Atrinforma nr. 34 di Dicembre 2013
Transcript
Atrinforma nr. 34 di Dicembre 2013
Periodico riservato ai soci dell’Atri Onlus ATRINFORMA nr. 34 di Dicembre 2013 MESSAGGIO DEL PRESIDENTE. (di Simone Vannini) Pag. 2 LA STORIA DI NONNA LAURA E DELLA SUA PICCOLA STELLA (Articolo di Donato Di Pierro della Redazione Atri Toscana) Pag. 3 PROTESI RETINICA DELLA PIXIUM VISION (Articolo della Redazione Atri Toscana) Pag. 10 ANCORA UNA PROTESI RETINICA (Articolo della Redazione Atri Toscana) Pag. 15 DEGENERAZIONE MACULARE: IDENTIFICATA VARIANTE GENETICA ASSOCIATA (Articolo tratto da "Agenzia AGI") Pag. 17 RELAZIONE SUL MINI-CONVEGNO REALIZZATO IL 23 NOVEMBRE 2013 DURANTE L'ASSEMBLEA DEI SOCI (Articolo di M. Bertante della Redazione Atri Toscana) Pag. 18 LA RABBIA DI UN NON VEDENTE: "SONO AUTONOMO, NON GIUDICATEMI FINTO CIECO" (Articolo tratto da "Forlì Today") Pag. 20 STABILITA', SALTANO I TAGLI ALL'ACCOMPAGNAMENTO. FISH: "ERA UN'IPOTESI BRUTALE" (Articolo tratto dal "Redattore Sociale") Pag. 22 PARTE L'ANAGRAFE DEI FARMACI, IL "BUGIARDINO" VA SUL WEB (Articolo tratto da "RaiNews24") Pag. 23 1 MESSAGGIO DEL PRESIDENTE (di Simone Vannini, Presidente dell’Atri Onlus) In questa pagina devo approfondire alcuni argomenti di attualità. Lo scopo di questo spazio, del resto, è quello di permettermi di farlo. Ma come certo potrete immaginare la selezione degli argomenti, a volte diventa complessa. In questa occasione, ad esempio, dovrei scegliere tra l'assemblea dei soci, la legge di stabilità, nella quale anche stavolta, ci avevano provato ad attaccare l'indennità di accompagnamento oppure della partenza di due importanti trials, uno sui fattori di crescita NGF per pazienti affetti da Retinite Pigmentosa, l'altro per l'elettrostimolazione trans-corneale, sempre per la medesima patologia. Come posso tralasciare l'uno per l'altro? Anche se in maniera molto sintetica, devo esprimermi su tutto. Inizierei dalla nostra assemblea, che come accennato, si è svolta a Firenze il 23 Novembre scorso, della quale troverete una relazione nelle pagine successive, e che ancora una volta mi ha permesso di valutare l'attenta partecipazione dei soci, anche se non eravate così numerosi. Per quanto riguarda la legge di stabilità, come non fare riferimento all'ormai solito attacco all'indennità di accompagnamento. Questa volta avrebbero partorito il classico topolino, togliendola agli ultra sessantacinquenni con reddito pari o superiore a 40.000 euro. In ambito FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), abbiamo subito contrastato tale eventualità, proponendo di nuovo, e per l'ennesima volta, la questione di principio, per la quale l'indennità, che ha lo scopo di rimpiazzare, seppur parzialmente, il bisogno dettato dalla nostra disabilità, non può essere messa in discussione. Inoltre il provvedimento, che avrebbe reso poveri alcuni individui, avrebbe portato nelle casse dello stato solo delle briciole e che quindi appariva veramente iniquo. Dopo il nostro intervento l'articolo è stato eliminato, ma il fatto che in ogni occasione qualcuno ci provi, non ci fa certo stare tranquilli. Per fortuna, e non solo, qualcosa dal punto di vista scientifico si stà muovendo, finalmente si scorge qualcosa di nuovo nell'immediato orizzonte. Tra la fine del 2013 e l'inizio del prossimo anno, partiranno due sperimentazioni, nelle quali saranno coinvolti pazienti italiani ed europei. Entrambe riguarderanno la retinite pigmentosa e si terranno in vari centri specialistici, alcuni di questi 2 situati anche in Italia. Nello specifico le due ricerche tratteranno due approcci terapeutici molto diversi tra loro. Credo che un pò tutti conoscerete i fattori di crescita del sistema nervoso, NGF, sostanze in grado di stimolare il recupero delle fibre nervose danneggiate da traumi o malattie, ebbene per la prima volta saranno testate su pazienti affetti da retinite pigmentosa, in una condizione di un assoluto valore scientifico. L’altra sperimentazione utilizzerà uno strumento in grado di elettro-stimolare la retina dei pazienti, con lo scopo di migliorarne in rendimento, con una sorta di massaggio elettromagnetico. Nel primo caso pare fin troppo ovvio aspettarsi buoni risultati, anche inaspettati, nell'altro il miglioramento di alcuni parametri elettro-fisiologici e del campo visivo. In entrambi i casi, direi che, la cosa da non sottovalutare è il fatto che finalmente si tratta di sperimentazioni sull'uomo, dalle quali possiamo aspettarci risultati in tempi relativamente brevi. Infine faccio a voi e alle vostre famiglie, i miei personalissimi auguri per un sereno Natale e di un felicissimo Anno Nuovo! ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ LA STORIA DI NONNA LAURA E DELLA SUA PICCOLA STELLA (Articolo di Donato Di Pierro della Redazione Atri Toscana) Quella di Laura è la storia di una nonna speciale che ha ingaggiato una battaglia senza quartiere contro l’Amaurosi di Leber, per amore della sua piccola nipotina. Stella, 9 anni, è una bimba curiosa ed intelligente che, grazie all'amore di chi le sta vicino, sta imparando a vivere con tutta la forza che le occorre perché il mondo è la fuori ed aspetta solo di essere scoperto! Ciao Laura, ci puoi raccontare come una sindrome complessa e rara come la Amaurosi di Leber può, un giorno, entrare ed irrompere nella vita di una famiglia? La parola irrompere è proprio azzeccata, perché è qualcosa che non ti aspetti, che ti lascia stranita e incredula. Ti sembra impossibile che sia capitato proprio ad un tuo familiare perché hai sempre pensato che certe malattie capitano agli altri ed invece scopri all'improvviso che un tuo congiunto ha addirittura una malattia di natura genetica, ereditaria per la quale ancora non esiste cura. La prima cosa che pensi è: "No, i dottori stanno sbagliando!". 