L`Azione, sulle frontiere della nuova evangelizzazione

Transcript

L`Azione, sulle frontiere della nuova evangelizzazione
2
e
L’AZiON
Speciale 90 anni
Domenica 5 dicembre 2004
Il primo numero de “Il Buon Senso”, nel
gennaio 1904, precursore de “L’Azione”,
che iniziò a uscire nel dicembre 1914
IL MESSAGGIO DEL VESCOVO ZENTI
L’Azione, sulle frontiere
della nuova evangelizzazione
SEGUE DALLA PRIMA
C
oncretamente, il nostro settimanale
cattolico si pone sempre
più sulla linea di una professionalità che si impone
per qualità. A partire dal
suo forte senso di aderenza all’oggettività dei fatti. Il
che richiede ai professionisti della comunicazione
una grande libertà interiore e un’acuta capacità di
sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda del reale. Altro è il reale, altro l’interpretazione del reale. Sul
reale dovrebbe esservi sostanziale concordanza dei
dati tra gli articolisti giornalisti delle varie testate.
Sull’interpretazione si può
anche divergere. Le eventuali manipolazioni dello
stesso reale originario
creano subito clima da mischia.
La professionalità mass
mediale e l’aderenza al rea-
le autorizzano e sospingono il settimanale L’Azione a
tenere lo sguardo sull’orizzonte dell’umano, a 360
gradi. Nulla di ciò che interessa all’uomo, in quanto persona e in quanto figlio di Dio, carico di diritti
e soggetto a doveri, le rimane indifferente, anche
se non sempre, in ogni numero, può permettersi di
occuparsi di tutto.
E sui fatti non rimane
neutra. Esprime una valutazione. Il suo criterio di valutazione è desunto dalla
fonte ispiratrice che è la Parola di Dio, il Magistero
della Chiesa, da quello della Santa Sede e quello del
vescovo diocesano, dalla
Tradizione della Chiesa,
dal buon senso umano. Di
conseguenza, dà spazio al
ventaglio delle interpretazioni, ma, senza scadere
mai nell’antagonismo dialettico, presenta con limpi-
da chiarezza la “posizione
della Chiesa”. Tale posizione esonera da eventuali
requisitorie nei confronti di
posizioni culturali diverse.
Chiunque sa leggere con
intelligenza è in grado di
giudicare, grazie alle ragioni che fanno da supporto, da cui si evincono raccordi o discordanze. Senza
scendere direttamente sul
campo dell’avversario di
cui tentare di spuntare tutte le armi e di cui controbattere ogni opinione avversa.
Mentre si apre al ventaglio degli eventi che coinvolgono l’uomo a livello planetario o nazionale, focalizza avvenimenti del nostro territorio. Sicché il lettore si ritrova narrato e interpretato. L’attenzione al
territorio si coniuga inscindibilmente con lo
sguardo più ampio. Anche
come dignità di collocazio-
ne. Da prima pagina, per intenderci. Se ne vale la pena.
Ma per essere un servizio al Vangelo della speranza, da cui la nostra Chiesa diocesana si sta lasciando ammaestrare, L’Azione
intende intensificare sempre più la sua forza di propositività. Con la singolare
capacità di cogliere e rilevare il positivo degli avvenimenti e delle problematiche, senza, ovviamente
bendare gli occhi su ciò
che è negativo e causa di
negatività, segno del regno
delle tenebre (cfr Col 1,
13). Esemplare per ogni incontro tra identità differenziate; effervescente nella sua pacatezza; puntuale
sui tempi delle risoluzioni;
rispettosa di tutti anche
quando non disdegna una
vena di umorismo; disposta a dare ragione anche a
chi si colloca su sponde opposte, ogni qualvolta mani-
festi posizioni da buon senso; capace di suggerire vie
d’uscita dai labirinti della
sagra delle opinioni.
Aiuti sempre più i lettori a tendere al meglio. A
mettersi dalla parte di Dio
per essere meglio dalla parte dell’uomo. A riconoscere i segni dei tempi, cioè i
segnali di una presenza
reale e impercettibile di
Dio nei meandri della storia. Non per ottimismo
euforico, ma per fedeltà al
suo progetto di amore.
Non c’è dubbio allora
che la ricorrenza dei 90 anni de L’Azione è un’occasione straordinaria per un
suo forte rilancio, con il
contributo, anche critico, di
chiunque ama la verità e si
fa carico di una valorizzazione del settimanale cattolico in funzione della nuova evangelizzazione. Chiedo ai miei preti e ai laici, a
partire da quelli dei consi-
gli pastorali e dai collaboratori parrocchiali, di entrare dal vivo nel dinamismo de L’Azione. Perché
sia sempre più al passo dei
tempi di Dio a servizio della nostra gente; il “nostro”
settimanale, condiviso e sostenuto, perché un “signor”
settimanale.
Questa è altresì un’occasione singolare per esprimere gratitudine ai direttori che si sono succeduti lungo questi novanta
anni fino ad oggi, e ai loro
collaboratori, per la passione che vi hanno immesso al fine di accostare il reale, cioè il vissuto della nostra gente e dell’umanità intera, con simpatia e con aderenza obiettiva, interpretandolo alla luce del
Vangelo.
+ Giuseppe Zenti
Venne subito snobbato
come “giornale dei preti”,
in realtà era più dei laici
che dei preti, perché nato
in seno al comitato diocesano dell’“Opera dei Congressi” che era la prima forma di organizzazione del
laicato. E non era dei preti
anche perché fin dall’inizio
volle essere non solamente un’espressione della vita interna della Chiesa, ma
anche uno sguardo attento
sulla società per capire come funzionava e contribuire a migliorarla secondo i
valori dello spirito cristiano.
Il giornale ha sempre
tentato di camminare su
questo crinale. Un occhio
alla Chiesa e un occhio al
mondo. Non sempre gli è
riuscito, soprattutto durante i periodi più burrascosi
del secolo passato. Durante il periodo fascista è stato costretto a piegare la testa e rifugiarsi nel religio-
so, ma l’idea di non parlare
solo di cose di Chiesa non
è stata mai abbandonata. E
anche oggi cerca di mantenere sempre questo doppio sguardo, non come due
visioni disgiunte o semplicemente accostate, ma come sforzo di far interagire
la fede con la vita in tutta la
sua complessità, pur senza
arrogarsi compiti che non
gli spettano. Posizione difficile, a volte contestata, ma
perseguita con la consapevolezza che tale è stata, e
dovrà continuare ad essere, la natura di questo mezzo di comunicazione.
E quando dico che interagisce con la vita, intendo
in primo luogo la vita di
questo territorio, tra il Piave e il Livenza, dalle Prealpi al mare Adriatico. L’Azione vuole mantenere il carattere di giornale locale,
fortemente radicato nel territorio, attento a quello che
vi succede. È questo uno
dei suoi punti di forza perché la gente vuole essere
informata su questo suo
piccolo mondo quotidiano
che non è fatto di piccole
cose ma di problemi di vita che sono sempre grandi.
E se si apre ai problemi del
vasto mondo – e deve aprirsi per vocazione propria e per necessità dei
cambiamenti avvenuti – lo
fa sempre partendo dal locale.
Novanta anni è una bella età. Riferita alla vita umana questa espressione è
un pietoso eufemismo per
dire che ormai si è al tramonto. Per il nostro giornale, invece, è la garanzia
di ricca esperienza e tanta
attenzione di lettori. E noi
abbiamo tutta l’intenzione
di non dissipare queste risorse e di rimanere fedeli
all’ispirazione di quei primi
coraggiosi che lo hanno iniziato.
Giampiero Moret
INTERVENTO DEL DIRETTORE
Un giornale sul crinale
tra Chiesa e mondo
N
ovanta anni per
un giornale è una gran bella
età. Non sono molti i giornali che possono vantare
un passato così lungo. Per
parlare in termini di mercato, se L’Azione è resistita
così a lungo vuol dire che
ha rappresentato fin dall’inizio un’offerta valida rispetto a una domanda diffusa.
L’inizio, come possiamo
constatare dalle note storiche di questo numero speciale, non è stato facile perché ha richiesto un doppio
tentativo, il primo, fatto dieci anni prima con Il Buon
senso, e quindi esattamente un secolo fa non è andato bene: dopo pochi numeri si è dovuto interrompere. Poi è stata trovata la ca-
e
L’AZ iON
Settimanale della diocesi di Vittorio Veneto
(Iscritto al n. 11 del Registro stampa del Tribunale di Treviso il 21-9-1948 e al Reg.
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libratura giusta e il giornale ha preso il volo e non si
è più fermato, se non durante il periodo culminante della prima guerra mondiale.
Il nostro giornale, insieme a tanti altri che sorsero
a cavallo dei due secoli passati, è stato il segno di un
cambiamento avvenuto all’interno della Chiesa. Non
più chiusa in difesa, di fronte a un mondo nel quale
non vedeva niente di buono e dal quale si aspettava
solo attacchi malevoli, bensì aperta al confronto, anche allo scontro quando occorreva, sempre, però, con
la volontà di capire cosa
stava succedendo nel mondo e di diventare un elemento attivo. Questo atteggiamento era nato so-
ABBONAMENTI 2004:
Annuale (50 numeri) 40
Semestrale 22
Sostenitore 80
prattutto grazie ai laici cristiani che avevano ottenuto più spazio all’interno della Chiesa, si erano organizzati e avevano avviato
molte iniziative che esprimevano la volontà di non
stare a guardare, sdegnati,
la rovina del mondo. Si sviluppa, così, il cristianesimo
sociale con le sue molteplici realizzazioni: le associazioni cristiane di lavoratori, le leghe, le casse rurali, le mutue. Tra queste
anche i giornali. Pensate
che in quel periodo esistevano una trentina di quotidiani (dico quotidiani) cattolici nel nostro paese. Su
questa scia prese avvio anche il nostro settimanale
L’Azione che anche nel nome esprimeva questa volontà.
Questo settimanale
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Chiuso in redazione
il 1.12.2004 alle ore 15.30
e
L’AZiON
Speciale 90 anni
Domenica 5 dicembre 2004
DIECI ANNI PRIMA, UN TENTATIVO
CHE DURÒ UN ANNO E MEZZO
Tutto cominciò nel 1904
con “Il Buon Senso”
D
omenica
10
gennaio 1904 i
vittoriesi ebbero un’eccitante sorpresa:
era uscito e si vendeva davanti alle chiese un giornaletto polemico fin dal titolo e dal sottotitolo: “Il
Buon senso - Foglio volante ch’esce ogniqualvolta si tenterà di esiliare
il senso comune da Vittorio”.
Contro chi uscisse non
ser viva proprio specificarlo: era ancora sulla
bocca di tutti il discorso
incendiario tenuto la domenica precedente da un
esponente
socialistamarxista a militanti e simpatizzanti. Un discorso
non tanto anticapitalista,
quanto anticlericale: “Svegliati, o proletario, ché il
dì della vendetta è vicino
e già sorge l’aurora delle
tue rivendicazioni! Non
sono, no, le ditte licenziatrici le tue nemiche, non il
grasso borghese… No, è
il prete, l’odiato parassita
che vivendo alle spalle dei
gonzi con la sacra ciancia,
si empie lo stomaco di pollastri strappati ai poveri
credenti”. Ora veniva la risposta: e voleva essere pepata come la provocazione.
Non ser ve scorrere
tante righe per sincerarsene. L’articolo di replica
alle accuse socialiste si apre così: “Con vera puntualità, la conferenza delle 2.30 ebbe luogo alle 5”.
E continua riassumendo
e confutando le accuse socialiste contro la Chiesa e
accusando a sua volta il
movimento socialista di
essere, dietro una maschera di filantropo e moderno benefattore, il vero
nemico del proletariato e
dell’umanità. Era una vera e propria sfida dell’ambiente cattolico ai socialisti locali.
Ma da chi era stata pensata e concretizzata questa risposta e questa sfida? Dal comitato diocesano dell’“Opera dei Congressi” - sezione di “Azione popolare cristiana”, for-
mato soprattutto da giovani preti entusiasti delle
idee di Giuseppe Toniolo.
Il successo del primo numero spinse gli autori a
continuare e, dopo due altri numeri volanti, il 14
febbraio Il Buon senso diventa-
va “Periodico settimanale democratico cristiano”.
Cristiano sì, ma democratico
Esso si presentava al
pubblico con questo programma: “Questo giornale non è fatto per letterati
né per politicanti, né per
titolati di alcun genere: esso è fatto per te, o proletario dell’uno e dell’altro
sesso (…). È nostra intenzione, o proletario, e
sarà nostro orgoglio difendere e propugnare i
tuoi interessi sia spirituali che economici: la tua religione e la tua borsa… Le
encicliche di Leone XIII e
i rescritti del venerando
Pio X sono il nostro codice, ivi è compreso il nostro programma”.
Da allora l’impegno del
giornale si esplicò principalmente in due direzioni: una di offesa-difesa
contro i nemici della fede
e della società cattolica,
l’altra di esaltazione e promozione della stessa fede
e socialità.
Nella lotta contro i nemici, l’impegno maggiore
continuò ad essere volto
contro il socialismo. Ma il
giornale combatté pure la
Massoneria, i liberi pensatori e il liberalismo.
Più originale e caratterizzante fu l’azione positiva di suggerimento e fiancheggiamento di iniziative morali e sociali ispirate alla fede cristiana. A
parte gli interventi di contenuto
moraleggiante
contro il turpiloquio, l’ubriachezza e in favore del
risparmio, sono notevoli
e degne di menzione le
prese di posizione a favore della democrazia e a difesa-sostegno del proletariato agricolo e industriale. E qui il giornale non si
limita ad esporre principi,
ma fa sentire la sua voce
in merito a situazioni e
problemi concreti, soprattutto locali: ad esempio, plaude al riposo festivo dei fornai e invita tutti
i lavoratori a unirsi in le-
ghe per ottenerlo; illustra le caratteristiche delle
casse rurali e ne raccomanda
vivamente
l’istituzione; lamenta il lavoro
insalubre e
la paga insufficiente
dei lavoratori delle
calci idrauliche; propone
le nove ore lavorative sull’esempio svizzero. Interventi arditi, specialmente
in un ambiente limitato e
chiuso dove anche un’increspatura d’onda assume
le proporzioni dei marosi.
Troppo avanti sui tempi?
In effetti queste battaglie non incontrarono il favore unanime dei cattolici della diocesi vittoriese.
Sorsero in seno ai più conservatori diffidenze e resistenze: accusavano i redattori di essersi allontanati dagli insegnamenti
teologici e sociali della
Chiesa e di essere scivolati su posizioni moderniste e socialiste. Accuse
certo infondate, ma pericolosamente plausibili in
quei tempi di aperture entusiaste e poco sorvegliate. La goccia che fece traboccare il vaso giunse
quando il Papa, dopo aver
sciolto nel 1904 l’organi-
NEL 1914 NACQUE “L’AZIONE”
Piccolo, ma ambizioso
I
l 5 dicembre 1914 nasceva
un nuovo settimanale diocesano, L’Azione. Nasceva con un
titolo diverso dal primo settimanale contestato e chiuso nove anni prima, perché diverse erano
le modalità e le prospettive della
sua venuta alla luce. Ora l’iniziativa veniva in gran parte da laici,
ed era il vescovo stesso, monsignor Caròli, a farla sua. A dirigerlo venne chiamato don Annibale Giordani. Il titolo, più sostenuto e ambizioso, alludeva in
modo chiaro alla volontà della comunità cristiana di entrare da
protagonista nella vita delle
realtà locali con una visione aperta alla complessa realtà nazionale.
Come mai questo impegno così esplicito?
Erano successi due fatti decisivi: nell’anno precedente col patto Gentiloni i cattolici erano entrati per la prima volta nella vita
politica italiana, e il 28 luglio di
quello stesso 1914 era scoppiata
una guerra dalle proporzioni enormi, che coinvolgeva gli stati
più potenti d’Europa e minacciava di estendersi all’Italia e al mondo intero. Adesso dunque la voce dei cattolici poteva finalmente esprimersi a tutti i livelli; e l’urgenza del momento rendeva questo servizio doveroso e indispensabile.
L’editoriale del primo numero
espone con chiarezza e una certa solennità il programma del
giornale: incoraggiare i cattolici
diocesani ad agire “per i diritti di
Dio, per la grandezza della patria, per il bene del popolo”. Vediamo come questo programma
fu attuato.
“I diritti di Dio”, innanzitutto
Preoccupato per il venir meno
della fede e della pratica religiosa, il giornale promosse sia una
denuncia forte delle distorsioni
della verità e delle perversioni
del costume portate dai nemici
della Chiesa, sia un’azione cristiana che togliesse loro occasioni e strumenti di penetrazione
nell’animo popolare. La denuncia fu portata avanti soprattutto
contro il Socialismo marxista e la
Massoneria. Ai socialisti il giornale contestava la negazione di
Dio, dell’autorità e della proprietà, di educare all’odio e alla
violenza e di volere lo sfacelo della famiglia. Alla Massoneria rivolgeva l’accusa di aver inquinato col suo anticlericalismo la vita
politica italiana e in particolare
di volere l’intervento dell’Italia
non per fini patriottici, bensì per
distruggere nell’Austria il bastione del cattolicesimo e ottenere così il trionfo in Europa del
blocco massonico.
Ma, subito dopo, la “grandezza
della patria”
È il secondo
riferimento de
L’Azione, e rappresenta una novità rispetto al
passato, dato che di patria Il Buon
senso non aveva quasi mai parlato. L’editoriale del primo numero chiarisce come l’amore di patria sia per i cattolici un valore
autentico e irrinunciabile, e comporti una piena lealtà nei confronti del governo legittimo. In
effetti, il dibattito che nella seconda metà del 1914 divise l’Italia tra interventisti e neutralisti
vide L’Azione schierata decisamente con questi ultimi, ma con
la riserva di fare comunque propria la scelta che il governo ritenesse più conveniente per la patria. In conformità con questi propositi, una volta che l’Italia fu entrata in guerra, L’Azione cessò ogni voce critica nei confronti dell’intervento, manifestando una
convinta adesione allo sforzo bellico della nazione.
Ma non bisogna pensare che
la scelta patriottica si accompagnasse a cecità politica: il giornale era ben consapevole della
strumentalizzazione di cui i cattolici erano state vittime da parte dello schieramento liberale, di
Giolitti il neutralista, prima, e di
Salandra l’interventista poi. E
scriveva amaro: “Nulla i cattolici
hanno fatto per provocare quel-
l’enorme flagello che si chiama
guerra; essi divengono soldati
per necessità di fatto… E i liberali tengano per sé le loro lodi: ci
carezzano sempre quando hanno
bisogno e riprendono poi il ritornello di nemici della patria”.
O ancora, con accento che sembra profetico: “Noi cattolici, dopo
la guerra, saremo soli contro i liberali (…) contro i socialisti (…).
Sarà bene pensare fin d’ora a questa fiera solitudine nostra e prepararci seriamente a sostenerla”.
E, fondamentale, “il bene del
popolo”
Il bene del popolo rimase per
L’Azione un punto fondamentale
di impegno, come lo era stato per
Il Buon senso. Il settimanale afferma ripetutamente la necessità
per i cattolici di organizzarsi nei
movimenti sociali, non più solo in
confraternite. Tali organizzazioni devono comprendere insieme
padroni e lavoratori, e soprattutto ispirarsi a “principi di giustizia
cristiana che portino alla conoscenza esatta dei diritti e dei doveri d’ambo le parti”. E questo,
perché “l’una non abbia a sopraffare l’altra, ma l’una e l’altra
invece si amino e si aiutino”.
Coerentemente con le idee e
3
smo generale dell’Opera
dei Congressi, sciolse nel
giugno 1905 anche il
gruppo di “Azione popolare”, a cui appartenevano i promotori del giornale. Allora infatti le voci
ostili al Buon Senso si fecero più ardite e più forti,
anche all’interno dello
stesso clero vittoriese.
A questo punto il direttore del giornale, monsignor Bellé, rendendosi
conto che la sua creatura
non aveva più possibilità
di sopravvivere, almeno
non con le finalità e le caratteristiche con cui era
nata, decise di chiederne
lui stesso la fine. Cosa che
gli fu senz’altro accordata.
Così si spense, in modo
doloroso e traumatico, il
primo periodico della comunità cristiana della nostra diocesi: una voce magari non sempre perfettamente calibrata, ma viva,
fresca, sincera e coraggiosa.
Gianni Cella
i propositi espressi, il
giornale intervenne più
volte, e anche con forza,
sui problemi sociali locali: ad esempio, richiamando l’attenzione
sull’inumanità di alcuni
patti imposti ai coloni agricoli, ma anche, per
converso, disapprovando le dimostrazioni di protesta
chiassose e violente.
Il successo, la sospensione
Come si vede, L’Azione si qualificò fin da subito come giornale di nobili intenzioni e di generosi sentimenti, nonché di piglio
vivace e combattivo. E poiché a
queste qualità di carattere morale corrispondeva anche una buona fattura, ebbe un immediato e
grande successo, attirandosi l’attenzione e le congratulazioni di
Giuseppe Toniolo. Purtroppo
non resistette alle vicissitudini
della guerra. Alla fine del 1915,
sopraffatto da difficoltà di ordine economico, dovette sospendere le pubblicazioni.
Ma L’Azione non morì: troppo
profonde e sentite erano le motivazioni ideali e pratiche che l’avevano chiamato alla luce. E così, il 15 agosto 1920, nel pieno
della crisi che doveva portare prima all’occupazione delle fabbriche e poi all’avvento del fascismo,
riprese a uscire con l’orgogliosa
dicitura “anno VII n. 1”. Ancora
una volta, in ore buie, la piccola
Chiesa di Vittorio Veneto si sforzava di mettere sopra il moggio
la lucerna della fede dei padri.
Gianni Cella
4
Domenica 5 dicembre 2004
LA STORIA RICOSTRUITA DA TOFFOLI
Dagli anni ’20
agli anni ’70
G
ianni Cella, a
pagina 3, ha descritto il clima in
cui, nel 1914, è nata L’Azione. Aldo Toffoli continua
il racconto della vita del
giornale dalla ripresa delle
pubblicazioni, dopo 5 anni
di sospensione a causa delle difficoltà economiche dovute alla guerra, fino alla
fine degli anni Settanta.
1920: la ripresa
delle pubblicazioni
L’Azione riprende le
pubblicazioni dopo quasi
cinque anni, il 15 agosto
1920: in notevole ritardo rispetto alle
speranze dei
suoi redattori. Ma accanto alla testata
l’ordinale dell’anno - “Anno VII” - dichiara che,
per loro, il
giornale non
ha mai cessato di vivere. Il
sottotitolo, “Settimanale
Popolare”, ha una sua forte allusività (forse non del
tutto voluta): nel 1919 era
nato il Partito Popolare di
don Sturzo, e la virata nel
senso del discorso politico
portava ineluttabilmente
L’Azione a sostenere le parti della nuova formazione,
che tra l’altro nelle elezioni del 16 novembre, aveva
ottenuto il 20,6% dei voti e
ben 100 seggi in Parlamento. Ma i tempi si fanno
complicati: nello stesso anno, due mesi dopo la nascita del P.P.I., Mussolini
fonda a Milano i primi “fasci di combattimento”, e la
nuova formazione politica
dimostra subito di praticare ben altro che la dialettica delle parole.
La direzione di don Faè
Dopo un paio d’anni, al
direttore don Agostino
Sandro, subentra don Giuseppe Faè,
che tenta di
attenuare almeno l’“esposizione”
politica
dell’Azione
mutandone
il sottotitolo
in “Settimanale per il
Popolo”, con
l’intenzione
sincera di tenerlo fuori dalle diatribe di partito. Don
Faè, per il vero, con i partiti aveva scarsa confidenza, e le sue smentite riguardo all’accusa di “fare
politica” attraverso L’Azione avevano un fondo di sincerità. Ma aveva, per quei
tempi, un difetto imperdonabile: non poteva soffrire, in particolare, i fascisti. I
quali, dopo
la marcia
su Roma
(1922), la
vittoria col
“listone”
nelle elezioni politiche
del 1924, il
delitto Mat-
Con don Faè
il giornale
si mette
contro
il fascismo
e
L’AZiON
Speciale 90 anni
teotti (1925), vanno impadronendosi di tutte le leve
del potere: Mussolini diventa “capo del Governo” e
cominciano gli anni del “regime”. Così il buon don Faè
che, non avendo peli sulla
lingua, e nemmeno sulla...
penna, non si peritava di usare quando occorreva, anche nei confronti dei nuovi
“padroni”, parole franche e
dure, dovette ad un certo
punto “cambiare aria” e
andare a far l’arciprete a
Montaner.
Con il nuovo direttore,
ancora don Agostino Sandro, L’Azione si mette, diciamo così, “in carreggiata”: l’accentuazione della tematica religiosa, il maggiore spazio dato alla cronaca locale, nonché, e soprattutto, la disponibilità a
pubblicare, ogni tanto, le
“veline” del potere politico
del momento, mettono la
rotta del giornale su acque
meno perigliose, e consentono ad esso una navigazione sufficientemente
tranquilla (anche se la locale censura non mancò
mai, né allora né dopo, di
far sentire la sua occhiuta
presenza).
La lunga direzione di don
Giuseppe De Biasi
Nel 1932, a don Sandro
subentra don Mosè Da
Broi, di lì a qualche anno
affiancato da don Giuseppe De Biasi, che diventerà
di fatto il direttore del settimanale. Nasce allora un
divertente equivoco, dovuto al fatto che don De Biasi era solito firmarsi con le
iniziali del suo cognome,
“D.B.”, che erano le stesse
del direttore ufficiale. Di
qui la convinzione di molti
lettori che, a scrivere i numerosi articoli di fondo,
fosse don Da Broi. Si pote-
va correggere, ma i due interessati scopersero ad un
certo punto che, quando i
censori politici alzavano la
voce, fare a ping-pong (concordato) tra loro con le reciproche responsabilità era comodo, ed evitava qualche spiacevole conseguenza.
L’Azione di don De Biasi (“monsignor” De Biasi
dal 1939) va dalla metà circa degli anni ’30 fino alla
sua morte, nel 1965: un
trentennio difficile e convulso, comprendente l’ultima parte del ventennio fascista, dagli “anni del consenso” alla fine della seconda guerra mondiale, gli
anni della ricostruzione del
Paese e quelli della raggiunta e definitiva normalità democratica. Anni delicati e pericolosi per gli organi di stampa, costretti
sotto il fascismo a infinite acrobazie per conservare un
minimo di autonomia rispetto al regime: e qui va
detto che L’Azione ha saputo conservare una sua
sostanziale dignità, impresa non riuscita a molti altri
Per 30 anni
sotto
la guida
sicura
di don De
Biasi
giornali, anche autorevoli,
anche di rilevanza nazionale. La ragione di ciò è dovuta anche alla scelta della
linea di fondo del giornale
che, soprattutto a partire
dal 1931, che vide l’“aggressione” dell’Azione Cattolica, accusata da parte del
governo fascista di eccessiva indipendenza nel campo dell’educazione della
gioventù, di cui il fascismo
pretendeva di avere il monopolio, aveva accentuato.
Il giornale diventa sempre
più l’espressione della comunità diocesana, della sua
vita, delle sue feste, dei suoi
riti, della sua cultura. È il
giornale delle associazioni
cattoliche e l’organo del Vescovo, che vi interviene attraverso i suoi uffici e talora anche direttamente. Sono quelli gli anni in cui, senza apparirlo, e
forse senza che
nemmeno i suoi
responsabili se
ne avvedano, si
va
formando
quella “società
cattolica” che
sarà soprattutto
nel secondo dopoguerra l’elemento portante della rinascita della Sinistra Piave.
mondiale, alla fine della
quale si chiude anche l’avventura fascista. Gli anni
della seconda ricostruzione sono anche gli anni della riacquistata libertà: anni
di entusiasmo e di fervore,
in tutti i campi del vivere civile. La Diocesi, sotto la
guida del nuovo Pastore,
mons. Zaffonato, dà quasi
l’impressione di sgranchirsi dopo il letargo e di guardare al suo futuro con rinnovata fiducia. Agli inizi - fine anni ’40-primi anni ’50 torna la lotta politica, e il
giornale si immerge in essa con
schietto impegno.
C’è, alle porte, un
nuovo pericolo, il
comunismo, che va
dilagando nell’Europa, prendendo
progressivamente
il potere nei Paesi
dell’Est (Cecoslovacchia, Bulgaria,
Polonia, Ungheria, Romania...)
dove impone il
regime del partito unico.
L’impegno della struttura
cattolica della Diocesi (associazionismo, Comitati Civici...) è totale, e L’Azione
non può non essere in prima linea a sostenere quel
partito - la Democrazia Cristiana - che rappresentava
la “diga” contro il comunismo. Il massimo dello sforzo si ha
nella
campagna elettorale
del 1948,
in
cui
L’Azione
si butta
con una
efficace
sequenza di articoli, di slogan, di titoli di scatola. Il risultato, anche in Diocesi
come in tutta Italia, è noto.
Sono, quelli, anche gli
anni dei grandi eventi religiosi: il Congresso Eucaristico e la Madonna Pelle-
Nel primo
dopoguerra
a sostegno
della DC
Primo dopoguerra: l’impegno contro il comunismo
Poi la seconda guerra
grina in primis, con centinaia di migliaia di persone
che, riempiendo piazze e
chiese, esprimono la loro
fede e insieme connotano
di segni inequivocabili la
cultura di questi luoghi.
È il tempo in cui - motore lo spirito “imprenditoriale” del vescovo Zaffonato - si moltiplicano le parrocchie, crescono un po’
dovunque nuove chiese, si
restaurano e si rinnovano
le antiche, spunta perfino
una nuova ala del Castello
Vescovile, ad ospitare la Ca-
Il vescovo Zaffonato con papa Roncalli
sa degli Esercizi Spirituali,
si rinnova e si amplia - e si
riempie! - il Seminario...
Non basta: chi guardi con
cognizione di causa alle
stesse opere pubbliche di
quei tempi, sa che molte di
esse (un esempio per tutti:
la Cadore-Mare) sono nate
per diretto impulso del vescovo. L’Azione in quel periodo, per tanti versi, era un
po’ il megafono del Vescovo. Ruolo che oggi qualcuno potrebbe magari minimizzare, se non irridere:
ma sta di fatto che con
mons. Zaffonato la Diocesi
si rimette splendidamente
in cammino, e la stessa Sinistra Piave assume un
ruolo e un prestigio, sul
piano socio-politico, che
prima le erano sconosciuti.
Anzi, si può dire che, su
molti aspetti, è solo allora
che “nasce”, con una sua
propria identità civile, politica, economica, anche culturale, la Sinistra Piave. As-
e
L’AZiON
secondare questo processo, dichiararne i fini, metterne in luce i successi, era allora dovere dell’Azione; e il fatto che sia stato
compiuto con serietà ed efficacia deve essere riconosciuto al giornale come autentico titolo di merito.
Luciani e il Concilio
E viene il tempo di
mons. Luciani. Che per certi versi, per la comunità diocesana, è anche tempo di
approdo alla normalità. Il
volano socio-economico si
è messo in moto, e la vita
della società conosce ritmi
di sviluppo sempre più intensi. In politica, finito il
tempo delle grandi battaglie, riflesso delle grandi divisioni del mondo, comincia la fase della dialettica,
tra i partiti e anche internamente ad essi. L’Azione,
da quel mondo, prende
gradualmente le distanze,
senza comunque disinteressarsene, specie a livello
dei problemi locali.
Si avverte in ciò nettamente la mano del Vescovo. Mons. Luciani, i gior-
Speciale 90 anni
nali amava leggerli (sul suo
tavolo, ogni mattina, ce n’era un piccolo fascio); e amava anche scriverci (anche se, sull’Azione, non
scrisse molto). La sua linea
era: attenzione alla politica,
soprattutto riguardo alle
grandi tematiche nazionali
(in cui all’inizio manifestò
posizioni di intransigenza,
talora anche dura); rigorosa separazione di campo
in materia di amministrazione locale; impegno diretto e prevalente del giornale nella vita della chiesa
diocesana, dell’associazionismo cattolico, dell’attività
delle parrocchie: il tutto comunque gestito in grande
autonomia.
Poi si apre il Concilio Vaticano II, e nel corso dei
suoi lavori la comunità diocesana segue con estatica
meraviglia - nelle prediche
del Vescovo, nei suoi sia
pur rari articoli sull’Azione,
nelle conferenze, nelle varie comunicazioni, nelle
“Lettere dal Concilio” inviate in Diocesi ai più diversi indirizzi - la progressiva
“metamorfosi” del suo
Pastore, che
un po’ alla
volta si “innamora” del
Concilio e
non cessa di
raccontare con entusiasmo
talora perfino ingenuo i lavori, il clima, le conclusioni, quella potente energia
di cambiamento che da esso si sprigiona e avvia la
Chiesa universale verso le
sue nuove sfide di fronte al
mondo che cambia. Tutto
un percorso da rileggere e
da scoprire, questo di
mons. Luciani “conciliare”;
come d’altronde è ancora
tutto da documentare, e
quindi da
scoprire
anch’esso,
il suo episcopato
vittoriese.
Stupisce
che un po’
tutti i biografi di Papa Luciani
trattino di quel periodo così succintamente, o superficialmente: resta perciò,
nella sua biografia, una sorta di “buco”, di tessera
mancante, che sarebbe desiderabile che qualcuno,
magari di queste parti,
provvedesse a colmare.
Negli anni ’70
si forma
una redazione
esuberante
1965: Don Giovanni Dan al
timone
Nel 1965 muore mons.
De Biasi, e gli subentra alla direzione dell’Azione don
Giovanni
Dan, che già
da qualche
anno collaborava con
lui. Il giornale, con don
Giovanni, fa
un salto di
qualità. Dalla
ripresa delle
pubblicazioni del 1920 in avanti, il giornale aveva visto ridursi progressivamente il numero dei collaboratori, e per vari anni si
era ridotto ad essere, in
pratica, (a parte qualche
corrispondenza locale) o-
Nel 1956
don Dan
imprime
una svolta
Anni ’60 - Un gruppo
di collaboratori de
L’Azione insieme al
vescovo Luciani in
Castello Vescovile. Il
primo a sinistra è
don Giacomo
Ferrighetto, il secondo
don Rino Bechevolo.
Il sacerdote a fianco
di Luciani è l’allora
direttore don
Giovanni Dan.
pera di uno solo: il direttore/redattore. Le modalità
del lavoro del quale - in un
turbinio di penne, di forbici e di ritagli - erano simpatica leggenda, in Diocesi. Anche
se va detto, per la
verità,
che
il
giornale
seppe tenere, malgrado tutto, una
sua linea
e una sua attendibilità, forte com’era, per altro, dell’appoggio paterno, e vigilante, del Vescovo.
In breve tempo torna a
formarsi la redazione, il
gruppo dei collaboratori si
infoltisce, ed emergono
ben presto i segni
del nuovo corso,
con un’apertura
più larga di interessi verso il
mondo civile, un
approccio
più
moderno e efficace alle varie
problematiche
anche interne al
mondo cattolico
e alla vita della
chiesa, la tensione evidente a farsi sempre più
“voce della comunità”; fermi
rimanendo, da una parte il
riferimento costante al magistero vescovile, dall’altra
la totale, e giustamente rivendicata, autonomia dal
potere politico a qualsiasi
livello. I nuovi redattori sono giovani e vivaci, e il direttore ha il suo bel daffa-
Domenica 5 dicembre 2004
re a tenere
le redini di
quel branco
di puledri, e
ad arginarne l’esuberanza e la
frequente
tendenza
ad... uscire
dal seminato. Ma va
anche detto
che in quegli anni L’Azione trova
la sua nuova strada.
