Eventi Verona
Transcript
Eventi Verona
Verona è Quinta Parete cultura e società Verona Novembre 2010 Società Quinta Parete 13 Vi diremo qualsiasi cazzata vorrete sentire di Silvano Tommasoli [email protected] Sono in video, ergo sum www.quintaparete.it cultura e società mensile on-line Tutti vediamo la volgarità del Grande Fratello, ma nessuno ne parla Anno II - n. 7 - Luglio 2011 Diretto da Federico Martinelli Sport Eventi Scienza La magica lirica in Arena Ibernazione: istruzioni per l’uso Schumi e il podio mancato Sarà forse il vero elisir Nel Gran Premio del È cominciato con successo programma, non ha mancato di pugni con un minimo di eleganza Omologati in TV. Peggio, omoge-Areniano. di lunga vita? Il lavoro Canada, il “Kaiser” ha l’89° Festival proporre unaper selezione – mammabuon gusto? Oddio, non è che neizzati. No, non mi riferisco ai e di49 di Robert Ettinger la sfiorato quel traguardo Fino al 3 settembre, mia! Una selezione… Chissà gli programmi televisivi, cheimperdibili sem- siano tanto più signorili gli autori criogenetica che ancora aspetta serate brano tutti “fatti con lo stampino” della trasmissione, che ricordano a altri! – dei provini, dove quasi nessuno da almeno dieci anni, peggio4 an- ogni piè sospinto il premio finaleadipagina a pagina 21 dei candidati, per esempio, ha a pagina 24 cora dei vari telegiornali che sono alcune centinaia di migliaia euro, saputo dare una risposta sensata, o come fosse l’unica molla a spingere almeno non insensata, alla richiesta proprio tutti uguali. Sto parlando dei Verso concorrenti del questa l’infinito e oltrevariopinta umanità a di dichiarare il proprio “tallone di Grande Fratello, tutti conformi a un esporre le proprie miserie alla vista Achille”. di Valentina Bazzani - fotografie di Chica Coltri modello standard tristissimo, quello di qualche milione di guardoni. E A ben pensarci, coloro che ne della volgarità estrema. Sì, la volga- qui cominciano le rogne vere, per- escono meno peggio sono proprio rità dei gesti, delle parole, degli at- ché sarebbe necessaria una com- i reclusi del Grande Fratello. Perché Intervista a Rudy Rotta in occasione di un evento musicale di solidarietà teggiamenti è il denominatore missione di psicologi, sociologi e fanno pena, fino alla tenerezza. Abcomune che unisce, tra loro, quasi antropologi per cercare di capire bagliati dal miraggio di diventare tutti i reclusi della “casa”. E li uni- che cosa possa indurre alcuni mi- Vip, e di guadagnare un sacco di sce anche alla presentatrice, Alessia lioni di persone normali ad abbrut- quattrini, si prostituiscono fino a un La musica e la solidarietà che a gambe sempre aperte Marcuzzi. Masi tire il proprio spirito davanti alle punto di non ritorno, rimanendo hanno trasformato la vita di chi fondono. È questo lo spettacolo possibile che nessuno abbia mai incredibili esibizioni dei “ragazzi marchiati a vita da quel suffisso – l’ha conosciuta. Lo stesso Rudy che è tenuto al Teatro Romafattosinotare a questa povera ra- della casa”. Forse la solita voglia di “del Grande Fratello” appunto – Rotta, visibilmente commosso, no di –Verona sabato 18lagiugno gazza addirittura capace scorsa sentirsi migliori? che li accompagnerà per tutta la le ha dedicato il pezzo “You’re in occasione dei sul quarantanni edizione di sedersi pavimento A farci respirare, fortunatamente, vita. Pochi finora hanno avuto la gone”. Sul palcoscenico anche di attività UILDM di Ve- c’è la Gialappa, che non ne lascia capacità di affrancarsene, e di far Matteo Begali, un ragazzo deldello studio,della sempre rigorosamente rona ONLUS (Unione italiana passare una sia alla conduttrice sia dimenticare questa squallida ori- la UILDM, che ha duettato con a gambe aperte, spalancando lotta allapanoramica distrofia sulle muscolare). un’ampia propria ai concorrenti. Di più, per farci ca- gine mediatica. Per tutti, Luca Ar- Giulia Rotta (figlia di Rudy) nel Il veroneseintima Rudy– Rotta, gran- pire il livello di squallore (o di cru- gentero; e pochi altri che si possono pezzo “Luce” di Elisa, e con lo biancheria che, in video, dissimo bluesman assume delle posture di chefama fannoina deltà?) dell’ufficio casting del contare sulle dita di una sola mano. stesso padrone di casa nell’internazionale, è riuscito a riuNon ritengo sia indenne da questo tramontabile “Imagine”. La nire alcuni amici come Aldo unitaa alla voglia di alla lotche, di fronte questo osanna baratro di volgarità l’editore di musica, Tagliapietra (voce storica delle tare presente in tutto coloro che volgarità, comincio a capire quella tanto spettacolo. Orme), Filippo Perbellini, Luca striscia di carta bianca,combattono incollata, ai Vorrei chiedergli – se mai fosse per- quotidianamente Olivieri, Claudio “Biffo” Basqueste riesce davtempi della malattie, mia adolescenza, sui sona abituata a rispondere alle do- con si, La Carboneria, le HillBilly a compiere miracoli. manifesti e le locandine dei film e mande – se sarebbe contento di far vero Soul, Sbibu e molti altri musiassistere i suoi figli adolescenti, o i degli spettacoli più “sconvenienti”, La figlia Giulia Rotta canta con un amico della UILDM Com’è stato il«Vtuo alla cisti, creando un preziosissimo prescriveva .M. ingresso di 16 anni». suoi nipoti, a una porcheria simile. -che UILDM? UILDM recentemente ventaglio di artisti che si sono ni meteorologiche non fossero della Ma forse conosco la risposta, diret- Forse, adesso, sul cartellone del chedal avrebbe dovuto Grande Fratello si dovrebbe scrivere esibiti, per beneficenza, invi- state molto favorevoli. La serata scomparsa, tamente ispirata dio denaro. mia figlia Giulia, che Greta potrebbe tando il pubblico a sostenere la è stata condotta dalla bravissi- cantare. «V.M. di 99 anni»… Mi sono sempre ribellato a esseogni Tramite ha fatto volontariato anni definita una come vera “Paladina UILDM con un’offerta libera. ma Mariangela Bonfanti, che re di volgaforma di censura, espressione Per continuare con il girovari alla UILDM e mi ha fatto Vita”, perché la forza, la Energia, emozione e una qua- ha presentato i diversi artisti della vi della più proterva volontà di an- rità e stupidità sui media di oggi,covoi. Èpubblicità stata prodinella vivere e l’Amore lità musicale eccellente hanno che si sono esibiti. Durante l’e- voglia rimando tutti all’ultima di nientare, gente, il senso eche la noscere trasmesso, malgrado la maconquistato i presenti, facendoli vento, è stata ricordata in modo ha capacità di critica. Ma devo dire Marc Jacobs. Ma tenetevi forte, eh! Segue a pag. 2 rimanere malgrado le condizio- particolare Greta, una ragazza lattia e la difficile situazione, Blues, per passione e per una buona causa Progettazione e realizzazione web Realizzazione software aziendali Web mail - Account di posta Via Leida, 8 37135 - Verona Tel. 045 82 13 434 www.ewakesolutions.it 2 Musica Luglio 2011 Segue dalla prima una ricchezza di emozioni impagabile, perché noi avremmo emozionato il pubblico, ma i ragazzi hanno emozionato noi. Personalmente mi sono commosso quando ho sentito cantare mia figlia Giulia con Matteo Begali, amico della UILDM… queste cose non hanno prezzo e rimarranno per sempre nel cassetto del cuore. meccanicamente così non appaga veramente. Io non sono un impiegato della musica. - Tu quindi sei riuscito a coronare un tuo sogno… Alla fine sì perché personaggi ai quali negli anni ’70, primi anni ’80, chiedevo un autografo ora mi è già capitato che si sono esibiti sul palcoscenico con me e mi hanno chiesto: ma ti è piaciuto quello che ho fatto o cambieresti qualcosa? Tutto quello che sono riuscito a ottenere lo devo soprattutto alla Musica e all’Amore per la musica, prima ancora che all’Amore del palcoscenico. Andare sul palco e cantare un pezzo che conoscono tutti avrai molte possibilità di avere successo, ma esibirsi in un festival dove solo il 30% del pubblico ti conosce è una sfida, perché nel secondo caso conquistare la gente con la tua musica diventa una vera vittoria. Talvolta il pubblico ha dei gesti veramente commoventi e si crea una sintonia fantastica. - Cosa rappresenta per prio lei a portarmi all’interno te la musica? di questa vostra famiglia, devo Tutto. Nel senso che al di là ringraziare lei. degli affetti, la musica per me - Come ti è venuta l’idea di un con- rappresenta la mia vita Io mi sveglio alla mattina suonando. certo per la uildm? Non suono tutto il giorno ma Qualche anno fa avevamo già continuo a pensare ai miei pezfatto un concerto per la UILDM zi, a come arrangiarli, a come a porte chiuse a Quinzano, con potrei riproporli. Essendo una alcuni musicisti presenti anche musica di nicchia però devo sabato scorso al Teatro Roma- stare attento alle mie mosse, a - Com’è la giornata di un bluesman no. Poi dovevamo fare un con- quello che faccio e a come lo di fama internazionale? certo a Corte Molon, saltato a faccio. La stima e la credibilicausa del tempo e quindi ab- tà che acquisisci nel corso degli La mia è tutto sommato norbiamo detto: “se dobbiamo gio- anni da un lato ti dona tantissi- male, anomala nel settore della carci una carta giochiamoci un me soddisfazioni, dall’altro an- musica. Non avendo mai fatto asso”. E quindi abbiamo pensato a un super evento come questo. Ho la fortuna di avere molti amici nel campo della musica che hanno risposto con grande entusiasmo a questo invito. La partecipazioni di questi colleghi è stata una delle cose che più mi ha caricato, oltre alla presenza dei ragazzi della UILDM. L’amore e la passione che ci hanno messo i musicisti, sono stati guidati da motivazioni assolutamente gratuite e forse proprio per questo state autentiche. Molti pezzi erano quasi completamente improvvisati regalando musica di Rudy e il suo gruppo di musicisti con Valentina Bazzani sul palco (a sin) alta qualità ma al contempo che qualche amarezza perché uso di droghe o di alcol la mia di nicchia. I personaggi che si ci sono delle occasioni in cui vita è sport, mangiare bene, sono esibiti sul palcoscenico del dovresti esserci ma non ci sei cercare di vivere fuori dallo Teatro Romano sono tutti arti- per tanti motivi che potrebbe- stress e dal business e dedicarsti di grande spessore musicale ro essere politici, il colore della mi ai miei affetti. Dedico ogni fortemente motivati e convinti pelle ecc. Fare l’artista non è fa- giorno il mio tempo alla cura dall’importanza di un evento cile, è molto più facile fare l’im- del mio corpo, senza farne come questo. Tutti coloro che piegato della musica lavorando un’idolatria. E poi con gli anni hanno suonato hanno raccolto come juke box... ma lavorare sono diventato molto selettivo nelle amicizie e nelle persone che frequento. Cerco di cogliere delle motivazioni importanti dalla gente che frequento. Sono rimasto molto colpito dalla scomparsa di Greta e, lo dico in anteprima e mi auguro che si realizzerà, ho in mente di scrivere una canzone dedicata a lei ma non in maniera esplicita. Probabilmente il titolo sarà qualcosa del tipo “La canzone che non hai mai cantato”, visto che anche lei al Teatro Romano avrebbe dovuto cantare con noi. Queste sono le emozioni autentiche che condizionano il mio lavoro. Ricordiamoci sempre che la Musica è una forma d’arte. - Ci sono delle figure che ti ispirano? Ce ne sono state diverse. A livello umano le mie figlie, i miei genitori, i miei nipoti. A livello artistico invece sono cresciuto con il panorama musicale internazionale della Svizzera degli anni ’60 che offriva i Beatles, i Rolling Stones, Ray Charles, Stevie Wonder, Aretha Franklin, James Brown… quindi sono cresciuto con il massimo e sono tante le mie influenze musicali. Ecco perché faccio il polemico quando mi vengono a chiedere cosa ne penso della musica italiana, soprattutto nel campo del rock e del blues. I Beatles restano un punto fermo nella mia vita, tanto che anni fa ho registrato anche un disco “Beatles in blues”, ma detesto le forme maniacali che molte persone hanno. Ho sempre cercato di ascoltare cose che potessero darmi uno stimolo per i miei pezzi. - Un messaggio ai nostri lettori per concludere. Continuare andare avanti, ognuno deve fare ciò che può. Per quanto riguarda i giovani, sia come ascoltatori, che come artisti, di prendere come punti di riferimento musicali personaggi autentici e veri, che comunichino cose vere e donino voglia di vivere. Il mondo della musica è trasgressivo di suo, è importante prendere come modelli personaggi sani. Teatro/Eventi Luglio 2011 Appuntamenti culturali di Stefano Campostrini Il nostro territorio si riempie di sagre, eventi, rassegne e tanto altro da non perdere La provincia è tutto un festival Si profila un mese assolutamente interessante questo luglio. Numerosissime sono le possibilità di svago che vanno dal teatro alla