3 Prima della diagnosi, cosa vi ha messo in allarme, facendovi capire che le cose non andavano per il verso giusto? Ogni componente vicino alla bimba ha cominciato ad avere dei dubbi che qualcosa non andava poco prima dei 3 mesi di età. Ma ognuno teneva per sé i propri dubbi, come se condividerli potesse farli diventare reali. Notavamo che non fissava lo sguardo, che gli occhi ballavano (ora sappiamo che il fenomeno si chiama “Nistagmo”), amava osservare le fonti luminose, era attratta dalle lampadine come se fossero una calamita. Verso i 3 mesi e mezzo una vicina ha preso coraggio e ci ha detto: “Mi permetto di farvi notare che questa bimba ha dei problemi agli occhi, perché ho avuto un parente con i suoi stessi comportamenti”. Allora piano piano, ognuno di noi, nonni e genitori, ha esternato i propri dubbi. Ci siamo allarmati, come è naturale che fosse, e abbiamo cominciato a fare visite e consulti. Immagino sarà stato un calvario il percorso per raggiungere una diagnosi definitiva, come per tutti noi affetti da malattia rara. Chi vi ha dato le risposte che cercavate? E come hanno gestito l'impatto psicologico che una simile notizia può avere sui cuori di una famiglia alle prese con una giovane vita che cresce? La prima visita è stata fatta a Roma, perché ci trovavamo per lavoro in quella città. Risultava un occhio perfetto, come la retina e il nervo ottico. L'oculista ha ipotizzato un ritardo di fissazione ed ha ordinato una risonanza per escludere problemi al cervello e una PEV. Da questi esami risultava che non c'era nulla di anormale e ci è stato consigliato di attendere, però l'ansia era molta e a 6 mesi l'abbiamo fatta visitare da un altro oculista, al Meyer di Firenze. Altra visita del fondo dell'occhio. La retina e il nervo ottico erano sempre perfetti, così ci hanno ordinato un'altra PEV, e anche questa è risultata nella norma. Ci hanno così detto di tornare quando la bimba aveva nove mesi; eravamo ormai molto preoccupati, anche perché si insinua nell'anima la paura che si sprechi troppo tempo e che, arrivata la diagnosi, ci si possa sentir dire: “Ormai è troppo tardi”. Al successivo controllo l'oculista ha cominciato ad ipotizzare una possibile Amaurosi di Leber ma, per confermarla, sarebbe stato necessario l'esame ERG e lui non era in grado di eseguirlo o farlo eseguire in una bambina così piccola. Così, siamo stati inviati alla genetista del Meyer. Mi ricordo bene di 4 aver discusso con questa dottoressa. Deve avermi preso per una pazza perché io non capivo, né intendevo accettare che si potesse pensare ad una malattia ereditaria in una famiglia dove non c'erano casi conosciuti. Siamo così tornati a Roma, precisamente a Polidoro, nel reparto del Dott. Vadalà, dove sono stati in grado di eseguire alla bimba l'ERG: “Estinto”. Aveva 11 mesi. Il dottore è stato piuttosto crudo e secco nella conclusione. Ci ha detto: “Si tratta di una patologia della retina tipo Amaurosi di Leber, vede la luce e qualche ombra in movimento con forte contrasto. Rimarrà così, non andate in giro per il mondo perché non c'è nulla da fare. Rivolgetevi ad un centro di riabilitazione e ricordate che c'è una bella differenza tra vedere la luce e non vederla per niente”. A questo incontro eravamo in tre, la bimba, io ed il nonno. Ci siamo ammutoliti e ce ne siamo andati senza chiedere nulla. Nel viaggio di ritorno, verso Firenze, al primo casello autostradale ci siamo fermati e, senza dire nulla, abbiamo pianto. Poi abbiamo pensato che dovevamo farci forza e avvisare i genitori della diagnosi. Ci sono volute tre telefonate per riferire della visita e del responso, perché ci saliva la commozione e ricominciavamo a piangere. Quella notte ognuno di noi, 4 nonni e genitori, ha pianto e ripianto. Poi, al mattino, battaglieri ci siamo detti: "E’ impossibile! Dobbiamo cercare nel web, devono esserci delle risposte!". Mio figlio ha trovato il Centro Mondino di Pavia, che si occupava di problemi neurologici e di Amaurosi di Leber nei bambini. La bambina è stata ricoverata per 3 giorni per controllare se ci fosse solo la grave ipovisione o altre malattie associate. Qui, hanno confermato la diagnosi e verificato che non c'erano altri problemi, cioè il suo caso non era una sindrome. Hanno fatto il prelievo di sangue per l'indagine genetica che hanno spedito al TIGEM di Napoli, ed hanno dato molti consigli psicologici a noi parenti su come comportarci. In questo reparto vengono ricoverati molti bambini con problemi neurologici, molti hanno malattie rarissime. Ecco, qui ridimensioni la tua vita, ti trovi a contatto con delle realtà scioccanti e destabilizzanti, alla fine pensi che tutto sommato la tua nipotina è soltanto cieca, fa parte della schiera degli altri, cioè di quelli che hanno un problema da affrontare e cercare di superare. Ma scopri anche che ci sono altri, alcuni anche più sfortunati. Come superare l'impatto psicologico? Intanto il tempo ti 5 mette di fronte al suo incessante incalzare. Giorno dopo giorno scopri che la vita continua e deve continuare, e che hai come genitore e come nonno l'obbligo di essere forte e di muoverti verso un grande obbiettivo, poiché al momento non puoi fermare il tempo, ne puoi fermare la malattia. Hai davanti il futuro di una bambina e devi cercare di metterla in grado di costruirsi la sua felicità. Ti dai da fare, ti imponi serenità e positività, ti imponi di non essere tu a creare drammi psicologici o tarpare le ali di quella vita. Devi dargli ottimismo, serenità, speranza. Ti auguri che possa sviluppare una buona dose di ironia nell'affrontare le inevitabili difficoltà giornaliere. Speri sempre che, un giorno, arriverà una soluzione che le permetterà di muoversi con autonomia, di viaggiare e di conoscere il mondo, se lo vorrà!? Cosa avresti voluto che vi fosse detto, o non detto, per poter affrontare al meglio questa notizia? In altre parole, se tu fossi stata dall'altra parte e avessi indossato il famigerato camice bianco, come ti saresti comportata? Abbiamo incontrato tante persone valide, e ritengo che sia impossibile ricevere una simile notizia pretendendo che non vi sia una reazione disperata. Hai una grandissima competenza in materia. Sei anche impegnata in prima fila in questa battaglia, giusto? Quanto pensi possa essere importante la conoscenza e l'impegno in prima persona? Per affrontare l'impatto con la malattia e con la sensazione di inutilità che subito ti prende alla gola, l'unico modo che ho trovato è stato quello di cercare di capire la malattia e se si poteva trovare una soluzione e, a mio avviso, una soluzione la si può trovare se si investe in ricerca. Allora mi sono messa a ripassare le nozioni di chimica e a studiare la genetica, ho passato mesi a tradurre e leggere le varie relazioni su malattie genetiche della retina che si trovano su “Pubmed.com”. A forza di insistere riesci a farti uno schema mentale e ad acquisire conoscenze. Allora ho cominciato a scrivere ai referenti, contattando medici e biologi che trovavo negli articoli scientifici. Ho ricevuto sempre risposte chiare. Nelle mie ricerche sul web ho anche incontrato l'ATRI Onlus (Associazione Toscana Retinopatici ed Ipovedenti); la bimba aveva 12 mesi e oramai avevamo compreso che aveva una patologia alla retina per 6 la quale, al momento, non c'erano cure. Nel sito dell'associazione ho notato che c'era un numero di telefono con cui comunicare, peraltro con il prefisso della mia zona. Telefonai ed incontrai Luca, pacato e collaborativo. Abbiamo chiacchierato con calma per quasi un’ora. Era cieco dalla nascita e mi ha spiegato che, grazie all'aiuto di tante persone e amici, aveva frequentato le scuole, imparato ad usare il computer ed aveva anche trovato un lavoro. Mi ha proposto di partecipare ad una riunione dell'associazione, che si sarebbe tenuta la settimana dopo. Era previsto anche un pranzo dopo la riunione e con mio marito ci siamo detti: "Partecipiamo alla riunione ma non ci fermiamo a pranzo, non siamo ancora pronti e chissà che atmosfera malinconica ci potrà essere!”