corsodirestauromobili antichi

Transcript

corsodirestauromobili antichi
CORSO DI RESTAURO
MOBILI ANTICHI
(insegnante - FERRUCCIO AMATI)
da: Leoni A.
1
PRIMA LEZIONE
Nozioni generali
Per legge, un oggetto e considerato antico dopo 50 anni.
Dopo il 33% di sostituzione, di trasformazione o di grosso restauro, il mobile non e più considerato
autentico (coevo), o comunque perde molto del suo valore.
L’unica lucidatura da usare nei mobili antichi, e quella gommalacca.
La lucidatura a cera veniva usata fino al 600; dopo è sempre stata usata la lucidatura a gommalacca.
La lucidatura a cera veniva già usata dagli Egizi.
La cera veniva sbianchita al sole e sciolta direttamente sul mobile, quindi tirata con canovacci.
Si passava più volte sopra il mobile, senza toccarlo, con una lamina molto calda a circa 5-7 mm di
distanza, per dare brillantezza alla cera.
La cera o i prodotti attualmente in commercio, non nutrono il mobile, perché non possono penetrare,
essendo il poro chiuso, ma ungono e sporcano.
L’ opacità dei mobili rustici (che a volte possono essere trattati cera) è data da una mano di olio di
lino che, seccando, fa pellicola e da l’opacità
Contro i tarli, si usa il petrolio bianco, spennellando, anche senza iniettarlo, in abbondanza; non
rovina il legno, i tarli difficilmente vengono eliminati, ma viene preservato il mobile.
I mobili del 700 veneziano non erano strutturalmente curati; venivano usati chiodi per unirne le
varie parti, dato che poi venivano rivestiti o laccati coprendo il tutto.
La carta di Varese si usa fin dal 700 per foderare cassetti, interni di armadi ad esclusione delle ante.
Ogni disegno aveva un suo significato ed era come un punzone di riconoscimento del costruttore.
Nelle sedie italiane la parte interna non veniva levigata, mentre questo avveniva in quelle francesi o
inglesi, che erano curate anche nelle parti non in vista.
da: Leoni A.
2
SECONDA LEZIONE
Le fasi del restauro sono 7 e la loro sequenza deve essere rispettata attentamente, anche se si
dovesse saltarne qualcuna.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Studio preliminare dell’oggetto
Falegnameria
Pulitura
Levigatura, stuccatura, rilevigatura
Coloritura
Lucidatura
Finitura
Fase 1 - Studio preliminare dell’oggetto
È la fase più importante e può essere suddivisa come segue:
 datare l’oggetto
 valutare la qualità e il valore antiquariale dell’oggetto
 decidere il tipo di restauro anche in base all’utilizzo futuro
Come considerazione generale, è bene ricordare che più un pezzo è antico e di valore, tanto meno
bisogna intervenire con il restauro; è consigliabile, dove è possibile, un restauro conservativo, anche
nell’eventuale consolidamento o sostituzione (solo se strettamente necessario) di pezzi mancanti, in
modo da non cancellare i segni della sua storia e non alterarne la patina.
ATTENZIONE: per pezzi di gran valore, è sempre consigliabile consolidare tutti i pezzi, anche se
molto sciupati, piuttosto che sostituirli.
È per altro vero che un pezzo di scarso valore o di epoca recente, del quale intendiamo avere un uso
pratico, potrà avere un restauro più drastico e consono alle future esigenze.
da: Leoni A.
3
Fase 2 - Falegnameria
Consiste nel consolidamento della struttura e nella eventuale sostituzione di parti mancanti o
irrimediabilmente danneggiate.
Per eseguire lavori di falegnameria, è indispensabile munirsi di una serie di attrezzi, necessari anche
per altri lavori di restauro.













MORSETTI, tanti, indispensabili 2 da 1 metro e 4 da 60 cm
PIALLA
SPONDERUOLA, specie di pialla di circa 2 cm
MARTELLO DA IMPIALLACCIATORE
SCALPELLI uno da 25 mm e uno da 10 mm
SGORBIA, scalpello curvo, di circa 1,2 cm
SPATOLALAMA FLESSIBILE D`ACCIAIO - semirigida da falegname
RASPA
PIETRA DA AFFILARE
CARTA VETRA con titolo da 60 220
PAGLIETTA D’ACCIAIO
SEGA DA FALEGNAME
SEGA PETTINE
La lama flessibile è lo strumento usato più frequentemente in restauro: si usa per asportare lacche e
vernici resistenti, per sagomare o pareggiare eventuali riporti e per spianare superfici.