musica, dal cabaret all’arte, dal cinema ai dibattiti. Segnaliamo innanzitutto l’iniziativa “Estate a Sona” organizzata dal Teatro Impiria, che ha luogo a Sona e dintorni, iniziata il 16 giugno ma che continuerà sino a fine agosto. I prossimi appuntamenti teatrali saranno “Toccata e fuga”, il 7 luglio a Lugagnano, una commedia a sfondo amoroso di Derek Benfield, continuando con “A qualcuno piace Zorro” di Paolo Panizza del Zarathustra Teatro, il 14 luglio a Sona. Si prosegue a San Giorgio in Salici il 21 luglio con “Ultima chiamata” di Andrea Castelletti, spettacolo tratto dal film “Phone Booth”. A chiudere il mese il 28 luglio a Corte Tacconi di Palazzolo è “Niente sesso, siamo inglesi” di Marriot e Foot, proposta dall’Accademia di Teamus. Il programma di agosto inizierà il 4 a Villa Trevisani di Sona con un’altra commedia con “Le sorprese del divorzio” di Bisson e Mars, con la compagnia del Piccolo Teatro di Sacile. Proseguendo nell’ambito teatrale il 30 agosto toccherà ad “Assassinate la zitella”, di Giancarlo Pardini a cura della compagnia teatrale La Zattera, completare la rassegna sempre a Villa Trevisani. Gli spettacoli di agosto inizieranno alle 21 mentre quelli di luglio alle 21.15. Il biglietto ha un costo di 5€ intero, 4€ ridotto e ingresso gratuito per i bambini sotto i 12 anni. In caso di tempo avverso le serate avranno luogo nel teatro parrocchiale di Sona. Per informazioni contattare il numero 045.6091207 o l’indirizzo mail biblioteca@ comune.sona.vr.it. Sempre nel contesto di “Estate a Sona” avranno luogo anche alcune serate di intrattenimento anche musicale. La Festa di San Quirico è una di queste, si svolgerà dall’8 all’11 luglio sempre a Sona: musica dal vivo, stand gastronomici e naturalmente ingresso libero. La serata conclusiva sarà il 30 luglio al quartiere San Quirico in occasione del 3° torneo Giovanni e Alessandro Fasoli, con The Montagues in concerto dalle ore 21. Altra occasione interessante è “Sona in quattro passi”, camminata serale accompagnata da lettura di poesie, con partenza alle 21 da Guastalla Nuova e arrivo a Guastalla Vecchia con rinfresco (info: 3382482447). Il 6 agosto a Villa Bressan in loc. San Rocco di San Giorgio in Salici, concerto lirico in memoria del tenore Giuseppe Lugo, nativo della zona. Gran finale dal 23 al 25 agosto con le esibizioni di alcuni gruppi di stampo black in occasione del “Coast to Coast Festival”, viaggio nelle radici musicali degli Stati Uniti; dalle ore 21 a Villa Trevisani in Piazza Roma. Ce n’è per tutti Tante altre proposte sono poi sparse su tutta la provincia. Ecco un elenco informativo, per appassionati o semplici curiosi. - Festival del Garda: musica sulle sponde del lago tra la provincia di Brescia e la nostra, da luglio a fine agosto. Info www.ilfestivaldelgarda.it - ad Opera d’Arte: rassegna teatrale tra il centro e il nord della provincia nel mese di luglio e finale a settembre, a cura di Fondazione Aida (www.fondazioneaida.it) - Estate Zeviana: fino al 7 agosto musica, teatro, danza e cabaret. Info www.comune.zevio.vr.it o 045.6068411 - San Giò Artfestival: tanta musica per tanti generi dal 1° luglio all’11 settembre. Info www.culturalupatotina.it - Voci e Luci in Lessinia: ri-scoprire il magico territorio montano a nord, tra musiche, percorsi, ospitalità. Info www.vocieluciinlessinia.net - Cinema al Cortile di S. Teresa: per tutto luglio fino al 5 agosto proiezioni all’aperto. Info www. teatrosantateresa.org - Italian bodypainting festival: interessante iniziativa il 9 luglio a Villa Carrara Bottagisio di Bardolino, dalle 12 fino a sera. Concorso e mostre fotografiche, info www.italianbodypaintingfestival.it - La sera in riva al fiume: alla terrazza sull’Adige del Circolo Ufficiali di Castelvecchio, musica e teatro in 4 serate. Segreteria tel. 045.8002868, info www.teatroimpiria.net - Estate Teatrale Arena Torcolo: a Cavaion Veronese commedie in dialetto e non, proposte da diverse compagnie. - XVII Film Festival della Lessinia: vita, storia e tradizioni in montagna, a Bosco Chiesanuova dal 20 al 28 agosto. Info www.filmfestivallessinia.it - Corte Molon, il teatro è servito: a teatro sotto le stelle fino al 28 agosto. Via della Diga 17, Verona. Info www.cortemolon.it - Music festival Pianura Veneta: seconda edizione di concerti classici in programma nelle province di Vr, Ro, Pd. - Estate Musicale Maffeiana: al Museo Lapi- dario di P.zza Bra dal 4 luglio al 1° agosto, musiche di grandi compositori. Info 348.9973438 347.6855925 - Teatrofarm: il Teatro sull’Aia della Fattoria Didattica Giarol Grande nel Parco dell’Adige Sud a Verona, a cura del Teatro Impiria. Info www.fattoriagiarolgrandevr.it - Estate Teatrale al Castello di Montorio: programma di spettacoli fino a settembre, a cura dell’Associazione Due Valli - Valpolicella Live: in questo mese grandi star della musica all’Area Fiere di Sant’Ambrogio. In esclusiva anche Romeo e Giuliet on the water. Info www.ocliseventi.com - Teatro in Corte: in alcuni comuni della Bassa Veronese serate teatrali dirette da Officina Eventi e Comunicazione. Info www.officinaeventi.it - Estate Teatro Parona: poco fuori Verona tanti spettacoli di teatro e musica in luglio e agosto. Info 348.0048783 - E...state a San Martino: sempre poco distante dal centro città musica, danza, teatro e cinema nei mesi estivi. - Note in Villa: 150 anni di musica nei dintorni di Castelnuovo del Garda, con temi musicali e mostre d’arte. Info www.amicimusicalagodigarda.it - Est Veronese Festival: teatro e musica tra Soave, Illasi e circondario. A cura dello IAT, info 045.6190773 - Riso & Riso: incontri cultural-gastronomici sulla strada del riso nelle tradizionali zone di produzione. Info www.vivaoperacircus.it e www.stradadelriso.it - Arte Musica e Spettacolo a Concamarise, nella ex chiesa antica di S. Lorenzo e S. Stefano. Info 349.5715926 - Apeteatro: teatro in piazza per famiglie e bambini il 4 settembre a Valeggio e l’11 settembre a Gazzolo d’Arcole. A cura del Teatro Stabile di Verona - Il Risorgimento a Verona e nel Veronese: nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia rievocazioni storiche in vari comuni in affascinanti località. www.provinciainfestival.it 3 4 Musica Luglio 2011 Verso l’infinito e oltre di Francesco Fontana Sei titoli in programma e 49 serate per l’89° Festival Lirico in Arena Il grande festival della Lirica Sopra l’Arena riempita nella sua affascinante cornice e qui in basso una scena di balletto in “Aida” date dell’8, 14, 22 e 29 luglio. L’opera di Giuseppe Verdi Nabucco, presentata con particolari scenografie celebrative del 150º dell’Unità d’Italia, avrà il suo esordio nella cornice areniana il 9 luglio, con repliche previste per il 15, 20, 23, 27 luglio, il 5,12, 21 e 25 agosto e, in conclusione, il primo settembre. Ad avvicendarsi nel ruolo di Nabucco saranno Ambrogio Maestri, Marco Vratogna, Leonardo López Linares e George Gagnidze. La Boheme di Puccini andrà in scena invece solo a partire da agosto. Il 6 toccherà alla prima serata, con interprete Fiorenza Cedolins, nei panni di Mimì, che si alternerà nelle serate in programma con la debuttante in Arena Maria Agresta. Marcelo Álvarez sarà invece Rodolfo. Le repliche si terranno nelle Dopo l’inaugurazione del 17 giugno con La Traviata di Giuseppe Verdi, l’89º Festival Lirico dell’Arena di Verona accompagnerà, come di consueto, l’estate veronese nei mesi di luglio, agosto e settembre. La Traviata vede la regia di Hugo de Ana e la direzione d’orchestra di Carlo Rizzi, debuttante in Arena. Sulla scena, nelle vesti di Violetta, vedremo la cantante soprano albanese Ermonela Jaho, interprete di livello internazionale con grandissima esperienza nei più prestigiosi teatri del mondo, che si alternerà nel ruolo con Lana Kos e Inva Mula. Tra gli altri interpreti ci saranno il tenore Francesco Demuro e Francesco Meli, che si avvicenderanno nei panni di Alfredo, e il baritono bulgaro Vladimir Stoyanov, che sarà Giorgio Germont. Dopo le serate del 17 e del 24 giugno sono in programma ben altre 7 repliche previste per le date del 2, 12, 16, 21 e 28 luglio e 4 e 11 agosto. Aida di Giuseppe Verdi invece sarà rappresentata per ben quindici serate. L’opera, quest’anno con l’allestimento storico del 1913 di Ettore Fagiuoli, dopo l’esordio del 18 giugno date del 13, 19, 26, 30 agosto e 2 settembre. La sesta opera in programma è Roméo et Juliette di Charles Gounod, in scena dal 20 agosto con i giovani Nino Machaidze e Stefano Secco nelle vesti dei protagonisti. Altri interpreti saranno Ketevan Kemoklidze (Stéphano), Jean-François Borras (Tybalt), Paolo Antognietti (Benvolio), Artur Rucinski (Mercutio) e Gianpiero Ruggeri (Grégorio). Le repliche avranno luogo il 24 e 27 agosto. e le repliche del 26 e 30, andrà in scena infatti il 10, 13, 17, 19, 24, 26, e 30 luglio, il 7, 14, 28, 31 agosto e il 3 settembre. L’opera verdiana, per la regia di Gianfranco de Bosio, vedrà sul palcoscenico nel ruolo di Aida Micaela Carosi, che si alternerà con Amarilli Nizza, Hui He e Lucrezia Garcia. Ad interpretare Radamès saranno invece Fabio Armiliato, Salvatore Licitra, Carlo Ventre, Walter Fraccaro e Marcello Giordani. L’opera prevede anche tre debutti, seppur in ruoli minori: Gustáv Beláček (Il Re), Francesco Pittari (Un messaggero) e Giorgia Bertagni (Sacerdotessa). Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, che ha esordito lo scorso 25 giugno in Arena, presenta invece un gran numero di debuttanti sulla scena, che interpreteranno anche personaggi principali. Si potrà apprezzare la voce tenorile di Antonino Siragusa, nei panni del Conte d’Almaviva, che si avvicenderà nel ruolo con Lawrence Brownlee. Aleksandra Kurzak e Rocio Ignacio saranno invece Rosina. A vestire i panni di Figaro sarà invece il baritono greco Aris Argiris, una delle voci più promettenti a livello internazionale, che si alternerà nelle serate in programma con Dalibor Jenis. Dopo la replica del primo luglio andranno in scena altre quattro serate nelle Musica Luglio 2011 5 Verso l’infinito e oltre di Francesco Fontana Interessanti appuntamenti tra Arena di Verona e Castello Scaligero di Villafranca Eventi Verona: che luglio! Nel mese di luglio gli appuntamenti con gli spettacoli di Eventi Verona sono moltissimi e di grandissima qualità. Si comincia con i Gogol Bordello, una delle live band più coinvolgenti, che si esibirà la sera del 9 luglio a partire dalle 21.30 nella splendida cornice del Castello Scaligero di Villafranca. Lunedì 11 luglio arriverà invece all’Arena di Verona Giorgio Panariello, per la data conclusiva della sua lunga tournèe dal titolo: “Panariello non esiste”. L’attore e presentatore, nello spettacolo rivisiterà alcuni dei personaggi che lo hanno reso famoso al grande pubblico come, tra gli altri, Il PR, la Signora Italia e Merigo, proponendo anche una serie di monologhi inediti legati a tematiche di attualità. per il suo tour “Controcultura Tour estate 2011”. Sempre a Villafranca, il giorno successivo, arriveranno i grandissimi Toto. Il gruppo, icona del rock anni Ottanta, torna a esibirsi insieme per un ultimo tour dal titolo “Toto in Concert 2011 Tour”. Sul palco, oltre a Steve Lukather, saranno presenti David Paich, Steve Porcaro, Simon Phillips, Nathan East, e Joseph Williams. Per proseguire sul genere rock, il 18 luglio si potrà assistere all’Arena di Verona al concerto dei Deep Purple, per uno spettacolo intitolato “Live with Orchestra”. La band, infatti, sarà accompagnata nella performance da un’intera orchestra, in uno spettacolo che si prospetta unico e suggestivo. La formazione attuale è compo- E c’è anche Verona Folk La settima edizione di Verona Folk è iniziata il 24 giugno al Teatro Romano con Francesco Renga ma ha da proporre in questo mese artisti di grande interesse. Il 2 luglio a San Giovanni Lupatoto, gratuitamente, si potranno ascoltare i Khorakhanè, gruppo di origine romagnola ed esponente del folk italiano. Il 7 luglio a Valeggio sul Mincio Enzo Iacchetti renderà omaggio al suo grande amico Giorgio Gaber con uno show dal titolo “Chiedo scusa al signor G” accompagnato dalla Wiz Orchestra. Dopo una pausa di due settimane, trasferta “straniera” nell’affascinante Villa Venier a Sommacampagna per poter ascoltare Lyle Lovett, la star americana della musica country, per la prima volta in Italia da solo. Il 22 luglio a Zevio sarà la volta di Raf che avrà modo quindi di presentare, oltre al suo repertorio, i brani del suo ultimo album di quest’anno “Numeri”, reduce da successo di critica e classifica. A chiudere il festival musicale sarà Franco Battiato e il suo inconfondibile stile cantautorale. Teatro il Castello di Villafranca il 24 luglio. Info: www.provinciainfestival.it sta da: Ian Gillan (voce), Steve Morse (chitarra), Roger Glover (basso), Don Airey (tastiere) e Ian Paice (batteria). Il 22 luglio al Castello di Zevio si esibirà invece il cantante Raf. Mentre al Castello Scaligero di Villafranca il 24 luglio sarà la volta del cantautore Franco Battiato. Sempre a Villafranca, la sera del 30 luglio, arriverà Ben Harper, per la tappa del tour che accompagna l’uscita del suo ultimo album “Give Till It’s Gone”. Tornano a Verona anche i Modà, che si esibiranno al Castello Scaligero di Villafranca la sera del 13 luglio. Il gruppo, dopo la partecipazione a Sanremo con il prestigioso secondo posto nella categoria big, sta vivendo un ottimo momento artistico. Successivamente all’esperienza all’Ariston i Modà hanno pubblicato il disco “Viva i romantici”, accompagnato da un tour che li ha portati in tutta Italia, ottenendo grande riscontro sia di critica che di pubblico. Il Castello Scaligero di Villafranca ospiterà tutt’altro genere di spettacolo il 16 luglio, data nella quale è atteso Fabri Fibra. Il rapper farà tappa al Castello Da centro pagina a sinistra, in senso antiorario: Modà, Deep Purple, Ben Harper e Lyle Lovett per la rassegna “Verona Folk” CINEMA ALL’APERTO SOAVE ESTATE 2011 FEMMINE CONTRO MASCHI IL DISCORSO DEL RE Giovedì 30 giugno Giovedì 7 luglio Regia: Fausto Brizzi Genere: Commedia Durata 96’ Italia 2011 Regia: Tom Hooper Genere: Storico Durata 111’ Gran Bretagna, Australia 2010 IL CIGNO NERO HABEMUS PAPAM Giovedì 14 luglio Giovedì 21 luglio Regia: Darren Aronofsky Genere: Thriller Durata 110’ U.S.A. 2010 Regia: Nanni Moretti Genere: Commedia Durata 104’ Italia, Francia 2011 IMMATURI LA VITA FACILE Giovedì 28 luglio Giovedì 4 agosto Regia: Paolo Genovese Genere: Commedia Durata 108’ Italia 2011 Regia: Lucio Pellegrini Genere: Commedia Durata 102’ Italia 2011 Rassegna Cinematografica Parco Zanella Tutti i giovedì ore 21.15 Ingresso: intero € 6,00 - ridotto € 5,00 In caso di maltempo le proiezioni saranno recuperate giovedì 11 - 18 - 25 agosto 2011 LEGAMBIENTE SOAVE www.legambientesoave.it Musica Luglio 2011 7 Appuntamenti culturali di Lorenzo Magnabosco Programma di luglio 2011 Rassegna di Teatro nei Cortili Prosegue anche nel mese di luglio la rassegna di teatro amatoriale nei cortili di Santa Eufemia, Santa Maria in Organo e Arsenale, organizzata e coordinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona. Il cartellone si presenta , come sempre, ampio e variegato con opere e adattamenti di autori italiani e stranieri. A Santa Eufemia gli spettacoli iniziano dal 4 al 10 luglio con la Compagnia Pocostabile, che presenterà ‘’Le Massere’’ di Carlo Goldoni, commedia rappresentata per la prima volta nel 1755, dove le serve protagoniste escono dagli schemi classici della Commedia dell’Arte per calarsi nella quotidianità in presa diretta, rappresentando la vita ordinaria della Venezia del tempo. Dall’11 al 14 sarà la volta della Compagna dell’Arca con ‘’La Bella e la Bestia’’ Valerio Bufacchi e Gilberto Lamacchi . E’ una commedia musicale , tratta liberamente dalla favola originale di Madame Beaumont, in cui si intreccia una vicenda sul vero amore, capace di andare oltre le apparenze e di superare le difficoltà e le paure che lo ostacolano. Quadri onirici, composti dalle più’ amate maschere tradizionali veneziane, rievocano le atmosfere del castello incantato e delle strane creature che vi abitano e così portano lo spettatore in un’atmosfera da fiaba. Dal 15 al 22 luglio continua la Compagnia Micromega con ‘’Harvey ‘’ di Mary Chase. Elwood, un simpatico e generoso signore di mezza età, vede Harvey come un coniglio bianco alto un metro e ottantasette centimetri, e a tutti lo presenta in questa veste e per questo motivo viene regolarmente avversato. Non si contano gli equivoci e i colpi di scena, i quali ci invitano a guardare e ad osservare il modo senza filtri, serenamente, lasciando spazio a diverse visioni ai problemi. La Compagnia Gli Insoliti Noti con ‘’La Scuola in…. Mutande’’ di Donato De Silvestri andrà in scena dal 23 luglio al 2 agosto. Un pensionato delle Poste Italiane si reca in una piccola repubblica del Sud America e si trova nel bel mezzo di una contestata riforma scolastica che ha molte assonanze con quello che sta avvenendo ora in Italia. Attraverso una fitta rete di gag, lazzi e personaggi divertenti , lo spettatore è portato a riflettere sull’attualità. A Santa Maria in Organo, invece, inizia la Compagnia Zeropunto.it che propone il celebra vaudeville di Georges Feydau ‘’l’Hotel del libero scambio’’. A fare da protagonista è l’adulterio che trasporta i protagonisti in situazioni assurde ed esilaranti; adulterio che non viene mai consumato grazie alla bravura dell’autore, che inventa incidenti, colpi di scienza e incidenti che sconfinano anche nel surreale. Il testimone passerà poi a un classico, ‘’Le donne al Parlamento’’ di Aristofane , interpretato dalla Compagnia Giorgio Totola. Dopo più di duemila anni i problemi sem- brano essere poco mutati: discriminazione fra sessi, razze e classi. Aristofane propone una ricetta: il potere alle donne. La stessa commedia viene proposta, ma reinterpretata dal G.A.D. Renato Simoni con ‘’Letto a una piazza ovvero il potere alle donne’’. Il letto, la piazza e le donne sono i pro- tagonisti: le donne passano dal letto alla piazza per soppiantare gli uomini nella gestione di un potere retto in maniera indegna e migliorare così le sorti della patria. Alcune diventeranno maschi nell’atteggiamento , oltre che nelle vesti, altre daranno sfoggio della loro femminilità. Inoltre Al Cortile dell’Arsenale dal 4 al 10 luglio apre la rassegna Soledarte con “Shakespeare+Queen: rock Hamlet’’, di Solimano Pontarollo, rivisitazione della tragedia shakespeariana sulle musiche dei Queen. Una band live scena, inserita nella struttura drammatica; musicisti al servizio del re e della regina, evocazione del fantasma, anzi di tutti i fantasmi di Amleto. La regia sottolinea la modernità di quanto accade al protagonista, che affronta un mondo in pieno cambiamento rimarcandone le debolezze e fragilità. Dal 13 al 31 luglio ‘’La Barcaccia’’ presenta ‘’El ciacolon imprudente’’ di Carlo Goldoni. Viene recuperato il testo poco conosciuto della maturità dell’autore veneziano (1753) in cui agiscono personaggi già psicologicamente approfonditi, già presenti in diversi capolavori, che qui agiscono in un contesto di travolgente divertimento. 8 Teatro Luglio 2011 Ne hanno viste di cose questi occhi di Francesco Fontana In scena il Festival Shakespeariano al Teatro Romano L’Estate Teatrale Veronese La sessantatreesima edizione dell’Estate Teatrale Veronese, per quanto riguarda gli spettacoli di prosa, anche quest’anno è incentrata sulle grandi opere di William Shakespeare. Dal 6 al 9 luglio andrà in scena al Teatro Romano di Verona Sogno di una notte di mezza estate, nella versione prodotta dal Teatro Stabile di Verona e da Bananas s.r.l.. Il Regista è il comico e attore di teatro Gioele Dix che, per la scelta del cast, ha puntato molto su giovani emergenti del laboratorio di Zelig quali Alessandro Betti, Maria Di Biase, Katia Follesa, Maurizio Lastrico, Corrado Nuzzo, Marco Silvestri e Marta Zoboli, avvalendosi anche della partecipazione speciale della cantante Petra Magoni e del contrabbassista Ferruccio Spinetti. Lo spettacolo si prospetta suggestivo: gli attori comici daranno senz’altro un colore tutto particolare all’opera classica di Shakespeare. Il Teatro Romano ospiterà invece l’Otello dal 13 al 16 luglio. Protagonista assoluto dello spettacolo sarà il celebre attore di cinema e teatro Alessandro Haber, per la regia di Nanni Garella e la messa in scena curata dal Teatro Stabile di Bologna “Nuova Scena – Arena del Sole”. Accanto ad Haber reciteranno, tra gli altri, Maurizio Donadoni, nel ruolo di Lago, e Lucia Lavia, nelle vesti di Desdemona. Il regista dell’opera e Haber hanno già collaborato in passato in molti altri spettacoli come Arlecchino servitore di due padroni e, recentemente, Platonov. Si conclude con la divertente opera farsesca La commedia degli errori, presentata per l’occasione nella doppia versione in lingua italiana e inglese. La storia racconta di equivoci, malintesi e molte situazioni esilaranti, mostrate con il sentimento amoroso quale filo conduttore dell’intero racconto. La versione in italiano, in scena dal 21 al 23 luglio, vede la regia di Leo Muscato, con interpreti Peppe Barra, Francesco Biscione, Giulio Baraldi, Alessandro Bertolini e Simone Luglio. Quella in lingua inglese, che porta il titolo originale The Comedy of errors, sarà invece interpretata dall’apprezzatissima compagnia britannica “Propeller Theater Company”, che prevede nella recita la presenza sul palco esclusivamente di attori di sesso maschile, come nella tradizione shakespeariana. La commedia, nella versione della compagnia teatrale inglese, è ambientata in Sud America e ha ottenuto ampio successo, sia di pubblico che di critica, in Inghilterra e nella recente tournee negli States. Notizia dell’ultim’ora Alessandro Haber (nella foto sopra) “licenziato” da “Otello”. Il ruolo che l’attore doveva interpretare nell’opera in scena al Teatro Romano di Verona è stato revocato per “gravi comportamenti” nei confronti della protagonista femminile Lucia Lavia. La figlia di Gabriele Lavia, che interpreta Desdemona, sarebbe stata avvicinata dall’attore anche in seguito al bacio durante prove sul palcoscenico. Secca la smentita e l’accusa di strumentalizzazione dallo stesso Haber, ma è stato sostituito da Franco Branciaroli. Così parlò Eatwood Prima o poi la crisi creativa arriva per tutti. Interpellato qualche amico provo a scovare dentro me (che immagine orrida e viscerale) un motivo per dedicarmi ancora alla scrittura. Non lo trovo. Resisto. Prendo qualche giorno di pausa, mi calmo, rifletto. Niente. Ormai il vuoto assale la mia creatività e i tasti della tastiera appaiono come delle caselle bianche, lievemente ingiallite dai residui di cibo della pausa pranzo, ovviamente ottimizzata davanti al PC. Passa Eatwood e ride vedendomi digitare ossessivamente e a otto dita le pagine delle mie memorie. Ride e dice che sono megalomane. Le tue memorie? Ma se hai appena passato i vent’anni? D’impeto la tentazione di licenziarlo è forte ma poi penso ai sindacati e rifletto. In realtà non sopporto la sua ironia ne tantomeno la decisione di farmi dare del tu; ho anche io le mie colpe. Poi m’illumina un’aurea da genio: con abile mossa l’avrei messo a ciclostilare la nostra pubblicazione. Rido a crepapelle. Per vendetta il giornalista ironico sarebbe diventato un tecnico di stampa – come se la moglie di un produttore di vino si innamorasse di un venditore di acque minerali (come descrive un mio caro amico nel suo romanzo)-, un’ingiustizia. Ormai sono rosso, respiro a fatica, sembro colpito da mille mani solleticanti. Il divertimento è alle stelle, sono esaltato. Salto, corro, non riesco a stare fermo. Improvvisamente sbianco. Divento serio. Triste e cupo mi alzo. Barcollo. Tutto svanisce … siamo un mensile on-line, nessuna vendetta di quel tipo, quindi. E Eatwood capisce. Passa davanti al ciclostile, lo accarezza e dice: è solo per arredamento….non lo useremo mai. Poi ride, ride talmente tanto che cade a terra. Batte la testa. Si rialza e sembra un mostro gonfio a due zampe. Abbasso gli occhi, il mio viso sorride sereno e Eatwood, con una mano sul viso esce dalla stanza. Tolgo scarpe e calze e riprendo a scrivere la storia della mia vita. Dagli anni’80 al duemila e da Eatwood in poi. Che cambiamenti. Cinema Luglio 2011 9 Visto abbastanza? di Francesco Fontana Il film è stato proiettato a Cannes nella versione restaurata Torna L’assassino, opera prima di Elio Petri di ogni sospetto (1970), film premiato con l’Oscar come “Miglior film straniero”. Joseph Bédier L’assassino racconta la vicenda di un giovane antiquario, tale All’ultima edizione del Festi- Alfredo Martelli (Marcello val del Cinema di Cannes, tra Mastroianni), sospettato dell’omolti titoli illustri, è stato pre- micidio dell’amante Adalgisa sentato nella categoria Cannes De Matteis (Micheline Presle) Classics L’assassino (1961), film e conseguentemente trattenuto d’esordio del regista Elio Petri, dalla Polizia per gli accertaproiettato nella versione recen- menti del caso. Nel corso della vicenda, attraverso i numerosi temente restaurata. Lo stile di Petri è già da que- flashback, ci viene mostrato lo sta sua prima pellicola incon- spregevole passato, anche refondibile. La critica sociale, cente, del protagonista, caratla volontà di indagare e de- terizzato da truffe e relazioni esclusivamente nunciare il rapporto perverso sentimentali tra il singolo e le strutture del per interesse. Alfredo MartelPotere, con le conseguenti