. Non potevamo sbagliarci di più! Per fortuna alla fine ci siamo fermati perché abbiamo potuto conoscere meglio molte persone. I partecipanti non erano affatto tristi ma, anzi, scherzavano, ridevano, chiacchieravano e facevano dell'allegra ironia su vari episodi che capitano nella vita di un retinopatico. L'associazione era stata formata da pochi anni e lo scopo principale era quello di collaborare con ricercatori e medici, per avere un'informazione corretta ed aggiornata e spingere la ricerca per trattamenti e terapie risolutive. Perché secondo te vale la pena combattere? Vale la pena di combattere perché, se non lo fai tu che hai a che fare col problema in prima linea, non ti puoi aspettare che chi lo ignora possa inventarsi di lottare per te. Veniamo alla piccola Stella, quanti anni ha ora? Ora ha 9 anni e frequenta la quarta elementare. Come sta? La vista è molto compromessa, come dicevo. Per il resto è una bambina sanissima che si ammala raramente. Cosa dice di se? Essendo ancora così giovane, come percepisce la sua vita? La bambina ha un carattere allegro, con una grossa capacità di ragionamento, una mente brillante e una grande memoria. È molto sicura di sé, con una grande autostima. Si impone, si difende e non si lascia umiliare da eventuali situazioni che possono capitarle per 7 l'ignoranza altrui. Io credo che anche se ha compreso di avere delle peculiarità diverse, perchè ha dovuto imparare il Braille e ha la maestra di sostegno, la vive come una caratteristica positiva. Ritiene di sapere qualcosa in più rispetto ai compagni, che il Braille non lo conoscono, parla continuamente come se ci vedesse, ascolta tutto e inquadra tutto. Io ritengo che un bambino non vedente seguito da persone esperte, possa avere opportunità come e forse, più di altri. Parla mai del suo futuro? Tutti i bambini sin dall'asilo sognano le cose più disparate per il loro futuro. Lei quando parla di domani cosa sogna? E' una bimba molto curiosa e le piacciono molte cose. Vorrebbe fare tutto ed è entusiasta di qualsiasi novità. Sta imparando l'uso del computer con sintesi “Jaws”, studia pianoforte con un insegnante cieco che le insegna a leggere gli spartiti in Braille, fa parte di un coro, “I Piccoli Cantori”, ama farsi leggere libri per ragazzi ma tra poco potrà leggere da sola con il computer e la barra Braille. Con la sintesi vocale non c'è lo stesso piacere nella lettura. Immagino avrà ampiamente fatto un confronto tra lei e gli altri bambini della sua età. Sente che il suo intorno è molto diverso o, crescendo con la consapevolezza della situazione, cresce con lei anche la spensieratezza di affrontare la vita come ogni giorno si presenta? Credo che essere ciechi dalla nascita sia meno traumatizzante che diventarlo nell'adolescenza o nella giovinezza. Sono convinta che sia consapevole, sia dei suoi punti di forza che di debolezza, e sta crescendo nella spensieratezza come ogni altro bambino della sua età. Quando ti guardi intorno, quando vedi il nostro paese e la mentalità diffusa e la generale percezione del mondo dei disabili visivi, che pensiero hai per il futuro della tua piccola nipotina? Purtroppo il nostro meraviglioso paese sta andando sempre peggio, sia in campo culturale che come attenzione al sociale. Il futuro sarà difficile per tutti i giovani, ci sono sempre più problemi a trovare un lavoro e per chi ha delle difficoltà e delle debolezze concrete, beh…sarà anche più difficile. Impera la cultura della 8 bellezza e dell'efficienza fisica, e si vorrebbe tutto senza sacrifici. Il paese in crisi perde in solidarietà e ritiene il disabile un peso e un costo. Inoltre i politici ragionano a breve termine, non investono in ricerca scientifica e non approfittano delle capacità e del valore dei propri ricercatori. Noi abbiamo avuto la fortuna che la Regione Toscana mostra di avere un occhio di riguardo per le persone con handicap, abbiamo un centro di ipovisione molto efficiente che assiste i bambini 2 volte alla settimana a scuola così da orientare il lavoro delle maestre. Seguono poi la bimba 2 volte alla settimana nel loro centro. La scuola statale purtroppo ha continui tagli e ogni anno le ore di sostegno vengono ridotte. La famiglia deve darsi molto da fare, certamente, ma una cosa importante è che i parenti si comportino in modo rilassato, concedendo ai figli autonomia, per quanto possibile,anche prendendo qualche piccolo rischio. I bambini spesso ti stupiscono per come sanno gestirsi e porre attenzione in tutto quello che fanno. Se tutti hanno lavorato bene e cercato di fornire sicurezza, consapevolezza e serenità, allora ci saranno tutti i presupposti per avere una vita normalmente appagante, malgrado tutte le difficoltà incontrate. Quali sono le tue migliori speranze e i peggiori timori che nutri, guardando il futuro di Stella? Le migliori speranze è che riesca ad avere un'occupazione che la soddisfi e adatta alla sua personalità. La paura che possa cadere in balia di qualcuno che approfitta di eventuali momenti di debolezza. In fin dei conti sono gli stessi pensieri di qualsiasi genitore o nonno, no? Quando capitano quelle giornate davvero dure, impegnative e cariche di emotività, cosa fai o cosa le dici per farle tornare il sorriso? Siamo spesso insieme. Ridiamo e giochiamo, raramente è triste. A volte è arrabbiata perché non le riesce qualcosa, ma è normale. Abbiamo un motto, fin da quando era piccolissima: "Ognuno si deve accettare così com'è!”. Se dovessi dirmi, in due parole, perché la vita resta una cosa preziosa nonostante tutte le sfide che una malattia come la Leber può presentare? Perché si deve avere sempre della curiosità da soddisfare. 