Per affilare la lama flessibile, la si deve stringere in una morsa e si deve passare la lima da ferro per
pareggiare, poi si passa sulla pietra per creare l’unghia.
Per agevolare i lavori di falegnameria, si deve smontare il mobile in ogni sua parte, comprese
maniglie, cerniere ed altro.
da: Leoni A.
4
Per le sostituzioni di parti mancanti , si cercherà il più possibile di utilizzare legni vecchi, dello
stesso tipo di quelli da sostituire, di accompagnare le venature del legno e, nei limiti del possibile, di
inserirli in parti nascoste.
Per comparare il legno e sufficiente bagnarlo in superficie con acqua, in modo da avere l’effetto del
legno lucidato.
I lembi da fare combaciare andranno spianati e puliti e verranno poi incollati tenendo aderenti le
parti con morsetti sotto i quali si avrà cura di interporre degli spessori di legno per non rovinare le
zone su cui si esercita la pressione; dove non e possibile, si usano piccoli chiodi curvati che
verranno rimossi prima della sagomatura.
La colla va lasciata asciugare bene prima di effettuare le operazioni di rifinitura.
E sempre consigliabile usare colla da falegname perline appunto colla perlina, che in caso di errore
può essere eliminata facendola rinvenire con acqua bollente.
Come si preparala colla
Si mettono le scaglie di colla nel tegamino e si versa acqua fredda fino coprire per circa due dita
lasciando ammorbidire per una notte; al mattino si mette cuocere l’impasto bagnomaria per circa 1/2
ora.
Ogni volta che si vuole riutilizzare la colla, anche se si e indurita, basta scaldarla bagnomaria.
La colla può essere usata anche per consolidare la struttura di un mobile (es. interno di cassetti),
passandone una mano con il pennello.
Esempi di intervento:
Per la sostituzione parziale di un pezzo (es. parte terminale di una gamba di seggiola), tagliare il
pezzo rotto in diagonale (fetta di salame) il più lungo possibile, preparare il pezzo da aggiungere
utilizzando legno uguale, o comunque il più possibile simile , in modo da fare notare il meno
possibile la sostituzione.
Il taglio deve essere fatto in modo che la parte nuova resti il più nascosta possibile
Se la sostituzione è fatta su un pezzo portante es. gamba di seggiola o la parte di un
cassettone dove scorrono i cassetti, bisogna consolidare con spine in legno inserite
perpendicolarmente al taglio.
da: Leoni A.
5
Su un pezzo fratturato, possono essere inserite spine cieche
del diametro di circa la meta del pezzo fratturato.
Per unire pezzi fratturati male, difficilmente combaciabili, si
fissa uno spillo al centro di uno dei pezzi, si toglie la cappella
dalla parte rimasta fuori, si avvicina l’altro pezzo fino fare
combaciare i due pezzi; facendo pressione si avrà cosi il segno
dei due centri dove potrà essere praticato il foro per
l’inserimento della spina.
Per fare tasselli su piani, si procede come segue:
 stabilire le dimensioni in modo da includere tutto il danno
 segnare il contorno con una punta e incidere con lo scalpello procedendo dai lati verso l’interno
per uno spessore di 4/5 mm
 il tassello da inserire deve avere forma romboidale, per non interrompere le venature del legno e
far notare meno l’intervento.
 il tassello sarà più alto dell’incasso di 1/2 mm e con i lati leggermente smussati verso l’interno.
 distribuire la colla sui lati del tassello e sul fondo dell’incasso che saranno stati tirati piatti.
Per consolidare due tavole da unire, possono essere
inseriti ossi di morto o code di rondine di circa 8 mm.
da: Leoni A.
6
Il difetto più ricorrente sui mobili antichi e l imbracatura del legno; è possibile rimediare con alcuni
provvedimenti particolari.
Per raddrizzare un pannello di limitato spessore, (max 5-6 mm) bagnarlo abbondantemente per
ammorbidirlo e lasciarlo in pressa per vari giorni.
Il risultato e spesso temporaneo, dal momento che un legno raddrizzato può col tempo tornare
deformarsi.
Intervento più drastico ma decisamente più efficace e duraturo, e quello di intervenire sulla parte
opposta alla curvatura, praticando tagli di profondità 3/4 dello spessore e inserendo listelli cuneo,
pressandoli con morsetti.
