Costi di agenzia e diritti di proprietà: una premessa al problema del

Transcript

Costi di agenzia e diritti di proprietà: una premessa al problema del
Costi di agenzia e diritti di proprietà: una premessa al problema del governo
societario
Mirella Damiani
Riassunto
La letteratura teorica ed empirica sul tema della corporate governance trova i presupposti in due
principali filoni di indagine: quello del
l
’
i
mpr
e
s
a
,vi
s
t
aa
ls
uoi
nt
e
r
no,e
di
ndi
vi
dua
t
ac
omer
a
ppor
t
o
dia
g
e
nz
i
a
,unadi
r
e
t
t
af
i
l
i
a
z
i
onede
lc
ont
r
i
but
od
iBe
r
l
eeMe
a
ns
,eque
l
l
ode
l
l
’
i
mpr
e
s
ae
s
a
mi
na
t
a
nei suoi confini esterni, come principio di autorità, nella natura colta da Coase e poi sviluppata nella
teoria dei costi di transazione e dei diritti di proprietà di Grossman, Hart e Moore. Nel lavoro che
segue si ripresentano per linee generali alcuni dei temi che si sono sviluppati dalle due diverse
c
onc
e
z
i
oni
.I
lp
r
i
mo,que
l
l
oc
hei
ndi
vi
du
al
’
impresa come insieme di contratti, viene riesaminato
nella sezione 2. In tale sezione si considerano, inoltre, le implicazioni in termini di struttura
f
i
na
nz
i
a
r
i
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,a
na
l
i
z
z
a
ndoi
lr
uol
os
vol
t
oda
ic
os
t
idia
ge
nz
i
a(
J
e
ns
e
neMe
c
kl
i
ng
)
,da
l
problema della segnalazione in un contesto di asimmetrie informative (Myers Majluf), e dalla
presenza di benefici privati manageriali non trasferibili (Aghion e Bolton).
Nella terza sezione si esaminano, invece, le caratteristiche principali ed i nessi tra teoria dei costi di
t
r
a
ns
a
z
i
oneede
l
l
’
i
mpr
e
s
aba
s
a
t
as
uidi
r
i
t
t
idipr
opr
i
e
t
à
.Ne
l
l
aqua
r
t
as
e
z
i
onec
onc
l
us
i
vas
ipr
o
pone
un primo bilancio e si individuano alcuni temi e problemi attualmente oggetto di ricerca. In
particolare si sottolinea la necessità di una nuov
at
e
or
i
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
acapace di incorporare al suo
i
nt
e
r
nol
’
a
ppr
oc
c
i
oa
g
e
nt
e–principale e quindi di configurarsi anche come teoria della governance
societaria. A questa nuova teoria può concorrere una ridefinizione del ruolo svolto
da
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nto specialistico in capitale umano, come arricchimento della letteratura basata sui
diritti di proprietà dei soli assets fisici.
Sir
i
ma
nda
,i
nf
i
ne
,a
l
l
’
a
ppe
ndi
c
epe
rl
at
r
a
t
t
a
z
i
onea
na
l
i
t
i
c
ade
ipr
i
nc
i
pa
l
imode
l
l
ie
s
a
mi
na
t
i
.
Classificazione Jel: D21, D23, G30
1. Introduzione1
Il problema del governo societario è di difficile inquadramento nella letteratura economica,
probabilmente per due ragioni diverse, seppure complementari. In primo luogo perché è incerta la
s
uac
ol
l
oc
a
z
i
on
e
,nonc
ons
ue
t
ane
l
l
’
a
mbiente della macroeconomia keynesiana, e problematica
ne
l
l
’
a
na
l
i
s
idie
qui
l
i
br
i
oe
c
onomi
c
og
e
ne
r
a
l
e
,s
pe
s
s
oba
s
a
t
as
ul
l
ei
pot
e
s
idic
ompl
e
t
e
z
z
ac
ont
r
a
t
t
ua
l
e
e di agenti rappresentativi (Spaventa, 2001). Inoltre, perché le chiavi interpretative utilizzate sono
t
r
oppe
:t
e
or
i
ed
e
l
l
’
i
nf
or
ma
z
i
one
,de
ic
on
t
r
a
t
t
i
,de
l
l
’
a
g
e
nz
i
a
,nuovet
e
or
i
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,e
dèd
i
f
f
i
c
i
l
e
una loro ricomposizione in un modello generale unificante (ancora Spaventa 2001).
1
Ringrazio Andrea Boitani, Alberto Chilosi e Luisanna Onnis per i loro utili commenti e suggerimenti. La
responsabilità di ogni rimanente errore è, naturalmente, solo mia.
Questa difficile ricomposizione nasce, almeno in parte, dalla presenza di due diverse problematiche.
Nel 1932, in The Modern Corporation and Private Property, Berle e Means individuano nella
distinzione tra proprietà (diffusa tra numerosi azionisti) e controllo (nelle mani di pochi managers)
il potenziale conflitto inter
noa
l
l
’
i
mpr
e
s
a
.Maqua
s
ine
g
l
is
t
e
s
s
ia
nnii
nc
uiBe
r
l
eeMe
a
nss
ol
l
e
va
no
il problema di un vuoto di potere i
nt
e
r
n
oa
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,Coa
s
ei
nt
ui
s
c
ec
heèpr
opr
i
ounpr
i
nc
i
pi
odi
autorità a rendere rilevante la distinzione tra impresa come istituzione, in qualsiasi configurazione
e
s
s
as
ipr
e
s
e
nt
i
,eme
r
c
a
t
o.Coa
s
ec
og
l
i
ei
nf
a
t
t
il
ana
t
ur
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
anel sistema di ordini che
sostituisce il sistema dei prezzi c
omeme
c
c
a
ni
s
modic
oor
di
na
me
nt
ode
l
l
’
a
t
t
i
vi
t
àpr
odut
t
i
va
.E’
quindi un principio di autorità, rapprese
nt
a
t
oda
l
l
’
or
di
nei
mpa
r
t
i
t
oa
ldi
pe
nde
nt
e
,l
’
e
l
e
me
n
t
oc
he
qu
a
l
i
f
i
c
al
’
i
mpr
e
s
ar
i
s
pe
t
t
oa
lme
r
c
a
t
o.
Nei decenni successivi, la letteratura empirica sul tema della corporate governance si sviluppa da
queste due idee originali e deve fare i conti con il loro apparente contrasto, un contrasto non
paralizzante poiché si procede con analisi e ricerche ricche ed articolate, che non riescono, tuttavia,
a ricondursi ad uno schema teorico che le contenga entrambe.
Sulpi
a
node
l
l
’
i
nt
e
r
pr
e
t
a
z
i
onet
e
or
i
c
a
,i
nf
a
t
t
i
,due filoni principali si sviluppano da quelle due idee
i
ni
z
i
a
l
i
,pa
r
a
l
l
e
l
a
me
nt
e
,edinuovos
i
nc
r
oni
c
a
me
nt
e
.Que
l
l
ode
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,vi
s
t
aa
ls
uointerno, ed
individuata come rapporto di agenzia, una diretta filiazione del contributo di Berle e Means, e
quellode
l
l
’
i
mp
r
e
s
ae
s
a
mi
na
t
ane
is
uoiconfini esterni, come principio di autorità, nella natura colta
da Coase e poi sviluppata nella teoria dei costi di transazione e dei diritti di proprietà.
I due filoni di ricerca, riconducibili, rispettivamente, ai lavori di Fama, Jensen e Meckling -FMJ- da
un lato, e di Williamson e Grossman-Hart-Moore -W-GHM- da
l
l
’
a
l
t
r
o,c
ondi
vi
dono un’
a
r
e
a
tematica comune, che è quella della contrattazione incompleta. Solo che, nel primo caso, si tratta di
riferire i fallimenti contratt
ua
l
ia
ir
a
pp
or
t
ii
nt
e
r
nia
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,que
l
l
is
t
i
pul
a
t
it
r
ai
lpr
i
nc
i
pa
l
e
(proprietario) ed il suo agente (manager). Nel secondo, invece, i difetti contrattuali si manifestano
ne
lme
r
c
a
t
oe
dèi
ng
i
oc
ol
adi
me
ns
i
oned
e
l
l
’
i
mpr
e
s
ae
,qui
ndi
,l
’
e
s
t
e
ns
i
onede
lprincipio di autorità
che ad essa è connaturato.
Nel lavoro che segue si ripresentano per linee generali i due filoni di ricerca che si sono sviluppati
da
l
l
eduedi
ve
r
s
ec
onc
e
z
i
oni
.I
lpr
i
mo,q
ue
l
l
oc
hei
ndi
vi
dual
’
i
mpr
e
s
ac
omei
ns
i
e
medic
o
n
t
r
a
t
t
i
,
viener
i
e
s
a
mi
na
t
one
l
l
as
e
z
i
one2,i
ls
e
c
o
ndo,l
at
e
or
i
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
aba
s
a
t
as
uidi
r
i
t
t
idipr
opr
i
e
t
à
,è
oggetto di trattazione nella sezione 3. Nella quarta sezione conclusiva si propone un primo bilancio
e si individuano alcuni temi e problemi attualmente oggetto di ricerca. Si rimanda, infine,
a
l
l
’
a
ppe
ndi
c
ep
e
rl
at
r
a
t
t
a
z
i
onea
na
l
i
t
i
c
ade
ipr
i
nc
i
pa
l
imode
l
l
ie
s
a
mi
na
t
i
.
2. Cos
t
idiage
nz
i
aegov
e
r
nanc
e
:l
’
i
mpr
e
s
ac
omene
s
s
odic
ont
r
at
t
i
Nella letteratura inaugurata dal tema Ownership and Control il primo riferimento, se non altro in
t
e
r
mi
nic
r
onol
og
i
c
i
,èa
gl
is
t
udidii
mpo
s
t
a
z
i
onema
na
g
e
r
i
a
l
i
s
t
a
.L’
a
pe
r
t
ur
adique
l
l
as
c
a
t
ol
ane
r
a
,
c
os
ìc
omee
r
as
t
a
t
ac
onc
e
pi
t
ane
l
l
’
a
na
l
i
s
ine
oc
l
a
s
s
i
c
al
’
i
mpr
e
s
a
,a
ve
vapor
t
a
t
oBe
r
l
eeMe
a
ns
,c
ome
si è detto, a individuare due soggetti distinti, proprietario e manager. Negli studi di impostazione
managerialista si sviluppano le implicazioni di questa dicotomia. In primo luogo, viene meno
l
’
uni
t
a
r
i
e
t
àde
g
l
iobi
e
t
t
i
vipe
r
s
e
g
ui
t
ine
l
l
ade
f
i
ni
z
i
onede
l
l
es
c
e
l
t
epr
odut
t
i
ve
.Anz
i
,c
iò che era stato
visto come obiettivo de
l
l
’
i
mpr
e
s
ane
oc
l
a
s
s
i
c
a
,l
ama
s
s
i
mi
z
z
a
z
i
onede
lpr
of
i
t
t
o(
diunode
idue
soggetti, il proprietario) diviene vincolo de
l
l
’
a
z
i
onede
lma
na
ge
r
.Ne
l
l
’
a
na
l
i
s
idiBa
umol
,c
os
ìc
ome
nei contributi di Marris e Williamson, la scelta dei piani di produzione è volta al raggiungimento di
obiettivi manageriali: massimizzazione del valore delle vendite (Baumol 1959), crescita bilanciata
delle imprese (Marris, 1964) stipendi e sicurezza del manager sotto un vincolo di profittabilità
minima necessario a remunerare il capitale fornito (Williamson, 1964).
L’
a
f
f
e
r
ma
r
s
idiunavi
s
i
onec
ompor
t
a
me
nt
i
s
t
i
c
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,i
nt
e
s
anonpi
ùc
omes
i
ng
ol
auni
t
à
decisionale ma come organizzazione, e dunque istituzione complessa caratterizzata da una pluralità
di obiettivi, emerge chiaramente nei contributi di Simon (1952, 1959) e Cyert-March (1963). Tale
visione è in primo piano nei contributi, poi divenuti fondamentali per gli sviluppi successivi del
tema Ownership and Control, di Jensen-Meckling (1976), Fama (1980) e Fama-Jensen (1983a e
1983b).
Tut
t
a
vi
a
,s
e
c
ondoJ
e
ns
e
neMe
c
kl
i
ngnons
it
r
a
t
t
adia
bba
ndona
r
el
’
i
pot
e
s
idic
ompor
t
a
me
nt
i
massimizzanti, ma di riconoscere che manager e proprietari perseguono obiettivi in potenziale
conflitto e sono al contempo legati da una relazione particolare che vede i primi agenti dei secondi.
L’
i
mpr
e
s
a
,i
nque
s
t
avi
s
i
one
,“
èunaf
i
nz
i
onel
e
ga
l
e
,c
hef
adapunt
odir
i
f
e
r
i
me
nt
ope
rque
l
c
ompl
i
c
a
t
o pr
o
c
e
s
s
oc
her
i
c
onduc
ea
l
l
’
equilibrio obiettivi contrastanti fra di lor
o”(
J
e
n
s
e
ne
Meckling, 1976).
E’
,c
omenot
o
,l
’
a
vvi
ode
l
l
’
us
ode
lr
a
p
p
or
t
odia
g
e
nz
i
at
r
aunpr
i
nc
i
pa
l
e(
i
lpr
opr
i
e
t
a
r
i
o)ei
ls
uo
agente (il manager) che caratterizzerà in modo pervasivo la letteratura sulla corporate governance
dei trenta anni successiviec
hepor
r
àl
aque
s
t
i
onede
l
l
’
e
qui
l
i
br
i
or
i
f
e
r
i
t
onons
ol
oa
lme
r
c
a
t
o,ma
a
l
l
as
t
e
s
s
ai
mp
r
e
s
a
.Un’
i
mpr
e
s
ac
he
,ol
t
r
eape
r
de
r
eun’
i
de
nt
i
t
ài
ndi
vi
dua
l
e
,nonpuòe
s
s
e
r
epi
ù
concepita come semplice profilo di piani di produzione e relativi costi produttivi, perché il rapporto
di agenzia genera tre nuove tipologie di costi: quelli di controllo (i monitoring costs del principale
s
ul
l
’
e
ve
nt
ua
l
ea
z
i
ones
l
e
a
l
ede
ls
uoa
g
e
nt
e
)
,dic
a
uz
i
one(
ibonding costs,t
r
a
mi
t
eiqua
l
il
’
a
g
e
nt
e
offre garanzie e rassicura il principale che non si comporterà slealmente) ed, infine, la perdita
residua (residual loss), definita come “
p
e
r
di
t
ad
e
lv
a
l
or
ede
l
l
’
i
mp
r
e
s
ac
h
es
o
pp
or
t
ai
lpr
i
n
c
i
p
a
l
eec
he
2
de
r
i
v
ad
a
l
l
ad
e
l
e
g
ada
t
aa
l
l
’
a
g
e
nt
e
.
”(Jensen e Meckling, 1976). In questo quadro, le asimmetrie
informative, relative sia alle azioni che alle informazioni in possesso dei manager (moral hazard e
s
e
l
e
z
i
onea
vve
r
s
a
)
,de
t
e
r
mi
na
nol
’
a
l
l
on
t
a
na
me
nt
odas
ol
uz
i
on
ic
onc
or
r
e
nz
i
a
l
idima
s
s
i
mi
z
z
a
z
i
one
de
lva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
.
La separazione tra le funzioni di management e di assunzione del rischio, quando siamo di fronte a
delle organizzazioni complesse, si aggiunge in Fama (1980) e Fama-Jensen (1983a, 1983b), è
comunque una soluzione efficiente, seppure di second best rispetto ad un contesto di informazione
perfetta. A rigore, Fama e Jensen sottolineano che non si dovrebbe parlare di una distinzione tra
proprietà e controllo (nonostante questo sia il titolo che essi danno ad uno dei loro contributi più
importanti), ma tra gestione e controllo. Di fatto, quello che avviene nella grande corporation è un
particolare processo di divisione del lavoro, dove gli agenti con differenti funzioni si specializzano
i
ndi
ve
r
s
ef
a
s
ide
l
l
’
a
t
t
i
vi
t
àdig
e
s
t
i
oneec
ont
r
ol
l
o.Diqua
l
el
a
vor
os
it
r
a
t
t
ièc
hi
a
r
i
t
oda
g
l
i stessi
autori che distinguono quattro fasi: formulazione di proposte, implementazione delle scelte
(gestione), ratifica delle decisioni e monitoraggio della performance degli agenti (controllo).
L’
or
i
g
i
nede
l
l
as
pe
c
i
a
l
i
z
z
a
z
i
onei
nque
s
t
ol
a
vor
ounpo’s
ingolare risiede in una causa essa stessa
pa
r
t
i
c
ol
a
r
eovve
r
one
l
l
’
a
c
c
e
s
s
o,di
f
f
us
oadi
ve
r
s
il
i
ve
l
l
i
,de
l
l
’
i
nf
or
ma
z
i
ones
pe
c
i
f
i
c
ac
heèr
i
l
e
va
nt
e
per le distinte fasi e che, a causa degli alti costi di trasferimento, non può essere facilmente passata
da un s
ogg
e
t
t
oa
l
l
’
a
l
t
r
o. I
n que
s
t
os
c
e
na
r
i
o, l
a di
s
t
i
nz
i
one t
r
a ma
na
g
e
me
nt (
a
vvi
oe
d
implementazione) e controllo (ratifica e monitoraggio) consente di ridurre il problema di agenzia e
di attribuire le distinte funzioni delegandole agli agenti che hanno maggiore informazione e
maggiore competenza in merito.