9 Mi dicevi che la tua nipotina ha una vita piuttosto attiva, e che fa molte attività anche all'aperto. È anche andata a sciare, giusto? Cosa le è sembrato? Si è divertita moltissimo, ha fatto una settimana bianca in compagnia di adulti, ragazzi e bambini vedenti, ipovedenti e ciechi. Gli insegnanti erano specializzati del gruppo paraolimpico sono stati molto bravi, orientano i bambini con la voce. Lei ha imparato a scendere da un piccolo pendio a spazzaneve, a lanciarsi con lo slittino. Logicamente la pista era tutta per loro. In luoghi troppo affollati ancora ha delle difficoltà a fidarsi totalmente di chi le sta intorno, sopratutto se sono bambini piccoli che corrono e saltellano veloci e lei non può avere la sicurezza nella gestione della situazione. Ci vuoi raccontare qualche aneddoto della piccola? Qualche mese fa, mentre camminavamo per strada con il nonno, improvvisamente ha detto: "Perché mi mandate a lezione di tante cose e vi siete dimenticati di mandarmi a scuola di colori?". L'abbiamo buttata sul ridere, spiegandole che non esiste una scuola di questo tipo, ma che forse ci potevamo organizzare con dei piccoli adesivi di forma diversa da applicare eventualmente a degli oggetti a seconda del colore. Infine, cosa ti sentiresti di dire a un genitore che, di fronte alla diagnosi di Leber della propria figlia, si sentisse terribilmente sperduto? Che deve avere nella sua testa un obbiettivo importate, usare tutta la propria forza e consapevolezza per mettere in condizione la figlia di avere i mezzi sia culturali che emozionali per affrontare e superare le difficoltà che inevitabilmente incontrerà. E' talmente prioritario questo obbiettivo che la disperazione passa in secondo piano e si sfuma. ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ PROTESI RETINICA DELLA PIXIUM VISION (Articolo della Redazione Atri Toscana) L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), stima che in tutto il mondo ci sono 285 milioni di persone non vedenti o che hanno 10 una moderata visione o una grave disabilità visiva. Di questi, 36 milioni sono totalmente ciechi. Il 90% sono non vedenti nei paesi in via di sviluppo ed il 65% hanno un'età compresa tra i 50 anni o più. In Europa, ci sono circa 30 milioni di persone non vedenti ed ipovedenti e, quest’ultimi, sono 4 volte di più dei ciechi. Solo negli Stati Uniti le persone dichiarate legalmente cieche sono più di un milione. La Pixium sviluppa impianti retinici intelligenti “IRIS” (Intelligent Retinal Implant Systems). Questi dispositivi sono progettati particolarmente per i pazienti che hanno perso la vista a causa di disturbi oculari degenerativi come la retinite pigmentosa . Una volta che queste nuove tecnologie saranno riconosciute sicure ed efficaci, potrebbero essere utilizzate anche per altre indicazioni, quali distrofie retiniche o degenerazione maculare. Queste malattie attaccano e distruggono i fotorecettori. Queste cellule specializzate nella retina sono cruciali per la visione perché convertono la luce in segnali nervosi che vengono poi codificati e trasmessi alla corteccia visiva del cervello. Tuttavia, le cellule della retina neurali che formano il nervo ottico, chiamate cellule gangliari della retina, sono rimaste intatte e continuano a funzionare normalmente. IRIS sono dispositivi progettati per sostituire la funzione dei fotorecettori in una retina sana e stimolare le cellule nervose della retina (cellule gangliari) in modo che inviano un segnale al cervello attraverso il nervo ottico. I sistemi IRIS includono un impianto intraoculare (stimolatore retinico) posto nell'occhio del paziente al momento dell'intervento chirurgico. L'impianto si può impiantare sulla superficie della retina (epi-retinico) o all'interno della retina, dove in precedenza erano i fotorecettori (sottoretinico). Il paziente indossa un paio di occhiali con una mini-fotocamera integrata e un'emittente senza fili. Gli occhiali sono collegati a un computer tascabile delle dimensioni di uno Smartphone. Questo computer elabora le immagini riprese dalla telecamera e le converte in un segnale che gli occhiali trasferiscono all'impianto retinico per stimolare le cellule gangliari e produrre un'immagine. Il paziente, una volta rimessosi dall'intervento, segue un programma di riabilitazione che insegna al cervello ad interpretare i segnali emessi dall'impianto. Pixium ha per missione di facilitare il ritorno all'autonomia dei pazienti. Consapevole delle potenzialità degli impianti retinici, 11 Pixium sviluppa anche tecnologie vicine alla realtà aumentata, coinvolgendo applicazioni di riconoscimento dei volti o GPS. Altri software possono essere utilizzati per trasmettere direttamente alla retina altri tipi di informazioni visive. Il primo dispositivo Pixium IRIS1, utilizza un impianto epi-retinico ed è attualmente in fase di sperimentazione clinica per ottenere il marchio CE. La società sta inoltre sviluppando un sistema di seconda generazione (IRIS2). Costruito sullo stesso modello del primo, fornisce una migliore acuità visiva grazie a diverse tecnologie innovative. Infine, la Pixium, svilluppa attualmente IRIS3, un sistema di impianto sottoretinico fondato su tecnologie ancora più innovative. Questo sarà in grado di migliorare considerevolmente la visione rispetto ai primi due dispositivi Pixium, è stata creata a Parigi nel Dicembre 2011 ed è uno spin-out dell'Istituto della visione e dell'Università di Pierre e Marie Curie di Parigi (il Prof. José Sahel, il Dott. Bernard Gilly, il Dott. Serge Picaud, il Dott. Ryad Benosman ed il Dott. Christoph Posch). Il progetto Pixium si basa sul lavoro di collaborazione di diversi team di ricerca di alto livello, di cui la Commissione per l'Energia Atomica (CEA - Dott. Philippe Bergonzo) e ESIEE (Dott. Lionel Rousseau). Tutte le attività (ricerca, sviluppo ecc.) vengono eseguite a Parigi, all'Istituto della Visione. Esse riuniscono varie equipe scientifiche e cliniche, nonché il più grande ospedale oftalmologico d'Europa, il Centre Hospitalier National d'Ophtalmologie a Parigi (Les Quince-Vingtesse). Pixium è supportato da un gruppo di investitori riconosciuti nel capitale di rischio europeo, tra cui Omnes Capital, Abingworth, Global Life Science Venture e PolyTechnos. Pixium Vision sviluppa protesi retiniche elettroniche innovative per le persone con perdita della vista. L'obiettivo è quello di ripristinare la visione dei pazienti e consentire loro di essere più indipendenti. Pixium si basa sulle ultime scoperte e rapidi progressi scientifici nel settore della trasformazione neurale, microelettronica e tecnologie dell'informa zione per sviluppare sistemi impiantabili nella retina che potrebbero consentire a persone non vedenti, di ritrovare una visione quasi normale. Pixium sviluppa tre impianti retinici per sostituire i fotorecettori e ripristinare la visione negli ipovedenti e non vedenti che l'hanno persa a causa di malattie degenerative dell'occhio come la retinite pigmentosa o la degenerazione 12 maculare. Queste malattie distruggono i fotorecettori, cellule specializzate nella retina che convertono la luce in segnali nervosi codificati e trasmessi alla corteccia visiva del cervello. Tuttavia, le cellule della retina neurali che formano il nervo ottico (chiamate cellule gangliari