I tagli vanno praticati in un senso o nell’altro seconda della necessita, facendo attenzione non usare
spessori troppo grossi. Questa procedura serve anche per raddrizzare gambe di seggiole o tavolini
Per la riparazione di profili, si procede come segue:
se le parti da ricreare sono minime, si incollano piccoli segmenti di legno (possibilmente uguale
all’originale), si lasciano asciugare e si procede poi alla sagomatura
se il profilo è interamente da aggiungere, dopo aver ricavato il contorno su carta lucida, si riporta su
legno (se e curvato si creano piccoli segmenti) che verrà incollato, lasciato asciugare e quindi
sagomato.
Per tenere fermi i vari pezzi da incollare, aiutarsi con morsetti o piccoli chiodi curvati, che verranno
poi rimossi prima della sagomatura.
** FUORI REGOLA **
Quando le parti mancanti sono di piccole dimensioni e non sono di sostegno, e possibile preparare
un impasto di colla da falegname e segatura ed applicarlo sulla superficie da ricreare, modellandone
le curvature fino ricrearne la forma. Dopo che Sarà asciugato bene, si eseguiranno tutte le
operazioni successive: stuccatura, coloritura e lucidatura.
da: Leoni A.
7
TERZA LEZIONE
Fase 3 - Pulitura
I tipi di pulitura descritti sono validi su tutti i tipi di legno, compresa l’impiallacciatura.
Il tipo di pulitura da eseguire e condizionato dalle decisioni prese nella fase 1 e dal tipo di intervento
precedentemente fatta sul mobile da pulire.
Per capire il tipo di lucidatura presente sul mobile , si deve passare la cartavetra 220: se si forma
polverina bianca o tendente al bianco, l’oggetto e stato lucidato con vernici alla nitro o sintetiche
(per eliminarla si userà lo sverniciatore), se la polvere e gialla e stata usata la gommalacca.
I tipi di pulitura accettati nel RESTAURO sono 4; esistono altre forme di pulitura oltre queste, ma
non sono più considerate RESTAURO, perché il mobile perde la patina originale.
Non sempre e necessario pulire un mobile; comunque, se si decide di pulirlo, e bene cominciare
dalla pulitura più blanda, in modo da fermarsi quando si e raggiunto il livello necessario e
desiderato.
1 - ACQUA E SAPONE
E la pulitura più blanda, serve anche come assaggio per la conoscenza dell’oggetto e vale soprattutto
per mobili molto importanti sui quali l’intervento di restauro deve essere minimo.
E consigliato sapone neutro, NON I DETERSIVI, mentre e possibile usare la SODA, (1 cucchiaio
sciolto in un litro d’acqua calda).
Si agisce sulla superficie con una spugna strizzata .
Spesso con la sola acqua e sapone si hanno ottimi risultati.
2 - MISTA
50% di olio di trementina e 50% alcool titolato 94
Si passa la miscela con un batuffolo di cotone idrofilo o paglietta molto fine.
Aumentando l’alcool si ha una pulitura più drastica che può servire nel caso si dovessero eliminare
residui di flatting o gommalacca.
Questo sistema e utile anche per la pulizia dei quadri (provare sempre su circa 1 cm, in posizioni
non visibili).
Anche questo tipo di pulitura , lascia inalterata la patina.
3 - AMMONIACA
Si usa comune ammoniaca da supermercato (intacca la pelle ma non la patina)
Dopo l’uso dell’ammoniaca si può usare la paglietta fine in modo da portare via solo un Po’ di
patina.
da: Leoni A.
8
4 - SVERNICIATORE / DECAPANTE
Si usano gli sverniciatori gelatinosi che servono principalmente per eliminare vernici alla nitro.
Si passa un velo di sverniciatore con un pennello su strisce di circa 7, 8 cm , dopo di che si
attendono 20, 30 sec. e si passa la paglietta o una spatola nel caso di vernici molto resistenti facendo
attenzione non rigare la superficie per asportare le parti che si sollevano; la paglietta deve essere
cambiata ogni volta che si impregna.
Questa e l’ultimo tipo di pulitura permessa in restauro; usando puliture più energiche si potrebbe
intaccare il legno, snaturando e svalutando il mobile.
Si può andare avanti solo su mobili tipo recupero da pollaio
5 - SODA CAUSTICA
In presenza di sporco stratificato o di vernici non eliminabili con i metodi fino qui descritti, si usa
una soluzione di soda diluita in acqua calda.