Nei due decenni successivi alla pubblicazione dei contributi di Fama e Jensen, come vedremo
successivamente, la frequente sovrapposizione ed attribuzione sostanziale agli stessi soggetti delle
funzioni di ma
na
g
e
me
ntec
ont
r
ol
l
os
a
r
àa
l
l
’
or
i
g
i
nedia
l
c
unede
l
l
ema
gg
i
or
ii
ne
f
f
i
c
i
e
n
z
ede
l
modello organizzativo americano ed i contributi di Fama e Jensen finiranno per avere, seppure non
intenzionalmente, un carattere prevalentemente normativo. Ma su questo si tornerà in seguito.
2
Posto pari a V* i
lv
a
l
or
ec
h
el
’
i
mpr
e
s
aa
v
r
e
bbes
epr
opr
i
e
t
àema
n
a
g
e
me
n
tc
oi
n
c
i
de
s
s
e
r
oeaV’i
lv
a
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
i
nc
a
s
odis
e
pa
r
a
z
i
on
et
r
apr
o
pr
i
e
t
àec
on
t
r
ol
l
o,“
the distance V* - V’i
st
her
e
duc
t
i
oni
nt
hemar
k
e
tv
al
ueoft
hef
i
r
m
engendered by the agency relationship and is a measure of the residual loss”
.
(
J
e
n
s
e
neMe
c
k
l
i
n
g
,1976)
.
Per ora, dopo aver appurato che un principio di specializzazione delega ed assegna a diversi livelli
g
e
r
a
r
c
hi
c
il
af
unz
i
onema
na
ge
r
i
a
l
e
,r
i
ma
n
edac
hi
e
de
r
s
iqua
l
es
i
al
as
t
r
ut
t
ur
af
i
na
nz
i
a
r
i
ami
g
l
i
or
e
.E’
ovvio che, nella nostra analisi, ciò ha rilevanza perché ha immediate ripercussioni sulla natura
s
ul
l
’
e
nt
i
t
àde
lg
r
a
dodis
e
pa
r
a
z
i
onet
r
apr
o
pr
i
e
t
àec
ont
r
ol
l
o.
Sono gli stessi Jensen e Meckling ad offrire una guida in tal senso guardando la questione, ancora
una volta, dal punto di vista del rapporto di agenzia: le diverse fonti di finanziamento hanno effetti
di
f
f
e
r
e
nz
i
a
t
is
u
l
l
ama
s
s
i
mi
z
z
a
z
i
onede
lv
a
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
ape
r
c
héa
g
i
s
c
onoi
nmododi
s
t
i
nt
os
u
qualcosa di ancora più preliminare della creazione di valore, ovvero sui diritti di controllo di quel
va
l
or
e
.I
nol
t
r
e
,l
er
e
g
ol
es
ul
l
’
a
l
l
oc
a
z
i
onec
hes
ir
e
a
l
i
z
z
a
no e
x pos
t
,i
nf
l
ue
nz
a
no l
ede
c
i
s
i
oni
intraprese ex-ante, con il r
i
s
ul
t
a
t
oc
hel
at
e
s
ide
l
l
’
irrilevanza del
l
as
t
r
ut
t
ur
af
i
na
nz
i
a
r
i
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
a
viene a cadere, invalidando il noto teorema Modigliani–Miller (1958).
La questione può essere posta in questi termini: la concentrazione di proprietà e controllo nelle
ma
nidiuns
ol
oi
mpr
e
ndi
t
or
ec
ompor
t
as
i
ade
iva
nt
a
gg
i
,pe
rl
’
a
s
s
e
nz
ade
ic
os
t
idia
g
e
nz
i
a
,c
hede
g
l
i
svantaggi, in termini di scarsa diversificazione degli investimenti e bassa ripartizione del rischio.
D’
a
l
t
r
oc
a
nt
o,i
lr
i
c
or
s
oaf
i
na
nz
i
a
me
nt
ie
s
t
e
r
niel
adi
s
t
r
i
buz
i
onede
l
l
er
i
s
or
s
et
r
ama
na
g
e
r
,a
z
i
oni
s
t
i
e creditori, se, da un lato, consente di ridurre i problemi legat
ia
l
l
’
i
ns
uf
f
i
c
i
e
nt
edi
ve
r
s
i
f
i
c
a
z
i
one
,
de
t
e
r
mi
na
,da
l
l
’
a
l
t
r
o,l
ac
ompa
r
s
ade
ic
os
t
idia
g
e
nz
i
a
.Las
c
e
l
t
aot
t
i
madif
i
na
nz
i
a
me
nt
os
a
r
àa
l
l
or
a
de
t
e
r
mi
na
t
as
ul
l
aba
s
ediun’
a
na
l
i
s
ic
o
s
t
i
-benefici e corrisponderà al punto di uguaglianza tra i
benefici marginali della diversificazione e i costi marginali di agenzia associati allo specifico canale
dif
i
na
nz
i
a
me
nt
oa
dot
t
a
t
o.Comes
ive
de
,i
lt
e
or
e
made
l
l
’
irrilevanza delle fonti di finanziamento
delle imprese (Modigliani e Miller, 1958) costituisce solo un benchmark normativo, e ciò, nella
nostra prospettiva, per una ragione strettamente legata a contratti imperfetti. Il teorema, che può
essere enunciato come irrilevanza delle fonti di finanziamento delle imprese, si applica a mercati
(finanziari) perfetti, mentre la ricerca successiva mostrerà che in contesti non concorrenziali il costo
medio del finanziamento non è indipendente dal canale di reperimento dei fondi. Resta vero che il
c
ont
r
i
but
ode
l1958a
vr
àl
’
e
f
f
e
t
t
o,i
nt
e
nz
i
ona
l
eono,maque
s
t
opoc
oi
mpor
t
a
,dia
vviare una
proficua ricerca per esplorare quanto accade in un contesto di non concorrenzialità. Nel 1963,
tuttavia, saranno gli stessi autori Modigliani e Miller a ridimensionare la portata del teorema,
dimostrando che la sola introduzione di considerazioni fiscali può indebolirne la robustezza e la
‘
t
e
nut
a
’g
e
ne
r
a
l
e
.
L’
a
na
l
i
s
idiJ
e
ns
e
neMe
c
kl
i
ngmos
t
r
ai
lr
uol
ode
ic
os
t
idia
g
e
nz
i
ane
lde
t
e
r
mi
na
r
el
af
or
madi
finanziamento da preferire alle altre. Si ipotizzi, ad esempio, un progetto di investimento il cui
va
l
or
edi
pe
ndeda
l
l
’
a
z
i
one(
X) del manager-imprenditore. Si ipotizzi inoltre che tale azione abbia
effetti sul valore del progetto, ma possa anche generare benefici non pecuniari (un lungo elenco in
c
uipuòt
r
ova
r
es
pa
z
i
oi
lpr
e
s
t
i
g
i
ode
l
l
’
u
f
f
i
c
i
ode
lmanager, così come la cordialità dei suoi rapporti
di lavoro).
Sei
lma
na
g
e
rèa
nc
hepr
opr
i
e
t
a
r
i
o,l
as
c
e
l
t
aot
t
i
ma
l
ede
l
l
’
a
z
i
oneX (X=X*) sarà adottata valutando
opportunamente benefici e costi marginali ed il progetto di investimento verrà realizzato quando il
s
uova
l
or
edime
r
c
a
t
o,c
hedi
pe
ndeda
l
l
’
a
z
i
oneX, è superiore al costo K (V(X)>K). Inoltre, benefici
e costi sociali e privati coincideranno.
I
nve
c
e
,ne
lc
a
s
odir
i
c
or
s
oa
l
l
’
e
mi
s
s
i
onedia
z
i
oni(
S) per una frazione (1-)de
lva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,
la quota di V attribuibile al manager diventa . In questo caso, l
’
a
z
i
onev
ol
t
aar
e
a
l
i
z
z
a
r
ebe
ne
f
i
c
i
no
npe
c
uni
a
r
ivi
e
nee
s
e
r
c
i
t
a
t
ada
lma
na
g
e
ri
nmi
s
ur
ama
gg
i
or
e
,pe
r
c
hél
’
i
mpr
e
ndi
t
or
ei
nt
e
r
n
a
l
i
z
z
a
solo in misura pari ad  il “
c
os
t
o”de
ibe
ne
f
i
c
inonpe
cuniari. La distrazione di risorse manageriali
da scopi volti alla profittabilità ricade su tutti proprietari, mentre i benefici sono interamente dei
manager.
Unc
a
s
oa
nc
or
adi
ve
r
s
os
ihape
ri
lf
i
na
n
z
i
a
me
nt
ot
r
a
mi
t
el
’
e
mi
s
s
i
onedit
i
t
ol
idide
bi
t
oi
nmi
sura
pari a B. In questa situazione, si può supporre che esistano diversi progetti di investimento che
abbiano lo stesso costo K, ma differenti ritorni attesi e diversa rischiosità. Se il manager è neutrale
al rischio e ha responsabilità limitata sceglierà il progetto più rischioso, ma che gli assicura un
maggiore ritorno atteso, dato dalla differenza tra il rendimento atteso dal progetto (EV) e il rimborso
del debito e degli interessi da corrispondere per la somma presa in prestito (B(1+r)). Un ritorno,
quindi, pari a: ES = EV-B(1+r). Il finanziatore, sapendo che a tale scelta è associata una minore
probabilità di restituzione del debito, sarà indotto, come si mostra in appendice, a non finanziare
una parte dei progetti di investimento efficienti. Quindi una parte dei progetti per i quali il valore
atteso EV è superiore al costo B(1+r) potrà non essere finanziata.
Un’
a
na
l
i
s
ide
l
l
as
c
e
l
t
ade
l
l
as
t
r
ut
t
ur
af
i
na
nz
i
a
r
i
aèmos
t
r
a
t
ane
lgr
a
f
i
c
opr
opos
t
odaJ
e
ns
e
ne
Meckling (1976), dove si mostrano i costi di agenzia associati a diversi valori della struttura
f
i
na
nz
i
a
r
i
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
aE, calcolata determinando il rapporto tra il capitale di rischio (S) e la
somma totale dei finanziamenti ottenuti (capitale di rischio e debito B): E=S/(S+B):
Costi di
Agenzia
AT
AB
AS
E*=S/(S+B)
E=1
Comes
ipuòos
s
e
r
va
r
e
,pe
runda
t
ol
i
ve
l
l
odir
i
s
or
s
ef
i
na
nz
i
a
r
i
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,ic
os
t
idia
ge
nz
i
a
dipendono dalla struttura di tali risorse. I costi associati alla distrazione di sforzi produttivi del
ma
na
g
e
rpe
rot
t
e
ne
r
ebe
ne
f
i
c
inonpe
c
un
i
a
r
is
ononul
l
is
ei
lma
na
g
e
rèa
nc
hepr
opr
i
e
t
a
r
i
oenonc
’
è
,
quindi, emissioni di azioni (E = 0 per S = 0). Tali costi crescono ovviamente al crescere delle azioni
emesse. Al contrario, per S=0, la componente del debito esterno B è massima ed assumono un
valore massimo i costi legati alla scelta di progetti ad alta rischiosità. La struttura finanziaria
migliore, cui corrisponde un quota azionaria ottimale E=E*, è quella determinata ad un livello tale
da minimizzare i costi di agenzia.
Infine, come segnalano Fama e Jensen, il pericolo in caso di concentrazione proprietaria di azioni
collusive tra manager e large shareholders fa intravedere una potenziale crescita di que
i“
residual
losses”c
he
,c
ome si è detto, costituiscono la terza componente dei costi di agenzia e che sono
r
a
ppr
e
s
e
nt
a
t
ida
l
l
anonma
s
s
i
mi
z
z
a
z
i
on
ede
lva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
;ovvi
a
me
nt
ei
lpe
r
i
c
ol
odiun
accordo tra managers e azionisti di maggioranza, a spese dei piccoli azionisti costituisce
un
’
a
r
g
ome
nt
a
z
i
one a
ggi
unt
i
va a s
os
t
e
g
no de
l
l
as
t
r
ut
t
ur
aa
z
i
ona
r
i
a di
s
pe
r
s
a
, poi
c
hé può
controbilanciare i già menzionati costi di agenzia.
La questione dei diversi canali di finanziamento e di controllo sarà affrontata numerose volte e
rimane ancora centrale nella letteratura sulla corporate governance. L’
e
s
i
s
t
e
r
eepe
r
s
i
s
t
e
r
ene
l
l
a
realtà di diverse tipologie di finanziamento delle imprese introduce, infatti, una sorta di relativismo
odinons
i
s
t
e
ma
t
i
c
i
t
à
,qua
nt
ome
nos
ulpi
a
node
l
l
’
a
na
l
i
s
ipos
itiva, quale del resto voleva essere la
prospettiva prevalente degli autori che finora abbiamo incontrato.
Un relativismo che molti anni più tardi trova sostegno in altre argomentazioni. Myers-Majluf
(1984), prima, e Aghion-Bolton (1992), poi, elaborano due modelli relativi alla struttura finanziaria
de
l
l
’
i
mpr
e
s
ai
npr
e
s
e
nz
a
,r
i
s
pe
t
t
i
va
me
nt
e
,dia
s
i
mme
t
r
i
ei
nf
or
ma
t
i
veedibe
ne
f
i
c
ide
l
l
’
a
t
t
i
vi
t
à
imprenditoriale non trasferibili.
Nel contributo di Myers e Majluf si ipotizza che i manager, con un vantaggio informativo sugli
investitori, utilizzino tali informazioni a tutto vantaggio dei vecchi azionisti, non emettendo azioni
pe
rf
i
na
nz
i
a
r
el
’
i
nve
s
t
i
me
nt
one
lc
a
s
oi
nc
uic
i
òde
t
e
r
mi
niunape
r
di
t
ape
rive
c
c
hipr
opr
i
e
t
a
r
i
.Ci
ò
pone subito in evidenza la desiderabilità di un ammontare di fondi interni sufficienti a finanziare
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
os
e
nz
ar
i
c
or
s
oa
l
l
ee
mi
s
s
i
onidia
z
i
oni
,e
vi
t
a
ndoc
os
ìi
lc
onf
l
i
t
t
ot
r
aa
z
i
oni
s
t
ie
l
’
e
ve
nt
ua
l
er
i
n
u
nc
i
aapr
og
e
t
t
ipr
of
i
t
t
e
vol
i
.Ne
lmode
l
l
opr
opos
t
oda
iduea
ut
or
is
ipone
,inoltre, il
problema della segnalazione. La scelta di emettere o no azioni, adottata dai manager, ha delle
ripercussioni sul piano informativo poiché fornisce agli investitori un segnale che li induce a
rivedere i loro valori attesi sugli assets de
l
l
’
i
mpr
esa. Il meccanismo di selezione avversa che si
viene, infatti, a generare è tale che la decisione di emettere azioni comunica agli investitori che si ha
una sopravvalutazione dei valori degli assets de
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,i
nduc
e
ndoc
os
ìunac
a
dut
ade
ic
or
s
i
azionari.
Ne
l
l
’
a
na
l
i
s
idiAg
hi
oneBol
t
on,l
ac
uit
r
a
t
t
a
z
i
oneèpr
opos
t
ai
na
ppe
ndi
c
e
,s
ie
s
a
mi
na
,i
nv
e
c
e
,i
l
pr
obl
e
made
l
l
’
a
l
l
oc
a
z
i
onede
lc
ont
r
ol
l
one
l
l
’
i
pot
e
s
ic
hel
’
a
z
i
onede
lma
na
ge
rg
e
ne
r
ibe
ne
f
i
c
idi
natura privata, quindi non trasferibili né contrattabili. In tal contesto, la scelta della strategia
ottimale per la massimizzazione dei benefici privati può non coincidere con la massimizzazione dei
be
ne
f
i
c
is
oc
i
a
l
i(
da
t
ida
l
l
as
ommade
ir
e
ddi
t
ide
lma
na
g
e
rede
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
)
,ame
noc
hei
nun
processo di contrattazione ex-pos
tl
’
i
nve
s
t
i
t
or
enont
r
a
s
f
e
r
i
s
c
aunapa
r
t
ede
ipr
opr
ibe
ne
f
i
c
ipe
r
i
ndur
r
ei
lma
na
g
e
ra
l
l
’
a
z
i
onee
f
f
i
c
i
e
nt
e
.Ta
l
epr
oc
e
s
s
ohal
uog
o,t
ut
t
a
vi
a
,s
ol
os
ea
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
rimane un residuo che consente la copertura dei fondi anticipati. Quando ciò non avviene, il
c
ont
r
ol
l
os
a
r
àne
l
l
ema
nide
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
;i
nque
s
t
oc
a
s
o,t
ut
t
a
vi
a
,i
lma
na
g
e
r
,nonpot
r
àe
f
f
e
t
t
ua
r
e
nessun pagamento per indurre il finanziatore a scelte a lui più convenienti, e ciò proprio per la
natura dei benefici privati che nonc
ons
e
nt
onot
r
a
s
f
e
r
i
me
nt
ida
lma
na
ge
ra
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
.Qui
ndi
,i
n
qu
e
s
t
oc
a
s
o,l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
os
ir
e
a
l
i
z
z
e
r
à
,mal
ama
s
s
i
mi
z
z
a
z
i
onede
lbe
n
e
s
s
e
r
enons
a
r
àr
a
gg
i
unt
a
.
Comes
imos
t
r
ai
na
ppe
ndi
c
e
,i
nque
s
t
os
c
e
na
r
i
opuòe
s
s
e
r
epr
e
f
e
r
i
bi
l
eun’
a
l
l
oc
a
z
i
onede
lcontrollo
di tipo state contingent, condizionata, cioè, agli stati del mondo e assegnata, quindi, al manager o
a
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
eas
e
c
ondac
heif
l
us
s
idir
e
ddi
t
os
i
a
noe
l
e
va
t
io,i
nve
c
e
,dir
i
dot
t
ae
nt
i
t
à
.