della retina), rimangono intatte e continuano a funzionare normalmente. Questi sistemi sono generalmente composti da diversi elementi, tra cui: - L'impianto retinico. Questa placca di elettrodi viene piazzata all'interno dell'occhio, nella retina. Gli elettrodi ricevono informazioni visive da un trasmettitore wireless e inviano dei segnali elettrici di stimolazione alle cellule della retina. Questi segnali arrivano attraverso il nervo ottico al cervello, nella corteccia visiva, dove vengono interpretate le immagini. - Un'interfaccia visiva. Assume la forma di un paio di occhiali dotati di una fotocamera, questa cattura le immagini dall'ambiente, uno o più emittenti le trasmettono al microchip eletronico impiantato nell'occhio (anche per fornire energia). - Una unità di elaborazione del segnale. Si tratta di un computer tascabile. Questo elemento, che è in via di sviluppo (in futuro, Pixium mira ad utilizzare uno smartphone) alimenta l'intero sistema ed elabora i dati visivi generati dalla telecamera, li trasforma in segnali elettrici che vengono poi trasmessi alla placca di elettrodi. Qui di seguito troverete una panoramica dei sistemi in fase di sviluppo: - IRIS1 è un impianto epi-retinico, attualmente in studi clinici al fine di ottenere il marchio CE nel 2014. - IRIS2 è un impianto basato sull'IRIS1, ma con una migliore acuità visiva (migliore risoluzione), grazie a diverse tecnologie innovative. - IRIS3 è un impianto sottoretinico di nuova generazione. Esso è basato su tecnologie rivoluzionarie e ha il potenziale per migliorare in modo significativo la visione rispetto a IRIS1 e IRIS2. Trials clinici. Per dimostrare la sicurezza e l'efficacia del dispositivo IRIS1, Pixium finanzia una sperimentazione clinica dal titolo: "ripristinare la visione dei pazienti con distrofia retinica grazie ad un impianto retinico intelligence (REVIRIS)”. 20 pazienti saranno reclutati per questo studio. Per poter essere ammessi, i pazienti devono essere affetti da retinite pigmentosa, da Coroideremia o da Distrofia dei 13 coni e bastoncelli. Solo pazienti di 25 anni o più anziani, con un massimo di 2,3 LogMAR di acuità visiva per ogni occhio, possono essere incorporati nello studio. Saranno esclusi pazienti con altre malattie dell'occhio che renderebbero impossibile una effettiva stimolazione della retina. Il dispositivo IRIS1 è impiantato in anestesia generale. Per posizionare il dispositivo il corpo vitreo dell'occhio deve essere rimosso. La parte dell'impianto che contiene i circuiti elettronici dedicati al controllo e allo stimolo sono suturati sulla sclera tra i muscoli dell'occhio (parte extraoculare). La seconda parte, che contiene la placca di elettrodi viene introdotta all'interno dell'occhio e attaccata alla retina tramite una micro chiave (parte intraoculare). Entrambe le parti (intra ed extra-oculari), sono collegate da un cavo che passa attraverso la sclera tramite un tunnel chirurgico. Il dispositivo è interamente contenuto all'interno del corpo e comunica wireless con componenti esterni. L'energia elettrica è fornita all'impianto per accoppiamento induttivo. Di conseguenza, nessun cavo di collegamento entra nella pelle del paziente. in generale gli impianti vengono applicati a un solo occhio. Non aspettatevi che i pazienti recuperino completamente la vista grazie al dispositivo IRIS1. Tuttavia, potranno trovare capacità visive sufficienti per meglio percepire la luce ed il contrasto, e orientarsi più facilmente. Cambiando i parametri del dispositivo, il team medico è in grado di adattare l'impianto alle necessità individuali del paziente e quindi migliorare la sua percezione visiva. Lo studio inizia con una revisione per determinare se il paziente può essere reclutato. Dopo l'impianto, le visite di follow-up sono condotte ad intervalli regolari in ospedale per monitorare lo stato dell'occhio. Durante lo studio di un periodo di 18 mesi, il paziente partecipa a riunioni con il team medico per regolare e perfezionare la stimolazione dell'occhio. I criteri di valutazione della prova scientifica clinica di IRIS1 L'endpoint primario dello studio IRIS1 è la sicurezza del paziente. Sarà quindi oggetto di un monitoraggio medico per un periodo di 18 mesi dopo l'impianto. La sicurezza della procedura è studiata utilizzando diversi esami oculari come oftalmoscopia (fundus), tomografia a coerenza ottica e fluorescenza angiografia. L'endpoint secondario dello studio è migliorare la performance visiva del paziente. Si determina da una serie di test come la 14 localizzazione della luce e l'esame di mobilità o una valutazione di acuità visiva attraverso il test di Amsler per la misura del campo visivo. Informazioni sulla sperimentazione clinica per i pazienti. Questo test viene condotto in tre centri: Ospedale di Three Hundred Contatto: Saddek Mohad Said; 28, Rue de Charenton, 75012 Parigi, Francia; Telefono: 0140021404, Fax: 0140 021499. Augenklinik der Medizinischen Universtaet Graz Contatto: Prof. Michaela Velikay – Parel; Auenbruggerplatz 4, 8036 Graz, Austria; Telefono: 0043 316 385 3817, Fax: 0043 3163853261. Klinik und Poliklinik für Augenheilkunde Hamburg-Eppendorf Contatto: Prof. Gisbert Richard; Martinistraße 52, 20246 Amburgo, Germania; Telefono: 0049 40428032301, Fax: 0049 40428034906. ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ANCORA UNA PROTESI RETINICA (Articolo della Redazione Atri Toscana) Natcore ha pubblicato l'autorizzazione per la sua prima nanostruttura artificiale di carbonio con auto-alimentazione, che permetterà una acuità visiva normale e restaurerà la visione dei colori. L'Ufficio Brevetti degli Stati Uniti, ha assegnato il brevetto n. 8.433.417 di NewCyte Inc. per l’impianto retina con una nanostruttura artificiale di carbonio. NewCyte è stata acquistata nel 2009 da Natcore Technology Inc. “Ci sono diversi altri brevetti per retine artificiali“, dice il Dott. Dennis Flood, Chief Technology Officer di Natcore e inventore del dispositivo, “ma tutti hanno limitazioni. Alcuni richiedono al paziente di avere la vista. Alcuni ripristinano solo un'acuità limitata o la capacità di rilevare il movimento o di distinguere tra luce e buio. Alcuni sono ingombranti e/o richiedono protesi. Il nostro è un impianto autoalimentato che 15 non richiede una macchina fotografica, un trasmettitore, o qualsiasi altro dispositivo esterno. Può operare nel paziente dove i nervi sono ancora vivi e solo i coni e i bastoncelli sono interessati. E ha il potenziale per avere la lunghezza d'onda selettiva, in modo che la visione dei colori potrebbe essere reintrodotta a persone la cui unica prospettiva ora è un nero - bianco e nuvoloso". La necessità di questa retina artificiale