valerio Bufacchi e Gilberto Lamacchi . E’
una commedia musicale , tratta
liberamente dalla favola originale di Madame Beaumont, in
cui si intreccia una vicenda sul
vero amore, capace di andare
oltre le apparenze e di superare le difficoltà e le paure che
lo ostacolano. Quadri onirici,
composti dalle più’ amate maschere tradizionali veneziane,
rievocano le atmosfere del castello incantato e delle strane
creature che vi abitano e così
portano lo spettatore in un’atmosfera da fiaba. Dal 15 al 22
luglio continua la Compagnia
Micromega con ‘’Harvey ‘’ di
Mary Chase. Elwood, un simpatico e generoso signore di
mezza età, vede Harvey come
un coniglio bianco alto un metro e ottantasette centimetri,
e a tutti lo presenta in questa
veste e per questo motivo viene
regolarmente avversato. Non
si contano gli equivoci e i colpi di scena, i quali ci invitano
a guardare e ad osservare il
modo senza filtri, serenamente, lasciando spazio a diverse
visioni ai problemi. La Compagnia Gli Insoliti Noti con
‘’La Scuola in…. Mutande’’
di Donato De Silvestri andrà
in scena dal 23 luglio al 2 agosto. Un pensionato delle Poste
Italiane si reca in una piccola
repubblica del Sud America e
si trova nel bel mezzo di una
contestata riforma scolastica
che ha molte assonanze con
quello che sta avvenendo ora
in Italia. Attraverso una fitta
rete di gag, lazzi e personaggi
divertenti , lo spettatore è portato a riflettere sull’attualità. A
Santa Maria in Organo, invece, inizia la Compagnia Zeropunto.it che propone il celebra
vaudeville di Georges Feydau
‘’l’Hotel del libero scambio’’. A
fare da protagonista è l’adulterio che trasporta i protagonisti
in situazioni assurde ed esilaranti; adulterio che non viene mai consumato grazie alla
bravura dell’autore, che inventa incidenti, colpi di scienza e
incidenti che sconfinano anche
nel surreale. Il testimone passerà poi a un classico, ‘’Le donne
al Parlamento’’ di Aristofane ,
interpretato dalla Compagnia
Giorgio Totola. Dopo più di
duemila anni i problemi sem-
brano essere poco mutati: discriminazione fra sessi, razze
e classi. Aristofane propone
una ricetta: il potere alle donne. La stessa commedia viene
proposta, ma reinterpretata
dal G.A.D. Renato Simoni con
‘’Letto a una piazza ovvero il
potere alle donne’’. Il letto, la
piazza e le donne sono i pro-
tagonisti: le donne passano dal
letto alla piazza per soppiantare gli uomini nella gestione
di un potere retto in maniera
indegna e migliorare così le
sorti della patria. Alcune diventeranno maschi nell’atteggiamento , oltre che nelle vesti,
altre daranno sfoggio della loro
femminilità.
Inoltre
Al
Cortile
dell’Arsenale dal 4 al 10 luglio apre
la rassegna Soledarte con
“Shakespeare+Queen:
rock
Hamlet’’, di Solimano Pontarollo, rivisitazione della tragedia
shakespeariana sulle musiche
dei Queen. Una band live scena,
inserita nella struttura drammatica; musicisti al servizio del re
e della regina, evocazione del
fantasma, anzi di tutti i fantasmi
di Amleto. La regia sottolinea
la modernità di quanto accade
al protagonista, che affronta un
mondo in pieno cambiamento
rimarcandone le debolezze e
fragilità. Dal 13 al 31 luglio ‘’La
Barcaccia’’ presenta ‘’El ciacolon imprudente’’ di Carlo Goldoni. Viene recuperato il testo
poco conosciuto della maturità
dell’autore veneziano (1753) in
cui agiscono personaggi già psicologicamente approfonditi, già
presenti in diversi capolavori,
che qui agiscono in un contesto
di travolgente divertimento.
8
Teatro
Luglio 2011
Ne hanno viste di cose questi occhi
di Francesco Fontana
In scena il Festival Shakespeariano al Teatro Romano
L’Estate Teatrale Veronese
La sessantatreesima edizione
dell’Estate Teatrale Veronese,
per quanto riguarda gli spettacoli di prosa, anche quest’anno è
incentrata sulle grandi opere di
William Shakespeare.
Dal 6 al 9 luglio andrà in scena
al Teatro Romano di Verona
Sogno di una notte di mezza estate,
nella versione prodotta dal Teatro Stabile di Verona e da Bananas s.r.l.. Il Regista è il comico e
attore di teatro Gioele Dix che,
per la scelta del cast, ha puntato
molto su giovani emergenti del
laboratorio di Zelig quali Alessandro Betti, Maria Di Biase,
Katia Follesa, Maurizio Lastrico, Corrado Nuzzo, Marco Silvestri e Marta Zoboli, avvalendosi anche della partecipazione
speciale della cantante Petra
Magoni e del contrabbassista
Ferruccio Spinetti. Lo spettacolo
si prospetta suggestivo: gli attori
comici daranno senz’altro un
colore tutto particolare all’opera
classica di Shakespeare.
Il Teatro Romano ospiterà invece l’Otello dal 13 al 16 luglio. Protagonista assoluto dello spettacolo sarà il celebre attore di cinema e teatro Alessandro Haber,
per la regia di Nanni Garella e
la messa in scena curata dal Teatro Stabile di Bologna “Nuova
Scena – Arena del Sole”. Accanto ad Haber reciteranno, tra gli
altri, Maurizio Donadoni, nel
ruolo di Lago, e Lucia Lavia,
nelle vesti di Desdemona. Il regista dell’opera e Haber hanno già
collaborato in passato in molti
altri spettacoli come Arlecchino
servitore di due padroni e, recentemente, Platonov.
Si conclude con la divertente
opera farsesca La commedia degli
errori, presentata per l’occasione
nella doppia versione in lingua
italiana e inglese. La storia racconta di equivoci, malintesi e
molte situazioni esilaranti, mostrate con il sentimento amoroso
quale filo conduttore dell’intero
racconto.
La versione in italiano, in scena
dal 21 al 23 luglio, vede la regia
di Leo Muscato, con interpreti
Peppe Barra, Francesco Biscione, Giulio Baraldi, Alessandro
Bertolini e Simone Luglio.
Quella in lingua inglese, che porta il titolo originale The Comedy
of errors, sarà invece interpretata
dall’apprezzatissima compagnia
britannica “Propeller Theater
Company”, che prevede nella recita la presenza sul palco
esclusivamente di attori di sesso
maschile, come nella tradizione
shakespeariana. La commedia,
nella versione della compagnia
teatrale inglese, è ambientata in
Sud America e ha ottenuto ampio successo, sia di pubblico che
di critica, in Inghilterra e nella
recente tournee negli States.
Notizia dell’ultim’ora
Alessandro Haber (nella foto sopra) “licenziato” da “Otello”. Il
ruolo che l’attore doveva interpretare nell’opera in scena al Teatro
Romano di Verona è stato revocato per “gravi comportamenti” nei
confronti della protagonista femminile Lucia Lavia. La figlia di Gabriele Lavia, che interpreta Desdemona, sarebbe stata avvicinata
dall’attore anche in seguito al bacio durante prove sul palcoscenico.
Secca la smentita e l’accusa di strumentalizzazione dallo stesso Haber, ma è stato sostituito da Franco Branciaroli.
Così parlò Eatwood
Prima o poi la crisi creativa
arriva per tutti. Interpellato
qualche amico provo a scovare dentro me (che immagine
orrida e viscerale) un motivo
per dedicarmi ancora alla
scrittura. Non lo trovo. Resisto. Prendo qualche giorno
di pausa, mi calmo, rifletto.
Niente. Ormai il vuoto assale
la mia creatività e i tasti della
tastiera appaiono come delle
caselle bianche, lievemente
ingiallite dai residui di cibo
della pausa pranzo, ovviamente ottimizzata davanti al PC.
Passa Eatwood e ride vedendomi digitare ossessivamente
e a otto dita le pagine delle
mie memorie. Ride e dice che
sono megalomane. Le tue memorie? Ma se hai appena passato i
vent’anni? D’impeto la tentazione di licenziarlo è forte ma poi
penso ai sindacati e rifletto. In
realtà non sopporto la sua ironia ne tantomeno la decisione
di farmi dare del tu; ho anche
io le mie colpe. Poi m’illumina
un’aurea da genio: con abile
mossa l’avrei messo a ciclostilare la nostra pubblicazione.
Rido a crepapelle. Per vendetta il giornalista ironico sarebbe
diventato un tecnico di stampa
– come se la moglie di un produttore
di vino si innamorasse di un venditore di acque minerali (come descrive un mio caro amico nel
suo romanzo)-, un’ingiustizia.
Ormai sono rosso, respiro a
fatica, sembro colpito da mille mani solleticanti. Il divertimento è alle stelle, sono esaltato. Salto, corro, non riesco a
stare fermo. Improvvisamente
sbianco. Divento serio. Triste e
cupo mi alzo. Barcollo. Tutto
svanisce … siamo un mensile
on-line, nessuna vendetta di
quel tipo, quindi. E Eatwood
capisce. Passa davanti al ciclostile, lo accarezza e dice: è solo
per arredamento….non lo useremo
mai. Poi ride, ride talmente
tanto che cade a terra. Batte
la testa. Si rialza e sembra un
mostro gonfio a due zampe.
Abbasso gli occhi, il mio viso
sorride sereno e Eatwood, con
una mano sul viso esce dalla
stanza. Tolgo scarpe e calze
e riprendo a scrivere la storia
della mia vita. Dagli anni’80 al
duemila e da Eatwood in poi.
Che cambiamenti.
Cinema
Luglio 2011
9
Visto abbastanza?
di Francesco Fontana
Il film è stato proiettato a Cannes nella versione restaurata
Torna L’assassino, opera prima di Elio Petri
di ogni sospetto (1970), film premiato con l’Oscar come “Miglior film straniero”.