In definitiva, si potrebbe affermare che, quando g
l
ie
f
f
e
t
t
ide
l
l
’
a
z
i
one de
lma
na
ge
rpe
rl
a
realizzazione di benefici non pecuniari sono scarsamente rilevanti, è preferibile una scelta del
finanziamento con emissione di azioni che porta quindi ad un assetto di public company. Invece, se
la differenza di rischiosità tra i diversi progetti di investimento è contenuta e/o lo stesso manager è
avverso al rischio, si potrà preferire il canale del debito ed il grado di separazione tra proprietà e
controllo risulterà minore.
Nel modello di Aghion e Bolton si mostra, inoltre, che può essere efficiente assegnare il controllo al
ma
na
g
e
r
,pur
c
hél
’
i
nve
s
t
i
t
or
ea
bbi
aunr
i
t
or
noa
t
t
e
s
os
uf
f
i
c
i
e
nt
ea‘
c
ompe
ns
a
r
e
’i
lma
na
g
e
rea
d
i
ndur
l
oa
l
l
’
a
z
i
onee
f
f
i
c
i
e
nt
eec
he
,a
l
l
os
t
e
s
s
ot
e
mpo,g
l
ic
ons
e
nt
adit
r
a
t
t
e
ne
r
epe
rs
éunresiduo che
copra la spesa del finanziamento. Inoltre, sulla base del contributo di Aghion e Bolton, si può
ipotizzare che la maggiore tutela dei diritti degli investitori, capace di ridurre la produzione di
benefici privati da parte del manager, generi un’
e
vol
uz
i
onene
lt
i
podis
t
r
ut
t
ur
af
i
na
nz
i
a
r
i
aa
dot
t
a
t
a
da ogni impresa; essa potrà, così, essere caratterizzata dal passaggio da una fase di regime di
c
ont
r
ol
l
ouni
l
a
t
e
r
a
l
ede
l
l
’
i
mpr
e
ndi
t
or
ea
dunadic
ont
r
ol
l
ouni
l
a
t
e
r
a
l
ede
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
,a
lc
r
e
s
c
e
r
e
delle necessità di finanziamento.
A questi contributi seguiranno altri sviluppi, volti alla giustificazione di un processo di graduazione
delle fonti di finanziamento, pecking order theory,s
e
c
ondoc
uil
’
i
mpr
e
s
ade
c
i
dei
nunp
r
i
mo
momento di ricorrere a fondii
nt
e
r
ni
,poidif
i
na
nz
i
a
r
s
it
r
a
mi
t
ede
bi
t
ie
di
nf
i
nea
t
t
r
a
ve
r
s
ol
’
e
mi
s
s
i
one
di azioni.
3.
Cos
t
idit
r
a
ns
az
i
oneegov
e
r
nanc
e
:l
’
i
mpr
e
s
ac
omei
ns
i
e
medidi
r
i
t
t
id
ipr
opr
i
e
t
à
Tor
na
ndoa
l
l
ame
t
àde
g
l
ia
nni’
70,s
ipuòi
nbr
e
vedi
r
eche la questione della separazione proprietà controllo, individuata da Berle e Means, sembra trovare negli studi che abbiamo incontrato una
soluzione: la configurazione della public company può risolvere efficientemente la questione delle
competenze (la delega al manager), proteggere i finanziatori - proprietari avversi al rischio (società
a responsabilità limitata), contenere le minacce di non competitività interna (dispersione
proprietaria e scarse possibilità di collusioni interne) e risultare vantaggiosa, nonostante i costi
a
ge
nz
i
ac
hee
s
s
ai
mpl
i
c
a
.E’e
s
pl
i
c
i
t
ope
ns
a
r
e
,i
nt
a
l
ec
ont
e
s
t
o,a
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,c
os
ìc
omea
lme
r
c
a
t
o,
c
omea
l
l
’
e
s
i
t
odiunpr
oc
e
s
s
oi
nc
ui“
g
l
iobi
e
t
t
i
vic
onf
l
i
t
t
ua
l
ide
idi
ve
r
s
ii
ndi
vi
dui
”s
onor
i
c
o
ndot
t
i
a
l
l
’
e
qui
l
i
br
i
og
r
a
z
i
ea
duna“
t
r
a
madir
e
l
a
z
i
onic
ont
r
a
t
t
ua
l
i
”(
J
e
ns
e
neMe
c
kl
i
ng
,1976)
.
Me
nt
r
el
’
i
nt
ui
z
i
onediBe
r
l
eeMe
a
nshai
ls
uoc
or
s
oet
r
ovaunar
a
z
i
ona
l
i
z
z
a
z
i
one
,i
ndi
vi
dua
ndo
ne
l
l
’
a
ppa
r
e
nt
evuoto di potere del principale rispetto al suo agente il risultato di quel complesso
processo di equilibrio che hanno in mente Jensen e Meckling, proprio negli stessi anni, anche il
principio di autorità, avanzato circa quaranta anni prima da Coase, prosegue la sua strada.
Conl
’
ope
r
adiWi
l
l
i
a
ms
on(
1975)s
ig
ua
r
daa
nc
or
aa
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,que
s
t
avol
t
a
,pe
r
ò,c
onl
’
a
t
t
e
nz
i
one
maggiormente rivolta ai suoi confini esterni, e non solo a ciò che avviene al suo interno. Si tratta,
infatti, di comprendere quando è preferibile che la produzione sia regolata da una relazione di
comando (impresa) anziché da una transazione mediata dal prezzo ed effettuata tra due contraenti
indipendenti (mercato).
Lar
i
s
pos
t
anonpuòc
hepa
r
t
i
r
eda
idi
ve
r
s
ic
os
t
ide
l
l
eduei
s
t
i
t
uz
i
oni
.“
Lapr
i
nc
i
pa
l
es
pi
e
ga
z
i
o
nede
l
pe
r
c
héèva
nt
a
gg
i
os
oc
r
e
a
r
eun’
i
mpr
e
s
as
e
mbr
ai
lf
a
t
t
oc
hel
’
ut
i
l
i
z
z
ode
ip
r
e
z
z
ic
ompor
t
aunc
os
t
o”
(
Coa
s
e
,1937,e
d.
i
t
.
1993,p.79)
.Ne
lc
a
s
ode
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,i
nve
c
e
,s
idovr
àt
e
ne
r
ec
ont
ode
ic
os
t
i
or
ga
ni
z
z
a
t
i
vii
nt
e
r
ni
,s
a
pe
ndoc
he“
qua
ndoun’
i
mpr
e
s
aa
ume
nt
ai
ndi
me
ns
i
onevipos
s
onoe
s
s
e
r
e
rendimenti decrescenti per la funzione imprenditoriale, cioè possono aumentare i costi di
or
ga
ni
z
z
a
r
eul
t
e
r
i
or
it
r
a
ns
a
z
i
onia
l
l
’
i
nt
e
r
n
ode
l
l
’
i
mpr
e
s
a
”(
Coa
s
e
,1937,e
d.
i
t
.
1993,p.83)
.
Los
t
udi
ode
ic
os
t
idi“
ut
i
l
i
z
z
ode
ipr
e
z
z
i
”
,apa
r
t
i
r
edaWi
l
l
i
a
ms
on(
1975)
,c
os
t
i
t
ui
s
c
ei
lf
onda
me
nt
o
s
uc
uive
r
r
àc
os
t
r
ui
t
ol
’
i
mpone
nt
ee
di
f
i
c
i
ode
lne
o-istituzionalismo, un filone ricco anche sul piano
interpretativo e che ha prodotto in venticinque anni di ricerca più di cinquecento studi empirici
pubblicati e scritti da scienziati disseminati in tutto il mondo (Williamson, 2000, p. 607). Un
pr
i
ma
t
o,s
ot
t
ol
i
ne
al
’
a
ut
or
e
,a
s
s
ol
ut
a
me
n
t
ei
ne
g
ua
g
l
i
a
bi
l
edaa
l
t
r
if
i
l
onidir
i
c
e
r
c
apa
r
a
l
l
e
l
i
,c
omel
a
t
e
or
i
ade
idi
r
i
t
t
idipr
opr
i
e
t
àc
hequit
r
apoc
oi
nc
ont
r
e
r
e
mo.E’qui
ndii
mpe
ns
a
bi
l
er
i
a
s
s
ume
r
ne
risultati ed impl
i
c
a
z
i
onii
npoc
her
i
g
he
.Ciba
s
t
ar
i
c
hi
a
ma
r
nel
’
e
s
s
e
nz
a
,r
i
c
or
da
ndo,c
onl
os
t
e
s
s
o
Wi
l
l
i
a
ms
on(
1986)
,c
hes
it
r
a
t
t
adia
vvi
c
i
na
r
ei
l“
mondode
ic
ont
r
a
t
t
i
”
,unmondof
a
t
t
odiq
u
a
t
t
r
o
regole essenziali: pianificazione, promesse, concorrenza e controllo.
Le quattro regole devono disciplinare le relazioni contrattuali in un mondo popolato da agenti che
possono essere limitati nella loro razionalità, quindi incapaci di prevedere tutti i possibili stati in cui
il mondo si troverà o incapaci di regolarsi adeguatamente negli stati che sanno immaginare. Tali
costi di definizione e stesura dei contratti si manifestano prima che i contratti vengano firmati e
rendono difficile prevedere e scrivere clausole contrattuali appropriate (costi di transazione exante).
E ancora: i soggetti che intraprendono tra loro delle relazioni possono generare scambi
idiosincratici, ovvero scambi che li impegnano ad effettuare azioni che assumono un valore solo per
l
’
a
l
t
r
oc
ont
r
a
e
n
t
eec
he
,dunque
,l
ie
s
po
ng
onoac
os
t
inonr
e
c
upe
r
a
bi
l
i in altri impieghi (sunk costs
ed investimenti specialistici).
I
nf
i
ne
,is
ogg
e
t
t
is
a
nnoc
omei
ng
a
nna
r
eel
’
i
nc
e
nt
i
voa
di
ng
a
nna
r
eèpr
e
s
t
ode
t
t
o.Lar
e
l
a
z
i
one
idiosincratica, diciamo tra il soggetto B (Buyer) e il soggetto S (Seller), rende indispensabile per
c
i
a
s
c
unc
ont
r
a
e
nt
el
’
a
t
t
i
vi
t
àde
l
l
’
a
l
t
r
o.Pr
i
made
l
l
as
t
e
s
ur
ade
lc
ont
r
a
t
t
ol
’
a
c
qui
r
e
nt
ec
e
r
c
ane
l
mercato chi offre ciò che fa per lui (concorrenza). Tuttavia, una volta che S ha effettuato
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
os
pe
c
i
a
l
i
s
t
i
c
o,i
ls
og
ge
t
t
oBèl
’
uni
c
oa
c
quirente del soggetto S, ma S è, a sua volta,
l
’
uni
c
of
or
ni
t
or
ede
ls
ogg
e
t
t
oB(
monop
o
l
i
obi
l
a
t
e
r
a
l
e
)
.Que
s
t
atrasformazione fondamentale, dalla
concorrenza al monopolio, genera un legame a filo doppio (lock in) ed è fonte di vulnerabilità,
perché ciascun contraente può esercitare il suo potere di monopolio (o monopsonio) a danno
de
l
l
’
a
l
t
r
o.L’
e
s
e
r
c
i
z
i
odit
a
l
epot
e
r
eèr
e
s
opos
s
i
bi
l
e
,ol
t
r
ec
heda
l
l
’
i
mpos
s
i
bi
l
i
t
àdic
a
ut
e
l
a
r
s
ipr
i
ma
(i costi di transazione ex-ante che abbiamo già visto), anche dai costi di sanzione che emergono exante.I
nf
a
t
t
i
,l
’
a
z
i
oneoppor
t
uni
s
t
i
c
ade
l
l
os
c
a
mbi
s
t
a(
SoB)puònone
s
s
e
r
eos
s
e
r
va
bi
l
eda
l
l
’
a
l
t
r
a
parte (moral hazard) o non essere dimostrabile e posta a giudizio di una terza parte (i contratti non
sono enforceable).
In sintesi, la teoria dei costi di transazione fa riferimento alla possibile combinazione di razionalità
limitata, investimenti specialistici e opportunismo, mostrando che, in assenza di una qualsiasi delle
t
r
ec
ondi
z
i
oni
,i
lmondode
ic
ont
r
a
t
t
ir
i
s
ul
t
e
r
à“
a
mpi
a
me
nt
es
e
mpl
i
f
i
c
a
t
o”
.I
nol
t
r
e
,c
ic
ons
e
nt
edi
verificare il ruolo delle quattro regole essenziali (pianificazione, promesse, concorrenza e
controllo).
Partiamo dal considerare, ad esempio, seguendo Williamson, le transazioni in cui si hanno
investimenti specialistici ed opportunismo, ma la capacità cognitiva degli individui è illimitata. Si
g
e
ne
r
af
i
n da
l
l
’
i
ni
z
i
o, c
ome ha mos
t
r
a
t
ol
a mechanism design literature e la teoria
de
l
l
’
i
nc
e
nt
i
va
z
i
oneot
t
i
ma
l
es
vi
l
uppa
t
adaHol
ms
t
r
om,unac
ompl
e
t
ade
f
i
ni
z
i
onede
it
e
r
mi
ni dello
scambio, così da evitare margini di discrezionalità e la non esecuzione dei contratti. Si raggiunge
c
os
ìl
’
e
f
f
i
c
i
e
nz
a
,poi
c
héne
s
s
unos
c
a
mbi
omut
ua
me
nt
eva
nt
a
gg
i
os
oès
t
a
t
oi
g
nor
a
t
opr
i
maevi
e
ne
non eseguito e, quindi, non sfruttato poi: siamo nel mondo della pianificazione.
Prendiamo ora in esame la combinazione di razionalità limitata e capitale specifico, ma assumiamo
a
s
s
e
nt
el
’
oppor
t
uni
s
mo.Sea
l
l
’
i
ni
z
i
oc
i
a
s
c
unapa
r
t
es
ot
t
os
c
r
i
vec
l
a
us
ol
ec
hel
ai
mpe
g
na
no a
ma
s
s
i
mi
z
z
a
r
el
’
obi
e
t
t
i
voc
ong
i
unt
odei due contraenti, anche in presenza di un vuoto contrattuale, ci
s
ipot
r
àa
t
t
e
ne
r
ea
l
l
’
i
mpe
g
noa
s
s
unt
oes
ir
e
g
ol
e
r
àl
ar
e
l
a
z
i
oneaf
r
ont
edic
ont
i
ng
e
nz
enonp
r
e
vi
s
t
e
a
r
r
i
va
ndoa
l
l
’
e
f
f
i
c
i
e
nz
a
:or
a“
i
lc
ont
r
a
t
t
os
ir
i
duc
ea
dunmondodipr
ome
s
s
e
”
.
Il terzo caso è quello in cui la razionalità è limitata e i soggetti sono opportunisti, ma le relazioni
non sono specifiche (assenza di investimenti specialistici). Poiché in questo caso i costi sono
recuperabili e i mercati contendibili, le inadempienze contrattuali sono risolte cercando nel mercato
altri contraenti: siamo nel mondo della concorrenza.
“
Lac
a
t
a
s
t
r
of
eèc
ompl
e
t
a
”
- invece, usando le parole di Williamson- “
quando razionalità limitata,
opportunismo ed investimenti specifici appaiono contemporaneamente. In questo caso, la
pianificazione è necessariamente incompleta (per via della razionalità limitata), le promesse cadono
pr
e
ve
di
bi
l
me
nt
ene
lvuot
o(
pe
rvi
ade
l
l
’
oppor
t
uni
s
mo)
,el
’
i
de
nt
i
t
àr
e
c
i
pr
oc
ade
l
l
epa
r
t
ia
c
q
ui
s
t
a
importanza (per via della specificità di capitale). Questo è il mondo del controllo, in cui non è più
r
a
g
i
one
vol
ea
s
s
ume
r
ec
hel
’
or
di
na
me
nt
og
i
udi
z
i
a
r
i
os
i
ae
f
f
i
c
a
c
e
;i
lc
e
nt
r
ode
lpa
l
c
os
c
e
ni
c
ovi
e
ne
c
os
ìoc
c
upa
t
oda
l
l
ei
s
t
i
t
uz
i
onide
l
l
’
or
di
na
me
nt
opr
i
va
t
o”(
Wi
l
l
i
a
ms
on,1986,e
d.
i
t
.
c
i
t
.1991, p. 238).
Pr
i
maf
r
at
ut
t
el
’
i
mpr
e
s
a
.
L’
e
s
e
r
c
i
z
i
ode
l
l
agovernance,c
heèpr
opr
i
oc
i
òc
hes
ide
t
e
r
mi
nane
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,c
ons
e
nt
equi
ndidi
ridurre quei costi di transazione che sono particolarmente rilevanti, come sottolinea Williamson,
quando gli agenti economici, dalla razionalità limitata, fanno investimenti specifici in grado di
generare delle quasi rendite. I costi di contrattazione, che rendono impossibile definirne ex-ante
delle regole di attribuzione, creano le premesse perché ex-post si abbia un conflitto distributivo e sia
ne
c
e
s
s
a
r
i
ounpr
i
nc
i
pi
odia
ut
or
i
t
ài
ng
r
a
dodic
onf
e
r
i
r
eundi
r
i
t
t
or
e
s
i
dua
l
es
ul
l
’
a
t
t
r
i
buz
i
onede
l
surplus che si è generato.