Se non si usa acqua sufficientemente calda, dopo qualche tempo esce la cosiddetta muffa bianca,
difficilmente asportabile.
La dose è un cucchiaio per litro di acqua calda.
Nell’uso fare molta attenzione data l’alta tossicità della soda.
Si applica con una spugna ben imbevuta, aiutandosi con paglietta o spazzole di saggina per
eliminare lo sporco.
Risciacquare spesso con acqua corrente.
Spesso la soda annerisce il legno (tipo mogano, rovere, castagno); per ridare al legno il suo colore,
si usa l’acqua ossigenata 120 volumi; si passa, sulla superficie ancora bagnata, una spugna con
qualche cucchiaio di acqua ossigenata e si lascia agire, si formerà una schiuma bianca che verrà poi
eliminata con una spugna umida.
ULTIMO STADIO DELLA PULITURA
6 - PULITURA + STERILIZZAZIONE
Si usa soda caustica + 50% di ammoniaca ( 1 cucchiaio di soda in 1 litro d’acqua + 1/2 litro di
ammoniaca)
Si inzuppa molto bene il pezzo da trattare con una spugna imbevuta della miscela sopra descritta ,
dopo di che si prende mezzo bicchiere di acqua ossigenata e si passa con una spugna sul mobile
ancora umido. Si può poi pulire con un getto d’acqua (es. con una canna).
da: Leoni A.
9
QUARTA LEZIONE
Fase 4 -Levigatura, stuccatura, rilevigatura
Levigatura
Per levigatura si intende l’operazione di spianatura e lisciatura del legno; per queste operazioni si
usa paglietta, carta vetrata o lamina di acciaio flessibile.
Ci sono varie gradazioni di carta vetrata che vanno dal numero 220, (finissima) molto usata, al 60
(molto grossa).
La cartavetra va sostituita ogni qualvolta non riesce più a tagliare.
La paglietta di ferro e il sistema più delicato e viene usata anche durante la pulizia del mobile o
durante la lucidatura.
Quando si hanno inserimenti di pezzi nuovi, si comincia usare prima la carta grana grossa, 60 o 80
per tagliare le fibre del legno nuovo, e quindi subito la 220, altrimenti le fibre si abbassano, ma
dopo tornerebbero ad alzarsi. Quando si passera alla coloritura, le fibre nuove bagnate tornano in
piedi, quindi si dovrà ripassare una mano di cartavetra per eliminare le fibre residue.
Per passare la carta vetrata si deve usare la mano perché segue maggiormente le ondulazioni del
legno vecchio, non distruggendo nulla.
La polverina creata dalla cartavetra, si inserisce nei fori delle tarme e nelle imperfezioni e serve
quindi poi per individuare i punti da stuccare.
Stuccatura.
Per stuccare si deve usare lo stucco classico cosi composto : - 50% di gesso bologna o morto o cotto
o da doratori - 50% di caolino (può essere usato anche tutto gesso bologna)
Grattuggiare il gesso, aggiungere acqua bollente, il caolino e poche gocce di colla da falegname,
mescolare fino creare un impasto.
Lo stucco va sempre colorato prima di essere usato e tenuto un Po’ morbido, perché le terre tendono
seccare lo stucco.
Per avvicinare il più possibile il colore dello stucco al legno da trattare, si deve bagnare il legno e
aggiungere allo stucco terre diverse fino raggiungere il colore desiderato.
Per stuccare bisogna premere bene con una spatola lasciando un Po’ di eccedenza per l’eventuale
ritiro.
da: Leoni A.
10
Non livellare subito lo stucco, ma lasciare essicare per 7, 8 ore dopo di che, si torna levigare con la
cartavetra 220 in modo da eliminare l’eccedenza. Il sistema della stuccatura può essere usato se la
parte da stuccare non supera 1 mm.
Rilevigatura
Si passa la carta vetra cominciando dalla più grossa Serve per eliminare l’eccesso di stucco,
passando cartavetra 220. Eliminato tutto lo stucco, si passa alla .fase di coloritura.
** FUORI REGOLA **
Può essere usato stucco francese, ma questo si asciuga molto, creando avvallamenti, e salta via
facilmente.
Si può creare, come già detto in falegnameria, un impasto di segatura e colla che poi si usa per
ricreare il pezzo di legno mancante; si applica filo, in modo che essicando si ritiri un Po’: stuccando,
non si noterà più. L’impasto può essere armato con una spina o con chiodi.