Joseph Bédier
L’assassino racconta la vicenda
di un giovane antiquario, tale
All’ultima edizione del Festi- Alfredo Martelli (Marcello
val del Cinema di Cannes, tra Mastroianni), sospettato dell’omolti titoli illustri, è stato pre- micidio dell’amante Adalgisa
sentato nella categoria Cannes De Matteis (Micheline Presle)
Classics L’assassino (1961), film e conseguentemente trattenuto
d’esordio del regista Elio Petri, dalla Polizia per gli accertaproiettato nella versione recen- menti del caso. Nel corso della
vicenda, attraverso i numerosi
temente restaurata.
Lo stile di Petri è già da que- flashback, ci viene mostrato lo
sta sua prima pellicola incon- spregevole passato, anche refondibile. La critica sociale, cente, del protagonista, caratla volontà di indagare e de- terizzato da truffe e relazioni
esclusivamente
nunciare il rapporto perverso sentimentali
tra il singolo e le strutture del per interesse. Alfredo MartelPotere, con le conseguenti ne- li subisce innumerevoli presvrosi e psico-patologie, la con- sioni: prima viene prelevato
danna, insomma, di un sistema dal suo appartamento, poi in“malato”, sono alcuni degli terrogato in commissariato e
elementi caratteristici del suo successivamente condotto in
cinema, che troveranno mas- carcere, dove sarà nuovamensima espressione nel successivo te sottoposto all’interrogatorio
Indagine su un cittadino al di sopra e a insostenibili pressioni psiIl cinema è un occhio
aperto sul mondo
Marcello Mastroianni e Micheline Presle, protagonisti del film
cologiche da parte
dei Funzionari di
Polizia. Infine, dopo
la confessione del
reale colpevole, verrà rilasciato. Uscito
dal carcere, però, si
accorgerà che la sua
foto pubblicata sul
giornale, in qualità
di “sospettato”, lo
aveva
trasformato agli occhi della
gente in “assassino”:
volgerà questa etichetta a suo favore.
Quella di Petri,
come di consueto,
è un’esplorazione a
360 gradi. Oltre a
denunciare i metodi
poco ortodossi utilizzati dalla Polizia,
basati sulla coercizione, il regista riserva particolare attenzione all’esibizione, attraverso
il suo protagonista, di una classe borghese immorale, mossa
solo dal denaro e dal sesso. Diventa altresì fondamentale l’analisi della dimensione psicologica: dall’inizio alla fine del
film l’antiquario sembra essere
soffocato dagli eventi e dalle
pressioni subite. Emblematica
a tal proposito è la scena del
carcere: due compagni di cella
gli tolgono letteralmente il fiato, continuano ad accusarlo e
a porgli domande, parlandogli
da molto vicino e spesso strattonandolo per le vesti.
Lo sviluppo della vicenda procede, seppur molto lentamente, in modo intelligente e mai
è on-line il nuovo sito di Verona è
www.quintaparete.it
banale. I continui pensieri sul
passato, che costringono il protagonista a riflettere su aspetti
riprovevoli della propria vita,
sembrerebbero indurlo ad una
riflessione e, una volta libero, a
modificare la propria condotta. Non sarà così. Nel film si
ritrova infatti quella circolarità
del percorso compiuto dal protagonista, tipica dei personaggi di Petri: ci viene mostrato
quanto sia inattuabile il cambiamento di una condizione di
partenza negativa che, per vari
motivi, è completamente radicata e immodificabile. Il nostro
antiquario borghese, nell’ultima scena, parlando al telefono
con un venditore d’auto dice
infatti sorridendo: «Lei sa chi
sono io? L’assassino».
10
Cinema
Luglio 2011
Visto abbastanza?
di Ernesto Pavan
Il film biografico più noioso dell’anno
Bronson, o delle botte fini a sè stesse
Bronson, spogliato della sua premessa, non sarebbe altro che
una storia di violenza. Michael
Peterson, detto Charles Bronson (come l’attore), è il carcerato più violento e pericoloso
del Regno Unito: ha passato
trentaquattro dei suoi cinquantotto anni in carcere ed è stato
spostato centoventi volte da una
prigione all’altra nel tentativo
di trovare quella in grado di
Tom Hardy impersona Michael Peterson
contenerlo. In ciascuno di quei
carceri si è reso protagonista di
atti di violenza che, cumulati,
gli sono valsi una condanna a
vita. Ci sono state molte persone peggiori Bronson, ma il
fatto che rende quantomeno
degna di interesse la sua vicenda è che, come dice lui stesso,
la sua brutalità non ha origine
in alcun trauma o educazione
sbagliata: è nata assieme a lui
ed esprime il
suo desiderio
di diventare
famoso, perché egli non
ha talento per
altro che la
rissa.
Detta
così, può lasciare un po’
dubbiosi; e in
effetti Bronson
non convince, è noioso e
ripetitivo. Il
film si riduce a a una serie di
scazzottate brevi e troppo simili fra loro, di primi piani sul volto sanguinante di Tom Hardy
e di intermezzi surreali in cui
Bronson, ben vestito e truccato
come un pagliaccio, racconta la propria storia davanti al
pubblico di un teatro immerso
nell’oscurità. Il regista Nicolas
Winding Refn deve aver pensato che una vicenda svoltasi perlopiù all’interno di celle e corridoi avesse bisogno di essere
ravvivata un po’; idea, quest’ultima, comprensibile e messa
in atto in modo soddisfacente
grazie alla bravura di Hardy,
che riempie lo schermo con il
fisico statuario e la personalità
schizzata del suo personaggio.
Purtroppo, la storia su cui è
basato il film non è resa spunto
di alcuna critica o riflessione,
né si cerca di indagare sulla
psicologia o le motivazioni del
protagonista, che viene sem-
plicemente messo in scena e lasciato percuotere tutto ciò che si
muove. Allo stesso modo, manca una vera critica del sistema
carcerario: è vero, Bronson viene ripetutamente picchiato e, in
un’occasione, sedato in modo
talmente pesante da non poter
far altro che sbavarsi addosso,
ma visto il suo comportamento
abituale (che consiste nel brutalizzare chiunque gli sia vicino,
con la sola eccezione dei familiari e delle donne), la cosa è abbastanza comprensibile.
Questa recensione è più corta
del solito, perché su Bronson c’è
veramente poco da dire: è la
biografia di una persona che
potrebbe interessare qualcuno,
ma che di per sé non è nulla
di eccezionale (tranne che dal
punto di vista della cronaca
nera) e non è nemmeno realizzata in un modo tale da suscitare dibattiti. Manco a dirlo, non
lo consigliamo.
Libri
Luglio 2011
11
È la stampa, bellezza
di Ernesto Pavan
La storia della “rivoluzione militare” in Europa
Come il Vecchio Continente conquistò il mondo
Dopo La guerra nel medioevo di
Contamine, proseguiamo la nostra rassegna di titoli storici con
La rivoluzione militare di Geoffrey
Parker. Il saggio, scritto in modo
eccellente (l’unico difetto grave
sono le note in fondo ai capitoli invece che a piè di pagina),
si propone di rispondere a una
domanda fondamentale per lo
studioso dell’Età Moderna: cosa
ha portato la piccola Europa a
diventare la culla delle potenze
mondiali fino al 1914? Secondo
l’autore, la risposta risiede nella tecnologia e nelle pratiche
militari degli europei, che hanno creato grandi imperi nonostante un’inferiorità numerica
spesso schiacciante e condizioni ambientali di solito avverse.
Parker analizza il modo di fare
la guerra in Europa dal XVI al
XVIII secolo in ogni suo aspetto: le armi, le tattiche, il reclutamento e l’addestramento dei
soldati, le fortificazioni. Il risul-
tato è un affresco sorprendente, ricco di sorprese e
curiosità come i “cannoni
di cuoio” svedesi del ‘600 o
le complessità logistiche di
un esercito in marcia, che
rendono il saggio indispensabile per la biblioteca di
ogni appassionato di storia
militare.
La rivoluzione militare è diviso in cinque capitoli. Il
primo, “La rivoluzione militare in Europa”, si concentra sul continente dove
tutto ha avuto origine e
introduce molti dei concetti fondamentali espressi in
seguito: le fortificazioni di
nuova concezione, l’affermarsi degli eserciti professionali, la nascita dell’artiglieria campale. Il secondo
capitolo, “Guerra e logistica”, affronta il tema del recluta- terzo, “Vittoria sui mari”, l’aumento, approvvigionamento e tore analizza la guerra navale
spostamento delle armate. Nel e la sua importanza strategica
negli scenari coloniali, mentre
il quarto capitolo, “La rivoluzione militare oltremare”, è
dedicato proprio allo studio
del colonialismo e dei modi
in cui gli europei sono riusciti
ad avere la meglio sui potentati indigeni di tutto il mondo.
Infine, nel capitolo “Oltre la
rivoluzione”, Parker accenna alle conseguenze di questi
cambiamenti sugli scenari europei e mondiali del Diciottesimo secolo e oltre.
Chi, come noi, ritiene che non
si possa comprendere il passato a prescindere dalla conoscenza della storia militare,
troverà conferma delle sue
opinioni nella lettura di questo saggio. Gli altri potranno
scoprirvi una buona ragione
per cambiare idea.
Geoffrey Parker, La rivoluzione
militare, il Mulino, pp. 346, €
12,00
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Fotografia
Luglio 2011
13
Appuntamenti culturali
di Silvano Tommasoli
Ha inaugurato la galleria
PH Neutro
Ha fatto bene, Mauro Fiorese,
a promuovere a Verona l’apertura di PH Neutro, nuovo spazio
privato dedicato a produrre,
diffondere e valorizzare la Fotografia Fine-Art.
Ce n’era bisogno, in una città
come quella scaligera, con una
grande Storia dell’Arte e della
Fotografia dietro le spalle, ma
con un futuro “culturale” pubblico che non sembra in grado
di soddisfare la voglia di vedere e di conoscere dei veronesi.