Maqua
l
eèl
ag
i
us
t
i
f
i
c
a
z
i
oneequi
ndii
lf
onda
me
nt
ode
lc
ont
r
ol
l
oa
l
l
’
i
nt
e
r
node
l
l
’
i
mpr
e
s
aei
nche
misura il comando esercitato dal datore di lavoro sul dipendente si differenzia da quello di un
cliente nei confronti del commerciante? Dove è la diversa natura del licenziamento di un dipendente
rispetto a licenziamento del proprio droghiere?
Non c’
ène
s
s
unadi
f
f
e
r
e
nz
a
,s
e
c
ondoAl
c
h
i
a
n-Demsetz (1972):
“l
’
i
mpr
e
s
anonhaal
c
unpot
e
r
ed
ide
c
r
e
t
o,al
c
unaaut
or
i
t
à,al
c
unapos
s
i
bi
l
i
t
àdiaz
i
one
di
s
c
i
p
l
i
nar
ec
hes
i
ami
ni
mame
n
t
edi
f
f
e
r
e
nt
edal
l
’
or
di
nar
i
as
t
i
pul
az
i
onediunc
ont
r
at
t
o
t
r
aduepe
r
s
one”(
Al
c
hian Demsetz, 1972, ed. it. cit.1993, p. 95).
Sotto questo profilo, non ci sono discontinuità tra impresa e mercato; esiste invece un continuum di
modelli di relazioni contrattuali, generati dalle esigenze di cooperazione, in cui trova spazio anche
l
’
i
mpresa.
Una visione che abbiamo già incontrato nei lavori di Jensen e Meckling e Fama e Jensen, in cui il
c
ompor
t
a
me
nt
ode
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,c
omevi
s
t
o
,puòe
s
s
e
r
epe
ns
a
t
oc
omeque
l
l
odiunme
r
c
a
t
o:i
lr
i
s
ul
t
a
t
o
diunc
ompl
e
s
s
opr
oc
e
s
s
oc
hepor
t
aa
l
l
’
e
q
ui
l
i
br
i
ol
e scelte di soggetti indipendenti (fornitori, clienti,
dipendenti, creditori). In questo continuum, in cui trova spazio, scrivono Fama e Jensen, perfino la
Chiesa cattolica, cui manca solo un consiglio di amministrazione per essere assimilabili a tante altre
i
s
t
i
t
u
z
i
oni
,s
ic
ol
l
oc
al
’
i
mpr
e
s
a
.Las
uapr
e
c
i
s
ac
onf
i
g
ur
a
z
i
one
,equi
ndil
as
uas
t
r
ut
t
ur
af
i
na
nz
i
a
r
i
a
,
r
i
f
l
e
t
t
onol
’
e
s
i
t
odique
lpr
oc
e
s
s
odimi
n
i
mi
z
z
a
z
i
onede
ic
os
t
idia
g
e
nz
i
ac
hes
c
a
t
ur
i
s
c
onoda
l
l
a
imperfetta informazione.
La discontinuità invece esiste, è qui la novità dello sviluppo successivo rappresentato dai lavori di
Grossman-Hart (1986) e Hart-Moore (1990):
“I
ldat
or
edil
av
or
opuòpr
i
v
ar
ei
ldi
pe
nde
nt
ede
ibe
nic
onc
uique
s
t
’
ul
t
i
mol
av
or
a
e assumere un altro dipendente che lavori con questi beni, mentre il cliente può
soltanto privare il fruttivendolo del suo acquisto e finché il cliente è piccolo sarà,
presumibilmente, non molto difficile per il fruttivendolo sostituirlo con un altro
c
l
i
e
nt
e
”(
Har
t
,1989,e
d.
i
t
.c
i
t
.1
9
93p.170)
.
E’be
neprecisare la principale differenza tra la visione basata sui diritti di proprietà di GH e HM e
qu
e
l
l
ade
ic
os
t
idit
r
a
n
s
a
z
i
onediWi
l
l
i
a
ms
on.I
ne
nt
r
a
mbel
evi
s
i
onis
ihal
’
i
de
ac
hequa
s
i
razionalità ed opportunismo rendano impossibile demandare la scelta make or buy ad un principio
di“
pi
a
ni
f
i
c
a
z
i
o
ne
”odi“
pr
ome
s
s
e
”
.Tu
t
t
a
vi
a
,me
nt
r
ei
nWi
l
l
i
a
ms
onèc
r
uc
i
a
l
ec
omef
ont
edi
i
ne
f
f
i
c
i
e
nz
aque
l
l
ac
hel
’
a
ut
or
ede
f
i
ni
s
c
eunas
or
t
adimaladaptation, di cattivo adattamento, nella
fase di esecuzione del contratto, delle clausole previste alle contingenze che si realizzano
effettivamente, in GH e HM, in cui si ha assenza di costi di contrattazione ex-post e common
knowledge, è una non appropriata definizione dei diritti di proprietà che conduce ex-ante ad
investimenti sub-ottimali e produce distorsioni e perdite di efficienza. A tale proposito, non senza
ironia, si può osservare con Williamson (2000) che siamo di fronte ad una razionalità
selettivamente limitata, poiché le parti che sono incapaci ex-ante di scrivere contratti, sono
nondimeno capaci ex-ante di anticipare quali azioni verranno prese ex-post, condizionatamente alle
r
e
a
l
i
z
z
a
z
i
onide
g
l
is
t
a
t
ic
hes
ive
r
i
f
i
c
he
r
a
n
no(
Kr
e
ps
,1999,p.125)
.L’
a
s
s
e
g
na
z
i
onea
ppr
opr
i
a
t
ade
i
diritti di proprietà (e di comando sul ma
na
g
e
r
)f
aqui
ndi‘
e
va
por
a
r
e
’il mal adattamento che
potrebbe generarsi nella fase ex-ante.
Siède
t
t
oc
hene
l
l
’
a
ppr
oc
c
i
oGHeHM,l
ac
a
t
a
s
t
r
of
et
e
mut
adaWi
l
l
i
a
ms
onpuòt
r
ova
r
es
ol
uz
i
ones
e
la governance, e quindi il controllo (ora inteso come controllo sul capitale fisico), viene assegnata
in modo appropriato.
Per capire meglio, torniamo ancora alla relazione tra acquirente e fornitore; in assenza di controllo, i
due soggetti che intrattengono una relazione idiosincratica, temono di essere vittime ex-ante del
c
ompor
t
a
me
nt
ooppor
t
uni
s
t
i
c
ode
l
l
’
a
l
t
r
o
.Ci
a
s
c
unot
e
mec
hel
’
a
l
t
r
os
ia
ppr
opr
ide
l
l
aquasi rendita,
definita da Klein-Crawford-Alchian (1978) come differenza tra il valore del bene ed il suo valore
recuperabile3. Tale timore li scoraggia, ex-ante, e li porta ad effettuare un investimento specialistico
die
nt
i
t
ànona
de
g
ua
t
aar
e
a
l
i
z
z
a
r
el
ama
s
s
i
mae
f
f
i
c
i
e
nz
a
.L’
a
l
l
oc
a
z
i
onede
l
l
’
a
ut
or
i
t
àhaqui
n
d
inon
solo un effetto sulla divisione del valore creato dalla relazione idiosincratica, che costituisce una
qu
a
s
ir
e
ndi
t
a
,maa
nc
hes
ul
l
’
e
nt
i
t
àde
lv
a
l
or
es
t
e
s
s
o.Sit
r
a
t
t
adir
i
s
ol
ve
r
el
ac
a
t
a
s
t
r
of
ec
hes
iè
verificata per effetto della combinazione di razionalità limitata, investimento specialistico ed
opportunismo e laddove pianificazione, promesse, mercato non possono fare molto è il controllo ad
emergere.
Infatti, le soluzioni possibili sono due: o si dà ad una terza parte il compito ex-ante di dirimere la
c
ont
r
ove
r
s
i
a(
a
r
bi
t
r
a
t
oe
s
t
e
r
no)os
idàa
dunade
l
l
eduepa
r
t
ii
lc
ont
r
ol
l
os
ul
l
’
a
l
t
r
a
.Las
ol
uz
i
one
mi
g
l
i
or
eèque
l
l
ac
he
,da
t
iivi
nc
ol
ide
ic
os
t
idit
r
a
ns
a
z
i
one
,i
nc
or
a
gg
i
al
’
i
nve
s
t
i
me
nt
os
pe
c
i
a
l
i
s
t
i
c
o
ma
gg
i
or
eequ
i
ndia
c
c
r
e
s
c
el
’
e
f
f
i
c
i
e
nz
a
.Sei
lc
o
nt
r
a
t
t
ononèos
s
e
r
va
bi
l
e
,l
’
a
r
bi
t
r
a
t
oe
s
t
e
r
nononè
possibile. Rimane da vedere se è preferibile che B acquisti S o viceversa. Ciò corrisponde ad un
pr
oc
e
s
s
odii
nt
e
g
r
a
z
i
one(
amont
es
el
’
a
c
qui
r
e
nt
eB assume il controllo sul fornitore S, a valle se si
hai
lc
ont
r
a
r
i
o)c
hemodi
f
i
c
aic
onf
i
nide
l
l
’
i
mpr
e
s
a
.Ne
l
l
’
e
s
t
e
nde
r
ei
lc
ont
r
ol
l
odiunode
idue
contrae
nt
is
ulc
a
pi
t
a
l
ef
i
s
i
c
ode
l
l
’
a
l
t
r
o,s
ia
vr
àc
hel
as
ol
uz
i
onemi
g
l
i
o
r
eèque
l
l
ac
hea
s
s
i
c
ur
a
4
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
os
pe
c
i
a
l
i
s
t
i
c
oc
a
pa
c
edige
ne
r
a
r
ei
lma
gg
i
or
eva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
.
E’pos
s
i
bi
l
ea
c
c
os
t
a
r
eque
s
t
avi
s
i
onea
l
l
ar
e
a
l
t
àr
i
f
a
c
e
ndoc
iaque
l
l
oc
heèor
mai divenuto un vero e
proprio caso di scuola. Nel 1919, General Motors (GM), sottoscrisse un contratto di esclusiva
(relazione idiosincratica) con la Fisher Body Auto (FBA) per la fornitura di scocche aperte in
metallo. Ciò portò FBA a fare un investimento specialistico (costo irrecuperabile) per poter
r
i
f
or
ni
r
eGM.Tut
t
a
vi
a
,l
’
e
s
s
e
r
euni
c
of
or
ni
t
or
ediGM,pos
eFBA ne
l
l
ac
ondi
z
i
onedipot
e
ra
g
i
r
e
opportunisticamente (hold-up). Ciò avvenne puntualmente qualche anno dopo quando, a fronte di
un aumento di domanda di automobili non prevista al momento della stesura del contratto
(razionalità limitata), GM ritenne che FBA praticasse prezzi troppo alti e si rifiutasse di traslare
l
’
a
bba
s
s
a
me
nt
ode
ic
os
t
ide
lc
a
pi
t
a
l
ea
v
ut
os
ine
l
l
apr
oduz
i
onedis
c
oc
c
hei
nuna
bba
ssamento dei
costi di fornitura. Tale clausola non era tuttavia prevista (costi di transazione ex-ante) e non era
3
Se la quasi rendita è definita come differenza tra valore di un bene e valore secondo il primo utilizzatore alternativo, la
pa
r
t
ediqu
a
s
ir
e
n
di
t
aa
ppr
o
pr
i
a
bi
l
es
a
r
à“
l
’
e
c
c
e
s
s
odiv
a
l
or
er
i
s
pe
t
t
oa
l
l
api
ùe
l
e
v
a
t
av
a
l
u
t
a
z
i
on
ef
or
n
i
t
ada
lsecondo
mi
g
l
i
or
eu
t
i
l
i
z
z
a
t
or
ea
l
t
e
r
n
a
t
i
vo”(
Kl
e
i
n
,Cr
a
wf
or
d,Al
c
h
i
a
n
,1978,
e
d.
i
t
.
,
p.1
16)
.
4
Va precisato che tra ic
os
t
ir
i
l
e
v
a
nt
in
e
l
l
’
u
s
ode
ime
r
c
a
t
is
on
oc
r
u
c
i
a
l
i
,n
e
l
l
’
a
n
a
l
i
s
idiMi
l
g
r
om et al. (1990), i costi di
c
on
t
r
a
t
t
a
z
i
on
edibr
e
v
epe
r
i
odo,ov
v
e
r
or
i
f
e
r
i
t
i“
a
dunpe
r
i
ododit
e
mpos
u
f
f
i
c
i
e
n
t
ebr
e
v
et
a
l
ec
h
et
u
t
t
al
’
i
n
f
or
ma
z
i
on
e
rilevante per le decisioni corre
n
t
iègi
àdi
s
pon
i
bi
l
e
”(
p.65)
.Tr
aqu
e
s
t
ec
ompon
e
n
t
ièi
mpor
t
a
n
t
eme
n
z
i
on
a
r
eic
os
t
idi
pressione (influence costs), che sono impliciti in presenza di una autorità centralizzata con potere discrezionale; in
merito si veda Natale (1997, cap.1).
dimostrabile a terzi (contratto non sanzionabile e costo di transazione ex-post)5. La catastrofe, come
la descriverà poi Williamson, si era verificata per effetto della combinazione di razionalità limitata,
investimento specialistico ed opportunismo, a dimostrazione che laddove la contrattazione e il
mercato non possono fare molto è necessario il controllo, e quindi il principio di autorità esercitato
da
l
l
’
i
mpr
e
s
a
.
Tornando al paradigma dei diritti di proprietà va aggiunto che in Hart-Moor
e(
1990)l
’
a
na
l
i
s
is
i
articola ulteriormente in due diverse direzioni. In primo luogo si precisa che per realizzare
l
’
e
f
f
i
c
i
e
nz
apuòe
s
s
e
r
ene
c
e
s
s
a
r
i
oa
t
t
r
i
bui
re il controllo ad una parte che, pur non effettuando alcun
investimento specialistico, è indispensabile pe
rl
ar
e
l
a
z
i
one
,a
de
s
e
mpi
ope
r
c
héèl
’
uni
c
opo
s
s
i
bi
l
e
a
c
qui
r
e
nt
e
.Comes
ipr
e
c
i
s
ai
nGr
i
l
l
o(
1991)
,“
uns
ogge
t
t
oi è detto indispensabile rispetto ad
un
’
a
t
t
i
vi
t
àan s
el
’
a
t
t
i
vi
t
àan non dà alcun contributo al surplus che qualsiasi coalizione di soggetti,
che non include i,èi
ngr
a
dodiot
t
e
ne
r
e
”(
Gr
i
l
l
o,1991,p.
181)
.Ta
l
es
ogge
t
t
o,c
henonhar
i
va
l
ie
non è sostituibile, potrà quindi esercitare un potere ex-ante ed agire opportunisticamente. In queste
circostanze, se si dovesse attribuire autorità ad un secondo contraente- che ad esempio è sostituibile
e/o non ha effettuato alcun investimento specialistico- si finirebbe per accrescere il numero dei
contraenti che si comporteranno opportunisticamente: gli uni per mancanza di concorrenzialità, gli
a
l
t
r
ipe
rl
’
a
t
t
r
i
buz
i
onedia
ut
or
i
t
à
.
Las
e
c
ondadi
r
e
z
i
onei
nc
uis
is
vi
l
uppal
’
a
na
l
i
s
id
iHa
r
teMoor
epor
t
ag
l
ia
ut
or
iac
onf
r
ont
a
r
s
ic
on
altre concezioni in cui la scelta make or buy non poggia sui costi di transazione, ma sulla rilevanza e
specificità dei costi produttivi. In tale concezione, che potremmo chiamare tecnologica, la
vu
l
ne
r
a
bi
l
i
t
àde
l
l
’
i
mpr
e
s
anons
t
at
a
nt
one
ls
uoe
s
s
e
r
eogg
e
t
t
odic
ompor
t
a
me
nti opportunistici, ma
piuttosto nella sua scala- dipendenza (economie di scala, additività, economie di scopo), che fa sì
che il non raggiungimento di una soglia ottimale minima pregiudichi la sua sopravvivenza. In
qu
e
s
t
oc
a
s
oic
onf
i
nide
l
l
’
i
mpr
e
s
as
ia
mpliano quando anche i confini del mercato si ampliano e
pe
r
me
t
t
onoa
l
l
’
i
mpr
e
s
adidi
ve
ni
r
eque
l
l
ag
r
a
ndemano visibile più volte descritta da uno storico
economico di prestigio come Alfred Chandler.
Tut
t
a
vi
a
,l
avi
s
i
onediun’
i
mpr
e
s
ascala-dipendente, legata solo a fattori tecnologici, che tanta parte
ha avuto negli studi di Chandler, si rafforza se si riconosce che entrano in gioco altre vulnerabilità,
come quelle legate alla presenza dei costi di transazione.
5
La clausola prevedeva un prezzo stabilito in base ai costi al netto sugli interessi sul capitale investito più un 17,6%,
come documentano Klein, Crawford, Alchian (1978).
Hart e Moore analizzano il caso in cui si è in presenza di due fattori produttivi complementari, la
cui quasi rendita espropriabile è quindi nulla perché il loro uso separato non genera valore. Nessun
agente in questo caso può beneficiare di alcun aumento della produttività marginale del fattore che
c
ont
r
ol
l
a
,ame
noc
henona
bbi
ai
lc
ont
r
ol
l
oa
nc
hes
ul
l
’
a
l
t
r
of
a
t
t
or
e
.I
nque
s
t
oc
a
s
oèpr
e
f
e
r
i
bi
l
eun
controllo assegnato ad una sola parte, poiché la non integrazione accresce il numero degli agenti che
ha
nnopot
e
r
eo
p
por
t
uni
s
t
i
c
o.I
nun’
ot
t
i
c
anor
ma
t
i
va, si hanno quindi minori spazi per effetti di holdup e si ottiene maggiore efficienza se i due fattori strettamente complementari sono di proprietà di
una sola parte.