L’Azione oggi
Su L’Azione di oggi, ovvio, non si può fare storia.
Ma si può ben dire, e credo che i suoi lettori convengano facilmente con
5
l’oggi, e rivolge la sua parola di buon senso e di buona volontà a chiunque “abbia orecchie da intendere”.
Un’osservazione infine,
come una testimonianza diretta, che voglio rendere, a
cinquantacinque anni di di-
Anni ’80 - Incontro dei collaboratori de L’Azione con don Giovanni Dan.
me, che si tratta di un giornale organicamente strutturato, moderno, che si fa
leggere volentieri. Vario e
completo nei contenuti; sicuro, anche roccioso se occorre, sulla linea, e mai predicatorio; attento ai problemi piccoli e grandi della comunità locale e nazionale, e non indifferente ai
grandi temi di un mondo in
cui ormai tutto si tiene e gli
strumenti mediatici consentono nel giro di secondi che tutti vengano a conoscenza di tutto quanto
accade. Così, senza nemmeno permettere di tirare
il fiato e di pensarci su un
momento.
L’Azione è questo “momento”; in cui la comunità
diocesana parla di sè e riflette sui grandi temi del-
stanza (ahimè!...) dal primo
articolo che ho scritto su
L’Azione.
Ho frequentato il giornale nelle sue varie sedi,
nei più diversi ambienti,
sempre incontrando, in essi, una cordiale accoglienza e segni sinceri di amicizia.
Oggi avverto, con la cordialità e l’amicizia, qualcosa di più: un’atmosfera di
famiglia concorde, un trasparente spirito di squadra
che coinvolge tutti, direttore e redattori. Qualcosa
che emerge nettamente
nel prodotto: armonico, equilibrato, sicuro della rotta.
L’augurio, da collaboratore e da lettore, è che continui a lungo.
Aldo Toffoli
6
e
L’AZiON
I Direttori
Domenica 5 dicembre 2004
DAL 1921 LA DIREZIONE
DI DON GIUSEPPE FAÈ PORTA
GRANDI CAMBIAMENTI
DA GIORDANI A MORET
Undici firme
in novant’anni
L
a prima
firma de
L’Azione, il nome del
primo direttore,
non apparve subito: semmai traspariva tra le righe, lasciando
don Annibale Giordani
don Agostino Sandro
massima autonomia al gruppo redazionale. Don Annibale Giordani (1879-1951),
friulano di Claut, fu direttore e insieme co-fondatore
del giornale. Ogni lunedì si spostava da Portogruaro,
dove viveva, per seguire in redazione a Conegliano la
compilazione del giornale. La sua direzione durò solo 27 numeri, anche a causa del disagio della sua lontananza da Conegliano.
Gli successe don Agostino Sandro (1880-1945), coneglianese di
Ogliano, insegnante in Seminario.
Con lui firmava il
giornale come
“responsabile”
Lodovico Concini (1889-1951),
Lodovico Concini
co-fondatore laico
de L’Azione, che
dovette abbandonare nel 1915, chiamato alle armi come ufficiale di
complemento di cavalleria.
don Silvio Celotto
Dopo la guerra, L’Azione riprese
le pubblicazioni nell’agosto 1920.
Firmava il giornale don Silvio Celotto (1887-1955), canonico onorario della Cattedrale. Durante la sua
direzione la stampa del giornale, la
cui tiratura raggiunse le quattromila copie, si spostò a Vittorio Veneto
(mentre la redazione restava a Conegliano). Nel giugno 1922 divenne
direttore don Giuseppe Faè (18851966, vedi a parte), che diventando
don Mosè Da Broi arciprete di Montaner rinunciò all’incarico. Dal dicembre 1926 ritornò don Agostino Sandro, che rimase per più di cinque anni alla direzione.
Dal luglio 1932 alla direzione de L’Azione subentra
don Mosè Da Broi (1882-1961), che accompagnò il
giornale per oltre 30 anni. In realtà, almeno dal 1937
il direttore vero, contando anche su una coincidenza
di iniziali che favoriva la coesistenza, divenne monsignor Giuseppe De Biasi (1889-1965, a parte), arciprete di San Giacomo, insegnante in Seminario anche se solo dal 1962 L’Azione ne riportò la firma.
Nel 1965 il vescovo Albino Luciani gli affiancò don
Giovanni Dan, al quale divenne naturale passare la
direzione alla morte di monsignor De Biasi, nel settembre 1965, anche se per ritardi burocratici la firma
di don Dan apparve solo due mesi dopo. La direzione di don Giovanni Dan, che molti in diocesi identificano tuttora come la personificazione de L’Azione, si protrasse 25
anni (vedi a parte).
Nel 1990 viene chiamato alla direzione de L’Azione Giuseppe Casagrande, primo laico alla guida
del giornale (a parte).
Nel gennaio 1998, vinto dai troppi impegni, Casagrande lascia,
Paolo Martorel e passa la mano
ad un altro illustre esponente del Quartier del Piave, il professor Paolo Martorel.
La sua breve parentesi alla direzione durò fino al giugno 1998,
quando gli subentrò don Giamdon Giampiero Moret
piero Moret. Ed è storia di oggi...
Il settimanale “per il popolo”
D
al numero 11, Anno VIII, del 19 marzo 1921, la redazione e
l’amministrazione de L’Azione passano da Conegliano a Vittorio Veneto,
presso la Casa del Popolo
in via Lorenzo Da Ponte al
numero 8. Con il numero
18 del 7 maggio 1921 il signor Domenico Della Bella divenne gerente responsabile. Il sottotitolo
del giornale da “Settimanale popolare” diventa
“Settimanale per il popolo”
con il numero 23 del 10
giugno 1922, Anno IX. Non
si tratta più di una dicitura
descrittiva ma di una vera
e propria dichiarazione
programmatica, fiduciosa nella sua missione, ma anche impegnativa e schierata
come era nel carattere del nuovo direttore effettivo: don Giuseppe Faè. Di temperamento generoso, emotivo e combattivo,
talora capace di gesti
sorprendenti, don Giuseppe amava la lotta nella missione cristiana e nell’agone
del sociale.
Già con il successivo
numero L’Azione cambia
formato, diventando più
grande, a marcare anche
visivamente una svolta.
Don Giuseppe chiamerà a
collaborare la nuova generazione dei professorini,
don Camillo Carpenè, don
Angelo Pizzinato, don Lu-
cio Sartori, Raccanelli, l’avvocato Pietro Ceschelli.
Sono gli anni della presa
del potere da parte del Fascismo in Italia e Mussolini vuole vedere in faccia i
suoi oppositori. Così ogni
giornale deve dichiarare i
propri responsabili e questi devono essere pronti
anche a conoscere di persona le galere del Regno.
Con il numero 13 del 29
marzo 1924 compare dunque la dicitura: “Direttore:
cav. Don Giuseppe Faè”.
Quando Mussolini sale al
governo, nell’ottobre 1922,
L’Azione sembra avere un
occhio di condiscendenza
per quest’uomo da cui ci si
na cauta attenzione, in nome
di quel rispetto
democratico
che i cattolici si
sono sempre
sforzati di incarnare in politica.
In questo
don Faè non poteva d’altro canto che esprimersi in linea
con le attese di
quel movimento cattolico
che temeva “le prepotenze e la violenza”, le espressioni più radicali di
quelle frange di socialismo
anticlericale, ateo e violento, con cui avevano
già dovuto anche fisicamente scontrarsi.
Ben altra violenza,
spregiudicata e sistematica avrebbe mostrato invece il movimento fascista proprio
in nome di quell’ordine che si arrogava il
diritto di realizzare. Il
19 aprile del 1924 don Giuseppe, che nel frattempo
diventava anche presidente della Giunta diocesana,
rompe il silenzio, che si era imposto, per denunciare le violenze fasciste commesse nel nord Italia e difese dall’onorevole Farinacci. Nel luglio del 1924
un decreto di Mussolini istituisce la censura sulla
stampa e nuove leggi repressive vengono intro-
Una gestione
coraggiosa
con programmi
ben evidenziati
attendeva che mettesse un
po’ di ordine in un’Italia seminata di focolai di guerre
intestine. Toni diversi però
da quelli che L’Azione aveva riservato al Mussolini
interventista dell’anteguerra. “…il trombettiere
della guerra” lo si definiva
allora (12 dicembre 1914).
Questa volta, dato il ruolo
istituzionale che il Re gli aveva conferito, non si poteva negare a Mussolini u-
dotte nell’anno
successivo. La
libertà di stampa, che via, via
era stata continuamente ridotta viene tolta definitivamente, con la
scusa che turbava l’ordine
pubblico.
Il 1º novembre 1926 don
Giuseppe Faè,
insieme a don Domenico
Zanette, don Silvio Celotto, don Giuseppe Bortoluzzi e altri 17 antifascisti,
furono costretti a salire su
un palco eretto in piazza
Vittorio Emanuele II (oggi
piazza del Popolo) dove furono derisi, insultati e coperti di sputi per ore dai fascisti.
Il numero 44 del 30 ottobre 1926 (Anno XII) è
l’ultimo numero firmato da
don Giuseppe Faè come
direttore responsabile. La
pubblicazione de L’Azione
viene sospesa dalle autorità per sei settimane. Riprende con il numero 45
del 18 dicembre 1926. Don
Agostino Sandro, di Gaiarine, è il nuovo direttore.
Comincia “l’esilio” di
don Giuseppe, accompagnato dalla sorella Giovanna, a Montaner, dove egli farà l’ingresso ufficiale
come nuovo parroco, il 23
gennaio 1927, e dove rimarrà fino alla morte. (VP)
IL DIRETTORE PIÙ LONGEVO DELLA STORIA DE L’AZIONE
I trentadue anni di monsignor De Biasi
il direttore dai moltissimi incarichi
A
proposito di pubblicità, scriveva A. Lamartine: “Dio stesso ha bisogno che gli suonino le
campane”. Tale ardita espressione, se opportunamente interpretata, può
giustificare quanto segue.
In questi giorni va
diffondendosi un po’ dovunque nelle nostre parrocchie uno slogan indovinato: “L’Azione: da novanta
anni informiamo e siamo liberi di crescere”. Sono pochi i settimanali diocesani
che possono vantare di aver raggiunto, nel tempo,
un simile primato. Tra i
protagonisti che emergono nella cronaca di questa
straordinaria vicenda giornalistica, un posto di rilievo spetta senza dubbio a
monsignor Giuseppe De
Biasi che fu direttore de
L’Azione dal 1933 al 1965.
Nato a Conegliano nel
1889, avviò la propria formazione spirituale e anche
culturale durante gli anni
trascorsi in Seminario per
prepararsi al sacerdozio.
Fu cappellano della Cattedrale di Ceneda, e poi
parroco di San Giacomo di
Veglia dal 1926 al 1939. Di
carattere gioviale, intraprendente e generoso, cercava di tenersi aggiornato
circa i problemi pastorali in
evoluzione. Emergeva fra i
confratelli come predicatore, conferenziere e animatore di varie iniziative diocesane. Per un trentennio
fece scuola in Seminario,
insegnando ai giovani aspiranti al sacerdozio varie
materie.
Il vescovo Eugenio Beccegato aveva molta stima
di don Giuseppe, tanto da
affidargli l’incarico di direttore de L’Azione, che lo
impegnò per ben 32 anni.
Compito improbo, faticoso
e scomodo anche perché
in quei tempi il giornale
non disponeva di nessun
supporto, apparato tecnico
e organizzativo.
Don Giuseppe doveva
accollarsi e risolvere ogni
problema; a dargli una mano c’era solo il signor Ugo
Casagrande, persona cristianamente impegnata e
convinta. Una situazione
oggi inconcepibile e persino irrazionale.
Tutto considerato, fu
ben meritata l’assegnazione a don Giuseppe De Biasi della tessera di iscrizione all’Ordine nazionale dei
giornalisti: riconoscimento, forse, conferito a lui per
primo fra il clero diocesano.
A conclusione ricordiamo ancora che don Giuseppe fu anche delegato vescovile dell’Azione cattolica
dal 1939 al 1964.
Al tempo del vescovo
Zaffonato, forse con un po’
di maliziosa curiosità, c’è
stato chi, consultando l’Annuario diocesano, scoprì
che gli incarichi ufficialmente affidati a monsignor
Giuseppe De Biasi, assommavano a ben 17. Cosa pretendere di più da un prete?
Egli non sapeva mai dire di
no e si prestava volentieri
e persino con entusiasmo.
Rino Bechevolo
e
L’AZiON
I Direttori
Domenica 5 dicembre 2004
7
DON GIOVANNI DAN, PER 25 ANNI GUIDA DE L’AZIONE,
E IL SUO SENSO DELLA COMUNICAZIONE NEL DNA
La necessità di “far sapere”
D
al settembre del ’65
al settembre del ’90
sono esattamente 25 anni.
Una lunga, e per me bella,
stagione della mia vita, come direttore de L’Azione.
Il vescovo Luciani mi
chiamò dapprima a dare una mano, poi a succedere a
monsignor De Biasi.
Quella dello scrivere è
sempre stata un po’ la mia
passione, ed ancor più quella di comunicare comunque, convinto che le cose,
le iniziative non basta “saperle fare” ma che è altrettanto necessario “farle sapere”. Ho sempre sentita
forte in me la voglia di annunciare, persuasissimo
che il cristiano, e la comunità cristiana,
proprio perché
tali, devono essere estroversi;
approfittando di
tutte le occasioni, anche le apparentemente
più banali, per
dire una battuta
che sollevi lo spirito, o esporre
qualche foglio che possa attirare l’attenzione, o perfino
appendere una piccola croce in macchina che uno vedendo possa pensare che
dentro c’è un cristiano. Graditissima perciò (e, per quel
che penso, indovinata) la
battuta che un confratello
mi ha rivolto un giorno: “Tu
hai il senso della comunicazione nel Dna.”
A me sembra che se oggi la gente viene sempre
meno in chiesa, noi cristiani e in particolare noi preti,
dobbiamo trovare tutti i sistemi per andare alla gente.
E la stampa, e gli altri mezzi di comunicazione sono
strumenti adatti.
Parlando del 90º del settimanale diocesano non mi
resta che fare il più fervido
augurio di crescita.
L’Azione, subito a ruota
del settimanale di Belluno –
che peraltro si presenta anche come settimanale della
provincia – è sempre stato
uno dei giornali diocesani
più diffusi nel Triveneto, il
che vuol dire anche in Italia.
E per farlo conoscere e
diffondere nelle famiglie escogitavamo tutte le iniziative possibili. Dalle gite-pellegrinaggio, alle mostre di
vario genere, da “L’Azione
ragazzi”, ai concorsi e raduni vari. Senza poi dire della pubblicazione dei “Quaderni de L’Azione”, dell’Associazione amici, dei corsi
di giornalismo e di altro ancora.
La cosa però che più mi
premeva nel mio lavoro era
quella di guardare alle persone, di formare dei collaboratori ai vari livelli, di fare degli abbonati e dei let-
tori una grande famiglia. Gli
incontri e i pranzi annuali,
sempre molto partecipati,
ne erano una simpatica testimonianza.
Uno dei miei primi e più
fedeli collaboratori a questo
proposito così si è espresso: «Don Giovanni mi ha insegnato a tener presente
che dietro i fatti ci sono le
persone, con la loro singolarità e la loro dignità, che
valgono molto più di qualsiasi scoop e di qualsiasi articolo di fondo».
E un altro amico giornalista, così ha scritto: “Se dovessi definire il giornalismo
assimilato alla sua cattedra,
direi che è un giornalismo
fatto di pochi aggettivi e di
tanto buon senso, che con il
buon umore e la
concretezza
montanara garantiscono un
prodotto genuino”.
Leggendo adesso questa frase la trovo particolarmente interessante perché, certamente senza volerlo, dice i titoli
dei miei tre successivi “Abbecedari”: “del buonsenso”,
“del buonumore”, “ della
montagna”.
È un lavoro che ho sempre fatto con entusiasmo e,
tutto sommato, anche con
soddisfazione; seppure non
siano mancati – e come potevano mancare in un settore così delicato? – intoppi
e difficoltà.
Ricordo in particolare i
primi anni Settanta, con le
lotte sindacali e la crisi alla
Zoppas, e non solo; con, tra
l’altro, alcuni collaboratori
non molto ben sopportati
anche dall’alto.
E tra le altre cose successe non posso certo dimenticare ciò che avvenne
nell’agosto del ’78, con la
morte di Paolo VI e nell’agosto dell’82 con la morte a
Lourdes del vescovo Cunial.
Tutto in tipografia e a L’Azione era chiuso per ferie,
mentre dovevamo uscire, e
siamo usciti altrove con numeri speciali, piuttosto ben
riusciti.
Detto questo – e mi si
perdoni il tono necessariamente un po’ trionfalistico
–, devo confessare che, anche se iscritto da quarant’anni esatti all’Albo dei
giornalisti e firmatorio a
tutt’oggi in diocesi come direttore di oltre una ventina
di Bollettini parrocchiali,
non mi sono mai sentito un
“giornalista” nel senso che
comunemente si dà a questo termine, ma mi sono
sempre ritenuto, anzitutto e
soprattutto, un prete che
scrive, oltre che naturalmente impegnato in altre
mansioni a livello diocesano e, soprattutto in questi
ultimi anni, nel ministero diretto in parrocchia.
E a proposito di quanto
detto mi sono sentito piuttosto risentito quando una
volta mi è stato impedito di
andare a celebrare Messa e
prendere il caffè con il presidente Scalfaro in Cansiglio, proprio solo perché iscritto nella “pericolosa”
(così almeno da qualcuno
ritenuta, e non sempre a torto) categoria dei giornalisti,
Mi sia permesso a conclusione di ciò che ho scritto, ma anche del mio già lungo impegno nel settore delle comunicazioni sociali, di
formulare qualche desiderio, in questa occasione. Anzitutto, e l’ho già detto, che
L’Azione continui la sua
sempre più preziosa funzione e aumenti il numero
dei suoi lettori; e poi che in
diocesi ogni parrocchia, per
quanto possibile, come ha
il responsabile per la catechesi, per la carità, per la li-
turgia, per
la famiglia,
possa anche avere
l’animatore
per la comunicazione e la cultura; e inoltre che sia potenziata la rete internet con
il collegamento tra parrocchie e con il centro (che è
anche un modo per impegnare dei giovani) e che Radio Palazzo Carli possa ulteriormente potenziarsi ed
arrivare a tutti.
Ognuno di noi – preti, religiosi e laici – si impegni al
massimo perché tutto questo possa diventare, quanto
prima, felice e feconda
realtà.
Don Giovanni Dan
BEPI CASAGRANDE, PRIMO LAICO ALLA GUIDA DE L’AZIONE
Il giovane collaboratore di Mosnigo
diventato direttore dopo la gavetta
Q
uando L’Azione pubblicò il mio primo
articolo fu come raggiungere la cima di una montagna
sognata da sempre.
Mi pareva di toccare il
cielo.
Ero diventato un giornalista del Settimanale diocesano.
Un giornalista di quel
giornale che conoscevo bene e mi piaceva tanto anche
perché, fin da bambino, ogni domenica, dopo Messa
seconda, portavo nelle case
degli abbonati di Mosnigo.
Forse era il 1969 quando
scrissi il primo articolo. Ero
un ragazzino.
All’inizio gli articoli me li
portava a Vittorio Veneto il
mio parroco don Erminio
Lorenzet.
Qualche volta sono andato anch’io con lui in redazione dove ho cominciato a
conoscere il direttore don
Giovanni Dan.
Quel prete dinamico, pratico ed essenziale mi ha colpito subito. E c’è voluto poco a tramutare la conoscenza in stima e amicizia.
Da don Giovanni ho imparato che era indispensabile stimolare proposte, ascoltarle e puntare subito alla loro concretizzazione.
Guai fermarsi alle parole.
Con il condizionale e i buoni propositi non si stampano
giornali.
Insisteva sulla necessità
che il giornale fosse voce di
chi non ha voce e che era indispensabile scrivere semplice, perché – ripeteva
spesso – devono capire anche le nostre mamme che
non hanno fatto l’università.
Sono state le mie prime,
vere, grandi lezioni di giornalismo.
Poi sono venuti gli anni
del forte impegno pastorale, dei convegni diocesani
con l’input di don Giancarlo
Vendrame, delle cento iniziative della Caritas guidata
da don Vittorino Favero. E
L’Azione era diventato il volano di tutta una serie di attività che testimoniavano una Chiesa in movimento che
desiderava
coinvolgere
sempre più i laici.
In questo contesto si colloca l’incarico che ho ricevuto dal vescovo Ravignani
a dirigere il Settimanale diocesano.
Sul piano dell’impegno è
stata una stagione faticosa
dal momento che lavoravo
in Rai ed ero costretto alle piroette per ritagliare il tempo
da dedicare a L’Azione. In
compenso l’atmosfera che
contornava il giornale sprizzava entusiasmo e aspettative, voglia di fare e desiderio
di raccontare tasselli di storia comunitaria con protagonista la nostra gente.
Con quel clima era facile
dimenticare anche la fatica.
Da ogni numero emergeva lo sforzo a partecipare
attivamente alla vita della
Chiesa diocesana, delle parrocchie, dell’associazionismo, della società civile, delle istituzioni.
Ogni settimana veniva
prodotta una mole consistente di lavoro che coinvolgeva un numero crescente di persone, di paesi,
di associazioni, di enti. E mi
pare di capire che anche oggi lo sforzo sia lo stesso.
Il prodotto era buono, come lo è adesso, ma i risultati, in termini di abbonamenti, non corrispondevano alle
aspettative.
Da qui l’esigenza di capire.
E così prese il via un’intensa stagione di riflessione
che coinvolse molti amici de
L’Azione a cominciare dal vescovo monsignor Eugenio
Ravignani. Facevano parte
della “compagnia” anche il
vicario monsignor Ovidio
Poletto, don Roberto Lorenzon, che curava il bilancio del giornale, alcuni par-
roci e ancora qualche esponente del locale mondo culturale come il professor Ulderico Bernardi, e poi… i
giornalisti che lavoravano a
tempo pieno e quelli che,
collaborando dal territorio,
avevano la percezione diretta del
gradimento periferico per il Settimanale.
Dal confronto
non sortirono soluzioni e neppure
ricette miracolose.
Ma qualcosa si
mosse.
Innanzitutto fu
prodotta una salutare scossa che richiamò attenzione
e coinvolse gli operatori pastorali a partire dai preti.
Prese il via una campagna
di sensibilizzazione sull’utilità del settimanale diocesano come strumento di pastorale.
E qualche risultato maturò grazie soprattutto al fatto che a scendere in campo,
davanti a tutti, furono Vescovo e Vicario generale.
Emerse anche l’esigenza
che L’Azione assumesse un
ruolo culturale più forte, più
coraggioso, per esempio dedicando maggior spazio alla
cultura in generale e a quella locale in particolare, all’identità, alle tradizioni, ai
valori, ai testimoni, alla storia delle nostre comunità.
Sperimentammo alcune
pubblicazioni speciali in occasioni di ricorrenze che
raccolsero buoni consensi.
Diventarono anche intelligenti contenitori pubblicitari.
Più innovativa fu invece
la proposta a far diventare
L’Azione anche un soggetto
propositore e organizzatore
di conferenze, confronti e dibattiti pubblici a livello locale. Il Settimanale, grazie
alla sua autorevolezza, avrebbe potuto invitare esperti e specialisti a trattare
argomenti che stavano a
cuore delle singole comunità locali. Ricordo due esperimenti per tutti: il convegno sul futuro turistico
del Cansiglio, al quale intervennero assessori regionali, sindaci e docenti universitari e
la riflessione sull’impegno dei nostri ragazzi dopo la
Cresima alla quale
parteciparono il vicario per la pastorale, sacerdoti, animatori, catechisti e genitori.
L’idea si rivelò
buona e i riscontri lusinghieri. Penso che questa sia
una strada su cui insistere.
Sono convinto che il futuro imponga al nostro giornale di occuparsi sempre più
di pastorale e cultura. Sì, certo, un giornale che si rispetti
presterà attenzione anche
alla cronaca, alla politica, al
sociale, allo sport. Ma è sui
versanti della pastorale e
della cultura che potrà sviluppare la sua vocazione di
giornale della gente e delle
comunità in cammino. Mi
convince molto l’idea di un
mezzo di informazione che
sa essere anche strumento
di promozione.
Quando il direttore don
Giampiero Moret mi ha
chiesto di testimoniare la
mia stagione a L’Azione in
occasione dei suoi 90 anni,
ho pensato subito di farlo
concretamente, come mi aveva insegnato don Giovanni Dan, ricordando alcune iniziative messe in cantiere
per promuovere il Settimanale diocesano ma soprattutto per renderlo sempre
più aderente alla nostra gente, voce di chi non ha voce,
giornale delle nostre comunità.
Una scommessa valida
ancor oggi. La stessa di 90
anni fa.
Bepi Casagrande
8
Domenica 5 dicembre 2004
e
L’AZiON
Prime pagine
TRA GRAFICA E COMUNICAZIONE, CAMBIANO I TEMPI
La storia che traspare dalle pagine
tra chiesa, cronaca, politica e persone
S
fogliando i numeri
di questi 90 anni
de L’Azione per
scoprire alcune delle pagine più significative si respira l’aria di quasi un secolo.
La storia, normalmente studiata sui libri di scuola, scorre tra gli articoli della cronaca locale, della nostra
Chiesa, dei nostri paesi. Si
respira anche il cambiare
dei costumi, del vivere comune.
Quel che balza agli occhi, guardando i primi numeri del giornale, è una inevitabile limitatezza grafica, legata agli strumenti del
tempo. Una foliazione ridotta, anche un solo foglio
in certi periodi, rigorosamente senza foto per diversi anni, e con pagine fitte di
testo e con titoli dal corpo
molto piccolo rispetto ad
oggi.
Gli argomenti trattati, oltre ovviamente a quelli della Chiesa, riguardano tematiche anche internazionali (le notizie di guerra trovano ampio spazio), per offrire ai lettori quell’informazione che altrimenti non
avrebbero. Ma non mancano anche le informazioni locali, come le tragedie dell’incendio del cinema di
Moriago nel 1935, della frana della Madonna della Salute a Costa di Vittorio Veneto, ricche di foto e della
cronaca degli eventi.
La vivacità di argomenti
delle edizioni degli anni
Quaranta e Cinquanta cala
un po’ negli anni Sessanta,
quando si dà grande spazio
soprattutto a documenti
che arrivano dal Vaticano.
Curioso è invece notare
come di frequente cambi la
grafica della testata: oggi –
legati come siamo all’immagine – prima di cambiare una testata giornalistica
si compiono grandi studi.
Un tempo, almeno apparentemente, la cosa avveniva con molta più leggerezza.
Negli anni Settanta aumentano le pagine, diminuisce il formato, ma soprattutto L’Azione riporta
fatti e cronache locali e politiche con grande attenzione e spazio. Appaiono i necrologi, lo sport, persino uno spazio apposito per citazioni e frasi celebri. In prima pagina si alternano temi strettamente ecclesiastici e questioni di politica italiana ed internazionale.
Anno assolutamente particolare il 1978. Prima la vicenda Moro, cui L’Azione dà
ampio spazio, ricordando
anche la sua visita in città;
quindi il numero speciale,
in pieno agosto, per l’elezione di papa Luciani. Non
fu facile, per don Giovanni
Dan, allestire un giornale in
fretta e furia con gli uffici
chiusi e con la tipografia in
ferie.
Dagli anni Ottanta il giornale comincia ad assumere,
almeno quanto a contenuti,
la fisionomia odierna: notizie di cronaca, chiesa, economia. E prime pagine curate, con ampie immagini.
Nel 1983, per don Giovanni
Dan un altro ferragosto di
lavoro: la scomparsa a Lourdes del vescovo Cunial rese necessaria un’edizione
speciale a tipografia chiusa.
Gli ultimi passi riguar-
dano l’adozione del
“look” attuale, nell’ottobre 1998, e le
prime pagine sistematicamente a colori (prima i colori erano utilizzati per le
edizioni particolari), dal novembre
2000. E poi è storia
di oggi.
Le grandi tragedie
D
al disastro della Madonna della Salute nel 1937,
al terremoto del Friuli, al delitto Moro: grande evidenza alle tragedie non solo locali.
L
Copertine...“shock”
a pubblicità
è apparsa
nelle pagine de L’Azione già negli anni Venti. Subito. Alcune proprio curiose, altre che somigliano molto a
quelle odierne. Nel
1922 appare la prima pagina intera.
Le prime
pubblicità
e
L’AZiON
Prime pagine
Domenica 5 dicembre 2004
9
Impegno in politica
C
i furono anni in cui l’impegno e lo “schieramento” in politica per il settimanale cattolico era imprescindibile. Grande
attenzione anche alla guerra, con tanto di esortazione alla popolazione di prestare attenzione a come si parlava e con chi. In tempo di guerra è apparsa anche una rubrica fissa sui caduti.
Gli eventi
Le novità
G
rande spazio, anche nelle prime pagine, è sempre concesso
agli eventi che coinvolgono i vescovi e il papa: in
particolare l’elezione di papa Luciani e la visita
di papa Giovanni Paolo II a Vittorio Veneto. In tempi più antichi, spazio agli altri “personaggi”.
N
ne
el corso degli ultimi anni de L’Aziosono nati alcuni numeri
speciali (L’Azione Illustrata), ma soprattutto ha fatto il suo avvento il colore, prima sporadicamente,
oggi in forma stabile.
10
e
L’AZiON
Speciale 90 anni
Domenica 5 dicembre 2004
“Il 90°
è momento
INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CDA
privilegiato
di riflessione
per progettare
il futuro”
Una ricchezza
per la società
L’
Azione compie
novant’anni e
questo numero
celebra il novantesimo.
Nell’iniziare questa breve
testimonianza, il primo
pensiero mi avrebbe in verità indotto ad utilizzare il
termine “traguardo”, perché è indubbio che novant’anni di vita sia un importantissimo traguardo.
Questa parola evoca tuttavia l’arrivo sportivo, la cessazione della competizione, ed ho quindi pensato
che mal si addiceva a quella che piuttosto va intesa
come una “tappa”, un momento di riflessione per una pronta ripartenza. Il
mercato editoriale di oggi, con cui il giornale deve settimanalmente confrontarsi, impone di mantenere lo sguardo in avanti, consapevoli di dover rispondere alle mutevoli e-
P
uò un giornale che
s’ispira a valori eterni conoscere l’usura
del tempo? L’Azione, il nostro giornale diocesano,
giunto alla veneranda età
di novant’anni, prova a fare un bilancio. Che comprende gli alti e bassi delle tirature e delle vendite.
L’aspetto di più facile valutazione. Molto complicato, quasi impossibile, è
valutare il bene che ha fatto, le buone azioni che ha
ispirato. A questo punto la
sintesi conclusiva può essere una sola: il giornale
resta comunque indispensabile. Lo è stato
quando in gioco c’era la
sopravvivenza fisica dei
cristiani in queste terre.
Falcidiati dai mali di sempre: a peste, fame et bello
libera nos Domine, che a
quei tempi volevano dire
pellagra, emigrazione,
soggezione ai padroni dei
campi, strage incombente della grande guerra. Lo
è oggi ancora, per malattie sociali che tormentano
milioni di anime disseccate, svuotando di senso
la vita delle generazioni,
annichilendo la famiglia.
Il suo ruolo resta intatto: quello di richiamare gli
uomini, tutti, cristiani e di
buona volontà, alla Redenzione. Facendo loro
memoria, con sant’Agostino, che il presente è
sempre vincolato al passato e al futuro, nella for-
L’avvocato Vincenzo Pellegrini, presidente del
Consiglio di amministrazione de L’Azione
sigenze dei lettori e al mutato contesto sociale e mediatico, sempre in linea
con lo spirito editoriale.
L’Azione si presenta ai novant’anni forte del supporto dei suoi lettori, che
in diverse migliaia annualmente rinnovano la
propria fiducia al giornale, ma vi è anche la consapevolezza che tale fiducia
va conquistata anno dopo
anno, con una continua
tensione al miglioramento e all’adeguamento. Una
tappa importante, come il
novantesimo, può dunque
costituire un momento privilegiato di riflessione, nel
quale, contemplando il
proprio passato, ci si possa soffermare ancor più attentamente sulla progettazione del futuro. L’Azione non mancherà di utilizzare questo momento –
che durerà un anno – per
avviare una riflessione
complessiva sul proprio
ruolo nel contesto dell’informazione locale e individuare profili di miglioramento dell’offerta editoriale, per prepararsi ad
affrontare gli anni a venire all’altezza del ruolo che
viene ad esso riconosciuto dai lettori. Ritengo, personalmente, che tale riflessione non dovrebbe
prescindere da una constatazione, che svolgo anzitutto come lettore: L’Azione è una ricchezza per
la società locale e, ancor
più direttamente, per il
mondo cattolico diocesano, che ne L’Azione ha una “voce” diffusa, ricca di
storia e – grazie al pregevole lavoro della redazione
– apprezzata, attraverso la
quale proporre una lettura dei fatti della vita locale
secondo i principi cristiani, un’informazione propositiva (utilizzando un’espressione cara al nostro
Vescovo) e positiva. È una
ricchezza la cui creazione
ha richiesto un lavoro costante e professionale per
i novant’anni che festeggiamo e che il mondo cattolico locale mi auguro abbia l’ambizione di preservare e rafforzare, non essendo né sostituibile né –
direi ancor meno – ricostituibile. Spero dunque
che la “tappa” del novantesimo sia l’occasione per
una riflessione e un contributo corale delle parrocchie in primo luogo,
degli organi diocesani, dei
collaboratori volontari e
non, che contribuiscono
alla redazione e alla distribuzione del giornale,
dei lettori e in generale del
mondo cattolico locale affinché si possa programmare una ripartenza forte
del supporto di tutti.
Vincenzo Pellegrini
Presidente del Consiglio di amministrazione
de “L’Azione”
IL SOCIOLOGO ULDERICO BERNARDI
guidano la
vita. La comunità si riconosce in
una tradizione: parola
impegnativa, che significa consenso attraverso il tempo, condivisione di senso dell’esistenza, cioè dei valori essenziali, attraverso il tempo delle generazioni. Se la
tradizione è forte, non c’è
sforzo innovativo che la
“Un giornale che richiama
gli uomini alla Redenzione”
ma di presente del passato o memoria, di presente
del presente o attenzione,
di presente del futuro o attesa. Una forte Azione,
propositiva di valori che
ha come protagonista la
comunione dei santi, compresi quelli a venire (che
diverranno tali se i predecessori non avranno dimenticato la fede dei padri). Un’Azione di testimonianza dunque, di fede, di speranza e di carità,
vissute nel concreto della
quotidianità e riproposte
nelle pagine del giornale.
Come si è sempre fatto
del resto. Piuttosto si tratta di adeguare le formule
propositive ai tempi. Secondo metodi, strumenti
e, principalmente, risorse
umane che alla salda adesione ai principi associno
una professionalità stimolata e stimolante. La
nostra diocesi, dal punto
di vista delle comunicazioni sociali, soffre di
qualche indifferenza di
troppo. Nei consigli parrocchiali, per mancanza
d’interesse al tema. Nella
struttura centrale, per
Il sociologo Ulderico Bernardi
non aver colto o accettato
la necessità di sinergie fra
i diversi strumenti di diffusione della visione cristiana (Azione, librerie, radio, stamperia). Grave,
nel momento in cui le persone e le comunità, locali, familiari chiedono ai
cristiani di riproporre con
chiarezza il tema dei valori essenziali. Intendiamoci, una società può anche decidere di sciogliersi. Figlia della storia, al
mutare dei tempi può
prendere altre forme. È
successo tante volte: immensi imperi si sono spezzati e sono sorti tanti sta-
ti diversi. È avvenuto anche il contrario: piccole
realtà si sono emancipate
nella libertà e fuse insieme. L’Italia dell’unità e
dell’indipendenza dallo
straniero ha conosciuto
questo processo. E,
faticosamente
–
proprio per le incertezze sui valori
fondativi – viene conoscendolo l’Europa.