Senza contare che Verona è la
quarta città d’arte italiana, turisticamente parlando! Qui, i
turisti accorrono attratti dalla
cultura, dal desiderio di vedere
e ascoltare.
PH Neutro nasce dall’incontro
professionale di Fiorese con
Annamaria Schiavon Zanetti
– forte di un’esperienza ventennale nella produzione della
stampa fotografica – che ha
costituito negli anni una straordinaria collezione di grandi
autori, dove si trovano, tra le
altre, opere di Gabriele Basilico, Keith Carter, Henri
Cartier-Bresson, Mario Cresci, Mario Giacomelli, Paolo
Gioli, Duane Michals, Thomas
Ruff, Luigi Veronesi, Joel Peter
Witkin, Matthew Yates. E, naturalmente, di Mauro Fiorese,
autore e docente di fotografia,
attivo tra Italia e Stati Uniti.
PH Neutro dichiara, già negli
intenti, di voler affiancare, a
opere di autori già affermati e
di grandi maestri della scena
internazionale, il lavoro di talenti nuovi ed emergenti, con il
preciso proposito di sostenerli,
offrendo loro opportunità di
crescita, ricerca, visibilità.
Così, l’undici marzo la galleria
ha iniziato il suo percorso, offrendo al pubblico una grande
mostra, curata da Fiorese stesso, e dal titolo significativo e
paradigmatico di Open your eyes,
quasi un “aprite bene gli occhi, ragazzi!” con opere dei più
M. Fiorese “Walk on earth” (2010), Fine art Glicée print on Dibond, cm. 110x110.
Edizione di 10 esemplari 2 p.d’a.
grandi Maestri della fotografia
mondiale, alcuni citati poco sopra, molti mai visti a Verona.
Il titolo di questa prima esposizione ci sembra molto azzeccato. Noi siamo pronti a tenere gli
occhi ben aperti, Mauro. A te,
colmarceli di meraviglia.
PH NEUTRO è al n. 50 di Via
Mazzini, a Verona (www.phneutro.com).
Malcesine, Castello Scaligero e Palazzo dei Capitani, dal 9 luglio al 15 ottobre 2011
L’Anima del Lago, nelle fotografie
dei Tommasoli, 1920-1940
Un lago, il Garda. E un
cognome, Tommasoli. Uniti in
una storia che si snoda a partire
dal 1920, quando Silvio,
capostipite della dinastia dei
fotografi veronesi Tommasoli,
tra Bardolino e Malcesine
andava cercando l’anima del
grande lago nel rigore delle sue
inquadrature. Poi, i suoi figli
– Filippo e Fausto – che, con
vigore impressionista, fermano
sulle lastre del banco ottico
quella loro visione dello spirito
del lago. È un sentimento
senza soluzione di continuità
che, pur nello svolgersi di
due decenni, implica padre e
figli a raccontare la vita che
ogni giorno si svolge sulle
sponde del Garda, secondo
ritmi e tempi così diversi da
quelli della conosciuta città.
Ma non lasciatevi ingannare
dalle inquadrature dei piccoli
gesti quotidiani: questa è
una fotografia che ha scelto
di lasciare da parte la sua
vocazione
documentaristica
e scrive la poesia della vita
di ogni giorno attraverso
immagini senza tempo e senza
età, che consegnano l’anima del
grande lago alla Storia dell’arte,
piuttosto che all’Antropologia.
14
L’opinione
Luglio 2011
Il re è nudo
di Silvano Tommasoli
La società si disgrega. Ma io c’ho da fare
L’orgoglio di Jane,
mentre Tarzan faceva dell’altro
Dite la verità, l’avete pensato
anche voi che la società di oggi
sia in disfacimento. Che non
ci sia più il rispetto dei valori
e delle cose importanti di una
volta.
Alla ricerca di un responsabile
di tanta disgregazione, negli ultimi anni la colpa è stata data
un po’ a tutto e a tutti. Abbiamo addirittura sentito Marcello Veneziani – durante la
presentazione di un suo libro –
attribuirne la responsabilità al
Sessantotto. Sì, a “quel” Sessantotto, quello della contestazione giovanile in tutto il mondo.
Che, se lo guardiamo a più di
quarant’anni di distanza, non
è stato quel movimento rivoluzionario che potevamo sperare, noi che c’eravamo e vi
abbiamo partecipato. Anzi,
diciamocela tutta, oggi il
Sessantotto ci fa piuttosto
tenerezza. Perché eravamo
giovani, e le cose che fai
quando hai diciotto anni ti
restano nel cuore e ti tornano alla mente riportando alle labbra il sapore dei
primi baci. E se un po’ di
trambusto lo ha provocato,
almeno nell’immediato, a
quarant’anni di distanza
sembra passato senza lasciare
traccia di sé. Salvo che nella
musica, grazie all’immortalità
che le note hanno dato a John
Lennon e a Paul McCartney.
La decomposizione della società, dunque. Significata da valori che non esistono più, dai fondamenti della civile convivenza
che si sono persi, e che molti
degli appartenenti alla specie
umana non sentono il bisogno
di rispettare. La famiglia, la
scuola, la società civile, tutti
siamo accomunati nel calderone della grande colpa. Siamo
proprio sicuri che sia così?
Qualche tempo fa, sono rimasto molto impressionato da un
episodio al quale mi è occorso
di assistere, in un’aula di corte
d’Assise, dove stavo seguendo
le fasi di un processo. Cinque
ventenni erano chiamati a rispondere dell’omicidio di un
altro giovane, avvenuto a calci
e pugni, senza una ragione, se
non quella di voler eliminare –
soprattutto per noia – chi non
fosse giudicato dal branco conforme a un modello stabilito,
dio solo sa con quale scienza e
coscienza. Alla fine dell’udienza, mentre gli imputati venivano condotti via
in catene, la
madre di
uno
padre della psicanalisi è vissuto
in un periodo storico durante
il quale l’educazione ai giovani veniva impartita secondo
regole molto severe, almeno
nella classe borghese che rappresentava il riferimento per i
suoi studi. Successivamente, la
“Scuola di Francoforte” ha ritenuto che un’educazione troppo repressiva fosse all’origine
di molti mali. Sicuramente! Ma
nessuno ha
mai pensato
che
dei cinque galantuomini ha gridato al figlio assassino
«Sono orgogliosa di te!».
Ecco, in quel momento ho capito molte cose. Che non può
essere colpa della società, né
tanto meno della scuola, se in
una famiglia apparentemente
“normale” cresce un assassino.
Mi domando e chiedo: con una
madre così, poteva crescere un
ragazzo diverso? Difficilmente,
credo che siamo tutti d’accordo. Perché ho forti dubbi che
una simile persona sia riuscita
a insegnare a qualcuno la differenza tra il bene e il male, tra il
lecito e l’illecito. Freud sosteneva che tutti noi siamo ostaggio
dell’educazione che abbiamo
ricevuto da piccoli. Certo, il
possano esserci
anche ragazzi che assumono
comportamenti asociali non
come risposta ribelle a un’educazione troppo rigida, ma
come conseguenza della totale
mancanza di educazione a una
vita di normale e civile convivenza, secondo regole condivise?
Ritorniamo al nocciolo del
problema. La decomposizione
della società, sotto i colpi di
maglio della caduta di certi valori. Ma siamo sicuri che questi
valori prima fossero presenti
in tutti? Che il giovane assassino – che ha ucciso per noia
e per disprezzo della sua vittima – abbia deciso di diventare
carnefice “gettando via” valori
che aveva appreso da bambino
e che riteneva troppo oppressivi? Che sua madre, quella madre, glieli avesse inculcati nella
testa? E, naturalmente, che la
stessa madre li avesse imparati da un padre responsabile, e
questi, a sua volta, da un genitore in grado di capire la differenza tra il bene e il male?
Il problema non è che la famiglia si stia disgregando, ma
piuttosto che molte famiglie si
sono formate su basi diverse da
quelle alle quali sono portati a
pensare coloro che si occupano
di famiglia e società. Ci sono
unioni del tipo “Io Tarzan, tu
Jane”; e i figli, liberi di scorrazzare per la giungla accompagnati dalla scimmia Cita, ci
pensano da soli a imparare le
regole della sopravvivenza.
Alt! Questo è il punto. Per vivere in una società civile non
bisogna imparare le regole della sopravvivenza, ma
quelle della convivenza civile, basata sul rispetto e la
tolleranza per l’altro.
Qualcuno le deve insegnare,
queste regole. Lo deve fare
il nucleo minimo che è alla
base di una società, cioè la
famiglia. Ma dovremmo accertarci che, in tutte le famiglie, gli adulti abbiano appreso
queste regole, a loro volta, dalla
loro famiglia. E così via. Che
siano in grado di insegnarle.
Solo così potranno gridare ai
loro figli di essere orgogliosi di
loro.
Vorrei tanto che qualcuno dei
capoccioni che reggono il timone anche delle nostre vite mi
spiegasse perché, per guidare
un’automobile, sia necessario
superare esami fisici molto rigorosi e imparare regole di
comportamento stradale molto
dettagliate, mentre per fare un
figlio e gettarlo nella giungla
del mondo, è sufficiente che
Tarzan e Jane siano reciprocamente attratti per cinque minuti.
Tempo libero
Luglio 2011
15
Nessun uomo è un fallito se ha degli amici
di Ernesto Pavan
Annunciata l’edizione Gold del celebre gioco di ruolo
La Ruota è tornata e brucia più di prima
The Burning Wheel (di Luke Crane) è uno dei giochi di ruolo più
importanti degli ultimi anni:
dalla sua pubblicazione nel novembre 2002 ha visto l’uscita
di due edizioni, l’ultima delle
quali (del 2005) ha venduto più
di 7.000 copie. Dal suo sistema
sono nati due giochi, Burning
Empires e Mouse Guard, il secondo dei quali ha vinto nel 2009
l’Origin Award come miglior
gioco di ruolo. Ora l’autore ha
annunciato per agosto l’uscita
di Burning Wheel Gold, una versione rivista e aggiornata in un
tomo unico di 600 pagine: sembrano tante e lo sono, perché
Burning Wheel trae da sempre la
sua forza dal livello di dettaglio
e dalla complessità del sistema.