4.Conclusioni
La teoria basata sui diritti di proprietà non solo non trascura gli aspetti tecnologici, ma può offrire
unnuovomod
odii
nqua
dr
a
r
el
ar
e
l
a
z
i
onet
r
ac
os
t
idit
r
a
ns
a
z
i
oneec
os
t
ipr
odut
t
i
vi
.L’
e
c
on
omi
s
t
a
sembra quindi offrire una prospettiva più ampia, tecnologica e comportamentale, descrittiva e
normativa. Ma è ancora troppo presto per cantare vittoria.
Per stessa ammissione di Hart, come si è visto uno dei principali protagonisti di questa prospettiva
un
i
f
i
c
a
nt
e
,r
i
ma
ng
onode
il
i
mi
t
ine
l
l
at
e
o
r
i
aba
s
a
t
as
uidi
r
i
t
t
idipr
opr
i
e
t
à
;c
’
è
,i
nf
a
t
t
i
,une
s
pl
i
c
i
t
o
riconoscimento c
heque
l
l
odiBe
r
l
eeMe
a
ns
,daunl
a
t
o,ediCoa
s
e
,da
l
l
’
a
l
t
r
o,a
nc
hene
g
l
is
v
i
l
uppi
successivi, rimangono due mondi non del tutto integrati, ed è come se, in un certo senso, fossimo
r
i
t
or
na
t
ia
l
l
’
i
ni
z
i
odique
s
t
ol
ung
ope
r
c
or
s
odur
a
t
odi
ve
r
s
ide
c
e
nni
.
Emerge, quindi, che la ricchezza dovuta a tante chiavi interpretative (informazione, incentivi, costi
di transazione) può trasformarsi in un elemento di debolezza, a meno che non si arrivi ad un vero
completamento e ad una nuov
at
e
or
i
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
acapace dii
nc
or
por
a
r
ea
ls
uoi
nt
e
r
nol
’
a
ppr
oc
c
i
o
agente –principale e quindi di configurarsi anche come teoria della governance societaria.
Nons
e
mbr
aa
z
z
a
r
da
t
odi
r
ec
hel
ar
i
c
e
r
c
ade
g
l
ia
nni‘
90pa
r
t
edaque
s
t
ac
ons
a
pe
vol
e
z
z
aemos
t
r
aun
serio intento di superamento. Se ne colgono gli esiti in alcuni contributi paralleli che arrivano a
nuove concezioni: impresa come sistema di incentivi, (Holmstrom e Milgrom, 1994), come insieme
di linee gerarchiche (Rajan e Zingales, 2001), perfino come sub-economia (Holmstrom, 1999). A
qu
e
s
t
enovi
t
àp
i
ùi
mpor
t
a
nt
ide
l
l
’
ul
t
i
mode
c
e
nni
o,c
heda
nnounanuovai
mpor
t
a
nz
aa
lc
a
pi
t
a
l
e
umano, e a cui prestare attenzione, si rimanda per approfondimenti futuri.
Appendice
A.1 Rapporto di agenzia e finanziamento delle imprese
Il modello di Jensen e Meckling
Sii
pot
i
z
z
iun pr
og
e
t
t
o dii
nve
s
t
i
me
nt
oi
lc
uiva
l
or
e di
pe
nde da
l
l
’
a
z
i
one X del manager –
imprenditore, azione che genera benefici non pecuniari. Se il manager è anche proprietario, verrà
a
dot
t
a
t
al
as
c
e
l
t
aot
t
i
ma
l
ede
l
l
’
a
z
i
oneX ed il progetto di investimento verrà realizzato quando il suo
valore di mercato V(X),c
hedi
pe
ndeda
l
l
’
a
z
i
oneX, è superiore o uguale al costo K, quindi (V(X)K).
La scelta di X va effettuata valutando costi e benefici, sia in termini di effetti indiretti di ricaduta sul
va
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
aV, che di benefici diretti sul benessere del manager. Si supponga che P(X) sia il
va
l
or
ede
ibe
ne
f
i
c
ipe
ri
lva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
ac
hes
ir
i
c
a
va
nodat
a
l
ia
t
t
i
vi
t
àe che valgano le
condizioni P’
(
X)
>0,P”(
X)
<0;inoltre a tali attività sono associati dei costi sulla base di una
relazione C(X), tale che C’
(
X)
>0,C”(
X)
<0.Definiamo inoltre B come la differenza:
B(X)= P (X )- C(X)
La scelta c
hema
s
s
i
mi
z
z
ai
lva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a(
X=X*) è determinata eguagliando:

P(X)/X= 
C(X)/ 
X
Si può inoltre definire F(X) c
omei
lc
os
t
ope
rl
’
i
mpr
e
s
a
,a
lne
t
t
ode
g
l
ie
f
f
e
t
t
ipr
odut
t
i
vi
,dia
v
e
r
eun
incremento di attività (X>X*) volte al benessere del manager:
F(X) = B(X*) - B(X)
Se la scelta del manager proprietario è volta alla massi
mi
z
z
a
z
i
onede
lva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
aVmax,
ovviamente F(X) =0; in altri termini, si producono solo quei benefits non pecuniari che migliorano
l
ec
ondi
z
i
onil
a
vor
a
t
i
veel
’
e
f
f
i
c
i
e
nz
ade
lma
na
ge
r
.Sipuòt
ut
t
a
vi
as
uppor
r
ec
hei
lma
na
ge
r–
proprietario abbia una funzione di utilità U(V(X) + F(X)), che ha come argomenti, oltre al valore
de
l
l
’
i
mpr
e
s
aV(X), anche gli effetti diretti dei benefici non pecuniari F(X);s
ia
vr
àc
os
ìc
hel
’
a
z
i
one
sarà scelta come soluzione al problema:
maxxU= U(V(X), F(X)
sotto il vincolo: 
V(X)/ 
F(X)=-1
La condizione di vincolo introdotta da Jensen e Meckling implica che il manager, che è anche
l
’
uni
c
opr
opr
i
e
t
a
r
i
o,a
c
c
r
e
s
c
e
ndodiunauni
t
àmone
t
a
r
i
ai
lva
l
or
ec
or
r
e
nt
ede
is
uoibe
nefici, riduce
dello stesso ammontare il valore V de
l
l
’
i
mpr
e
s
a
.Da
l
l
as
ol
uz
i
onede
lpr
obl
e
mai
l
l
us
t
r
a
t
os
io
t
t
e
r
r
à
qu
i
ndii
lva
l
or
eX’c
hema
s
s
i
mi
z
z
al
’
ut
i
l
i
t
àde
lma
na
ge
r- proprietario, cui potrà essere associato un
valore F(
X’
)
>0
.
Tale soluzione si modi
f
i
c
a
,t
ut
t
a
vi
a
,ne
lc
a
s
oi
nc
uis
ia
bbi
al
’
e
mi
s
s
i
onedia
z
i
onipe
runaf
r
a
z
i
one
(1-)de
lva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,i
nque
s
t
oc
a
s
ol
ac
ondi
z
i
onedivi
nc
ol
odi
ve
n
t
a
:

V(X)/ 
F(X)=- 
Nella nuova situazione, in cui altri soggetti detengono una quota proprietaria (1-), il costo che il
manager sopporta per il consumo di una unità monetaria in benefits non pecuniari è minore di 1 ed è
esattamente pari a <1, come esprime appunto la nuova condizione di vincolo. Nel nuovo scenario,
si avrà un valore X”superiore a que
l
l
oo
t
t
e
nut
one
lc
a
s
oi
nc
uii
lma
na
g
e
rs
i
al
’
uni
c
opr
opr
i
e
t
a
r
i
o,
da cui conseguirà F(
X”)
>F(
X’
)
.E’e
vi
de
nt
e
,i
nf
a
t
t
i
,c
hei
lma
na
ge
r
,c
hea
f
f
r
ont
ac
omepr
opr
i
e
t
a
r
i
o
s
ol
ounapa
r
t
ed
e
ic
os
t
ide
l
l
’
a
z
i
oneX, è portato ad una scelta X”>X’
,a cui consegue però un minore
valore atteso dal progetto di investimento (V(
X”)
<V(
X’
)
)
.L’
a
z
i
oneX viene così ad essere troppo
elevata e si genera, di conseguenza, un situazione di inefficienza: una parte dei progetti finanziabili
per X=X’e (1-) =0(
c
a
s
oi
nc
uil
’
i
mpr
e
nditore - manager fa solo ricorso a fondi interni) non è più
profittevole per (1-)>0 (caso in cui si ha emissione di azioni). Ciò del resto ha delle implicazioni,
s
ot
t
ol
i
ne
a
noJ
e
ns
e
neMe
c
kl
i
ng
,s
ulva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
,poi
c
hés
es
iha
nnoa
s
pe
t
t
a
t
i
ver
a
z
i
onali,
l
’
a
nt
i
c
i
pa
z
i
onediunac
r
e
s
c
i
t
ae
c
c
e
s
s
i
vade
ibe
ne
f
i
c
inonpe
c
uni
a
r
ige
ne
r
ar
i
c
a
dut
ene
g
a
t
i
ves
ul
l
e
valutazioni che il mercato esprime sul valore delle azioni e tale caduta è una misura del residual
loss generato dal rapporto di agenzia.
Jensen e Meckling analizzano, inoltre, i costi associati al finanziamento di progetti di investimento
tramite contratti di debito, ipotizzando che siano i manager ad effettuare la selezione dei progetti da
intraprendere.
Si suppone inoltre che, in un regime di responsabilità limitata, i finanziatori che hanno prestato una
somma K per il finanziamento di investimenti di pari ammontare riceveranno, trascurando gli
interessi percepiti, un rimborso R determinato come segue:
R=K
per V>K
R=V
per V<K
dove V sono i rendime
nt
ig
e
ne
r
a
t
ida
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
opr
e
s
c
e
l
t
o.Comes
ip
uòos
s
e
r
va
r
e
,s
ihaq
ui
ndi
che se il ritorno atteso dal progetto di investimento è positivo (V>K) il finanziatore riceve solo il
rimborso della somma prestata, viceversa, se si ha un ritorno negativo (V<K), la perdita ricade sul
finanziatore. Per il pagamento dei finanziatori si avrà quindi R = min (K, V).
L’
i
mpr
e
ndi
t
or
e
,da
lc
a
nt
os
uo,s
c
e
g
l
i
e
r
ài
lpr
oge
t
t
oc
hema
s
s
i
mi
z
z
ai
lva
l
or
ede
ls
uor
i
t
or
noa
t
t
e
s
o,
ES, dato da ES = EV - min (K,EV). Inoltre, non sopportando il costo in un insuccesso, ma
a
ppr
opr
i
a
ndos
ide
l
l
’
i
nt
e
r
obe
ne
f
i
c
i
oi
nc
a
s
odiunbuonr
i
s
ul
t
a
t
o,s
a
r
àpor
t
a
t
oas
c
e
g
l
i
e
r
epr
og
e
t
t
i
altamente rischiosi e di second best,c
omes
imos
t
r
ac
onl
’
e
s
e
mpi
oc
hes
e
gue
.
Si ipotizzi il possibile finanziament
ot
r
a
mi
t
el
’
e
mi
s
s
i
onedit
i
t
ol
id
id
e
bi
t
odiduepr
oge
t
t
idi
investimento (1 e 2) che abbiano lo stesso costo K1=K2, ma diversi ritorni attesi (EV1>EV2)
associati a due diversi stati di natura equiprobabili e con diverso grado di rischiosità (1>2). Dalla
tabella che segue, si può immediatamente verificare la convenienza che emerge dal progetto 1, sia
in termini di maggiore rendimento atteso che di minore variabilità:
Progetto 1
Progetto 2
Stato 1
V1= 8000
V2= 1000
Stato 2
V1= 10000
V2= 13000
Come si può osservare EV1=9000 > EV2=7000, inoltre normalizzando ad 1 il valore di 1, emerge
che 1<2=6.
Il manager - imprenditore sottoscrive un debito di importo di 6000 unità monetarie per il
finanziamento del progetto e si impegna a ripagare agli investitori la somma prestata, a meno che
non si abbiano perdite, ovvero V<K, nel qual caso, per il principio della responsabilità limitata,
c
or
r
i
s
ponde
r
às
ol
ol
’
i
mpor
t
oV. I versamenti attesi percepiti dai finanziatori saranno quindi:
ERI=6000
[progetto 1]
ER2= ½ 1000+ ½ 6000 = 3500
[progetto 2]
Ovviamente i finanziatori preferiranno il progetto 1, che è anche quello che assicura una soluzione
di first best, visto che ha un maggior ritorno atteso ed una minore rischiosità. I manager tuttavia
saranno di diverso parere, come è facile verificare sulla base dei loro payoffs ES attesi, dati da EVER:
ES1= EV1- ERI= 9000-6000 =3000
ES2 = EV2- ER2= 7000-3500=3500
[progetto 1]
[progetto 2]
Come si può osservare, se il manager è neutrale al rischio e ha responsabilità limitata sceglierà il
progetto 2 più rischioso (2>1). A tale scelta sarà associata un maggiore ritorno atteso ES2>ES1 ,
ma anche una minore probabilità di pagamento della somma presa in prestito, e ciò indurrà
l
’
i
nve
stitore a non finanziare una parte dei progetti efficienti.
Si mostra, così, che nel caso di manager neutrali al rischio, si selezioneranno progetti che assicurino
l
or
ouna
l
t
or
i
t
or
noa
t
t
e
s
o,mac
ona
l
t
ar
i
s
c
hi
os
i
t
à
.L’
a
nt
i
c
i
pa
z
i
onede
l
l
as
e
l
e
z
i
onede
iprogetti
r
i
s
c
hi
os
i
,t
ut
t
a
v
i
a
,r
i
dur
r
àl
’
of
f
e
r
t
adic
r
e
d
i
t
oer
e
nde
r
ànonf
i
na
nz
i
a
bi
l
ipr
og
e
t
t
ie
f
f
i
c
i
e
nt
i
.
Il modello di Aghion e Bolton
Se
c
ondoAg
hi
oneBol
t
on,l
’
a
l
l
oc
a
z
i
onede
idi
r
i
t
t
idic
ont
r
ol
l
os
ug
l
iassets el
’
e
s
e
r
c
i
z
i
ode
lpot
e
r
e
decisionale dipendonoda
l
l
as
t
r
ut
t
ur
af
i
na
nz
i
a
r
i
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
a
.Unapr
e
s
e
nt
a
z
i
ones
e
mpl
i
f
i
c
a
t
ade
l
loro modello è la seguente.
Sii
pot
i
z
z
ic
heunma
na
ge
rpr
opr
i
e
t
a
r
i
odiun’
i
mpr
e
s
a
,E, non disponga dei fondi necessari a
finanziare un determinato progetto di investimento. L’
i
mpr
e
ndi
t
or
ec
e
r
c
he
r
ànuovef
or
medi
f
i
na
nz
i
a
me
nt
oa
l
l
’
e
s
t
e
r
node
l
l
’
i
mpr
e
s
a
.L’
i
nve
s
t
i
t
or
eI, scelto tra tanti possibili investitori, sarà
disposto a sostenere il progetto di investimento solo se i rendimenti attesi (y) saranno almeno pari ai
costi fissi iniziali, K.Unavol
t
af
i
na
nz
i
a
t
oi
lpr
og
e
t
t
o,s
idovr
às
c
e
g
l
i
e
r
el
’
a
z
i
onea,t
r
al
’
i
n
s
i
e
me
delle possibili azioni A,nonc
ont
r
a
t
t
a
b
i
l
ene
l
l
’
a
c
c
or
doi
ni
z
i
a
l
e
.Las
c
e
l
t
adia comporterà dei
guadagni monetari y(a), verificabili e trasferibili, e dei benefici privati l(a), non verificabili né
trasferibili.
Ipotizziamo che esistano tre possibili scelte operative, A{a*; aE; aI}, tali che si abbiano i seguenti
risultati:
y(a*) + l(a*)
a* azione efficiente
y(aE) + l(aE)
aE azione sotto controllo imprenditore
y(aI) + l(aI)
aI azione sotto controllo investitore
dove a*èl
’
a
z
i
onee
f
f
i
c
i
e
nt
ei
nc
or
r
i
s
ponde
nz
ade
l
l
aqua
l
ei
ls
ur
pl
ust
ot
a
l
eè massimo:
y(a*) + l(a*)> y(aE) + l(aE)
y(a*) + l(a*)> y(aI) + l(aI)
Dato che il potere decisionale viene esercitato da chi detiene il controllo, a seconda della titolarità
de
lc
ont
r
ol
l
o,s
i
ai
lma
na
ge
rc
hel
’
i
nve
s
t
i
t
or
eopt
e
r
a
nnope
rque
l
l
ea
z
i
onic
hec
ons
e
nt
a
nol
or
odi
ma
s
s
i
mi
z
z
a
r
el
apr
opr
i
aut
i
l
i
t
à
.Sii
pot
i
z
z
a
,i
nol
t
r
e
,l
’
a
s
s
e
nz
adi“
c
omonot
oni
c
i
t
à
”(
i
nt
e
s
ac
ome
diret
t
apr
opor
z
i
ona
l
i
t
à
)t
r
ag
ua
da
g
nipr
i
va
t
i
,i
nc
a
s
odic
ont
r
ol
l
ode
l
l
’
i
mpr
e
ndi
t
or
e
,og
u
a
da
g
ni
mone
t
a
r
i
,i
nc
a
s
odic
ont
r
ol
l
ode
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
,er
e
ndi
me
nt
it
ot
a
l
i
.
