Intreccio pericoloso al Wellness Club

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Intreccio pericoloso al Wellness Club
Alberto Pietrangeli
Intreccio pericoloso
al Wellness Club
Versione eBook
© Alberto Pietrangeli
Proprietà letteraria riservata
Avvertenza
Questa è un’opera di fantasia, pertanto eventuali
riferimenti o somiglianze ad avvenimenti o persone
reali sono puramente involontari e casuali.
Dello stesso autore
I seguenti tre romanzi fanno parte di una trilogia, ma possono
essere letti indipendentemente uno dall’altro.
Il drappo di seta rossa - Adele, trascorre gli anni del liceo in un
austero collegio femminile, dove incontra la bella e sensuale
Vittoria. Dopo la guarigione da una terribile malattia, decide di
assaporare tutti i piaceri che la vita può offrirle.
La crociera perfetta - Adele studia farmacologia a Milano, dove
vive anche la sua amica Vittoria. Dopo tre anni di studio le due
amiche partecipano ad una crociera esclusiva dove hanno un
incarico molto particolare.
Domina - La terza parte della trilogia è narrata dal
protagonista maschile, un giovane che è diventato un playboy di
successo dopo aver superato certi suoi complessi. Ma la sua vita
entra in crisi quando arriva una nuova capufficio.
Altri libri dello stesso autore
Submission&passion - Torbide passioni ed amori inconfessabili
all’interno del palazzo dell’Emiro, poi la fuga ed il difficile
rientro alla normalità. Questi gli ingredienti di una storia vera
che tiene il fiato sospeso fino alla fine.
La contessa von Lichtenberg - Una bellissima adolescente
fugge dal suo paese per andare a vivere a Bolzano. Qui la
ragazza incontra una giovane contessa di cui diventa l’amante.
Attraverso questa relazione, contrastata da tutti, avviene la
maturazione della protagonista.
I dialoghi della Trinità - Una scanzonata e irriverente rilettura
delle sacre scritture per rispondere ai quesiti che tutti ci siamo
posti fin da piccoli. Compreso quello su come avverrà la fine del
mondo.
Come pubblicare un libro senza farsi troppo male - Scrivere un
libro è facile, farselo pubblicare è difficile. L'autore racconta le
sue esperienze e fornisce consigli a scrittori esordienti che non
vogliono rinunciare al proprio sogno. In appendice una serie di
chiare istruzioni su come editare e formattare un testo per la
pubblicazione di eBook su Amazon.
Tina
Tina ha scelto con cura quello che indosserà per l’incontro: una
vestaglia leggera, non proprio bella, di quelle che le casalinghe
usano quando stirano le camicie del marito mentre guardano la
televisione. E biancheria intima bianca, finissima: calze
autoreggenti, mutandine e reggiseno di pizzo.
Alle ore 18.30 telefona alla sua amica Graziella: per favore, dovresti
dire a Tonin che ho bisogno del suo aiuto: stavo stirando, quando
c'è stato un corto circuito che ha fatto saltare la corrente. Ora sono
al buio più completo, Rino è in Germania, Franco non risponde e
Antonio ha una cena. Tuo marito è l’unico che mi può aiutare. Che
porti anche una lampada tascabile! Graziella capisce: va bene, farò
quello che chiedi, tranquilla, ti chiamerò appena Tonin esce di casa.
Pochi minuti dopo, Tonin torna a casa dal lavoro. Ha con sé una
pesante cartella - domani andrà a Milano per la solita riunione
direzionale - ma prima che cominci a cambiarsi la moglie gli
riferisce la richiesta di aiuto da parte di Tina. Tonin è seccato, deve
rivedere la relazione che presenterà domani: ma che rompiballe
quella lì! Graziella insiste: ma dai, ci sei solo tu… poi abita a due
passi da noi, non devi neanche prendere la macchina… tra dieci
minuti sarai già di ritorno. Fallo per me, è un'amica cara e mi
dispiacerebbe doverle dire che anche tu non puoi. Bacetto. Tonin
borbotta, prende la lampada tascabile e si avvia. Appena è fuori
dalla porta di casa, Graziella telefona all’amica: è uscito!
La casa di Tina è al buio per il guasto elettrico che lei aveva
volontariamente causato prima di telefonare alla sua amica.
Bussano alla porta. È Tonin. Ha portato la sua lampada di
emergenza e quando l’accende proietta la luce sul viso di Tina. Lei,
abbagliata, si copre gli occhi con la mano e Tonin abbassa il fascio
che ora illumina la vestaglia, un po' aperta per lasciar intravedere il
rosa della pelle e il bianco del reggiseno.
Tina esprime la sua gratitudine: grazie per essere venuto. Ero persa!
E lui: che è successo? Niente, sono sola, Rino è in Germania, i
bambini da mamma, e io volevo starmene tranquilla e stirare il
vestito rosso che ho appena comprato. Quando ho infilato la spina
del ferro, ho sentito un botto, è andata via la corrente e sono rimasta
al buio. Che spavento! Non sono neanche riuscita a trovare qualcosa
da indossare... scusami se sono in vestaglia... Ma va’ là, dice Tonin
accentuando il suo simpatico accento veneto.
Ora i due sono accovacciati in terra, lui armeggia con il cacciavite e
la presa elettrica, ma il suo sguardo è diretto a lei, o meglio alle sue
gambe lasciate negligentemente scoperte dalla vestaglia. La luce è
poca, solo quella riflessa dalla parete, ma è sufficiente per
illuminare il triangolino bianco delle mutandine. L'umore di Tonin
migliora. È contento di scoprire una Tina inaspettatamente sexy. Lei
è una tipica donna meridionale, piccolina di statura, di aspetto
gradevole, con capelli e occhi scuri, formosa, ma non grassa;
l’opposto di lui, alto, biondo, dotato di un corpo atletico e
muscoloso, di carnagione chiara e occhi blu. Egli prolunga di
proposito l'operazione per godersi più a lungo lo spettacolo. I
movimenti in apparenza casuali e quasi impercettibili della vestaglia
scoprono o nascondono le belle gambe della donna che
costituiscono un’attrattiva irresistibile per i suoi occhi.
Quando il guasto è riparato e torna la luce, lei va davanti a lui ed
esclama: sei un angelo, abbassati che ti bacio! Ma lui risponde: va’
là, te tiro su mi! e la solleva con le sue braccia muscolose. Ora Tina
si trova a faccia a faccia con lui, gli mette le mani dietro la testa,
l'attira verso di sé e stampa le sue labbra su quelle di lui. Sorpreso,
Tonin capisce che quel bacio è durato troppo per essere considerato
un semplice grazie, ma troppo poco per considerarlo un bacio
d'amore. Nel dubbio, opta per una conferma e mette le sue labbra
carnose su quelle di lei, che languide si aprono a lui. Le bocche
indugiano lunghi minuti in quel piacevole esercizio, i movimenti
sono lenti e la percezione del tempo che passa è annebbiata. I due
ricavano un inaspettato piacere da quel primo bacio che prelude a
un rapporto più completo, annunciato dalle lingue che si toccano e
si corteggiano in un delizioso balletto. Ormai il diaframma è rotto,
nessuno ha più dubbi, non può esserci equivoco alcuno: i due sono
in estatica degustazione della dolcissima intimità delle bocche e in
preda alla vibrante sensazione di piacere che il contatto dei corpi
regala loro.