Non un gioco per tutti, dunque,
ma un gioco per chi ama essere
sempre a contatto con le regole
e interagire con essere per vivere un’esperienza interessante.
Dal sito del gioco (http://www.
burningwheel.org/) è possibile
scaricare un’anteprima di 75
pagine che è di per sé sufficiente per giocare, purché ci si
accontenti di utilizzare i personaggi inclusi (le regole per
la creazione non sono presenti). Come anticipato, le regole
sono molte, ma ruotano tutte
attorno a un principio basilare:
i personaggi sono la cosa più
importante. Ciascun giocatore ne ha uno, tranne il Game
Master, e ciascuno è definito
da una serie di caratteristiche
riassunte nell’acronimo BITs:
Beliefs, Instincts e Traits. I Beliefs (“Credenze”) sono gli ide-
ali del personaggio, espressi da
affermazioni in prima persona
(“Devo provare il mio valore”);
gli Instincts (“Istinti”) sono le
sue reazioni istintive, come
“Se qualcuno mi minaccia, gli
do un pugno”; infine, i Traits
(“Tratti”) sono abilità o
caratteristiche particolari,
come Ambidestro o Determinato. Ci sono poi una
serie di caratteristiche numeriche (sei in tutto) da cui
derivano altri valori, usati
per i tiri di dado, nonché
valori numerici per le risorse economiche del personaggio, le sue relazioni
e il suo equipaggiamento;
ma il cuore del sistema è
nei BITs. Non a caso, il
primo compito del Game
Master è proprio quello di
fornire un’opposizione ai
personaggi, mettendoli in
situazioni che contrastano con le loro Credenze e
spingendoli a tirar fuori i
lati negativi dei loro Istinti
e Tratti.
I personaggi possiedono
anche delle Abilità (Skills)
che rappresentano le loro conoscenze e capacità acquisite. Per
utilizzarle, i giocatori devono
dichiarare l’intento e le azioni compiute dal personaggio e
tirare un numero di dadi a sei
facce a seconda dell’attributo
numeri sul quale l’abilità è basata; ogni risultato pari o superiore a quattro è un “successo”.
Per ottenere quello che desidera, il personaggio ha bisogno
di un numero di successi pari
alla difficoltà del tiro (determinata dal GM a seconda della
situazione e dell’abilità usata) o
superiore ai successi dell’avversario (nel caso di un tiro contrastato); esistono altre tipologie di
tiri, ma queste due sono le più
comuni. Il successo consente
al giocatore di descrivere la
vittoria del personaggio; il fallimento dà al GM la facoltà di
descriverne la sconfitta. In ogni
caso, il personaggio ha l’opportunità di crescere, migliorando
l’abilità utilizzata, sia in caso
di successo che in caso di fallimento, a differenza di quanto
accade in alcuni giochi dove
solo il successo ha conseguenze
positive in tal senso.
è on-line il nuovo sito di Verona è
www.quintaparete.it
L’ultimo elemento fondamentale delle regole del gioco è
l’Artha, una parola sanscrita
che si riferisce al potere della
persona. L’Artha è una risorsa
che si guadagna mettendo in
gioco i BITs ed è suddivisa in
varie tipologie (Fate, Persona e Deeds), ciascuna
delle quali può essere spesa in modo diverso: l’Artha
di tipo Fate, per esempio,
può concedere un “colpo
di fortuna” al personaggio, mentre quella di tipo
Persona può evitare le
complicazioni dovute a un
tiro fallito. Il guadagno e
la spesa di Artha sono un
aspetto fondamentale del
sistema di gioco, ma introducono anche diverse
complicazioni, sottolineando una volta per tutte
che Burning Wheel non è
un gioco da prendere alla
leggera.
Onestamente, non abbiamo un’opinione su Burning Wheel. È sicuramente
un gioco interessante, ma
il suo impianto per certi
versi tradizionale e la grande
complessità richiedono molto
tempo per essere analizzati a
fondo; aiuterebbe, poi, avere a
disposizione il gioco completo
e non una semplice (per quanto completa) preview. A queste
condizioni, non possiamo certo
raccomandare il preordine della prossima edizione; forse, in
futuro, quando ne sapremo di
più, potremmo dare un parere
definitivo.
16
Società
Luglio 2011
Storie di ordinaria follia
di Giordana Vullo
Lo stress ci fa dimenticare quanto di più bello ogni uomo possa desiderare
Infanzia dimenticata
Jacopo e Elena sono stati dimenticati ancora una volta, i
giornali e i media non parlano
più di loro e dei loro genitori.
un mese fa ci portano indietro
mitologici dove gli infanti venisocietà. Oggi i bambini sono
dimenticati da genitori frenetici con mille impegni che come
dimenticano le chiavi a casa
lasciano sul sedile i loro piccoli
indifesi al chiuso delle auto parcheggiate al caldo sole di tarda
primavera. Si è trattato di fatalità, di imprevedibile disgrazia
ma loro non ci sono più e non
ci sono più le loro risate e i loro
pianti.
Cosa sta accadendo all’umanità? La vita frenetica, la continua corsa, i mille impegni, lo
stress, le abitudini consolidate,
la routine stanno distruggendo
la vita stessa e con essa amore,
affetti, famiglie, il futuro dell’umanità.
Elena e Jacopo: bambini vittime
della disattenzione dei padri. Il
padre di Elena era andato a lavoro, convinto di avere lasciato
la piccola alla scuola materna.
Ma così non era. La piccola
Elena è morta in conseguenza
alla disidratazione da colpo di
calore, dovuta alla permanenza della bambina per varie ore
nell’auto.
Un altro padre due giorni dopo
auto, Jacopo, 11 mesi, morto per
il troppo caldo che gli ha causato un arresto cardiocircolatorio.
Un’altra inerme vita se ne è andata, un’altra vita così giovane.
Dove siamo arrivati? Dove anDella cosa più bella e importante che la vita gli ha donato?
Cosa succede nella mente di
queste persone da procurargli
questa dimenticanza?
Si tratta di dimenticarsi di
glio, di un essere umano.
Gli organi della bambina sono
stati donati e altri tre bambini
grazie a lei potranno ancora
sorridere e diventare
adulti.
Il dramma di Teramo
ha trovato la pietas della moglie che ha capito
e perdonato il proprio
compagno, difeso contro tutti elogiandone
le qualità di uomo e
padre. La donna lo
stringe e abbraccia affettuosamente per dare
e avere consolazione.
La rabbia e il rancore, sentimenti che sgorgano violenti e
immediati di fronte alla crudeltà del destino, non albergano
nell’anima di questa mamma.
Ha perso la sua piccola, sta
per mettere al mondo un’altra
creatura, e il padre di entrambe, suo marito, è contemporaneamente responsabile della
loro vita e della loro morte.
Le mancanze di un padre o di
una madre non sempre provosiamo quanti piccoli vengono
persi sulle spiagge, cadono dai
balconi, vengono rubati, molestati, drogati e uccisi.
Il ruolo dei genitori viene - da
loro stessi - dato troppo per
scontato e vissuto con distrazio-
Il dramma di un genitore che
insuperabile tra i tormenti
possibili, è contro l’ordine naturale delle cose, è l’aggressione al futuro immaginato.
La situazione che ti porta via
ne per la responsabilità, o l’irresponsabilità, di uno o entrambi
i genitori.
In questi casi non c’è volontà. È
un fatalismo causato dalla mente dell’uomo che, concentrata
sull’obiettivo del lavoro, rimuove completamente il pensiero
Il problema, comunque, resta a
monte. La vita frenetica porta
i genitori a trattare i bambini,
I pensieri di una mamma
Parcheggiati con la macchina e lasciati cuocere sotto il sole.
Dimenticati come si dimentica un telefonino andando al lavoro .
Bambini lasciati soli per gioco, per divertirsi; la mamma e il papà
hanno diritto di uscire quando ne hanno voglia, non importa se
gioco.
Tutto è concesso basta che non parli che non disturbi, perché la
mamma lavora non ha tempo, il papà è impegnato torna stanco,
stressato dal lavoro e non bisogna disturbarlo.
E i nonni dove sono i nonni?
I nonni spesso vengono, una volta spogliati di tutto, dimenticati in
qualche casa di riposo dove non c’è il tempo di andarli a trovaredove stanno bene.
E così muoiono i nonni come i bambini, dimenticati come i bambini ,
Eppure questi genitori li hanno desiderati, genitori che hanno fatto
di tutto per avere un piccolo fra le braccia da coccolare, da amare
e da dimenticare.
E’ necessario che qualcuno, qualcosa ci ricordi cosa dobbiamo fare
perché non abbiamo il tempo di pensare o abbiamo troppe cose a
cui pensare .
Enrica
anche di pochi mesi, da
adulti. I ritmi di un piccolo sono altri.
I bambini devono avere
i loro tempi per mangiare, per giocare, per
dormire. Molti genitori
non sono disposti a rinunciare alle loro libertà in questa società e,
purtroppo, queste sono
le conseguenze.
Nel caso di Elena e Jacopo si tratta situazioni eccezionali che sconvolgono la vita
di chi porterà sulla coscienza la
morte del proprio piccolo.
Fortunatamente sono casi rari,
eccezionali, ma ciò non toglie
che la società attuale sta perdendo attenzione nei confronti
sta mettendo a dura
prova il proprio senso di responsabilità verso i più piccoli.