In regime, dunque, di E control (
i
ns
e
g
u
i
t
o,a
de
s
e
mpi
o,a
l
l
’
e
mi
s
s
i
onedia
z
i
onis
e
nz
adi
r
itto di
vo
t
o)
,i
lma
na
g
e
rs
c
e
g
l
i
e
r
àl
’
a
z
i
oneaE che gli consente di massimizzare la propria utilità UE = l(aE).
L’
i
nve
s
t
i
t
or
e
,i
nve
c
e
,a
vr
àunl
i
ve
l
l
od
iut
i
l
i
t
àp
a
r
iaUI = y(aE)6 e sarà disposto a finanziare il
progetto solo se i costi fissi iniziali, K, non supereranno i guadagni monetari attesi y(aE). Come si è
i
pot
i
z
z
a
t
o,t
ut
t
a
vi
a
,l
’
a
z
i
oneaE, che massimizza i benefici privati, l(aE)>l(a*), non massimizza i
benefici totali:
y(aE) + l(aE)< y(a*) + l(a*)
da cui:
y(aE) < y(a*) per l(aE) > l(a*)
La scelta di aE risulta, quindi, una decisione inefficiente. Se fosse, tuttavia, possibile rinegoziare
l
’
a
c
c
or
do,l
’
i
mpr
e
ndi
t
or
e pot
r
e
bbe s
c
e
g
l
i
e
r
el
’
a
z
i
one ot
t
i
ma
l
e a* e spingersi a chiedere, se
di
s
pone
s
s
ede
lma
s
s
i
mopot
e
r
edic
ont
r
a
t
t
a
z
i
one
,c
hel
’
i
nve
s
t
i
t
or
e effettui un pagamento pari a
y(a*) –y(aE). In questo modo, il manager percepirebbe dei guadagni maggiori ed il suo livello di
soddisfazione aumenterebbe. Infatti, si avrebbe:
UE = l(aE)
senza accordo
UE = l(a*) + [y(a*) –y(aE)]
con accordo
Poiché, come si è visto:
y(a*) + l(a*) > y(aE) + l (aE)
allora, sottraendo y(aE) ai due termini della diseguaglianza precedente, viene anche verificata la
condizione
[y(a*) –y(aE)]+ l(a*) > l(aE )
6
Semplificando il modello di Aghion e Bolton, si assume nel nostro caso che tutti i guadagni monetari vadano ad I. Nel
modello originale, invece, anche il manager percepisce dei guadagni pecuniari sotto forma di trasferimenti da parte
de
l
l
’
i
n
v
e
s
t
i
t
or
e
.L’
i
n
t
r
odu
z
i
onedit
a
l
ei
pot
e
s
is
e
mpl
i
f
i
c
a
,c
omun
qu
e
,l
’
a
n
a
l
i
s
is
e
n
z
aa
l
t
e
r
a
r
el
ei
mpl
i
c
a
z
i
on
iprincipali
del modello.
Come si può notare, il termine a sinistra corrisponde esattamente alla soluzione ottenuta con
l
’
a
c
c
or
doer
i
s
ul
t
as
upe
r
i
or
ea
lt
e
r
mi
nedide
s
t
r
a
,c
hei
lpayoff de
l
l
’
i
mpr
e
ndi
t
or
ei
na
s
s
e
nz
adi
a
c
c
or
do.I
ll
i
ve
l
l
odiut
i
l
i
t
àde
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
er
i
ma
r
r
e
bbe
,i
nve
c
e
,i
nva
r
i
a
t
o,da
lmome
nt
oc
he
:
UI = y(a*) –[y(a*) –y(aE)] = UI = y(aE)
Se, dunque, il manager detiene il controllo e può esercitare il massimo potere contrattuale
r
i
ne
g
oz
i
a
ndol
’
a
c
c
or
doi
ni
z
i
a
l
e
,puòs
c
e
g
l
i
e
r
el
’
a
z
i
onea* ed ottenere dalla contrattazione il più
grande trasferimento possibile ([y(a*) –y(aE)] da pa
r
t
ede
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
,c
hel
a
s
c
ique
s
t
’
ul
t
i
mo
indifferente rispetto alla situazione di E-control. Il problema che si pone, tuttavia, è quello di
verificare se il payoff c
her
i
ma
nea
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e- y(aE) - consente di soddisfare la condizione
necessaria alf
i
na
nz
i
a
me
nt
o de
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
o (y(a)>K). Se, infatti, tale condizione non è
soddisfatta, il regime E control non è realizzabile.
In tal caso, si può esaminare se è preferibile passare ad un regime di I control (in seguito, ad
esempio, alla vendita di a
z
i
onic
ondi
r
i
t
t
odivot
o
)
.I
nque
s
t
or
e
g
i
me
,l
’
i
nve
s
t
i
t
or
es
c
e
g
l
i
e
r
àl
’
a
z
i
one
aI c
heg
l
ig
a
r
a
nt
i
s
c
eipi
ùa
l
t
ig
ua
da
g
nimone
t
a
r
i
,r
e
nde
ndoma
s
s
i
mal
’
ut
i
l
i
t
àUI = y(aI), e sarà
disposto a finanziare tutti i progetti dal costo iniziale, K, inferiore o uguale a y(aI)
.L’
i
mpr
e
n
di
t
or
e
,
invece, percepirà un livello di utilità pari a UE = l(aI). Dato che:
y(a*) + l(a*) > y(aI) + l(aI)
l
ade
c
i
s
i
onede
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
eaI è una soluzione sub-ottimale. Inoltre, se l
’
a
z
i
oneaI garantisce:
y(aI) > y(a*)
si ha anche che:
l(aI) < l(a*)
I
nque
s
t
oc
a
s
o,adi
f
f
e
r
e
nz
ade
lc
a
s
opr
e
c
e
de
nt
e
,nonèpos
s
i
bi
l
es
c
e
g
l
i
e
r
el
’
a
z
i
onee
f
f
i
c
i
e
nt
ea* e
r
i
ne
g
oz
i
a
r
el
’
a
c
c
or
do.I
nf
a
t
t
i
,l
’
i
nve
s
t
i
t
o
r
enonpuòs
c
e
g
l
i
e
r
el
’
a
z
i
oneot
t
i
ma
l
ea* e chiedere al
manager un trasferimento pari a (l(a*) –l(aI)) poiché tali benefici privati, al contrario dei guadagni
mone
t
a
r
i
,nons
onot
r
a
s
f
e
r
i
bi
l
ida
lma
na
ge
ra
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
.I
nol
t
r
e
,i
lma
na
ge
rès
ot
t
ounvi
nc
ol
odi
liquidità, avendo una ricchezza iniziale nulla. La scelta, quindi, sotto regime di I-control garantisce
i
lf
i
na
nz
i
a
me
nt
ode
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
o(
y(aI)>K ), ma è inefficiente:
y(aI) + b(aI)) < (y(a*) + l(a*))
Aghion e Bolton considerano allora la possibilità che, in uno scenario in cui si abbia aleatorietà dei
flussi di reddito attesi dai progetti di investimento, il controllo venga assegnato in modo stocastico
a
lma
na
g
e
roa
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
,as
e
c
onda
,c
i
oè
,de
l
l
ar
e
a
l
i
z
z
a
z
i
one
,θ
, di una determinata variabile
casuale, Θ, osservabile soltanto dopo il finanziamento iniziale, K. Gli autori mostrano, inoltre, che
una soluzione di contingent control può essere preferibile ad una soluzione di controllo unilaterale.
Si potrà, infatti, pr
e
f
e
r
i
r
el
’
a
t
t
r
i
buz
i
on
ede
lc
ont
r
ol
l
oa
l
l
’
i
mpr
e
ndi
t
or
e
,c
omene
lpr
i
mo c
a
s
o
esaminato, se sono soddisfatte le condizioni di finanziabilità del progetto di investimento, y(aE)>K,
po
i
c
hé
,i
nt
a
lc
a
s
o,s
ir
a
gg
i
ungeunas
ol
uz
i
onee
f
f
i
c
i
e
nt
e
.E’
,i
nve
c
e
,pr
e
f
e
r
ibile assegnare il
c
ont
r
ol
l
oa
l
l
’
i
n
ve
s
t
i
t
or
es
ei
lc
ont
r
ol
l
ode
lma
na
g
e
rnona
s
s
i
c
ur
al
ar
e
a
l
i
z
z
a
bi
l
i
t
àde
lpr
oge
t
t
odi
investimento, y(aE)<K. In definitiva, si configurerà una soluzione di controllo contingente, ovvero
legato agli stati in cui i flussi di redditi attesi associati sia alle diverse azioni del manager, ma anche
a
l
l
edi
ve
r
s
ec
ont
i
nge
nz
ee
s
oge
ne
,r
e
ndonopr
e
f
e
r
i
bi
l
el
’
unool
’
a
l
t
r
or
e
g
i
me
.
Da un punto di vista formale, si tratta di massimizzare la probabilità che il controllo sia del
manager, poiché in questo caso la soluzione è efficiente, ma sotto il vincolo di finanziabilità
de
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
o(
c
ondi
z
i
onedifeasibility della soluzione E-control). Se si indica con E la
probabilità del controllo del manager e (1-E)que
l
l
ade
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
,si dovrà verificare che il
valore atteso del payoff de
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
es
i
as
uf
f
i
c
i
e
nt
ea
lf
i
na
nz
i
a
me
nt
o.Ne
lc
a
s
odiE-control tale
payoff è ovviamente y(aE), mentre nel caso di I-control sarà y(aI). La condizione di vincolo è quindi
esprimibile come:
E y(a E) + (1-E )y(a I) > K
da cui si ottiene:
E (y(a I) - K)/(y(aI) - y(a E))
Assumendo che in equilibrio il vincolo sia stringente, E = (y(aI) - K)/(y(aI) - y(aE)), si può
immediatamente verificare che la probabilità E, e quindi quella di un regime E-control,
diminuisce, a parità di rendimento, al crescere delle risorse finanziarie K e la probabilità di controllo
manageriale è, dunque, inversamente proporzionale alla richiesta di finanziamento. Invece, per un
dato y(aI), la probabilità E cresce negli stati in cui y(aE) è maggiore.
Inoltre, è immediato verificare che quando i costi fissi K del progetto tendono ad avere un valore
pa
r
ia
ig
ua
da
g
nimone
t
a
r
ide
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
ei
nr
e
g
i
mediE-control, (y(aE) K), si ottiene (E  1),
quindi il manager ha il controllo. Se, invece, il finanziamento iniziale è pari ai guadagni monetari
realizzabili in regime di I control, y(aI)  K,èl
’
i
nve
s
t
i
t
or
ea
da
s
s
ume
r
ei
lc
ont
r
ol
l
o(
E  0).
Rimane tuttavia da chiedersi se possa essere considerato come regime di contingent control il caso
del finanziamento mediante emissione di titoli di debito, un caso in cui il controllo è esercitato dal
ma
na
g
e
r
,i
na
s
s
e
nz
adif
a
l
l
i
me
nt
o,mapa
s
s
aa
l
l
’
i
nve
s
t
i
t
or
e
,ne
l
l
’
e
ve
nt
ua
l
i
t
àdiunf
a
l
l
i
me
nt
o.
Il modello di Myers e Majluf
Si consideri il problema del finanziamento di un progetto di investimento di costo I i
nun’
i
mpr
e
s
ai
n
cui i fondi disponibili S s
i
a
noi
ns
uf
f
i
c
i
e
nt
ier
i
c
hi
e
da
nol
’
e
mi
s
s
i
onedia
z
i
oniEQ (equities), così che
EQ = I –S.Sii
pot
i
z
z
i
,i
nol
t
r
e
,c
hel
’
i
mpr
e
s
as
i
ag
e
stita da manager, il cui obiettivo sia la
massimizzazione dei payoffs de
g
l
ia
z
i
oni
s
t
ig
i
àpr
opr
i
e
t
a
r
ide
l
l
’
i
mpr
e
s
apr
i
made
l
l
’
e
mi
s
s
i
onede
l
l
e
nuove azioni EQ (i vecchi azionisti). Si distinguano, inoltre, tre diversi periodi. Nel primo periodo,
t=–1, precede
nt
ea
l
l
’
e
mi
s
s
i
onede
l
l
ea
z
i
oniEQ, tutti gli operatori conoscono il valore atteso degli
assets de
l
l
’
i
mpr
e
s
ag
i
àe
s
i
s
t
e
nt
i
,a* = E(A), dove A rappresenta la distribuzione di tutti i possibili
valori di tali assets; è nota anche la distribuzione B del rendimento netto del progetto
de
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
oI, ed il suo valore atteso, dato da b* = E(B). In un secondo periodo, t=0, solo i
manager vengono a conoscenza del valore effettivo delle realizzazioni (a e b) e scelgono se
emettere o no nuove azioni. Gli altri operatori osservano le azioni dei manager (emissioni di azioni,
EQ>0, o non emissione, EQ=0). Nel terzo periodo, t=1, le effettive realizzazioni (a e b) divengono
note a tutti.
Il valore di me
r
c
at
oP’delle azioni già emesse, nel caso in cui EQ>0, è determinato sulla base dei
valori attesi a* e b*, oltre che dei fondi liquidi iniziali S; si ha così: P’
=a*+b*+S. Il valore di
mercato totale di tutte le azioni è invece P’
+EQ.La quota da attribuire agli azionisti proprietari
delle vecchie azioni è quindi data dal rapporto P’
/
(
P’
+EQ)determinato sulla base, come si è detto
dei valori attesi. Una volta che al tempo t=0 i valori di a e b sono noti ai manager, questi ultimi
passeranno a determinare il valore complessivo in caso di emissione di azioni, V=a+b+EQ+S. Esso
dovrà essere attribuito ai vecchi azionisti, come si è detto, nella misura data dal rapporto
P’
/
(
P’
+EQ)
, e quindi determinerà un potenziale payoff:
P'
V old | EQ 0 
V
( P 'EQ )
P'

( a b S EQ )
( P 'EQ )
I manager emetteranno azioni solo se il payoff che i vecchi azionisti ricevono in caso di emissione
di azioni è maggiore di quello ottenuto senza emettere azioni, quindi se:
Vold
EQ>0 > Vold
EQ=0
L’
e
s
pr
e
s
s
i
oneade
s
t
r
ade
ls
e
g
nodidi
s
e
g
u
a
g
l
i
a
nz
as
a
r
à
:
Vold
EQ=0 = a+S
L’
e
mi
s
s
i
oned
ia
z
i
oni(
EQ0) si ha quindi se vale la condizione:
a + S P’
/
(
P’
+EQ)(
a+b+EQ+S)
Raggruppando a sinistra il termine (S+a), si ottiene inoltre:
EQ/
(
P’
+EQ)(
S+a)P’
/
(
P’
+EQ)(
EQ+b)
Come si può osservare, il lato a sinistra del segno di diseguaglianza rappresenta i fondi liquidi ed i
valori degli assets esistenti, (S+a), che vanno ai nuovi azionisti, nella misura data dalla loro
pa
r
t
e
c
i
pa
z
i
onea
l
l
apr
opr
i
e
t
àde
l
l
’
i
mpr
e
s
a(
EQ/
(
P’
+EQ)); il lato a destra costituisce la porzione
de
l
l
’
i
nc
r
e
me
nt
ode
lva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a(
EQ+b) ottenuto dai vecchi proprietari in caso di emissione
di azioni, una frazione che sarà determinata dalla quota proprietaria P’
/
(
P’
+EQ)
. La condizione che
i manager intendono rispettare è quella di massimizzare il valore delle azioni dei vecchi azionisti.
Tale condizione può inoltre essere riscritta, moltiplicando per (
P’
+EQ)
/
P’
, come segue:
EQ/
P’(
S+a)
 (EQ+b)
Come si può facilmente verificare, seguendo Myers-Majluf (1984), la linea EQ+b=(
EQ/
P’
)
(
S+a)
divide il piano (a,b) in due regioni, la regione M’ottenuta per quelle realizzazioni combinate di a e
b che determinano la diseguaglianza (EQ+b) > (EQ/
P’
)(
S+a)per cui EQ>0, e la regione M nella
quale (EQ+b)(
EQ/
P’
)
(
S+a)e quindi EQ=0. Ovviamente, per quanto detto, nella regione M’il
payoff de
ive
c
c
hia
z
i
oni
s
t
ia
ume
nt
as
es
ihal
’
e
mi
s
s
i
onedia
z
i
oni:
b
T”
b=(
EQ/
P’
)
(
S+a)-EQ
Re
gi
oneM’
Regione M
EQ>0
EQ=0
T‘
T
a
Confrontando il punto T’(
regione M’
)con il punto T (regione M), si può osservare che, per una data
realizzazione b, oltre che per un dato P’(determinato da a* e b*), la convenienza ad emettere azioni
decresce qua
n
d
oi
lva
l
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
aèe
l
e
va
t
o,qui
ndipe
rva
l
or
ima
gg
i
or
idia. In questo caso, i
ma
na
g
e
rpos
s
o
node
c
i
de
r
edir
i
nunc
i
a
r
eapr
og
e
t
t
ipr
of
i
t
t
e
vol
ine
l
l
’
i
nt
e
r
e
s
s
ede
ive
c
c
hipr
opr
i
e
t
a
r
ie
tale convenienza si accresce con il valore (a) degli assets già esistenti. Inoltre, la situazione che si
verifica al punto T (b>0, EQ=0), consente di sottolineare che per valori positivi dei rendimenti
attesi dai progetti di investimento, i manager possono decidere di rinunciare a tali progetti
ne
l
l
’
i
nt
e
r
e
s
s
ede
ive
c
c
hi proprietari. Infine, confrontando il punto T con il punto T” emerge,
ovviamente, che, a parità di a,l
’
e
mi
s
s
i
onedia
z
i
onidi
ve
nt
at
a
nt
opi
ùc
onve
ni
e
nt
epe
rva
l
or
ide
i
rendimenti maggiori.