Ma una comunità può spezzarsi?
Tutto è possibile,
se non si bada ai costi. Quando le famiglie si rompono, padri da una parte, madri da
un’altra, figli allo sbando,
la sofferenza è grande. La
famiglia è il primo livello
della comunità. Poi vengono le nazioni. Che sono
un insieme di famiglie, le
quali condividono i valori
fondamentali dell’esistenza. Hanno in comune
grandi orientamenti, essenziali: il rapporto con
Dio, il lavoro, l’amore, per
i predecessori e per i successori, il rispetto per l’altro. I fondamenti etici che
“Il campo
de L’Azione
è quanto mai vasto.
Avanti verso
i 100 anni”
comunità non sia in grado di compiere senza soccombere. Un esempio è
quello delle Venezie, dove in meno di trent’anni,
le comunità locali sono
state capaci di rovesciare
una condizione di povertà
in una di ricchezza. E di riscattare dalla subalternità, da rapporti sociali umilianti imposti dal privilegio, milioni di uomini e
donne. Un mutamento
grande sostenuto da una
grande tradizione, da va-
Il Consiglio di
amministrazione
l Consiglio di amministrazione de
è attualmente composto da
Vincenzo Pellegrini,
nel ruolo di presidente e dai consiglieri don Giampiero
Moret, don Adriano
Sant, Stefano Sonego, Elvira Fantin, Fortunato Dal Cin.
I
L’Azione
lori forti di solidarietà familiare, di appartenenza
locale e nazionale, di iniziativa e di responsabilità
personale, di apprezzamento sociale del lavoro.
Ma qualcosa è andato
storto.
L’emancipazione dalla
povertà economica non si
è accompagnata a uno
sforzo altrettanto straordinario per l’avanzamento morale. Così tante conquiste collettive sono oggi messe a rischio dalla
miseria etica. Lo spirito di
comunità – inteso come armonia delle intelligenze e consenso delle volontà – si affievolisce, aggredito da un individualismo avido che
tenta le persone e i
gruppi. Mentre intere
generazioni soffrono di
disagio esistenziale,
che ha tanti nomi: suicidio, droga, alcolismo,
bulimìa, anoressia, depressione cronica. In una
società che stima solo la
forza soffrono di più coloro che hanno meno potere: bambini, giovani e
anziani, piuttosto che altre età; donne, piuttosto
che uomini; stranieri, piuttosto che autoctoni. Si può
uscire da questo sprofondo di civiltà solo ritrovando il senso della condivisione dei valori. Liberandosi dagli idoli che non
danno salvezza, non hanno intelligenza coloro che
e
L’AZiON
Speciae 90 anni
Domenica 5 dicembre 2004
11
DON GIACOMO FERRIGHETTO
Vicino alla realtà
concreta di ogni giorno
E
rano gli anni Sessanta. Un giorno,
passando per Oderzo, dove
ero cappellano, monsignor
Luciani, allora vescovo di
Vittorio Veneto, mi disse:
«Sei una buona penna, perché non scrivi qualcosa per
il giornale diocesano L’Azione?». L’invito arrivava a
fagiolo: da alcuni giorni,
con alcuni giovani, avevamo fondato un circolo per
divulgare notizie di Oderzo e per dibattere gli avvenimenti mondiali.
Fui dopo trasferito a Vittorio Veneto e scrivere per
L’Azione divenne più facile:
così entrai nel numero dei
collaboratori.
Prima cosa di cui ero
convinto era che scrivere
un articolo non era fare un
tema. Perciò sotto con i libri a imparare a fare il giornalista. Poi con altri a frequentare i corsi che la Federazione della stampa cattolica aveva avviato in Ve-
neto.
Una delle cose più interessanti che emersero era
che c’erano tante cose belle da far conoscere, ricordando il proverbio: “Fa più
rumore un albero che cade
che una foresta che cresce”. Anche a me veniva la
tentazione de scriverghen
quatro contro qualcuno,
ma in genere cercavo di
vincere questa tentazione
e mi aiutavano in questo altri, a cominciare da don
Giovanni, allora direttore.
Don Giacomo Ferrighetto
Ancora oggi non mi
piacciono le
polemiche,
specialmente poco
documentate. Quanto alla documentazione ho imparato che
non sempre è facile averla,
ma essa è indispensabile
per non scrivere a vanvera
e magari far triste qualcuno; e allora via a mettere in
disparte fogli e cartelle, ritagli e fotocopie, annotazioni e richiami, riempiendo così lo studio di carta.
Girando poi per la diocesi per seguire gli avvenimenti o gli abbonamenti,
mi sono fatto un’idea molto concreta della stessa;
non una realtà teorica ma una realtà concreta ogni
giorno, fatta soprattutto di
persone che hanno tanta
buona volontà, che vogliono aiutare, che credono in
Dio e nei valori.
PADRE PAOLO DE COPPI, DAL BRASILE
Amico dei missionari
alzano idoli da loro scolpiti, e pregano un dio che
non può salvare (Isaia, 45,
20). Idoli che hanno il volto della politica o dell’economia. Accettati passivamente, come un fato.
L’uomo europeo, forgiato nei secoli dai princìpi del cristianesimo, ha
sempre combattuto il fatalismo. Ora il suo degrado si mostra anche nel
suo abbandono agli oroscopi, alle fattucchiere, ai
maghi, che non imperversano solo sugli schermi delle televisioni locali
e nazionali, ma siedono
nei posti di potere della
politica e dell’economia.
Tant’è che danno per
scontato che la globalizzazione voglia dire il mondo ridotto a un mercato
dove vige la legge del più
forte e del più amorale,
piuttosto d’essere un’enorme opportunità di avanzamento planetario in
un mondo stracolmo di
poveri e di sventure. Danno per scontata la morte
di Dio, proprio quando interi continenti, esasperati
Padre Paolo De Coppi,
missionario del Pime, originario di Santa Lucia di Piave, dal 1985 svolge il suo servizio pastorale nella città di
Florianopolis, nello stato di
Santa Caterina, in Brasile,
dove si occupa di animazione missionaria ed è direttore
del mensile Missão Jovem.
o avuto molte volte
l’opportunità di conversare con i nostri veterani
missionari che, dopo decine
di anni, nel periodo postconciliare, ritornavano dalla
loro missione. Dopo l’ordinazione sacerdotale, e senza
essere previamente consultati circa le loro preferenze,
erano destinati alla loro missione nei diversi continenti.
Con santo orgoglio ci tenevano a dire che, ai loro tempi, partivano per non più ritornare a rivedere i loro parenti e amici, il loro paese, le
belle montagne. Umanamente parlando, per i giovani del terzo millennio, questo è qualcosa di inconcepibile, direi quasi di inumano,
di ingiusto. In quel tempo
no: l’ideale missionario comportava anche l’esigenza di
un distacco totale perfino
dalle cose e persone più care. Il novello missionario, dopo aver dato un grande abbraccio ai genitori, fratelli, amici, solo gli restava dire “arrivederci in paradiso” e imbarcarsi in uno di quei precari piroscafi che, dopo mesi di tribolato viaggio, li lasciava nella sognata missione, generalmente molto dif-
H
da questo nichilismo occidentale, si rivoltano,
sgozzano, terrorizzano,
assassinano innocenti,
non in nome di Dio come
proclamano ma dell’ignoranza e della ferocia disperata. Dicono ai giovani
di adattarsi a lavori sempre precari, per tutta la vita, dimenticando che la
persona umana ha bisogno di relazioni stabili, anche nel lavoro. Non è un
animale vagante, ma un
essere sociale, che ha vincoli permanenti con il visibile, del suo mondo, e
l’invisibile, dei suoi morti,
di Dio. Lo scandalo della
mercificazione della donna e la disumanità con cui
si trattano vecchi e bambini, sono altrettanti sintomi dell’orribile malattia
che ha colpito l’anima della nostra società fino a
renderla incapace di identificarsi nella sua valenza comunitaria. Il campo dell’Azione è quanto
mai vasto. Avanti verso i
cento anni.
Ulderico Bernardi
ficile e quasi completamente all’oscuro sugli avvenimenti della loro terra natale.
Molti, per gli stenti e le malattie, morivano dopo pochi
anni e, questo è interessantissimo, altri giovani, attratti da quelle eroiche testimonianze, si entusiasmavano e
si rendevano disponibili a occupare il loro posto.
Carissimi amici e amiche
d’oltre oceano, quante volte
nella mia gioventù ho avuto
l’opportunità di incontrare
ne L’Azione articoli interessantissimi che ci informavano sul lavoro generoso e
molte volte eroico dei nostri
missionari diocesani. E non
erano pochi, già che quasi
tutte le nostre parrocchie si
gloriavano di aver inviato dei
loro figli e figlie per annunciare la Buona Novella in altri continenti. Per questo,
senza dubbio, molto devo a
L’Azione il sorgere della mia
vocazione missionaria che
pian piano si è delineata fino
al punto di concretizzarsi al
termine del primo anno di
teologia nel nostro Seminario di Vittorio Veneto.
E non si tratta solo di me,
ma di per lo meno altri dieci seminaristi che arrivarono
a fare la stessa scelta per la
missione oltre frontiera, tra
i non cristiani. Solo per citarne qualcuno: padre Doimo (Hong Kong), padre Moschetta (America Centrale),
padre Casagrande (Malawe), padre Cimitan (Mozambico), eccetera. È la nostra cara diocesi che compie
il suo dovere missionario,
obbedendo al mandato di
Gesù: “Andate in tutto il
mondo e annunciate a tutti la
Buona Novella”.
Tutto mi interessa
Qualcuno della redazione potrebbe chiedermi: padre Paolo, a te che vivi in
Brasile, cos’è che più
ti interessa
di quello
che settimanalmente scriviamo ne L’Azione?
La mia risposta, nonostante abbia le mie preferenze, è: tutto! Avvenimenti
diocesani, foraniali, parrocchiali, notizie dei miei amici
sacerdoti, novità pastorali
che state realizzando per evangelizzare la nostra società così difficile, le iniziative e l’entusiasmo del nostro Vescovo, le attività missionarie, eccetera. Naturalmente mi soffermo un po’ di
Il tempo poi insegna a
non aver fretta, ad analizzare con pazienza gli avvenimenti, perché c’è sempre
qualcosa che può sfuggire
e gli avvenimenti hanno allora una faccia diversa.
Un’altra cosa che ho imparato è che qualche volta
sotto la facciata del negativo c’è solo lo sforzo di fare
qualcosa di migliore che
non si è invece riusciti a fare.
Saper cogliere quello
che di buono uno vuole fare è sempre consolante; è
brutto che uno che ce l’ha
messa tutta si senta dire
che non ha fatto niente o
peggio che ha fatto male.
Don Giacomo
Ferrighetto
più quando incontro riferimenti ai miei paesi dove sono nato e cresciuto: Tarzo,
Santa Lucia, Ramera dove abitano i miei amici e parenti. Leggo ancora con grande
interesse e ammirazione le
lettere dei missionari diocesani, eccetera.
Bravissimi: è quello che
voglio dire, in occasione di
questa data, a tutti quelli che
redigono e diffondono L’Azione con tanto amore, competenza e perseveranza. Lo
dico come chi ha esperienza in merito, giacché an-
Devo a “L’Azione”
il sorgere della mia
vocazione missionaria
Padre Paolo De Coppi, missionario Pime
in Brasile
ch’io, qui in Brasile, ho dato
alla luce e da 18 anni sto portando avanti il giornale Missão Jovem, un sussidio per
gruppi di giovani, catechisti,
educatori e persone impegnate. Sinceramente, e per
molti motivi, è un’impresa
molto difficile da portare avanti.
A nome di tutti i missionari e missionarie della diocesi, vorrei dirvi il nostro caloroso grazie per visitarci
tutte le settimane con il nostro informativo e formativo
diocesano. Tutto quello che
fate per la nostra Chiesa diocesana, che ci ha dato le origini e che ci ha inviati, ci
sprona a essere sempre più
fedeli alla missione e a pregare per la vostra missione,
non meno facile della nostra.
P. Paolo De Coppi
missionario del Pime in
Brasile, direttore del mensile
“Missão Jovem”
12
Domenica 5 dicembre 2004
e
L’AZiON
Speciale 90 anni
Il settimanale
“letto”
da tre vescovi
MONS. ALFREDO MAGAROTTO
legati alla diocesi
di Vittorio Veneto:
Magarotto,
Ravignani e Poletto
“Informazione puntuale
e stimolo al confronto”
MONS. EUGENIO RAVIGNANI
In occasione del novantesimo anniversario della nascita de L’Azione abbiamo chiesto ad alcuni vescovi in modo particolare legati, nel recente passato, alla
diocesi di Vittorio Veneto di esprimere
qualche riflessione sul ruolo che ha svolto e svolge il nostro settimanale.
L
a celebrazione del 90º di
fondazione
del settimanale diocesano
L’Azione mi offre la gradita
opportunità di
esprimere il
mio sincero apprezzamento al giornale, che ha
accompagnato con puntuale informazione il
mio servizio pastorale alla diocesi di Vittorio
Veneto.
Mi rammarico di non essere riuscito a fare di più per sostenere e diffondere questo
strumento, che ritengo di grande importanza
per mantenere vivo il senso di appartenenza
alla propria Chiesa locale, favorire la comunione e la partecipazione, stimolare la riflessione, il confronto delle opinioni e una corretta
“Una corretta
posizione
su problemi e
avvenimenti”
“Una coraggiosa libertà
all’insegna della fedeltà”
L’
Il vescovo emerito di Vittorio Veneto Alfredo Magarotto
presa di posizione sui principali problemi e avvenimenti, che di volta in volta interessano la
vita ecclesiale e sociale del territorio.
Auguro a L’Azione di veder crescere il numero dei suoi lettori e di
aiutarli a cogliere e riaffermare i valori umani, civili e culturali che provengono dalle nostre millenarie radici cristiane.
+ Alfredo Magarotto
Vescovo emerito
di Vittorio Veneto
MONS. OVIDIO POLETTO
“Ricordo che cominciai
... diffondendo L’Azione”
R
isalgono al 1948 i
miei primi ricordi
de L’Azione. Ero giovane
seminarista e il parroco
non trovò nulla di meglio,
durante le vacanze estive,
che mettermi alla prova,
se avessi o
no la “stoffa” adatta
per diventare prete.
Così mi incaricò di fare il diffusore
de
L’Azione. Si
trattava di
convincere, anche
chi ne aveva poca voglia,
di acquistare “il giornale
dei preti”. Per la verità
non feci tanta fortuna. Ma
un poco servì a vaccinarmi ad essere meno suscettibile di fronte a battute non proprio incoraggianti nei confronti della
strada che avevo iniziato.
In quegli anni L’Azione era schierata nettamente a
favore di una posizione
politica e dalle mie parti
era prevalente invece un
altro... colore!
Un altro episodio è rimasto impresso nella mia
memoria. Era la prima do- vani non sanno proprio
menica della mia presen- quello che devono fare».
za come nuovo cappella- Riparai nel pomeriggio il
no, nel settembre del mio “peccato” con un nuo1958, a Tarzo. Dopo la pri- vo pellegrinaggio a Noma messa in parrocchia, garolo e riebbi la stima
mi fu detto che dovevo an- delle donne.
dare a celeGli anni passarono. Dibrare nella venni parroco e ricorsi a
frazione di tutti i segreti del mestiere
Nogarolo.
per arrivare a fare quotaPresa la bi- re la mia parrocchia nei
cicletta, che primi posti in graduatoria
mi era stata per abbonati a L’Azione. I
regalata per ripetuti benevoli richiami
l’ordinaziodel direttore, don Gione, indos- vanni Dan, non mi mansando veste, carono, ma non riuscii a
soprabito e fare proprio bella figura.
cappello
Nominato Vicario genetondo, come era d’obbli- rale mi trovai ancor più
go, alquanto sudato, dopo coinvolto nelle vicende de
mezz’ora di pedalata, arrivai. Feci del
mio meglio, ma restai male quando mi
fu chiesto da un
gruppetto di donne:
«E L’Azione, dov’è?».
Io ero all’oscuro,
perché nessuno me
l’aveva detto che faceva parte del compito del cappellano...
sostituire il postino.
Ritornato in canoniIl vescovo di Concordia-Pordenone Ovidio Poletto,
ca ricevetti il resto.
per tanti anni Vicario generale a Vittorio Veneto
«Questi pretini gio-
I ricordi legati
a “L’Azione”,
da ragazzo,
dacappellano,
da parroco...
Azione compie
novant’anni. Ed
anche a me si fa
la cortesia di invitarmi a dire una parola. Lo faccio volentieri con qualche ricordo che affiora dalla memoria.
Venni a Vittorio Veneto
L’Azione. Dentro il Consiglio di amministrazione si
doveva trattare di questioni economiche sempre spinose, ma anche di
come promuovere il rinnovamento del giornale,
la sua fedeltà alle finalità
che lo distinguono, la sua
diffusione. Ed è stata un’esperienza che ricordo con
gratitudine e stima per chi
si è succeduto nella direzione, nella redazione e
nell’amministrazione. Fra
tutti penso di poter con
particolare nostalgia fare
un nome: don Roberto Lorenzon, che la morte ci ha
portato via prematuramente. Quante discussioni con lui che sognava in
grande e tirava fuori progetti sempre nuovi!
Adesso L’Azione ogni
settimana mi arriva a Pordenone. Anch’io – come
un emigrato – la leggo
con curiosità e interesse
e, nella mia mente, rivedo
comunità, persone, luoghi
che mi sono stati familiari per tanti anni. E mi compiaccio nel constatare i segni di vitalità della “nostra” Chiesa vittoriese, e
le varie esperienze di novità pastorale che si moltiplicano. Mi viene spontaneo ogni volta ringraziare il buon Dio di essere figlio di questa Chiesa
e chiedergli la grazia di far
sì che se ne parli bene anche al di qua del Livenza.
+ Ovidio Poletto
Vescovo di Concordia
e Pordenone
il 5 maggio 1983.
Con qualche trepidazione, senza
dubbio. Con il desiderio di conoscere e di inserirmi in una realtà
che mi appariva
nuova e ricca di
speranze. Fu don
Giovanni Dan, dalle colonne de L’Azione che allora dirigeva, a darmi le
informazioni che
cercavo, da quelle
che mi dicevano la Il vescovo di Trieste Eugenio Ravignani, pastore della
nobile storia reli- diocesi vittoriese dal 1983 al 1997
giosa della diocesi
a quelle che mi svelavano incontri intensi e cordiali.
Ho ricordato i direttori
la sua vitalità spirituale.
Gliene sono ancora grato, del giornale, ma non dianche se aveva accresciu- mentico l’intelligente fatito i miei timori richiaman- ca dei redattori, dei colladomi, senza complimenti, boratori, di coloro che ne
al mio dovere di essere, co- curano la diffusione.
Da sette anni ormai seme gli apostoli, “il primo testimone della risurrezione guo la vita della diocesi vitdi Cristo”. E non dimenti- toriese e della sua gente atco certo che, con ostinata traverso le pagine de L’Asimpatica determinazione, zione, che attendo ogni setcorreggeva in tutti i miei timana e leggo con curiosa
scritti la parola “familiare” e, se consentito, con affettuosa, attencon quella
zione. Me lo
che egli riteinviano in oneva
più
maggio. È
corretta “faun gesto che
migliare”.
apprezzo
Mi indicò
sinceramenpoi chi ate e di cui
vrebbe poringrazio.
tuto degnaSotto la
mente prenresponsabidere il suo
lità di don
posto: Bepi
Giampietro
CasagranMoret, che
de. Un giorlo dirige con
nalista atsicura comtento che inpetenza,
contravo
spesso perché desiderava posso dire che il settimaconfrontarsi con me sul- nale è cresciuto nella chial’opportunità di alcune rezza dell’impostazione
scelte e di qualche inter- grafica, nella ricchezza dei
vento su temi di rilievo per servizi culturali, nella comla vita ecclesiale e non so- pletezza dell’informazione,
lo. La sua riconosciuta pro- nell’approfondimento serio
fessionalità fece il resto e il e rigoroso dei tanti problesettimanale ebbe nuovo mi oggi emergenti.
E tutto ciò nella riafferslancio e larga diffusione.
Come non ricordare il suo mata linea di una coragsaluto “Sia lodato Gesù Cri- giosa libertà che appare
sto”, che non mancava mai. segnata dalla fedeltà al VanOra è divenuto per altri i- gelo e dalla fedeltà all’uonusuale e magari anacro- mo.
A L’Azione il mio cornistico, ma per tanto tempo era il saluto espressione dialissimo augurio.
+ Eugenio Ravignani
di rispetto e di fede. E per
Vescovo di Trieste
me rimane ancora legato a
Seguo la vita
della diocesi
e della sua
gente
attraverso
le pagine
de “L’Azione”
e
L’AZiON
«L
e spiace richiamare
giovedì o venerdì? Ora saremmo un
po’ presi…». Quante volte
ci tocca glissare così la visita d’una persona o una
telefonata non… urgenti.
Provvisorietà e sistematica frenesia sono due
costanti che accompagnano il lavoro della redazione de L’Azione come d’ogni altro giornale.
Il giovedì mattina si avvia il cammino verso il numero della settimana successiva, con la programmazione degli argomenti
e dei servizi, con i contatti con esperti, protagonisti, collaboratori.
Dal lunedì al mercoledì
è soprattutto il lavoro di
“cucina” a caratterizzare
l’attività al primo piano dell’edificio di via Stella, a Vittorio Veneto, di fianco al
palazzo della Curia.
Manuela, la segretaria
della redazione, passa la
telefonata d’un parroco
che vuol segnalare un avvenimento importante o
quella d’un lettore che non
ha gradito un articolo. Oppure è in linea il collaboratore per concordare i
servizi per il prossimo numero.
A decine e decine ogni
giorno arrivano i fax (sempre di meno) e le e-mail
(sempre di più) con comunicati stampa, presentazioni di iniziative e manifestazioni, lettere, proposte di articoli.
Come in ogni giornale a
motivare il lavoro della redazione sono alcuni ingredienti: il gusto di incontrare, la curiosità di sapere,
la voglia di capire. L’essere “vetrina” e “voce” della
Speciale 90 anni
15
ECCO COME NASCE
UN SETTIMANALE
In redazione
zione
a
d
e
r
In
La squadra
del settimanale
collaborare giorno dopo giorno per la realizzazione de L’Azione con il direttore don
Giampiero Moret, ci sono otto persone.
La redazione giornalistica è attualmente composta da quattro persone, che svolgono il loro servizio a tempo pieno o parziale: Franco Pozzebon (dal
1995), Federico Citron (dal 1999), Tommaso Bisagno (dal 2003), e l’ultimo arrivato, Alessandro
Toffoli, giornalista e grafico, in redazione da settembre.
La gestione dei testi e dell’archivio fotografico è
curata da Elena Botta, in servizio dal 1992.
L’ufficio amministrativo dal 1991 fa capo al ragionier Stefano Sonego, coadiuvato dalla segretaria Manuela De Nadai, che dal 1986 è anche la voce telefonica che smista le tante chiamate.
E c’è poi l’ufficio che cura le varie attività di promozione e i contatti con la grande rete dei promotori in parrocchia. A gestire l’ufficio fino ad alcuni
giorni fa c’era Laura Ceccarini, appena diventata
mamma per la seconda volta e attualmente sostituita da Giada Pinzan.
A
(qui sopra, da sinistra) Alessandro Toffoli, il direttore don Giampiero Moret, Federico Citron, Tommaso Bisagno, Franco Pozzebon, Stefano
Sonego, Manuela De Nadai, Elena Botta
realtà ecclesiale e sociale
del territorio diocesano è
un bell’impegno! Ed è una
sfida continua anche l’obiettivo di raccontare – il
più possibile – la vita delle
singole comunità parrocchiali!
Ma è già mercoledì,
giorno di stampa… e fin
dal mattino tutta la “macchina” redazionale entra in
fibrillazione. Ci sono gli articoli non ancora giunti da
sollecitare, le ultime fotografie da recuperare, l’impaginazione e la titolazione
da completare, le bozze da
correggere. E magari ci si
accorge che quel che era
stato programmato nella
riunione di redazione del
giovedì precedente è stato stravolto dallo sviluppo
degli avvenimenti, o dalla
constatazione – dopo avere raccolto dati, informa-
zioni e interviste – che i
problemi sono diversi. Allora, occorre aggiustare il
tiro, ridimensionare gli
spazi o integrare i servizi
con altre voci… sempre
pressati dal tempo che
sfugge, fino all’invio in tipografia dell’ultima pagi-
na. Così resta lo spazio per
un sospiro di sollievo, ma
col dubbio di aver sbagliato qualche titolo, o qualche
dato o qualche nome. Ma,
comunque, ormai è andata.
Domani è un altro giornale. (FP)
LA GRANDE RETE DEI “PROMOTORI”
U
na delle caratteristiche che rivela in
modo evidente come L’Azione sia un giornale diverso dagli altri è la presenza
dei promotori.
Sono circa 150, quasi uno per parrocchia, queste
persone generose che costituiscono i terminali della grande “rete” del settimanale, che si estende su
tutto il territorio della diocesi di Vittorio Veneto.
Essi si occupano della
La Tipse, dove corre la rotativa...
L
Domenica 5 dicembre 2004
a stampa de L’Azione avviene puntualmente il mercoledì sera alla Tipografia del Seminario, ad un centinaio
di metri dalla redazione del settimanale, a Vittorio Veneto.
Intorno alle 20 la rotativa si mette in movimento per “moltiplicare” le copie del settimanale. Alle prime luci
dell’alba queste raggiungono lo spedizioniere per la cellofanatura e l’etichettatura e poi vengono consegnate
alle Poste Italiane, cui è affidato il compito di recapitarle a domicilio a tutti gli abbonati entro il venerdì
mattina.
Fino al 1945 la stampa del giornale avveniva alla tipografia Zoppelli, a Conegliano e a Treviso. Poi, dal 1945
ad oggi ad occuparsi de L’Azione, fu la Tipografia del Seminario, di cui si occupava don Igino Facchinello.
Per 14 anni a dirigere la Tipse è stato Elio Cao, ora segretario del vescovo Zenti. Dal febbraio scorso alla guida della tipografia è Paolo Anselmi.
Ecco, nella foto, il personale della Tipse al completo: (da sinistra) il direttore Paolo Anselmi, Annamaria Tolot,
Alessandro Maso, Gabriella Corocher, Giovanni Roman, Stefania Pedriali, Giuseppe Dei Tos, Ennio Frare, Giambattista Covre, Edoardo Meneguz.
promozione del settimanale nella loro comunità,
preoccupandosi del rinnovo degli abbonamenti e proponendo il giornale anche
a potenziali, nuovi lettori.
Un compito delicato il loro, quindi,
svolto a titolo di puro volontariato, animati dalla
convinzione che anche attraverso le
pagine de
L’Azione
possa crescere la
sensibilità degli abbonati
nei confronti di una visione
cristiana della vita.
Sono loro, insieme al
parroco, la “vetrina” del nostro settimanale nelle parrocchie. Sono loro a dimo-
strare che non si tratta di
un giornale con finalità di
lucro, bensì un veicolo di
informazione che si propone di essere anche, nel contempo, veicolo di valori e di
stimoli per una vita il più aderente possibile al messaggio evangelico.
Agenzia Cima, gli specialisti della pubblicità
L’
Agenzia Cima sas, fondata nel 1978 con sede a Conegliano, dal 1985 è concessionaria in esclusiva per la
pubblicità de L’Azione.
Con professionalità e passione collabora in modo efficace e proficuo alla realizzazione del settimanale diocesano.
Nella foto, (seduti) i titolari Franca Tomasella e Giustino Cherubin con (da sinistra, in piedi) Luisa, Manuela e
Tiziana, con cane-borsa guest star. Mancano invece i collaboratori Enzo, Silvano e Maurizio... sicuramente alla
ricerca di nuovi inserzionisti!
16
ALBERTA
BELLUSSI
Alberta Bellussi,
di Tezze di Piave
Scrivere per L’Azione è,
per me, un’esperienza importante e molto formativa
perché questo settimanale
entra nelle case di tutta la diocesi, portando non solo informazione e cronaca ma anche
cultura, riflessioni di tematiche etiche, sociali e religiose.
SERGIO
CUGNACH
Sergio Cugnach,
di Mel
Sono una “matricola”
de L’Azione, dato che ho
cominciato la collaborazione a gennaio di quest’anno. Scrivere per L’Azione è per me, che abito in
provincia di Belluno, un
modo per sentirmi più legato alla mia diocesi. Mi
piace raccontare incontrando direttamente le persone, i fatti e le esperienze
di gruppi e associazioni.
Do attenzione a quanto avviene nei piccoli paesi del
nord della diocesi.
LORETTA
BELLUSSI
Loretta Bellussi, di Santa
Maria del Piave
Da non moltissimo faccio
parte con entusiasmo della grande famiglia di questo giornale,
che permette un approfondimento delle tematiche e dei fatti del territorio, ed è teso ad una riflessione a 360 gradi. E questo è anche ciò che intendo fare
all’interno dei miei compiti.
e
L’AZiON
Speciale 90 anni
Domenica 5 dicembre 2004
GIACINTO
BEVILACQUA
LUCIANO
BORIN
Giacinto Bevilacqua,
di Ghirano
Luciano Borin,
di Caneva
Collaboro con L’Azione da
quasi trent’anni. La considero
una delle voci più libere nella
nostra comunità, e più attenta ai valori che dovrebbero costituire la base del nostro vivere civile. Vorrei che L’Azione diventasse la “cassaforte”
della cultura locale che ha bisogno di essere riscoperta,
valorizzata e vissuta.
Senza di loro
niente giornale
S
enza i collaboratori, non ci sarebbe questo giornale. L’equazione è molto semplice. Dalle stanze della redazione sarebbe impossibile seguire
tutto quel che accade da Lentiai a Staffolo e da Vidor a
Ghirano. E oltretutto un giornale con poche firme sarebbe monotono per stile e per temi. Ecco invece i nostri “magnifici trentaquattro”, i collaboratori più assidui
e di lunga data. Dopo che per anni i lettori ne hanno visto solo la firma o la sigla, ora offriamo loro un piccolo
spazio per presentarsi, e una foto. Come leggerete, i nostri collaboratori sono per tutti i gusti, dai 20 anni agli...
anta, da giornalisti di professione a scrittori per passione, da chi scrive per noi da... 90 anni (beh, quasi) ai nuovi arrivi che però sono già delle “colonne”. Ecco allora
queste due pagine: per scoprire finalmente, caro lettore,
chi c’è dietro molte delle colonne di Azione che leggi.
VALERIO GIANFRANCO
CUPIDI
DA RE
FRANCESCO
DAL MAS
Laureato in lettere e
giornalista free lance, collaboro con L’Azione dal
1997.
Lo faccio per dare voce
ad un territorio ricco di tradizioni ma povero di comunicativa.
GERDA
DE NARDI
Valerio Cupidi, di
Ponte della Priula
Ho lavorato nella redazione per vent’anni, ora
collaboro esternamente.
Credo di poter testimoniare quantomeno due peculiarità del “fare il giornalista” qui. La prima, i maggiori spazi di libertà. Punto secondo, ritengo che
ben pochi altri giornali
possano dirsi “scuola di
giornalismo” come L’Azione. Rivolgo in particolare
un sentito grazie al mio primo e insostituibile maestro, don Giovanni Dan.
Gianfranco Da Re, di
Salsa di Vittorio Veneto
Ho iniziato la mia collaborazione con L’Azione nel
1972, e mi occupavo di teatro; solo più tardi ho incominciato a interessarmi di
cinema e televisione. Continuo a collaborare perché
provo ancora entusiasmi e
indignazione. Il momento
più imbarazzante? Dover recensire “Je vous salue Marie” di Godard proprio sul
numero che sarebbe finito
in mano al Papa. Ma non ho
parlato male del film, ho detto quello che ne pensavo.
Francesco Dal Mas, di
Conegliano
Il settimanale diocesano
è il “megafono” del Vescovo
e della chiesa locale e testimonia , in questi mesi, la
passione e la vivacità con
cui mons. Giuseppe Zenti
invita ad affrontare i problemi nodali e più urgenti
della comunità locale. L’Azione, pertanto, diventa uno
strumento insostituibile e
dovrebbe essere occasione
non solo di kettura ma anche di dibattito settimanale
all’interno dele parrocchie
e dell’associazionismo.
Ho iniziato a scrivere
per L’Azione a 15 anni.
Collaboro con L’Azione
perché sono convinta sia
un modo per condividere
con gli altri ciò che di positivo e buono c’è nella nostra Chiesa diocesana e
nella realtà che ci circonda.
Come giornalista sono
una persona che, nei limiti delle proprie capacità,
cerca di mettersi a servizio della verità.
Paolo De Stefani, di
Pieve, vive a Padova
Scrivere per L’Azione è
un modo per mantenere
qualche contatto con la
diocesi in cui ho vissuto.
Ho accettato di collaborare per sincera amicizia verso chi regge da alcuni anni il settimanale e per stima verso tante altre persone straordinarie – un nome per tutti: don Vittorino
Favero – che mi hanno insegnato ad apprezzare L’Azione per il servizio che
rende alla crescita della comunità.
IGOR
ANGELA
DEGANIS DELLA LIBERA
BEATRICE
DORETTO
ELVIRA
FANTIN
PAOLA
FANTIN
ANNALISA
FREGONESE
Elvira Fantin, di Vidor
Scrivo, perché la scrittura
è una mia “passione”. Scrivo
in un giornale, perché credo
che la carta stampata sia un
mezzo speciale e arricchente per conoscere, interrogarsi, approfondire. Scrivo
su L’Azione perché ritengo
che abbia ancora la possibilità di rifondare il senso di
appartenenza ad una comunità, rafforzando quella percezione identitaria necessaria per maturare insieme.
Paola Fantin,
di Ponzano
Ho iniziato a collaborare con L’Azione dopo aver
seguito uno stage all’interno della redazione.
Auguro a L’Azione di
continuare sempre a entrare nelle case con quell’occhio di riguardo alla
terra in cui viviamo e ai
suoi valori, senza perdere
mai di vista il mondo che
va avanti.
Annalisa Fregonese,
di Oderzo
Il mio primo articolo fu
pubblicato nel 1983. Da
allora sono trascorsi ben
21 anni! Che hanno visto
notevoli cambiamenti nella nostra società ed è per
questo motivo che scrivo
ne L’Azione, perché cerca sempre di tenere conto dei mutamenti sociali.
Oltre al fatto di riuscire
spesso a dar voce a chi
non ne ha.
Angela Deganis,
di Vittorio Veneto
Igor Della Libera,
di Vittorio Veneto
Beatrice Doretto,
di Ceggia
L’Azione mi offre l’opportunità di fare ciò che
più mi piace: effettuare ricerche, approfondire le
notizie, incontrare le persone, cimentarmi in nuove imprese alla ricerca dell’argomento perduto e...
scrivere.
Sono dottore in teorie e
tecniche del linguaggio radiotelevisivo e cinematografico. Ho cominciato
(quasi per caso) a scrivere
su L’Azione più di due anni fa e diversamente da
quei primi amori che non
si scordano mai, ma dai
quali ci si separa dopo un
certo tempo, continuo a
farlo tuttora.