Edito da
Quinta Parete
Via Vasco de Gama 13
37024 Arbizzano di Negrar, Verona
Direttore responsabile
Federico Martinelli
Coordinatore editoriale
Silvano Tommasoli
Assistente di redazione
Stefano Campostrini
Hanno collaborato
Daniele Adami
Paolo Antonelli
Valentina Bazzani
Anna Chiara Bozza
Stefano Campostrini
Giulia Cerpelloni
Francesco Fontana
Lorenzo Magnabosco
Federico Martinelli
Ernesto Pavan
Alice Perini
Silvano Tommasoli
Giordana Vullo
Stefano Campostrini
Autorizzazione del Tribunale di Verona
del 26 novembre 2008
Registro stampa n° 1821
Società
Luglio 2011
17
Storie di ordinaria follia
Il parere dell’esperto
In merito ai drammatici casi dei piccoli Jacopo ed Elena abbiamo chiesto il parere alla
Dott.ssa Laura Facchinetti, Psicologa responsabile della consulenza psicologica per
gli studenti universitari di Verona.
La Dott.ssa Facchinetti, in merito ai drammatici avvenimenti dei bambini dimenticati
in auto -oggetto della nostra indagine- ha
dato il suo parere professionale.
Queste sono le sue dichiarazioni:
‹‹La situazione a mio parere può essere definita come
drammatica fatalità ››
La nostra società purtroppo produce una moltitudine
di uomini sottoposti a ritmi di vita stressati, ma la
società deve andare avanti non può rallentare il suo
cammino.
Il futuro è e sarà sicuramente più impegnativo e
difficile per tutti noi , ma bisogna guardare avanti,
agli sviluppi che abbiamo e che avremo non possiamo
pensare di fare un passo indietro e tornare alla società
dei nostri nonni.
Queste disgrazie sono sempre accadute ma sono state,
in tempi precedenti, vissute come accadimenti prevedibili.
I genitori sapevano, già dalla nascita, che non tutti
i figli sarebbero arrivati all’età adulta o all’adolescenza, era possibile una piccola disattenzione della
madre o di chi si occupava dei piccoli, per trovarli a
ridosso di una scarpata o annegati in un torrente, ci si
appellava alla sola fatalità, al tragico destino.
Nessuno avrebbe mai pensato di additare i genitori
come colpevoli di disattenzione o disinteresse nei confronti delle loro creature.
Oggi, in questa situazione così drammatica, non si
può scaricare il dolore e l’impotenza sulle spalle di
persone che non sono dei disadattati o che non sono
attenti ai loro figli.
Sono padri dediti alle loro famiglie , professionisti
soggetti ad un’ amnesia temporanea causata dalla
routine di tutti i giorni, che ci fa agire come se tutto
fosse già preordinato, prestabilito.
Quello che invece la società dovrebbe chiedersi è il
perché della negligenza di coloro che avranno visto,
sentito i pianti e non hanno fatto nulla! “Tanto ci
penserà qualcuno”! Non è possibile che nessuno si sia
accorto di nulla!
La società cerca sempre un colpevole a cui addossare
la propria responsabilità.
Per la morte di Elena e Jacopo abbiamo i loro padri
che vivranno la vita futura nel rimorso e nella sofferenza il male più terribile che un uomo possa subire:
“La morte del proprio figlio”.
La Dott.ssa Laura Facchinetti è disponibile
per appuntamento al numero 348.8980139
oppure via mail : consulenza.psicologica@
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18
Viaggi
Luglio 2011
Houston, abbiamo un problema
di Alice Perini
Combinazione Plitvice: quando nel paradiso s’intrufola il disastro umano
In Croazia: laghi, cascate, boschi &...
Le nostre valigie erano di
nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo molta strada
da fare. Ma non importava, la
strada è la vita
Jack Kerouac
Di strada da percorrere ce n’è:
circa cinquecento chilometri di
vita direbbe Kerouac, che di
strada (e dunque di viaggio) se
ne intendeva davvero. Un percorso verso l’Est, in un Paese
tanto vicino quanto a lungo dimenticato, meta, da alcuni anni
a questa parte, di almeno due
diversi itinerari turistici: quello
dentistico, ben radicato soprattutto in Istria, regione ricca di
testimonianze storico-culturali
uniche, e quello “classico”, ovvero la vera vacanza vissuta
senza alcun cruccio odontoiatrico.
La Croazia è un’alchimia, una
giovane combinazione di realtà
difformi affacciatasi alla storia
solo nel 1991, quando dichiarò
la propria indipendenza dalla
Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. La Croazia
rappresenta la determinazione
nel voler emergere da un recente passato contrassegnato
da problemi enormi, mentre
i suoi sforzi raccontano di un
desiderio, quello di essere a tutti gli effetti un Paese europeo
riconosciuto come tale. Detto
ciò, non aspettate il 1° luglio del
2013, giorno in cui questo Stato
entrerà ufficialmente a far parte dell’Unione Europea, per un
viaggio da queste parti: sarebbe
un vero peccato rimandare ad
allora la vostra visita.
Se la storia c’insegna che la
Croazia fu nei millenni un crocevia, una terra d’incontri e
scontri, una zona di confine, allora l’itinerario di questo mese
non potrà che reinterpretare in
chiave turistica questi concetti,
e Plitvička jezera, il Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice, fa
proprio al caso nostro.
Il suo territorio occupa una superficie di quasi 33 mila ettari e
si estende per circa il 90% nella regione della Ličko-senjska
e per il restante 10% nella re-
Qui sopra, il lago Koz jak e a centro pagina uno splendido scenario dei laghi di Plitvice
gione di Karlovačka: un vero
e proprio smeraldo da oltre 22
mila ettari di boschi e foreste
incastonato nell’area delle Dinaric Mountains, a 170 Km da
Fiume e a da 140 da Zagabria.
Per rimanere in tema di numeri, la riserva fu istituita nel
1949, data da Guinness, visto
d’acqua. Impietosita dalle continue preghiere degli uomini,
la Regina Nera mandò la pioggia su questa terra martoriata:
piovve così tanto e così a lungo
che il livello dell’acqua si alzò
abbastanza da creare questa
rete di laghi, sedici in tutto, inseriti dalla rivista Budget Travel
che si tratta di uno dei parchi
nazionali più vecchi in Europa, e fu dichiarata patrimonio
dell’umanità
dell’UNESCO
già nel 1979.
Quando ci si trova di fronte a
certe meraviglie, la storia da
sola non basta. È la leggenda
che deve valorizzare l’oggettività delle cose. E leggenda vuole
che i laghi di Plitvice nascessero dopo un lungo periodo
di siccità, quando la gente, gli
animali e le piante erano alla
disperata ricerca di una pozza
tra i dieci più belli di tutto il
mondo.
Sedici specchi d’acqua distinti
tra Laghi Superiori e Inferiori,
una classificazione che potrebbe sembrare ovvia, dato che si
tratta di un unico sistema lacustre: in realtà, la valenza di
tale ripartizione è soprattutto
di carattere geologico, poiché i bacini del primo gruppo
sono di roccia dolomia, mentre quelli del secondo di tufo;
l’incontro tra i due ha luogo
nel lago Kozjak, il più grande
e profondo di tutti. Tuttavia,
lo spettacolo della natura non
si manifesta “solo” attraverso l’acqua, elemento al quale,
prevalentemente nelle regioni
carsiche, viene conferita un’impronta mitologica. A forgiare
questo paesaggio spettacolare
contribuisce un fenomeno biodinamico molto particolare: le
acque del fiume Bianco e Nero,
i due corsi che alimentano l’insieme dei laghi, sono ricche di
sali calcarei, in particolare carbonato di calcio e carbonato
di magnesio, provenienti dalla
dissoluzione delle rocce che formano la struttura morfologica
del sito. È il carsismo, ovvero
l’azione corrosiva dell’acqua
esercitata a danno delle rocce
calcaree; ed è grazie a questo
incantesimo scientifico che si
sono formati ruscelli, cascate
e barriere tufacee ricoperte da
uno strato di muschi sedimentatosi nel tempo.
Un universo in perenne evoluzione. Basti pensare che il travertino, la roccia formatasi per
evaporazione di acque di sorgenti calcaree, è, per i Laghi di
Plitvice, una ragione di vita. Infatti, è al tiburtīnus che questo
insieme di bacini deve la propria esistenza: in virtù della sua
rapida e continua formazione
e stratificazione, questa roccia
contribuisce, assieme all’acqua,
a creare singolari configurazioni ambientali e nuovi percorsi
a velocità impressionante (circa
Luglio 2011
Viaggi
19
Houston, abbiamo un problema
un centimetro all’anno).
Un’alchimia tanto preziosa
quanto fragile, come testimoniano le indagini dei ricercatori, i quali hanno scoperto che,
nel corso dei millenni, si sono
susseguiti molti periodi critici
per Plitvice: la mancanza della
giusta combinazione di temperatura, umidità e purezza
dell’acqua ha rischiato più volte
di compromettere l’esistenza di
questo luogo. Una precarietà
che dura ancor’oggi e che, a
causa dell’inquinamento atmosferico e dei fertilizzanti usati
in agricoltura, si prevede possa
peggiorare nel corso degli anni.
Le sfide per Plitvice non si
fermano qui: le sue colline nascondono ancora mine e bombe
inesplose lasciate dai soldati durante la devastante guerra civile degli anni ’90, quando il parco, grazie alla sua conformazione, venne sfruttato come rifugio
dai ribelli. Tre milioni di mine
sepolte in questo angolo di paradiso. E uno sforzo immane
del governo croato nell’operazione di de-mining, l’unica strada
da percorrere affinché Plitvice
potesse riguadagnare la propria popolarità, riconquistata a
tutti gli effetti verso la fine degli
anni ‘90, quando il Parco è dichiarato sicuro per i visitatori.
Purtroppo, resistono altre orme
lasciate dalla guerra: intere
zone di foresta torturate e ancora convalescenti, mentre la popolazione di orsi, cervi e uccelli
sta gradualmente riprendendo
possesso del proprio habitat naturale.
Un paradiso? Tolte le mine, le
bombe, la guerra, l’inquinamento… Come dire, una volta
tolto l’uomo, la speranza c’è. E
se proprio non volessimo togliere il disturbo, allora cerchiamo
di non creare ulteriori casini.
Un miracolo, a proposito di paradiso.