Al
l
’
a
na
l
i
s
ipr
e
c
e
de
nt
e
,t
ut
t
a
vi
a
,de
vono e
s
s
e
r
ea
gg
i
unt
ea
l
t
r
e importanti considerazioni. Va
osservato che, nella condizione in cui EQ=0,l
’
i
mpr
e
s
ar
e
s
t
adipr
opr
i
e
t
àde
ive
c
c
hia
z
i
oni
s
t
iec
i
òs
i
verifica perché il valore atteso delle loro azioni (P’
=(
a*+b*+S)), realizzabile in caso di emissioni
di azioni, è inferiore al valore P,pr
e
c
e
de
nt
ea
l
l
’
e
mi
s
s
i
one
,qui
ndiEQ=0 per P>P’
,si ha quindi:
(S+a)> (a*+b*+S)
a>(a*+b*)
In questo caso, emerge che il prezzo intrinseco (intrinsic value) degli assets esistenti, P=S+a, è
superiore al prezzo di mercato P’
=(
a*+b*+S)
. La semplice osservazione che non sono state emesse
azioni segnala quindi che il valore degli assets è elevato. Invece, nel caso opposto in cui EQ>0, si
comunica agli operatori che, pur in presenza di un rendimento del progetto di investimento elevato,
il valorede
l
l
’
i
mpr
e
s
aèba
s
s
o.
In definitiva, le possibili scelte dei manager, EQ>0 o EQ=0, costituiscano dei segnali che
consentono di modificare le aspettative degli operatori. Emerge, infatti, che gli azionisti, pur non
osservando nel periodo t=0 i valori veri di a e b, os
s
e
r
va
not
ut
t
a
vi
al
’
a
z
i
onede
ima
na
g
e
requi
ndi
osservano se EQ=0 o EQ>0. Se sono, inoltre, a conoscenza dei criteri di scelta dei manager
possono dedurre in quale regione M’(M) appartengano a e b. I valori di equilibrio saranno così per
7
EQ=0, P= S+ E(a
M), e per EQ>0, P’
=S+EQ(
a+b
M’
)
.
Come sottolineano Myer e Majluf, i valori P e P’i
nc
or
por
a
noi
nde
f
i
ni
t
i
vat
ut
t
al
’
i
nf
or
ma
z
i
one
disponibile e sono delle anticipazioni razionali, basate sulle distribuzioni di probabilità A e B e sulle
regole di decisione dei manager. In questo contesto, se si verifica un differenziale P>P’ed EQ=0,
c
i
òc
os
t
i
t
ui
s
c
eunme
s
s
a
gg
i
opr
e
c
i
s
oeg
l
i“
i
nve
s
t
i
t
or
ir
a
z
i
ona
l
me
nt
ei
nt
e
r
pr
e
t
a
nol
ade
c
i
s
i
onedinon
emettere azioni come una buona notizia relativa al vero val
or
ede
l
l
’
i
mpr
e
s
a
”
,(
My
e
r
s
-Majluf, p.25).
A.2. Autorità ed investimenti specialistici
L’
appr
oc
c
i
odiGr
os
s
ma
n-Hart e Hart e Moore
I
nque
s
t
as
e
z
i
o
nes
ic
ons
i
de
r
al
’
a
na
l
i
s
idiGr
os
s
ma
nHa
r
teHa
r
teMoor
e
,s
e
g
ue
ndol
at
r
a
t
t
a
z
i
one
riproposta in Holmstrom (1999). Si assumono due parti contraenti, un venditore (S) ed un
compratore (B)
,c
hepos
s
onos
c
a
mbi
a
r
eu
n’
uni
t
àdiunbe
ne
,l
ac
uipr
oduz
i
ones
i
aot
t
e
nut
adadue
input non osservabili, e1 e e2, forniti dai due agenti. In particolare, si assume che entrambe le parti
effettuino investimenti non verificabili da parte di terzi e quindi, seppure da esse perfettamente
osservabili, non contrattabili. Si assume, inoltre, che tali investimenti siano rispettivamente b e s,
così che e1 = b e e2 = s, e siano specifici alla relazione di cooperazione produttiva tra i due soggetti.
Se le due parti contrattano, dividono il surplus generato dalla loro relazione e dato da:
V=V(b, s)
Si assume inoltre che tale surplus sia superiore a quanto ottenibile con due allocazioni separate
degli assets, Ab e As. Si indichino le outside options delle due parti con vb (b|Ab) e vs (s|As ):
V > vb (b|Ab) + vs (s|As)
Si ipotizza, inoltre, che ciascuna parte, con un numero maggiore di assets sotto il proprio controllo,
ve
dea
ume
nt
a
r
el
’
i
nc
entivo marginale ad investire; si assume, inoltre, complementarietà produttiva,
e qui
ndic
hel
’
e
f
f
e
t
t
o de
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
o b del contraente B sul valore V cresce al crescere
dell'investimento s effettuato dall'altra parte S. Infine, il contributo marginale di b ed s è ipotizzato
avere valori maggiori quando le due parti lavorano insieme:
7
Nel caso in cui EQ>0, ad esempio, si potrà avere una riduzione del valore del mercato delle azioni sulla base della
conoscenza del valore atteso E(a,b)
M’
)
.
V/s>vs /s
V/b>vb/b
Le proprietà che si sono introdotte definiscono una situazione di supermodularità, e quindi, come
pr
e
c
i
s
aHol
ms
t
r
om,c
he“
i
lr
e
ndi
me
nt
oma
r
g
i
na
l
e derivante dalla crescita di una variabile aumenti
c
onl
ea
l
t
r
eva
r
i
a
bi
l
i
”(
Hol
ms
t
r
om,1999,p.83)
.
Il payoff wb per la parte B è dato dal valore della outside option vb, e da quanto del surplus è
ottenibile in sede di contrattazione. Assumendo una spartizione del surplus basata su una
contrattazione effettuata con pesi simmetrici, si avrà:
wb (b,s / Ab, As )= vb (b|Ab) + ½[ V(b,s) –( vb (b|Ab) + vs (s|As))]
dove wb (b,s / Ab, As ) indica il payoff che la parte B consegue quando realizza investimenti pari a b
e
dhaunc
ont
r
ol
l
ode
l
l
’
asset Ab, me
nt
r
el
’
a
l
t
r
apa
r
t
eS sceglie il livello degli investimenti s e
c
ont
r
ol
l
al
’
asset As . Si ha quindi:
wb (b,s / Ab, As )= ½ V(b,s) +½ vb (b|Ab) - ½vs (s|As)
e analogamente per ws:
ws (b,s / Ab, As )= ½ V(b,s) +½ vs (s|As) - ½vb (b|Ab)
L’
i
nc
e
nt
i
vo a
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
o b (s), nel caso della divisione del surplus, può essere calcolato
differenziando wb (ws) per b (s) ec
onf
r
ont
a
ndot
a
l
er
i
s
ul
t
a
t
oc
onl
’
e
f
f
e
t
t
os
ul
l
’
i
nt
e
r
os
ur
pl
us
:
wb/ b=½ V/b + ½ vb/b < V/b
ws/ s=½ V/s + ½ vs/s < V/s
Infatti:
½ vb/
b < ½V/b
½ vs/
s < ½V/s
Ne consegue quindi una scelta di sotto-investimento b (s). Nel caso di supermodularità, in cui un
a
ume
nt
ode
l
l
’
i
n
ve
s
t
i
me
nt
odie
nt
r
a
mbel
epa
r
t
ihae
f
f
e
t
t
imaggiori della somma degli investimenti
di ciascuna delle due parti, il sotto investimento di uno dei due contraenti ha un effetto amplificato
sulla riduzione del surplus V, il cui valore risulta inferiore al livello efficiente. In assenza di una
terza parte o di un contratto che vincoli le mani dei due contraenti, ciascuno agirà
opportunisticamente, cercando di estrarre ed appropriarsi del surplus generato dalla relazione; ciò
influenzerà gli incentivi ad intraprendere ex-ante l
as
c
e
l
t
ade
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
oecondurrà ad una
soluzione sub-ottimale.
***
Si passa ora a mostrare un caso semplificato, seguendo Holmstrom-Tirole (1995), che consente di
mos
t
r
a
r
es
i
ai
ll
i
ve
l
l
ode
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
ononot
t
i
ma
l
e
,de
r
i
va
nt
eda
l
l
’
i
nc
ompl
e
t
e
z
z
ac
ont
r
a
t
t
ua
l
e
,s
i
a
le possibi
l
is
ol
u
z
i
oni(
el
i
mi
t
i
)de
r
i
va
nt
ida
l
l
’
i
nt
e
g
r
a
z
i
one
.
Si ipotizzino due parti che effettuano una transazione commerciale. I contraenti, un venditore (S) ed
un compratore (B), devono decidere in un primo periodo gli investimenti da effettuare. Si supponga
che il valore v del bene prodotto sia influenzato dagli investimenti del contraente B; tali
investimenti sono in grado di aumentare la qualità del bene e si può supporre che b sia la probabilità
che v=40, mentre (1-b) sia la probabilità che v=20. Analogamente, il fornitore S può effettuare
investimenti che riducono i costi di produzione c, e si assume che sia s la probabilità che c=10 e (1s) la probabilità che c=30.L’
i
ns
i
e
mede
g
l
ie
s
i
t
ipos
s
i
bi
l
ipe
r(
v-c) è, quindi:
Probabilità
bs
(1-b)s
b(1-s)
(1-b)(1-s)
(v-c)
30
10
10
-10
Sii
pot
i
z
z
i
,i
nol
t
r
e
,c
hei
lc
os
t
ode
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
ope
rl
eduepa
r
t
is
i
ar
i
s
pe
t
t
i
va
me
nt
ecb = 10b2 e
cs= 10s2. La soluzione di first best è quella che massimizza il surplus sociale e sarà ottenuta
massimizzando il valore atteso (E) del surplus, quindi E(b,s)(v-c), al netto dei costi degli
investimenti (cb + cs), rispetto a b ed s:
maxb,s V= E(b,s)(v-c) - cb –cs
Dalle condizioni del primo ordine, sostituendo E(v-c) es
c
a
r
t
a
ndol
’
e
ve
nt
ov-c=-10, con probabilità
(1-b)(1-s), che produrrebbe una perdita e che, quindi, non darà luogo a nessuna transazione
commerciale, si ricava, differenziando rispetto a b ed s:
V/b= [(bs 30 + (1-b)s 10+ b(1-s)10]/ b - 20b=0
V/s= [(bs 30 + (1-b)s 10+ b(1-s)10]/ s -20 s=0
da cui:
10 s+10 -20 b=0
10 b+10 -20 s=0
Risolvendo, si ottengono gli investimenti ottimali:
b*= 1; s*=1
Il surplus sociale di first best, al netto del costo degli investimenti, calcolato in corrispondenza di b*
e s* è, quindi:
V*= E(b*,s*)(v-c) –cb* –cs*
Si ottiene così: V* = 10.
Si ipotizzi ora che le due parti operino in presenza di incompletezza contrattuale e non possano
contrattare ex-ante la divisione del surplus. Ciascun contraente può prevedere, nel periodo 1, di
ottenere nel periodo 2 metà del surplus generatosi da
l
l
ar
e
l
a
z
i
onec
onl
’
a
l
t
r
oc
ont
r
a
e
nt
ee
,qu
i
ndi
,
c
hei
ls
uopot
e
r
ec
ont
r
a
t
t
ua
l
es
i
apa
r
iaque
l
l
ode
l
l
’
a
l
t
r
apa
r
t
e
.Ne
lpe
r
i
odo2,s
it
r
a
t
t
e
r
àdis
pa
r
t
i
r
el
a
quasi rendita. Poiché gli investimenti b e s costituiscono dei costi irrecuperabili e non influiscono
sulle outside options dei due contraenti, non determinano il payoff che si dovrà dividere. Si avrà,
così, per ciascuna parte:
max V = ½ E(b,s)(v-c)
Nel periodo 1 ciascun contraente dovrà allora effettuare la scelta di b (s), massimizzando la
differenzat
r
aqua
s
ir
e
ndi
t
aec
os
t
ode
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
o.Las
ol
uz
i
ones
a
r
à
,qui
ndi
,de
t
e
r
mi
na
t
ac
ome
soluzione di Nash del seguente problema:
maxb V= ½ E(b,s)(v-c)- cb
maxs V= ½ E(b,s)(v-c)- cs
La soluzione che si ottiene, sostituendo il valore atteso E(b,s)(v-c) è quindi:
5s+5=20b
5b+5=20s
Si ottengono così le soluzioni di equilibrio di Nash bNE e sNE:
bNE=1/3
sNE=1/3
Ovviamente il sotto–investimento, rispetto alla soluzione di first best [b (s) = 1/3<1], genera un
benessere sociale minore rispetto a quello di first best: VNE=5.6<V*=20.
Sic
ons
i
de
r
ior
al
as
ol
uz
i
onei
nc
a
s
odii
nt
e
g
r
a
z
i
one
,s
uppone
ndoc
hel
’
a
c
qui
r
e
nt
eB abbia il
c
ont
r
ol
l
o.L’
i
nc
e
nt
i
voa
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
ode
l
l
apa
r
t
eS si annulla, perché il rendimento che essa ottiene
è nullo [E(b,s)(v-c) - cs=0, da cui s=0]. Come si è detto, se la probabilità s di investimenti
specialistici effettuati dalla parte S è nulla, il valore di c è massimo, quindi, in questo caso, c=30
con probabilità 1. Il valore atteso E(b)(v-c) è quindi:
Probabilità
b
(1-b)
v-30
10
-10
Il surplus ottenuto nel caso di integrazione con controllo di B è anche in questo caso calcolato non
c
ons
i
de
r
a
ndol
’
e
ve
nt
oc
heg
e
ne
r
aunape
r
di
t
a[
(
v-c)=-10], che si verifica con probabilità (1-b). Si
tratta allora di risolvere il seguente problema di massimizzazione:
maxb VINB = 10b-10b2
La soluzione bINB =1/2 c
ons
e
nt
edimos
t
r
a
r
ec
hel
’
i
nt
e
g
r
a
z
i
onepor
t
aB, che ha il controllo, ad
effettuare un investimento maggiore rispetto al caso precedente di non integrazione, (1/2>1/3),
mentre per S si ha la situazione opposta (s=0<1/3)
.I
ng
e
ne
r
a
l
e
,l
’
e
f
f
e
t
t
oc
ompl
e
s
s
i
vos
ulbe
ne
s
s
e
r
e
s
oc
i
a
l
evade
t
e
r
mi
na
t
oc
a
l
c
ol
a
ndoc
os
t
iebe
ne
f
i
c
ide
l
l
’
i
nt
e
gr
a
z
i
one
,ne
lnos
t
r
oc
a
s
o,pe
rb=1/2,
VINB=2.5 < VNE=5.6. Nel caso opposto, in cui S acquista B e, quindi, in cui B è interamente
espropriato dalla possibilità di partecipazione al surplus, si avrà b=0; nel nostro esempio, si avrà un
risultato simmetrico rispetto al precedente, con perdita rispetto alla non integrazione.
I
ng
e
ne
r
a
l
e
,l
’
a
l
l
oc
a
z
i
onede
l
l
’
a
ut
or
i
t
àdovrebbe essere determinata valutando VINS e VINB e, quindi,
confrontando il contributo degli investimenti specialistici delle due parti, b e s, ed assegnando il
controllo alla parte il cui investimento assicura un maggiore contributo alla creazione del surplus.
Per verificare tale affermazione si può introdurre un modello molto semplice che consente di
mos
t
r
a
r
e
,i
nge
ne
r
a
l
e
,i
lr
uol
os
vol
t
oda
l
l
’
i
nt
e
g
r
a
z
i
one
,mos
t
r
a
ndol
ec
ondi
z
i
onic
henea
s
s
i
c
ur
a
nol
a
desiderabilità in termini di benessere sociale.