Tonin fa un passo indietro, si siede sul divano e mette Tina sulle sue
gambe. In un attimo vestaglia e reggiseno si aprono e davanti ai
suoi occhi si presentano due splendidi seni, grandi e sodi, che
attendono solo di essere carezzati e baciati. Estasiato, il giovane
affonda le sue labbra su quegl’incantevoli attributi femminili dalla
consistenza carnosa di mammelle materne e rassicuranti e si bea di
tanta meraviglia. Le sue mani corrono intorno alla base delle
protuberanze, mentre la lingua non concede tregua ai due capezzoli
che per l'eccitazione si estendono in fuori senza modestia e senza
pudore. La donna sente sotto di sé crescere la dimensione del trofeo
da conquistare, mentre bacia delicatamente e con sensualità il viso
di lui, le sue labbra e le sue orecchie; poi gli sussurra: spogliamoci!
Dieci secondi dopo sono nudi, uno di fronte all'altra, e si osservano:
entrambi sono affascinati dall’avvenenza dei corpi. Lei vede nel suo
amante la bellezza ideale degli eroi mitici dell’antica Grecia, che
tanto aveva ammirato fin dai tempi del liceo. Il suo torace è largo e
possente, coperto solo da un'impercettibile peluria bionda; i
pettorali sono ben in evidenza, i glutei ben scolpiti, le braccia e le
gambe muscolose come quelle di un gladiatore. Una cosa però la
spaventa: il sesso di lui, eccitato ed eretto come un'asta di bandiera,
le sembra mostruosamente grande. Tonin, da parte sua, sente
montare in sé un'eccitazione non contenibile e vuole assaporare fino
in fondo i piaceri che quel concentrato di femminea bellezza può
regalargli: l'attira a sé, la solleva e la depone sul divano, mentre lui,
in ginocchio, riprende il gioco delle carezze, che ora si fanno via via
più ardite. Le sue labbra esplorano tutte le parti di quel corpo
morbido, disteso languido davanti ai suoi occhi e docilmente
disponibile ai suoi giochi. L'eccitazione di entrambi è al massimo:
lei sente la mano di lui, calda, anzi bruciante, che corre lungo le sue
gambe, su e giù, e poi intorno ai glutei e sulla pancia, per finire con
lo stimolare quelle parti intime che lei teneva gelosamente celate
alla sua vista. Adesso i due amanti ardono dal desiderio di un
contatto più completo tra i corpi, pelle su pelle, bocca su bocca.
Entrambi anelano un rapporto fisico, carnale, quasi epidermico. Lei
vuole sentire l'uomo sopra di sé, vuole carezzare e baciare i suoi
muscoli, vuole baciarlo sulla bocca e sulla nuca e sulle spalle, vuole
sentire la gambe di lui cercare un varco tra quelle di lei, che
lentamente si apriranno per accogliere l'ambito trofeo.
Anche Tonin soggiace allo stesso desiderio e quasi leggendo nel
pensiero di Tina le va sopra, facendo attenzione a non gravare
eccessivamente su di lei. Ora i corpi sono legati in un amplesso che
deve completarsi con una penetrazione voluttuosa. A dispetto delle
sue paure, Tina sente il membro del suo amante prendere possesso
delle sue intimità con delicata progressione, senza incertezze e
senza provocare dolore. Quella è la sua casa, quello è il luogo che
gli appartiene. E lo occupa tutto, ne satura ogni minimo spazio, lo
dilata e lo conforma nell'esatta misura delle sue non comuni
dimensioni. Lei geme per il piacere di essere posseduta, sente con
gioia il membro di lui spadroneggiare nella sua pienezza dentro il
proprio corpo. Lo sente muoversi con moto alternato, libero e
arrogante, padrone insolente delle sue intimità. Tonin è instancabile
e prolunga all’infinito quell'esercizio di sublime erotismo. Lei non
aveva mai provato sensazioni così forti e definitive: un orgasmo
segue l'altro, il respiro diventa affannoso, i gemiti si fanno più acuti,
le unghie entrano nella carne di lui, provocandogli un dolore che lo
porta presto al culmine della eccitazione. Tina avverte in modo
distinto gli umori dell’uomo fluire dentro di sé e istintivamente
stringe le gambe, quasi per impedire che quel momento di furibonda
voluttà abbia termine. Mai come in quell'occasione si era sentita
donna, mai prima d’ora aveva capito il vero significato di essere
posseduta.
Il respiro dei due torna lentamente normale, i battiti dei cuori
rallentano e le menti riprendono cognizione della realtà. Lei è quasi
pentita: abbiamo fatto una pazzia! Lui risponde che sarebbe stata
pazzia non averlo fatto. Ricominciano a baciarsi con tenerezza,
come due adolescenti alla prima esperienza. Lei sente ancora dentro
di sé quel portentoso ospite, che non si ritira, anzi, pian piano
riprende vigore. Ma questo non va bene, non deve concedersi a lui
in modo così totale, non deve spendere in una sola occasione le sue
risorse di seduttrice. Egli non si deve sentire appagato da quello che
ha ricevuto, ma in lui deve rimanere il desiderio vivo e incontenibile
di ripetere quell'esperienza, arricchirla e completarla. Perciò ella
sollecita Tonin ad alzarsi, rivestirsi e tornare a casa.
Appena rivestito, lui le propone con tono di voce accattivante: ci
dobbiamo rivedere presto… il mio topone ha molte cose da dire alla
tua topina... si è trovato bene e vuole incontrarla ancora! Tina è
titubante, non vuole bruciare in pochi incontri quella relazione
appena iniziata. Dall'altra parte anche la sua topina ha molto da
chiedere al topone. Tonin formula una proposta:
“Vediamoci domani! Io vado a Milano e tu vieni con me, così
passeremo insieme una notte in albergo. Sarà stupendo: senza
fretta, con una deliziosa cenetta in camera e tante cose da dirci!
Dopodomani mattina saremo di nuovo a Roma... è un'occasione
unica.”
“Scherzi? Odio gli aerei. Invece tu dovresti ritornare a Roma
domani sera, così possiamo passare qui la notte insieme.”
“Ma io ho bisogno della fattura dell’albergo: Graziella mi
prepara la lista delle spese ...”
“Allora fai così: dopo la riunione vai in albergo e chiedi che ti
stampino subito la fattura, con la scusa che la mattina dopo devi
partire prestissimo. Poi, dopo cena, riprendi la tua valigetta e sali
sul primo aereo per Roma. Mi telefoni prima dell’imbarco e io
sarò ad aspettarti a Fiumicino. Da lì andremo in un albergo della
zona e la mattina dopo ti riaccompagno all'aeroporto, da dove
prendi un taxi, così hai anche la pezza d'appoggio per il rientro.