IMPIALLACCIATURA
L’uso dell’impiallacciare i mobili può essere datato intorno al 1880.La superficie da impiallacciare
deve essere preparata creando scalfitture con una raspa pialla, si passa poi una colla molto diluita in
acqua bollente e si lascia asciugare per una giornata.
Questa colletta serve come isolante in modo da non fare penetrare troppo la colla che metteremo il
giorno dopo per incollare l’impiallacciatura.
I fogli vanno ammorbiditi nell’acqua bollente , lasciandoli pero umidi, non bagnati. Se si
raggrinziscono (es. radica ) si mettono in pressa tra due pezzi di legno.
Si passa la colla abbondantemente sulla superficie, si applica il foglio che avremo ritagliato nella
forma occorrente, tenendolo un Po’ più grande del necessario, e si versa una goccia di colla sopra di
esso: fungerà da lubrificante per il martello da impiallacciatore che va premuto per fare espellere la
colla in eccesso da sotto il foglio.
Se si devono fare combaciare due pezzi di impiallacciatura, si incollano i due pezzi sormontando
uno con l’altro, dopo di che si passa bene il martello apposito, e si tagliano con un taglierino i due
lembi in modo da fare un combaciamento perfetto.
Dopo pochi minuti si passa un panno (spugna) inumidito in acqua calda, per eliminare ogni residuo
di colla (aiutarsi eventualmente con la lamina d’acciaio passata delicatamente).
L’impiallacciatura deve risultare perfettamente aderente e ogni residuo di colla deve essere uscito
dai lati, controllando che non si siano formate bolle.
Si applica sopra il taglio una striscia di nastro isolante di carta, perché quando l’impiallacciatura si
essica non si ritiri.
Dopo qualche giorno si leva il nastro adesivo; con una lama si elimina l’eccesso di colla fino ad
arrivare al legno vivo; quindi si passa la carta vetra cominciando dalla più grossa 60 e via via
diminuendo la grana, la procedura va seguita anche per piccoli inserti.
Per eliminare dai mobili impiallacciati le scalfitture, si passa la cartavetra 220 sul mobile bagnato
con la miscela di trementina e petrolio fino alla completa eliminazione del ruvido; si esegue
da: Leoni A.
11
eventualmente il consolidamento con l’inserimento di colla, poi si passa la gommalacca, non diluita,
con il pennello.
Per eliminare le bolle che si creano sui mobili impiallacciati, si appoggia sulla bolla il ferro caldo
per qualche secondo, la colla sottostante, dovrebbe rinvenire, e quindi fare riaderire
l’impiallacciatura; se invece manca la colla o e insufficiente, si deve incidere verticalmente e
inserire la colla sotto la superficie, aiutandosi con una lamella sottilissima (striscetta di
impiallacciatura).
Per fare dei rattoppi di impiallacciatura, si ritaglia un pezzo di impiallacciatura scegliendo il tipo di
legno più adatto, sia come qualità che come venature, applicare con il sistema sopra descritto come
fosse un puzzle; eventuali ritocchi verranno fatti in seguito.
Per rimuovere una vecchia impiallacciatura, si applica un panno bagnato in acqua calda sopra la
parte da staccare, si appoggia sopra il ferro caldo per fare sciogliere la colla e quindi facilitare il
distacco dell’impiallacciatura.
da: Leoni A.
12
da: Leoni A.
13
QUINTA LEZIONE
Fase 5 - Coloritura (ad acqua)
Come per tutto il restauro, anche per la coloritura vanno usati prodotti naturali che facciano simbiosi
con il legno. Si useranno quindi i mordenti di NOCE, MOGANO e NERO, sufficienti per creare
qualsiasi coloritura.
Per creare ritocchi o effetti particolari (venature o nodi), si usano le terre che permettono di
raggiungere qualsiasi coloritura; le terre vanno diluite con gommalacca poco alla volta, per non
compromettere il colore.
Le terre necessarie sono: - terra d’ombra - terra d’ocra - terra di Siena o rossa - terra Cassel
La proporzione da usare per un mordente concentrato è: 1 pugno di mordente sciolto in 1/2 litro di
acqua fredda.
Scaldare sul fuoco fino ad ebollizione (attenzione perché fa l’effetto latte).
Per creare il mordente del colore desiderato, si deve bagnare il legno (il legno bagnato assume
l’aspetto del legno lucidato). Si aggiunge più o meno acqua al mordente di base scelto, si prova con
un pennello su una tavolozza o giornale fino ad avvicinarsi il più possibile al colore del legno da
ricreare.