In questa pagina, dall’alto:
un sentiero attraversa le acque,
l’inverno dei laghi di Plitvice,
la fauna e la flora, in particolare
l’orchidea detta “Scarpetta di Venere”
Rarità
L’area dei laghi di Plitvice
è oggetto di studio già nella
prima metà del 1800, il che
ci conferma che le peculiarità del luogo erano note anche
agli studiosi del tempo. Ne è
un esempio la grande diversità delle specie floreali presenti
nel Parco: ben 1267 appartenenti a 112 famiglie, molte
delle quali inserite nel Libro
rosso delle specie vegetali della Repubblica di Croazia e
protette dalla Legge sulla tutela della natura. Tra queste,
la Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), considerata
l’orchidea più bella di tutta
Europa.
20
Viaggi
Luglio 2011
Giro giro tondo, io giro intorno al mondo
di Anna Chiara Bozza
Attrazione fatale per i Daredevils
Niagara Falls: scenografica meraviglia
e limite del pericolo
Le cascate del Niagara sono
indubbiamente da annoverare tra le meraviglie del mondo
per la loro bellezza e maestosità. Superato il confine con il
qua.
Ma estraniandosi per qualche
secondo dal contorno creato per i visitatori, ci si riesce a
concentrare sulla meraviglia e
Falls. Per non essere da meno
molti cercarono di emularlo,
alcuni con esito positivo, altri
annegarono o si ferirono. Nel
1901 Annie Edson Taylor sopravvisse alla caduta dentro
una botte di legno; mentre nel
1911 Bobby Leach trascorse
sei mesi in ospedale per essere
sceso dentro un barile di ferro. Questi sono solo alcuni dei
temerari che tentarono questa
folle impresa nel secolo scorso,
ti hanno tentato il lancio dalle
cascate a Ferro di cavallo che si
trovano sul versante canadese.
L’unico invece ad essersi gettato senza protezione e averla
scampata è Kirk Jones, un quarantenne di Carton, Michigan.
Il 20 ottobre del 2003 è entrato in acqua ad un centinaio di
metri prima del salto, ed otto
secondi dopo si è ritrovato a
precipitare per ben cinquantatre metri. La storia di Jones è
l’imponenza del luogo. Il rumore delle cascate è assordante, la
natura si manifesta in tutta la
sua forza, facendo sentire l’uomo piccolo e insignificante.
La maestosità delle rapide non
soltanto attrae orde di viaggiatori tutto l’anno, ma ha ispirato
ed ispira gli amanti del rischio
sfrenato. I “Daredevils” (Scavezza collo), sono coloro che nel
corso degli anni hanno tentato
di gettarsi dall’alto delle casca-
altri non furono così fortunati
da poterlo raccontare. Per limitare il propagarsi di tale iniziativa, le autorità erano solite
te dentro una botte o senza protezioni.
Sam Patch nel 1829 fu il primo
uomo, di cui si abbia notizia,
a sopravvivere al tuffo dalla
cascata principale, Horseshoe
multare coloro che si cimentavano in questo folle “sport”,
considerato illegale. Nessuno,
comunque, è mai sopravvissuto
nel tentativo di saltare dalle cascate americane. I soli supersti-
resa ancora più sorprendente
per il fatto che dalla caduta ha
riportato soltanto qualche ferita
superficiale. Dalla cascata Horseshoe, infatti, l’acqua del fiume
Niagara precipita con una velocità di 150.000 litri al secondo.
L’americano accolto come un
eroe da chi ammira questo tipo
di imprese, però, è stato multato e bandito a vita dal Canada.
La lista di coloro che hanno
tentato questo tipo di “sport”
è molto lunga, e sicuramente
in futuro altri proveranno. Ma
tutti questi temerari hanno sicuramente qualcosa in comune:
il desiderio di prendere coscienza della loro vita, mettendola
a rischio cercando di superare
un limite. L’arte del temerario
è così sofisticata che le probabilità di sopravvivenza non contano, conta soltanto l’emozione
e la possibilità di entrare nella
storia.
Le due cascate principali, sotto il temerario Bobby Leach
Canada, dalla città di Niagara
Falls dello stato di New York ci
si trova nell’omonima cittadina
dell’Ontario. La cosa che più
colpisce i visitatori è la tranquillità e lo stile di vita della
popolazione canadese, che si
discosta molto dalla caotica
frenesia delle metropoli americane. Ma il senso di calma e
serenità dura solo pochi istanti
perché gli altissimi hotel, i ristoranti e il casinò sorti davanti
alla meravigliosa grandezza
della natura sono dietro l’angolo. Hilton, Sheraton e Marriot,
i più importanti marchi, non si
sono lasciati sfuggire l’occasione di offrire ai turisti, che ogni
anno popolano la zona, straordinarie camere con vista sulle
cascate, pagate a peso d’oro.
La cittadina di Niagara Falls,
ribattezzata la “Nuova Las Vegas”, rappresenta un mix tra
natura e modernità che rende
lo scenario quasi inquietante.
Case dei fantasmi, degli specchi
e luna park vi faranno sentire
nel posto più kitsch della terra.
Migliaia di turisti in rigorosa
mantellina blu affollano ogni
giorno la “Maid of the Mist”, il
battello che offre il giro panoramico fin sotto al salto dell’ac-
Viaggi
Luglio 2011
21
Giro giro tondo, io giro intorno al mondo
di Alice Perini
Vita (la solita) - morte (in sospeso) - vita (un’altra?!): l’ibernazione
Un intermezzo molto sotto zero
La scienza è un cimitero di
idee morte, anche se ne può
uscire la vita
Miguel de Unamuno
pari a 30 mila euro per l’ibernazione totale e a 10 mila per
l’ibernazione della sola testa. A
questo punto, converrebbe optare per il servizio al completo:
del resto, se è vero che, come
stabilì lo scultore Policleto con
la sua proporzione, le dimensioni della testa sono 1/8 del
corpo, il prezzo ideale sarebbe
di 3.750 euro.
Che siano soldi ben investiti?
Per chi ci crede, per chi proprio
tenza. 101 esseri umani che
forse mangeranno ancora la
pizza, leggeranno un libro,
guarderanno un film, andranno in vacanza, avranno mal di
denti e taglieranno l’erba del
prato. Mi domando se questi
101 non si siano interrogati su
un dilemma esistenziale: dovranno ritornare al lavoro? Se
sì, quando avranno diritto alla
pensione? Perché potrebbe anche essere che tra 400 anni, l’età media si sia allungata ulteriormente e
che, di conseguenza,
se ancora esisterà il
concetto di pensione,
può darsi che i 101
uomini si ritrovino a
dover maturare qualche anno di lavoro.
Oppure, vista la spiccata predisposizione
ottimistica di chi intraprende la strada
del freezer, potrebbe
prospettarsi un mondo senza guerre, malattie, tsunami e magari senza
lavoro (meglio, senza bisogno
di andare al lavoro, perché senza lavoro ci siamo quasi).
Indipendentemente da come
vedete il bicchiere, se mezzo
pieno o mezzo vuoto, sappiate
Se la scienza abitasse in un freezer, piuttosto che in un cimitero? Non in un comune congelatore casalingo, ma in uno
speciale refrigeratore capace
di garantire temperature a dir
poco glaciali che si aggirano intorno ai meno 190 °C.
E se in questo freezer
stesse di casa anche la
speranza/il desiderio
dell’essere umano di
vivere oltre la morte?
Nella realtà, questi
congelatori polari esistono già: qualcuno
in Russia e qualcun
altro negli Stati Uniti, gli unici due Paesi
al mondo alle prese
con la crioconservazione. La convivenza
Unità di crioconservazione (foto di Taryn Simon)
degli inquilini refrigerati inizia a farsi problema- non vuol saperne di essere mortica, visto l’affollamento nel to per sempre, per chi vuol vefreddo sarcofago: l’ambizione dere il mondo tra quattrocento
dell’uomo di ritornare in vita; anni, non c’è denaro meglio imla scienza, la cui esistenza va di piegato. Robert Ettinger, il papari passo con quella umana; dre della criogenetica, la scienil corpo di chi è in stand-by e za che si occupa di preservare i
attende di essere riacceso. Di- corpi in stand-by
menticavo il cervello! No, non il di esseri umani (o
mio, che al momento soggiorna animali) a basse
ancora nella mia testa. Intende- temperature nelvo il cervello da conservare nel la speranza che
freezer. Perché se proprio siete i progressi della
timorosi e volete fare un pas- tecnologia consettino alla volta, potete partire sentano un ritorcon un congelamento del vostro no alla vita, è un
encefalo; una volta che la scien- signore di 93 anni
za avrà compiuto i suoi passi (da che ha alle spalle
gigante, questa volta), vi risve- l’ibernazione delglierete, anzi, la vostra materia la madre, avvegrigia si riaccenderà, vivrà in nuta nel 1977, e
un altro corpo e, quando sarà delle due mogli.
il momento, se l’esperienza sarà È il fondatore del Robert Ettinger, il padre della criogenetica
stata di suo gradimento, potrà Cryonics Institute, nel Michigan, che i primi 6 minuti dopo la vodecidere di procedere a un trat- struttura di riferimento in que- stra provvisoria (?) morte sono,
tamento completo, con iberna- sto settore e attuale dimora di mai come in questo caso, vitali.
101 corpi (qui non è ammessa Entro 6 minuti occorre procezione di tutto il corpo.
Se siete in pena per il vostro la possibilità della sola neuro- dere a un repentino abbassaportafoglio, ecco la buona noti- conservazione) di persone che mento della temperatura corzia. I costi non sono così proi- hanno scelto la via della crio- porea, al fine di evitare lesioni
irreparabili al cervello e agli albitivi come si potrebbe pensare: genetica.
in Russia, la cifra da versare è 101 morti in atto e vivi in po- tri organi. Oggi, gli studiosi di
criogenetica sono al lavoro per
perfezionare il processo di vitrificazione: infatti, la rapida diminuzione del grado di calore
corporeo non deve permettere
all’acqua nel corpo di formare
i cristalli di ghiaccio. Altri problemi irrisolti riguardano sia
le sostanze tossiche adoperate
durante l’ibernazione che la capacità di agire su tessuti umani
complessi senza causare danni.