L’Azione aiuta non poco
chi abita nel Veneziano, come me, a sentirsi dentro la
realtà diocesana.
Le sono grata, innanzitutto come lettrice.
Il passaggio a collaboratrice è recente e sicuramente rafforza questo legame.
Gerda De Nardi,
Colle Umberto
PAOLO
DE STEFANI
e
L’AZiON
Speciale 90 anni
Domenica 5 dicembre 2004
17
FRANCESCA
GALLO
ALESSIO
MAGOGA
ISABELLA
MARIOTTO
ANTONIO
MENEGON
GIUSEPPE
MIGOTTO
LETIZIA
MIOTTO
Francesca Gallo, di
Sant’Andrea di Vittorio
Veneto
Isabella Mariotto,
della Cattedrale
Da 12 anni mi occupo di
comunicazione.
Giornalista per diverse
testate, ho scelto di scrivere per L’Azione e di collaborare con la radio diocesana perché credo nella
funzione civile e sociale
del giornalismo.
Don Alessio Magoga,
vicario parrocchiale a Codognè
Scrivo perché mi piace
scrivere e il nostro settimanale mi dà la possibilità di
farlo. Mi occupo prevalentemente di eventi culturali che
hanno attinenza con la teologia e la Sacra Scrittura, ma
anche di ciò che ha un certo interesse per la vita della
Chiesa diocesana o locale.
Scrivo su L’Azione perché è un settimanale di approfondimenti che segue
le tematiche sociali, culturali e del territorio con attenzione, cercando di aprire sempre nuovi spazi.
Antonio Menegon,
di Susegana
Ho risposto subito “sì” alla proposta di collaborare con
L’Azione, senza un particolare motivo, come quando mi
fu chiesto di collaborare col
bollettino parrocchiale o di seguire il giornale degli Alpini...
Ciò mi ha permesso di vivere
le esperienze più svariate, da
cui spero di poter trarre qualcosa da lasciare ai miei figli.
Giuseppe Migotto,
di Colfrancui
Iniziai a collaborare in maniera regolare dal 1975. Per
una decina d’anni sono stato
responsabile per l’Opitergino-Mottense. Oggi riservo a
L’Azione l’attenzione di un
lettore e qualche intervento
richiesto. Facile immaginare come io mi senta un figlio
de L’Azione e un affezionato
allievo di don Giovanni.
Letizia Miotto,
di Sacile
Mi piace immaginarmi
questa novantenne come
una nonna saggia, a cui sono molto grata visto che
mi permette di offrire istantanee di vita del mio
paese. Cara Azione, sono
sicura che ti aspettano ancora molti anniversari importanti, che spero festeggeremo insieme!
FRANCESCA
NICASTRO
ROSSELLA
PAGOTTO
ELENA
PILATO
GIUSEPPINA
PIOVESANA
ANDREA
PIZZINAT
ERICA
PRADAL
Francesca Nicastro,
di Conegliano
Rossella Pagotto, di
Cappella Maggiore
Giuseppina Piovesana, di Fossalta Maggiore
Andrea Pizzinat,
di Camino di Oderzo
Auguro a L’Azione di
campare altri 90 anni e di
trovare sempre il coraggio
di essere un giornale che
sta dalla parte della gente,
che si pone gli interrogativi della gente, capace di
andare a fondo dei problemi e di agire da pungolo
nei confronti di chi ha il potere di risolverli.
Scrivere su L’Azione?
Un’esperienza iniziata da
studentessa universitaria
nel 1992 su invito dell’allora direttore, Giuseppe
Casagrande, continuata
anche dopo molti anni dalla laurea, perché L’Azione
è un giornale ove si scrive
ancora a “misura di comunità” perché giornale per
la comunità.
Elena Pilato, di Ponte della Priula
Perché scrivo per L’Azione? Perché rimane una
“palestra” seria, utile e pluralista per chi ama imparare a scrivere: tira una
bell’aria di libertà di pensiero al suo interno... In
barba a quanti pensino ancora ai cattolici come a un
esercito di persuasori occulti.
Evviva L’Azione e la sua
splendida longevità!
Dal 1997 collaboro con
L’Azione, perché mi dà il
modo di scrivere anche
qualche riga di approfondimento, cultura, architettura e di libri... soprattutto quelli a carattere locale.
La storia locale, la nostra storia antica, i documenti inediti sono la mia
passione.
Ho 21 anni e studio Ingegneria Informatica a
Treviso. Collaboro con
L’Azione nei ritagli di tempo che la scuola mi concede, per assecondare una
passione nello scrivere che
avevo fin da piccolo. Senza
contare che scrivendo sono venuto a contatto con
persone, episodi e realtà
che prima non conoscevo,
aumentando il mio bagaglio di esperienze.
Scrivo su L’Azione – da
circa sei anni – perché ho
la possibilità di andar oltre
la cronaca e approfondire
gli argomenti.
Mi piace raccontare storie e ritrarre personaggi
nella loro semplicità e singolarità.
LORIS GIANANDREA
RORATO
ROBASSA
MARIO
SANSON
ATHOS
TASSI
ALDO
TOFFOLI
MARCO
ZABOTTI
Mario Sanson, della
Cattedrale
La chiamata a L’Azione fu
del tutto inaspettata. Correva
l’autunno del 1980, suona alla porta un prete in bicicletta.
Era don Giovanni. E mi domandò se potevo scrivere, occuparmi della terra nostra e
delle famiglie contadine. Sorpreso, interdetto, annuii. Don
Giovanni, maestro “doc” mi
lasciava fare, purché dietro la
notizia si rispettasse sempre
la persona. Insegnamento
che spero di aver potuto mantenere... Grazie don Giovanni!
Athos Tassi, di Conegliano
Aldo Toffoli, di Serravalle
Marco Zabotti,
di Pieve di Soligo
Primo articolo su L’Azione: 1984! Perché scrivo? Perché ancora mi illudo di poter fare un giorno
il giornalista professionista. Scherzi a parte (ma
non troppo), mi diverto a
scrivere sulle cose che mi
appassionano: teatro, musica, storia, letteratura, ma
anche la politica. Questo
giornale mi permette di
farlo, per questo avrà la
mia eterna riconoscenza.
Nelle varie sedi de L’Azione che ho frequentato
dal 1949 in qua, mi sono
sempre trovato come a casa mia. L’ordine dei rapporti che ho avuto con i
successivi “abitanti” della
casa si è modificato con gli
anni. Ma mi accorgo – e mi
fa immenso piacere – che
non è cambiato il rapporto
di reciproca stima e fiducia
che ad essa mi ha da sempre legato.
Collaboro dal 1981.
Scrivo su L’Azione perché
è il giornale della mia
Chiesa e della mia terra,
un foglio di popolo che può
aspirare ad un grande futuro, proprio di chi ha radici profonde e valori perenni.
Loris Robassa, di Mel
Scrivo per L’Azione perché amo raccontare il mio
tempo e la sua gente, il
sentimento religioso cristiano che lo percorre e lo
anima.
Gianandrea Rorato,
di Motta
Collaboro da una decina
d’anni. Ho iniziato su consiglio di don Fabio Dal Cin, che
spiegava a noi ragazzi la necessità di lavorare sempre
per la parrocchia, anche attraverso questo servizio; oggi per me collaborare per L’Azione è ancora e soprattutto
questo. Novant’anni di Azione non sono solo un traguardo ma un punto di partenza,
perché la comunicazione rimane una dimensione fondamentale della nostra fede.
Erica Pradal,
di Barbisano
18
Domenica 5 dicembre 2004
Speciale 90 anni
e
L’AZiON
INIZIATIVE
A VITTORIO
Dibattito
sulla delocalizzazione
venerdì 3
in Seminario
D
ove va il Nordest?
Non vi sono risposte facili
ad un interrogativo come questo, riferito ad un contesto attuale quanto
mai delicato e fragile per la nostra società,
dal punto di vista economico-produttivo,
ma con “annessi” rilevanti di carattere sociale e culturale. E trovare chiavi di lettura e risposte valide diventa quindi importante.
In occasione del 90º, L’Azione propone
una riflessione a più voci proprio su questo interrogativo. “Dove va il Nordest? Delocalizzazione, sviluppo, occupazione” è,
infatti, il tema del convegno che si terrà
venerdì 3 dicembre alle 20.30 nell’aula magna del Seminario vescovile di Vittorio Veneto.
PIEVE DI SOLIGO
Cacciari-Zanzotto
due grandi intellettuali
a confronto, venerdì
17 al teatro Careni
V
enerdì 17 dicembre, alle 18, nel cinema-teatro “Careni” di Pieve di
Soligo, Andrea Zanzotto e Massimo Cacciari si incontreranno per una conversazione pubblica che verterà sui temi della
filosofia e della poesia.
“Tra filosofia e poesia. Percorsi”: questo il titolo voluto per un evento straordinario, introdotto da don Giampiero Moret, che vedrà insieme due fra i più gran-
Si tratterà di un confronto ad alto livello, poiché parteciperanno autorevoli rappresentanti dell’associazionismo di categoria, del sindacato, delle istituzioni. Sono previsti gli interventi del vescovo di
Vittorio Veneto Giuseppe
Zenti, del sottosegretario
al Ministero
del
lavoro
Maurizio Sacconi, del presidente della
Provincia Luca Zaia, del
presidente di
Unindustria
Treviso Andrea Tomat,
del presidente della Confartigianato di
Il sottosegretario Maurizio Sacconi
Treviso Mario
Pozza, del segretario regionale della Cisl Franco Sech.
Moderatore sarà il direttore del nostro
settimanale don Giampiero Moret.
“Camminamonti”
e il concorso di racconti
sulle nostre Prealpi
U
n giornale che fa informazione, ma anche un giornale che
vuol creare occasioni di coinvolgimento e stimolo culturale, specialmente intorno ad alcuni temi e valori.
Con questi propositi L’Azione, parallelamente al lavoro redazionale, cura alcune altre iniziative.
C’è “Camminamonti”, giunta quest’anno all’undicesima edizione, con 431 partecipanti.
È una manifestazione sorta
senza grandi pretese se non
quella di instillare una passione per la montagna e per
l’escursionismo.
Su questo obiettivo il settimanale ha trovato fin da subito l’intesa con le locali sezioni del Cai ed alcune altre
associazioni di appassionati
di montagna.
Così, intorno al libretto raccoglitimbri e poi anche alle magliette “guadadi intellettuali europei.
gnate” anno dopo anno dai partecipanti,
L’iniziativa è stata voluta e organizzata “Camminamonti” è diventato un’opporda L’Azione, nell’ambito dei festeggia- tunità per nuove amicizie, per tante e tanmenti
del
te cammisuo 90º, dalnate, per
l’Istresco e
un attegdall’associagiamento
zione cultudi attenziorale Aglaia Ane e rispetnassillide,
to per l’uche si sono
niverso
avvalsi della
della moncollaboraziotagna, un
ne della Conpatrimonio
sulta per il
naturalistivolontariato
co che è
di Vittorio
anche paVeneto e deltrimonio di
La premiazione di Giovanni Sommacal e Simone Ros, i due ragazzi vincitori dell’edizione valori: il sala parrocchia
2004 del concorso di racconti sulle Prealpi crificio, il
di Pieve.
rispetto, la condivisione, la solidarietà.
L’altra iniziativa che sta suscitando interesse e una buona partecipazione è il
concorso letterario “Raccontiamo la montagna delle
Prealpi bellunesi e trevigiane”. Per la terza edizione,
conclusasi con la premiazione lo scorso mese di ottobre
a Refrontolo, hanno inviato
i loro testi ben 209 scrittori.
E la fetta più consistente di
essi è rappresentata da ragazzi delle due sezioni loro
riservate: quinta elementare e prima media; seconda e terza media.
Insieme a tredici associazioni di volontariato locali, L’Azione ha proposto
questa iniziativa con l’intento di promuovere un’attenzione nuova nei confronti della montagna di casa nostra – le
Prealpi –, per una valorizzazione dei suoi
aspetti naturalistici e paesaggistici che va
a braccetto con altre dimensioni, come
quella economica, legata al recupero delle malghe, all’incentivazione delle strutture ricettive per l’escursionismo e il turismo eco-compatibile.
C’è già il tema scelto per l’edizione
2005: “Montagna sognata, montagna vissuta, montagna…”. Ci sarà tempo fino al
16 maggio per far pervenire un proprio
racconto. Creativi ed aspiranti scrittori,
all’opera! È l’occasione per cimentarsi…
e mettere a fuoco il valore della natura
montana, scoprendo peculiarità e fascino delle nostre Prealpi.
Franco Pozzebon
e
L’AZiON
VENETO
Tre candidati
per le elezioni
regionali 2005
A
quattro mesi dall’appuntamento con
le urne per le elezioni regionali 2005, sono già tre i
nomi dei politici in corsa per
lo scranno del presidente
della Giunta regionale del
Veneto.
Quello sul quale sembra
esserci meno incertezza è il
nome del candidato del centrosinistra: il padovano Massimo Carraro, già europarlamentare.
L’altro nome, il più scontato, è quello del governatore uscente, Giancarlo Galan, per la ricandidatura del
quale insiste Forza Italia,
pur con qualche titubanza
anche all’interno del partito
forzista.
In contrapposizione a Galan, però, la Lega sta premendo per poter schierare
un suo uomo, a costo di correre da sola. E il nome più
ripetuto, in questi giorni, è
quello di Luca Zaia, presidente della Provincia di Treviso da sei anni.
Intanto è stata indicata la
data probabile per lo svolgimento delle elezioni regionali: domenica 3 aprile oppure la successiva 10 aprile.
Attualità
DIBATTITO
L’agitata Ucraina
vista dall’Italia
Cervelli, fuga
... e ritorno
«L
’Ucraina è un paese bellissimo - afferma con un velo di nostalgia Nadia, una ragazza ucraina nativa di Ternopil - È un vero peccato che i russi continuino a depredarlo e ad
impedire ai suoi cittadini di vivere la propria vita liberamente». Ricco di risorse minerarie
e di splendidi panorami, di bellezze artistiche e di un enorme
patrimonio culturale, questo vasto paese dell’Europa Orientale sta attraversando una delle
più gravi crisi dal giorno della
sua comparsa ufficiale all’inter-
no delle cartine geografiche di
tutto il mondo, il 24 agosto 1991.
«Tutti noi ucraini ci auguriamo che Viktor Yushenko riesca
a spuntarla, - continua N. T. lasciando trasparire questa volta una
certa rassegnazione ma non ci sono molte possibilità; l’unica cosa è
sperare che
la giustizia (
la Corte Costituzionale,
ndr) faccia il
suo dovere!
Nel frattempo non ci re-
n questi giorni, in due zone
della nostra diocesi sono in
arrivo due diversi numeri de L’Azione Illustrata. Con il numero 49,
da martedì 7 dicembre si può trovare nelle edicole di Conegliano e
Vittorio Veneto uno “speciale” dedicato a società sportive, atleti di
spicco e impianti sportivi.
Con il numero 51, è in arrivo
nelle famiglie dei comuni di Oderzo, Motta e Mansuè uno “speciale” sul tema dell’acqua.
lavoro forzato dei carcerati. Non solo in Cina, in Iran, in Myanmar o in altri
paesi dove notoriamente
l’“economia penitenziaria”
porta un ricco contributo
al bilancio dello stato, ma
anche negli Stati Uniti e in
Gran Bretagna, dove assistiamo da molti anni alla
“privatizzazione” del sistema penitenziario. Società
private gestiscono la sicurezza e amministrano gli istituti penitenziari, ma in
compenso fanno buoni affari “affittando” lavoratori
detenuti alle manifatture
che cercano manodopera
a costi contenuti. Questa è
una delle ragioni non secondarie dell’enorme crescita della popolazione carceraria americana. Un sistema che consente la pena di morte per i condannati, non può essere troppo garantista nemmeno
sta che pregare per
lui, che Dio lo aiuti a
vincere».
La situazione è attualmente molto tesa: il sud-est del paese, teoricamente filorusso e ricco di materie prime, è sul
punto dichiedere un
referendum per ottenere la secessione
dal resto del paese,
mentre nel nord-ovest ed in particolare a Kiev le strade e
le piazze sono gremite di gente che da
più di 10 giorni manifesta a favore del
leader "sconfitto",
sfidando temperature che sfiorano i meno 15. «Tutti hanno
votato Yushenko, è impossibile
che abbia vinto Viktor Yanukovich! - confessa Tania, nata nei
dintorni di Kiev - Vicino alla mio
paese natale tutti erano per il
"Viktor buono" ed i miei figli
hanno detto che sono anche
partiti molti pullman carichi di
gente che voleva manifestare la
propria rabbia nelle strade della capitale».
Su una cosa le due donne sono d’accordo: la vittoria di Yanukovich è avvenuta solamente grazie a brogli elettorali perpetrati sistematicamente e su
larga scala. Mentre la prima racconta di «minacce, anche a livello fisico, per chi non sceglieva di votare per Yanukovich», la seconda parla addirittura di «schede precompilate già
pronte presso i seggi, indicanti
il nome del candidato filo-russo». Esprimendo tutto il loro
rammarico per non aver potuto
votare e tutta la loro preoccupazione per i familiari rimasti in
Ucraina, le due simpatiche e disponibili donne si congedano
con la speranza di poter vedere
il proprio paese finalmente libero. E con una preghiera: che
Dio aiuti Viktor Yushenko a vincere la battaglia per la presidenza. Solo così il popolo ucraino potrà sentirsi davvero tale.
Alberto Ferri
Sicure due badanti
ucraine:“Tutti hanno
votato Yushenko.
Impossibile che abbia
vinto Yanukovich!”
I
l 30 novembre è stata la giornata mondiale contro la pena di
morte.
Da qualche anno, il numero dei paesi abolizionisti ha superato quello degli stati che ancora eseguono la pena capitale. Il
paese in prima fila nel praticare questa forma estrema di punizione è, anche quest’anno, la Cina:
quasi 5 mila esecuzioni all’anno sono un numero
decisamente sproporzionato.
La pena di morte è un
“sistema”
complesso.
Questo tipo di punizione
infatti è il momento più eclatante ma anche la “bandiera” e la giustificazione
ideologica di molte altre
pratiche che colpiscono la
dignità della persona detenuta. Una di queste pratiche è lo sfruttamento del
19
PARLANO LE IMMIGRATE TRA NOI
Due numeri de “L’Azione Illustrata”
I
Domenica 5 dicembre 2004
QUALE GIUSTIZIA?
Pena di morte
ed altri abusi
con coloro che devono
scontare delle pene detentive. E, alla fine, rischia di
non essere tanto attento
nemmeno a come funziona il sistema giudiziario
complessivo, oltre che le
prigioni. C’è una tendenza,
registrata anche in molti
paesi occidentali, a favorire un uso selettivo del sistema di repressione penale dello stato, colpendo
con le misure detentive soprattutto certi gruppi so-
ciali o etnici, mentre la criminalità tipica di altri gruppi viene sanzionata con pene pecuniarie o misure amministrative, molto meno
infamanti della prigione.
Per un sistema penale,
insomma, avere la pena di
morte tra le sanzioni che
possono essere eseguite,
costituisce un alibi per praticare varie altri più o meno gravi soprusi sulle persone che la società, a torto
o a ragione, considera suoi
«I
cervelli tornano in Italia». Lo ha
detto il professor Riccardo Pozzo, docente di storia della filosofia all’Università di Verona, per molti anni ricercatore in Germania e negli Stati Uniti. Intervenuto all’incontro organizzato dal
Lions per parlare sul tema “Cervelli in fuga e cervelli in circolazione”, il docente
ha spiegato perché negli ultimi anni si assista a un’inversione della tendenza.
«Da un lato gli Stati Uniti hanno posto
norme più restrittive per il soggiorno e
l’ingresso dei ricercatori provenienti da
paesi stranieri, dall’altro il Programma
quadro di ricerca e sviluppo tecnologico
approvato dall’Unione europea prevede
stanziamenti miliardari per la ricerca e
per finanziare i progetti di integrazione
delle reti scientifiche attraverso i “provvedimenti Marie Curie”. In altre parole
in Italia e in Europa si stanno creando delle condizioni estremamente attraenti per
gli studiosi che vogliano lavorare in patria».
Da un recente studio risulta che i ricercatori italiani disposti a tornare sarebbero almeno tremila. Il professore ha
inoltre aggiunto: «La definizione “fuga di
cervelli” favorisce un’interpretazione sbagliata del fenomeno. Non esistono cervelli in fuga, esistono “cervelli” e basta.
Io collaboro con i miei colleghi “fuggiti”
a Wahington o nelle università tedesche,
dove insegnano ben 500 nostri concittadini senza alcun problema e altrettanto
loro con me. La verità è che la ricerca oggi può essere pensata solo nell’ambito di
relazioni internazionali fra i vari poli universitari. La fuga avveniva qualche secolo fa. Nel 1790, in Svevia, il principe pagò
gli studi all’Università di Tubinga per
quattro studenti che si chiamavano Schiller, Hoelderin, Hegel e Schelling. Loro
poi scelsero di “restare all’estero” e il principe li condannò all’esilio perpetuo».
Il professor Riccardo Pozzo ha infine
sostenuto come, nel campo filosofico, gli
italiani siano i migliori del mondo: «Siamo gli unici ad aver 360 professori ordinari di storia e filosofia e anche gli unici
ad avere delle scuole in cui nell’ultimo
triennio si insegna filosofia per tre ore alla settimana».
Mario Anton Orefice
nemici o di cui ha paura.
Il problema della pena
di morte è infatti legato a
filo doppio con la tortura,
praticata o tollerata, nei
luoghi di detenzione. In
questi giorni è comparsa
sulla stampa internazionale la notizia che un rapporto fatto dal Comitato
internazionale della Croce Rossa al termine della
sua ultima missione alla
base militare americana di
Guantanamo, avrebbe accertato che le pratiche di
interrogatorio utilizzate
dagli Usa verso
i detenuti stranieri sospettati
di terrorismo e
tenuti prigionieri in qualità di
“nemici combattenti”, avrebbero i requisiti
della vera e propria tortura.
Gli Usa hanno già detto di non ritenersi vincolati al divieto assoluto, fissato dal diritto internazionale, di praticare la tortura, in ragione della straordinaria minaccia a cui sono esposti a causa di Al
Qaeda. Ma finora avevano
sempre negato che a
Guantanamo si praticassero forme di tortura. La
giornata contro la pena di
morte dovrebbe essere
dunque un’occasione per
riflettere sugli obiettivi
complessivi dei sistemi di
giustizia. Una
riflessione che
non riguarda
certo soltanto
gli Usa. Nessuno stato ne è
estraneo, tanto meno l’Italia.
Paolo
De Stefani
e
L’AZiON
IL VESCOVO INCONTRA I SINDACI
Amministratori
rispettatevi!
È
dedicato ai rapporti tra maggioranza e opposizione il ciclo di incontri
che il vescovo Giuseppe
sta tenendo con gli amministratori locali. Al primo
appuntamento, svoltosi
nel Seminario vescovile lo
scorso 25 novembre, hanno preso parte un centinaio tra sindaci, assessori
e consiglieri del Vittoriese. Il secondo si è tenuto il
2 dicembre a Conegliano.
«Più che essere preoccupati di squalificare l’avversario politico amministrativo evidenziandone le
carenze e le incoerenze –
ha sottolineato il Vescovo
–, gli amministratori che
si lasciano determinare
dal bene essere comune si
preoccupano di presentare un proprio progettoprogramma che non necessariamente deve essere in netto contrasto con
quello di altre liste, per garantirsi un’identità. Evitando anche certi modi espressivi, da incandescenti antagonismi ideologici,
che provocano immediate
reazioni contrarie, diventando ostaggi gli uni degli
altri. Se, ad esempio, da una sponda all’altra ci si lancia la sfida “Tu non capisci niente, sbagli tutto!”, è
evidente che è come aver
deciso di accendere la miccia deflagratoria. Ben diverso invece è dire “Condivido questo e questo,
per questi motivi; non condivido il resto per queste
ragioni”». «Il bene essere
comune – ha continuato il
Vescovo – va pensato e
progettato insieme, quanto meno con l’apporto di idee e progettualità di tutti, con tempi congrui, senza slittamenti, anche se alla fine compete alla maggioranza, sotto la guida del
leader, tirare le conclusioni. Solo l’apporto di tutti
consente una veduta a 360
gradi, l’unica che rende
possibile collocare un in-
SCOTTÀ: DIFFICILE
CAPIRSI CON L’OPPOSIZIONE
H
o molto apprezzato
l’invito del vescovo
Zenti a partecipare ad un tavolo comune per favorire una
riflessione su un tema di fondamentale importanza per
tutti coloro che hanno la responsabilità di amministrare
una comunità.
Il discorso del Vescovo,
nel toccare una molteplicità
di problematiche legate alla
vita di una comunità, mi ha
colpito in particolare per quel
suo mettere a fuoco i punti
più significativi di una comunicazione alle volte difficile,
ma sempre cercata. Tra questi sono emerse le tensioni
tra minoranza e maggioranza, tensioni che, a mio avviso,
si fondano su logiche di partito più che su scelte politicoamministrative poiché sono
convinto che ogni amministratore dotato di coscienza
non può che lavorare per il
bene della collettività che rappresenta.
Personalmente sono al secondo mandato, e devo dire
che i primi cinque anni di amministrazione li ho vissuti tenendo sempre presente quello che ritengo essere il mio
dovere primario: amministrare la città in cui sono nato e cresciuto con la coscienza di un buon cittadino, perché tale mi sento. Non sono
un uomo di “palazzo” e perciò
non ho mai perso l’abitudine
di stare in mezzo alla mia gente e di toccare con mano quo-
tidianamente, le diverse
realtà che compongono la società vittoriese.
Sono consapevole di aver
commesso anche qualche errore, soprattutto dettato dall’inesperienza, all’inizio del
primo mandato, ma so di aver
soprattutto lavorato per cercare di risolvere vecchi e nuovi problemi guardando anche
al futuro della nostra città. In
questo percorso non mi sono mai adagiato sugli allori, al
contrario mi sono rimboccato le maniche e
mi sono messo
a lavorare sodo
ascoltando i
suggerimenti
che mi venivano da tutti i cittadini e su qualsiasi problema.
La mia attenzione è stata e
sarà sempre più rivolta, non
tanto o non solo, a chi riesce
a “gridare” le sue aspettative,
ma anche e soprattutto a coloro che con estrema dignità
affrontano in silenzio le vicissitudini quotidiane, quasi
vergognandosi delle loro difficoltà. Ecco, è soprattutto a
costoro che voglio rivolgere
l’appello di non aver paura, di
venire a parlare con il loro sindaco e con i loro amministratori.
Eppure, in consiglio comunale, e spesso anche sulla stampa o in pubblici incontri, ho dovuto con ram-
Giancarlo Scottà
marico constatare che sia la
mia persona sia la maggioranza che mi sostiene, sono
state sistematicamente sottoposte a critiche negative e,
a mio parere,
spesso gratuite, esaltate da
aggettivi che
vanno dal “tiranno”, al “disonesti”, dal “ignoranti”, al
“arroganti”, per
usare quelli più
gentili.
Il Vescovo ha sostenuto,
saggiamente, che maggioranza e minoranza devono
collaborare per un fine condiviso, ma in queste condizioni è ben difficile che possa esserci una collaborazione. Ci troviamo purtroppo di
fronte a una minoranza che
non perde una sola occasione per denigrare, sminuire o,
in taluni casi, persino infierire contro un’amministrazione che, ricordiamolo, è stata
scelta dai cittadini. Non sono
un letterato e non conosco il
sapiente uso (o abuso) dell’arte oratoria e quindi conti-
“La maggioranza
governi,
la minoranza
controlli”
ter vento in un quadro
completo di riferimento,
come a mosaico».
Il Vescovo ha insistito
sulla necessità di rapporti
sereni all’interno delle amministrazioni: «Un atto di
stima, di apprezzamento e
di riconoscimento di una
benemerenza espresso
nei confronti persino di un
cosiddetto rivale, lo conquista e contribuisce a raccorciare le distanze. La
simpatia, fatta nascere dalla stima, al di sopra delle
parti, è carica di speranza
di una società più aperta
alla relazione, alla comunicazione, al senso civile...
Che tutti si sentano coinvolti nella soluzione di una
vita vivibile per tutti. Ognuno possa dire: anch’io
ho dato il mio contributo;
anch’io me ne faccio carico da protagonista. Per dire bella una partita occorre quanto meno che si siano affrontate due belle
squadre, con l’obiettivo sì
di vincere, ma soprattutto
di offrire agli spettatori una partita spettacolare, avvincente».
nuo a dire “pane al pane e vino al vino” senza tanti svolazzi
o “politichesi sotterfugi” .
La logica del buon governo credo che debba passare
attraverso un elementare
concetto: la maggioranza ha
il dovere di governare mentre la minoranza ha quello di
controllare ed, eventualmente, suggerire. I toni surriscaldati non aiutano certamente questo processo. Alla
fine del mandato saranno i cittadini, con il loro democratico consenso, a passare “il testimone” alla proposta di governo che ritengono migliore
Spero sinceramente che
l’apertura dimostrata dal Vescovo nei confronti della vita
politico-amministrativa della
diocesi, il richiamo rivolto a
tutti del rispetto delle regole
e della collaborazione e l’invito ad un’alleanza nei confronti della risoluzione delle
tante istanze che emergono
dal tessuto sociale, si traducano quanto prima in concrete occasioni di confronto
e di collaborazione per una
migliore crescita della nostra
comunità.
Giancarlo Scottà
sindaco di Vittorio Veneto
I sindaci sotto la loggia del Museo della Battaglia
in occasione dell’ingresso del vescovo Zenti
POSOCCO:AMMINISTRARE
RICHIEDE SOLIDARIETÀ
L’
invito di monsignor
Vescovo ai consiglieri comunali era prevedibile dopo quell’esplicito «vi
tallonerò», rivolto agli amministratori il giorno del suo
ingresso nella diocesi di San
Tiziano.
La novità e la rilevanza
dell’incontro, nell’autonomia
delle istituzioni e nella distinzione dei ruoli, appaiono
tuttavia evidenti, se si considerano le difficili condizioni
in cui si svolge oggi l’azione
politica, la continua rissa che
oppone le diverse fazioni, il
distacco crescente che separa l’ente pubblico dalla società civile. La crisi delle ideologie forti ha infatti lasciato il campo
ad un’attività di
parte, in cui il
rispetto formale delle regole
nasconde
spesso la pratica dell’opportunismo, il predominio del
calcolo, il rifiuto del dialogo e
della collaborazione.
In questa situazione, dove
le forze politiche manifestano spesso incapacità di progetto generale e prevalenza
di interessi particolari, la voce di monsignor Zenti è ripetutamente risuonata per
additare i problemi emergenti della produzione e del
lavoro, quali cause primarie
di impoverimento e di emarginazione per le persone, le
famiglie, le comunità.
Se le utopie si affievoliscono, restano invece saldi i
valori, quelli permanenti e universali, come misura della
qualità e come punto di riferimento per la solidarietà e il
consenso.
Di fronte al pericolo di lacerazione sociale e al rischio
di decadenza economica, va
quindi sinceramente ricercata in ogni amministrazio-
Franco Posocco
ne pubblica, soprattutto in
quella comunale, una forma
di colloquio e di intesa, di
condivisione e di corresponsabilità, al fine di poter affrontare uniti e
concordi le sfide, nella speranza di vincerle per il bene
comune.
Questo è
parso essere il
senso vero dell’incontro: un
invito autorevole ad avvertire le ragioni
primarie della collettività, come prevalenti su quelle di fazione, a costruire sui problemi principali accordi di
largo respiro.
Certo, tutto questo esige
tensione morale, rispetto civile, concretezza operativa,
oltre che l’esercizio della
prudenza e della temperanza. Doti difficili in un’epoca di
competizione generalizzata.
Ma il governo della città, cosa ardua e complessa richiede solidarietà e fiducia, pur
nelle differenze e specificità,
sacrificio e impegno, richiede soprattutto quello spirito
di servizio e di integrità che
solo può rendere lecita un’arte, come la politica, spesso
(non sempre a torto), considerata ambigua e sospetta.
Franco Posocco
Consigliere comunale
a Vittorio Veneto
“Oggi l’azione
politica
si svolge
in condizioni
difficili”
e
L’AZiON
Chiesa
L’8 DICEMBRE FESTA DELL’ADESIONE
L’Ac, segno
di speranza
C
he cosa cambia
in una diocesi o
in una parrocchia dove l’Azione cattolica
è presente e vitale?
Serve ancora questa associazione? Che senso ha aderire, pagare una tessera?
Per essere cristiani non occorre l’Ac e tanto meno pagare! E poi è roba per ragazzi! Per i giovani e gli adulti ci sono le cose da fare,
i mille impegni in famiglia,
la scuola, il lavoro. È roba
per pensionati!
Alla vigilia dell’annuale
festa dell’adesione, alla luce dello statuto aggiornato,
del nuovo Progetto formativo “Perché Cristo sia formato in voi” e del mandato
missionario ricevuto dal
Papa a Loreto, diamo spazio ad alcune voci di aderenti che raccontano e rendono ragione di un’Ac segno e seme di Speranza
piantato nel cuore della
Chiesa diocesana e delle nostre comunità parrocchiali.
«La Chiesa ha bisogno
dell’Ac, anzi non ne può fare a meno! – ha ripetuto più
volte il Papa – perché ha
bisogno di un gruppo di laici che, fedeli alla loro vocazione e stretti attorno ai
loro Pastori, siano disposti
a condividere il quotidiano
impegno di testimonianza
e di evangelizzazione. L’Ac
è un’esperienza di amore
alla vita e di amore al mondo in un tempo in cui sembrano prevalere difficoltà,
scoraggiamenti, delusioni.
Se non ci fosse stata l’Ac
nella mia vita sarei stato
privato dell’amicizia fraterna e spirituale di molte
persone. Essere e fare Ac
mi ha stimolato a formarmi, a crescere umanamente e spiritualmente, a
radicarmi nella contemplazione, a costruire comunione, a sperimentare
strade sempre nuove per
la missione; e ancora mi ha
permesso di vivere la dimensione della diocesanità, ampliando i confini
della parrocchia, senza per
questo smarrirli». (Marco)
«Aderisco all’Ac da più
di vent’anni: insieme con
altri giovani e adulti, nel
mio servizio ai ragazzi dell’Acr, ho acquisito la consapevolezza di una singolare vocazione. Quella dell’Ac è una chiamata specifica, non semplicemente una generica disponibilità
ad offrire un po’ del proprio tempo al servizio della comunità. Non bastano
laici disposti a dare una
mano ogni tanto, serve
qualcuno che vive e sente
la Chiesa come la sua famiglia, cui non può e non
vuole far mai mancare il
suo amore, la sua dedizione». (Martina)
«Ho scelto l’Ac anche
per la sua natura di associazione. Ogni anno rinnovo questa scelta compiendo un gesto piccolo, ma serio: firmare una tessera,
come a dire la mia volontà
di uscire dall’anonimato, di
dichiararmi pubblicamente per un programma e per
una missione. Non basta!