ne- li subisce innumerevoli presvrosi e psico-patologie, la con- sioni: prima viene prelevato danna, insomma, di un sistema dal suo appartamento, poi in“malato”, sono alcuni degli terrogato in commissariato e elementi caratteristici del suo successivamente condotto in cinema, che troveranno mas- carcere, dove sarà nuovamensima espressione nel successivo te sottoposto all’interrogatorio Indagine su un cittadino al di sopra e a insostenibili pressioni psiIl cinema è un occhio aperto sul mondo Marcello Mastroianni e Micheline Presle, protagonisti del film cologiche da parte dei Funzionari di Polizia. Infine, dopo la confessione del reale colpevole, verrà rilasciato. Uscito dal carcere, però, si accorgerà che la sua foto pubblicata sul giornale, in qualità di “sospettato”, lo aveva trasformato agli occhi della gente in “assassino”: volgerà questa etichetta a suo favore. Quella di Petri, come di consueto, è un’esplorazione a 360 gradi. Oltre a denunciare i metodi poco ortodossi utilizzati dalla Polizia, basati sulla coercizione, il regista riserva particolare attenzione all’esibizione, attraverso il suo protagonista, di una classe borghese immorale, mossa solo dal denaro e dal sesso. Diventa altresì fondamentale l’analisi della dimensione psicologica: dall’inizio alla fine del film l’antiquario sembra essere soffocato dagli eventi e dalle pressioni subite. Emblematica a tal proposito è la scena del carcere: due compagni di cella gli tolgono letteralmente il fiato, continuano ad accusarlo e a porgli domande, parlandogli da molto vicino e spesso strattonandolo per le vesti. Lo sviluppo della vicenda procede, seppur molto lentamente, in modo intelligente e mai è on-line il nuovo sito di Verona è www.quintaparete.it banale. I continui pensieri sul passato, che costringono il protagonista a riflettere su aspetti riprovevoli della propria vita, sembrerebbero indurlo ad una riflessione e, una volta libero, a modificare la propria condotta. Non sarà così. Nel film si ritrova infatti quella circolarità del percorso compiuto dal protagonista, tipica dei personaggi di Petri: ci viene mostrato quanto sia inattuabile il cambiamento di una condizione di partenza negativa che, per vari motivi, è completamente radicata e immodificabile. Il nostro antiquario borghese, nell’ultima scena, parlando al telefono con un venditore d’auto dice infatti sorridendo: «Lei sa chi sono io? L’assassino». 10 Cinema Luglio 2011 Visto abbastanza? di Ernesto Pavan Il film biografico più noioso dell’anno Bronson, o delle botte fini a sè stesse Bronson, spogliato della sua premessa, non sarebbe altro che una storia di violenza. Michael Peterson, detto Charles Bronson (come l’attore), è il carcerato più violento e pericoloso del Regno Unito: ha passato trentaquattro dei suoi cinquantotto anni in carcere ed è stato spostato centoventi volte da una prigione all’altra nel tentativo di trovare quella in grado di Tom Hardy impersona Michael Peterson contenerlo. In ciascuno di quei carceri si è reso protagonista di atti di violenza che, cumulati, gli sono valsi una condanna a vita. Ci sono state molte persone peggiori Bronson, ma il fatto che rende quantomeno degna di interesse la sua vicenda è che, come dice lui stesso, la sua brutalità non ha origine in alcun trauma o educazione sbagliata: è nata assieme a lui ed esprime il suo desiderio di diventare famoso, perché egli non ha talento per altro che la rissa. Detta così, può lasciare un po’ dubbiosi; e in effetti Bronson non convince, è noioso e ripetitivo. Il film si riduce a a una serie di scazzottate brevi e troppo simili fra loro, di primi piani sul volto sanguinante di Tom Hardy e di intermezzi surreali in cui Bronson, ben vestito e truccato come un pagliaccio, racconta la propria storia davanti al pubblico di un teatro immerso nell’oscurità. Il regista Nicolas Winding Refn deve aver pensato che una vicenda svoltasi perlopiù all’interno di celle e corridoi avesse bisogno di essere ravvivata un po’; idea, quest’ultima, comprensibile e messa in atto in modo soddisfacente grazie alla bravura di Hardy, che riempie lo schermo con il fisico statuario e la personalità schizzata del suo personaggio. Purtroppo, la storia su cui è basato il film non è resa spunto di alcuna critica o riflessione, né si cerca di indagare sulla psicologia o le motivazioni del protagonista, che viene sem- plicemente messo in scena e lasciato percuotere tutto ciò che si muove. Allo stesso modo, manca una vera critica del sistema carcerario: è vero, Bronson viene ripetutamente picchiato e, in un’occasione, sedato in modo talmente pesante da non poter far altro che sbavarsi addosso, ma visto il suo comportamento abituale (che consiste nel brutalizzare chiunque gli sia vicino, con la sola eccezione dei familiari e delle donne), la cosa è abbastanza comprensibile. Questa recensione è più corta del solito, perché su Bronson c’è veramente poco da dire: è la biografia di una persona che potrebbe interessare qualcuno, ma che di per sé non è nulla di eccezionale (tranne che dal punto di vista della cronaca nera) e non è nemmeno realizzata in un modo tale da suscitare dibattiti. Manco a dirlo, non lo consigliamo. Libri Luglio 2011 11 È la stampa, bellezza di Ernesto Pavan La storia della “rivoluzione militare” in Europa Come il Vecchio Continente conquistò il mondo Dopo La guerra nel medioevo di Contamine, proseguiamo la nostra rassegna di titoli storici con La rivoluzione militare di Geoffrey Parker. Il saggio, scritto in modo eccellente (l’unico difetto grave sono le note in fondo ai capitoli invece che a piè di pagina), si propone di rispondere a una domanda fondamentale per lo studioso dell’Età Moderna: cosa ha portato la piccola Europa a diventare la culla delle potenze mondiali fino al 1914? Secondo l’autore, la risposta risiede nella tecnologia e nelle pratiche militari degli europei, che hanno creato grandi imperi nonostante un’inferiorità numerica spesso schiacciante e condizioni ambientali di solito avverse. Parker analizza il modo di fare la guerra in Europa dal XVI al XVIII secolo in ogni suo aspetto: le armi, le tattiche, il reclutamento e l’addestramento dei soldati, le fortificazioni. Il risul- tato è un affresco sorprendente, ricco di sorprese e curiosità come i “cannoni di cuoio” svedesi del ‘600 o le complessità logistiche di un esercito in marcia, che rendono il saggio indispensabile per la biblioteca di ogni appassionato di storia militare. La rivoluzione militare è diviso in cinque capitoli. Il primo, “La rivoluzione militare in Europa”, si concentra sul continente dove tutto ha avuto origine e introduce molti dei concetti fondamentali espressi in seguito: le fortificazioni di nuova concezione, l’affermarsi degli eserciti professionali, la nascita dell’artiglieria campale. Il secondo capitolo, “Guerra e logistica”, affronta il tema del recluta- terzo, “Vittoria sui mari”, l’aumento, approvvigionamento e tore analizza la guerra navale spostamento delle armate. Nel e la sua importanza strategica negli scenari coloniali, mentre il quarto capitolo, “La rivoluzione militare oltremare”, è dedicato proprio allo studio del colonialismo e dei modi in cui gli europei sono riusciti ad avere la meglio sui potentati indigeni di tutto il mondo. Infine, nel capitolo “Oltre la rivoluzione”, Parker accenna alle conseguenze di questi cambiamenti sugli scenari europei e mondiali del Diciottesimo secolo e oltre. Chi, come noi, ritiene che non si possa comprendere il passato a prescindere dalla conoscenza della storia militare, troverà conferma delle sue opinioni nella lettura di questo saggio. Gli altri potranno scoprirvi una buona ragione per cambiare idea. Geoffrey Parker, La rivoluzione militare, il Mulino, pp. 346, € 12,00 Vuoi pubblicizzare la tua attività sul nostro sito Internet o sul giornale? Contattaci! [email protected] cell. 349 6171250 RICHIEDILO IN LIBRERIA Fotografia Luglio 2011 13 Appuntamenti culturali di Silvano Tommasoli Ha inaugurato la galleria PH Neutro Ha fatto bene, Mauro Fiorese, a promuovere a Verona l’apertura di PH Neutro, nuovo spazio privato dedicato a produrre, diffondere e valorizzare la Fotografia Fine-Art. Ce n’era bisogno, in una città come quella scaligera, con una grande Storia dell’Arte e della Fotografia dietro le spalle, ma con un futuro “culturale” pubblico che non sembra in grado di soddisfare la voglia di vedere e di conoscere dei veronesi. Senza contare che Verona è la quarta città d’arte italiana, turisticamente parlando! Qui, i turisti accorrono attratti dalla cultura, dal desiderio di vedere e ascoltare. PH Neutro nasce dall’incontro professionale di Fiorese con Annamaria Schiavon Zanetti – forte di un’esperienza ventennale nella produzione della stampa fotografica – che ha costituito negli anni una straordinaria collezione di grandi autori, dove si trovano, tra le altre, opere di Gabriele Basilico, Keith Carter, Henri Cartier-Bresson, Mario Cresci, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Duane Michals, Thomas Ruff, Luigi Veronesi, Joel Peter Witkin, Matthew Yates. E, naturalmente, di Mauro Fiorese, autore e docente di fotografia, attivo tra Italia e Stati Uniti. PH Neutro dichiara, già negli intenti, di voler affiancare, a opere di autori già affermati e di grandi maestri della scena internazionale, il lavoro di talenti nuovi ed emergenti, con il preciso proposito di sostenerli, offrendo loro opportunità di crescita, ricerca, visibilità. Così, l’undici marzo la galleria ha iniziato il suo percorso, offrendo al pubblico una grande mostra, curata da Fiorese stesso, e dal titolo significativo e paradigmatico di Open your eyes, quasi un “aprite bene gli occhi, ragazzi!” con opere dei più M. Fiorese “Walk on earth” (2010), Fine art Glicée print on Dibond, cm. 110x110. Edizione di 10 esemplari 2 p.d’a. grandi Maestri della fotografia mondiale, alcuni citati poco sopra, molti mai visti a Verona. Il titolo di questa prima esposizione ci sembra molto azzeccato. Noi siamo pronti a tenere gli occhi ben aperti, Mauro. A te, colmarceli di meraviglia. PH NEUTRO è al n. 50 di Via Mazzini, a Verona (www.phneutro.com). Malcesine, Castello Scaligero e Palazzo dei Capitani, dal 9 luglio al 15 ottobre 2011 L’Anima del Lago, nelle fotografie dei Tommasoli, 1920-1940 Un lago, il Garda. E un cognome, Tommasoli. Uniti in una storia che si snoda a partire dal 1920, quando Silvio, capostipite della dinastia dei fotografi veronesi Tommasoli, tra Bardolino e Malcesine andava cercando l’anima del grande lago nel rigore delle sue inquadrature. Poi, i suoi figli – Filippo e Fausto – che, con vigore impressionista, fermano sulle lastre del banco ottico quella loro visione dello spirito del lago. È un sentimento senza soluzione di continuità che, pur nello svolgersi di due decenni, implica padre e figli a raccontare la vita che ogni giorno si svolge sulle sponde del Garda, secondo ritmi e tempi così diversi da quelli della conosciuta città. Ma non lasciatevi ingannare dalle inquadrature dei piccoli gesti quotidiani: questa è una fotografia che ha scelto di lasciare da parte la sua vocazione documentaristica e scrive la poesia della vita di ogni giorno attraverso immagini senza tempo e senza età, che consegnano l’anima del grande lago alla Storia dell’arte, piuttosto che all’Antropologia. 