Si continui ac
o
ns
i
de
r
a
r
el
’
e
s
e
mpi
opr
e
c
e
de
nt
e
,mai
nt
r
oduc
e
ndo,c
omei
pot
e
s
ipi
ùg
e
ne
r
a
l
e
,c
heB
possa effettuare un investimento specialistico b che accresce il valore del bene in misura pari a 
b
per ogni unità monetaria investita; inoltre, anche la parte S può effettuare un investimento
specialistico s con un effetto unitario 
ulva
l
or
ede
lbe
ne
.I
lc
os
t
ode
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
ope
rl
edue
ss
parti è rispettivamente s2/2 e b2/2. Il surplus che si ottiene è, quindi:
V = v –c + 
ss+
b b –(s2)/2 –(b2)/2
Dalle condizioni del primo ordine (
V/
b=0 e V/
s=0), si ottengono i valori degli investimenti
specialistici s* e b* che garantiscono il massimo valore del surplus:
s* =
s;b*=
b
Il surplus totale di first best è quindi calcolato sostituendo in V i valori ottimali degli investimenti
specialistici che si sono appena determinati:
2 +
2 )
V* = v –c+ ½ (
s
b
[first best]
Tuttavia, in caso di incompletezza contrattuale, non possono essere specificate ex ante le regole per
lo scambio del bene. Ex ante il prezzo potrà essere determinato da una contrattazione di Nash ed in
caso di eguale potere contrattuale si determinerà una suddivisione al 50% della quasi rendita tra i
due contraenti. Si ha così per ciascuna parte:
(v –c+ 
ss+
b b)/2
Sulla base di questa anticipazione, si effettuerà ex-ante la scelta del livello di s e b da parte dei due
contraenti. Tale scelta sarà ottenuta dalle condizioni del primo ordine della massimizzazione della
di
f
f
e
r
e
nz
aot
t
e
nut
ada
l
l
aqua
s
ir
e
ndi
t
ame
n
oi
lc
os
t
ode
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
oa
f
frontato da ciascuna parte:
maxb (v –c+ 
ss+
b b)/2 -½ b2
maxs (v –c+ 
ss+
b b)/2 -½ s2
da cui:
s =
s/2
b= 
b/2
Come si può osservare, si è determinato un sotto-investimento da parte dei due contraenti, cui
consegue un valore della rendita inferiore al livello di first best. Infatti, per s = 
s/2 e b = 
b/2, la
rendita è:
2 +
2 )
V = v –c+ 3/8 (
s
b
[soluzione subottimale]
Il surplus è inferiore a quello di first best, come si evince facilmente dal confronto con la soluzione
V=V*:
2 +
2 )>0
V*- V=1/8(
s
b
Conl
’
i
nt
e
g
r
a
z
i
one
,a
de
s
e
mpi
o,dapa
r
t
ediB de
l
l
’
i
mpr
e
s
aS, l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
os
pe
c
i
a
l
i
s
t
i
c
ob è
determinato al livello di first best.8 La scelta di B, assumendo, come si spiegherà tra poco, s=0, è
ottenuta come soluzione del seguente problema:
max Vb = v - c + 
b b –(b2)/2
da cui:
per s=0
b*=
b
Il valore del surplus VINB, nel caso di integrazione ed autorità di B, è quindi:
VINB = v - c +
b2
Va osservato che, se si ipotizza che la parte acquisita, che ad esempio in precedenza effettuava un
i
nve
s
t
i
me
nt
oi
nc
a
pi
t
a
l
euma
no,dopol
’
a
c
qui
s
i
z
i
o
ner
i
c
e
vaunar
e
mune
r
a
z
i
onevs, pari solo alla sua
outside option c, tale che vs –c = 0,s
ip
uòr
a
g
i
one
vol
me
nt
ei
pot
i
z
z
a
r
ec
hel
’
i
nc
e
nt
i
voa
di
n
ve
s
t
i
r
e
si annulli; ciò può essere verificato dalla condizione di massimizzazione: vs –c –s2/2 = 0 - s2/2, da
cui s=0. Nel caso opposto, in cui S acquista B e B è interamente espropriato dalla possibilità di
partecipazione al surplus, si avrà b =0 e s*=
s ed un valore del surplus VINS = v - c+ 
s2. Come si
pu
òve
r
i
f
i
c
a
r
e
,l
’
a
l
l
oc
a
z
i
onede
l
l
’
a
ut
or
i
t
à
,a
s
s
ume
ndoc
hel
apa
r
t
eogg
e
t
t
ode
lc
ont
r
ol
l
onona
bbi
a
pi
ùi
nc
e
nt
i
via
l
l
’
i
nve
s
t
i
me
nt
o,dovr
e
bbe e
s
s
e
r
e de
t
e
r
mi
na
t
a va
l
ut
a
ndo VINS e VINB e quindi
confrontando il contributo degli investimenti specialistici delle due parti, 
be
s:
VINB = v - c +
b2
VINS = v - c +
s2
8
Ne
l
l
’
e
s
e
mpi
oc
ons
i
de
r
a
t
on
ons
ièi
n
t
r
odot
t
al
’
i
pot
e
s
idis
u
pe
r
modu
l
a
r
i
t
àel
’
e
f
f
e
t
t
odib(s) su V è indipendente dal
valore di s(b) ed è misurato da 
s(
b ).
Biblioliografia
Ag
hi
onP.
,Bol
t
onP.
,(
1992)
,“
AnI
nc
ompl
e
t
eCont
r
a
c
t
sAppr
oa
c
ht
oFi
na
nc
i
a
lCont
r
a
c
t
i
ng”
,
Review of Economic Studies, vol. 59, pp. 473-493.
Ag
hi
onP,Ti
r
ol
eJ
.(
1997)
,“
For
ma
la
ndRe
a
lAut
hor
i
t
yi
nOr
ga
ni
z
a
t
i
ons
”
,The Journal of Political
Economy, vol. 105, pp.1-29.
Al
c
hi
a
nA.
,De
ms
e
t
zH.
,(
1972)
,“
Pr
odu
c
t
i
on,I
nf
or
ma
t
i
onCos
t
s
,a
ndEc
onomi
cOr
g
a
ni
z
a
t
i
on”
,
American Economic Review, vol. 62, pp. 777-795.
Baumol W. J., (1959), Business Behavior, Value and Growth, New York: Macmillan.
Berle A., Means G., (1932), The Modern Corporation and Private Property, New York: World Inc.
Chandler A., (1962), Strategy and Structure, Cambridge, MA: MIT Press.
Chandler A., (1977), The Visible Hand, Cambridge, Mass.: Harvard University Press.
Cha
ndl
e
rA.
,(
1992)
,“
Wha
ti
saFi
r
m?AHi
s
t
or
i
c
a
lPe
r
s
pe
c
t
i
ve
”
,European Economic Review, vol.
36, pp. 483-492.
Coa
s
eR.H.
,(
1937)
,“
TheNa
t
ur
eoft
heFi
r
m”
,Economica, vol. 4, pp. 386-405.
Cugno F, Ferrero M. (1991), Il problema degli incentivi al lavoro, in Zamagni S. (a cura di),
Imprese e Mercati, Torino, Utet pp. 187-223.
Cyert R. M., March J. C., (1963), A Behavioral Theory of the Firm. New Jersey: Prentice Hall.
Fa
maE.F.
,(
1980)
,“
Ag
e
nc
yPr
obl
e
msa
ndt
heThe
or
yoft
heFi
r
m”
,The Journal of Political
Economy, vol. 88, pp. 288-307.
Fa
maE.F.
,J
e
ns
e
nM.C.
,(
1983a
)
,“
Se
pa
r
a
t
i
onofOwne
r
s
hi
pa
ndCont
r
ol
”
,Journal of Law and
Economics, vol. 26, pp. 301-325.
Fama E. F., Jensen M. C., (1983b),“
Ag
e
nc
yPr
obl
e
msa
ndRe
s
i
dua
lCl
a
i
ms
”
,Journal of Law and
Economics, vol. 26, pp. 327-349.
Gr
i
l
l
oM.(
1991)
,“
Te
or
i
ade
l
l
’
i
mpr
e
s
aet
e
or
i
ade
idi
r
i
t
t
idipr
opr
i
e
t
à
”
,i
nZa
ma
g
niS.(
ac
ur
adi
)
,
Imprese e Mercati, Torino, Utet, pp. 155- 185.
Grossman S. J
.
,Ha
r
tO.D.
,(
1986)
,“
TheCos
t
sa
ndBe
ne
f
i
t
sofOwne
r
s
hi
p:A The
or
yofVe
r
t
i
c
a
l
a
ndLa
t
e
r
a
lI
nt
e
g
r
a
t
i
on”
,The Journal of Political Economy, vol. 94, pp. 691-719.
Ha
ns
ma
nnH.(
1988)
)
,“
Owne
r
s
hi
poft
heFi
r
m”
,Journal of Law and Organization, vol. 4, pp.267304.
Ha
r
r
i
sM.
,Ra
vi
vA.(
1991)
,“
TheThe
or
yofCa
pi
t
a
lSt
r
uc
t
ur
e
”
,The Journal of Finance, vol. 46,
pp.297-355.
Ha
r
tO.
,(
1989)
,“
AnEc
onomi
s
t
’
sPe
r
s
pe
c
t
i
veont
heThe
or
yoft
heFi
r
m”
,Columbia Law Review,
vol. 89, pp. 1757-1774.
Hart O. D., 1995, “
Cor
por
a
t
eGove
r
na
n
c
e
:SomeThe
or
ya
ndI
mpl
i
c
a
t
i
ons
”
,The Economic
Journal, vol. 105, pp.678-689.
Ha
r
tO.D.
,Moor
eJ
.
,(
1990)
,“
Pr
ope
r
t
yRi
g
ht
sa
ndt
heNa
t
ur
eoft
heFi
r
m”
,The Journal of Political
Economy, vol. 98, pp. 1119-1158.
Ha
ns
ma
nnH.(
1988)
)
,“
Owne
r
s
hi
poft
heFi
r
m”
,Journal of Law and Organization, vol. 4, pp.267304.
Hol
ms
t
r
om B.
,(
1979)
,“
Mor
a
lHa
z
a
r
da
n
dObservability”
,Bell Journal of Economics, vol. 10, pp.
74-91.
Hol
ms
t
r
omB.
,(
1982)
,“
Mor
a
lHa
z
a
r
di
nTe
a
ms
”
,Bell Journal of Economics, vol. 13, pp. 324-340.
Hol
ms
t
r
om B.
,(
1999)
,“
The Fi
r
m a
s a Sube
c
onomy
”
,Journal of Law, Economics, and
Organization, vol. 15, pp. 74-102.
Hol
ms
t
r
om B.
,Mi
l
g
r
om P.
,(
1991)
,“
Mul
t
i
t
a
s
kPr
i
nc
i
pa
l
-Agent Analyses: Incentive Contracts,
Asset Ownership, and Job De
s
i
g
n”
,Journal of Law, Economics, and Organization, vol. 7, pp. 2451.
Hol
ms
t
r
om B.
,Mi
l
g
r
om P.
,(
1994)
,“
TheFi
r
ma
sa
nI
nc
e
nt
i
veSy
s
t
e
m”
,American Economic
Review, vol. 84, pp. 972-991.
Hol
ms
t
r
om B.
,Robe
r
t
sJ
.
,(
1998)
,“
TheBounda
r
i
e
soft
heFi
r
m Re
vi
s
i
t
e
d”
,The Journal of Political
Perspectives, vol. 12, pp. 73-94.
Hol
ms
t
r
om B.
,Ti
r
ol
eJ
.
,(
1995)
,“
TheTh
e
or
yoft
heFi
r
m”
,i
nR.Sc
hma
l
e
ns
e
eeR.Wi
l
l
i
g(
ac
ur
a
di), Handbook of Industrial Organization, Amsterdam: North-Holland.
Jensen M. C., Meckli
ngW.H.
,(
1976)
,“
The
or
yoft
heFi
r
m:Ma
na
g
e
r
i
a
lBe
ha
vi
our
,Age
nc
yCos
t
s
a
ndOwne
r
s
hi
pSt
r
uc
t
ur
e
”
,Journal of Financial Economics, vol. 3, pp. 305-360.
Kl
e
i
nB.
,Cr
a
wf
or
dR.
,Al
c
hi
a
nA.
,(
1978)
,“
Ve
r
t
i
c
a
lI
nt
e
g
r
a
t
i
on,Appr
opr
i
a
t
eRe
nt
s
,a
ndt
he
Competitive Contracting Process, Journal of Law and Economics, vol. 21, pp. 297-326.
Kreps DM. (1999), Markets and Hiearchies and (Mathematical) Economic Theory, in Firms,
Markets, and Hiearchies, (a cura di), NY: Oxford University Press, pp.121-155.
Mariti P., (2004), Cos
t
idiTr
ans
az
i
oneeSv
i
l
upp
ide
l
l
’
Ec
onomi
ad’
I
mpr
e
s
a,i
n“
L’
I
ndus
t
r
i
a
”
,vol
.
XXV, n. 4, pp.755-782.
Marris R., (1964), The Economic Theory of Managerial Capitalism, London: Macmillan.
Milgrom P., Roberts J., (1992), Economics, Organization and Management, New Jersey: Prentice
Hall.
Milgrom P., Roberts J. (1993), Johnson Controls, Inc. – Automotive Systems Group: The
Georgetown Kentucky Plant, Stanford Graduate Scholl of Business, Case S-BE-9.
Mirrlees J. (1971), An Exploration in the Theory of Optimum Income Taxation, Review of
Economic Studies, vol. 38, pp. 175-208.
Modi
g
l
i
a
niF.
,Mi
l
l
e
rM.
,(
1958)
,“
TheCos
tofCa
pi
t
a
l
,Cor
por
a
t
i
onFi
na
nc
ea
ndt
heThe
o
r
yof
I
nve
s
t
me
nt
”
,American Economic Review, vol.48, pp. 261-297.
Monteverde K., Teece D.
,(
1982)
,“
Su
ppl
i
e
rSwi
t
c
hi
ngCos
t
sa
ndVe
r
t
i
c
a
lI
nt
e
gr
a
t
i
oni
nt
he
Aut
omobi
l
eI
ndus
t
r
y
”
,Bell Journal of Economics, vol. 13, pp. 206-213.
Moor
eJ
.
,(
1992)
,“
TheFi
r
ma
saCol
l
e
c
t
i
onofAs
s
e
t
s
”
,European Economic Review, vol. 36, pp.
493-507
Myers S., Ma
j
l
ufN.
,(
1984)
,“
Cor
por
a
t
eFi
na
nc
i
nga
ndI
nve
s
t
me
ntDe
c
i
s
i
onswhe
nFi
r
msHa
ve
I
nf
or
ma
t
i
onsTha
tI
nve
s
t
or
sDoNotHa
ve
”
,Journal of Financial Economics, vol. 13, pp. 187-221.
Natale P. (1997), Mercati, contratti e imprese, Bologna, Clueb.
Ross S., (1973)
,“
TheEc
onomi
cThe
or
yofAg
e
nc
y
:ThePr
i
nc
i
pa
l
’
sPr
obl
e
m”
,American Economic
Review, vol. 63, pp. 134-139.
Sha
ve
l
lS.
,(
1
979)
,“
Ri
s
kSha
r
i
nga
ndI
nc
e
nt
i
ve
si
nt
hePr
i
nc
i
pa
la
ndAge
ntRe
l
a
t
i
ons
hi
p”
,Bell
Journal of Economics, vol. 10, pp. 55-73.
ShleiferA.
,Vi
s
hnyR.
,(
1989)
,“
Ma
na
g
e
me
ntEnt
r
e
nc
hme
nt
”
,Journal of Financial Economics, vol.
25, pp. 123-139.
Shl
e
i
f
e
rA.
,Vi
s
hnyR.
,(
1997)
,“
ASur
v
e
yofCor
por
a
t
eGove
r
na
nc
e
”
,The Journal of Finance, vol.
52, pp. 737-783.
Si
monH.A.
,(
1952)
,“
ACompa
r
i
s
onofOr
ga
ni
s
a
t
i
onThe
or
i
e
s
”
,The Review of Economic Studies,
vol. 20, pp. 40-48.
Si
monH.A.
,(
1959)
,“
The
or
i
e
sofDe
c
i
s
i
on-Ma
ki
ngi
n Ec
onomi
c
sa
ndBe
ha
vi
or
a
lSc
i
e
nc
e
”
,
American Economic Review, vol. 49, pp. 253-283.
Spa
ve
nt
aL.(
2001)
,“
Gove
r
nos
oc
i
e
t
a
r
i
oea
s
s
e
t
t
ipr
opr
i
e
t
a
r
i
.Not
as
uunt
e
or
e
manondi
mos
t
r
a
t
o”
,
Courmayeur, 28 settembre 2001, mimeo.
Spe
nc
eM.
.Ze
c
ka
us
e
rR.
,(
1971)
,“
I
ns
ur
a
nc
e
,I
nf
or
ma
t
i
on a
nd I
ndi
vi
dua
lAc
t
i
on”
,American
Economic Review Papers and Proceedings, vol. 61, pp. 380-387.
Stig
l
i
t
zJ
.E.
,(
1992)
,“
Ca
pi
t
a
lMa
r
ke
t
sa
ndEc
onomi
cFl
uc
t
ua
t
i
onsi
nCa
pi
t
a
l
i
s
tEc
ono
mi
e
s
”
,
European Economic Review, vol. 36, pp.269-306.
Stiglitz J.E., (2003), The Roaring Nineties, W.W. Norton & Company, ed.it., I ruggenti anni
Novanta, Torino: Einaudi.
Tirole J., (1988), The Theory of Industrial Organization, Cambridge, Mass., Mit Press.
Williamson O., (1964), The Economics of Discretionary Behavior: Managerial Objectives in a
Theory of the Firm, Englewood Cliffs, N.J.: Prentice-Hall.
Williamson O., (1975), Markets and Hierarchies: Analysis and Antitrust Implications, New York:
The Free Press.
Wi
l
l
i
a
ms
onO.
,(
1979)
,“
Tr
a
ns
a
c
t
i
on-Co
s
tEc
onomi
c
s
:TheGove
r
na
nc
eofCont
r
a
c
t
ua
lRe
l
a
t
i
ons
”
,
Journal of Law and Economics, vol. 22, pp. 233-271.
Williamson O., (1985), The Economic Institutions of Capitalism. New York: The Free Press.
Williamson O., (1986), Economic Organization, Brighton, Wheatsheaf Books, e New York: New
York University Press, (ed.it.) (1991) L’
or
gani
z
z
az
i
onee
c
onomi
c
a,Bologna: il Mulino.
Wi
l
l
i
a
ms
on O.
,(
2000)
,“
TheNe
wI
n
s
t
i
t
ut
i
ona
lEc
onomi
c
s
:Ta
ki
ng St
oc
ks
,Looki
ng Ahe
a
d”
,
Journal of Economic Literature, vol. 38, pp. 595, pp.613.