La mia tessera insieme con
le altre è portata all’altare
e benedetta per manifestare che Dio ci assicura il suo
aiuto la sua grazia, la sua
fedeltà. Il contributo economico mi fa sentire parte
attiva, responsabile anche
della vita concreta dell’Ac:
“Vale poco ciò che costa
poco!” mi ricordava spesso mia nonna che da piccola risparmiava un anno
intero per poter aderire all’Azione cattolica». (Rita)
MESE DI OTTOBRE
2004
Dal c/c postale
Narduzzo Adriana, Farra di Soligo 150; Dalla Betta Renato,
Pieve di Soligo 30; Brunetta
Fabrizio, Bibano 30; Visnadi
Paola, Bibano 50; Tadiotto Luigina, Colfrancui di Oderzo 50;
Dassiè Maria e Adriano, Colfrancui di Oderzo 50; Minello PierIlisa, Colfrancui di Oderzo 50; Feltrin Giustina, Colfrancui di Oderzo 50; De Palma Angela, Colfrancui di Oderzo 50; Casagrande Cosma,
Colfrancui di Oderzo 50; Bertazzon Stefano, Farra di Soligo 52; De Bianchi Renzo, Col-
francui di Oderzo 75; Maschiet
Elvira, Colfrancui di Oderzo 100;
Marcuzzo Marika, Colfrancui di
Oderzo 100; Bit Beniamino, Cordignano 100; Tardivo Savina, S.
Polo di Piave 200; Stradiotto
Barbara, Colfrancui di Oderzo
150; Querin Luciano, Oderzo 50;
Sossai Silvano, Visnà 300; Maccan Gabriella, Prata di Pordenone 315; Parrocchia di Chiarano, 650; Madalozzo Renato,
Sacile 200; NN. Oderzo 100;
Dalla Torre Rosa, Villanova di
Prata 100; Giubilato Dora, Conegliano 26; Dal Bò Graziano,
Oderzo 100;Vadagnin Rosa, Mel
52; Comel Fabio, Mel 52; Ros
Consuelo,Villanova di Prata 52;
Momesso Tarcisio, Oderzo 200;
Parrocchia Duomo, Conegliano
645; Zusso Ivone, S. Giorgio di
Livenza 60; Cerchier M. Graziana, S. Giorgio di Livenza 40; Dall’Acqua Pillon Amalia, Rustignè
di Oderzo 200 + 100; Catto
Romina, S. Stino di Livenza 200;
De Faveri Gianni e Michela, Pieve di Soligo 310; Tolot AnnaMaria, Vittorio Veneto 200; Ste-
“L
Un gruppo dell’Ac diocesana a Loreto
A PIANZANO LA VEGLIA DEL 7 DICEMBRE
C
ome tradizione il 7 dicembre si che si celebra in tutte le parrocchie il giortiene la Veglia di preghiera in no dell’Immacolata. Quest’anno l’appuntapreparazione alla festa dell’Adesione mento è nella chiesa di Pianzano alle 20.30.
fanel Bruna, Oderzo 100; Trevisan Bruna, Cessalto 25; Grandin Pierino, Cessalto 25; Portello
Angelina, Cessalto 25; Di Staso
M.Pina, Susegana 187; Perin Giacomo, Conegliano 1500; Dall’Acqua Carlo, Conegliano 1800;
De Nardi Sara, Brugnera 52; Tomasella Rita, Castello Roganzuolo 200; Dalla Vista Cherubino, Conegliano 150; Bosa Walter, Francenigo 300; Associazione Marciatori StilBagno, Prata
di Pordenone 300;Vedovato Valentina, Porcia di Pordenone
300; Momesso Piergiorgio, Oderzo 50; Orsini GianFranco, Mel
26; Carlin Concetta, Mel 26; Camerotto Giuseppe, S. Giorgio di
Livenza 20; Badocco GianFranco, Motta di Livenza 52.
Dal c/c bancario
Corrocher Vittorino e Stefania,
Conegliano 75; Salatin Gottardo e Loretta, Stevenà 300; Franco Romina (Gruppo Amici di Antonio Sardella), Caneva 300; De
Conto Francesca e Spina Diego,
Pieve di Soligo 26; Gruppo A-
dozioni Campolongo, Conegliano 917; Gava Fausto e Paola,
Godega S. Urbano 300; Gruppo
Preghiera, S. Fior di Sotto 100;
Bolzan Augusta, Pianzano 100;
Pillot GianCarlo e Pasqualina,
Colle Umberto 25; Centro di
servizio per il volontariato, Treviso 2000; Bianco Braido Giuseppina, Refrontolo 150; Piovesana Gabriella, Vittorio Veneto
130; Mazzero Lorenzon Clelia,
Refrontolo 125; Lorenzon Rita,
Refrontolo 125; Lot Gino, Refrontolo 120; Pin Lidiana Coan,
Cordignano 100; Paolin Giovanna Michela, Cordignano 100;
B.F., Susegana 100; Passon Bof
Alda, Mareno di Piave 100; Meneghetti Margherita, Refrontolo
100; Antioniazzi Luigino, Refrontolo 100; Callegher Antonio
e M.Rita, Refrontolo 100; Turbian Narciso, Cordignano 100;
Lettig Evelino e Domenica, S.
Lucia di Piave 75; Gai Ada, Cordignano 50; NN. Bocca di Strada 20; Fornasier Pietro, Pieve
di Soligo 25; Cesa Antonio e Anna Rosa, Stevenà 300; Zambon
Livia, Pieve di Soligo 200;
D.M.U., Cappella Maggiore 800;
De Martin Maurizio e Michela,
Francenigo 300;Vigna Lucia, Co-
21
L’ASSISTENTE DIOCESANO ACR:
L’AC,IL NOSTRO JOLLY
’Azione cattolica
non è un’aggregazione tra le altre ma, per
«Considero l’Ac un la- la sua dedizione stabile alboratorio
la Chiesa diocesaprivilegiana e per la sua colto dove si
locazione all’interaffinano
no della parrocle virtù cichia, deve essere
vili della
attivamente protolleranza
mossa in ogni pare del diarocchia. Da essa è
logo, del
lecito attendersi
rispetto,
che continui ad esdove il vasere quella scuola
lore della
di santità laicale
democrache ha sempre gazia non
rantito presenze
solo
è
qualificate di laici
proclamaper il mondo e per
to, ma e- Francesca Zabotti presidente diocesana la Chiesa” (Cei, Il
dell’Azione cattolica volto missionario
sercitato,
soprattutdelle parrocchie in
to come modo per parteci- un mondo che cambia.
pare e far partecipare, cre- Nota pastorale, 2004, n.
scere nella corresponsabi- 11).
lità, nella ricerca e nella coLe parole dei nostri vestruzione del bene comu- scovi ci aiutano ad esprine». (Franca)
mere la nostra più viva
«Amo l’Ac perché è
un’associazione che vive,
cresce e si rinnova per responsabilità diretta dei laici, ma con un particolare
legame con i Pastori, esempio di come presbiteri
e laici possano accogliersi
ASSOCIAZIONE VOLONTARI DI SOLIDARIETÀ
ADOZIONI A DISTANZA
Adozioni Nova Esperanza, Copbem, Pastorale
Indigen.
(Brasile), Progetto
Sat Congo, Kenya,
Ciad, Etiopia, Guatemala e Camerun (adozioni avviate da
don Igino Facchinello)
nella loro peculiare vocazione, stimarsi, sostenersi
e aiutarsi a crescere nella
vita e nella fede condividendo l’unica chiamata alla santità». (Paolo)
Domenica 5 dicembre 2004
negliano 100; Leandrin Elva e
Walter, Vittorio Veneto 200;
Parrocchia Albina, Albina di
Gaiarine, 3750; Tabacchi Giuseppe e Silvana, Susegana 250;
Zara Franco, Susegana 200;
Zara Lucio, Susegana 200; Zara Leonzio, Susegana 200; Breda Giovanni, Pieve di Soligo
156; NN. S. Pietro e Paolo,Vittorio Veneto 101; F. B., Susegana 100; Meneghel Elisanna,
Cessalto 75; Celotti Italo e Ada, Bocca di Strada 25; Tormena Rosalba, S. Lucia di Piave 20; Mura Franco, Pieve di
Soligo 26; De Faveri Marcellino, Pieve di Soligo 26; Bertagnin Lucia, Pieve di Soligo 30;
Gava Angela, Cordignano 25;
Zago Sergio, Cessalto 25; Confraternita S. Vincenzo, S. Vincenzo di Oderzo 30; Buffolo
Antonietta, Oderzo 26.
Elenco dei versamenti pervenuti a noi fino al 30 ottobre
2004; Un grazie di cuore a
nome degli adottati.
Si prega di precisare l’indirizzo completo del mittente e
la destinazione dei fondi al
progetto. I versamenti sono
detraibili dalle imposte.
gratitudine all’Azione cattolica diocesana per la presenza di grazia che è stata
in questi anni nella nostra
diocesi e all’interno delle
nostre parrocchie. Ma le
parole dei Vescovi anche
ci esortano, anzi ci spronano, come presbiteri a
prendere coscienza delle
potenzialità che il carisma
dell’Ac continua ad offrire
oggi alle nostre comunità.
Nel Piano pastorale diocesano (2004/2005) il nostro Vescovo ha rilevato
“tre carte vincenti” per dare volto tangibile ai segni
di speranza presenti nel
nostro territorio: la famiglia, la parrocchia e la diocesi. Ebbene rimanendo
dentro la metafora delle
carte, l’Azione cattolica è
il jolly, e tenere in mano
un jolly consente a tutta
l’azione pastorale di avere
nuove e originali chance
per pensare, progettare e
realizzare concreti cammini di speranza. L’Ac infatti non solo raggiunge,
contatta e lavora con moltissime famiglie ma è composta di famiglie ed è essa
stessa una grande famiglia. L’autocoscienza che
essa esprime nel suo nuovo Progetto formativo è tipicamente quella della famiglia dove le relazioni tra
le persone devono essere
le più semplici e fraterne
possibili così da diventare
per la parrocchia, in cui essa è radicata, lievito evangelico di comunione e di
gratuità con la forza dell’amore nascosto e feriale
che non fa notizia e che si
spende senza riserve.
Don Pierpaolo
Bazzichetto
I VESCOVI
Senza
domenica
non possiamo
vivere
I
n coincidenza con l’apertura del nuovo Anno liturgico e, proseguendo
il cammino di preparazione
al Congresso eucaristico
nazionale (Bari, 21-29 maggio 2005), che aiuterà i credenti a vivere pienamente
l’“Anno dell’Eucaristia”, indetto da Giovanni Paolo II,
il Consiglio permanente
della Cei ha consegnato alla Chiesa italiana una Lettera dal titolo “Senza la domenica non possiamo vivere”. “Disertare l’Eucaristia
domenicale - ribadiscono i
Vescovi nella Lettera - porta ad impoverirsi, a vedere
la propria fede e l’appartenenza alla Chiesa indebolirsi giorno dopo giorno, e
a constatare la propria incapacità di fare della domenica un giorno di festa”.
22
e
L’AZiON
Chiesa
Domenica 5 dicembre 2004
PER 30 ANNI VOLONTARIA IN AFRICA
INIZIATIVA DELLA CARITAS
Addio Antonia, testimone
della carità di Cristo
Il 12 dicembre
Avvento di solidarietà
A
ntonia Simionato
è partita per il
suo ultimo viaggio. Ad attenderla, questa
volta, non vi sono i suoi amici africani ma quel Signore che lei, per tutta la vita, ha servito negli ultimi.
Antonia è stata testimone
della carità di Cristo, ha saputo riconoscere Dio nei
poveri e nei sofferenti: ed
ora essi la stanno festeggiando nella casa del Padre.
Antonia Simionato era
nata il 13 dicembre 1951 ad
Albaredo di Vedelago. Nel
1971 si diplomò alla Scuola infermieri di Treviso.
Due anni più tardi ricevette la proposta di partire per
la missione della nostra
diocesi in Burundi. Fu Roberta Pasin, appena rientrata dall’Africa, ad avvicinare quella giovane infermiera. «Viveva con altre tre
amiche infermiere in un
appartamento a Treviso –
ricorda oggi Roberta –. Era un gruppo in ricerca, le
seguiva un sacerdote». Antonia non ci pensò due volte. Nel 1974 fece il corso di
malattie tropicali ad Anversa (Belgio), quindi partì
per il progetto missionario
Antonia Simionato, accompagnata dal Vescovo di Bondo, visita una miniera d’oro;
della nostra diocesi in Burundi. L’Africa entrò subito nel suo cuore e non volle più staccarsene. Il mese
scorso ha festeggiato i
trent’anni di servizio in terra africana, sempre nell’ambito di progetti della
nostra diocesi. In questo
lungo periodo si è occupata delle problematiche sanitarie, in particolare ha curato la formazione degli infermieri. Nei periodi di
rientro in Italia risiedeva
nella sua abitazione di Conegliano (parrocchia di
Madonna delle Grazie). Era in Italia, un mese fa,
quando hanno cominciato
a manifestarsi i sintomi di
una malattia fulminea. Dopo un breve ricovero all’ospedale di Conegliano è
stata trasferita a Treviso
dove è spirata nella notte
di lunedì 29 novembre. I
suoi funerali sono stati celebrati nelle parrocchie di
Madonna delle Grazie e Albaredo.
Appena un mese fa pubblicammo, nella rubrica
della Sosta, una testimonianza di Antonia. Ora
quelle parole suonano come un testamento che ci ha
voluto lasciare. Scriveva
Antonia: “Vorrei invitarvi a
ringraziare con me il Signore per questa possibilità che mi ha dato. È di
INTERVISTA AL SOCIOLOGO LUCA DIOTALLEVI
Offerte per i sacerdoti,
atto di responsabilità
I
l sostentamento dei
38 mila sacerdoti diocesani italiani è affidato dal
1984 alla comunità dei fedeli anche attraverso le offerte intestate all’Istituto
centrale sostentamento
clero.
Queste offerte non sono
ancora molto conosciute:
oggi i donatori sono circa
150 mila.
Abbiamo chiesto al professor Luca Diotallevi, sociologo dell’Università Roma 3, il suo parere sulle offerte per il sostentamento
dei sacerdoti.
Qual è il suo punto di
vista sullo sviluppo delle offerte per il sostentamento dei sacerdoti in Italia?
«Dal punto di vista sociologico, ma anche da
quello pastorale, “firme per
l’8xmille” ed “offerte per i
sacerdoti” sono due cose
molto diverse, e dunque a
questa sua domanda si deve dare una duplice risposta. Le “firme per l’8xmille”
hanno a che fare con l’i-
dentità, le “offerte per i sacerdoti” con la responsabilità. Le prime esprimono un
sentimento profondo ma
anche semplice. Per firmare è sufficiente anche
solo essere consapevoli
che della Chiesa, in qualche misura, ci si può fidare, o che – in fondo, in fondo – ci si sente “cattolici”.
Altro è invece essere disposti ad assumere delle
responsabilità verso la
Chiesa, soprattutto se tali
responsabilità mi sono richieste dalla Grande Chiesa, che in larga parte non
posso conoscere, e non
solo dalla mia “chiesuola”.
Infatti, gli italiani per lunga
tradizione sono disposti a
pagare per i servizi religiosi, e molto, ma per quelli
che loro stessi consumano, per quelli che decidono di inserire nel loro “menu religioso”.
Su queste basi, non deve stupire il livello elevatissimo della percentuale di
coloro che firmano per la
Chiesa cattolica, e quello
infinitesimale – a confron-
to – di coloro che fanno offerte per il sostentamento
dei sacerdoti. La nostra è
una Chiesa di identità più
che di responsabilità, di
somma (di chiesuole) più
che di appartenenza
profonda e cosciente. I dati e la mappa delle “firme”
e delle “offerte” ci mostrano bene tutto ciò.
Si può solo aggiungere
che non ci sarà da stupirsi
se, nel prossimo futuro, le
“firme” per la Chiesa subiranno una certa contrazione (non si può sempre andare al massimo, e poi tira
un’aria che fa pensare ad
un’inversione del moto
pendolare dell’opinione
pubblica rispetto alla religione in Italia e non solo:
ad anni Settanta e Ottanta
di distacco sono seguiti
anni Ottanta e Novanta di
simpatia, ma quest’ultima
fase, come la precedente,
non può durare in eterno).
E si può aggiungere che
l’andamento delle “offerte”
nel prossimo futuro misurerà in maniera non tanto
imprecisa il grado di rice-
trent’anni fa la mia prima
partenza per l’Africa. Sono
partita nel ’74 per il Burundi allora missione diocesana... alternando periodi di lavoro in Italia. Nell’89
sono partita per il Congo,
allora Zaire. Non potevo
immaginare che l’incontro
con quella terra e con quei
popoli avrebbe cambiato la
mia vita poiché allora, anch’io come tutti i neofiti,
pensavo di dover essere io
a cambiare la vita degli africani. In tutti questi anni
ho scoperto, attraverso i
moltissimi incontri, la bellezza e i limiti delle diverse
culture e come sia difficile
e nello stesso tempo arricchente cercare di vivere una fraternità fra i popoli...
Più di una volta in situazioni assurde mi sono detta: ma cosa mi sono inventata di venire a cacciarmi
in questa situazione? Eppure, anche nei momenti
più tragici, ho sentito che
era quello il mio posto”. E
concludeva la testimonianza ricordando come “la mia
missione di credente è dare speranza e oggi più che
mai lo posso fare solo aiutando a costruire la pace”.
Federico Citron
zione che nel tessuto cattolico di base ci sarà stato
dell’inversione di tendenza
proposta dalla Cei, a partire dalla rinnovata centralità riconosciuta alla parrocchia. Una ripresa delle
“offerte”, di cui ci sono tutte le condizioni, sarà un indicatore dell’avanzamento
delle Chiese che sono in Italia lungo la direttrice indicata dagli Orientamenti
e dalla Nota pastorale sulla parrocchia».
Ci sono differenze tra
preti e laici sulle opinioni in merito al sostentamento dei sacerdoti?
«Sì, e forse anche un
po’ buffe. Molti preti hanno
pudore a porre apertamente e direttamente la
questione del loro stipendio perché pensano che i
laici non accettino di finanziare la Chiesa. Molti laici,
che stimano i preti e che
non disdegnano assolutamente che la Chiesa abbia
tutti i mezzi – anche finanziari – per assolvere alla
propria missione, ritengono che i preti siano pagati
dal Vaticano, o giù di lì.
Quale può mai essere il
fondamento reale della ritrosia del clero a porre apertamente la questione
del proprio sostentamento
se si pensa che tra il 50%
e il 60% degli italiani adulti ogni anno dona soldi alla Chiesa? Basterebbe che
P
er la prima volta anche
nella nostra diocesi la
Caritas promuove, domenica
12 dicembre, l’Avvento di solidarietà. L’esordio di questa
iniziativa, promossa anni fa
dai vescovi del Triveneto, avviene in punta di piedi. Non ci
saranno, come in altre diocesi, raccolte di fondi per progetti particolari, ma solo una
sensibilizzazione sul tema emergente della povertà. «In
questo periodo – spiega il direttore della Caritas don Ferruccio Sant – abbiamo inviato a tutte le parrocchie, alle
Caritas, ai Centri d’ascolto, ai
gruppi caritativi un questionario su povertà, emarginazione e disagio sociale. Il questionario è stato predisposto
dal sociologo Alessandro Castegnaro e ha come obiettivo
quello di fare una fotografia
dei bisogni emergenti. Per-
una piccola quota di questo flusso andasse alle “offerte per i sacerdoti” per risolvere il problema del sostentamento del clero senza attingere al gettito prodotto dalle “firme per l’8xmille”».
Come inserire il tema
delle offerte nella vita economica della parrocchia?
«Mettendo a bilancio il
sostentamento del clero di
ciascuna parrocchia. Affidando al consiglio parrocchiale per gli affari economici il compito di attivare il,
per altro, modesto flusso
economico che copra quella quota di remunerazione
del clero che non viene dalla percentuale che il clero
stesso ha diritto di trattenere dalle offerte ordinarie
dei fedeli.
Se poi ci sono dubbi sinceri, testi della Cei come “I
valori del sovvenire” e la
ché la solidarietà presuppone
la conoscenza della realtà. Mi
colpisce il fatto che alcune
persone ci chiamino affermando che nelle loro parrocchie non vi sono situazioni di
disagio – sottolinea don Sant
–. Questo ci dice quanta difficoltà facciano le nostre comunità a cogliere i problemi
della gente».
Per una felice coincidenza
giovedì 9 dicembre alle 20.30
all’ex convento di San Francesco di Conegliano il Comune promuove un convegno su “Conegliano e la solidarietà: il ruolo della comunità locale” cui è stata invitata anche la Caritas. «È un’iniziativa importante – afferma
don Sant – perché è frutto del
desiderio di un’amministrazione di aprire un confronto
sul significato dell’essere comunità solidale». (FC)
“Nota pastorale sulla parrocchia” possono ampiamente diradarli. Se invece
ci sono pregiudizi, pigrizie
o turbate… non c’è niente
da fare».
A suo avviso, quali sono i valori e i meriti delle
offerte?
«Mostrare il carattere
“incarnato” della comunione ecclesiale, le cui comunità hanno una vita non priva della dimensione economica; riconoscere responsabilità e dunque anche dar “voce in capitolo” a
tutti i fedeli sulla vita (anche) economica della parrocchia; spingere ad un aumento di trasparenza della stessa; fare del sacerdote qualcosa di più simile
ad un componente della
comunità che non ad un
prefetto mandato dallo
“Stato” a presidiare un territorio e per questo anche
pagato dallo “Stato”».
e
L’AZiON
Chiesa
Domenica 5 dicembre 2004
OGGI Domenica
Agenda
del Vescovo
SECONDA DOMENICA DI AVVENTO
Domenica 5 dicembre : Alle 11 ce-
Incontro a Cristo
con passo spedito
Domenica 5 dicembre - Seconda
di Avvento
Is 11, 1-10; Sal 71; Rm 15, 4-9;
Mt 3, 1-12
Seconda settimana del Salterio
“F
a’ che il nostro impegno
nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo
Figlio”. Così si esprime la preghiera della colletta della seconda domenica di Avvento. Perché Cristo possa raggiungere
noi e noi possiamo avvicinarci a Lui, occorre eliminare gli ostacoli che si frappongono; il primo in assoluto, il peccato,
che etimologicamente richiama appunto il senso dell’inciampo dei piedi (pedicatum).
E poiché, secondo la predicazione del
Battista, riportata dall’evangelista Matteo “il Regno di Dio, in Gesù Cristo, si è
avvicinato all’uomo”, è lì a portata di mano, dietro l’angolo, occorre attivare tutto ciò che favorisce la preparazione della via del Signore, raddrizzando i sentieri impervi di una vita amorale o immorale. Comunque estranea al piano di Dio.
Come rileva la pagina di Isaia, ciò è
possibile grazie allo Spirito “di sapienza,
intelletto, consiglio, fortezza, scienza e
pietà” che si è posato sul Messia e che il
Messia trasmette in dono a noi, perché
in noi, in ciascuno, si formi al meglio Cri-
sto, in forza dello stesso Spirito che ha
reso possibile l’Incarnazione nel grembo verginale di Maria.
In virtù della presenza dello Spirito
nel Messia e, attraverso di lui, in noi, l’umanità ha avviato un tempo di pace universale intessuta di giustizia e di mitezza capace di disinnescare l’arroganza e
la prepotenza. Una pace che è frutto del
dono che viene dall’alto e dell’apertura
all’accoglienza di Dio in noi e, simultaneamente, del fratello, come precisa Paolo nella lettera ai Romani.
Di conseguenza, l’accoglienza reciproca, per quello che si è, tra marito e moglie, tra genitori e figli è condizione previa per una vita di pace in famiglia che di
fatto si prolunga anche fuori di casa, negli ambienti della ferialità professionale,
dell’impegno amministrativo, del tempo
libero come nell’ambito della parrocchia,
dove, soprattutto oggi, sono esigiti atteggiamenti, gesti e parole di pace.
Ma nello stesso tempo, sull’esempio
del Battista, proprio per essere portatori di pace e di relazioni interpersonali di
alta qualità, occorre che ci lasciamo liberare dal peso dei condizionamenti che
rendono più inceppato il nostro passo
verso Cristo e verso i fratelli. La sobrietà
in funzione della solidarietà verso i meno abbienti, la capacità di gestire tivù e
mass media in genere con senso di responsabilità per riservare più tempo al
23
lebra Messa e Cresime a San Pio X in Conegliano. Dalle 15 in Seminario guida il “Percorso formativo familiare al senso vocazionale della vita” e celebra la Messa.
Lunedì 6 : Alle 10.30 incontra in vescovado i
responsabili degli uffici pastorali. A Sacile:
alle 17 partecipa all’inaugurazione delle opere parrocchiali e alle 19.30 nel duomo
celebra la Messa in onore del patrono.
dialogo in famiglia, l’applicazione al nostro dovere quotidiano, la dedizione a
tempi congrui di preghiera, la rinuncia
volontaria ad assumere cose che alla fine sono nocive… tutto giova perché il
passo spirituale sia più spedito. Si tratta
dei grandi allenamenti quotidiani ad essere al meglio atleti dello spirito.
Allora la conversione non provoca tristezza, ma fruttifica vera gioia che, nonostante le corse e gli impegni che intasano questo mese di dicembre, siamo
chiamati e abilitati a comunicare nei vari ambienti del nostro vivere.
Una conversione personale, convinti,
come ammonisce sant’Agostino, che ogni giorno di ritardo nella conversione è
un giorno perduto e rovinato per l’uomo.
Una conversione in famiglia, con il coraggio di interrogarsi: in che cosa va raddrizzata la nostra vita di famiglia? Decidiamoci a “preparare insieme la via del
Signore!”.
Una conversione per la comunità parrocchiale o religiosa, nello stile dell’accoglienza secondo il Vangelo, pronti a
produrre “frutti degni di conversione”.
In tal modo siamo più spediti per andare incontro a Cristo che, come precisa il prefazio, “viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede”.
+ Giuseppe Zenti
Martedì 7 : Al mattino udienze. Alle 20.30 a
Pianzano presiede la veglia diocesana dell’Azione cattolica.
Mercoledì 8 : Celebra Messa e Cresime: alle
9 a Sarone e alle 11 a San Fior di Sotto.
Dalle 15 all’auditorium Toniolo di Conegliano guida il “Percorso formativo familiare al
senso vocazionale della vita”. Alle 18.30 celebra la Messa nel santuario a Motta di Livenza.
Giovedì 9 : Alle 8.30 al collegio Immacolata di
Conegliano incontra gli studenti. Nel pomeriggio visita sacerdoti. Alle 18 incontra i responsabili legali e didattici delle scuole materne della forania Pontebbana.
Venerdì 10 : Al mattino udienze. Nel pomeriggio visita sacerdoti. Alle 18.30 celebra la
Messa in Seminario. Alle 20.30 a Oderzo incontra i medici di base.
Sabato 11 : In mattinata saluta a Conegliano
i religiosi riuniti per il ritiro e riceve in vescovado un gruppo. Alle 15 visita l’associazione La Porta di Vittorio Veneto e alle 17.30
la Scuola di teologia per laici a Vittorio Veneto e Oderzo.
Domenica 12 : Celebra Messa e Cresime: alle 9.30 a Fontanelle e alle 11 a Vallonto.
Dalle 15 nel duomo di Oderzo guida il “Percorso formativo familiare al senso vocazionale della vita” e celebra la Messa.
È
appena iniziato l’Avvento, ma strade, negozi, uffici sono già addobbati a puntino e televisioni,
radio, cellulari già strillano i
motivetti che fanno tanto clima natalizio. Bello vero? Sì,
tutto bello, tutto troppo bello, come le lucette ovunque,
come i sorrisoni delle televendite, come gli auguri di
chi vuol farti credere che sta
lavorando per te, come molti alberi e piante troppo belli, troppo perfetti,
proprio perché falsi.
E così aggiungiamo,
a quello che già ci
creiamo nella vita
quotidiana, lo stress
di sentirci costretti
a comprare regali
per dimostrare il
nostro affetto. Ci
avviamo verso
quella ricorrenza
annuale in cui bisogna essere più
buoni per non
sentirci in colpa mentre ci
ingozziamo più di quanto già
facciamo normalmente, per
sentirci apposto nel tendere
la mano a chi durante l’anno
voltiamo le spalle. È Natale?
Sì, può darsi che si chiami
così, ma il nome non ha im-
È INIZIATO L’AVVENTO
E IL CONSUMISMO LA FA DA PADRONE
Svegliaaa!
portanza quando non se ne
conosce il significato. Diventa una semplice ridondanza. È così che lo aspettiamo? “Ecco la solita arringa puritana gridata al
vento: il
solito estremista,
non si può
mica essere sempre
così esagerati” così
penseranno in tanti
soffocando
un embrione di sussurro della coscienza.
Così il 25 dicembre arriva senza che molti se ne accorgano se non per il crescente stress da regali, abbagliati da insegne e luminarie, assordati da gingle e
musichette mentre in realtà
non ci accorgiamo di avere
gli occhi chiusi. Proprio come quella pubblicità che si
vede in televisione in questi
giorni, dove i bambini che
si svegliano, i pendolari del
metro, gli spettatori di un cinema, sono tutti con gli occhi chiusi e vanno avanti con
gli occhi chiusi. Chiusi per
non vedere tante realtà scomode che a Natale è meglio
non ricordare per non rovinare il clima o ancora peggio
da far tacere acquistando un
biglietto d’auguri di tale associazione o con una donazione simbolica, guardandosi bene che non sia troppo compromettente da farci
aprire gli occhi. Perché con
gli occhi chiusi si riesce a far
dormire meglio la coscienza. “Fratelli, è ormai tempo
di svegliarvi dal sonno… indossiamo le armi della luce”.
È l’esortazione di san Paolo
che non vuole lasciarci tranquilli nei nostri comodi sogni, che ci dice di aprire gli
occhi e farci guidare dalla luce vera, del Vangelo, che
mette in mostra le zone buie
lasciate da luminarie e lampioni delle strade, e dove
hanno posto bambini rachitici dell’Africa e non solo, le
ragazze schiavizzate dell’Est e non solo, i nonni tralasciati in ospizi e non solo, immigrati confinati ai margini
e non solo, assieme alle altre voci che urlano giustizia
e amore ma che giungono
flebili ai nostri orecchi rivolti
altrove.
Siamo all’inizio dell’Avvento, siamo ancora in tempo per aprire gli occhi, per
svegliarci, per ricordare che
anche Gesù è nato in una baracca, per accogliere tutti i
Gesù che stanno al nostro
fianco.
Francesco Rebuli
VITTORIO E CONEGLIANO:
Il Vescovo incontra le famiglie
“F
ar crescere il buon grano, diventare il meglio
di sé” è il tema del secondo ciclo di incontri del
Percorso formativo al senso vocazionale della vita (per
genitori con figli dalla IV elementare alle 2ª media). Il
primo incontro del secondo ciclo si tiene a Vittorio Veneto, in Seminario, dalle 15 alle 18.30. Quindi l’8 dicembre a Conegliano (casa Toniolo), il 12 a Oderzo
(strutture parrocchiali) e il 19 a Pieve (Careni). La struttura degli incontri – cui parteciperà il vescovo Giuseppe – è così articolata: accoglienza, preghiera, consegna
di un segno legato al Natale, riflessioni per i genitori
(con ampio spazio dedicato al dibattito e al confronto) e
animazione/lavori di gruppo per i figli. Al termine celebrazione della messa.
CENTRO DI STUDI BIBLICI:
I Vangeli del tempo di Avvento
G
iovedì 9 dicembre alle 20.30 a palazzo Ovio Gobbi terzo incontro di lettura spirituale della Bibbia tenuto da don Alessio Magoga su “I Vangeli del tempo d’Avvento”. L’ultimo dei quattro appuntamenti è giovedì 16 dicembre. Organizza il Centro di studi biblici di
Sacile.
Dati aggiornati al 30
novembre 2004
100,00; In ricordo di
Pradella Aurelio, i
210,00;
OFFERTE familiari
A nome degli sposi
Associazione
Aldo e Marzia
club alcolisti in
150,00; Piccin Gatrattamento Siva Dina in ricordo
nistra Piave
del marito Piccin Di250,00; Parrocno 80,00; Gruppo diachia di Meschio,
coni permanenti in meFondo di solidamoria di Luigi Feltrin
rietà 100,00.
CASA
MATER
DEI
24
PER ASCOLTARE LA VOCE DELLO SPOSO
ghiera “un punto qualificante di ogni programmazione pastorale” e a “coniugare insieme i molteplici impegni pastorali e di
testimonianza nel mondo
con la celebrazione eucaristica e magari con la recita
di Lodi e Vespri” (Giovanni Paolo II, Novo Mill. In.
n. 34). Già Paolo VI, nella
Costituzione citata sopra,
affermava tra l’altro: “La liturgia delle Ore si è sviluppata a poco a poco in
modo da diventare la preghiera della Chiesa locale”.
In questo senso, cogliendo l’occasione di questo nuovo anno liturgico,
appena iniziato, invitiamo
le comunità cristiane a riprendere la consuetudine,
almeno la domenica e nei
tempi forti, di celebrare
con il canto i Vespri. È possibile che si oppongano difficoltà a riguardo, oggi, ma
al di là dei numeri, è necessario piuttosto credere
anzitutto nel valore della
preghiera comunitaria e di
porre un segno che sia una testimonianza nella comunità.
A questo riguardo l’Ufficio liturgico preparerà, in
futuro, un opuscolo per la
celebrazione della liturgia
delle Ore nelle domeniche
e nelle solennità.
L’Ufficio per la liturgia
e la musica sacra
Riprendiamo
il canto dei Vespri
D
omenica 28 novembre scorso,
prima di Avvento, in cattedrale, il Vescovo
ha presieduto i Vespri solenni all’inizio del nuovo anno liturgico. Potrebbe sembrare una specie di “novità”
per la nostra diocesi, ma in
realtà non si è fatto altro
che porre un segno normale per la vita di una Chiesa locale. Quale? Quello di
una comunità cristiana che
si caratterizza non solo per
quello che fa, ma per ciò
che è, un Mistero di fede e
di comunione.
La liturgia, ha sottolineato il Vescovo nell’omelia, scandisce la vita del cristiano, è la sua stessa vita,
è un cammino che ci è dato dallo Spirito nella Chiesa e che non occorre andare a cercare: lo abbiamo
già pronto, ogni anno, nell’alternanza dei “tempi forti” e del tempo ordinario,
ogni domenica! La celebrazione dei Vespri con la
sosta adorante davanti dall’Eucaristia, nell’ascolto
delle parole del Papa, ha
mostrato un volto della nostra Chiesa vittoriese non
solo impegnata nel versante missionario della testimonianza o della programmazione pastorale,
ma anche attenta alla voce
dello Sposo che risuona
nella liturgia, come affermava già Paolo VI con la
Costituzione apostolica
“Laudis Canticum” con la
quale introduceva la liturgia delle Ore rinnovata dopo il Concilio. Certo, in ogni Eucaristia domenicale
noi viviamo quest’incontro
nella sua massima manifestazione, ma il Vescovo,
che presiede la liturgia delle Ore nella sua Cattedrale, ricorda a tutti che l’Eucaristia si prolunga nel
tempo, nella vita e nello
scorrere dei giorni. Egli,
così, si fa maestro di preghiera per ogni comunità
cristiana che è invitata a fare dell’educazione alla pre-
Gmg a Colonia,
aperte le iscrizioni
iamo venuti per
adorarlo” è il tema della ventesima Giornata mondiale della gioventù (Gmg) che si terrà
a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005. La Pastorale
giovanile della nostra diocesi si sta mobilitando
per portare un bel gruppo di ragazzi e giovani in
Germania. «La Gmg è una giornata della Chiesa
per i giovani e con i giovani – spiega don Pierino
Bortolini, incaricato a seguire l’organizzazione
della preparazione della
Sconto
per chi si
iscrive entro
fine anno
Gmg a livello diocesano
–. La finalità principale
delle Gmg è riportare al
centro della fede e della
vita di ogni giovane la persona di Gesù. Ogni Gmg
diventa momento di sosta
per riflettere sul proprio
rapporto con Gesù ed è
PER TUTTI
Umberto Folena Il Vescovo e Margherita Edizioni Àncora 10 euro.