Semplice, senza complicazioni e senza rischi. “
Il piano di Tina è convincente e Tonin, con slancio, la solleva di
nuovo e la bacia. Dopo che è uscito, Tina prende il telefono e
chiama Graziella.
“È fatta!”
“Congratulazioni, sono contenta (bugia). Ora tocca a me... sono
preoccupata (verità).”
“Aveva ragione Milla. È stato facile e lo sarà anche per te. In
ogni caso, auguri!”
“Grazie.”
Dopo l’emozione dell’incontro, Tina si siede in poltrona e ripensa a
come ebbe inizio l’organizzazione di questa trama di seduzioni e
tradimenti, di cui quella sera lei aveva interpretato il primo
episodio, insieme con l’inconsapevole Tonin. Doveva essere quasi
un gioco, e invece è stata un’esperienza sconvolgente.
Quella mattina di qualche settimana fa nel Wellness Club, mentre
era intenta a macinare chilometri e chilometri sul tapis roulant,
aveva visto Milla entrare con il direttore del club che le mostrava gli
ambienti fitness. Tina si era fermata per ascoltare quel che si
dicevano, incuriosita dalla bellezza e dalla giovane età della donna.
Ed anche dal suo pittoresco modo di parlare, con un accento
straniero, forse slavo. Con una scusa piuttosto semplice riuscì ad
avvicinare la nuova arrivata e sostituirsi al direttore nell’illustrare
alla donna lo spogliatoio, le docce e la sauna. Poi la condusse al bar
della piscina per un caffè. Stimolata dalle domande discrete della
sua guida improvvisata, rassicurata dalla bonomia del suo sguardo,
la nuova arrivata si lasciò andare a confidenze che segnarono
l’inizio di una nuova amicizia.
Milla, Paola e Graziella
Figlia di immigrati russi, Milla era cresciuta nel grigiore di una
borgata romana. A diciassette anni vantava una bellezza
straordinaria: alta, magra, portamento naturalmente elegante e
soprattutto un viso incantevole, con lineamenti regolari, pelle chiara
e liscia, occhi verdi, capelli quasi rossi e labbra ben disegnate. Un
fisico perfetto che la mise in evidenza per una strepitosa carriera
come modella professionista. Per investire i ragguardevoli guadagni
si era affidata al consulente finanziario della sua banca, il ragionier
Franco Raimondi. Costui, non si sa se attratto più dal denaro o dalla
bellezza, dopo averla corteggiata in modo assiduo ed efficace, le
aveva proposto di sposarla. Lei, giovane, ingenua ed inesperta delle
cose del mondo, intimorita dal rutilante ambiente glamour, aveva
trovato in Franco un uomo saggio e pacato, gentile e concreto. Lui
non era un uomo affascinante, anzi: aspetto alquanto insignificante,
altezza media, capelli neri, precoce tendenza alla pinguedine, modi
discreti, miopia pronunciata. Ciò non vuol dire che fosse brutto, ma
certo le donne non si voltavano in strada per guardarlo. Forse non fu
vero amore per nessuno dei due, ma dopo sei anni la loro unione è
ancora salda.
Milla aveva deciso di iscriversi al Wellness Club dopo un fine
settimana burrascoso: erano andati, lei e Franco, a Monte San Felice
- due ore di auto da casa - paese natio di suo marito, al quale la
cuginetta Rosina aveva chiesto di farle da testimone per le nozze.
All’arrivo erano stati oggetto di grandi festeggiamenti, baci e
abbracci fin troppo soffocanti, forse per dimostrare apprezzamento
per lo splendido regalo che Franco, in un momento di grande
prodigalità, aveva fatto recapitare alla sposa. Questa, appena
ventenne, è la più grande di tre sorelle. Le altre due, Anna di sedici
anni e Natalia di diciotto, carine, vestite a modo con abiti da
cerimonia graziosi e dotati di generose scollature, avevano
circondato di affettuose attenzioni il cugino importante venuto da
Roma. In tutto il paese Franco era conosciuto - e invidiato - per il
suo matrimonio con la giovane moglie bella, famosa e ricca.
Dopo la noiosa cerimonia nuziale, dopo il tradizionale
pantagruelico banchetto di nozze apparecchiato nel grande cortile
della fattoria di famiglia, dopo aver consumato abbondanti
libagioni, gli invitati, alticci e sudati, si misero alla ricerca di un
luogo fresco dove riposare. Milla approfittò dell’intervallo per fare
una passeggiata nel paese, che non ha altro da offrire che un bel
panorama dei colli. Tornata al banchetto, non vedendo il suo
Franco, entrò in casa per cercarlo. Appena dentro, vide la piccola
Anna, rossa in viso, con il vestito sottosopra e i capelli sciolti e
spettinati, uscire da una porta. Lei non ci fece caso, ma dopo poco
vide uscire dalla stessa porta anche Franco, spettinato, senza
cravatta e con i lembi della bella camicia bianca fuori dai pantaloni
stropicciati. Imbarazzato lui spiegò che si era sdraiato sul letto degli
zii e si era addormentato per qualche decina di minuti. Milla
immaginò subito quello che qualunque moglie immaginerebbe nella
stessa situazione: la piccola Anna aveva piacevolmente intrattenuto
il cugino importante! Su questo non ci potevano essere dubbi.
Semmai i dubbi erano altri: chi avrà cominciato, lui o lei? Avranno
fatto sesso vero o solo toccatine e sbaciucchiamenti? È stato per il
troppo vino bevuto, oppure erano sobri e consapevoli? Ci sarà un
seguito?
Tornando a casa, in auto, moglie e marito non si parlarono: lei
dichiarò di soffrire per un gran mal di testa, lui non ci credette ma
preferì tacere. Giunti a casa, Milla s’immerse nella Jacuzzi; lui si
mise sotto la doccia, a lungo, per togliersi di dosso l’odore di
sudaticcio misto a un certo profumo che era meglio non far sentire.
Si ritrovarono nudi in camera da letto. Lui le andò dietro e
massaggiandole il collo l’attrasse verso di sé. Milla amava questo
tipo di attenzioni e trovava rilassante il contatto con lui: le
infondeva un senso di piacevole benessere ed una sensazione di
tranquillità e di sicurezza; lei non avrebbe voluto interrompere quel
momento, ma il suo orgoglio non le consentiva di cedere così
presto; infine, con tono tra la rabbia e il rimprovero, gli gridò: sei
uno stronzo! Lui capì che non poteva negare l’evidenza, ma spiegò
che il tutto era avvenuto perché aveva chiesto ad Anna di indicargli
un posto dove riposare per qualche minuto e la ninfetta l’aveva
condotto nella stanza dei genitori, dove gli si era gettata addosso
con furia, cercando di spogliarlo e baciarlo. Ma lui l’aveva respinta:
mai e poi mai avrebbe approfittato di una ragazzina, per di più
cugina e in casa dei genitori, che se lo avessero scoperto l’avrebbero
preso a fucilate. Ma quella era indiavolata e lui aveva dovuto sudare
le proverbiali sette camice per allontanarla da sé: le aveva
addirittura affibbiato un ceffone. Milla era felice di ascoltare le
parole di Franco, ma era indecisa se credere o no alla storia: le
guance della piccola libidinosa erano rosse, forse per lo schiaffo ma in quel caso solo una sarebbe dovuta essere rossa - o forse per
l’eccitazione di un orgasmo prolungato e appagante. Milla, fingendo
di credere alle scuse e non volendo litigare, si sdraiò sul letto.