è sostanziale. Secondo l'American Society of Retina Specialisti (ASRS), si stima che 15 milioni di americani, hanno la degenerazione maculare legata all'età (AMD). ASRS dice anche che la retinite pigmentosa, una malattia genetica, colpisce una persona su 4000 americani. Natcore ritiene che entrambi questi disturbi, potrebbero essere corretti con la sua retina artificiale. La retina Natcore comprende una schiera di nanotubi di carbonio, posizionata verticalmente su un substrato. I nanotubi sono rivestiti con un materiale semiconduttore, in effetti avvolgendo una cella solare intorno loro, le punte dei nanotubi esposti e disposti ad arrivare al tessuto nervoso gangliare. Quando la luce entra nell'occhio ed è focalizzata dalla lente sulla retina artificiale, un accumulo di tensione arriva al tessuto nervoso, agendo come una sinapsi e inviando un segnale al cervello. I nanotubi di carbonio rivestiti, si comportano come i bastoncelli e i coni, i fotorecettori degli occhi che convertono la luce in segnali che possono stimolare i processi biologici. Il dispositivo Natcore verrebbe impiantato chirurgicamente. Sarebbe un disco piatto rotondo con un diametro di circa 4 millimetri e circa le dimensioni di una gomma da matita. Il Dott. Flood ha 33 anni di esperienza nello sviluppo di celle solari e tecnologia di Array, sia per applicazioni spaziali che terrestri presso la NASA Glenn Research Center di Cleveland, dove era il capo del gruppo fotovoltaico e Spazio Ambienti. Si è attivato ad inventare questa retina artificiale quando la moglie ha perso la macula dell'occhio sinistro in età relativamente precoce a causa di una forma di degenerazione maculare umida. La sua invenzione utilizza alcune delle stesse tecnologie di nanotubi di carbonio già di proprietà di Natcore. “Alla luce dei recenti progressi con silicone nero, emettitore selettivo e di cellule solari flessibili, abbiamo l'imbarazzo della scelta", dice Chuck Provini, Presidente e CEO di Natcore. "Il percorso di commercializzazione per le tre applicazioni è relativamente breve, 16 mentre la nostra retina artificiale richiede molto più tempo. A causa del suo enorme potenziale e la necessità immediata di essa, probabilmente cercheremo un partner di joint venture, un licenziatario o un acquirente a titolo definitivo per portarla al mercato". NewCyte è stata fondata dal Dott. Flood e il Prof. Andrew Barron, due dei Natcore co-fondatori. Le dichiarazioni contenute nel presente comunicato stampa sono informazioni di fatto puramente storico, comprese le dichiarazioni relative ai ricavi o profitti, o futuri piani e obiettivi di Natcore, o le vendite attese, dei flussi di cassa e le spese in conto capitale costituiscono dichiarazioni previsionali . Le dichiarazioni previsionali si basano su numerose ipotesi e sono soggette a tutti i rischi e le incertezze insite nel business di Natcore, compresi i rischi inerenti alla storia della tecnologia. Non ci può essere alcuna garanzia che tali dichiarazioni previsionali si riveleranno accurate, in quanto i risultati effettivi e gli eventi futuri potrebbero differire materialmente da quelli previsti in tali dichiarazioni. Di conseguenza, i lettori non devono fare eccessivo affidamento su tali dichiarazioni. Se non in conformità con le leggi in materia, Natcore declina espressamente qualsiasi obbligo di aggiornare le dichiarazioni previsionali o dichiarazioni previsionali che sono incorporati per riferimento. ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ DEGENERAZIONE MACULARE: IDENTIFICATA VARIANTE GENETICA ASSOCIATA (Articolo tratto da “Agenzia AGI”) WASHINGTON - Identificata una mutazione genetica associata alla degenerazione maculare legata all'età- Si tratta di una variazione nel gene C3, che svolge un ruolo importante nell'infiammazione e nella risposta immunitaria dell'organismo e contribuisce all'insorgenza della patologia ad andamento progressivo che attacca la macula, area centrale della retina, e può portare alla perdita totale della vista. La scoperta è di un team di ricercatori dell'Università di Washington che hanno descritto i risultati dello studio sulla rivista Nature Genetics. "La nostra teoria", hanno spiegato gli autori, "è che la mutazione interferisca con il funzionamento normale del sistema del complemento, elemento 17 cruciale del sistema immunitario, lungo tutto il corso della vita, arrivando a danneggiare la retina con il trascorrere del tempo fino all'insorgenza della degenerazione maculare". I risultati sono emersi dall'analisi di 57 geni di 2.335 pazienti affetti dalla malattia e 789 persone sane della stessa età. ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ RELAZIONE SUL MINI-CONVEGNO REALIZZATO IL 23 NOVEMBRE 2013 DURANTE L’ASSEMBLEA DEI SOCI (Articolo di Maddalena Bertante della Redazione Atritoscana) Al termine dell'assemblea dei soci del 23 Novembre 2013, si è tenuto un mini-convegno scientifico. Hanno partecipato la Dott.ssa Ilaria Passerini e la Dott.ssa. Simona Palchetti del Laboratorio di genetica, ed il Dott. Andrea Sodi della clinica oculistica dell’AOU di Careggi. Iniziamo con l'intervento delle due biologhe, le quali sottolineano il loro lungo e difficoltoso lavoro per individuare i geni alterati nel pazienti retinopatici. La Diagnostica Molecolare di Careggi è, forse, uno dei pochi centri in grado di usare queste tecnologie come il nuovissimo “NGS Illumina”. Lo strumento produce moltissime informazioni ma vanno vagliate con molti riscontri, oltre che sul paziente anche sui suoi famigliari perchè ogni persona ha nel suo DNA delle mutazioni rispetto alla norma ma che potrebbero essere innocue; bisogna verificare e capire quali sono quelle che causano la malattia, usano far partire un centinaio di campioni e cercare tra un centinaio di geni diversi che causano malattie della retina e, successivamente, si fermano per 3 mesi a valutare i dati e fare i riscontri anche su eventuali parenti. Comunque, le dottoresse, sono soddisfatte per le tante cose che imparano e c’è in programma per l’anno prossimo l’acquisto di un nuovo apparecchio di supporto che velocizzerà il lavoro. Il Dott. Sodi era abbastanza soddisfatto perché, finalmente, ci sono degli studi per la RP in un ospedale del SSN mentre a Careggi, parte lo studio ampio con il sistema “Okuvision” dell’università tedesca di Tubingen, quasi un anno per le formalità burocratiche e regolatorie, si perde tempo ma serve per la sicurezza del paziente che può contare sul fatto che sono stati fatti tanti controlli. I pazienti sono stati scelti tra quelli che possono raggiungere 18 l’ospedale di Careggi in modo regolare, una volta alla settimana per 6 mesi, con parametri visivi stabiliti