Agli inizi di gennaio del 2004 Umberto Folena, vice-direttore del quotidiano “L’Adige” di Trento, trascorre
alcuni giorni a Belluno ospite di monsignor Vincenzo Savio, ascoltando e
registrando quanto il Vescovo – già
molto sofferente – gli raccontava. Ora – a qualche mese dalla morte di
monsignor Savio – Folena restituisce sulla carta l’intensa emozione di quelle ore.
PER OPERATORI PASTORALI
Tonino Lasconi Gesù il grande
rompi Edizioni Paoline 11 euro.
Come era Gesù? Non tanto fisicamente, ma come carattere, come
comportamento. Come si rapportava con gli amici, con le autorità, con
i compaesani? Lasconi ci offre una
risposta in questo libro, commentando vivacemente i gesti e le parole di Gesù seguendo il percorso dei
vangeli.
PER SACERDOTI
Olivier Clément Riflessioni sul Natale
Edizioni Lipa 7,50 euro.
Clément – uno dei teologi più autorevoli della Chiesa ortodossa storico, filosofo, scrittore – recupera il senso del Natale come festa del mistero dell’Incarnazione nella sua interezza, che trascina e
ingloba tutta la creazione e la storia degli uomini.
E A FINE ANNO I GIOVANI
IN PELLEGRINAGGIO A ROMA
DALL’11 AL 21 AGOSTO 2005
“S
e
L’AZiON
Chiesa
Domenica 5 dicembre 2004
L
occasione per i giovani di
formarsi e proclamare
con gioia la loro fede».
La “trasferta” in terra
tedesca inizierà l’11 agosto e terminerà il 21. Nei
primi sei giorni i giovani
saranno ospiti della diocesi di Limburg che si gemellerà con la nostra diocesi. Quindi il trasferimento a Colonia dove giovedì 18 arriverà il Papa.
Le iscrizioni sono già
S P O R T
aperte. La quota intera è
di 400 euro (390 euro per
chi salda entro il 28 dicembre prossimo) e comprende viaggio di andata
e ritorno, spostamenti,
vitto, alloggio, assicurazione, sacca del pellegrino e quota di solidarietà.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a don
Pierino Bortolini, telefono 347-0419040, e-mail
[email protected].
&
a Pastorale giovanile diocesana organizza un pellegrinaggio a Roma dal 30 dicembre al 2 gennaio.
Il pellegrinaggio avrà per tema “Eucaristia e testimonianza” e sarà idealmente collegato con la XX Giornata
mondiale della gioventù di Colonia (11-21 agosto 2005).
Tra i momenti forti di quest’esperienza vi saranno la testimonianza di una religiosa, suor Chiara, che opera con
i malati di Aids; la visita a Luigina Nardi, originaria della nostra diocesi e oggi Piccola Sorella di Gesù; la messa in San Pietro il 1º gennaio; la tappa al monastero delle Clarisse di San Quirico.
Per informazioni e iscrizioni (massimo 60) rivolgersi a don Pierino Bortolini, telefono 347-0419040.
B A N C A
Castello Roganzuolo · Cimavilla · Conegliano · Cordignano · Crocetta del Montello · Falzé di Piave
Fontanelle · Francenigo · Maron di Brugnera · Orsago · Pianzano · Ponte della Priula · Povegliano
Sacile · San Giacomo di Veglia · San Vendemiano · Santa Lucia di Piave · Selva del Montello
Soligo · Spresiano · Tezze di Piave · Valdobbiadene · Vidor · Villorba
Janna
e
L’AZiON
Veneto Sociale
IL GRUPPO AMNESTY DI VITTORIO
Dieci anni di impegno
per i diritti umani
“G
utta cavat lapidem”:
goccia dopo
goccia, anche la roccia più
dura ne viene scavata. L’antico aforisma latino calza a
pennello alle “strategie”
che da lunghi anni Amnesty International sta mettendo in atto per informare e sensibilizzare sui temi
della difesa dei diritti umani violati. L’organizzazione, che ha la sua sede
centrale in Gran Bretagna,
si muove essenzialmente
in due direzioni: 1) raccogliere e rendere nota la documentazione sulle più diverse situazioni; 2) sensibilizzare, attraverso soprattutto lo strumento della raccolta firme. Un modo
per testimoniare e “condividere” la pubblica condanna di ogni violazione.
Storico è l’impegno di Amnesty contro la tortura e la
Un particolare del dipinto murale pro Amnesty realizzato dal gruppo La Cremeria a Conegliano
pena di morte, due orridi
retaggi del passato più
buio che si perpetuano ancor oggi in troppe realtà.
Amnesty ha una diffusione capillare anche in Italia. Ben figura, unico nel
nostro territorio, il gruppo
di Vittorio Veneto. Sorto all’incirca una decina di anni fa, raccoglie oggi moltissime adesioni ed è presente sulle nostre piazze
grazie all’impegno di una
piccola ma “agguerrita”
pattuglia di soci attivi. Che,
manco a dirlo, non si fa
sfuggire occasione per essere lì – col classico banchetto per la raccolta firme
– per svergognare ogni nefandezza. Da qualunque
parte essa provenga, come
ci tiene a sottolineare Alessia Bastianon, di Fregona, socia Amnesty, che abbiamo interpellato i giorni
scorsi per saperne di più.
GIORNATA NAZIONALE
DELLA SALUTE MENTALE
Parole e musica
contro il pregiudizio
L’
Ulss 7 celebra a
Conegliano e Vittorio la Giornata nazionale della salute mentale,
che ricorre domenica 5.
A Vittorio dalle 9 c’è il
convegno “Guardami da
vicino, vedrai una persona” al collegio Dante. Le
relazioni saranno a cura
del dottor Gerardo Favaretto, responsabile del dipartimento di salute mentale dell’Ulss, del dottor
Pier Paolo Urbani, primario di psichiatria, del
dottor Michele De Bertolis medico e assessore
vittoriese e dei rappre-
L
a Provincia di Treviso ha realizzato e
distribuisce il nuovo depliant “Spazio Sicurezza”
che punta a motivare i genitori a un comportamento corretto per la sicurezza dei propri figli e di fornire le conoscenze di base
per garantire la sicurezza
nel trasporto dei bambini.
L’opuscolo è diviso in due
sezioni: una prima parte
nella quale si riflette sulle
scuse adottate dai genitori quando sono colti impreparati riguardo le norme di sicurezza e una seconda più tecnica, accom-
sentanti delle associazioni per la tutela
della salute mentale
Aitsam e Psiche 2000.
Seguirà un dibattito e
la proiezione del film
“A beautiful mind” del regista Ron Howard.
Musica invece per Conegliano: alle 16.30 si
terrà al Dina Orsi il concerto “Insieme per superare il pregiudizio” con
Docs Off e No Profit
Blues Band.
La musica sarà preceduta dagli interventi del
direttore generale dell’Ulss Angelo Del Favero,
PROVINCIA
Bimbi sicuri in auto,
un depliant insegna
come fare
pagnata da grafici e
illustrazioni, riguardante la sicurezza
nel trasporto dei
bambini. La Provincia di Treviso mette
a disposizione il depliant informativo,
nel numero di copie
richieste, per tutte
le scuole che predi-
del direttore dei ser vizi
sociali Marisa Durante e
di Favaretto.
Per tutta la giornata in
entrambe le città presso il municipio sarà attivo
a cura delle associazioni
un punto d’informazione
per chiunque volesse approfondire la tematica
della salute mentale. L’orario sarà dalle 9 alle 12 e
dalle 15 alle 17.
spongono lo Spazio sicurezza e per i servizi territoriali. Per richiederne le
copie rivolgersi all’Ufficio
sicurezza stradale della
Provincia di Treviso, telefono 0422-656889.
Esserci, testimoniare
con la propria presenza,
raccogliere firme è la “scelta” fondamentale dell’organizzazione – spiega Alessia – «un’“arma” apparentemente astratta, ma
che alla lunga dimostra tutta la sua efficacia»,
Amnesty è
anche
un cristallo
trasparente,
che non
accetta
(né ricerca) alcun finanziamento – prosegue Alessia – che
non sia libera offerta.
È al banchetto dove si
raccolgono le adesioni della gente alle diverse “campagne” che si dipana e cresce l’impegno dell’organizzazione. Tuttavia, dietro
a tanto operare, c’è un’azione sistematica di documentazione, di analisi del-
Domenica 5 dicembre 2004
le situazioni che fanno da
sfondo alle “campagne” di
sensibilizzazione, quindi
dibattito e riflessione a tutto campo. Non deve stupire, allora, che il nucleo di
Vittorio Veneto si sia dato
una tabella di marcia che esige una certa assiduità, e
un non comune spirito
di sacrificio:
«Ci riuniamo ogni due
settimane,
nello spazio
a nostra disposizione
all’area Fenderl, dove abbiamo anche
il nostro archivio, che ben
volentieri mettiamo a disposizione di chi lo desideri, per ricerche, tesi di
laurea…». A breve il gruppo vittoriese – la cui responsabile uscente è Antonella De Lisi di Pieve di
Soligo – andrà al rinnovo
delle cariche.
Valerio Cupidi
Documentazione
e raccolta di
firme le strategie
più usate
SARMEDE: Banchetto di Amnesty
alle Fiere del teatro
omenica 5 dicembre alle Fiere del teatro di Sarmede il gruppo Amnesty di Vittorio sarà presente con un banchetto informativo sui casi per
cui si sta impegnando. Si tratta anzitutto di Mariela Mendoza, venezuelana,
che ha visto i suoi tre fratelli uccisi da tre agenti di polizia; e di Ma Weishua, cinese che rischia la condanna a morte per spaccio di stupefacenti.
Il gruppo segue inoltre tutte le campagne portate avanti da Amnesty a livello nazionale e mondiale; prima fra tutte, attualmente, quella intitolata
“Mai più violenza sulle donne”. (TB)
D
33
ACAT
Incontri di
educazione sulle
dipendenze
D
ato che le dipendenze da alcol, droga e affini non sono affatto
scontate, ha ancora senso
continuare a... educare. Ecco allora “Dipendenza: particolare tipo di relazione tra
una persona e una sostanza” ciclo di incontri sostenuto da Diocesi, Ulss, Centro di servizio per il volontariato, Acat, Scuola enologica e molte altre istituzioni. Tutti gli incontri iniziano alle 20 e sono tenuti
dalla psicologa Paola Gosparini. Dopo l’avvio del 2
dicembre a Pieve, l’appuntamento successivo è venerdì 3 in municipio a Vazzola; poi giovedì 9 a villa
dei Cedri a Valdobbiadene;
giovedì 16 in biblioteca a
Vittorio, venerdì 17 al centro parrocchiale di Nervesa. Per i problemi con la dipendenza, inoltre, è sempre attivo il centro d’ascolto dell’Acat di Conegliano.
All’800-909091 rispondono
i volontari Acat il lunedì
dalle 19.30 alle 21 e il sabato mattina dalle 9 alle 11.
34
e
L’AZiON
Domenica 5 dicembre 2004
Omnibus
MOSTRA ALLA GALLERIA 137
L’
inizio dell’Avvento
apre la stagione
dei concerti natalizi. In
questa rubrica daremo
conto degli appuntamenti
nel territorio diocesano.
Quattro pennelli
vittoriesi
Q
uando si entra in
contatto con la
pittura vittoriese
di Ottocento e Novecento si
fanno delle belle scoperte.
Mediante scorci, personaggi
e vedute si ritrova una città
d’altri tempi. Ora quattro tra
i pittori che hanno raccontato col pennello questo microcosmo locale – Pietro Pajetta, Armando Tonello, Delfino
Varnier, Omero Lena – sono
i protagonisti di una mostra
che si apre sabato 4 dicembre alle 18, alla “Galleria 137”.
I curatori della mostra ci
propongono una selezione di
opere dei quattro artisti.
Pajetta e Tonello (di quest’ultimo recentemente era
già stata fatta una personale
nella medesima galleria) giocano con il colore per plasmare le figure, renderle ricche di ombre e luci, farle vivere. Entrambi hanno conosciuto artisti e correnti veneziane, ma per il Pajetta si notano inflessioni e vicinanza
Pietro Pajetta,
Serravalle 1845 - Padova 1911
Armando Tonello,
Vittorio Veneto 1897 - Venezia 2001
Delfino Varnier
Osigo 1908 - Vittorio Veneto 1963
Omero Lena
Vittorio Veneto 1923 - 2003
con i macchiaioli toscani, specialmente con Antonio Puccinelli da Pisa.
Varnier e Lena, artisti “per
diletto”, trasportano l’anima
dentro al colore e alla figura.
Varnier – meglio conosciuto
con lo pseudonimo di “Peo”
per il pizzetto sul mento, gestore della omonima trattoria
a Serravalle – accosta i colori
della sua terra, li rende quasi
omogenei tra loro pur lasciando ben distinte le tonalità.
Omero Lena, che dalle su-
INCISIONE DI CESCHIN
DONATA A RIGONI STERN
la storia e agli scritti dello
stesso scrittore. La cartella conterrà inoltre uno
scritto tratto da un’opera di
Rigoni Stern e un testo critico a lui dedicato del poeta Andrea Zanzotto.
Alla vicina
galleria d’arte
Busellato
seguirà poi l’inaugurazione della
mostra “Inchiostri”, che offre il
“corpus” incisorio di Livio Ceschin e resterà aperta sino al 18
dicembre con orario 9.30-12.30,
15.30-19.30.
L’
appuntamento è in
programma sabato
4 dicembre, alle 17, nella
sala consiliare del Comune di Asiago: qui avverrà la
consegna da parte del maestro incisore Livio Ceschin
– quarantaduenne nativo di
Pieve di Soligo, con studio
a Collalto – del dono di una cartella di grafica al
grande scrittore Mario Rigoni Stern, a conferma del
profondo legame di stima
e di amicizia che unisce i
due artisti. Nel dicembre
2003, infatti, Ceschin aveva
disegnato l’opera “Stradi-
na d’inverno” per la copertina del celebre libro dell’autore asiaghese “Storia
di
Tonle”.
L’incisione
che verrà donata sabato,
di piccolo formato (42x30
cm circa), riporta il ritratto di Rigoni
Stern contornato da una
serie di simbologie appartenenti al-
COLLALTO:
Documentario sulla
Grande Guerra
P
resentazione in anteprima
del documentario “Sulle
orme della Grande Guerra” (realizzato da Diotisalvi Perin) venerdì 3 dicembre alle 20.30 a Collalto, nella ex scuola elementare.
L’iniziativa del Comitato Imprenditori Veneti Piave 2000 e del
Gruppo Festeggiamenti Collalto,
prevede anche la presentazione
del libro “La pace impossibile di
Carlo I d’Asburgo” curato da Romana De Carli Szabados, con interventi di Diotisalvi Perin, Nerio
De Carlo e della stessa Romana
De Carli Szabados. Ingresso libero. Informazioni su www.collalto.info.
SARMEDE: Alle Fiere del
teatro gli acrobati africani
S
i intitola “Creature” lo spettacolo in programma domenica 5 dicembre alle 18, seconda giornata delle
“Fiere del teatro” organizzata dalla Mostra internazionale dell’illustrazione per
l’infanzia di Sarmede. Uno spettacolo
che nasce dalla compagnia africana di
acrobati “Arcipelago Circo Teatro” di
Nairobi. In un luogo imprecisato, un
clown rovista tra oggetti gettati via, trova un libro e mentre lo sta sfogliando,
dal cielo cade una goccia e dalla goccia
spunta una rosa. Un sorso d’acqua e la
vita ricomincia. Cadute dal cielo o nate
all’improvviso dalla terra, magiche
“creature” compaiono e trasformano il
luogo in… un gioco-un sogno-uno spettacolo, che avrà come canto guida il
cantico di Frate Sole.
SABATO 4 DICEMBRE
Un ritratto di Pietro Pajetta
perfici delle abitazioni (era
imbianchino) passava a colorare su tele di tutte le dimensioni, nella maggior parte dei
suoi lavori rompe gli schemi.
Frammenta e ricuce a tavolino quanto vede. E l’osservatore intuisce e riconosce i paesaggi di Serravalle, dove Omero viveva, il fiume Meschio, le strade, gli abitati, gli
angoli. Più caldo ed emozionale appare nei ritratti. Conosciuto confidenzialmente
da molti come “lo zio Omero”, non voleva saperne di
vendere i suoi quadri, che
considerava sue creature e
parte di se stesso. Si classifica primo nell’86 e ’87 al concorso “Città in fiore” di Vittorio Veneto, ottiene la menzione l’anno seguente, quando
si presenta fuori concorso per
lasciare spazio anche ad altri.
La mostra è aperta fino al
28 dicembre, da mercoledì a
domenica e festivi dalle 15.30
alle 19. Lunedì e martedì la
galleria rimane chiusa.
Isabella Mariotto
I
nizia con un laboratorio per la costruzione di burattini, la terza
edizione della mostra del
libro per ragazzi, a Chiarano. Il modo migliore per
coinvolgere i ragazzi e le
famiglie, intrattenendoli
in attività creative e a portata di bambino. Quest’anno l’assessorato alla
Cultura, la Biblioteca e le
scuole dell’obbligo del
Comune collaborano per
un’edizione che dovrebbe
lasciare il segno. Sabato 4
dicembre dalle 14.30 ci
sarà, appunto, il laboratorio di realizzazione dei burattini, con la compagnia
teatrale “L’aprisogni”, al-
Alle 20.45 nella chiesa
parrocchiale di Fontigo
concerto di San Nicolò
con la Piccola Orchestra
Veneta, il soprano Paola
Crema e il coro San Nicola di Fontigo diretto da Valerio Bassanello.
DOMENICA 5
Alle 16.30 in duomo a
Oderzo “Note di stelle”,
concerto d’Avvento con la
partecipazione della soprano Luciana Serra. Ingresso libero.
MARTEDÌ 7
Alle 20.30 nella chiesa
parrocchiale di Miane
concerto corale strumentale dell’Immacolata con la
partecipazione del Gruppo strumentale di flauto
dolce della scuola media
“A. Fogazzaro” di Miane,
del coro Natività Beata
Vergine di Miane, del coro Lagorè di Revine Lago,
due strumentisti (organo
e tromba).
Alle 20.45 “Aspettando
Natale” nel Seminario di
CHIARANO
Mostra
del libro
per ragazzi
l’auditorium della scuola
media di Chiarano. Domenica 5,
alle 11.30 l’inaugurazione della rassegna. La mostra
sarà aperta domenica 5, lunedì 8, sabato 11 e domenica 12 dicembre.
Domenica 12 ci sa-
CONEGLIANO: All’Accademia
concerto di Angelo Branduardi
M
ercoledì 8 dicembre, alle 17, si terrà, al teatro Accademia di Conegliano lo spettacolo di Angelo Branduardi “Francesco, La laude”. “Francesco” non è un musical,
non è una commedia, non è un testo musicato, né un balletto. È un po’ tutto questo, portato in scena grazie a un fluido
connubio, nello svolgimento armonico dei momenti, dei pensieri, dei fatti che hanno segnato e contraddistinto la vita di
Francesco. È un’opera a più livelli, una serie di cerchi concentrici volti a unire la profondità
del teatro recitato, l’intramontabile armonia di forme della danza e la profondità della musica nella persona di Angelo Branduardi.
Lo spettacolo ha il patrocinio
dell’Ufficio diocesano per la pastorale missionaria di Milano, che
destinerà parte degli incassi a cinque progetti di solidarietà e condivisione.
Vittorio Veneto rassegna
corale di beneficenza a favore dell’Ail: si sibiscono
il coro Col di Lana vittoriese, che nell’occasione
presenta il suo primo cd,
dal titolo “Cantando”, e il
coro Coste Bianche di Negrar (Verona).
Alle 20.45 nella chiesa
arcipretale di Lentiai concerto della “Compagnia
del bel Bambin”, gruppo
formato da tre musicisti
provenienti da diverse esperienze musicali: arpa,
organetto, chitarra, voce,
flauti, cornamusa, percussioni.
SABATO 11
Alle 20.30 in chiesa a
San Fior di Sotto prima
rassegna corale di Natale.
Partecipano i cori di San
Fior di Sopra e Cappella
Maggiore e le corali Santa
Giustina di San Fior di Sotto e Tiziano Vecellio di Castello Roganzuolo. In programma intermezzi strumentali organo-violino e
organo-flauto. Parteciperà
il tenore Andrea Modolo.
Alle 20.30 nella chiesa
parrocchiale di Cappella
Maggiore tradizionale
concerto “Aspettando il
Natale” con la corale di
San Salvatore.
ranno due momenti di lettura animata di favole divertenti con Margherita
Stevanato. Hanno collaborato alla realizzazione
della mostra del libro anche i ragazzi delle scuole
che hanno preparato cartelloni e illustrato favole e
fiabe, utilizzando varie
tecniche espressive. (GP)
Nuovo libro di
Antonio Della Libera
M
artedì 7 dicembre, alle
20.30, nell’aula magna
dell’Itis di Vittorio Veneto Mario
Ulliana presenta il nuovo libro del
geologo ed ex sindaco di Vittorio
Veneto Antonio Della Libera,
“Il
linguaggio
delle pietre - vicende
geologiche del
territorio trevigiano”.
e
L’AZiON
Spettacoli
C
THE VILLAGE
Regia: Manoj Night Shyamalan
Cast: Joaquin Phoenix, Bryce Dallas Howard, William Hurt
T
he Village più che essere un film “di paura” è una pellicola che
tratta il tema della paura, in particolare quella subdola e strisciante che ha avviluppato i pensieri della gente dopo l’11 settembre. O almeno questa era l’intenzione del sofisticato (e impronunciabile) regista del Sesto Senso che, al solito, è riuscito a dilatare all’inverosimile un’idea piuttosto banale, salvandosi in corner solo grazie alla sua perizia stilistica. La storia è ambientata nel passato, in
un villaggio isolato dal resto del mondo, dal quale gli abitanti non si
sono mai mossi, terrorizzati dalle creature innominabili che abitano
il bosco vicino alle loro case. Una ragazza cieca, sospinta dall’amore
per il fidanzato ferito, supererà le insidie della foresta giungendo alla città che nessuno degli altri abitanti ha mai visto. Non dico di più
per non rovinare il finale a sorpresa, marchio di fabbrica di Shaylaman. Una pellicola dignitosa sopravvalutata dalla critica che dopo una prima parte assurdamente lenta ma piena di sottile angoscia svapora in una seconda frazione dove la risoluzione del mistero non vale la candela e tutto l’impianto metaforico si risolve in un’inconsistente bolla di sapone all’interno della quale finisce per essere pretenzioso anche il riferimento alla minaccia del terrorismo globale.
Igor Della Libera
i sono spot pubblicitari che fanno tenerezza, come quello del Mulino Bianco che invita a dire
la verità ai figli su come sono venuti al mondo, in modo
molto pacato: «Potete raccontare delle cicogne, oppure di cavoli, oppure potete
raccontare di quando voi vi
siete innamorati», e con immagini giocose di bambini o
di momenti felici. È un invito a essere genuini che non
guasta, anche se si tratta di
pubblicità.
Gli spot delle auto continuano a illuderci che, una
volta comperato l’ultimo modello, per magia le strade saranno senza traffico, oppure
ci stabiliremo in qualche angolo deserto del mondo, con
pianure sterminate tutte per
noi (con bellissime strade,
s’intende) dove potremo
mettere alla prova tutti gli op-
Domenica 5 dicembre 2004
Quell’insopportabile
salumiere dello spot
tional e le sue
perano autodi
qualità. I freni
VengoGianfranco Da Re mobili?
saranno talno i nervi con
mente buoni che ci ferme- le telefonate in cui un lui diremo per lasciar passare un ce a una lei (o viceversa) che
bruco.
in quel negozio c’è un frigoQuando si parla di prezzi rifero, un televisore a scherperò è bene che la pubblicità mo piatto, un cellulare o quanon scherzi. Tonino Guerra lunque altro elettrodomestiche urla la sua fede nell’otti- co a un prezzo eccezionale e
mismo perché ci sono ne- che lo si potrà pagare, senza
gozi di elettronica ed elet- interessi, a partire dal 2006.
trodomestici dove si può Verrebbe voglia di provare
comperare a rate fa tristezza. a cambiare tutto il parco eSimona Ventura che contra- lettrico casalingo per vedesta Caro Vita con i prezzi del- re la faccia di quei negole Citroën lascia indifferen- zianti, rimarrebbe però il
ti: quando mai per far qua- problema di dove andare a
drare il bilancio familiare e ri- prendere i soldi alla fine del
sparmiare sul prezzo si com- 2005, perché non è affatto si-
curo che nel frattempo il nostro stipendio sarà raddoppiato né che avremo vinto la
lotteria o il quiz milionario.
Per non dire degli spot
demenziali. Passino le belle
poco vestite che reclamizzano il silicone sigillante: c’è
sempre la consolazione delle belle forme. Ma se il vostro salumiere, al quale avete chiesto un etto di prosciutto crudo (che ha quotazioni che si avvicinano a
quelle dell’oro), si distrae
perché “quando lo tagliate
non vorreste che finisse
mai”, vi chiede “sono sette
chili, lascio?” la risposta non
è riferibile.
sabato
domenica
lunedì
martedì
mercoledì
giovedì
venerdì
5 dicembre
6 dicembre
7 dicembre
8 dicembre
pone “Il Prof alla corte del Gran
Kan” interpretato dalla compaSAN DONÀ Sabato 4 dicem- gnia “Gli alcuni” nell’ambito delbre, alle 21, l’auditorium Leo- la rassegna “Una fetta di teatro”.
nardo Da Vinci propone “I pro- Lo spettacolo è particolarmente
messi sposi” di Alesindicato a bambisandro Manzoni, nel- Careni
ni dai 5 ai 10 anl’interpretazione delni. Ingresso 16 eula compagnia Tearo.
troimmagine di SalCineforum
zano. Ingresso unico 6
euro.
CEGGIA DomeSAN CASSIANO
nica 5 dicembre,
Sabato 4 dicembre,
alle 15 alla Casa
alle 20.30, prosegue
della dottrina, pro“Teatro d’autunno”, Susan Sarandon è fra i protagonisti seguono gli appunla rassegna, giunta di “Shall we dance”, in proiezione tamenti con il cinealla sua IX edizione, questo fine settimana al Careni ma: questa domenicon una serata di
ca è la volta di “Un
cabaret in compagnia del grup- principe tutto mio”.
po “Nati Mati” di Brugnera e della loro performance “Schetc ODERZO Venerdì 3 dicembre
il Circolo cinematografico Pietro
e…”.
Dal Monaco proietta il film iraCONEGLIANO Sabato 4 di- niano girato nel 2003 da Marcembre alle 21 e domenica 5 al- ziyeh Meshkini “Piccoli ladri” con
le 16 Johnny Dorelli e Antonio Gol Ghoti, Zahed e Agheleh ReSalines sono “I ragazzi irresisti- zaii. Ingresso 6 euro.
bili” di Neil Simon, accompagnati da Orazio Bobbio e diretti da PIEVE Duplice appuntamento
Francesco Macedonio, al teatro questo week-end al cinema Careni.Venerdì 3 dicembre alle 21,
Accademia.
sabato 4 alle 21 e domenica 5
TREVIGNANO Sabato 4 di- alle 17.30 e alle 20 è in proiecembre, alle 21 per “Contempo- zione “Shall we dance”, il film di
ranee. Indicativo presente”, è di Peter Chelsom, interpretato dalscena in prima regionale al tea- l’affascinante Richard Gere, l’eftro comunale di Falzè di Trevi- fervescente Jennifer Lopez e l’egnano “1968”, la pièce di Sere- legante Susan Sarandon. Sabato
na Sinigaglia e Paola Ponti. In- 4 dicembre alle 15 e alle 17.30
gresso intero 7 euro, ridotto 5 e domenica 5 alle 15 è la voleuro.
ta di “Yu – Gi –Oh!” il film di
animazione di Hatsuki Tsuji, baTeatro per bambini
sato su un fumetto, un gioco di
carte e una serie televisiva di eTREVISO Domenica 5 dicem- norme successo. Ingresso intero
bre, alle 16, il teatro S. Anna pro- 5 euro, ridotto 4 euro.
Teatro
9 dicembre
T eatro
10 dicembre
inema &
4 dicembre
PROGRAMMI SCELTI PER VOI da GdR
C
35
TV
T
turoso Blitz nell’oceano di James Jameson alle 17. La notte come succede spesso trasmette i film più interessanti: la seconda
parte dell’integrale I
cancelli del cielo di
I
in Passepartout su Raitre alle
13.20. Nel pomeriggio c’è anche
il western Cor vo Rosso non avrai il mio scalpo di Sydney Pollack con Robert Redford. In serata, alle 20.10 Fabio Fazio conduce il gradevole talk show Che
tempo che fa. Alle 21 si affron-
tano il film di Carlo Lizzani che ricostruisce Le 5 giornate di Milano del 1848 su Raiuno, e Stasera Gianni Morandi su Canale 5. Su Retequattro c’è il thriller
The Vanishing con Jeff Bridges,
e alle 0.20 il giallo Un maledetto imbroglio di Pietro Germi.
B
quattro.
In serata, alle 21, su Raiuno
si conclude Le 5 giornate di
Milano, mentre su Canale 5 si
possono vedere Aldo, Giovanni
e Giacomo nel loro film Chiedimi se sono felice, e su Raidue riappare Fred Dryer - Hun-
ter in Ritorno alla giustizia, su
Italia 1 c’è il film avventuroso
Gwyn, principessa dei ladri
e su Retequattro esordisce il detective Nestor Burma in “Sciarada russa”. Alle 23.40 su Raitre, C’era una volta si occupa
di “Ombre cecene”.
P
ri dell’Alaska di Jesse Hibbs. Su
Raidue alle 19 proseguono, con
“Vittime imperfette”, i telefilm della serie The District. Alle 21, Italia
1 lancia l’ennesimo programma
che si occupa di casi di cronaca
nera ancora irrisolti, Giallo1 condotto da Irene Pivetti; Retequat-
tro presenta il quiz Genius condotto da Mike Bongiorno; su Raidue c’è la commedia Return to
Me con David Duchovny, mentre
su Canale 5 ritorna Sant’Antonio
di Padova di Umberto Marino e
Giovanni Floris discute di attualità
in Ballarò su Raitre.
N
grafico Il mago Houdini con Tony Curtis
su La 7. Alle 21 Piero
Angela conduce Speciale Superquark,
mentre Canale 5 trasmette E.T. L’extraterrestre (foto) di Spiel-
I
16.30 Retequattro presenta
Frank Sinatra attore e regista
nel film di guerra La tua pelle
o la mia del 1965. In serata, alle 21, Raiuno trasmette “Indagine riser vata” e “L’estraneo”
della serie Don Matteo, su Raitre La squadra è alle prese con
I
In serata, alle 21, Carlo Conti presenta una serata di 50 canzonissime legate a Sanremo su
Raiuno, Gerry Scotti e
Michelle Hunziker (foto) sono i conduttori di
Paperissima su Cana-
ra le offerte della mattina
è interessante la commedia Svegliati Ned di Kirk Jones,
su Canale 5 alle 9.45. Il Sabato
Sport di Raitre comprende partite di pallavolo femminile e di pallanuoto (foto), dalle 15.55. In alternativa, La 7 presenta l’avvenn mattinata La 7 propone la
commedia Mezzogiorno di
fifa con Jerry Lewis alle 9.35. La
stessa rete, alle 14.05, manda in
onda Alfredo Alfredo di Pietro
Germi con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli. Philippe Daverio
parla di “Architettura in mostra”
rigitte Bardot è Una adorabile idiota nella
commedia di Edourad Molinaro del 1963, su Italia 1 alle 14.10.
Più tardi, alle 16.40, Susan
Hayward e James Mason danno vita a Carosello matrimoniale di Walter Lang, su Reteino Strabioli intervista Isa
Barzizza in Cominciamo
bene su Raitre alle 9.05. Alain Delon e Virna Lisi sono i protagonisti del film d’avventura Il tulipano nero di Christian Jaque, su La
7 alle 14.10. Alle 16.50 Retequattro presenta il western I pionieel pomeriggio il Papa
rende omaggio alla statua
dell’Immacolata in piazza di Spagna a Roma, Raiuno trasmette la
diretta dalle 15.45. L’offerta cinematografica comprende la commedia In ricchezza e povertà
su Canale 5 alle 14.45, e il biol pomeriggio di Raitre è dedicato ai più piccoli a partire da Screensaver condotto
da Federico Taddia alle 15.15,
fino ai documentari di Geo &
Geo con Sveva Sagramola alle
17.50, passando per il GT Ragazzi e La melevisione. Alle
l leggendario servizio postale Pony Express viene
rievocato nel western di Jerry
Hopper con Charlton Heston, su
La 7 alle 14.10. Madame Bovar y di Vincente Minnelli, con
Jennifer Jones, va in onda alle 16
su Retequattro.
Michael Cimino
all’1.15 su Raitre,
e un omaggio a
Wes Craven su Italia 1 dalle 2.05:
La casa nera e Il
serpente e l’arcobaleno.
berg e su Retequattro,
torna il Maigret di Bruno Cremer in “La moglie del farmacista”. Alle 21.30 su La 7, Robert
De Niro e Sean Penn sono evasi nella commedia Non siamo angeli.
i problemi del disagio giovanile,
Retequattro presenta la prima
parte del dramma Il caso Dominici di Pierre Boutron, con
Michel Serrault, e su Italia 1 va
in onda la commedia Le riserve con Keanu Reeves e Gene
Hackman.
le 5, su Raidue c’è il
film d’azione Spie
per caso, su Raitre il
caso di cui si occupa
La squadra si complica, si conclude su
Retequattro Il caso
Dominici.
dai
Nostri Paesi
Vittorio V.
INIZIA LUNEDÌ 6 UN CAMMINO
DI ANALISI DELLA REALTÀ VITTORIESE
ESPERTI A CONVEGNO SULLA
STORIA DEL MONASTERO
Forania allo specchio
È
stata definita una
proposta per un
cammino nuovo
nella pastorale della forania
di Vittorio Veneto.
Si tratta di un “Cammino di discernimento comune sulla realtà pastorale”:
conoscere meglio, e assieme, la realtà della forania. E
da lì, si scrive nella presentazione del Cammino, “elaborare un piano pastorale e
organico della realtà vittoriese, e rispondere all’insistente domanda che viene
dal Centro diocesi perché
chiariamo la nostra posizione a rispetto delle unità
pastorali”. Il primo incontro
è previsto lunedì 6 alle 20.30
al patronato della Cattedrale, sul tema “Il cambiamento della società e della parrocchia oggi”. Ci parla di
questa nuova proposta uno
dei suoi promotori: il parroco della Cattedrale don
Martino Zagonel.
Da cosa è nata quest’esigenza?
«Dal bisogno di una lettura nuova. Che nasce dalle sfide che arrivano dalla
gente, nelle quindici parrocchie di questo territorio».
Qual è la vostra posizione rispetto alle unità pastorali?
«Innanzitutto si devono
vedere le situazioni delle varie parrocchie, da tutti i
punti di vista. Quindi unirle secondo le caratteristiche
comuni».
Per quest’opera di discernimento pastorale
si è fatto riferimento a
qualche documento
fondamentale della
Chiesa?
«Il documento su cui ci
siamo basati e ci baseremo
sarà quello della Cei “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che
cambia”. È un testo che guida alla riflessione e stimola.