Se si sbaglia nel dare il mordente sul legno, essendo ad acqua, lo si può eliminare con un panno
bagnato.
Per stendere il colore, si può usare un pennello o una spugna ben imbevuta. Immediatamente dopo
avere passato il mordente, si passa un panno asciutto per uniformarlo e asciugarlo. Si deve prestare
attenzione nella scelta del colore, perché il panno asporta parte del colore schiarendo il mobile. E
consigliabile , invece del panno, passare un pennello largo, pulito e asciutto, che, passato in tutti i
sensi, uniformera il colore senza asportarlo.
Le procedure fino qui descritte servono per legno nudo, levigato.
Per legno solamente lavato con acqua e sapone, dove e ancora presente del lucido, il mordente
scivola e non si attacca; per fare una maggiore presa, si deve aggiungere un cucchiaio di aceto o di
ammoniaca.
ACCORGIMENTI
Il mordente va usato sempre caldo, e non deve mai essere utilizzato il giorno dopo, al massimo deve
essere usato in giornata.
Per dare ai mobili restaurati un Po’ di calore, inserire nel mordente noce una punta di coltello di
anilina arancio ( o sangue di drago)
da: Leoni A.
14
LASTRONATURA
La lastronatura veniva usata principalmente nel 700. I mobili venivano costruiti con noce stagionata
anche per 20 anni, poi venivano ricoperti di lastre di legno. Per la creazione delle lastre per
lastronare, si usava la parte dell’albero che sta tra la terra e le radici, o nelle biforcazione dei rami.
Queste parti di albero venivano tagliate mano in senso verticale.
Le parti di lastronatura sono piccole, con effetti ornamentali.
Studiando i giochi della radica, i pezzi di lastronatura da applicare venivano tagliati tavolino, in
modo da formare disegni o effetti particolari, con incastri tipo puzzle, giocando con le venature.
Partendo dal pezzo centrale, i pezzi venivano incollati e poi inchiodati al mobile con moltissimi
chiodini senza cappella (uno ogni cm2), lasciando poi essiccare per parecchio tempo.
I chiodi venivano poi tolti e passata la raspa e la lama per livellare, quindi la cartavetra partendo
dalla 60 fino alla 220 bagnando ogni volta e ripassando cartavetra, in modo da arrivare alla
lucidatura con il mobile levigato.
Per constatare l’autenticita di un mobile lastronato, si deve guardare di spigolo la lastronatura, che
deve essere irregolare, essendo tagliata mano; se e uniforme e stata tagliata a macchina; anche la
presenza dei fori dei chiodini e un segno evidente di falso, perché bagnando e levigando i fori
spariscono.
da: Leoni A.
15
SESTA LEZIONE
Fase 6 -Lucidatura
Il tipo di lucidatura di cui si parlera e conosciuta sotto vari nomi :
- gommalacca - stoppino - tampone - allo spirito - al piumaccio - alla francese ma si tratta
sempre dello stesso procedimento.
La gommalacca, elemento base per la lucidatura, e una resina animale (secrezione di un insetto) che
si presenta sotto forma di scaglie lucide, trasparenti, di colore ambra.
Attualmente in commercio si trova solo la BTN; l’ANGELO, qualitativamente migliore, non viene
quasi più prodotta.
Per preparare la gommalacca, si versano in un recipiente 150-200 grammi di scaglie con l’aggiunta
di un litro di alcool 94°; si lascia sciogliere per non meno di 2-3 ore: più viene lasciata a depositare,
più e buona; l’ottimale e dopo 5 anni.
Se dovesse amalgamarsi troppo, si aggiunge alcool.
Oltre la gommalacca, l’occorrente per la lucidatura e : - pezzi di stoffa (canovacci, vecchie lenzuola
ecc.) - un gomitolo di lana da usare come tampone dentro lo straccio
Si immerge la lana nella gommalacca, si avvolge dentro la stoffa e si preme bene, fino far uscire
tutto l’eccesso di gommalacca.
Per lucidare si devono eseguire le operazioni sotto elencate.




Sgrossatura : consiste nella chiusura totale dei pori
Assecondamento : ulteriore chiusura dei pori ancora aperti
Finitura : si effettua con gommalacca alla quale e stato aggiunto il 50% di alcool
Brillantatura : si esegue con canovacci puliti bagnati con pochissime gocce di alcool
ATTENZIONE : la lucidatura non può essere fatta in ambienti con temperatura al di sotto dei 20°.