dall’università di Tubingen in modo che si possano avere risposte verificabili. A Gennaio parte anche il trattamento con il collirio NGF sempre su pazienti con RP; lo studio sarà condotto anche in altri 6 centri Italiani. Il Dott. Sodi ne ricordava 3: a Napoli (Dott.ssa Simonelli), a Roma (Dott. Falsini) ed in Sardegna (Dott. Fossarello). Il Dott. Sodi ci ha tenuto a ribadire che è la prima volta che si fanno studi per la RP in ospedali del servizio sanitario italiano e ci ha tenuto a specificare che sono trattamenti che dovrebbero rallentare la degenerazione e apportare piccoli miglioramenti al campo visivo e al visus ma di non aspettarsi che venga ridata la vista ai ciechi. Per quanto riguarda la terapia genetica c'è attualmente un rallentamento, si potrebbe chiamare pausa di riflessione perchè i vari ricercatori devono capire come mai una terapia così mirata e sulla carta valida, stia dando risultati minimi. Per le staminali ci sono tanti studi privati in vari paesi ma non c'è ancora uno studio del servizio sanitario sull'uomo per malattie della retina; c'è ancora da attendere, ma il dottore pensa che i vari studi su altri organi e tessuti, porteranno delle validità anche per la retina. Il Dott. Sodi continua ad avere una forte collaborazione con il centro della visione di Parigi diretto dal Dott. Sahel e a Maggio dell’anno prossimo, si terra un congresso a Firenze in collaborazione con i francesi. Si è parlato anche della diatriba tra Lucentis ed Avastin e del fatto che gli oftalmologi non possono usare l’Avastin perchè oltre a non avere copertura assicurativa, potrebbero venire perseguiti legalmente e rimetterci nel proprio lavoro. Si è accennato al farmaco Eylea (della Bayer), simile al Lucentis e Avastin ma con un effetto più prolungato nel tempo per cui si possono fare meno iniezioni, però il costo è al momento molto elevato. Si è accennato, inoltre, agli studi in Francia su una nuova retina artificiale “IRIS” (acronimo per impianto retinico sistema intelligente) della Pixium Vision; è un sistema nuovissimo che, per il 2016, dovrebbe arrivare ad un chip da impiantare sottoretina con circa 5000 pixel, dando così un buon grado di vista. Questa nuova ditta racchiude in se collaborazioni tra diverse industrie di componenti per il chip, gruppi universitari di ricerca e sostenitori con un buon fondo di investimento. Hanno già fatto ad Aprile un 19 trials con il modello IRIS1 per poter richiedere il marchio CE che permetterà di proseguire con modelli più avanzati. Infine l'Atri Onlus ha ottenuto una stanza dentro al reparto di oculistica di Careggi e, dal prossimo anno, saranno presenti una volta alla settimana dei volontari. ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ LA RABBIA DI UN NON VEDENTE: "SONO AUTONOMO, NON GIUDICATEMI FINTO CIECO" (Articolo tratto da “Forlì Today”) Sempre più spesso i non vedenti sono vittime del pregiudizio di chi, di fronte ad un problema reale, quello dei falsi ciechi, guarda con sospetto anche chi cieco lo è davvero, ma nonostante tutto riesce ad avere una buona qualità di vita. FORLI' - “Ormai sono finiti i tempi in cui i portatori di handicap visivo (e i disabili in generale) se ne stavano chiusi in casa seduti sul divano accuditi in tutto e per tutto dalle loro famiglie. Ora siamo cittadini del mondo, lavoriamo, studiamo, viaggiamo, ci divertiamo e ci impegniamo a livello sociale con dignità”: è una presa d’atto con rabbia quella che viene da Marco Lijoi, centralinista della Provincia di Forlì-Cesena, non vedente quasi totalmente da un occhio e non vedente per niente dall’altro. “Di fatto di un oggetto vedo solo un ombra, un contorno sfumato“, spiega. Sempre più spesso i non vedenti sono vittime del pregiudizio di chi, di fronte ad un problema reale, quello dei falsi ciechi e dei relativi benefici fatti di pensioni e assegni di invalidità, guarda con sospetto anche chi cieco lo è davvero, ma nonostante tutto riesce ad avere una buona qualità della vita. Come dire, vittime dei falsi ciechi non sono solo le casse pubbliche e quindi tutta la collettività, ma anche i veri ciechi, quasi costretti a dover giustificare di fronte ad ogni sconosciuto il fatto che tutto sommato possono vivere felici pur nell’handicap. Come trova Forlì di fronte a questo nuovo e singolare pregiudizio? Spiega Lijoi che vive e lavora a Forlì: “Ormai spesso anche in questa città se ti vedono con un cane guida, però sei capace di bere un caffè da solo finisci nel mirino di chi è pronto sommariamente e senza appello a definirti «falso cieco». Gli altri cittadini non hanno idea, e non sanno cosa 20 possa significare oggi vivere con una disabilità come la mia. Grazie a Dio posso dire che, oggi, anche se con un problema molto importante, come non avere la vista, mi sono integrato in un mondo che ora è anche nostro: mandiamo sms, utilizziamo i mezzi pubblici, facciamo sport”. Vuole rivolgere un appello? “Non si può pretendere che nel 2013 gli ipovedenti, o i ciechi, debbano rimanere chiusi in casa per paura di avere una vita sociale troppo aperta. E’ giusto perseguire i finti invalidi, ma senza discriminare quelli che invece lottano ogni giorno per dimostrare a sé stessi di essere disabili "normali". Lei è giovane, anche lei pazzo per Facebook e Smartphone? “Frequentemente la cronaca racconta di persone scoperte a compiere azioni ritenute impossibili per chi ha una disabilità visiva: mandare messaggi con il cellulare o lo smartphone, avere un profilo Facebook. In questi ultimi anni, fortunatamente la tecnologia ci è venuta in soccorso. Ormai su tutti i dispositivi mobili e fissi è possibile installare programmi vocali o ingrandenti che ci permettono di accedere al web, alla posta elettronica, agli sms e ai vari social network. Quindi non c'è da stupirsi se anche un disabile visivo gestisce autonomamente il suo profilo Facebook o Twitter”. Lei si era rivolto a ForlìToday, all’interno della rubrica “La città che non va”, per protestare contro la mancata dotazione di strumentazione per gli invalidi sugli autobus. Come si trova sui mezzi pubblici? “Riesco a prendere, pur nelle difficoltà dovute alla mancanza delle apparecchiature previste per legge, ad attraversare la strada prestando attenzione alle auto e raggiungere la fermata. C'è chi si stupisce del fatto che individuiamo la nostra fermata di discesa, come se fossimo extraterrestri, ma siamo comuni mortali che semplicemente stanno più attenti di chi può basarsi sulla vista. E, se abbiamo delle incertezze rispetto ad un percorso che non conosciamo bene, chiediamo informazioni all'autista o ai passeggeri”. Insomma, è possibile avere una vita piuttosto autonoma? “Spesso, se siamo ipovedenti, per orgoglio