Ora, supponiamo che il tutto si
sia svolto nel migliore dei modi.
La scienza si evolve, com’è probabile che accada, la tecnologia
progredisce e diventa possibile
scongelare i pazienti. Possono
passare vent’anni. Può essere
che le cose vadano a rilento e
che solo tra 50 o 100 anni il
desiderio di queste persone si
avveri. Si sveglieranno, immagino, si tireranno un po’ la pelle
e via. Una volta aperta la porta
del Cryonics Institute, troveranno… Troveranno… Che cosa
troveranno?
Familiari? Se anche questi non
si sono fatti ibernare, sarà difficile. Amici? Tutti andati in
un’altra direzione. Casa? Può
essere, quella non ha bisogno
di essere congelata per rimanere sulla Terra. Problemi che si
crea chi scrive e che forse non
sono condivisi da
chi sostiene la pratica della criogenetica. Perché per loro,
forse, è importante
vivere, non vivere
assieme agli altri.
Qual è la differenza
tra la vita dopo la
morte per chi crede
nell’Aldilà e la ri-vita nell’Aldiqua dopo
una “pausa di riflessione”? Fede a parte,
nell’Aldilà, per chi ci
crede, troveremo chi
se n’è andato dall’Aldiqua prima
di noi. Sappiamo che non saremo soli.
Per chi ci crede, qualora volessimo restare nell’Aldiqua, sappiamo che potremmo ritrovarci soli in quello che è stato un
tempo anche il nostro mondo. È
diverso, ma non troppo.
22
Animali
Luglio 2011
Amici miei
di Alice Perini
Versione riadattata di un’impresa di Garibaldi, socio fondatore dell’ENPA
Chi vive a 6 zampe, lo faccia per sempre
Due cose mi hanno sempre
sorpreso: l’intelligenza degli
animali e la bestialità degli
uomini
Tristan Bernard
Di Giuseppe si sa che fu ferito:
è il 1862 quando il generale e
condottiero italiano è raggiunto
da una pallottola mentre si trova a combattere in Aspromonte.
Sapere che è stato l’Eroe dei due
mondi è tutta un’altra storia,
perché, questa volta, nessuna
canzoncina ha immortalato le
gesta del patriota italiano compiute in Europa e in America
Latina. E pensate all’ironia della sorte: Giuseppe muore il 2
giugno del 1882, sessantaquattro anni prima che gli Italiani
fossero chiamati a decidere le
sorti del Paese.
Mi domando quale potrebbe essere la prima cosa che Garibaldi
vorrebbe dire a noi, agli “Italiani del 150°”. È evidente che il
generale non si è perso nulla di
quanto accaduto in questi centoventinove anni dalla sua morte: del resto, vista la sua presenza
statuaria in gran parte delle città
italiane, come avrebbe potuto
lasciarsi sfuggire qualcosa? In
realtà, spero che quel suo sguardo rivolto verso Roma gli abbia
risparmiato qualche atroce orrore umano. Perché in qualità
di socio fondatore dell’ENPA,
l’Ente Nazionale Protezione Animali, il nostro patriota
proverebbe un senso di vera e
propria ripugnanza nell’essere
testimone di “certe cose”, una
nausea tale da cadere da quel
cavallo su cui ormai è seduto da
decenni.
Forse non tutti sanno che è proprio per volere del nostro Eroe
ferito ad una gamba che venne
fondata a Torino, il 1° aprile
1871, la “Società protettrice
degli animali”: su sollecitazione
di una nobildonna
inglese, lady Anna
Winter, Garibaldi
affidò a Timoteo
Riboldi, suo medico personale, l’istituzione di un organismo la cui prima
pr e o c c upa z ione
fosse la protezione
degli animali da
ogni forma di maltrattamento. Ed è
così che, da quel 1°
aprile di centoquarant’anni fa,
gli uomini non dovrebbero più
scherzare con i loro coinquilini di
questo mondo. Ciò non significa
che fino al 31 marzo 1871 fosse consentita ogni forma di sevizia: nonostante la notte porti
consiglio, una sola notte non è
mai riuscita a far rinsavire la coscienza umana. Eppure Giuseppe volle
provarci, togliendo a
noi, agli uomini predicanti il rispetto (di
chi?) e la libertà (da
cosa?), la presunzione di poter dire “l’ho
inventato io”. Giuseppe, infatti, pensò davvero a tutto, anche al
distintivo che i soci
fondatori avrebbero
dovuto portar con sé “per farsi
riconoscere e rispettare dai conduttori genti municipali e dalla
forza pubblica, onde aver diritto di ammonire i trasgressori”,
come si apprende leggendo la
storia di questa associazione.
Per completare il quadro, lo
stesso fondatore era consapevole di quanto fosse indispensabile la “mano forte” contro chi si
fosse reso colpevole di violenze;
multe, denunce e arresti erano
le modalità previste già allora per punire i contravventori.
Da allora si è rimasti in standby, aspettando il 2004, “l’anno
dell’inasprimento delle pene”, il
momento in cui vengono final-
mente apportate significative
modifiche al Codice penale in
materia di maltrattamento degli
animali. Proprio come aveva in
mente Giuseppe.
Ma di quali colpe potevano
macchiarsi i contemporanei del
patriota? Considerando sia i
tempi che le necessità di quel periodo, le torture potevano essere
inflitte, in particolare, ai cavalli, mezzo di trasporto ancora
pressoché unico e assai diffuso
a fine Ottocento. Colpi di frusta, pungoli, carichi smisurati
e ogni altra fatica “alla Ercole”,
almeno fino a quando
il cavallo non si fosse
accasciato per sempre.
La vita non doveva
essere facile nemmeno
per i cani se Garibaldi volle specificare che
uno dei compiti della
nuova società era proteggere questi animali
dai “mali trattamenti”
dei guardiani.
Chissà, invece, se il ge-
Non voglio aggiungere una sola
parola, perché faccio troppa fatica a interrogarmi su certe disgrazie umane senza lasciarmi
sfuggire termini che non possono essere scritti.
Se solo gli animali sapessero
cosa manca davvero a noi uomini, almeno prenderebbero provvedimenti. Posso solo pensare
che se c’è una cosa a cui qualche
essere umano proprio non sa
porre fine, quella è senza dubbio
la mancanza di umanità.
Il problema è che, purtroppo,
non ho scoperto nulla di nuovo.
Da Kora a Jerzu
nerale abbia mai affrontato casi
di abbandono in quegli anni in
cui l’idea di “andare in ferie”
non apparteneva ancora alla
comune mente umana.
L’abbandono: ecco la cafonaggine dei nostri tempi (una delle
tante); tutto ciò che di negativo
si può dire dell’uomo. Non posso
aggiungere nient’altro, poiché
ormai è già stato detto tutto, tra
l’istituzione di una Task Force e
l’altra. Tra una campagna di
comunicazione e l’altra. Da “Il
bastardo sei tu” a “Gli manca
la parola. Per tua fortuna”. Non
aggiungo altro perché mi sembra
impossibile che oggi si debba
ancora parlare di certe cose.
È il 25 agosto 2004 quando
Kora arriva a casa. È stata fortunata, lei. Solo qualche giorno trascorso in canile dopo
aver girovagato per le campagne mantovane per poco più
di una settimana. Per Jerzu
la fortuna arriva all’inizio di
settembre del 2010, quando io
e il mio ragazzo, in vacanza
in Sardegna, decidiamo di
fermarci per soccorrere un
cucciolo di pastore tedesco
che insegue tutte le macchine
che passano di lì. La buona
sorte, per Jerzu, non arriva né
dalle istituzioni né dalle forze dell’ordine. La felicità, in
questo caso, ha il nome di un
signore sardo appassionato di
bici e, soprattutto, di animali: semplicemente un uomo
che ha salvato altri cani nelle
stesse condizioni del piccolo
Jerzu.
E se doveste mai trovare una
morale in questa favola vera,
allora avrò raggiunto il mio
scopo.
Sport
Luglio 2011
23
Quando il gioco si fa duro
di Daniele Adami
Fra questi tre elementi come dovrebbe essere la reazione del tifoso?
Scommesse (?)- calcio (?)- mercato
L’atteggiamento di fondo della
mia vita è stata la passione.
Per realizzare i miei sogni ho
agito sempre spinto solo dalla
passione. La passione muove
ogni cosa, è una forza davvero
straordinaria
Roberto Baggio
Il primo termine del nostro titolo verrà trattato con il condizionale (ecco perché la scelta del
punto interrogativo). Non si farà
alcun nome. Il discorso sarà
centrato sul valore di uno sport,
il calcio, che viene messo in crisi
dalle odierne parole, discussioni e indagini circa l’esistenza o
meno di un sistema volto a indirizzare certi risultati di certe
partite, in diversi campionati.
Le accuse sono pesanti: modificare uno dei tratti più affascinanti e carichi di tensione. L’incertezza di un risultato. E le persone coinvolte, per prima cosa,
dovranno rispondere proprio di
questo. Dovranno rispondere
a una domanda: hai tradito lo
sport? Si, no. Vedremo.
La miccia che starebbe alla
base di tutto ciò? Il denaro.
Tra il desiderio di avere sempre
di più, o il bisogno di saldare
qualche debito dovuto a un affare andato male. Si parlerebbe
di medicinali dati ai compagni
di squadra per allentarne le
prestazioni sul campo. Si parlerebbe di una intensa, duratura
e fitta rete di informazioni tra
giocatori concentrata sulle condizioni fisiche (precarie e non)
di calciatori con cui ci si allena
fianco a fianco ogni giorno della settimana. Di amici, magari.