Inoltre è un interessante
documento per il cambiamento a cui sprona, sia nella società che nella parrocchia. Sarà un aiuto per guardare alla nostra situazione
pastorale per capire cosa
cambiare e come. Oltre a
questo ci siamo basati anche su altri due testi “Il piano pastorale diocesano
2004/05” e “Il sussidio sulle unità pastorali”, una proposta della nostra diocesi».
Cosa prevede il primo
momento di incontro?
CARPESICA: due
FORMENIGA: sagra SERRAVALLE:
Concerto
giorni di preghiera dell’Immacolata
I
l gruppo “Divina Misericordia” di Carpesica
di Vittorio Veneto con il supporto della parrocchia invita
a un incontro di preghiera e
catechesi in ringraziamento
al Padre. L’incontro sarà animato da don Renato Tisot,
responsabile e guida spirituale dei gruppi Adim (Dives
in Misericordia). Si terrà sabato 11 e domenica 12 dicembre nella chiesa di Carpesica a partire dalle 14.30.
Informazioni: 0438-560031,
0438-788249.
VENERDÌ 3
Alle 20.30 in Seminario per celebrare i 90 anni de L’Azione dibattito dal tema “Dove va il Nordest?”. Interventi del vescovo Giuseppe Zenti, del presidente della
provincia Luca Zaia, del presidente Unindustria Treviso Andrea
Tomat, del presidente della Confartigianato di Treviso Mario Pozza, del segretario regionale della
Cisl Franco Sech.
SABATO 4
Alle 10.30 in biblioteca convegno
dal titolo “ La nuova legge
urbanistica regionale e
il condono edilizio”. Intervengono l’assessore all’urbanistica Antonio Padoin e il dirigente regionale Vincenzo Fabbri.
Dalle 15 alle 18, e domani dalle 9 alle 12, scuola aperta
al collegio San Giuseppe.
Alle 15.30 nella parrocchia di
C
ulmina questa settimana la sagra dell’Immacolata a Formeniga. Venerdì 3
alle 21 c’è la gara di briscola a
coppie a premi, sabato 4, domenica 5 e martedì 7 serate
musicali.
Mercoledì 8 alle 14.30 Vespri solenni della Beata Vergine con processione animata
dalla Fanfara alpina di Conegliano; alle 15.30 concerto della Fanfara; alle 21 serata danzante con “Paolo e la sua fisarmonica” e chiusura dei festeggiamenti.
Sant’Andrea arrivo di San
Nicolò; alle 19 Messa del Vescovo
e chiusura mostra fotografica alla scuola materna.
DOMENICA 5
Per il ciclo “Scopriamo il nostro
territorio passeggiando insieme”
curato dal professor Guido Tonon,
partenza alle 9 dalla piazza di
Cozzuolo per una passeggiata alle Perdonanze.
Scuola aperta al Collegio
San Giuseppe, all’Itis (9.30-12.30
e 14.30-17.30) e al Dante (1019).
Dalle 15 alle 18.30 in seminario
vescovile riprende l’Incontro
del Vescovo con le famiglie, percorso formativo al
senso vocazionale della vita.
Si chiude oggi a palazzo Piazzoni di Serravalle la mostra fotografica “Animali al fronte - protagonisti oscuri della Grande
per i 50 anni
del Corelli
artedì 7 dicembre, alle
20.45 al teatro Da Ponte di Vittorio Veneto, concerto del Quartetto Amati.
In programma musiche di
Boccherini, Beethoven, Mendelssohn. La manifestazione
è organizzata dall’associazione Amici della musicaScuola Corelli nell’ambito
delle manifestazioni per ricordarne il mezzo secolo di
vita.
M
Guerra”.
In centro negozi e mercatino di
Natale aperti, concerto alle
16 della Soundspace Teachers
Band di Villorba, alle 16.30 a Salsa esibizione di “Alexander il focoliere”.
Alle 17 al patronato della Cattedrale ritrovo per andare a tirare i bandòt.
MARTEDÌ 6
Alle 20.30, nell’aula magna dell’Itis, presentazione del libro di
Antonio Della Libera “Il linguaggio delle pietre - Vicende geologiche del territorio trevigiano”.
MERCOLEDÌ 8
Alle 14.30 a Meschio processione dell’Immacolata
In piazza Giovanni Paolo I Mercatino di Natale: mostra
dell’artigianato familiare con oltre cento espositori.
Farmacia di turno:
Pancotto, piazza Flaminio, telefono 043822375.
S
Don Martino Zagonel
«Negli incontri che si terranno al patronato Costantini, interverranno tutti i
parroci, gli eventuali vicari,
alcuni laici per parrocchia e
i rappresentanti delle religiose e dei religiosi. Gli incontri cominceranno il 6 dicembre e continueranno, una volta al mese, fino a maggio. Si affronteranno i temi
del cambiamento della società e della parrocchia, i
luoghi o orizzonti di un impegno missionario delle
parrocchie oggi, la missione e la comunità, la pastorale integrata alle unità pastorali e alla fine vi sarà l’approvazione di un testo conclusivo».
Isabella Mariotto
abato 4 dicembre,
alle 15.30 in Seminario, si tiene il convegno
“Il monastero e la città”
sulla storia del monastero dei Santi Ger vaso e
Protasio, dalla sua fondazione nel Bellunese al suo
trasferimento a San Giacomo nel XX secolo. I primi due interventi del convegno (Paola Donadi,
Giovanna Paolini) relazioneranno sulle vicende
storiche del convento; i
due successivi (Guglielmo Monti, Franco Posocco) porteranno l’at-
tenzione sul rapporto monastero-città in vari ambiti, come quello architettonico e paesaggistico.
L’ultima relazione (Emanuele Pasqualin) verterà
sulla musica delle monache, con un’esecuzione
dal vivo a cura dell’ensemble Cappella Artemisia. Nell’occasione sarà
anche distribuito un opuscolo che raccoglie la storia del monastero con alcuni interessanti documenti al proposito. Organizza l’associazione Amici di Vittorio Veneto.
SAN GIACOMO: concerto di
inaugurazione dell’organo Pugina
D
all’inizio dell’estate ha ripreso a far risuonare
le sue canne, dopo il restauro curato dalla ditta Paccagnella di Albignasego, l’organo Pugina di cui
si fregia la chiesa di San Giacomo. Mercoledì 8 dicembre alle 18 si terrà il concerto ufficiale di inaugurazione, con il maestro Sandro Carnelos all’organo e
le voci del coro Torre di Veglia diretto da Elvia Calabrese. Il programma è incentrato su musica seicentesca, settecentesca e ottocentesca.
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e
L’AZiON
Vittoriese
RISCOPERTI GRAZIE AI RESTAURI
Affreschi del Seicento
al capitello di Silvella
G
li anziani del
paese ricordano con chiarezza i racconti dei loro nonni. Era arrivato un tempo
in cui la peste si diffuse seminando la morte in diversi paesi, ma a Silvella di
Cordignano accadde che
l’epidemia si arrestò nel
luogo in cui oggi si trova
l’incrocio tra via Rovereto
e via Caposile. Proprio al
centro dell’intersezione tra
le due strade, venne allora
costruita una chiesetta, dedicata alla Madonna del
Carmine. Il piccolo edificio votivo, ancor oggi esistente, testimonia la fede
e la devozione di generazioni di residenti del posto.
Si narra poi che ci fu un
momento in cui, circa 150
anni fa, il torrente Friga
abbandonò i suoi argini
per riversarsi impetuoso
sui campi e sulle strade del
paese, allagando tutto. Ma
sempre lì, in quel punto in
cui la chiesetta è collocata,
l’acqua si fermò lasciando
all’asciutto le famiglie della zona.
Questo
il
passato del piccolo edificio sacro presso il
quale, nel periodo in cui fu
parroco don
Pozzobon, circa
un secolo fa, la
gente portava i
suoi gioielli per
ringraziare Maria delle grazie
ricevute.
Il presente è
invece legato all’impegno del
Comitato sportivi silvellesi
che si sta dando
da fare per riportare la chiesetta all’antico splendore. Da qui l’idea, portata avanti in primis dal vicepresidente
Franco Vettorel, di ripulire
e restaurare l’edicola, affidando i lavori, dopo aver
redatto apposito progetto,
alla ditta Primo Zanette.
Ed è nel mentre veniva effettuata la pulizia delle pareti che, da sotto l’intona-
spada conficcata. A sinistra si intravede un saio
francescano e un bambino
che fanno pensare a
sant’Antonio.
La data della costruzione della chiesetta e della
realizzazione delle opere
in essa contenute non si
conosce con precisione, da
studi effettuati dallo storico cordignanese Antonio
Cauz è emerso che il primo documento esistente
in cui si parla dell’edicola
della Madonna del Carmine risale al 1845. Ora dovrà
intervenire la Sovrintendenza per valutare il valore degli affreschi e dell’intonaco esterno in modo tale che il restauro possa
procedere. Chissà che
questo possa gettare nuova luce sul passato.
Gerda De Nardi
FREGONA:
serata con
Greenpeace
co, sono riemersi degli affreschi. Da una prima analisi della tecnica usata
sembra che essi risalgano
alla fine del Seicento o ai
primi del Settecento. Due
figure di santi si intravedono sui lati interni. A destra c’è con tutta probabilità san Sebastiano di cui
si notano, nel frammento
riaffiorato, i piedi con una
V
enerdì 3 alle 20.45
al centro sociale
di Fregona serata con alcuni volontari di Greenpeace che presenteranno
il progetto “Città amiche
delle foreste”. Organizza
l’Amministrazione comunale in collaborazione
con il Circolo di Sonego.
Domenica 5 dicembre 2004
37
MASSIMO GAVA E IL SUO LIBRO
Da Cordignano
a Londra... e ritorno
C
hi è Massimo Gava e
di cosa parla nel
suo libro, di prossima uscita, “The
zoo”, edito da Dario De Bastiani editore?
Lo scopriremo
questo sabato 4 dicembre alle 20.15
al teatro Francesconi di Cordignano. Nel
frattempo, rapiti dalla curiosità, abbiamo indagato,
a mo’ di Sherlock Holmes.
Le nostre ricerche ci hanno portato a Cordignano,
luogo di nascita dello scrittore, poco meno che quarantenne. Reduce dal successo riscosso in Inghilterra, paese dove Gava vive da
circa dieci anni e che lo ha
portato a lavorare per la Associated Press e viaggiare
come corrispondente per il
mondo, “The zoo” è un romanzo che, sull’onda de
“La fattoria degli animali”
di Orwell, parla di una rivolta degli animali, ambientata ai giorni nostri,
«con una capacità
critica,
un’arguzia e
un’acutezza
che consentono all’autore di
scandagliare il
nostro tempo,
dandoci ottimi
spunti di riflessione» spiega
l’assessore alla cultura di Cordignano
Guido De Carlo, che si dice entusiasta del testo. «Un
modo anche per capire che
i parti dell’ingegno non si
verificano solo nelle grandi
metropoli» prosegue l’assessore. E i presenti avranno modo di rendersene conto, sabato sera, grazie alla lettura di alcuni brani del testo a cura di Francesco Santini e Mariateresa Dalla Vedova, attori di
Teatro Orazero. Presenti in
sala i giovani di L.O.Gi.Co.,
«altro fiore all’occhiello della nostra cittadina» e un critico d’eccezione, la cui identità è ancora top secret.
Angela Deganis
38
e
L’AZiON
Bellunese / Vallata
Domenica 5 dicembre 2004
INCHIESTA IN SINISTRA PIAVE IL MISSIONARIO SBARDELLOTTO
Donne in politica?
Meglio se single
D
onne in politica?
Meglio se single! È quello
che è emerso contattando
alcune amministratrici della Sinistra Piave, che ricoprono diverse responsabilità, a diversi livelli e che
hanno alle spalle una discreta esperienza. Lo spunto all’approfondimento lo
ha dato il primo cittadino
di Trichiana, Fiorenza Da
Canal, che ha dichiarato a
L’Azione di potersi dedicare a tempo pieno a questo
impegno perché non sposata e perché può ancora
contare sull’aiuto dei genitori. Ovvero che per poter
essere a disposizione dei
cittadini di Trichiana a trecentosessanta gradi necessita di poter disporre di
tanto tempo, che non potrebbe avere qualora dovesse fare i conti con i doveri di moglie e mamma.
Un’analisi che condividono in pieno anche le sue
colleghe, per lo più single
come lei, ma anche da chi
è coniugata con prole. «U-
na donna in politica e nella pubblica amministrazione deve fare delle scelte
precise: la famiglia, la professione o l’impegno amministrativo-politico – sottolinea Flavia Colle, oggi in
minoranza a Lentiai, fino
all’ultima legislatura assessore alla Cultura e alla
Pubblica Istruzione nel
suo paese e
per la Provincia di Belluno
–. Per fare politica a tempo pieno e per
svolgere un servizio amministrativo bisogna poter
contare su una disponibilità e una libertà da altri incarichi personali e/o sociali. Anche perché finora
la gestione della politica è
vissuta con modalità e tempi dettati dagli uomini. Ad
esempio: le riunioni fatte di
sera, mal si conciliano con
chi dovrebbe fare cena, far
fare i compiti ai figli, metterli a letto. Specie se i bim-
bi sono piccini. C’è poi una
sostanziale differenza d’approccio fra le femmine e i
maschi. Le prime sentono
il peso dell’onere assunto,
come responsabilità nel
cercare le soluzioni ai vari
problemi e alle situazioni
da discernere.
I
secondi
guardano di
più al prestigio esterno
della carica, al
potere che essa fa loro derivare, sono forse un po’ più
cicale che formiche». «Posso svolgere il compito di
assessore ai servizi sociali
– rimarca Caterina Mira di
Mel –, perché ho solo la famiglia (con tre figli) e un
buon rapporto con il mio
compagno e perché c’è il
sindaco Ruggero Dalle
Sasse che fa da parafulmine in ogni circostanza dove non posso arrivarci. Sono comunque presente circa 36 ore alla settimana».
Loris Robassa
Colle:
“I tempi della
politica dettati
dagli uomini”
Cosa mi serve?
“Pane e latte”
E
ra il luglio del 1974
quando Severino
Sbardellotto partì come
coadiutore salesiano per
la missione di San Carlos
in Bolivia. La sua esperienza al servizio dei più
poveri è stato il tema di un
incontro organizzato dal
Cral farrese giovedì 25
novembre alle ex scuole
elementari del paese.
Trent’anni di servizio e di
impegno nella sua missione dove, grazie anche ai
contributi di denaro e materiale da parte di molta
gente e gruppi di volontariato di Mel e dintorni, Severino è riuscito a realizzare molte strutture per
dare aiuto e speranza a chi
è meno fortunato di noi.
Anche il Cral farrese ha
voluto dare il suo contributo donando a Severino
il corrispondente delle
ammonizioni date ai calciatori più scorretti nel
torneo di calcio di Ferragosto. «Non sono andato
in Bolivia per fare l’impresario – ha sottolineato
Severino –, ma per aiuta-
FOLLINA: IL 5 DICEMBRE
FORANIA ZUMELLESE:
MERCATINO DI NATALE INCONTRI SULLA SPERANZA
D
omenica 5 dicembre il centro di Follina ridiventa il “salotto” del
paese grazie al Mercatino di
Natale promosso dalla Pro
loco. Artisti, artigiani, commercianti, collezionisti del
paese e dell’intera Vallata espongono, per tutta la giornata, le loro produzioni: dai
prodotti alimentari a quelli
artigianali e decorativi, dalle collezioni agli articoli di
regalo confezionati a mano.
Inoltre ci saranno uno stand
di libri per bambini e una sezione di testi incentrati sulla storia locale, e una mostra fotografica sul paese.
Nel corso della giornata
sono previste anche visite
guidate all’abbazia.
MURA: Presepi
lungo le vie del paese
I
l 5 dicembre apre, a Mura di Cison, una mostra
di presepi lungo le vie del paese. La mostra, che rimane aperta fino al 6 gennaio 2005,
è promossa dalla comunità di
Mura.
È
iniziato con un incontro tenuto da don Giampiero Moret il cammino di fede sul tema: “Lieti
nella speranza, forti nella tribolazione” promosso dalla forania Zumellese. Il prossimo appuntamento è per
lunedì 13 dicembre con don Giorgio Lise che, partendo dal passo della lettera ai Romani “la speranza non
delude”, rifletterà sui destini ultimi dell’umanità. Gli
incontri successivi saranno tenuti, sempre al Palazzo
delle Contesse alle 20.30, da don Martino Zagonel, il
vescovo Zenti e don Roberto Camilotti.
MEL: In piazza quattro giorni
di mercatino pro missioni
N
ei giorni 5, 6, 7 e 8
dicembre nella piazza di Mel si tiene il Mercatino di Natale del gruppo di
volontariato “Vieni anche
tu”. Verranno esposti lavori manuali realizzati dalle
componenti il gruppo.
FOLLINA: RINVENUTE
ALTRE SALME DI SOLDATI
D
omenica 14 novembre, L’Azione intitolava nelle pagine interne della Vallata: “Cerimonia funebre a Follina. 12 soldati austriaci ora riposano in pace”.
Che erano poi quelli rinvenuti nell’ex cimitero di guerra austro-ungarico, già dimesso nel 1970. La cosa
sembrava finita lì, si trattava
solo di fare qualche altro
scrupoloso sondaggio, anche perché urge l’ampliamento del locale cimitero civile, che è a stretto confine
con quello ex di guerra. Purtroppo le ruspe sono state
di nuovo fermate per consentire il recupero di altre
12 salme di ex nemici, di cui
10 ad una profondità di quasi 2 metri. Diversi gli effetti
personali rinvenuti, fra cui
fedi matrimoniali, tanti bottoni, e un temperino, occhiali e lapis tutti su un caduto, e ancora parecchi rimasugli di “teli tenda”. «Ciò
fa supporre, che oltre i 900
morti ufficialmente inumati
e poi per lo più avviati agli
ossari – spiega Roberto Tessari, uno degli incaricati al
pietoso ufficio –, ce ne siano
diversi altri frettolosamente
sepolti dopo le stragi delle
battaglie del Solstizio e dell’ottobre del 1918, entrambe combattute senza risparmio sul vicino Piave». (MS)
Severino Sbardellotto
re i sacerdoti e i missionari. Io ho solo la quinta elementare e un corso di
muratori fatto a Mel. Ho
avuto però la fortuna di
imparare come si disegna
un progetto, di capire come leggerlo e come costruisce una casa, esperienze che mi sono poi servite in Bolivia. Quando sono arrivato a San Carlos
non c’era l’energia elettrica, non parliamo delle auto né delle scarpe o di una
giacca a vento. In tutti questi anni sono state realizzate tante costruzioni,
chiese, cappelle ma anche
oratori, campi da gioco, una scuola agricola della
quale sono il direttore, e una scuola meccanica attiva da tre anni. Abbiamo
anche una stazione radio
televisiva, la Ichilo, che utilizziamo per le nostre comunicazioni. La nostra
parrocchia è grande come
il Veneto e le comunicazioni e gli spostamenti sono difficili».
Normalmente ogni famiglia di San Carlos ha 5
o 6 bambini che «forse»
mangiano qualcosa a mezzogiorno. Grazie alle iniziative del gruppo “Vieni
anche tu” di Mel, due anni fa è stato realizzato un
grande salone nel Centro
del bambino denutrito, dove ogni mattina diamo una
colazione con pane e latte
ai numerosi bambini che
vengono al nostro centro.
A tale proposito nei
giorni scorsi Sbardellotto
è stato alle scuole elementari di Mel per parlare di questo bisogno e ha
lanciato il progetto “Pane
e latte” della durata di tre
anni. «Ho invitato i bambini a mettere da parte
qualcosa in questo periodo di Natale e a donarlo ai
loro coetanei di San Carlos, in modo che ogni mattina possano fare colazione con pane e latte!».
Sergio Cugnach
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e
L’AZiON
Quartier del Piave
A PIEVE DAL 3 ALL’8 DICEMBRE
Cinque giorni dolci
con CioccolArte
S
arà tutto ancora
più grande e invitante alla seconda
edizione di “CioccolArte”,
la manifestazione interamente dedicata allo squisito prodotto dolciario che
si svolgerà dal 3 all’8 dicembre nel centro storico
di Pieve di Soligo. Promossa insieme dai commercianti di Pieve, dal Comune e dalla Pro loco,
CioccolArte non nasconde
l’ambizione di far diventare presto Pieve la capitale
veneta del cioccolato, puntando ad un’edizione 2004
ricca di appuntamenti e
proposte.
Tra i protagonisti assoluti dell’evento, il consulente tecnico gastronomo
pasticcere Danilo Freguja
e l’executive chef Orlando
Scaggiante. Una novità
speciale sarà il cioccolatino di Pieve di Soligo, contenente il miele del Quartier del Piave e l’aroma della Grappa di Prosecco. La
tensostruttura in piazza
Vittorio Emanuele II ospiterà quindici espositori, alcuni dei quali in arrivo da
Piemonte, Emilia e Toscana. E ci saranno il concerto del 3 sera organizzato dall’Ail, l’ex tempore di pittura su
“Interpreta il
cioccolato” domenica 5 dicembre per le
vie del centro,
laboratori per
gli alunni delle
scuole elementari, degustazioni-cene in alcuni locali della zona e concorsi
per tutti. Questi gli orari di
apertura degli stand: venerdì 17-22; sabato e domenica 10-22; lunedì e
martedì 17-22; mercoledì
10-21. (MZ)
PIEVE:
I Belumat e
il Corocastel
M
artedì 7 dicembre, alle 20.30, al
teatro Careni di Pieve di
Soligo i Belumat, insieme a Valmor Marasca e
al Corocastel di Conegliano, presentano lo
spettacolo “Vutu venir in
Merica - incontro con le
nostre storie de qua e de
là del mar”.
La serata è promossa
dagli assessorati all’Associazionismo e alla Cultura del Comune di Pieve di Soligo in collaborazione con la Pro loco.
L’ingresso è gratuito. Al
termine è previsto un
brindisi. Per informazioni rivolgersi all’Ufficio
Cultura del Comune di
Pieve (telefono 0438985335).
PIEVE:
Concerto
per l’Ail
enerdì 3 dicembre, alle
20.30, all’auditorium “Battistella Moccia” di Pieve di Soligo si tiene un concerto per
l’Ail (Associazione italiana leucemie). Verranno eseguite arie
di Schubert,Verdi, Donizetti, Mozart, Brahms, Puccini, Mascagni.
V
FONTIGO: Concerto
e festa per San
Nicolò
S
abato 4 dicembre, alle
20.45, il coro San Nicola di Fontigo organizza il
Concerto di San Nicolò per
coro, orchestra e soprano solista. Nella chiesa parrocchiale si esibiranno la Piccola
Orchestra Veneta, la soprano
Paola Crema e il coro San Nicola. Proporranno brani di Bach, Vivaldi, Mozart e Haydn.
Il giorno successivo, 5 dicembre, alle 14 in piazza del
Popolo è festa per il “San Nicolò dei bambini”. L’evento –
promosso da Comune di Sernaglia e associazioni – prevede una serie di spettacoli per
bambini, dai burattini alle
sculture di palloncini, e culmina con la mostra dei presepi e con l’arrivo di San Nicolò che distribuirà doni a tutti i bambini presenti.
Domenica 5 dicembre 2004
FARRA:
Film per bambini
e ragazzi
L’
assessorato alle Politiche giovanili del
Comune di Farra di Soligo
organizza, insieme a un
gruppo di giovani, la rassegna cinematografica intitolata “Cinema d’autunno”. La
rassegna, realizzata in collaborazione con le tre parrocchie del territorio comunale, inizia giovedì 2 dicembre, alle 20.30, con la proiezione del film “Paycheck” al
centro sociale di Soligo. Giovedì 9 dicembre, alle 20.30,
proiezione del film “Save the
last dance” nella sala della
canonica di Farra di Soligo.
Gli altri appuntamenti sono
il 12 dicembre, alle 15.30 a
Col San Martino e giovedì
16 dicembre, alle 20.30, nel
centro sociale di Soligo. La
partecipazione è gratuita.
SOLIGHETTO:
Teatro
e radicchio
P
er la festa dell’Immacolata, patrona di Solighetto, torna in scena la storica compagnia teatrale parrocchiale “La Malintesa” con un
nuovo spettacolo. Il gruppo di
giovani attori, diretti da don
Francesco Casagrande, interpreterà la commedia “Quel
simpatico sagrestano” scritta
da Franco Roberto. L’appuntamento è per la sera dell’8 dicembre alle 20.30 nel teatro
parrocchiale.
Sempre in occasione della
festa patronale il Gruppo Giovani Solighetto organizza la
terza Mostra mercato del radicchio locale. Nelle serate del
3, 4, 5, 7 e 8 dicembre, in villa
Brandolini-Centro di cultura
“Fabbri”, gli stessi giovani e alcuni ristoratori locali propongono menù a base di radicchio.
MORIAGO: MEDAGLIA A MORGAN
S
abato 4 dicembre (alle 10.30) a “casa Morgani”, a ponente dell’Isola dei Morti, in Comune di Moriago
della Battaglia, Cirillo Morgan (nella foto), classe 1916, miracolosamente sopravvissuto, seppur gravemente ferito, alla granata italiana tirata dal Montello il 5 dicembre del 1917
che fece sei morti e sei feriti, riceve dall’Amministrazione
comunale una medaglia d’argento “in segno di solidarietà
per le gravi sofferenze e lutti patiti”. Con la stessa motivazione aveva ricevuto lo scorso 3 novembre, all’Isola dei Morti, una medaglia di bronzo dal Capo dello Stato Ciampi. (MS)
39
e
L’AZiON
ANCHE L’UDC MANIFESTA PERPLESSITÀ
Area ex Zanussi,
bonifica contestata
I
l Comune di Conegliano non farà marcia indietro sull’approvazione
(delibera di giunta 404 del 27
settembre 2004) del progetto
preliminare di bonifica della Conegliano Iniziative Immobiliari
relativo alle aree Nord e Mensa dell’area ex Zanussi. Secondo il progetto presentato dall’immobiliare proprietaria, il terreno inquinato presente a macchia di leopardo 2,5 metri sotto
il piano di campagna nell’ex sito industriale non verrà asportato, ma sarà isolato e interrato
a livello delle fondamenta dei
nuovi edifici. La mozione presentata dalla Margherita (e sottoscritta da tutto il centrosinistra) è stata respinta con 16 voti contrari, 8 voti favorevoli e 4
astensioni, durante la seduta
del consiglio comunale del 24
novembre scorso. Alcune perplessità all’interno del blocco di
maggioranza sono state sollevate dall’Udc, che si è astenuto
e ha esortato la giunta a rivagliare la questione per trovare
“soluzioni migliori”. Nell’area
Nord, dovranno sorgere oltre
al nuovo municipio e all’audi-
Domenica 5 dicembre 2004
Conegliano
torium, alla piazza, al parco pubblico, villette e palazzi. Insomma, è un’area destinata a uso abitativo e a servizi. Ma è inquinata dai residui di 50 anni di lavorazioni industriali, in particolare da metalli pesanti (nichel, rame, zinco, cadmio, mercurio, arsenico, piombo) e idrocarburi pesanti. Sostanze,
dunque, anche cancerogene.
La Conegliano Iniziative Immobiliari ha presentato un progetto preliminare di bonifica
che non prevede la rimozione
totale e lo smaltimento in discarica o in cementificio delle
terre di fonderia e di tutto il terreno da esse contaminato o altre tecniche di bonifica totale
(on site e off site) perché l’applicazione di tali tecnologie non
sarebbe economicamente sostenibile (ai sensi art. 5 D.M.
471/99), comportando una riduzione dell’utile di impresa del
22-26%. L’intervento di bonifica
presentato non garantisce quindi la riduzione degli inquinanti
secondo limiti di legge per le aree residenziali. Il progetto è
stato discusso nella Conferenza dei Servizi del 26 maggio
scorso. In questa sede, Arpav e
la Provincia di Treviso, che poi
dovrà certificare l’avvenuta bonifica del sito, hanno dato parere negativo al progetto. I due
enti hanno sollevato perplessità
circa l’insostenibilità dei costi
di bonifica: la perdita economica della società sarebbe “solo
temporanea per la necessità
che si verrebbe a creare di chiedere ulteriori finanziamenti”,
perdita poi “recuperabile in fase conclusiva di vendita degli
immobili”. Inoltre, l’immobiliare non avrebbe dimostrato l’inesistenza di tecnologie capaci
di ridurre la concentrazione di
inquinanti presenti secondo i limiti previsti dalla legge. Anche
l’Ulss 7 ha fatto pervenire parere negativo. L’Amministrazione comunale, convinta che il
progetto di bonifica dell’immobiliare dia “ampie garanzie in
merito alla salvaguardia della
salute pubblica e ambientale”,
ha commissionato uno studio
tecnico che conferma la non pericolosità della bonifica prevista e l’insostenibilità economica di una “bonifica totale”.
Francesca Nicastro
EVENTI
Venerdì 10
la consegna
del Premio
Civilitas
V
enerdì 10 dicembre,
alle 18, nella Sala dei
Battuti del Duomo di Conegliano si terrà la cerimonia
ufficiale di consegna del
Premio Civilitas 2004 che
quest’anno è stato assegnato a Giovanni Paolo II. A ritirarlo sarà un rappresentante del Pontefice. Alla cerimonia prenderà parte anche Ernesto Olivero, che riceverà il Premio Civilitas
2004 Decima Edizione.
Anche quest’anno i promotori della manifestazione
- Associazione Dama Castellana e Città di Conegliano - hanno voluto premiare
alcune persone del territorio coneglianese che si sono
distinte per il loro spirito di
servizio. Si tratta di Giuseppe Corsi, Angelo e Luigina
Cucciol, don Igino Facchinello, Gianni Miraval, Dante Zanardo, Luigi Zanardo,
Uberto Pagotto, Sandro De
Nardi e Umberto Ulmanella. Riconoscimento alla memoria per Marisa Ferrari,
Valerio Buccilli, Matteo Mosca e suor Assunta Stocco.
45
CITTÀ E SOLIDARIETÀ,
CONVEGNO AL S. FRANCESCO
“C
onegliano e la solidarietà: il ruolo della comunità locale” è il titolo del convegno in programma giovedì 9 dicembre, alle 20.30, nella sala conferenze dell’ex Convento di San Francesco. Interverranno: Loris Balliana, assessore alla Famiglia, Carmen
Prizzon, del Servizio età evolutiva dell’Ulss 7, don Ferruccio Sant, direttore della Caritas diocesana, Stefano
Dall’Agata, di Banca Popolare Etica, e Walter Dondi, della Cooperativa Adriatica.
ERNESTO OLIVERO
AL TEATRO TONIOLO
V
enerdì 10 dicembre,
all
20.30, al teatro Toniolo
di Conegliano il centro
culturale Humanitas ospita Ernesto Olivero,
fondatore del Sermig
(Servizio Missionario
Giovani) di Torino, per
un incontro dal titolo
“Città di pace, città di
guerra”.
BAGNOLO: A TEATRO
CON “MATO DE GUERA”
S
abato 4 dicembre, alle 21, il Satiro Teatro presenta, al teatro parrocchiale di Bagnolo, lo spettacolo “Mato de guera” di Gian Domenico Mazzocato per la
regia di Roberto Cuppone. Ingresso: adulti 7 euro, bambini 2 euro. Si tratta del penultimo spettacolo della rassegna “Bagnolo a teatro” promossa da parrocchia, Giovani Bagnolo e Polisportiva Valcervano.
46
ACCORDO TRA MARENO E S. LUCIA
Area ex Derry, le scelte
messe nero su bianco
L
e Amministrazioni di Santa Lucia
e di Mareno hanno ufficialmente reso nota
la decisione di collaborare
per pianificare una qualificazione territoriale della
“Lottizzazione Derry” di
Bocca di Strada. L’annuncio è stato dato nei giorni
scorsi nel corso di una conferenza stampa. I sindaci
dei due Comuni hanno sottoscritto un documento in
cui si individua la destinazione dell’area: asilo nido,
spazi riservati all’aggregazione, parco pubblico e zona residenziale. Interessante il progetto del parco
Bolda che vede un avveniristico sovrappasso verde
scavalcare la Provinciale e
raggiungere la chiesa di
Bocca di Strada. Inoltre le
piste ciclabili uniranno la
parrocchia al centro di Mareno.
«Il progetto pilota che
ci vede coinvolti è precursore dei nuovi Prg con i
quali la Regione Veneto intende creare “Sistemi di
Rete” – ha spiegato il sindaco di Santa Lucia Fio-
P
er l’Associazione
Radiantistica Trevigiana Gruppo Radio Italia Alfa Tango di Santa Lucia di Piave è il
tempo di festeggiare il
25º compleanno. La particolarità del gruppo è
che, oltre a dedicarsi al
radiantismo amatoriale,
si occupa di proporre iniziative culturali per far
conoscere il mondo dell’etere, con risultati davvero sorprendenti. Venticinque anni fa l’associazione muoveva i suoi
primi passi, impegnandosi inizialmente nell’assistenza radio alle
corse ciclistiche. «Nel
1985 – spiega il presidente dell’Art Giovanni
Furlan – abbiamo fatto
una grossa assistenza
all’arrivo della tappa del
Bocca di Strada: l’area ex Derry
renzo Fantinel – con una
conseguente ottimizzazione di costi e servizi».
Le Amministrazioni intendono realizzare le priorità definite dalla convenzione attraverso il coinvolgimento del privato e pongono come elemento discriminante nella contrattazione il maggiore ritorno per il realizzo di tali opere pubbliche.
Replicando alle accuse
della minoranza, il sindaco di Mareno Eugenio
Tocchet, ha sottolineato
come «nel decennio 19932003 l’allora maggioranza
S. LUCIA
Radio
Alfa Tango
compie
25 anni
Giro d’Italia sul Montello. È stata un’esperienza
molto importante che ci
ha fatto inoltre riflettere sul futuro del gruppo. Abbiamo capito che
era giunto il momento
di scegliere se continuare e specializzarsi
con le radio assistenze
o optare per seguire, come è previsto anche dallo statuto, le iniziative
culturali». In risposta a
questo è uscito nel 1988
e
L’AZiON
Coneglianese
Domenica 5 dicembre 2004
(oggi minoranza ndr) ha
dato la possibilità di edificare circa 3 mila appartamenti ai privati sprecando
a piene mani un potere
contrattuale che oggi a noi
rimane risicato».
Una ulteriore novità
della zona interessata l’ha
aggiunta l’assessore Marco Giacuzzo: una rotonda
sostituirà l’incrocio posto
di fronte alla chiesa. I tecnici della Provincia hanno
già fatto i sopralluoghi e il
tutto è in fase di studio
mentre con il 2005 incominceranno i lavori».
Loretta Bellussi
il libro “Trasmissioni e
fatti della Grande Guerra” scritto da Giovanni
Furlan e Gianni Miraval
nel 70º della vittoria.
Il 25º dell’associazione
vivrà un momento celebrativo par ticolare domenica 5 dicembre quando, alle 10.30 a Ca’ Lozzio
Incontri di Piavon di Oderzo, sarà presentato il
13º calendario marconiano realizzato dall’Art e ideato da Gianni Miraval.