o per vergogna tendiamo a mascherare i nostri limiti, quindi la gente non si accorge che abbiamo bisogno di una mano. Anzi, se viene a sapere 21 che godiamo di indennità e pensioni si indigna e ci accusa di essere falsi invalidi solo per il fatto che vede abbastanza autonomi. Per fare un esempio, chi di noi ha un visus abbastanza buono, non è il mio caso, riesce a leggere il giornale, nonostante nel suo campo visivo rientrino solo un paio di parole alla volta. E’ una situazione per niente piacevole. Non possedere una visuale totale di ciò che ci circonda ci porta in molti casi ad avere incontri ravvicinati con pali, cartelloni pubblicitari, bidoni dell'immondizia”. Se uno ha un legittimo dubbio di “falso invalido”, però, potrà in qualche modo verificare senza correre il rischio di essere discriminatorio? “Certamente, sul territorio italiano, quasi in ogni città, esiste una sezione dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti alla quale ci si può rivolgere per avere maggiori informazioni”. ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ STABILITA’, SALTANO I TAGLI ALL'ACCOMPAGNAMENTO. FISH: “ERA UN'IPOTESI BRUTALE” (Articolo tratto dal “Redattore Sociale”) Soddisfazione per l'assenza dal testo in via di deposito al Senato della norma che legava l'indennità di accompagnamento al reddito. Barbieri: "Il nostro non è un sospiro di sollievo, nel testo ci sono altri aspetti molto deboli". ROMA - L’indennità di accompagnamento è salva, ma rimane forte la contrarietà per il “risicato finanziamento” dei fondi per la non autosufficienza e le politiche sociali. La Fish, che già prima del Consiglio dei ministri che ha dato via libera alla legge di stabilità era intervenuta per protestare contro la misura che legava al reddito il diritto all’ottenimento dell’indennità di accompagnamento, esprime soddisfazione per il fatto che dal testo in via di deposito al Senato è stata eliminata quella norma. “Quella provvidenza”, afferma una nota, ”ha una natura indennitaria ed è l’unico livello essenziale certo riconosciuto alle persone con disabilità: inserendola nella legge di stabilità non si sarebbe considerato che la disabilità è la prima causa di impoverimento e che una persona anziana, con grave disabilità, spende gran parte delle sue risorse, spesso intaccando il patrimonio, per garantirsi un’assistenza che lo Stato 22 non offre”. Commenta il presidente Pietro Barbieri: “Il nostro non è un sospiro di sollievo! Quel segnale, comunque espresso, non lo dimentichiamo. Il fatto che quella brutale ipotesi sia stata espunta dalla legge di disabilità, libera risorse politiche per aumentare ancora la nostra pressione nella direzione di strutturali misure e politiche a favore della non autosufficienza, aspetti molto deboli nel testo ora all’esame delle Camere”. La Fish esprime “contrarietà per il risicato finanziamento al Fondo nazionale per la non autosufficienza, per il quale sono previsti 250 milioni, cifra inferiore a quella, già largamente insufficiente, approvata lo scorso anno”, e per il “finanziamento minimo previsto per il Fondo per le politiche sociali (300 milioni)”. “Con l’approvazione del Programma di azione per le persone con disabilità”, dice Pietro Barbieri, “abbiamo voluto sperare che il governo volesse organicamente affrontare il tema dell’esclusione delle persone con disabilità: gli interventi necessari non sono certo tutti a costo zero. Questo è il momento di trasformare quella volontà in azioni concrete” ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ PARTE L'ANAGRAFE DEI FARMACI, IL “BUGIARDINO” VA SUL WEB (Articolo tratto da “RaiNews24”) I “bugiardini” di oltre ottomila farmaci, insieme a molte altre informazioni fondamentali per i pazienti e professionisti, sono stati raccolti dall'AIFA in un unico database accessibile a tutti, messo online oggi. La banca dati è la prima di questo genere in Europa. ROMA - Stop a foglietti illustrativi minuscoli o non aggiornati, o a siti incompleti e con informazioni fuorvianti. I “bugiardini” di oltre ottomila farmaci, insieme a molte altre informazioni fondamentali per i pazienti e professionisti, sono stati raccolti dall'AIFA in un unico database accessibile a tutti, il primo così completo in Europa, presentato e messo online oggi a Roma. La banca dati, la prima di questo genere in Europa e più completa anche di quella dell'FDA, contiene sia i classici “bugiardini” che i “Riassunti Caratteristiche Prodotto” (RCP), dei fogli con informazioni aggiuntive come le proprietà farmacocinetiche, i tempi cioè di metabolizzazione dei farmaci, o i titolari dell'autorizzazione 23 all'immissione in commercio. Tutti i dati, che per la prima volta per un sito italiano sono certificati dall'AIFA o dall'autorità europea, vengono continuamente aggiornati quasi in tempo reale. Nel portale sono già presenti dati su oltre 64mila confezioni autorizzate, con 16 mila tra “bugiardini” e “Riassunti Caratteristiche Prodotto”. In futuro sarà possibile accedere alla banca dati oltre che dal sito dell'Aifa anche da dispositivi mobili, e saranno inserite ancora più informazioni. "La nascita della Banca Dati”, ha spiegato il Direttore Generale di Aifa, Luca Pani, “rappresenta un ulteriore passo fondamentale verso la costruzione di un unico, dinamico e integrato database del farmaco che l'Agenzia sta realizzando e che sarà una svolta decisiva per la condivisione e lo scambio di conoscenze, il miglioramento delle strategie di cura e quindi la garanzia di una assistenza più efficiente e immediata per tutti i cittadini". Proprio l'aggiornamento in tempo reale è una delle caratteristiche più importanti, ha spiegato Pani. “Supponiamo di dover prendere sempre la stessa compressa spezzata in quattro”, ha affermato, “attraverso il servizio di Feed RSS del portale, si potrà essere avvertiti se viene autorizzata una forma farmaceutica più adatta. Tutti i documenti inoltre sono presenti in PDF e ad esempio possono essere stampati nelle dimensioni desiderate, per poter essere letti più agevolmente". Il servizio, ha sottolineato il Direttore Generale, sarà utile anche a medici e farmacisti. "Solo lo scorso anno abbiamo avuto più di 5 mila domande di variazioni a «bugiardini» e RCP”, ha spiegato Pani, “ed i cambiamenti vanno dall'aggiunta di effetti collaterali, i più importanti, alla diversa posologia. I medici e gli altri operatori dovrebbero fare un giro sul sito ogni tanto, per essere sicuri di essere aggiornati". Bertante Maddalena, De Majo Riccardo, Di Pierro Donato, Greci Stefano, Santucci Luca, Vannini Simone Sito Web: www.atritoscana.it E-mail: [email protected] Per informazioni contattare i seguenti numeri: 055 8951998 oppure 0584 333454 24