14 L’opinione Luglio 2011 Il re è nudo di Silvano Tommasoli La società si disgrega. Ma io c’ho da fare L’orgoglio di Jane, mentre Tarzan faceva dell’altro Dite la verità, l’avete pensato anche voi che la società di oggi sia in disfacimento. Che non ci sia più il rispetto dei valori e delle cose importanti di una volta. Alla ricerca di un responsabile di tanta disgregazione, negli ultimi anni la colpa è stata data un po’ a tutto e a tutti. Abbiamo addirittura sentito Marcello Veneziani – durante la presentazione di un suo libro – attribuirne la responsabilità al Sessantotto. Sì, a “quel” Sessantotto, quello della contestazione giovanile in tutto il mondo. Che, se lo guardiamo a più di quarant’anni di distanza, non è stato quel movimento rivoluzionario che potevamo sperare, noi che c’eravamo e vi abbiamo partecipato. Anzi, diciamocela tutta, oggi il Sessantotto ci fa piuttosto tenerezza. Perché eravamo giovani, e le cose che fai quando hai diciotto anni ti restano nel cuore e ti tornano alla mente riportando alle labbra il sapore dei primi baci. E se un po’ di trambusto lo ha provocato, almeno nell’immediato, a quarant’anni di distanza sembra passato senza lasciare traccia di sé. Salvo che nella musica, grazie all’immortalità che le note hanno dato a John Lennon e a Paul McCartney. La decomposizione della società, dunque. Significata da valori che non esistono più, dai fondamenti della civile convivenza che si sono persi, e che molti degli appartenenti alla specie umana non sentono il bisogno di rispettare. La famiglia, la scuola, la società civile, tutti siamo accomunati nel calderone della grande colpa. Siamo proprio sicuri che sia così? Qualche tempo fa, sono rimasto molto impressionato da un episodio al quale mi è occorso di assistere, in un’aula di corte d’Assise, dove stavo seguendo le fasi di un processo. Cinque ventenni erano chiamati a rispondere dell’omicidio di un altro giovane, avvenuto a calci e pugni, senza una ragione, se non quella di voler eliminare – soprattutto per noia – chi non fosse giudicato dal branco conforme a un modello stabilito, dio solo sa con quale scienza e coscienza. Alla fine dell’udienza, mentre gli imputati venivano condotti via in catene, la madre di uno padre della psicanalisi è vissuto in un periodo storico durante il quale l’educazione ai giovani veniva impartita secondo regole molto severe, almeno nella classe borghese che rappresentava il riferimento per i suoi studi. Successivamente, la “Scuola di Francoforte” ha ritenuto che un’educazione troppo repressiva fosse all’origine di molti mali. Sicuramente! Ma nessuno ha mai pensato che dei cinque galantuomini ha gridato al figlio assassino «Sono orgogliosa di te!». Ecco, in quel momento ho capito molte cose. Che non può essere colpa della società, né tanto meno della scuola, se in una famiglia apparentemente “normale” cresce un assassino. Mi domando e chiedo: con una madre così, poteva crescere un ragazzo diverso? Difficilmente, credo che siamo tutti d’accordo. Perché ho forti dubbi che una simile persona sia riuscita a insegnare a qualcuno la differenza tra il bene e il male, tra il lecito e l’illecito. Freud sosteneva che tutti noi siamo ostaggio dell’educazione che abbiamo ricevuto da piccoli. Certo, il possano esserci anche ragazzi che assumono comportamenti asociali non come risposta ribelle a un’educazione troppo rigida, ma come conseguenza della totale mancanza di educazione a una vita di normale e civile convivenza, secondo regole condivise? Ritorniamo al nocciolo del problema. La decomposizione della società, sotto i colpi di maglio della caduta di certi valori. Ma siamo sicuri che questi valori prima fossero presenti in tutti? Che il giovane assassino – che ha ucciso per noia e per disprezzo della sua vittima – abbia deciso di diventare carnefice “gettando via” valori che aveva appreso da bambino e che riteneva troppo oppressivi? Che sua madre, quella madre, glieli avesse inculcati nella testa? E, naturalmente, che la stessa madre li avesse imparati da un padre responsabile, e questi, a sua volta, da un genitore in grado di capire la differenza tra il bene e il male? Il problema non è che la famiglia si stia disgregando, ma piuttosto che molte famiglie si sono formate su basi diverse da quelle alle quali sono portati a pensare coloro che si occupano di famiglia e società. Ci sono unioni del tipo “Io Tarzan, tu Jane”; e i figli, liberi di scorrazzare per la giungla accompagnati dalla scimmia Cita, ci pensano da soli a imparare le regole della sopravvivenza. Alt! Questo è il punto. Per vivere in una società civile non bisogna imparare le regole della sopravvivenza, ma quelle della convivenza civile, basata sul rispetto e la tolleranza per l’altro. Qualcuno le deve insegnare, queste regole. Lo deve fare il nucleo minimo che è alla base di una società, cioè la famiglia. Ma dovremmo accertarci che, in tutte le famiglie, gli adulti abbiano appreso queste regole, a loro volta, dalla loro famiglia. E così via. Che siano in grado di insegnarle. Solo così potranno gridare ai loro figli di essere orgogliosi di loro. Vorrei tanto che qualcuno dei capoccioni che reggono il timone anche delle nostre vite mi spiegasse perché, per guidare un’automobile, sia necessario superare esami fisici molto rigorosi e imparare regole di comportamento stradale molto dettagliate, mentre per fare un figlio e gettarlo nella giungla del mondo, è sufficiente che Tarzan e Jane siano reciprocamente attratti per cinque minuti. Tempo libero Luglio 2011 15 Nessun uomo è un fallito se ha degli amici di Ernesto Pavan Annunciata l’edizione Gold del celebre gioco di ruolo La Ruota è tornata e brucia più di prima The Burning Wheel (di Luke Crane) è uno dei giochi di ruolo più importanti degli ultimi anni: dalla sua pubblicazione nel novembre 2002 ha visto l’uscita di due edizioni, l’ultima delle quali (del 2005) ha venduto più di 7.000 copie. Dal suo sistema sono nati due giochi, Burning Empires e Mouse Guard, il secondo dei quali ha vinto nel 2009 l’Origin Award come miglior gioco di ruolo. Ora l’autore ha annunciato per agosto l’uscita di Burning Wheel Gold, una versione rivista e aggiornata in un tomo unico di 600 pagine: sembrano tante e lo sono, perché Burning Wheel trae da sempre la sua forza dal livello di dettaglio e dalla complessità del sistema. Non un gioco per tutti, dunque, ma un gioco per chi ama essere sempre a contatto con le regole e interagire con essere per vivere un’esperienza interessante. Dal sito del gioco (http://www. burningwheel.org/) è possibile scaricare un’anteprima di 75 pagine che è di per sé sufficiente per giocare, purché ci si accontenti di utilizzare i personaggi inclusi (le regole per la creazione non sono presenti). Come anticipato, le regole sono molte, ma ruotano tutte attorno a un principio basilare: i personaggi sono la cosa più importante. Ciascun giocatore ne ha uno, tranne il Game Master, e ciascuno è definito da una serie di caratteristiche riassunte nell’acronimo BITs: Beliefs, Instincts e Traits. I Beliefs (“Credenze”) sono gli ide- ali del personaggio, espressi da affermazioni in prima persona (“Devo provare il mio valore”); gli Instincts (“Istinti”) sono le sue reazioni istintive, come “Se qualcuno mi minaccia, gli do un pugno”; infine, i Traits (“Tratti”) sono abilità o caratteristiche particolari, come Ambidestro o Determinato. Ci sono poi una serie di caratteristiche numeriche (sei in tutto) da cui derivano altri valori, usati per i tiri di dado, nonché valori numerici per le risorse economiche del personaggio, le sue relazioni e il suo equipaggiamento; ma il cuore del sistema è nei BITs. Non a caso, il primo compito del Game Master è proprio quello di fornire un’opposizione ai personaggi, mettendoli in situazioni che contrastano con le loro Credenze e spingendoli a tirar fuori i lati negativi dei loro Istinti e Tratti. I personaggi possiedono anche delle Abilità (Skills) che rappresentano le loro conoscenze e capacità acquisite. Per utilizzarle, i giocatori devono dichiarare l’intento e le azioni compiute dal personaggio e tirare un numero di dadi a sei facce a seconda dell’attributo numeri sul quale l’abilità è basata; ogni risultato pari o superiore a quattro è un “successo”. Per ottenere quello che desidera, il personaggio ha bisogno di un numero di successi pari alla difficoltà del tiro (determinata dal GM a seconda della situazione e dell’abilità usata) o superiore ai successi dell’avversario (nel caso di un tiro contrastato); esistono altre tipologie di tiri, ma queste due sono le più comuni. Il successo consente al giocatore di descrivere la vittoria del personaggio; il fallimento dà al GM la facoltà di descriverne la sconfitta. In ogni caso, il personaggio ha l’opportunità di crescere, migliorando l’abilità utilizzata, sia in caso di successo che in caso di fallimento, a differenza di quanto accade in alcuni giochi dove solo il successo ha conseguenze positive in tal senso. è on-line il nuovo sito di Verona è www.quintaparete.it L’ultimo elemento fondamentale delle regole del gioco è l’Artha, una parola sanscrita che si riferisce al potere della persona. L’Artha è una risorsa che si guadagna mettendo in gioco i BITs ed è suddivisa in varie tipologie (Fate, Persona e Deeds), ciascuna delle quali può essere spesa in modo diverso: l’Artha di tipo Fate, per esempio, può concedere un “colpo di fortuna” al personaggio, mentre quella di tipo Persona può evitare le complicazioni dovute a un tiro fallito. Il guadagno e la spesa di Artha sono un aspetto fondamentale del sistema di gioco, ma introducono anche diverse complicazioni, sottolineando una volta per tutte che Burning Wheel non è un gioco da prendere alla leggera. Onestamente, non abbiamo un’opinione su Burning Wheel. È sicuramente un gioco interessante, ma il suo impianto per certi versi tradizionale e la grande complessità richiedono molto tempo per essere analizzati a fondo; aiuterebbe, poi, avere a disposizione il gioco completo e non una semplice (per quanto completa) preview. A queste condizioni, non possiamo certo raccomandare il preordine della prossima edizione; forse, in futuro, quando ne sapremo di più, potremmo dare un parere definitivo. 16 Società Luglio 2011 Storie di ordinaria follia di Giordana Vullo Lo stress ci fa dimenticare quanto di più bello ogni uomo possa desiderare Infanzia dimenticata Jacopo e Elena sono stati dimenticati ancora una volta, i giornali e i media non parlano più di loro e dei loro genitori. un mese fa ci portano indietro mitologici dove gli infanti venisocietà. Oggi i bambini sono dimenticati da genitori frenetici con mille impegni che come dimenticano le chiavi a casa lasciano sul sedile i loro piccoli indifesi al chiuso delle auto parcheggiate al caldo sole di tarda primavera. Si è trattato di fatalità, di imprevedibile disgrazia ma loro non ci sono più e non ci sono più le loro risate e i loro pianti. Cosa sta accadendo all’umanità? La vita frenetica, la continua corsa, i mille impegni, lo stress, le abitudini consolidate, la routine stanno distruggendo la vita stessa e con essa amore, affetti, famiglie, il futuro dell’umanità. Elena e Jacopo: bambini vittime della disattenzione dei padri. Il padre di Elena era andato a lavoro, convinto di avere lasciato la piccola alla scuola materna. Ma così non era. La piccola Elena è morta in conseguenza alla disidratazione da colpo di calore, dovuta alla permanenza della bambina per varie ore nell’auto. Un altro padre due giorni dopo auto, Jacopo, 11 mesi, morto per il troppo caldo che gli ha causato un arresto cardiocircolatorio. Un’altra inerme vita se ne è andata, un’altra vita così giovane. Dove siamo arrivati? Dove anDella cosa più bella e importante che la vita gli ha donato? Cosa succede nella mente di queste persone da procurargli questa dimenticanza? Si tratta di dimenticarsi di glio, di un essere umano. Gli organi della bambina sono stati donati e altri tre bambini grazie a lei potranno ancora sorridere e diventare adulti. Il dramma di Teramo ha trovato la pietas della moglie che ha capito e perdonato il proprio compagno, difeso contro tutti elogiandone le qualità di uomo e padre. La donna lo stringe e abbraccia affettuosamente per dare e avere consolazione. La rabbia e il rancore, sentimenti che sgorgano violenti e immediati di fronte alla crudeltà del destino, non albergano nell’anima di questa mamma. Ha perso la sua piccola, sta per mettere al mondo un’altra creatura, e il padre di entrambe, suo marito, è contemporaneamente responsabile della loro vita e della loro morte. Le mancanze di un padre o di una madre non sempre provosiamo quanti piccoli vengono persi sulle spiagge, cadono dai balconi, vengono rubati, molestati, drogati e uccisi. Il ruolo dei genitori viene - da loro stessi - dato troppo per scontato e vissuto con distrazio- Il dramma di un genitore che insuperabile tra i tormenti possibili, è contro l’ordine naturale delle cose, è l’aggressione al futuro immaginato. La situazione che ti porta via ne per la responsabilità, o l’irresponsabilità, di uno o entrambi i genitori. In questi casi non c’è volontà. È un fatalismo causato dalla mente dell’uomo che, concentrata sull’obiettivo del lavoro, rimuove completamente il pensiero Il problema, comunque, resta a monte. La vita frenetica porta i genitori a trattare i bambini, I pensieri di una mamma Parcheggiati con la macchina e lasciati cuocere sotto il sole. Dimenticati come si dimentica un telefonino andando al lavoro . Bambini lasciati soli per gioco, per divertirsi; la mamma e il papà hanno diritto di uscire quando ne hanno voglia, non importa se gioco. Tutto è concesso basta che non parli che non disturbi, perché la mamma lavora non ha tempo, il papà è impegnato torna stanco, stressato dal lavoro e non bisogna disturbarlo. E i nonni dove sono i nonni? I nonni spesso vengono, una volta spogliati di tutto, dimenticati in qualche casa di riposo dove non c’è il tempo di andarli a trovaredove stanno bene. E così muoiono i nonni come i bambini, dimenticati come i bambini , Eppure questi genitori li hanno desiderati, genitori che hanno fatto di tutto