Franco si mise al suo fianco e cominciò a carezzare quella splendida
creatura con raffinata delicatezza, poi baciò ogni centimetro della
sua pelle e molto lentamente, con garbo e molta perizia, avvicinò le
sue labbra alla fonte di ogni piacere femminile. Egli, da buon
amatore, fine, sensibile e coccolone, mai come in quel caso si
dilungò nei cosiddetti preliminari e lei, prossima al massimo
piacere, lo richiamò su di sé per coronare quei momenti di estasi
con un vigoroso amplesso. Ma l’amplesso non fu vigoroso: fu
breve, molle, terminato presto e senza la consueta energia. Ancora
dubbi nella mente di Milla: era solo stanchezza, o questa debolezza
era la prova che il bugiardo aveva già scaricato il suo potenziale
virile con la minorenne?
La mattina dopo, per la prima volta nella sua vita, Milla percepì la
propria inadeguatezza a contrastare la concorrenza di ragazze
giovani, magari non bellissime, ma fresche, sode e spregiudicate. E
per la prima volta si rese conto che dopo sei anni di matrimonio le
attenzioni di Franco verso di lei si erano fatte più rare e meno
intense. Abituata da sempre ad essere ammirata dagli uomini e a
ricevere complimenti garbati e proposte galanti, all’improvviso
provò l’amara sensazione di essere invecchiata ed il terrore di
trascorrere il resto della sua vita nel grigio ruolo di casalinga. Fu
solo un attimo di debolezza, che lasciò tuttavia nel suo animo un
velo di angoscia e tristezza al quale decise di reagire energicamente
e con tutti i mezzi possibili. Il primo proposito fu di recuperare una
forma fisica perfetta, curare il proprio aspetto e contrastare
l’incalzare degli anni. Per singolare coincidenza, nella cassetta della
posta trovò un prospetto pubblicitario del prestigioso Wellness Club
del quartiere:
1200 mq indoor di acqua per sport e divertimento...
Vasca di 25 metri, vasca bambini, idromassaggio...
Sauna, salute e relax... cabina finlandese
Zona fitness con attrezzature cardio e isotoniche...
3000 mq di acqua per sport e benessere all’aperto...
Insomma tutto il necessario per riprendere la forma, rassodare i
muscoli, combattere lo stress e restituire alla sua pelle e ai suoi
muscoli quella tonicità che l’avanzare degli anni fa venir meno. In
effetti la sua era un’esigenza solo psicologica, perché Milla non
avrebbe avuto bisogno di questo: anzi, la sua linea era migliorata
grazie al moderato aumento di peso degli ultimi anni. Il suo aspetto,
fino a pochi anni prima, era freddamente asciutto, essenziale, tipico
delle modelle di successo. Ora invece è più femminile, grazie alla
sua linea non più avara di quelle rotondità che rendono una donna
irresistibile.
Milla era anche scontenta della sua vita grigia e monotona: senza
figli, poche amicizie, nessun interesse culturale, troppo tempo
davanti alla televisione e a leggere riviste di moda o di gossip.
Frequentando il club, pensò, potrei impiegare meglio il tempo libero
e conoscere altre persone. Decise quindi di iscriversi e già nella
prima settimana approfondì la conoscenza di Tina, che le presentò
due carissime amiche: Graziella e Paola. La prima è una giovane
signora trentaduenne, bella in modo straordinario: alta, capelli e
occhi neri, ciglia lunghe e lineamenti incantevoli, carnagione
luminosa, pelle liscia, gambe perfette e sguardo che uccide. La sua
bellezza non passa inosservata, nonostante lei usi molta discrezione
nel truccarsi e molta sobrietà nel vestire. Insegna fisica in un liceo
scientifico di Roma, è sposata con Tonin da sei anni e insieme
hanno una figlia di cinque anni. Il suo vero nome è Margherita,
impostole per tradizione familiare per tramandare i nomi dei nonni,
ma i suoi genitori l’hanno sempre chiamata Graziella.
Paola è una trentaquattrenne romana, proprietaria di un negozio di
biancheria intima, i cui proventi le hanno consentito di raggiungere
un’invidiabile posizione economica. Dopo un inizio assai duro,
anche per la nascita di due figli, la sua vita è andata migliorando di
pari passo con il crescente successo commerciale: ha assunto tre
commesse esperte, che lascia spesso sole nel negozio, ed ha un
aiuto in casa che si occupa anche dei figli. Tutto questo le permette
di frequentare il club con una certa assiduità. Il suo aspetto non è
esaltante: né bella né brutta, di statura media, capelli castani, occhi
grigi, labbra piccole, carnagione olivastra. Il vestire piuttosto
sciatto, un certo disordine nella capigliatura e il trucco del viso
approssimativo la fanno apparire più vecchia ed insignificante di
quanto non meriti. Anche il suo portamento è incerto, a causa di una
fastidiosa miopia che lei si rifiuta di correggere con lenti opportune.
Se solo vestisse meglio e seguisse i consigli di una brava estetista!
Tina è la decana del gruppo, non solo per l’età di trentacinque anni,
ma per cultura, posizione sociale ed autorevolezza. Da sette anni è
sposata con Gennaro Esposito - Rino per gli amici - importante
commerciante di automobili. Hanno tre bambini di tre, cinque e sei
anni.
Le tre donne sono legate da rapporti di amicizia anche per via dei
figli, quasi coetanei, che frequentano la stessa scuola e per i quali
spesso organizzano le classiche festicciole di compleanno. Milla ha
conquistato la loro amicizia grazie ai suoi numerosi pregi: fresca
vitalità giovanile, allegria, modo di vestire molto raffinato - come si
addice ad una top model - e competenza nelle tendenze della moda
e nell’arte del make-up. Ed anche grazie ai suoi numerosi e
simpatici difetti: assenza di qualsiasi traccia di interesse culturale,
schiettezza e soprattutto modo di parlare fitto e veloce, con un
miscuglio di parole italiane e romanesche, con accento russo e con
pittoresche imprecisioni di linguaggio.
Quando Milla seppe che le amiche abitavano tutte all’Eur, elegante
quartiere di Roma, volle far sapere che anche lei vi si era trasferita:
“Due mesi fa abbiamo anche noi comprato un magnifico attico
vicino di voi, all’Eur. È un attico bello bello, con grande salone
che abbiamo fatto metterci il marmo di Brasile, verde e bianco.
La cucina è tutta rosa come il fiore. Mio marito l’ama tanto. Poi
la camera da letto è grandiosa, con mochet a pelo lungo e
morbido morbido e il bagno con Jacuzzi e doccia a due posti.
Anche la vecchia casa era bella, ma a confronto della nuova era
una casapecchia.”
“Che era?”
“Una casapecchia.”
