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IL MATRIMONIO: GRAZIA E VOCAZIONE
"Se
ci amiamo a vicenda, Dio è in noi, e la sua carità, in noi, è perfetta";
questa breve citazione tratta dalla prima lettera di Giovanni ( 4,12 ), fa da
antifona al Vangelo di questa domenica, la cui riflessione è incentrata sul
rapporto sponsale tra uomo e donna, quale si realizza nel matrimonio.
E' importante riflettere, oggi, su questo tema, ed è ancor più importante
cogliere l'insegnamento che la liturgia offre, quando ci dice che, nell'amore
reciproco, in questo caso, quello coniugale, c'è una particolare presenza di
Dio, nel dono grande della carità, quella virtù altissima, coronamento e
principio di ogni altra virtù, che è appunto l'amore, la "virus unitiva", per dirla
con Tommaso D'Aquino, che rende possibile la comunione, nella donazione
reciproca, e giunge alla sua pienezza, in virtù della grazia. Nella crisi che
l'istituto familiare oggi vive, nella banalizzazione del rapporto tra uomo e
donna, e nella banalizzazione, quando non nel degrado, della vita sessuale,
rileggere e ripensare alle parole di Gesù su questo tema è di vitale
importanza. «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?»; questa la
domanda che i farisei pongono al Maestro, non un interrogativo, ma una
provocazione beffarda, così, come dissacrante è la mentalità odierna nei
confronti del matrimonio, inteso come legame stabile, che esige fedeltà e
dedizione, per tutta la durata della vita. La risposta di Gesù è semplice, egli
rimanda alle origini, al racconto della Creazione, alla prima comparsa
dell'uomo, signore del creato, splendida immagine del suo Dio, ma, solo, in
mezzo a tanta ricchezza. "E Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia
solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile», così recita il passo della
Genesi, proclamato nella prima lettura; così, Dio creò il mondo animale, lo
creò per l'uomo, ma questi, non trovò in questi esseri, "un aiuto che gli fosse
simile...". L'animale è utile all'uomo, ma non si può stabilire con lui un dialogo,
un rapporto amicale, uno scambio spirituale, che crei comunione; all'uomo
occorreva un essere veramente a lui somigliante, a lui complementare, una
persona con la quale condividere, in pienezza, la vita, in tutta le sue
espressioni. "Allora, il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si
addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il
Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la
condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia
carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata
tolta». ( Gn. 2, 18 25 ) È a questo splendido, poetico racconto, che Gesù si
riferisce, quando dice: "all' inizio della creazione Dio, li creò maschio e
femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno
una carne sola. Sicché, non sono più due, ma una sola carne...".
La donna, è donata da Dio all'uomo come un bene, quel bene che ne colma
la solitudine, essa sarà la sua compagna, o meglio, la sua con-sorte, dividerà
con lui, le gioie, le fatiche dell'esistenza, e sarà, oltre che sposa, madre.
E' quanto ci dice il salmo responsoriale di questa domenica, esaltando la
gioia profonda della vita familiare: " Beato, l'uomo che teme il Signore, e
cammina nelle sue vie, la tua sposa, come vite feconda, nell'intimità della tua
casa, i tuoi figli, come virgulti d' olivo intorno alla tua mensa.
Così sarà benedetto l'uomo...(Sal, 127) A questa realtà sponsale, nella quale
l'eros si trasforma, e fiorisce nella pienezza dell'amore, che giunge fino alla
carità, si riferisce Gesù, quando risponde ai farisei, che, citano la legislazione
mosaica, la quale, secondo la mentalità del tempo, riteneva l'adulterio della
donna, una colpa gravissima, da punirsi, col ripudio, che tuttavia non
cancellava l'impurità, o con la lapidazione, che eliminava, con la colpa, anche
la donna. Conosciamo il passo del Vangelo, in cui, la donna "peccatrice"
viene condotta da Gesù, da farisei, simili a questi, di cui oggi il Vangelo parla;
in quell'occasione, il Maestro rivelò il volto misericordioso di Dio, si intenerì di
fronte alla poveretta, la rimandò perdonata, e con le parole "chi tra voi è
senza peccato, scagli per primo la pietra", dichiarò uguali, sul piano morale,
tutti i peccati, perché tutti, indistintamente, costituiscono un adulterio nei
confronti dell'amore di Dio. ( Gv. 8,3 ss.) Anche nel passo del Vangelo di
oggi, Gesù non dà giudizi sulla colpa che sta alla base del ripudio, ma giudica
quella durezza di cuore, che non perdona, e che, forse, in un contesto in cui
la donna è solo oggetto, proprietà indiscussa dell'uomo, è causa del
fallimento dell'unione tra i due. In tutti i casi, non è pensabile, una vita
matrimoniale che sia solo idillio, necessariamente ci sono i momenti di
tensione, di fatica, di incomprensione, di contrasto, di stanchezza, e può,
anche, verificarsi il fallimento; in questi casi è la durezza del cuore, l'egoismo,
la superbia, la prepotenza, che impediscono la riconciliazione e la ripresa del
cammino insieme, in reciproca donazione e fedeltà. Nelle parole di Gesù:
"L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto", c'è la rivelazione della
dignità grande nel matrimonio; esso è icona dell'amore di Dio per il suo
popolo, come " Si, come un giovane sposa una vergine, così sposerà te il tuo
Creatore, come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te "
(Is. 62,5) Un mistero grande, questo dell'amore coniugale, che unisce per la
vita due persone, e dal quale nasce nuova vita, un mistero, nel quale Paolo
vede adombrato l'amore stesso e la dedizione di Cristo per la sua Chiesa,
quell'umanità nuova, redenta sulla croce, che è suo corpo. Nel cammino in
comunione che è il matrimonio, non c'è solo l'impegno umano, sarebbe
insufficiente, di fronte alle difficoltà e agli imprevisti che la vita riserva; c'è, per
chi lo desideri e lo chieda, l'aiuto di Dio, che, in Cristo e nello Spirito, dà
sempre nuovo vigore all'amore umano, e lo trasforma, lo conduce verso la
perfezione della carità. Anche i giovani sposi di Cana, si trovarono in
difficoltà, proprio alla festa di nozze, per loro il Figlio di Dio manifestò la sua
potenza e compì il primo dei suoi miracoli. ( Gv. 2,1-11 ). Il Signore Gesù è
sempre presente nella vita degli sposi, che nel Suo nome hanno consacrato il
loro amore; è una presenza importante, la sola che consenta di realizzare la
comunione, in una vita di relazione, che si evolve nel tempo, e che, in virtù
della grazia, accresce l'amore, sì che, veramente, di due si formi "una carne
sola "