per avere un piccolo fra le braccia da coccolare, da amare e da dimenticare. E’ necessario che qualcuno, qualcosa ci ricordi cosa dobbiamo fare perché non abbiamo il tempo di pensare o abbiamo troppe cose a cui pensare . Enrica anche di pochi mesi, da adulti. I ritmi di un piccolo sono altri. I bambini devono avere i loro tempi per mangiare, per giocare, per dormire. Molti genitori non sono disposti a rinunciare alle loro libertà in questa società e, purtroppo, queste sono le conseguenze. Nel caso di Elena e Jacopo si tratta situazioni eccezionali che sconvolgono la vita di chi porterà sulla coscienza la morte del proprio piccolo. Fortunatamente sono casi rari, eccezionali, ma ciò non toglie che la società attuale sta perdendo attenzione nei confronti sta mettendo a dura prova il proprio senso di responsabilità verso i più piccoli. Edito da Quinta Parete Via Vasco de Gama 13 37024 Arbizzano di Negrar, Verona Direttore responsabile Federico Martinelli Coordinatore editoriale Silvano Tommasoli Assistente di redazione Stefano Campostrini Hanno collaborato Daniele Adami Paolo Antonelli Valentina Bazzani Anna Chiara Bozza Stefano Campostrini Giulia Cerpelloni Francesco Fontana Lorenzo Magnabosco Federico Martinelli Ernesto Pavan Alice Perini Silvano Tommasoli Giordana Vullo Stefano Campostrini Autorizzazione del Tribunale di Verona del 26 novembre 2008 Registro stampa n° 1821 Società Luglio 2011 17 Storie di ordinaria follia Il parere dell’esperto In merito ai drammatici casi dei piccoli Jacopo ed Elena abbiamo chiesto il parere alla Dott.ssa Laura Facchinetti, Psicologa responsabile della consulenza psicologica per gli studenti universitari di Verona. La Dott.ssa Facchinetti, in merito ai drammatici avvenimenti dei bambini dimenticati in auto -oggetto della nostra indagine- ha dato il suo parere professionale. Queste sono le sue dichiarazioni: ‹‹La situazione a mio parere può essere definita come drammatica fatalità ›› La nostra società purtroppo produce una moltitudine di uomini sottoposti a ritmi di vita stressati, ma la società deve andare avanti non può rallentare il suo cammino. Il futuro è e sarà sicuramente più impegnativo e difficile per tutti noi , ma bisogna guardare avanti, agli sviluppi che abbiamo e che avremo non possiamo pensare di fare un passo indietro e tornare alla società dei nostri nonni. Queste disgrazie sono sempre accadute ma sono state, in tempi precedenti, vissute come accadimenti prevedibili. I genitori sapevano, già dalla nascita, che non tutti i figli sarebbero arrivati all’età adulta o all’adolescenza, era possibile una piccola disattenzione della madre o di chi si occupava dei piccoli, per trovarli a ridosso di una scarpata o annegati in un torrente, ci si appellava alla sola fatalità, al tragico destino. Nessuno avrebbe mai pensato di additare i genitori come colpevoli di disattenzione o disinteresse nei confronti delle loro creature. Oggi, in questa situazione così drammatica, non si può scaricare il dolore e l’impotenza sulle spalle di persone che non sono dei disadattati o che non sono attenti ai loro figli. Sono padri dediti alle loro famiglie , professionisti soggetti ad un’ amnesia temporanea causata dalla routine di tutti i giorni, che ci fa agire come se tutto fosse già preordinato, prestabilito. Quello che invece la società dovrebbe chiedersi è il perché della negligenza di coloro che avranno visto, sentito i pianti e non hanno fatto nulla! “Tanto ci penserà qualcuno”! Non è possibile che nessuno si sia accorto di nulla! La società cerca sempre un colpevole a cui addossare la propria responsabilità. Per la morte di Elena e Jacopo abbiamo i loro padri che vivranno la vita futura nel rimorso e nella sofferenza il male più terribile che un uomo possa subire: “La morte del proprio figlio”. La Dott.ssa Laura Facchinetti è disponibile per appuntamento al numero 348.8980139 oppure via mail : consulenza.psicologica@ esu.vr.it appleproducts.tk Apple Products è un gruppo di persone che condividono la passione per i prodotti Apple. Visitateci sul sito internet dove potrete trovare guide, aiuti e molto altro sul mondo Apple. Per una totale accessibilità al sito è necessaria l’iscrizione gratuita al forum. 18 Viaggi Luglio 2011 Houston, abbiamo un problema di Alice Perini Combinazione Plitvice: quando nel paradiso s’intrufola il disastro umano In Croazia: laghi, cascate, boschi &... Le nostre valigie erano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo molta strada da fare. Ma non importava, la strada è la vita Jack Kerouac Di strada da percorrere ce n’è: circa cinquecento chilometri di vita direbbe Kerouac, che di strada (e dunque di viaggio) se ne intendeva davvero. Un percorso verso l’Est, in un Paese tanto vicino quanto a lungo dimenticato, meta, da alcuni anni a questa parte, di almeno due diversi itinerari turistici: quello dentistico, ben radicato soprattutto in Istria, regione ricca di testimonianze storico-culturali uniche, e quello “classico”, ovvero la vera vacanza vissuta senza alcun cruccio odontoiatrico. La Croazia è un’alchimia, una giovane combinazione di realtà difformi affacciatasi alla storia solo nel 1991, quando dichiarò la propria indipendenza dalla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. La Croazia rappresenta la determinazione nel voler emergere da un recente passato contrassegnato da problemi enormi, mentre i suoi sforzi raccontano di un desiderio, quello di essere a tutti gli effetti un Paese europeo riconosciuto come tale. Detto ciò, non aspettate il 1° luglio del 2013, giorno in cui questo Stato entrerà ufficialmente a far parte dell’Unione Europea, per un viaggio da queste parti: sarebbe un vero peccato rimandare ad allora la vostra visita. Se la storia c’insegna che la Croazia fu nei millenni un crocevia, una terra d’incontri e scontri, una zona di confine, allora l’itinerario di questo mese non potrà che reinterpretare in chiave turistica questi concetti, e Plitvička jezera, il Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice, fa proprio al caso nostro. Il suo territorio occupa una superficie di quasi 33 mila ettari e si estende per circa il 90% nella regione della Ličko-senjska e per il restante 10% nella re- Qui sopra, il lago Koz jak e a centro pagina uno splendido scenario dei laghi di Plitvice gione di Karlovačka: un vero e proprio smeraldo da oltre 22 mila ettari di boschi e foreste incastonato nell’area delle Dinaric Mountains, a 170 Km da Fiume e a da 140 da Zagabria. Per rimanere in tema di numeri, la riserva fu istituita nel 1949, data da Guinness, visto d’acqua. Impietosita dalle continue preghiere degli uomini, la Regina Nera mandò la pioggia su questa terra martoriata: piovve così tanto e così a lungo che il livello dell’acqua si alzò abbastanza da creare questa rete di laghi, sedici in tutto, inseriti dalla rivista Budget Travel che si tratta di uno dei parchi nazionali più vecchi in Europa, e fu dichiarata patrimonio dell’umanità dell’UNESCO già nel 1979. Quando ci si trova di fronte a certe meraviglie, la storia da sola non basta. È la leggenda che deve valorizzare l’oggettività delle cose. E leggenda vuole che i laghi di Plitvice nascessero dopo un lungo periodo di siccità, quando la gente, gli animali e le piante erano alla disperata ricerca di una pozza tra i dieci più belli di tutto il mondo. Sedici specchi d’acqua distinti tra Laghi Superiori e Inferiori, una classificazione che potrebbe sembrare ovvia, dato che si tratta di un unico sistema lacustre: in realtà, la valenza di tale ripartizione è soprattutto di carattere geologico, poiché i bacini del primo gruppo sono di roccia dolomia, mentre quelli del secondo di tufo; l’incontro tra i due ha luogo nel lago Kozjak, il più grande e profondo di tutti. Tuttavia, lo spettacolo della natura non si manifesta “solo” attraverso l’acqua, elemento al quale, prevalentemente nelle regioni carsiche, viene conferita un’impronta mitologica. A forgiare questo paesaggio spettacolare contribuisce un fenomeno biodinamico molto particolare: le acque del fiume Bianco e Nero, i due corsi che alimentano l’insieme dei laghi, sono ricche di sali calcarei, in particolare carbonato di calcio e carbonato di magnesio, provenienti dalla dissoluzione delle rocce che formano la struttura morfologica del sito. È il carsismo, ovvero l’azione corrosiva dell’acqua esercitata a danno delle rocce calcaree; ed è grazie a questo incantesimo scientifico che si sono formati ruscelli, cascate e barriere tufacee ricoperte da uno strato di muschi sedimentatosi nel tempo. Un universo in perenne evoluzione. Basti pensare che il travertino, la roccia formatasi per evaporazione di acque di sorgenti calcaree, è, per i Laghi di Plitvice, una ragione di vita. Infatti, è al tiburtīnus che questo insieme di bacini deve la propria esistenza: in virtù della sua rapida e continua formazione e stratificazione, questa roccia contribuisce, assieme all’acqua, a creare singolari configurazioni ambientali e nuovi percorsi a velocità impressionante (circa Luglio 2011 Viaggi 19 Houston, abbiamo un problema un centimetro all’anno). Un’alchimia tanto preziosa quanto fragile, come testimoniano le indagini dei ricercatori, i quali hanno scoperto che, nel corso dei millenni, si sono susseguiti molti periodi critici per Plitvice: la mancanza della giusta combinazione di temperatura, umidità e purezza dell’acqua ha rischiato più volte di compromettere l’esistenza di questo luogo. Una precarietà che dura ancor’oggi e che, a causa dell’inquinamento atmosferico e dei fertilizzanti usati in agricoltura, si prevede possa peggiorare nel corso degli anni. Le sfide per Plitvice non si fermano qui: le sue colline nascondono ancora mine e bombe inesplose lasciate dai soldati durante la devastante guerra civile degli anni ’90, quando il parco, grazie alla sua conformazione, venne sfruttato come rifugio dai ribelli. Tre milioni di mine sepolte in questo angolo di paradiso. E uno sforzo immane del governo croato nell’operazione di de-mining, l’unica strada da percorrere affinché Plitvice potesse riguadagnare la propria popolarità, riconquistata a tutti gli effetti verso la fine degli anni ‘90, quando il Parco è dichiarato sicuro per i visitatori. Purtroppo, resistono altre orme lasciate dalla guerra: intere zone di foresta torturate e ancora convalescenti, mentre la popolazione di orsi, cervi e uccelli sta gradualmente riprendendo possesso del proprio habitat naturale. Un paradiso? Tolte le mine, le bombe, la guerra, l’inquinamento… Come dire, una volta tolto l’uomo, la speranza c’è. E se proprio non volessimo togliere il disturbo, allora cerchiamo di non creare ulteriori casini. Un miracolo, a proposito di paradiso. In questa pagina, dall’alto: un sentiero attraversa le acque, l’inverno dei laghi di Plitvice, la fauna e la flora, in particolare l’orchidea detta “Scarpetta di Venere” Rarità L’area dei laghi di Plitvice è oggetto di studio già nella prima metà del 1800, il che ci conferma che le peculiarità del luogo erano note anche agli studiosi del tempo. Ne è un esempio la grande diversità delle specie floreali presenti nel Parco: ben 1267 appartenenti a 112 famiglie, molte delle quali inserite nel Libro rosso delle specie vegetali della Repubblica di Croazia e protette dalla Legge sulla tutela della natura. Tra queste, la Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), considerata l’orchidea più bella di tutta Europa. 