La amiche sorrisero e Tina, forte della sua autorevolezza, la
corresse: non si dice casapecchia, si dice catapecchia!
“Eh? Ma come… parlo di case. Guarda che si dice casapecchia,
vuole dire una casa povera.”
“Sì, lo so, ma si dice catapecchia. Fidati.”
Con molta discrezione, nei successivi incontri Tina non mancò di
fornire a Milla suggerimenti su come esprimersi in modo più
corretto. L’allieva, diligente ed avida di sapere, fece progressi lenti
ma evidenti, soprattutto quando riusciva a pensare prima di parlare.
Poco dopo anche suo marito Franco si iscrisse al club ed insieme
ebbero modo di conoscere i mariti delle signore. La festa
d’inaugurazione della grande piscina all’aperto - ai primi di maggio
- fu l’occasione per consolidare l’amicizia fra le quattro coppie.
La frequentazione del club, occasionale da parte dei mariti, è invece
assidua da parte delle donne: un paio di volte nella settimana e
immancabilmente il sabato, giorno dedicato più alla conversazione
che al benessere fisico. Durante le pause tra i vari esercizi in
palestra, o mentre sono immerse nella grande vasca per
idromassaggi, o al bar dove si ritrovano dopo le fatiche della
mattina, le signore sono solite parlare dei loro mariti per lamentare
la sempre minore sensualità nei loro rapporti. Inevitabilmente
l’argomento più dibattuto divenne la fedeltà - meglio dire l’infedeltà
- coniugale. Sul tema ognuna aveva qualche episodio da raccontare.
La prima era stata Tina:
“Rino mi tradisce! Sono andata nel nostro autosalone di via
Appia per firmare certi documenti urgenti. Sono arrivata in
anticipo e l’impiegato mi ha detto che lui era in riunione. Ho
aspettato alcuni minuti, poi dalla stanza di Rino è uscita una
ragazza giovanissima, truccatissima e con gonna cortissima.”
“Tutto qui?”
“Aspettate il seguito... dopo poco esce anche lui e mi dice:
-Tina, sei già qui? Potevi farmi chiamare.
-Ma eri in riunione!
-No, stavo solo istruendo la nuova segretaria.
-Nuova? e perché mai hai assunto una nuova segretaria?
-Nadia all’improvviso se ne è andata: ha trovato un posto
dove la pagano meglio.
-E tu assumi quella ragazzina?... sai che pasticci ti combina…
potevi dare un aumento a Nadia!
-Già guadagnava molto, si è montata la testa e poi era
diventata antipatica: litigava con i clienti e per colpa sua ho
perso alcuni contratti.
-Va bene, ma potevi prenderne un’altra, più simpatica di
Nadia, però con una buona esperienza. Questa qui mi sembra
la sorella minore di Barbie…
Mentre parlavamo, mi sono avvicinata a lui per non farmi
ascoltare dagli impiegati, e cosa vedo? una macchia di rossetto
viola sulla camicia, lo stesso colore del rossetto di Barbie.”
“Via… non stare a tormentarti… tutti gli uomini ci provano con
le segretarie!”
“Già, tu parli così perché il tuo non ha una segretaria… sei
fortunata!”
Ma Milla non la pensava così:
“Certo, neanche io sto sicura dai tradimenti. Ma il punto non è
questo, un bacino ad una ragazzina è niente: il vero punto
importante è un altro… molto, molto, molto più pericoloso!”
“E quale sarebbe il punto più pericoloso?”
“La crisi dei sette anni! Ho letto su mia rivista che dopo sette
anni tutti i matrimoni traversano un periodo di… come si dice…
di turbolenza, quasi sempre per colpa dei uomini.”
“Che scoperta… questo lo sanno tutti!”
“Anch’io sapevo, però aspetta di ascolta il resto: la crisi dei sette
anni è un fenomeno conosciuto da sempre, ma mentre nel
passato si trattava perlopiù di qualche innocua avventura che
l’uomo cercava per uscire dal tran tran domestico, o per sentirsi
ancora giovine e desiderato - raramente era amore. Quasi mai il
traditore aveva il coraggio di rompere il matrimonio e lasciare
moglie e figli per correre appresso alla puttana di turno. Anzi, da
un piccolo tradimento il matrimonio riusciva rinforzato perché il
marito aveva in qualche modo addormentato… no scusate,
volevo dire smorzato i spiriti bollenti e aveva a sé stesso provato
di essere ancora un gran seduttore. Da qualche tempo, invece, sul
matrimonio incombe un nuovo pericolo, un pericolo che viene da
est!”
“Le cinesi!”
“Non solo: polacche, moldave, rumene, bielorusse, bulgare, ma
anche tailandesi, filippine, indiane, srilankesi, o come cavolo si
chiamano quelle del Sri Lanka. E certo, anche le cinesi!”
“E questo che cambia?”
“Ma dai, Graziella, possibile non capisci? Quelle sono ragazzine
di diciassette-venti anni che non aspettano ad altro che di
mettersi insieme con un italiano. Quelle non cercano
l’avventuretta o la fuga extramatrimoniale, quelle cercano un
marito o almeno un amante stabile, che gli dà sicurezza, soldi,
una posizione sociale e anche figli.”
“Come lo sai?”
“Lo so perché vedo dappertutto. L’altro ieri Carla, la donna che
avevo a metà tempo, mi ha chiesto di lavorare più ore perché
aveva bisogno di soldi. Il motivo? È rimasta sola con figlia di
dieci anni perché il suo marito, un porco figlio di puttana
quarantenne, si è messo con una sgualdrinella di venti anni. Ha
lasciato moglie e figlia e gli passa solo trecento euro al mese per
il mantenimento! E il farabutto non era chissà chi: un operatore
ecologico, insomma un monnezzaro e neanche bello.”
“E tu cosa hai fatto? Voglio dire hai aiutato la povera Carla?”
“Che volete, non abbiamo figli, e quindi averla per mezza
giornata è sufficiente, ma non ho potuto dire no, così ora viene
tutta la giornata.”
“Milla, mi pare che tu estremizzi fin troppo e veda pericoli dove
non ci sono. In fondo i nostri mariti - parlo per me, ma credo che
il discorso valga per tutte noi - sono gran lavoratori, seri e
affettuosi, e non rovinerebbero mai la famiglia per una puttanella
esotica.”
“Graziella, forse io vedo pericoli dappertutto, ma tu vivi in
mondo di favole. Punto primo, la puttanella si annida in ogni
luogo: può essere cassiera del bar, commessa che vende cravatte,
ninfetta che si strofina al tuo marito sul tram, cameriera di
ristorante. E la trovi tra le donne che puliscono gli uffici:
arrivano alle sette di sera e magari il tuo marito è lì da solo a
lavorare fino a tardi; punto secondo, la puttanella è giovane,
innocente e carina, però può essere malata - in certi paesi il trenta
percento delle donne è malata di Aids - e allora ecco che il
contagio si sparpaglia a tutta la famiglia; punto terzo, il porco le
fa regali, poi lei chiede soldi: sai, mia famiglia è povera, ho sette
fratelli piccoli e il mio padre è malato…; punto quarto, la mette
in un appartamento per averla sempre a disposizione con
comodità, poi lei non prende più la pillola, poi lei rimane incinta,
poi lui dice di abortire, e lei dice no: sono cattolica... voglio
avere un bambino di te, io non ti chiedo niente, tu non ti devi
preoccuparti di avere obblighi verso di me, ma voglio bambino,
così sempre posso ricordare i momenti felici che ho trascorso con
te…”
“Ma come fai a sapere tutte queste cose?”