Sgrossatura:
Consiste nel passare il tampone, strofinando in senso circolare o con movimenti otto, con pressione
crescente mam mano che il tampone tende ad asciugarsi.
Quando il tampone si asciuga, si bagna la lana, non il canovaccio.
Quando il tampone non scorre più bene, si lubrifica il legno bagnando un polpastrello nell’olio
paglierino e picchiettando leggermente sul legno.
La lucidatura deve essere uniforme: mai insistere su un solo punto; insistendo l’alcool leva il colore.
Non tralasciare mai nessuna parte e continuare fino alla chiusura completa dei pori.
Una tecnica molto usata è quella di spolverizzare un velo di pomice sul mobile in modo che,
passando il tampone, la pomice faccia da abrasivo e, legando con la gommalacca, faciliti la chiusura
dei pori.
da: Leoni A.
16
da: Leoni A.
17
Gli ebanisti usavano l oliatura, cioè passavano l’olio sul mobile prima di passare la gommalacca.
Nel caso di intarsi, si usa una garza ben imbevuta in modo da depositare un velo di gommalacca che
verrà poi ripassata nelle operazioni successive con un tampone molto piccolo.
Prima di passare alle operazioni successive si devono aspettare almeno 2-3 giorni, ma naturalmente
più si aspetta meglio e.
Finita la sgrossatura si può passare un osso di seppia, per levigare e ottenere cosi superfici perfette.
L’osso di seppia leva solo i grumi, le parti eccedenti, lasciando intatti il colore e la vernice e dando
un valido aiuto alla lucidatura.
** FUORI REGOLA **
Attualmente i restauratori passano una prima mano di gommalacca con il pennello, che da una
prima lucidatura non chiudendo pero i pori; passando poi con cera sciolta in trementina, si
raggiunge una buona lucidatura.
È chiaro che questa lucidatura ha una durata molto limitata in confronto alla lucidatura tradizionale.
da: Leoni A.
18
SETTIMA LEZIONE
Fase 6 -Lucidatura
Assecondamento :
E la stessa tecnica della sgrossatura. Si passa sul mobile la carta vetrata 220, poi si ripassa con la
gommalacca per portare la lucidatura al 50% della finitura.
** FUORI REGOLA **
Se si desidera avere un mobile satinato, non lucido, si passa, dopo la sgrossatura, la cartavetra 220,
poi la paglietta molto fine. E bene ricordare che i mobili antichi sono tutti lucidati, non esistono
mobili satinati.
Ritocchi :
I ritocchi vengono fatti con un pennellino finissimo, usando terre e anilina diluite con gommalacca.
Si cerca di ottenere il colore della parte da ritoccare mescolando terre, anilina e usando come
solvente la gommalacca. Si prova su una tavolozza fino al raggiungimento del colore desiderato; si
passa quindi il pennellino sul legno a piccolissimi ritocchi fino alla completa copertura della parte
da ritoccare.
Per ritocchi su cornici od oggetti dorati, può essere usata la tempera oro, ma non la porporina.
da: Leoni A.
19
OTTAVA LEZIONE
Fase 6 -Lucidatura
Finitura :
Si ripassa leggermente la cartavetra (220) (può essere passato l’osso di seppia che e molto più
blando, poi la pelle di daino per ripulire) , si prepara il tampone con straccio e gomitolo di lana
bagnato con gommalacca allungata con il 50% di alcool e si passa sul mobile fino completa
lucidatura.
Brillantatura :
La brillantatura, da al mobile un aspetto speculare: e una tecnica usata principalmente nei mobili
francesi.
La brillantatura va eseguita con molta attenzione, perché l’alcool può asportare la gommalacca.
Si bagna un panno con poche gocce di alcool (si possono aggiungere alcuni grammi di benzolino
per aumentare la specularita) si passa con mano leggera ma decisa, senza soffermarsi mai.
** FUORI REGOLA **
Tutte le fasi della lucidatura fino qui descritte possono essere saltate.
Dopo la coloritura, si passa la cartavetra 220, poi si passa più volte il balsamo Amati con un
tampone.
Il tampone viene preparato versando il balsamo Amati su un batuffolo di cotone, comprimendolo
con le dita, fino quando non rimangono parti bianche.
La prima volta che si passa, il batuffolo porta via lo sporco senza lucidare, man mano che si passa,
aumenta la lucidatura.
Il cotone va ribagnato solo quando e completamente asciutto.