Nella mattinata si terrà
poi l’inter vento del presidente Furlan su “25 anni
tra radio e cultura di Marca”. Nel pomeriggio visita al “Museo la bella radio” di San Biagio di Callalta con il quale la realtà
di Santa Lucia ha avviato
uno stretto rappor to di
collaborazione. (GDN)
SUSEGANA:
Mercatino
pro parrocchia
U
n gruppo di mamme
e nonne di Susegana hanno realizzato una serie
di lavori a mano con lo scopo di raccogliere fondi per le
opere parrocchiali. La mostra-mercato è allestita in oratorio e propone parecchie
idee per i regali di Natale: dai
ricami alla maglieria, dal cucito al decoupage. La mostra
è aperta: sabato 4 dicembre
15-19.30; domenica 5 dicembre 8.30-12 e 15-19.30; lunedì
6 dicembre 8-10.30 e 1719.30; martedì 7 dicembre 810.30 e 17-19.30; mercoledì
8 dicembre 8.30-12.30 e 15-
GODEGA:
Convegno sulla
famiglia
C
ome cambia la famiglia? Come venirle incontro? È questo
il tema di “Famiglia-famiglie; nuove identità e
nuovi bisogni”, conferenza del sociologo dell’Università di Venezia
Vittorio Filippi che si
terrà giovedì 9 dicembre
20.30 al palaingresso
della fiera di Godega. È
organizzato dall’assessorato alle politiche giovanili del Comune di Godega nell’ambito del
Progetto operativo di comunità 2004.
SAN FIOR:
Rassegna
corale
S
abato 11 dicembre, alle 20.30, nella chiesa
di San Fior di Sotto ci sarà la
prima rassegna corale di Natale. Apriranno la serata il Coro di San Fior di Sopra guidato dal maestro Ennio Visentin e la corale Santa Giustina di San Fior di sotto guidata dal maestro Vanni Mazzer. Seguiranno il Coro di
Cappella Maggiore e la corale Tiziano Vecellio di Castello Roganzuolo. Musiche di
Bach, Beethoven e Bramhs
con intermezzi strumentali.
Parteciperà il tenore Andrea
Modolo. Ingresso libero.
e
L’AZiON
Friuli
LUNEDÌ 6 A SACILE
WEEK-END RICCO DI APPUNTAMENTI
Galleria Casarini
a Palazzo Carli
Caneva in festa
per santa Barbara
S
arà un momento
particolarmente intenso e ricco di appuntamenti quello che i canevesi saranno chiamati a vivere in questo fine settimana. Tutto inizierà sabato 4 dicembre con la tradizionale festa dedicata a
santa Barbara, la patrona
dei minatori e dei cavatori. La comunità canevese,
da sempre interessata all’attività estrattiva, si ritroverà, fin dalla mattinata,
per partecipare alle cerimonie religiose, in onore
della santa, che si terranno a Caneva e a Fratta. Al
momento religioso seguirà la commemorazione
di quanti, in quest’attività,
hanno perso la vita. Dopo
il tradizionale sparo di
mortaretti, soci e simpatizzanti delle due associazioni di categoria si ritroveranno attorno ad un tavolo imbandito per trascorrere qualche ora in serenità ed allegria.
Assai ricca di iniziative
anche la giornata seguente, domenica 5 dicembre.
In mattinata è previsto l’arrivo di una folta delegazione della cittadina austriaca di Seeboden. La comunità carinziana che, da
anni, mantiene rapporti di
amicizia e di gemellaggio
con Caneva, recherà in dono alla parrocchia, come
ormai tradizione consolidata, l’Advent Kranz, la Corona dell’Avvento. Trattasi di una specie di ghirlanda di consistenti dimensioni, intrecciata con migliaia di rametti di pino e
sormontata da quattro ceri che, in occasione dell’Avvento, assume una rilevanza religiosa e simbolica particolare in tutti i
paesi di cultura tedesca.
Dopo la Messa, anima-
ta da un quartetto vocale di
Millstatt, nella piazza antistante verrà allestito anche
il tradizionale Mercatino
di Natale, ricco di specialità gastronomiche carinziane e di addobbi natalizi.
Nel primo pomeriggio,
le numerose e ben fornite
bancarelle allestite, sempre nella piazza centrale,
dalle numerose associazioni sportive e ricreative
presenti nel contesto locale, offriranno ai presenti alcuni dei prodotti tipici della cucina locale, e ricorderanno a tutti la necessità di
dare una mano anche a
quanti soffrono per problemi di salute. L’intero ricavato di questa manifestazione sarà devoluto al
Cro di Aviano, tramite l’associazione “Via di Natale”.
Un momento di allegria
sarà anche offerto a tutti i
bambini con l’arrivo di san
Nicolò su un carro trainato da un asino, e con vari
altri spettacoli di animazione, predisposti dall’Amministrazione comu-
U
n evento davvero
eccezionale in
occasione di San Nicolò,
quest’anno a Sacile!
Lunedì 6 dicembre
alle 18.30 verrà uf ficialmente inaugurata,
alla presenza del Vescovo Giuseppe Zenti e delle autorità regionali,
provinciali e comunali,
Un’immagine di santa Barbara, patrona
dei minatori
nale.
Alle 17.30 appuntamento di nuovo, per tutti, nella chiesa parrocchiale, per
il Concerto natalizio offerto dai cori di tutte le parrocchie del territorio canevese.
Al termine della rassegna corale, nel giardino
della piazza verrà acceso
l’albero di Natale, dono di
alcuni rappresentanti della cittadina bavarese di
Neumarck St. Veit da anni
gemellata con Caneva.
Luciano Borin
Un monumento
al minatore a Fratta
P
er Fratta di Caneva una nuova dimostrazione
di attaccamento al mondo e alla storia dei minatori. In occasione della celebrazione di Santa Barbara viene inaugurato sabato un
monumento che sarà collocato
davanti al museo del minatore
e alla sede dell’Aiem, l’Associazione italiana migratori ed exminatori emigranti.
La statua in bronzo, opera
dello scultore bellunese Antonio Bottegal, è intitolata “Fuga
dalla miniera”.
L’inaugurazione del monumento è in programma sabato
4 dicembre dopo la messa delle 10.30.
menti
a
t
n
u
App
VENERDÌ 3 DICEMBRE
Dalle 17 alle 18.30 a palazzo Carli di
Sacile è aperto il Centro di consulenza
familiare.
Dalle 15.30 alle 18 in via Mazzini a
Sacile è aperto il Centro di ascolto Caritas.
SABATO 4
Alle 15 a palazzo Carli di Sacile si incontrano i genitori dei comunicandi sul
tema “Questo è il giorno del Signore.
Perché ogni domenica l’Eucaristia”.
Alla Messa delle 19 in duomo a Sacile canta la corale Martianus diretta da
Roberto Cescut, all’organo Alex Gai.
Alla Messa delle 19 in duomo a Sacile si terrà un concerto di musica sacra
dell’Officium Consort di Pordenone diretto dal maestro Danilo Zeni.
LUNEDÌ 6
In occasione della Festa di San Ni-
Domenica 5 dicembre 2004
colò, patrono di Sacile, il vescovo Zenti
inaugurerà le nuove strutture dell’oratorio e celebrerà in duomo la Messa della sera.
Durante il pomeriggio, passaggio di
San Nicolò per le strade di Sacile.
GIOVEDÌ 9
“Sul tetto del mondo - Everest 2004”
è il titolo della serata di diapositive a cura di Adriano Dal Cin, coneglianese, sull’Everest di persona. È in programma
per giovedì 9 dicembre alle 20.45 in sala Capitanio a palazzo Carli di Sacile.
SABAT0 11
Nel Duomo San Nicolò la Corale Vincenzo Ruffo proporrà alle 20.30 il tradizionale Concerto di Natale. Il programma: “Dettingen te Deum” di G.F. Haendel, con l’Orchestra Camerata Labacensis di Lubiana, la Corale Vincenzo
Ruffo di Sacile e il Coro Polifonico Città
di Pordenone. Direttore: Alberto Pollesel. Ingresso gratuito.
la Galleria d’arte moderna Pino Casarini, allestita nel piano nobile
di Palazzo Carli, in piazza Duomo.
Contemporaneamente verrà anche aperta la
Mostra “Pino Casarini
scenografo: l’Aida del
1963 all’Arena di Verona”.
BRUGNERA: L’8 dicembre
c’è la Festa dello sport
L’
8 dicembre ritorna l’annuale Festa dello sport organizzata dal Comune di Brugnera e giunta alla sesta edizione. Il 2004 si è rivelato ricco di soddisfazioni sportive per gli atleti e le società brugneresi. Sono ben diciotto, infatti, i campioni italiani: gli atleti dell’Atletica Brugnera Isadora Castellani nella
corsa in montagna e nella mezza maratona juniores e nella corsa in montagna juniores e assoluta a squadre, Lucio Buratti
nel lancio del giavellotto master 45, Michelangelo Salvadore negli 800 metri master 35, Sara Terpin nella corsa in montagna juniores e assoluta a squadre, Ennio Zampieri nei 300 siepi master 50, Gabriella Ramani, Katrin Prennushi, Elena
Sciortino e Tamara Vecchiet nella staffetta 4x400 master 40, Renate Fauner,
47
Questo importante evento artistico si colloca nel contesto della benedizione che il Vescovo impartirà alle 18.00
al “Centro Parrocchiale
Palazzo Carli”.
A far da premessa a
questi eventi, alle 17 al
Cinema Teatro Ruffo, ci
sarà una proiezione delle diapositive delle opere dell’artista restaurate negli anni 20022004.
Chiuderà la giornata
la santa messa in Duomo alle 19.30 in onore
el patrono San Nicolò,
presieduta dal Vescovo.
Maria Teresa Gobbo e Daniela Spinotti
nella corsa in montagna seniores e assoluta a squadre; il ciclista Saveriano
Sangion (Ima Moro Brugnotto) nel chilometro da fermo e nella velocità olimpica open; i ginnasti della Nuova Realtà Omar Pessotto e Andrea Buriola nel Percorso vita e Federica Da Ros nel Trofeo
Gymteam.
Per il quinto anno, inoltre, è stato istituito il premio “Studenti - atleti” a favore
di tre alunni di età compresa fra gli 11 e
i 19 anni, distintisi nello sport senza trascurare lo studio. Il premio consiste in
tre borse di studio del valore di 260 euro
ciascuna offerte dalla filiale di Maron della Banca di credito cooperativo della Marca. Infine saranno premiati un dirigente
ed un atleta per ogni società segnalati dalla società di appartenenza e la squadra juniores della Polisportiva Basket Brugnera vincitrice del titolo provinciale.
48
VIAGGIO NEGLI ORATORI
DELLA FORANIA OPITERGINA / 2
A Camino, in patronato
giochi, feste e formazione
È
il marzo del
1997 quando a
Camino alcuni
genitori pensano di avviare un’attività di oratorio
nei locali della parrocchia
da poco rinnovati e ampliati. All’inizio sono in pochi a crederci ed è lo scetticismo a prevalere, viste
le alternative presenti in
zona, il calo delle nascite
in paese e la chiusura delle scuole che aveva inflitto un altro colpo all’identità del paese, già provata
dalla vicinanza con Oderzo.
E così sabato 3 maggio
cominciano timidamente
le attività del patronato,
grazie anche al continuo
sostegno del parroco don
Vittore e alla presenza di
un gruppo di adolescenti
che aumenterà negli anni
a venire.
Due anni dopo questi
sono ancora pochi per pianificare un’attività estiva
(il Grest partirà tre anni
dopo), così la formula del
Alcuni ragazzi di Camino durante una partita a “Quidditch”, gioco ispirato
alla battaglia delle scope resa celebre da Harry Potter
patronato si evolve adottando per quanto possibile quella dei Grest della
zona, con mezz’ora di canto, un’ora di gioco programmato, la merenda,
un’ora di attività libera, il
cerchio finale. Col passare del tempo le forze in
campo aumentano e nel
2003 vengono introdotti i
corsi di danza e di chitarra, entrambi organizzati
da componenti del Grup-
e
L’AZiON
Opitergino
Domenica 5 dicembre 2004
po Giovani, che non a caso è riuscito a formarsi
stabilmente solo dopo alcuni anni di patronato.
Da un po’ di tempo infine il patronato organizza delle periodiche “giornate di formazione”: dopo
la giornata della prevenzione dentaria e l’incontro
con i volontari della Croce Rossa, quest’anno è stata la volta della visita alla
caserma dei Vigili del fuo-
È gestito ODERZO / A PARTIRE DAL 2005
da 23
genitori
e 15
ragazzi
n aiuto economico co, Ise, per il resto la deli-
Un aiuto per i
bimbi all’asilo nido
U
alle famiglie che decidano di far accudire i loro piccolini in asilo nido. Accadrà a Oderzo, a partire
dall’inizio del 2005. Tempo
ancora qualche settimana –
assicura l’assessore Battistella – e il provvedimento,
in via di definizione, verrà
deliberato. Sostanzialmente, ciò che ancora manca è
l’individuazione della soglia
di reddito dalla quale l’intervento potrà innescarsi.
Quattro le strutture “accreditate”, private, che hanno aderito al bando emesso
dal Comune opitergino e
che dispongono dei requisiti contemplati.
Tutto ha avuto inizio da
un ordine del giorno presentato in consiglio comunale dall’Ulivo, condiviso all’unanimità da tutte le forze
politiche. Chiaro l’obiettivo:
consentire ad una larga fascia di famiglie – individuate secondo standard medi:
entrambi i genitori che lavorino, un affitto da pagare
o un mutuo casa da sostenere – di usufruire dei servigi che sono in grado di offrire strutture adeguate, appunto “accreditate” (che abbiano cioè un progetto psico-pedagogico e siano in
regola con le prescrizioni di
natura igienico-sanitarie).
Da individuare, dicevamo, i livelli di reddito. Si tiene conto – prosegue l’assessore Battistella – dell’Indicatore socio economi-
bera è di fatto già pronta e
passerà quindi sicuramente entro Natale. Il provvedimento ha in sé i requisiti
per diventare davvero molto popolare e raggiungere
così una bella fetta di famiglie opitergine. Conterà
anche il numero di figli:
maggiore è, maggiore sarà
il punteggio assegnato. «Il
primo anno sarà un po’ di
prova – spiega l’assessore –
e ci consentirà di valutare
bene le ricadute e le eventuali correzioni di rotta da
apportare al provvedimento».
L’aiuto verrà dato in due
momenti dell’anno, a cadenza semestrale: a giugno
e a dicembre. Una soluzione più razionale e semplice, rispetto ad un’assegnazione mensile.
Oggi a Oderzo i bambini seguiti in asilo nido sono
un buon centinaio, mentre
nelle scuole materne sono
circa 170 al Moro, divenuto asilo parrocchiale, e altri
330-340 nelle tre materne
pubbliche: a Piavon, Trepiere e Camino.
Ed ecco i quattro asili nido accreditati. Il nido integrato dell’asilo Moro; “Il
piccolo principe” di Colfrancui, in affitto nei locali
parrocchiali; il Nido al sole;
Il centro famiglia. Gli ultimi due sono strutture private non collegate a realtà
parrocchiali.
Valerio Cupidi
SAN POLO DI PIAVE
svolta nell’attività del Premio Mazzotti, promuovendo una serie di convegni
ad alto livello, dei quali sono sempre stati prodotti gli
atti, documenti preziosi, ricercati da studiosi, lettori,
studenti.
L’altra novità annunciata è che nel 2005 ci sarà un
“premio speciale”, promosso dallo sponsor Veneto Banca, che coinvolgerà i lettori nell’assegnazione. Tutto si è svolto secondo la migliore tradizione, seguendo una spettacolare coreografia creata
con la struttura trasparente collocata fra gli alberi del
Parco Gambrinus che ha
ospitato le centinaia di persone convenute. Accanto
agli scrittori premiati quest’anno è salito sul palco
anche il Comitato dei “Cittadini di Fanzolo per Fanzolo”, al quale la giuria ha
attribuito il premio Honoris Causa, per avere saputo dar corpo ad un ideale:
la positiva soluzione delle
campagne intorno a villa Emo che, senza la mobilitazione collettiva, avrebbero
potuto esser stravolte dall’escavazione della ghiaia.
Annalisa Fregonese
co di Motta, e ora si parla
di organizzare una giornata in questura a Treviso. Il patronato promuove
inoltre alcuni eventi ricorrenti tra cui spicca la
festa di San Giovanni Bosco col pranzo per le famiglie, e da quest’anno una volta al mese la giornata al patronato termina
con la Messa delle 18.
Altra novità è la “classifica a punti individuale”:
i componenti della squadra che vince il gioco organizzato guadagnano tre
punti, gli altri un punto per
la presenza. In questo modo si stanno formando tre
classifiche nelle quali i ragazzi sono divisi per età, e
a maggio ci sarà un bel
premio per i vincitori: la
sfida sarà di sicuro incerta fino alla fine, vista la media di 35 ragazzi presenti
ogni sabato.
Il patronato di Camino
non è legato ad alcuna associazione e si finanzia
principalmente con gli introiti della lotteria che si
svolge il 6 gennaio. Viene
gestito e animato da 23 genitori e 15 ragazzi di età
compresa tra i 14 e i 21 anni i quali, divisi in cinque
gruppi, si avvicendano ogni cinque settimane nella presenza, con un sistema adottato anche da
qualche oratorio vicino.
Andrea Pizzinat
Premio Mazzotti:
Posocco presidente
N
ovità al Premio
Mazzotti. È cambiata la presidenza e, nel
2005, ci sarà un nuovo premio speciale. L’annuncio è
stato dato in occasione della consegna dei premi agli
autori, avvenuta sabato 20
al Parco Gambrinus. Franco Posocco è il nuovo presidente dell’Associazione
omonima, che ispira il suo
operato all’indimenticabile
figura di Bepi Mazzotti. A
sorpresa il presidente
Francesco Cetti Serbello-
ni, che in mattinata aveva
ricevuto la cittadinanza onoraria dal consiglio comunale di San Polo, ha comunicato la sua rinuncia.
«Una rinuncia sofferta – ha
detto il presidente, studioso insigne e notissimo non
solo in Italia, anche per esser stato il presidente del
Touring club italiano – maturata contro l’affettuosa
pressione degli altri componenti». La presidenza di
Cetti Serbelloni, durata sette anni, ha segnato una
e
L’AZiON
Mottense
VOLUTO ANCHE DAI COMMERCIANTI
Domenica 5 dicembre 2004
STRUTTURA POLIVALENTE
Il mercato tornerà Nuovo centro anziani
in piazza Luzzatti in via De Gasperi
I
l mercato tornerà nell’originale ubicazione di piazza Luzzatti. Negli
ultimi giorni si è discusso parecchio sull’argomento e molti sono i commercianti preoccupati della possibilità che
il mercato resti in borgo Aleandro. «Il
mercato tornerà in piazza – dice l’assessore comunale al commercio Giorgio
Bianco – e questo non era assolutamente in discussione. D’altra parte il punto era inserito nel nostro programma elettorale, per cui ora andiamo a realizzare solamente quanto previsto. Certo i problemi logistici, una volta completato il rinnovamento del centro storico, sono manifesti. Stiamo studiando varie alternative perché ovviamente lo spazio disponibile non sarà più quello di prima. In questo senso i progetti che abbiamo per piazza San Rocco e i lavori di prossima fattura per piazza dei Grani saranno fondamentali. Allora tutti gli ambulanti avranno la possibilità di tornare in piazza e rendere il mercato bisettimanale ancor più
ricco e funzionale. Stiamo lavorando affinché siano contenti non solo gli ambulanti ma anche i commercianti di Motta,
che vogliono il ritorno del mercato in centro. Ripeto: da quando siamo stati eletti
stiamo procedendo alla realizzazione di tale volontà. Ma dobbiamo andare con i piedi di piombo, in maniera molto prudente
per accontentare tutti». Tempi? «Naturalmente tutto dipende dagli sviluppi dei
P
Cappati, o Confraternita del Santissimo, è un istituto religioso antico.
Decaduto negli ultimi secoli, è a Motta
tornato in auge. Domenica 21 novembre
c’è stata la “promessa di fedeltà” dei confratelli in Duomo, durante la Messa.
A Motta l’istituto non è nuovo: «Nel
2000 – ha detto il parroco mottense, monsignor Rino Bruseghin – fu l’anno del Giubileo dell’Incarnazione e nella nostra parrocchia si pensò a ricostituire la Confraternita del Santissimo Sacramento. I confratelli svolgono servizio nella festa del
Corpus Domini, nelle 40 Ore di Adorazione, durante la Settimana Santa e du-
zie alla collaborazione dell’associazione bocciofila».
Il progetto sarà caratterizzato da due finalità:
verrà realizzato un campo
per il gioco delle bocce aperto a tutti che poi verrà
gestito, dall’associazione
bocciofila di Motta a cui il
comune, in cambio dell’operato, concederà un contributo annuo. Accanto a
questa, però, sorgerà anche una struttura ex novo
che fungerà da centro anziani. «Credo sia importante dare a tutti, anche agli anziani, un punto di incontro – prosegue il primo
cittadino mottense – e a
Motta esiste anche un’associazione anziani che lavora bene e che propone ogni anno iniziative importanti. È fondamentale dare
a chi opera in questo campo una sede adeguata».
lavori in cantiere, tra cui non ultimo anare imminente la ziamento dell’opera nel biche il parcheggio dell’Alzaia, uno sbocco
realizzazione di una lancio delle opere pubbliper le auto che risulterà fondamentale in struttura polivalente adibi- che del 2005 – ha detto il
futuro». I banchi del mercato erano stati ta a bocciofila e centro an- sindaco Graziano Panighel
trasferiti in borgo Aleandro da piazza Luz- ziani, di cui più volte in se- – e abbiamo individuato la
zatti in seguito ai lavori di ristrutturazio- de istituzionale si era par- zona dove poter realizzare
ne del centro storico, nel frattempo com- lato in passato. Le associa- il progetto, in via De Gapletamente ristrutturato e dotato di nuo- zioni impegnate nel socia- speri a ridosso dei campi
va pavimentazione. Nel 2002, quando le infatti sottolineavano la da tennis. Siamo in attesa
Motta era commissariata in seguito ad u- necessità di uno spazio per di vedere a giorni il prona grave crisi di giunta, un gruppo di com- anziani, mentre la locale getto definitivo e quando
mercianti aveva fatto richiesta che i ban- società bocciofila, che da sarà approvato partiranno
chi tornassero in piazza; la decisione poi anni raccoglie allori in tut- i lavori. Il costo dell’operafu procrastinata dal commissario e l’ar- to il territorio nazionale, zione dovrebbe aggirarsi
gomento è ora sotto la lente di ingrandi- necessita di una struttura sul milione e 100 mila eumento dell’Amministrazione che in que- per le proprie attività. «Ab- ro: la struttura verrà stusti mesi ha discusso in Giunta del pro- biamo già previsto il finan- diata e attivata anche grablema e ha organizzato alcuni incontri
per capire la volontà
dei commercianti. Da
allora alcune riunioni
niziati i lavori per la realizzazione in città della rotatoria di San vinciale 53, meavevano sottolineato
Antonino. La rotonda in costruzione sostituisce già in questo pe- glio conosciuta
la volontà dei comriodo
l’incrocio semaforico. Da qualche giorno è operativo il can- a Motta come
mercianti di riportare
tiere. In base al contratto con la ditta costruttrice la consegna via Magnadola,
i banchi in centro,
dell’opera dovrebbe avvenire entro fine anno. Oltre alla rotatoria ossia l’arteria
convenendo tuttavia
verrà realizzato anche un sottopasso ciclo-pedonale sul lato de- che attraversa
con le istituzioni costro di via Aldo Moro in direzione Gorgo al Monticano. Prevista la zona indume il nuovo mercato,
pure la realizzazione di un sottopasso in via Campagnole, lungo striale sud, una
per forza di cose, non
la statale “Postumia”.
delle più grandi del territorio. Per la sua applicazione manca però
potrà essere più orIl costo delle due opere è di circa 300 mila euro. Nel frattempo ancora il via libera della provincia di Treviso, la quale stanzierà
ganizzato come priè stato quasi ultimato il progetto per la sistemazione della pro- una somma leggermente maggiore rispetto ad un primo bilancio.
ma.
Gianandrea Rorato
I lavori per la rotatoria
di San Antonino
I
LA CONFRATERNITA DEL SANTISSIMO
I
49
rante l’Epifania».
Il gruppo, che ha rinnovato le vesti e
che ha ricevuto dalla parrocchia parte del
vestiario, è composto da una trentina di
giovani e adulti. «È inoltre in preparazione lo statuto – continua monsignor Bruseghin – che verrà sottoposto al delegato vescovile per le congregazioni diocesane monsignor Bruno Pizzato. Al nostro
Vescovo poi il parere conclusivo per l’approvazione». Quest’anno è per la Chiesa
“anno dell’Eucaristia”: «Occasione adatta – conclude il parroco – per coinvolgere altre persone nel servizio che offre la
Confraternita».
IMPRESA EDILE
RACHELLO PAOLO
RESTAURI - CONSOLIDAMENTO
IMPERMEABILIZZAZIONI SOTTO QUOTA
RISANAMENTO VECCHIE MURATURE
PRIMA
PRIMA
Incontri
per il matrimonio
Venerdì 3 dicembre, alle 20.30 in
patronato,VIII incontro di preparazione al matrimonio cristiano; domenica 5 dicembre alle 15.30 l’ultimo incontro; alle 18 Messa conclusiva.
solidale. Il ricavato dello scorso anno ha permesso di raccogliere aiuti per la missione di don Massimo
Bazzichetto, ex cappellano mottense, e di avviare l’adozione a distanza
di un bambino di Betlemme.
Mercatino missionario
Per tutto il periodo di Avvento in
patronato mercatino missionario con
i prodotti del commercio equo e
Appuntamenti vari
Venerdì 3 dicembre, alle 20.30 in
basilica, incontro “Africa Chiama” in
sala San Francesco. Sabato 4, alle
IN BREVE
Lavori di consolidamento e restauro
del campanile della chiesa di
S.Bartolomeo (Breda di Piave-TV)
DOPO
DOPO
19 in patronato, incontro del gruppo degli universitari cattolici. Alle
20, alla scuola materna, incontro per
genitori e figli con padre Giuseppe
Rinaldi.
Immacolata
Per il giorno dell’Immacolata la Pro
loco organizza il mercatino dell’antiquariato e dell’hobbistica con
la mostra del radicchio di Treviso,
che verrà ospitata in piazza Luzzatti e in molte delle vie limitrofe.
Via SAMBUGHE’. 2 - 31100 CANIZZANO DI TREVISO
Tel. e Fax 0422 97209 - Cell. 336 533495
50
CEGGIA / CONCERTO SABATO 11
La Corale di San Vitale
compie 25 anni
L
a corale
San Vitale di Ceggia compie 25 anni: un anniversario significativo
per l’intera comunità parrocchiale,
che sarà celebrato con un concerto in chiesa, sabato 11 dicembre alle 20.30. Non sarà
la tradizionale rassegna di canti natalizi, ma l’occasione per
ripercorrere, attraverso
musiche e brani tratti da
un repertorio classico,
venticinque anni di storia,
dal 1979 al 2004. Una storia fatta di molte voci e di
tanti volti che nel tempo
hanno sostenuto e rafforzato il gruppo, portandolo ad un’età di tutto rispetto per un coro. Ecco
perché il venticinquesimo
è stato pensato dagli attuali componenti della corale, come il momento per
chiamare a raccolta tutti
gli ex coristi e le persone
che direttamente o indi-
rettamente hanno partecipato alla sua attività.
Nella lista degli invitati illustri c’è innanzitutto don
Egidio Lot, che per primo
incoraggiò la formazione
di un nuovo coro, dopo
che, dallo scioglimento
della Schola Contorum
nel ’67, la parrocchia non
aveva più conosciuto esperienze musicali di
questo tipo. E ci sono
senz’altro Graziano Moro
e Giuliano Artico, rispettivamente maestro ed organista dai primi anni,
che maggiormente hanno
impresso il carattere al
SCOMIGO / CUSTODIAMO
FEDELI IL TUO RICORDO
S
ono passati tre anni
dal giorno in cui il
Signore ha voluto portarti con sé.
Il tuo sorriso, le tue parole, la tua dolcezza, la
tua fede sono scolpite in
ognuno di noi e di te conserviamo ogni ricordo come un grande tesoro.
Sei e resterai sempre
nei nostri cuori.
LINO TOFFOLI
n. 28.5.1928 - m. 3.12.2001
Tua moglie Vilma, figli
Giuseppe, Severino, Em- Lisa, nuora Sonia e genema, Nazarena, nipotina ri Biagio e Michele
GORGO AL MONTICANO /
DOLORE SENZA REQUIE
C
aro Denis, figlio mio.
Sedici anni sono
trascorsi da quella tragica e
terribile domenica. Convivo
ma non riesco ad accettare
questa realtà: che tu non sei
più con me.
Nel cielo brilla un’altra
stella, bella, splendente,
chiara e giovane come te. Ora tu vedi la luce ma io continuo ad avere un vuoto in
casa e nel cuore che niente
e nessuno riuscirà mai a colmare. Mi manchi tanto: vado cercando tra la gente il
tuo volto, sogno di incontrare il tuo sguardo sorridente, mi rimane, però,
un’infinita nostalgia e il mio
cuore si avvolge di un incomprensibile dolore. Ti
prego di aiutarmi a camminare sul sentiero di vita da
e
L’AZiON
Veneziano / Memorie
Domenica 5 dicembre 2004
gruppo, l’uno con la direzione appassionata e grintosa, l’altro con l’impeccabile esecuzione. Un
pensiero particolare va
anche agli ex cappellani e
agli amministratori locali
che hanno incoraggiato
l’impegno nella liturgia e
nei concerti, ma la stragrande maggioranza degli inviti è rivolta ai numerosi ciliensi che, per
un periodo della loro vita,
sono appartenuti alla corale. Ben 130 sono le persone contattate nei giorni
scorsi dagli organizzatori: ex soprani, contralti,
bassi e tenori di tutte le
età, che hanno accolto
con entusiasmo l’invito a
partecipare all’evento. Oltre ad assistere al concerto infatti, il nutrito gruppo
di ex sarà chiamato ad eseguire un brano finale insieme all’attuale coro, per
poi concludere la serata
nei locali della Casa della
Dottrina, con un momento convivale di festa. Intanto fervono i preparativi e grande è lo sforzo richiesto alla corale per
mettere a punto i brani
previsti nel programma,
dalle composizioni popolari a pezzi classici, anche
molto complessi. Il momento più atteso sarà l’esecuzione dell’Amen tratto da “Il Messia” di Handel, quattro minuti di
grande musica, per la quale i trenta coristi, il direttore Massimo Bortolotti
e l’organista Riccardo Rupil Gambino hanno speso
molte energie negli ultimi
due mesi. Quasi una “sfida” accolta senza mai tradire lo spirito originario
che anima le prove e la
presenza alla messa: «Il
canto che si fa preghiera
– afferma Bortolotti – è
stato, è e continuerà ad essere il filo che unisce queste voci e che ha legato tenacemente questa corale
alla comunità di Ceggia».
Beatrice Doretto
CEGGIA / GIOVEDÌ 9
Una mostra e un film
sull’ex zuccherificio
“I
mmagini, suoni e parole sull’ex zuccherificio di
Ceggia”: questo il titolo della serata di giovedì 9
dicembre, all’auditorium e alla sala mostre del centro civico di Ceggia, in cui saranno presentati alla comunità
la mostra fotografica “La fabbrica dolce” di Luca Casonato e il film “La macchina sopita” di Irene Franzin, con
testimonianze di ex operai. Si tratta di due produzioni
artistiche realizzate nell’ambito del percorso di “recupero
della memoria” promosso dall’amministrazione comunale, dalla provincia di Venezia e dal Centro internazionale Civiltà dell’Acqua onlus. L’obiettivo è quello di valorizzare il patrimonio naturale e la storia locale, a partire dalle vicende dello stabilimento industriale, che per
decenni è stato al centro della vita sociale ed economica del paese. Alla presentazione interverranno il sindaco del Comune di Ceggia, Massimo Beraldo, l’assessore all’Ambiente e alla Cultura, Maurizio Billotto, l’assessore al Piano di recupero dell’ex area Eridania, Rodolfo Viola e l’assessore alle Politiche ambientali della
Provincia di Venezia, Ezio Da Villa. Coordinerà Renzo
Franzin, del Centro internazionale Civiltà dell’Acqua.
CEGGIA / BREVI
Sabato 4 dicembre, ottava Lucciolata lungo le vie
di Ceggia per raccogliere fondi a favore della Casa Via
di Natale di Aviano. Partenza alle 20.30 da via Donatori
di Sangue e arrivo all’oratorio di Gainiga per un momento di festa.
Domenica 5 dicembre alle 15, nella sala cinema
“Toniolo” di Ceggia, il gruppo Eureka e l’associazione
Noi, nell’ambito della rassegna “Cinecilium 2004”, presentano la commedia “Un principe tutto mio”. Ingresso
libero.
CESSALTO / MARCO,ANGELO IN DIO
COLLE UMBERTO
A
Marco
Te ne sei andato in un clima di
festa, quando in tutte le case si accendevano le luci per annunciare l’arrivo di Gesù.
Tu Marco, la luce più bella della nostra
famiglia, sei andato ad illuminare la casa
di Gesù, dove le luci non si spengono mai.
Buon Natale Marco, angelo in Dio.
Da mamma, papà e Celeste
Grazie di cuore per la vita vissuta e doMARCO GABBANA
nata, sofferta e sperata, accolta e coltivata. Il nostro “angelo” ci guida e contiQuanto sei stato nostro, quanto hai lotnua a farci fratelli.
Don Egidio tato tu, quando volevi che questa vita fosse parte di te, quando hai detto: “MamSi può andare altrove, questa è solo u- ma, io voglio restare qui, voglio correre
na canzone, ma parla di te, di quanto l’età anch’io nei prati!”.
Piccolo, eri già un angelo qui.
non conti per diventare grandi. Tu hai
Valentina
imparato tutto molto prima di tutti, tu ci
hai insegnato a credere ancor prima di
Sarà celebrata la Messa venerdì 3 disperare, hai detto: “Non piangete, percembre alle 18.30.
ché io resterò sempre qui!”.
MARIO ROMANEL
n. 7.3.1914 - m. 3.12.1983
Lo scorrere del tempo non affievolisce il ricordo ma conferma la certezza che la tua esistenza è stata terreno fertile
in cui sono germogliati semi di
bene. Il tuo esempio ci incoraggia a dare continuità al solco che tu hai tracciato. I tuoi
cari. Una Messa verrà celebrata a Colle Umberto.
CAPPELLA MAGGIORE
CAPPELLA MAGGIORE
FRANCENIGO
TEZZE
CARMELA DA ROS
in POLONI
n. 29.9.1929 - m. 4.12.2002
A due anni dalla tua scomparsa ti ricordiamo con infinita
nostalgia.
Tuo marito Angelo, tuo figlio
Adriano, nuora e nipoti.
AUGUSTO DA RE
n. 9.11.1924 - m. 9.12.2002
Anche se il tempo passa l’amore non finisce mai, ed ora
che non sei più tra noi questo
amore ci tiene vicini. Nel secondo anniversario della tua
morte, ti ricordiamo con affetto: tua moglie Gioconda, le figlie, i generi e i nipoti.
DANILO DASSIE
m. 6.12.1992
A dodici anni dalla sua dolorosa scomparsa, i famigliari,
parenti e amici lo ricordano
sempre con affetto e rimpianto e lo affidano alla bontà del
Padre.
TERESA ZANARDO
in ROVEDA
n. 8.4.1909 - m. 4.3.1993
LUIGI CESARE ROVEDA
n. 5.6.1901 - m. 5.12.1993
A undici anni dalla vostra
scomparsa è ancora vivo in noi
l’amore e l’esempio quotidiano di vita cristiana.
I tuoi cari
DENIS CANZIAN
n. 8.5.1971 - m. 4.12.1988
te indicato secondo il tuo
bellissimo esempio che hai
lasciato. Ti chiedo di starmi
vicino proteggendomi e guidandomi fino al giorno in
cui potrò ricongiungermi a
te per godere assieme della
felicità eterna.
Ti voglio tanto bene.
La tua mamma