“Ogni tanto in nostra casa papà ospitava cugine di Russia e quasi
tutte raccontavano le stesse cose. Ad una ad una si sono
sistemate tutte, anche molto bene. Mirka si è messa con un
architetto e l’imbecille ha rotto un matrimonio che sembrava
perfetto.”
L’ultima frase di Milla obbligò tutte a riflettere e a convenire su
quanta saggezza ci fosse nel discorso della giovane amica. Ma che
fare? Come evitare che l’irreparabile avvenga? Come mettere al
sicuro il matrimonio e proteggere i figli da una separazione dolorosa
e traumatica?
Milla ribadì la sua convinzione che tutti gli uomini, chi prima, chi
dopo, avranno un’avventura fuori dal matrimonio. E il rischio che
ciò avvenga intorno ai fatidici sette anni è altissimo, quasi una
certezza. Lei ne era sicura perché lo aveva letto spesso nella sua
rivista preferita. Ed aveva anche letto che la sola consapevolezza di
questo rischio non aiuta ad evitarlo: è necessario predisporre misure
efficaci di prevenzione e lotta. Le amiche, concordando sull’analisi,
si chiesero quali misure dovessero essere adottate.
Milla, con l’aria di chi la sa lunga, affermò che per cominciare
bisognava migliorare il proprio aspetto: vestiti, scarpe, trucco del
viso, acconciatura dei capelli, cura dei particolari per nascondere
eventuali difetti ed esaltare la propria bellezza in modo naturale e
coerente. Tina ha capito il senso delle parole dell’amica:
“Vuoi dire che dobbiamo apparire al meglio delle nostre
possibilità, dando di noi stesse un’immagine di giovanile
avvenenza, senza cadere nella tentazione di vestire come
diciottenni o apparire come bamboline preziose e imbalsamate?”
“Sì, è quello che volevo dire. Ma però non basta: dobbiamo
anche cambiare l’atteggiamento...”
“E come?”
“Ricordate quando eravamo ragazzine in cerca di primo amore?
Vi ricordate come guardavamo i ragazzi che ci piacevano? Ecco,
così si fa!”
“Questo può sembrare eccessivo, ma Milla ha ragione: forse ci
siamo adagiate in modo esagerato nei nostri ruoli di madri e
mogli felici. È così che ci vedono i nostri uomini e forse è
esattamente quello che si aspettano da noi, mentre si aspettano
altre emozioni e piaceri dalle puttanelle! Ecco perché dobbiamo
reagire e adottare quegli accorgimenti che Milla ci ha indicato!”
“Però attenzione... mia rivista dice che tutto ciò va fatto, ma
ancora non basta.”
“E allora che dobbiamo fare?”
“Io ho ideato una soluzione originale che risolverebbe i problemi
se sarebbe adottata da tutte noi. Però dubito che volete di
ascoltarla.”
“Vai avanti, che aspetti?”
“No, non posso. Devo ancora studiarla bene. Se volete, ve la dico
sabato prossimo.”
Nonostante le insistenza delle amiche, Milla mantenne un assoluto
riserbo su quella che sarebbe potuta essere la soluzione dei problemi
coniugali emersi nella mattinata.
Nei giorni seguenti i pensieri delle tre amiche di Milla furono
concentrati sulla questione dell’infedeltà e sui metodi per
prevenirla. I consigli della loro amica apparivano saggi e meritevoli
di essere messi in pratica. Tutte pagarono un tributo di tempo e
danaro al parrucchiere, all’estetista ed alle boutique per rinnovare il
guardaroba primaverile. Ma tutte percepivano l’inadeguatezza di
queste misure, che pure fruttarono risultati ben visibili. Rimaneva
l’altro aspetto citato dalla loro amica: la necessità di assumere un
atteggiamento disinvolto e quasi provocante nei confronti degli
uomini. Su questo punto ognuna aveva un idea diversa su come
attuarlo.
Paola, più delle altre, beneficiò dei consigli della giovane amica. Si
decise perfino a visitare un negozio di ottica e si lasciò convincere a
mettere lenti a contatto. Ora la percezione più nitida dell’ambiente
circostante le infondeva sicurezza e buon umore. Dei cambiamenti
si accorsero tutti, a cominciare dal giovane ottico, che non smetteva
di osservarla con occhi pieni di desiderio. Tornata da lui per una
verifica, ricevette una proposta che poteva essere considerata
indecente se non fosse stata formulata con garbo e cortesia. Paola fu
felice di aver ricevuto la proposta, non perché intendesse accettarla,
ma perché fu lusingata dall’inaspettato interesse verso di lei
mostrato da un uomo giovane. Ed analogo interesse dimostrarono
altri uomini, eccetto suo marito, che non si era neanche accorto
delle lenti. Oltretutto, proprio in quei giorni, lui appariva
stranamente assente più del solito e ciò la insospettì non poco.
Anche Tina aveva adottato misure atte a scoraggiare l’infedeltà
maritale. Ma il forte richiamo esercitato dal fascino femminile sul
marito rendeva questo compito assai difficile. Tuttavia fece del suo
meglio per migliorare il suo aspetto, peraltro già curato senza
risparmio di mezzi, e per assumere un portamento più brillante e
civettuolo in presenza di uomini. In questo campo lei aveva molto
da imparare. Aveva infatti difficoltà a vincere una naturale ritrosia
che l’aveva afflitta negli anni migliori della sua giovinezza. Ma si
obbligò a guardare gli uomini negli occhi, senza incertezza, con un
leggero sorriso modellato su quello di Monna Lisa: non un
atteggiamento provocante, ma un far intendere di essere interessata
alle parole di chi le è di fronte, anche se si trattasse del macellaio
che parla di bistecche e di filetti. Anche lei, come Paola, ha potuto
verificare i miglioramenti: aveva accompagnato il figlio più grande
ad una festicciola tra coetanei e si trovò a tu per tu con il padre della
bambina festeggiata. Questi le chiese di poterla rivedere in privato,
confessando di averla ammirata altre volte ma che mai le era
apparsa così bella. Le avances dell’uomo furono presto interrotte
dal provvidenziale arrivo della moglie, insospettita
dall’atteggiamento confidenziale assunto dal marito. Questo evento
fu per Tina la conferma di essere diventata più attraente. Purtroppo,
anche lei subì una cocente delusione quando constatò che niente era
cambiato nel comportamento del marito: solite assenze inspiegabili,
soliti discorsi sui figli e sulla casa, solita negligenza nei suoi
confronti.