20 Viaggi Luglio 2011 Giro giro tondo, io giro intorno al mondo di Anna Chiara Bozza Attrazione fatale per i Daredevils Niagara Falls: scenografica meraviglia e limite del pericolo Le cascate del Niagara sono indubbiamente da annoverare tra le meraviglie del mondo per la loro bellezza e maestosità. Superato il confine con il qua. Ma estraniandosi per qualche secondo dal contorno creato per i visitatori, ci si riesce a concentrare sulla meraviglia e Falls. Per non essere da meno molti cercarono di emularlo, alcuni con esito positivo, altri annegarono o si ferirono. Nel 1901 Annie Edson Taylor sopravvisse alla caduta dentro una botte di legno; mentre nel 1911 Bobby Leach trascorse sei mesi in ospedale per essere sceso dentro un barile di ferro. Questi sono solo alcuni dei temerari che tentarono questa folle impresa nel secolo scorso, ti hanno tentato il lancio dalle cascate a Ferro di cavallo che si trovano sul versante canadese. L’unico invece ad essersi gettato senza protezione e averla scampata è Kirk Jones, un quarantenne di Carton, Michigan. Il 20 ottobre del 2003 è entrato in acqua ad un centinaio di metri prima del salto, ed otto secondi dopo si è ritrovato a precipitare per ben cinquantatre metri. La storia di Jones è l’imponenza del luogo. Il rumore delle cascate è assordante, la natura si manifesta in tutta la sua forza, facendo sentire l’uomo piccolo e insignificante. La maestosità delle rapide non soltanto attrae orde di viaggiatori tutto l’anno, ma ha ispirato ed ispira gli amanti del rischio sfrenato. I “Daredevils” (Scavezza collo), sono coloro che nel corso degli anni hanno tentato di gettarsi dall’alto delle casca- altri non furono così fortunati da poterlo raccontare. Per limitare il propagarsi di tale iniziativa, le autorità erano solite te dentro una botte o senza protezioni. Sam Patch nel 1829 fu il primo uomo, di cui si abbia notizia, a sopravvivere al tuffo dalla cascata principale, Horseshoe multare coloro che si cimentavano in questo folle “sport”, considerato illegale. Nessuno, comunque, è mai sopravvissuto nel tentativo di saltare dalle cascate americane. I soli supersti- resa ancora più sorprendente per il fatto che dalla caduta ha riportato soltanto qualche ferita superficiale. Dalla cascata Horseshoe, infatti, l’acqua del fiume Niagara precipita con una velocità di 150.000 litri al secondo. L’americano accolto come un eroe da chi ammira questo tipo di imprese, però, è stato multato e bandito a vita dal Canada. La lista di coloro che hanno tentato questo tipo di “sport” è molto lunga, e sicuramente in futuro altri proveranno. Ma tutti questi temerari hanno sicuramente qualcosa in comune: il desiderio di prendere coscienza della loro vita, mettendola a rischio cercando di superare un limite. L’arte del temerario è così sofisticata che le probabilità di sopravvivenza non contano, conta soltanto l’emozione e la possibilità di entrare nella storia. Le due cascate principali, sotto il temerario Bobby Leach Canada, dalla città di Niagara Falls dello stato di New York ci si trova nell’omonima cittadina dell’Ontario. La cosa che più colpisce i visitatori è la tranquillità e lo stile di vita della popolazione canadese, che si discosta molto dalla caotica frenesia delle metropoli americane. Ma il senso di calma e serenità dura solo pochi istanti perché gli altissimi hotel, i ristoranti e il casinò sorti davanti alla meravigliosa grandezza della natura sono dietro l’angolo. Hilton, Sheraton e Marriot, i più importanti marchi, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di offrire ai turisti, che ogni anno popolano la zona, straordinarie camere con vista sulle cascate, pagate a peso d’oro. La cittadina di Niagara Falls, ribattezzata la “Nuova Las Vegas”, rappresenta un mix tra natura e modernità che rende lo scenario quasi inquietante. Case dei fantasmi, degli specchi e luna park vi faranno sentire nel posto più kitsch della terra. Migliaia di turisti in rigorosa mantellina blu affollano ogni giorno la “Maid of the Mist”, il battello che offre il giro panoramico fin sotto al salto dell’ac- Viaggi Luglio 2011 21 Giro giro tondo, io giro intorno al mondo di Alice Perini Vita (la solita) - morte (in sospeso) - vita (un’altra?!): l’ibernazione Un intermezzo molto sotto zero La scienza è un cimitero di idee morte, anche se ne può uscire la vita Miguel de Unamuno pari a 30 mila euro per l’ibernazione totale e a 10 mila per l’ibernazione della sola testa. A questo punto, converrebbe optare per il servizio al completo: del resto, se è vero che, come stabilì lo scultore Policleto con la sua proporzione, le dimensioni della testa sono 1/8 del corpo, il prezzo ideale sarebbe di 3.750 euro. Che siano soldi ben investiti? Per chi ci crede, per chi proprio tenza. 101 esseri umani che forse mangeranno ancora la pizza, leggeranno un libro, guarderanno un film, andranno in vacanza, avranno mal di denti e taglieranno l’erba del prato. Mi domando se questi 101 non si siano interrogati su un dilemma esistenziale: dovranno ritornare al lavoro? Se sì, quando avranno diritto alla pensione? Perché potrebbe anche essere che tra 400 anni, l’età media si sia allungata ulteriormente e che, di conseguenza, se ancora esisterà il concetto di pensione, può darsi che i 101 uomini si ritrovino a dover maturare qualche anno di lavoro. Oppure, vista la spiccata predisposizione ottimistica di chi intraprende la strada del freezer, potrebbe prospettarsi un mondo senza guerre, malattie, tsunami e magari senza lavoro (meglio, senza bisogno di andare al lavoro, perché senza lavoro ci siamo quasi). Indipendentemente da come vedete il bicchiere, se mezzo pieno o mezzo vuoto, sappiate Se la scienza abitasse in un freezer, piuttosto che in un cimitero? Non in un comune congelatore casalingo, ma in uno speciale refrigeratore capace di garantire temperature a dir poco glaciali che si aggirano intorno ai meno 190 °C. E se in questo freezer stesse di casa anche la speranza/il desiderio dell’essere umano di vivere oltre la morte? Nella realtà, questi congelatori polari esistono già: qualcuno in Russia e qualcun altro negli Stati Uniti, gli unici due Paesi al mondo alle prese con la crioconservazione. La convivenza Unità di crioconservazione (foto di Taryn Simon) degli inquilini refrigerati inizia a farsi problema- non vuol saperne di essere mortica, visto l’affollamento nel to per sempre, per chi vuol vefreddo sarcofago: l’ambizione dere il mondo tra quattrocento dell’uomo di ritornare in vita; anni, non c’è denaro meglio imla scienza, la cui esistenza va di piegato. Robert Ettinger, il papari passo con quella umana; dre della criogenetica, la scienil corpo di chi è in stand-by e za che si occupa di preservare i attende di essere riacceso. Di- corpi in stand-by menticavo il cervello! No, non il di esseri umani (o mio, che al momento soggiorna animali) a basse ancora nella mia testa. Intende- temperature nelvo il cervello da conservare nel la speranza che freezer. Perché se proprio siete i progressi della timorosi e volete fare un pas- tecnologia consettino alla volta, potete partire sentano un ritorcon un congelamento del vostro no alla vita, è un encefalo; una volta che la scien- signore di 93 anni za avrà compiuto i suoi passi (da che ha alle spalle gigante, questa volta), vi risve- l’ibernazione delglierete, anzi, la vostra materia la madre, avvegrigia si riaccenderà, vivrà in nuta nel 1977, e un altro corpo e, quando sarà delle due mogli. il momento, se l’esperienza sarà È il fondatore del Robert Ettinger, il padre della criogenetica stata di suo gradimento, potrà Cryonics Institute, nel Michigan, che i primi 6 minuti dopo la vodecidere di procedere a un trat- struttura di riferimento in que- stra provvisoria (?) morte sono, tamento completo, con iberna- sto settore e attuale dimora di mai come in questo caso, vitali. 101 corpi (qui non è ammessa Entro 6 minuti occorre procezione di tutto il corpo. Se siete in pena per il vostro la possibilità della sola neuro- dere a un repentino abbassaportafoglio, ecco la buona noti- conservazione) di persone che mento della temperatura corzia. I costi non sono così proi- hanno scelto la via della crio- porea, al fine di evitare lesioni irreparabili al cervello e agli albitivi come si potrebbe pensare: genetica. in Russia, la cifra da versare è 101 morti in atto e vivi in po- tri organi. Oggi, gli studiosi di criogenetica sono al lavoro per perfezionare il processo di vitrificazione: infatti, la rapida diminuzione del grado di calore corporeo non deve permettere all’acqua nel corpo di formare i cristalli di ghiaccio. Altri problemi irrisolti riguardano sia le sostanze tossiche adoperate durante l’ibernazione che la capacità di agire su tessuti umani complessi senza causare danni. Ora, supponiamo che il tutto si sia svolto nel migliore dei modi. La scienza si evolve, com’è probabile che accada, la tecnologia progredisce e diventa possibile scongelare i pazienti. Possono passare vent’anni. Può essere che le cose vadano a rilento e che solo tra 50 o 100 anni il desiderio di queste persone si avveri. Si sveglieranno, immagino, si tireranno un po’ la pelle e via. Una volta aperta la porta del Cryonics Institute, troveranno… Troveranno… Che cosa troveranno? Familiari? Se anche questi non si sono fatti ibernare, sarà difficile. Amici? Tutti andati in un’altra direzione. Casa? Può essere, quella non ha bisogno di essere congelata per rimanere sulla Terra. Problemi che si crea chi scrive e che forse non sono condivisi da chi sostiene la pratica della criogenetica. Perché per loro, forse, è importante vivere, non vivere assieme agli altri. Qual è la differenza tra la vita dopo la morte per chi crede nell’Aldilà e la ri-vita nell’Aldiqua dopo una “pausa di riflessione”? Fede a parte, nell’Aldilà, per chi ci crede, troveremo chi se n’è andato dall’Aldiqua prima di noi. Sappiamo che non saremo soli. Per chi ci crede, qualora volessimo restare nell’Aldiqua, sappiamo che potremmo ritrovarci soli in quello che è stato un tempo anche il nostro mondo. È diverso, ma non troppo. 22 Animali Luglio 2011 Amici miei di Alice Perini Versione riadattata di un’impresa di Garibaldi, socio fondatore dell’ENPA Chi vive a 6 zampe, lo faccia per sempre Due cose mi hanno sempre sorpreso: l’intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini Tristan Bernard Di Giuseppe si sa che fu ferito: è il 1862 quando il generale e condottiero italiano è raggiunto da una pallottola mentre si trova a combattere in Aspromonte. Sapere che è stato l’Eroe dei due mondi è tutta un’altra storia, perché, questa volta, nessuna canzoncina ha immortalato le gesta del patriota italiano compiute in Europa e in America Latina. E pensate all’ironia della sorte: Giuseppe muore il 2 giugno del 1882, sessantaquattro anni prima che gli Italiani fossero chiamati a decidere le sorti del Paese. Mi domando quale potrebbe essere la prima cosa che Garibaldi vorrebbe dire a noi, agli “Italiani del 150°”. È evidente che il generale non si è perso nulla di quanto accaduto in questi centoventinove anni dalla sua morte: del resto, vista la sua presenza statuaria in gran parte delle città italiane, come avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualcosa? In realtà, spero che quel suo sguardo rivolto verso Roma gli abbia risparmiato qualche atroce orrore umano. Perché in qualità di socio fondatore dell’ENPA, l’Ente Nazionale Protezione Animali, il nostro patriota proverebbe un senso di vera e propria ripugnanza nell’essere testimone di “certe cose”, una nausea tale da cadere da quel cavallo su cui ormai è seduto da decenni. Forse non tutti sanno che è proprio per volere del nostro Eroe ferito ad una gamba che venne fondata a Torino, il 1° aprile 1871, la “Società protettrice degli animali”: su sollecitazione di una nobildonna inglese, lady Anna Winter, Garibaldi affidò a Timoteo Riboldi, suo medico personale, l’istituzione di un organismo la cui prima pr e o c c upa z ione fosse la protezione degli animali da ogni forma di maltrattamento. Ed è così che, da quel 1° aprile di centoquarant’anni fa, gli uomini non dovrebbero più scherzare con i loro coinquilini di questo mondo. Ciò non significa che fino al 31 marzo 1871 fosse consentita ogni forma di sevizia: nonostante la notte porti consiglio, una sola notte non è mai riuscita a far rinsavire la coscienza umana. Eppure Giuseppe volle provarci, togliendo a noi, agli uomini predicanti il rispetto (di chi?) e la libertà (da cosa?), la presunzione di poter dire “l’ho inventato io”. Giuseppe, infatti, pensò davvero a tutto, anche al distintivo che i soci fondatori avrebbero dovuto portar con sé “per farsi riconoscere e rispettare dai conduttori genti municipali e dalla forza pubblica, onde aver diritto di ammonire i trasgressori”, come si apprende leggendo la storia di questa associazione. Per completare il quadro, lo stesso fondatore era consapevole di quanto fosse indispensabile la “mano forte” contro chi si fosse reso colpevole di violenze; multe, denunce e arresti erano le modalità previste già allora per punire i contravventori. Da allora si è rimasti in standby, aspettando il 2004, “l’anno dell’inasprimento delle pene”, il momento in cui vengono final- mente apportate significative modifiche al Codice penale in materia di maltrattamento degli animali. Proprio come aveva in mente Giuseppe. Ma di quali colpe potevano macchiarsi i contemporanei del patriota? Considerando sia i tempi che le necessità di quel periodo, le torture potevano essere inflitte, in particolare, ai cavalli, mezzo di trasporto ancora pressoché unico e assai diffuso a fine Ottocento. Colpi di frusta, pungoli, carichi smisurati e ogni altra fatica “alla Ercole”, almeno fino a quando il cavallo non si fosse accasciato per sempre. La vita non doveva essere facile nemmeno per i cani se Garibaldi volle specificare che uno dei compiti della nuova società era proteggere questi animali dai “mali trattamenti” dei guardiani. Chissà, invece, se il ge- Non voglio aggiungere una