Comunicare agli avversari (o
ai non addetti ai lavori) simili
dettagli, porterebbe, in seguito, a scommettere soldi su una
particolare gara. Combinare
un risultato per un profitto personale. Se tutto questo dovesse
essere confermato, credo che
una sola parola sarebbe adatta:
squallore. Prima di tutto per
aver annullato la propria lealtà. Poi per aver perso dignità
e rispetto. Infine, per i tifosi,
che investono fatiche, passioni,
delusioni e denaro sugli avveni-
menti che si svolgono su di un
verde rettangolo di gioco. Su
azioni che compiono altri individui, sui quali essi ripongono
fiducia.
La mia riflessione voleva proprio concentrarsi sul rapporto
passione di un sostenitore continua imperterrita a muoversi
nelle vene e nei muscoli. Anche
con la presenza di un possibile
scandalo come quello odierno.
Questa cosa deve far pensare,
e molto. Tacita accettazione?
di un tifoso con quello che si
sta ora leggendo sui giornali e
ascoltando in televisione. Che
immagine si costruirebbe di
questo sport se le accuse si rivelassero fondate? Non facile da
dire. Si sentirebbe tradito? Credo di sì. Sarebbe indignato e
deluso? Credo di sì. Continuerebbe a seguire il calcio, pagando biglietti e abbonamenti? Ancora una volta, credo di sì. Non
tutti, forse. E la risposta a tale
domanda deriva dal fatto che la
Voglia di affermare una propria estraneità ai fatti? Consapevolezza di superare il difficile
ostacolo? La uno, la due o la
tre? Anche un pizzico di tutte
e tre.
Passiamo al terzo termine del
nostro titolo. Ci si allontanerà
dalla prima parte dell’articolo,
ma non troppo. Finito il campionato, sotto col calciomercato. Allenatori, dirigenti e
giocatori che cambiano squadra e città. Per cercare nuove
sensazioni e nuovi stimoli, per
tentare altre sfide, per contrasti
con le società, per uno stipendio
diverso e più cospicuo. Le motivazioni, abbiamo visto (e non
le abbiamo elencate tutte), possono essere di differente natura.
Il tifoso, dal canto suo, come reagisce a un cambio di casacca?
Con indifferenza, con fastidio,
con amarezza. Dipende dal
calciatore, potrebbe affermare
qualcuno. Se si tratta di uno
sportivo amato prevarranno
amarezza e fastidio. Per un altro solo indifferenza. I membri
di una squadra cambiano, la
fede del sostenitore rimane. Ci
si può sentire traditi, ma l’amore continua. Amaro, a volte. Per
un atleta che decide di andar
via solo per i soldi, magari ben
voluto dalle tifoserie, potrebbe
scaturire un sentimento di disprezzo. E il tradimento, qui,
scotta.
È proprio qui che risiede il legame fra gli estremi del nostro
titolo. Il denaro. Banale? Non
tanto. Il primo estremo verrà verificato (tenete presente il
punto di domanda), il secondo è
sotto gli occhi di tutti (non ha il
punto di domanda). Si verifica
ciclicamente ogni estate. Anche
in inverno.
Nel mezzo, il calcio. Con la
predominante forza messa sulle
scene dai tifosi, da coloro che
sono appassionati. Le voci che
corrono in questi tempi non
fanno bene allo sport, come anche il cambiare continuamente
maglia solo per i soldi. Sono i
soldi che muovono il calcio? È
questo il calcio? Tra scommesse(?) e mercato? L’interpretazione del titolo è personale.
24
Sport
Luglio 2011
Quando il gioco si fa duro
di Daniele Adami
Michael Schumacher e la Formula 1: tra un quarto posto e la speranza di...
Quel podio ancora fermo nell’aria
Nello sport non potrà mai
esistere un momento
uguale ad un altro
Michael Schumacher
Per un soffio. O forse due. Nella
gara più lunga, strana e pazza
degli ultimi anni è mancata
una piccola ciliegina sulla torta: il podio di Michael Schumacher, che, invece, ha tagliato il
traguardo in quarta posizione.
Lo vogliamo dire subito. Il secondo posto (ma anche il terzo)
sarebbe stato il giusto coronamento di un’ottima prova. Il
sette volte campione del mondo
di Formula 1 (due titoli iridati
con la Benetton e cinque con
la Ferrari), capace di portare,
sulla pista bagnata di Montreal, un bagaglio di classe ed
esperienza che non ha eguali in
questo momento, ha lottato fino
alla fine per cogliere quell’obiettivo che manca da quando è
risalito su una monoposto. Dal
suo ritorno alle corse, infatti, il
campione tedesco non è riuscito
ad alzare al cielo un trofeo.
Con una opportuna strategia diramata dal muretto, il
42enne pilota della Mercedes
si è trovato fra le mani un tesoro da difendere con gli artigli.
Una seconda posizione che non
pareva reale. Il passo di gara,
per un certo numero di giri,
era simile a quello di Vettel. Se
non migliore. Ma alle sue spalle
si facevano sempre più intense
e nitide le ombre di Webber e
I tempi d’oro in cui festeggiava i suoi titoli...
Schumi oggi, in tenuta Mercedes, costretto ad essere spesso sorpassato (da Webber sotto)
Button. E le carenze strutturali della sua vettura si sono
fatte sentire. Prima il soffio di
Webber, poi quello di Jenson
Button. Dalla medaglia d’argento a quella di carta in pochi
secondi. Sceso dalla vettura i
suoi occhi erano colmi sia di gioia che
di rammarico. Non
poteva non essere felice della sua prestazione. D’altro lato, il
desiderio di riuscire
a calcare nuovamente un podio è rimasto
ancora nell’aria. Un
desiderio che sperava
si potesse realizzare
su quel tracciato che
per ben sette volte lo
ha incoronato vincitore. Ma ogni corsa, si sa, ha una vita
propria, che inizia
con lo spegnimento
dei semafori rossi e
termina con lo sventolare della bandiera
a scacchi. Gli imprevisti sono nascosti
in ogni angolo. Un
piccolo errore può essere determinante per il prosieguo della
stagione, o della gara stessa.
Michael Schumacher ci ha regalato grandi emozioni. I tifosi della rossa di Maranello lo
sanno bene. Quando, due anni
fa, il pilota tedesco ha deciso di
mettersi nuovamente in gioco
nel “suo” mondo dello sport,
le reazioni furono diverse. Chi
accolse bene questa scelta, chi
la vide come un patetico tentativo di tornare alla ribalta dopo
un periodo di grandi successi,
come qualcuno che non vuole
che il tempo scorra in avanti.
Venne visto come un intruso.
Io non condivido questa posizione. Sposo la prima idea. Mi
piace rivederlo in pista. Penso
sia difficile e, talvolta, straziante (passatemi questa espressione, forse poco adatta per una
simile situazione) convivere
con la consapevolezza di “aver
finito” col proprio sport. Sono
convinto che Schumacher possa dare ancora molto alla Formula 1, e all’attività sportiva in
generale. Alla fine, quando un
soffio silenzioso lo accarezzerà,
(ri)appenderà il casco al chiodo.
Al termine di questa stagione?
Quella prossima ancora?
...e saltava sul gradino più alto del podio
Cucina
Luglio 2011
Serviti il pasto, cowboy
di Giulia Cerpelloni
Tra Mantova e Verona la ricetta per una dolce tradizione
La “sbrisolona” a regola d’arte
Sul piano di lavoro disponete
a fontana le farine mescolate
tra loro e nel centro mettete lo
zucchero, le mandorle tritate, i
tuorli, la scorza grattugiata del
limone, un pizzico di sale e uno
di vanillina.
Mescolate bene tra loro gli
ingredienti, poi riformate la
fontana e nel centro mettete il
burro fatto ammorbidire e lo
strutto e impastate bene il tutto.
Non riuscirete ad ottenere un
impasto compatto: l’importante è che i singoli ingredienti si
amalgamino bene tra loro.
Imburrate e infarinate una tortiera, quindi distribuite all’interno la pasta sbriciolandola
accuratamente in modo da formare uno strato uniforme.
Prima di infornare battere con
un paio di colpi secchi la base
dello stampo sul piano di lavoro, in modo da colmare gli
eventuali spazi vuoti che si potrebbero formare fra le “briciole” della pasta.
Fate quindi cuocere in forno a
180°C per circa un’ora; lasciate
raffreddare e servite spolverizzando con zucchero a velo.
La tradizione veronese/mantovana vuole che questo dolce
tipico venga bagnato con la
grappa, buonissima!
Gnam gnam...cotto e sbafato!
Informazioni e ingredienti
Difficoltà: media
Tempo di preparazione: 30
minuti
Tempo di cottura: 1 ora
200 gr di farina di frumento
200 gr di farina di mais fine
200 gr di mandorle spellate
2 uova
150 gr di zucchero
120 gr di burro
100 gr di strutto
1 limone
1 cucchiaio di zucchero a
velo
vanillina
sale
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Casale Spighetta
... dove la cucina tradizionale italiana
viene rivisitata con un sapore d'Oriente ...
Casale Spighetta, un nuovo spazio, un sorprendente gioco
architettonico di salette che si intersecano pur rimanendo raccolte
nella loro intimità. L'atrio Nafura, il Lounge panoramico Gioia
& Gaia, la cantina del Trabucco, il Coffee Lounge tutti con arredi
eleganti, diversi, con un tocco d'oriente legati da toni materiali ed
effetti di luce e colore che rispecchiano alla logica di mirabili equilibri.
Le sale esprimono un’atmosfera ariosa ed elegante perfettamente in
linea con la cucina dello Chef Patron. Un’esigenza per chi, come lo
Chef Angelo Zantedeschi va al di la dell’arte culinaria, un grande
amore per la tradizione e l’arte moderma.
Il Casale la Spighetta è un ristorante collocato nelle colline della
Valpolicella a Verona, i suoi ambienti eleganti sono indicati per cene
romantiche, banchetti e cene aziendali. Dal giardino estivo si può
godere di un meraviglioso panorama.
Via Spighetta 15
37020 Torbe di Negrar, Verona
Tel/fax: +39 045 750 21 88
www.casalespighetta.it