La bellezza di Graziella era prorompente e di questo lei era
consapevole. Lo sapeva per gli sguardi dei suoi alunni, per la
galanteria dimostrata dai colleghi e per gli apprezzamenti che
riceveva nelle varie occasioni sociali. Prima di fare nuovi acquisti,
rivisitò il suo guardaroba ove conservava con cura tutti gli abiti
posseduti da quando aveva vent’anni. Con emozione, estrasse dalla
custodia il primo tailleur blu che aveva acquistato con il primo
stipendio. L’indumento appariva ben conservato, perché, dopo
essere rimasta incinta, non lo aveva più potuto indossare a causa di
pochi chili in eccesso. Ora la tentazione di provarlo era forte, anche
perché negli ultimi mesi aveva faticato non poco per perdere peso e
riguadagnare la figura snella e affascinante di un tempo. Nonostante
il vestito sembrasse un pochino stretto ed inadatto ad una signora
trentenne, la prova produsse un effetto inatteso: la gonna molto
corta e la giacca molto aderente le conferivano un aspetto
provocante come da anni non aveva più. Tuttavia l’immagine che
vedeva riflessa nello specchio le dava la misura del passare degli
anni e della perduta freschezza giovanile. Con coraggio e
impulsivamente decise di effettuare un esperimento: indossò le
scarpe con i tacchi alti che non usava da tempo e una camicia bianca
allegramente sbottonata e uscì per andare a fare acquisti. Pur
essendo assuefatta a sguardi maschili insistenti e a volte sfacciati,
questa volta percepì verso di sé un interesse smodato. Pentita di
essere uscita vestita in quel modo, quasi vergognandosi, si rifugiò
nel negozio del suo profumiere, Luigino. Questi l’abbracciò con
enfasi e le confessò che non aveva mai visto una donna così
seducente, anzi provocante: scusa il termine abusato, ma tu sei una
bomba sexy, parola di un professionista della bellezza femminile!
Lei gli confessò i suoi timori e lui, con molto tatto, le spiegò che
quella mise andrebbe usata solo per occasioni particolari e
ammiccando le fece capire di quali occasioni. Lui, gay maturo e
simpatico, aveva lavorato lunghi anni come truccatore nel mondo
della televisione e di certe cose s’intendeva. Le propose anche di
presentarla ad un famoso dirigente di rete con il quale era rimasto in
buoni rapporti. Graziella, pur lusingata dalle parole di Luigino, non
esitò a rifiutare l’offerta e tornare a casa. Qui trovò il marito, appena
rientrato da un viaggio di lavoro, stanco, ma come sempre
premuroso e pieno di attenzioni verso la moglie. Difatti, anche
quella sera, per adularla, le suggerì che quel vestito le andava stretto
e che bisognava acquistarne un altro!
Quel sabato mattina tutte le amiche si ritrovarono al club e mentre si
dedicavano ai consueti e faticosi esercizi, si raccontarono le
esperienze vissute nei giorni precedenti. Tutte avevano notato
l’accresciuto interesse dell’altro sesso verso di loro, ma nello stesso
tempo avevano anche sperimentato la solita indifferenza dei mariti.
Milla, notando il loro disappunto, con la sua esuberanza, le arringò:
“Su con il morale! A tutto c’è rimedio e io ho studiato la
soluzione dei problemi vostri e miei. Siete pronte ad ascoltarmi?”
“Vediamo di che si tratta. Avevi detto che hai ideato una
soluzione originale e sicura.”
“Bene, partiamo da un’osservazione su cui tutte siamo
d’accordo: l'infedeltà del marito è inevitabile, salvo casi di
impotenza o santità. Se questa è la malattia, qual è la cura?”
“Qual è?”
“La cura è che il tradimento deve avvenire con persona
conosciuta e sana, che non lo vuole portartelo via, che non spilla
soldi e non gli attacca una malattia contagiosa.”
“E come fai a pilotare un tradimento in questo modo? Che
facciamo, assumiamo una puttana a tempo pieno e la offriamo
gratis a turno ai nostri uomini?”
“No, la soluzione è più semplice. Ed anche più economica...
facciamo in modo che i mariti ci tradiscono ognuno con una di
noi... è chiaro? Mi sa che non è chiaro… faccio un esempio:
Tonin tradisce Graziella con me, mio marito mi tradisce con
Tina, Rino va a letto con Paola e Antonio con Graziella. Badate,
è solo un esempio, ma rende l'idea di come andrebbero le cose.
In un colpo solo risolviamo ogni problema, con vantaggi per
tutti.”
Nessuna si aspettava un'idea del genere e il pensiero di tutte fu: ma
è pazza... dare mio marito in pasto alle mie amiche?
Dopo qualche minuto di silenzio, ognuna aveva valutato la
sorprendente proposta di Milla e aveva formulato serie obiezioni,
paventando problemi a non finire: e se io non riesco a sedurre
l'uomo designato? E se uno dei mariti si innamora dell'amante e
lascia la moglie? E se i mariti si confidano l'uno con l'altro e
vengono a scoprire il complotto?
Milla era soddisfatta, perché nessuna delle tre si era scandalizzata o
aveva mosso riserve di tipo morale, ma solo obiezioni di tipo, per
così dire, tecnico. Lei spiegò che se un marito non cede alla
seduttrice, eventualità molto improbabile, vuol dire che è immune
dal virus del tradimento e quindi la moglie se lo può tenere senza
timori. Sollecitata dalle altre, Milla riepilogò i vantaggi:
“Il primo vantaggio è di garantirci l'immunità da malattie, da
vampirismo economico e da concorrenza sleale da parte delle
ninfette che gironzolano intorno ai nostri uomini. Il secondo
vantaggio è il costo nullo dell'operazione. Il terzo vantaggio è
che gli uomini preferiranno avere una relazione senza problemi
con noi, senza rischi per la vita familiare, invece di un rapporto
rischioso e problematico con una ragazzina più giovane. Il quarto
vantaggio è di potercela spassare anche noi, senza patemi
d'animo e senza l'angoscia di essere scoperte, poiché tra di noi ci
si aiuterà a creare le occasioni. Il quinto vantaggio è la durata
prestabilita dei tradimenti, ai quali seguirà una pausa di
raffreddamento; poi, altro giro di quadriglia: change la dame! e si
comincia il secondo turno: ognuna di noi passa ad un altro
amante. Infine, dopo la seconda pausa, altro giro, con il quale
ognuna di noi passerà al terzo amante. Dopo tre giri tutte noi
avremo avuto per amanti tutti i mariti disponibili. Non è
fantastico? E ad ogni uomo diamo tre amanti che lo
spomperanno... scusate, che lo soddisfaceranno e non gli
lasciamo la voglia di andarsi a cercare altre avventure. Tutto
resta in famiglia. Gli accoppiamenti, voglio dire gli abbinamenti
delle donne agli uomini per il primo turno si faranno per
estrazione a sorte, poi ci sarà una semplice rotazione.”
“Quanto sarà la durata di un turno e della pausa di
raffreddamento? Che succederà al termine del terzo turno?”
“Sono tutti aspetti particolari da concordare. Allora ascoltate,
pensiamoci su una settimana, poi ci vediamo sabato prossimo
qui, alle nove di mattina, per decidere e nel caso metterci
d'accordo sui particolari e sulle modalità. Io presenterò voi anche
una specie di catalogo… oddio, come si dice, una lista di
regole…”
“Forse volevi dire decalogo.”