PULITURA + RESTAURO
Per fare rivivere un mobile di poco valore che nel corso del tempo ha perso il suo colore originale,
diventando grigio, si usa una soluzione preparata con il 50% di trementina e il 50% di petrolio
oppure 50% di olio paglierino e 50% di petrolio.
La prima soluzione e migliore in quanto e meno pericolosa e non riserva sorprese.
Si passa la soluzione con il pennello in modo da inumidire bene il mobile e, sempre bagnando
spesso e bene, si passa la cartavetra 220 per preparare il mobile alla lucidatura.
Il mobile riprenderà il colore originale; si passera subito alla lucidatura per fissare il colore.
da: Leoni A.
20
NONA LEZIONE
** Restauro di mobili rustici molto vecchi e di poco valore tipo mobili recuperati in stalle o pollai.
Per dare un colore caldo e antico, per dare la patina di antico e poter scegliere la tonalità mentre si
passa il colore, si segue la procedura sotto descritta.
Si pulisce il mobile con soda caustica fino ad arrivare al legno vivo.
Si prepara parte del mordente noce scuro, molto concentrato, con aggiunta di anilina arancio.
Per la parte esterna si ribagna il mobile con acqua e soda, come se si dovesse tornare ripulire.
Sul mobile bagnato, si passa il mordente con una spugna.
Dopo si ripassa una spugna bagnata di acqua ossigenata, lavorando molto, fino ad ottenere la
colorazione desiderata.
Quando si e raggiunta la colorazione voluta, si pulisce bene la spugna e si ripassa solo per eliminare
l’eccesso rimasto.
Si lascia seccare bene, poi si passa la gommalacca con il pennello (meglio se due mani).
da: Leoni A.
21
PULITURA
BRONZI – OTTONI
Si puliscono per immersione in comune ammoniaca; se lo sporco e molto resistente, si passano con
uno spazzolino o con paglietta.
Finita la pulitura, si levano dall’ammoniaca e si passano subito sotto l’acqua per non farli ossidare.
Per conservarli passare una mano di gommalacca molto diluita o la vernice trasparente Zappon.
RAME
Si prepara una manciata di sale grosso inumidito con un cucchiaio di aceto, si frega molto bene con
spazzole, spugne ecc. fino ad ottenere la pulitura desiderata.
Per proteggere dopo la pulitura, passare la gommalacca molto diluita.
La gommalacca si elimina con l’alcool.
ARGENTI
Si prepara del bicarbonato inumidito con acqua in modo da fare una pastella che verrà passata con le
mani, dopo di che si lava l’oggetto.
Per proteggere, si usa la vernice Zappon.
Lo Zappon si elimina con diluenti alla nitro.
ORO (mobili o cornici dorate)
Pulire con una soluzione di acqua fredda e soda nelle proporzioni di un bicchiere di acqua + 1/2
cucchiaino da caffè di soda, passando leggermente ( e bene provare prima su un angolo nascosto).
Si passa con un batuffolo ben strizzato una sola volta senza soffermarsi o insistere su un unico
punto; questo sistema leva lo sporco e fa rinvenire la lamina , non si deve risciacquare.
Per proteggere passare la solita gommalacca molto diluita.
FERRO
Si passa la spazzola di ferro energicamente, va molto bene anche la sabbiatura, senza verniciature
successive, per proteggere gommalacca diluita.
Per dare riflessi particolari, quasi dorati, passare la gommalacca non molto diluita con l’aggiunta di
una punta di anilina gialla.
da: Leoni A.
22
PULITURA DELLE MACCHIE SUI MOBILI.
Macchie bianche (piatti caldi, bicchieri ecc.)
Si eliminano passando una soluzione di trementina e petrolio con una spugna: se non si riesce ad
eliminarle, passare sul mobile bagnato la paglietta più fine, dopo di che si passera il balsamo Amati.
Macchie scure (unto)
E bene premettere che e difficile eliminare le macchie scure di unto, perché non sono quasi mai
superficiali, ma penetrano.
La prima soluzione e quella di scurire tutto il mobile, la seconda e di usare la stessa tecnica delle
macchie bianche cercando di attenuarle, se non e possibile eliminarle.
Inchiostro o bruciatura
Queste macchie generalmente non si eliminano, ma si coprono, usare una soluzione di minio in
polvere diluito con gommalacca.
Si bagna un pennello nella gommalacca, si immerge nel minio poi si passa sulla macchia (questo
serve da isolante); dopo di che si esegue il ritocco con le terre e pennello (vedi settima lezione).
da: Leoni A.
23