Il nome dei corpi celesti
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Il nome dei corpi celesti
arianna lerussi Il nome dei corpi celesti piccola collana di poesia diretta da Valerio Grutt L’idea nasce dall’esigenza di dare alla poesia una veste editoriale che le restituisca un senso di segretezza e preziosità, con la freschezza e la creatività di un progetto nuovo e libero. La collana si propone di pubblicare pochi libri l’anno, tascabili e fatti a mano in edizione limitata a 33 esemplari. www.heket.it nota introduttiva Tra la Via Lattea e le rotelle di liquirizia, tra un corpo abitato dai lividi e i corpi celesti, si muove la poesia di Arianna Lerussi. Una voce fresca, libera e contemporanea, che non ha paura di precipitare nei minimi dettagli del quotidiano o di lanciarsi in punti impossibili dell’universo. In questo eterno movimento tra l’alto e il basso, ritroviamo la fragilità del nostro essere uomini pieni di malattie strane e la certezza illuminante che l’amore possa renderci immortali. Valerio Grutt arianna lerussi Il nome dei corpi celesti #4 Mando a fanculo il tuo pensiero. Dalla Via Lattea, negli spazi siderali. Le atroci cronache di noi. Pieni di malattie strane. Mi sono fatta un vestito color pianto, per quando usciremo di nuovo insieme. Vorrei poter rilassare i muscoli, imparare a memoria i pavimenti della mia camera, smetterla di parlare alle piastrelle. Quindi facciamo un gioco: tu fai l’intonaco, io la calce. Vieni qui, astronauta dei miei arti. Ad accarezzarmi i punti deboli, a guarirmi tutti i lividi. Magari mi addormento sulla tua spalla e sogno un sogno bello, dove facciamo i morti a galla. E poi mi piace telefonarti la notte, di nascosto, dalla stanza della lavatrice che se guardi bene è un’astronave. Ha dei puntini luminosi che sono comandi e un oblò. Per guardare le stelle dal di dentro. Con te io dormo quasi sempre bene, nel nostro letto viola iridescente. Con le mani nelle mani e i piedi nei piedi. Insieme siamo polvere da sparo. (La ragazza combustibile e il suo principe ossidante.) Ti guardo dal mio grattacielo di parole [doppie, come certe figurine da collezione che in realtà sono preghiere dettate dalla primavera o dal caso. E allora finisco col pensare alla nostra convinzione che l’amore possa renderci immortali tu, io e tutte quante le stagioni. Costruisci casa con le cartine Rizla+, così possiamo andarci ad abitare senza dovere pagare gli affitti, per poi sorridere anche a fine mese. Qualche volta dimentico tutto, ché il sole è sempre tiepido sulle nostre colline. Dolce come tutte le lettere d’amore. Di chiunque, a chiunque. I soffitti alti, di quelli che prendono male. L’emozione che ti nasce nella pancia e che non se ne vuole andare. Uscire con gli sconosciuti, non ricordarsi il primo amore, gli orsetti di gelatina verde, gli abbracci prima di partire. Pensare che una volta tutto questo pavimento forse era un mare. Cammino sotto il portico e nello spazio di tre passi penso: - alle rotelle di liquirizia - ai post-it rosa sul muro - al parquet chiaro di una casa nuova - al trucco che non ti piace e non metto più - agli assorbenti interni - ai riti vodoo a te che dici che il mio viso è ultrapotente, che ti scava bene dentro, che è onnipotente - allo smalto azzurrino - ai tatuaggi che devo ancora fare - ai tulipani bianchi in cucina - alla seconda guerra mondiale - alle mani di mio nonno - alle notti senza sonno a te che mi dici che mi hai aspettato tanto, che mi avresti rubato ogni respiro, per una promessa soltanto. I miei silenzi di inizio luglio, il nostro amore di deserti, di messaggi malrisposti, di paradisi incerti. Tu ti fai nebbia, poi grandine, io piango diamanti, mangio pillole riposanti, colleziono stordimenti. E spiegami i cieli coperti, il modo in cui ti vesti, i segreti dentro i vecchi libri, il nome dei corpi celesti. Tredicimila giorni circa, sono serviti a farci incontrare. Pensare che adesso sei il mio tutto, il punto fermo che chiude la frase. nota biografica Arianna Lerussi è nata a Udine nel 1986. Si è trasferita a Bologna nel 2005 per studiare Arti Visive. Si occupa da anni di fotografia e di poesia. Oggi vive e lavora a Reggio Emilia. Ama la primavera e odia l’arancione. Il nome dei corpi celesti è la sua prima pubblicazione ufficiale.