“Sì, brava, un decalogo: regole da seguire affinché tutto si svolge
in modo sicuro, così nessuno si fa male ed eviteremo ai vostri
figli il trauma dell'abbandono paterno.”
La proposta di Milla, del tutto inaspettata, sembrava alle amiche
quasi una spiritosa provocazione, tuttavia non priva di razionalità.
Avranno una settimana di tempo per valutarla e questo pensiero le
rasserenò.
Confidenze tra amiche
Nel gruppo di amici, Graziella e Tonin sono l’unica coppia di
impiegati. Ed anche la più bella. Lei lo è in modo straordinario, ma
suo marito, se possibile, lo è ancora di più. Egli possiede il fascino
maschile allo stato puro: alto, biondo, muscoloso, collo taurino,
labbra carnose, occhi azzurri, sguardo accattivante, parlantina
sciolta con soave cadenza veneta. Ed altro ancora.
Quella domenica i due erano invitati a pranzo in casa di Paola ed
Antonio, la simpatica coppia di romani trentaquattrenni. Antonio è
impiegato all’Agenzia delle Entrate, mentre Paola gestisce il
negozio di abbigliamento intimo che li ha resi benestanti. Sono
sposati da otto anni ed hanno due figli.
Dopo l’ottimo pranzo, mentre i bambini giocavano nella loro stanza
e i mariti si gustavano la partitissima Roma-Milan davanti alla
grande televisione, le due giovani amiche sedevano tranquillamente
nell’altro salotto, sorseggiando un nocino e fumando una sigaretta:
non sono fumatrici, ma in certe occasioni, si sa, non se ne può fare a
meno. Dopo qualche frase sul tempo e sui bambini, inevitabilmente
venne fuori l’argomento di cui entrambe desideravano parlare:
“Paola, che pensi dei discorsi di Milla sulla crisi dei sette anni?
Non ti sembra esageri un pochino?”
“Forse esagera, ma il pericolo è reale. Mi sa che lei ha qualche
preoccupazione con Franco, anche se non ne ha mai fatto parola
con nessuna di noi. Invece è evidente, ce lo ha detto lei, che Tina
ha qualche problema con Rino. Lui ha fin troppe occasioni:
clienti e impiegate, cassiere e cameriere. E quando viaggia,
chissà quanti incontri. Oggi sono più le donne che vanno a caccia
di uomini che non il contrario. Poi Rino…”
“Poi Rino?…”
“Beh, Rino è un bell’uomo…”
“Non mi sembra bellissimo.”
“No, non è bellissimo, però ha un aspetto gradevole, parla bene,
è gentile ed elegante: insomma fa presa sulle donne.”
“A te piace?”
“Ti scandalizzi se ti dico di sì? Se io non fossi sposata...”
“Ma senti senti, magari faresti un pensierino anche su mio
marito…”
“Ci puoi giurare! Tutte le donne hanno fatto un pensierino su
Tonin. E ti posso anche assicurare che tutti gli uomini fanno un
pensierino su di te.”
“Non mi dire che parli sul serio! Vorresti dire che anche
Antonio, Rino e Franco…”
“Ma dai... non mi dire che non hai notato niente... il modo come
ti guardano…”
“Tu mi lusinghi. Ma come fai a pensare sempre a queste cose?”
“Ehi... io sono spontanea, ma se dico che Tonin e Rino mi
piacciono, affermo una semplice verità, e ciò non vuol dire che ci
andrei a letto. Non sono una leggera!”
“Questo non lo penso affatto!”
“Ok, così va meglio. Non c’è solo la bellezza e l’attrazione
fisica... c’è l’amore, l’affetto, la fiducia, anche se i nostri mariti
non sempre la meritano, e la responsabilità verso i figli... se non
ci fossero questi sentimenti la società in cui viviamo sarebbe un
troiaio.”
“A meno che...”
“A meno che non seguiamo il piano di Milla...”
Il sorriso si spense sul volto delle due amiche: l’argomento era serio
e prometteva di essere più intrigante. Nell’aria c’era l’aspettativa di
rivelazioni e confessioni che per la prima volta esse erano in vena di
fare. Graziella, dopo una pausa, continuò:
“Ora, visto che siamo in vena di confidenze, voglio farti una
domanda indiscreta: come è la tua vita sessuale con Antonio? Se
non vuoi rispondermi, fa niente, ne hai tutto il diritto.”
“Impicciona… ok, non voglio eludere la domanda: con Antonio i
rapporti sono del tutto normali, nel senso che lo facciamo due o
tre volte la settimana. Lui è un buon amatore, ha una buona
fantasia e una discreta resistenza. Purtroppo, dopo tanti anni, non
è più come la prima volta, questo lo ammetto. Forse dipende
dall’età, forse dal fatto che io lavoro più di lui e quindi sono più
stanca. A farla breve, non è più l’amante assiduo e focoso dei
primi tempi. Ora ti rivelo un episodio della nostra vita che ho
tenuto segreto fino ad oggi. Neanche Antonio conosce quello che
sto per dirti. Giurami che non ne parlerai con nessuno, nemmeno
con Tonin!”
“Te lo giuro, stai tranquilla...”
“Va bene. Tre anni fa, siamo entrati in crisi: quasi non mi
toccava più, era nervoso e taciturno e aveva poca pazienza con i
ragazzi. Io ero disperata, finché ho scoperto che mi tradiva.”
“Come te ne sei accorta?”
“Li ho visti. Ero andata in banca, saranno state le dieci di mattina
e la banca è proprio di fronte all’ufficio di Antonio. Mentre
parlavo con il cassiere, dalla vetrata vidi Antonio uscire dal
portone del Ministero. Io mi affrettai e cercai di raggiungerlo per
andare a prendere un caffè insieme con lui. Ma quando stavo per
affiancarlo, lui s’incontrò con una signora, la salutò
affettuosamente e i due seguitarono a camminare insieme. Io li
seguii per istinto, la cosa mi sembrava strana, ma non pensavo a
un tradimento, finché non li vidi entrare in un portone. Entrai
anch’io, e al primo piano del palazzo trovai una pensione. Mi
accostai alla porta e sentii la voce di lui che prendeva una stanza.
Stavo per svenire, non potevo credere a quello che era successo.”
“E tu che hai fatto?”
“Non ho detto niente, ma ho incaricato un investigatore privato
di documentare il tradimento con una serie di foto. Ne ho spedite
alcune al marito della donna e dopo pochi giorni i due non si
sono più incontrati. Ma la cosa più sorprendente è che lei aveva
più anni di lui e non era bella. Poi, dopo, ci ho riflettuto e ho
concluso che gli uomini non sanno resistere alle tentazioni. Su
questo Milla ha ragione: come vedono un paio di gambe appena
un po’ scoperte, non capiscono più niente.”
“Ti sei mossa con molta saggezza, ma poi che cosa hai fatto?”
“Sono andata dal chirurgo e mi sono rifatta le tette!”