sola parola, perché faccio troppa fatica a interrogarmi su certe disgrazie umane senza lasciarmi sfuggire termini che non possono essere scritti. Se solo gli animali sapessero cosa manca davvero a noi uomini, almeno prenderebbero provvedimenti. Posso solo pensare che se c’è una cosa a cui qualche essere umano proprio non sa porre fine, quella è senza dubbio la mancanza di umanità. Il problema è che, purtroppo, non ho scoperto nulla di nuovo. Da Kora a Jerzu nerale abbia mai affrontato casi di abbandono in quegli anni in cui l’idea di “andare in ferie” non apparteneva ancora alla comune mente umana. L’abbandono: ecco la cafonaggine dei nostri tempi (una delle tante); tutto ciò che di negativo si può dire dell’uomo. Non posso aggiungere nient’altro, poiché ormai è già stato detto tutto, tra l’istituzione di una Task Force e l’altra. Tra una campagna di comunicazione e l’altra. Da “Il bastardo sei tu” a “Gli manca la parola. Per tua fortuna”. Non aggiungo altro perché mi sembra impossibile che oggi si debba ancora parlare di certe cose. È il 25 agosto 2004 quando Kora arriva a casa. È stata fortunata, lei. Solo qualche giorno trascorso in canile dopo aver girovagato per le campagne mantovane per poco più di una settimana. Per Jerzu la fortuna arriva all’inizio di settembre del 2010, quando io e il mio ragazzo, in vacanza in Sardegna, decidiamo di fermarci per soccorrere un cucciolo di pastore tedesco che insegue tutte le macchine che passano di lì. La buona sorte, per Jerzu, non arriva né dalle istituzioni né dalle forze dell’ordine. La felicità, in questo caso, ha il nome di un signore sardo appassionato di bici e, soprattutto, di animali: semplicemente un uomo che ha salvato altri cani nelle stesse condizioni del piccolo Jerzu. E se doveste mai trovare una morale in questa favola vera, allora avrò raggiunto il mio scopo. Sport Luglio 2011 23 Quando il gioco si fa duro di Daniele Adami Fra questi tre elementi come dovrebbe essere la reazione del tifoso? Scommesse (?)- calcio (?)- mercato L’atteggiamento di fondo della mia vita è stata la passione. Per realizzare i miei sogni ho agito sempre spinto solo dalla passione. La passione muove ogni cosa, è una forza davvero straordinaria Roberto Baggio Il primo termine del nostro titolo verrà trattato con il condizionale (ecco perché la scelta del punto interrogativo). Non si farà alcun nome. Il discorso sarà centrato sul valore di uno sport, il calcio, che viene messo in crisi dalle odierne parole, discussioni e indagini circa l’esistenza o meno di un sistema volto a indirizzare certi risultati di certe partite, in diversi campionati. Le accuse sono pesanti: modificare uno dei tratti più affascinanti e carichi di tensione. L’incertezza di un risultato. E le persone coinvolte, per prima cosa, dovranno rispondere proprio di questo. Dovranno rispondere a una domanda: hai tradito lo sport? Si, no. Vedremo. La miccia che starebbe alla base di tutto ciò? Il denaro. Tra il desiderio di avere sempre di più, o il bisogno di saldare qualche debito dovuto a un affare andato male. Si parlerebbe di medicinali dati ai compagni di squadra per allentarne le prestazioni sul campo. Si parlerebbe di una intensa, duratura e fitta rete di informazioni tra giocatori concentrata sulle condizioni fisiche (precarie e non) di calciatori con cui ci si allena fianco a fianco ogni giorno della settimana. Di amici, magari. Comunicare agli avversari (o ai non addetti ai lavori) simili dettagli, porterebbe, in seguito, a scommettere soldi su una particolare gara. Combinare un risultato per un profitto personale. Se tutto questo dovesse essere confermato, credo che una sola parola sarebbe adatta: squallore. Prima di tutto per aver annullato la propria lealtà. Poi per aver perso dignità e rispetto. Infine, per i tifosi, che investono fatiche, passioni, delusioni e denaro sugli avveni- menti che si svolgono su di un verde rettangolo di gioco. Su azioni che compiono altri individui, sui quali essi ripongono fiducia. La mia riflessione voleva proprio concentrarsi sul rapporto passione di un sostenitore continua imperterrita a muoversi nelle vene e nei muscoli. Anche con la presenza di un possibile scandalo come quello odierno. Questa cosa deve far pensare, e molto. Tacita accettazione? di un tifoso con quello che si sta ora leggendo sui giornali e ascoltando in televisione. Che immagine si costruirebbe di questo sport se le accuse si rivelassero fondate? Non facile da dire. Si sentirebbe tradito? Credo di sì. Sarebbe indignato e deluso? Credo di sì. Continuerebbe a seguire il calcio, pagando biglietti e abbonamenti? Ancora una volta, credo di sì. Non tutti, forse. E la risposta a tale domanda deriva dal fatto che la Voglia di affermare una propria estraneità ai fatti? Consapevolezza di superare il difficile ostacolo? La uno, la due o la tre? Anche un pizzico di tutte e tre. Passiamo al terzo termine del nostro titolo. Ci si allontanerà dalla prima parte dell’articolo, ma non troppo. Finito il campionato, sotto col calciomercato. Allenatori, dirigenti e giocatori che cambiano squadra e città. Per cercare nuove sensazioni e nuovi stimoli, per tentare altre sfide, per contrasti con le società, per uno stipendio diverso e più cospicuo. Le motivazioni, abbiamo visto (e non le abbiamo elencate tutte), possono essere di differente natura. Il tifoso, dal canto suo, come reagisce a un cambio di casacca? Con indifferenza, con fastidio, con amarezza. Dipende dal calciatore, potrebbe affermare qualcuno. Se si tratta di uno sportivo amato prevarranno amarezza e fastidio. Per un altro solo indifferenza. I membri di una squadra cambiano, la fede del sostenitore rimane. Ci si può sentire traditi, ma l’amore continua. Amaro, a volte. Per un atleta che decide di andar via solo per i soldi, magari ben voluto dalle tifoserie, potrebbe scaturire un sentimento di disprezzo. E il tradimento, qui, scotta. È proprio qui che risiede il legame fra gli estremi del nostro titolo. Il denaro. Banale? Non tanto. Il primo estremo verrà verificato (tenete presente il punto di domanda), il secondo è sotto gli occhi di tutti (non ha il punto di domanda). Si verifica ciclicamente ogni estate. Anche in inverno. Nel mezzo, il calcio. Con la predominante forza messa sulle scene dai tifosi, da coloro che sono appassionati. Le voci che corrono in questi tempi non fanno bene allo sport, come anche il cambiare continuamente maglia solo per i soldi. Sono i soldi che muovono il calcio? È questo il calcio? Tra scommesse(?) e mercato? L’interpretazione del titolo è personale. 24 Sport Luglio 2011 Quando il gioco si fa duro di Daniele Adami Michael Schumacher e la Formula 1: tra un quarto posto e la speranza di... Quel podio ancora fermo nell’aria Nello sport non potrà mai esistere un momento uguale ad un altro Michael Schumacher Per un soffio. O forse due. Nella gara più lunga, strana e pazza degli ultimi anni è mancata una piccola ciliegina sulla torta: il podio di Michael Schumacher, che, invece, ha tagliato il traguardo in quarta posizione. Lo vogliamo dire subito. Il secondo posto (ma anche il terzo) sarebbe stato il giusto coronamento di un’ottima prova. Il sette volte campione del mondo di Formula 1 (due titoli iridati con la Benetton e cinque con la Ferrari), capace di portare, sulla pista bagnata di Montreal, un bagaglio di classe ed esperienza che non ha eguali in questo momento, ha lottato fino alla fine per cogliere quell’obiettivo che manca da quando è risalito su una monoposto. Dal suo ritorno alle corse, infatti, il campione tedesco non è riuscito ad alzare al cielo un trofeo. Con una opportuna strategia diramata dal muretto, il 42enne pilota della Mercedes si è trovato fra le mani un tesoro da difendere con gli artigli. Una seconda posizione che non pareva reale. Il passo di gara, per un certo numero di giri, era simile a quello di Vettel. Se non migliore. Ma alle sue spalle si facevano sempre più intense e nitide le ombre di Webber e I tempi d’oro in cui festeggiava i suoi titoli... Schumi oggi, in tenuta Mercedes, costretto ad essere spesso sorpassato (da Webber sotto) Button. E le carenze strutturali della sua vettura si sono fatte sentire. Prima il soffio di Webber, poi quello di Jenson Button. Dalla medaglia d’argento a quella di carta in pochi secondi. Sceso dalla vettura i suoi occhi erano colmi sia di gioia che di rammarico. Non poteva non essere felice della sua prestazione. D’altro lato, il desiderio di riuscire a calcare nuovamente un podio è rimasto ancora nell’aria. Un desiderio che sperava si potesse realizzare su quel tracciato che per ben sette volte lo ha incoronato vincitore. Ma ogni corsa, si sa, ha una vita propria, che inizia con lo spegnimento dei semafori rossi e termina con lo sventolare della bandiera a scacchi. Gli imprevisti sono nascosti in ogni angolo. Un piccolo errore può essere determinante per il prosieguo della stagione, o della gara stessa. Michael Schumacher ci ha regalato grandi emozioni. I tifosi della rossa di Maranello lo sanno bene. Quando, due anni fa, il pilota tedesco ha deciso di mettersi nuovamente in gioco nel “suo” mondo dello sport, le reazioni furono diverse. Chi accolse bene questa scelta, chi la vide come un patetico tentativo di tornare alla ribalta dopo un periodo di grandi successi, come qualcuno che non vuole che il tempo scorra in avanti. Venne visto come un intruso. Io non condivido questa posizione. Sposo la prima idea. Mi piace rivederlo in pista. Penso sia difficile e, talvolta, straziante (passatemi questa espressione, forse poco adatta per una simile situazione) convivere con la consapevolezza di “aver finito” col proprio sport. Sono convinto che Schumacher possa dare ancora molto alla Formula 1, e all’attività sportiva in generale. Alla fine, quando un soffio silenzioso lo accarezzerà, (ri)appenderà il casco al chiodo. Al termine di questa stagione? Quella prossima ancora? ...e saltava sul gradino più alto del podio Cucina Luglio 2011 Serviti il pasto, cowboy di Giulia Cerpelloni Tra Mantova e Verona la ricetta per una dolce tradizione La “sbrisolona” a regola d’arte Sul piano di lavoro disponete a fontana le farine mescolate tra loro e nel centro mettete lo zucchero, le mandorle tritate, i tuorli, la scorza grattugiata del limone, un pizzico di sale e uno di vanillina. Mescolate bene tra loro gli ingredienti, poi riformate la fontana e nel centro mettete il burro fatto ammorbidire e lo strutto e impastate bene il tutto. Non riuscirete ad ottenere un impasto compatto: l’importante è che i singoli ingredienti si amalgamino bene tra loro. Imburrate e infarinate una tortiera, quindi distribuite all’interno la pasta sbriciolandola accuratamente in modo da formare uno strato uniforme. Prima di infornare battere con un paio di colpi secchi la base dello stampo sul piano di lavoro, in modo da colmare gli eventuali spazi vuoti che si potrebbero formare fra le “briciole” della pasta. Fate quindi cuocere in forno a 180°C per circa un’ora; lasciate raffreddare e servite spolverizzando con zucchero a velo. La tradizione veronese/mantovana vuole che questo dolce tipico venga bagnato con la grappa, buonissima! Gnam gnam...cotto e sbafato! Informazioni e ingredienti Difficoltà: media Tempo di preparazione: 30 minuti Tempo di cottura: 1 ora 200 gr di farina di frumento 200 gr di farina di mais fine 200 gr di mandorle spellate 2 uova 150 gr di zucchero 120 gr di burro 100 gr di strutto 1 limone 1 cucchiaio di zucchero a velo vanillina sale Vuoi pubblicizzare la tua attività sul nostro sito Internet o sul giornale? Contattaci! [email protected] cell. 349 6171250 25 R I S TO R A N T E Casale Spighetta ... dove la cucina tradizionale italiana viene rivisitata con un sapore d'Oriente ... Casale Spighetta, un nuovo spazio, un sorprendente gioco architettonico di salette che si intersecano pur rimanendo raccolte nella loro intimità. L'atrio Nafura, il Lounge panoramico Gioia & Gaia, la cantina del Trabucco, il Coffee Lounge tutti con arredi eleganti, diversi, con un tocco d'oriente legati da toni materiali ed effetti di luce e colore che rispecchiano alla logica di mirabili equilibri. Le sale esprimono un’atmosfera ariosa ed elegante perfettamente in linea con la cucina dello Chef Patron. Un’esigenza per chi, come lo Chef Angelo Zantedeschi va al di la dell’arte culinaria, un grande amore per la tradizione e l’arte moderma. Il Casale la Spighetta è un ristorante collocato nelle colline della Valpolicella a Verona, i suoi ambienti eleganti sono indicati per cene romantiche, banchetti e cene aziendali. Dal giardino estivo si può godere di un meraviglioso panorama. Via Spighetta 15 37020 Torbe di Negrar, Verona Tel/fax: +39 045 750 21 88 www.casalespighetta.it