Poimandres - associazione pitagorica

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Poimandres - associazione pitagorica
Torino, 28 Giugno 1953
Bollettino n°2 Anno V
LA PAGINA DELL’ASCESI
Da
“ POIMANDRES “
di
Ermete Trismegisto
DISCORSO SACRO
Trattato III
Gloria di tutte le cose sono Dio, il divino e la divina natura. Principio di tutte le
cose sono Dio, l’intelletto, la natura e la materia, perché sono la saggezza della
rivelazione di ogni cosa: il divino è principio, natura, energia, necessità, fine,
rinnovamento.
C’era oscurità senza limite nell’abisso, e acqua e un soffio sottile e intelligente:
tutto esisteva nel caos grazie alla potenza divina. Si elevò una luce santa che si
staccava dalla natura umida e gli elementi si condensarono ......... E tutti gli dei
divisero
gli
esseri
nella
natura
germinale.
Quando le cose erano indefinite e non formate, gli elementi leggeri si separarono
dagli altri, verso l’alto, mentre gli elementi pesanti si posarono sul fondo di sabbia
umida. Tutto l’universo fu diviso nelle sue parti sotto l’azione del fuoco e tenuto
in sospensione per poter essere trasportato dal soffio.
Si vide allora apparire il cielo in sette archi e comparvero gli dei in forma di
astri con le loro costellazioni; la natura dell’in-alto fu sistemata secondo le sue
articolazioni con gli dei che conteneva in sé; il cerchio che avvolgeva tutto girava
nell’aria, trasportato nel suo percorso circolare dal soffio divino.
Ogni dio, per quanto era nel suo potere, produsse ciò che gli era stato
assegnato: nacquero così gli animali quadrupedi, quelli che si arrampicano, quelli
che vivono nell’acqua, quelli che volano, tutte le semenze germinali e l’erba e la
tenera crescita dei fiori; essi, infatti, avevano in sé la semenza della riproduzione.
E............ le generazioni degli uomini - per conoscere le opere divine e rendere
un’attiva testimonianza alla natura, per aumentare il numero degli uomini, per
dominare su ciò che esiste sotto il cielo e per riconoscere ciò che è buono, per
crescere in numero e moltiplicare la moltitudine - e ogni anima nella carne, per
mezzo del movimento degli déi ciclici ............ Per la contemplazione del cielo e del
movimento degli déi celesti, delle opere divine e dell’attività della natura ............
Per la conoscenza delle cose divine, conoscendo le rispettive parti .............. Delle
cose buone e delle cose malvagie e scoprire l’arte della fabbricazione delle cose
buone.
Da allora inizia per gli uomini la conduzione della vita umana, l’acquisizione della
saggezza secondo la sorte attribuita dagli déi ciclici, il dissolvimento in quello che
rimarrà di loro, dopo aver lasciato sulla terra i grandi monumenti della loro
industriosità .............. E tutto ciò che diminuisce è rinnovato dalla necessità e
dal rinnovamento degli dei e dal giro del cerchio della natura, che regola il
numero. Il divino è l’intera combinazione cosmica rinnovata dalla natura: la
natura stessa ha le sue basi nel divino.
-Il testo è corrotto ed impossibile alla traduzione nei punti sostituiti dai puntini di
sospensione-_-_-_-
IL CRATERE E LA MONADE
Trattato IV
Poiché il Demiurgo ha creato questo mondo non con le mani, ma attraverso la
parola, pensiamo che sia presente, sempre esistente, creatore di tutto, uno e solo,
colui che ha formato gli esseri con la sua volontà. In verità là è il suo corpo, che
non si può toccare, non si può vedere, non si può misurare, che non ha
dimensione e non è simile ad alcun altro corpo. Non è fuoco, né acqua, né aria,
né
soffio,
ma
tutte
le
cose
provengono
da
lui.
E poiché egli è buono, non ha dedicato quest’opera a sé soltanto, né ha adornato
la terra solo per sé, ma ha messo quaggiù l’uomo, come ornamento di questo
corpo divino: ornamento vivente e mortale del vivente immortale. E se il mondo è
più grande dei viventi per l’eternità della vita stessa, l’uomo supera il mondo per
la
ragione
e
per
l’intelletto.
L’uomo è colui che contempla meravigliandosi l’opera divina e che ha imparato a
conoscere
il
creatore.
Dio, o Tat, ha donato la ragione in parti uguali a tutti gli uomini, ma non ha fatto
lo stesso per l’intelletto. Non che abbia provato invidia nei confronti di chiunque,
perché l’invidia non proviene dall’in-alto, ma si forma qui in basso nelle anime
degli uomini che non possiedono l’intelletto.
TAT - perché dunque, padre, Dio non ha donato l’intelletto in parti uguali a
tutti?
ERMETE - figlio mio, ha voluto che l’intelletto fosse offerto alle anime come un
premio da guadagnare.
TAT - dove l’ha messo, allora?
ERMETE - ne ha riempito un grande cratere, che ha mandato sulla terra. E ha
incaricato un messaggero di proclamare agli uomini queste parole: immergiti in
questo cratere, tu che lo puoi, tu che credi che risalirai verso colui che ha
mandato questo cratere, tu che sai perché sei venuto all’essere.
Quelli che hanno prestato attenzione al messaggio e hanno ricevuto questo
battesimo dell’intelletto, tutti quelli hanno ottenuto la conoscenza e sono divenuti
uomini
perfetti,
dotati
dell’intelletto.
Quelli che non hanno dato ascolto al messaggio, quelli sono gli uomini solo
razionali, che non hanno ricevuto in più l’intelletto e ignorano perché siano nati e
da chi: le loro sensazioni sono molto vicine a quelle degli animali senza ragione.
Poiché il loro animo rimane in uno stato di passione e di collera, essi non
ammirano le cose degne di contemplazione, sono attaccati solamente ai desideri e
agli appetiti del corpo e sono convinti che solo per questo l’uomo sia comparso nel
mondo.
Tutti coloro che hanno avuto parte del dono venuto da dio, quelli sono
immortali, se si confrontano le loro opere con quelle degli altri. Essi hanno,
infatti, percorso tutte le cose con il loro intelletto, le cose della terra, le cose del
cielo e ancora quelle che si trovano al di là del cielo. Elevatisi da soli a tali altezze,
hanno visto il bene; avendolo visto, considerano il soggiorno di quaggiù come un
periodo sfortunato. E poiché sono arrivati a considerare il minor valore degli
esseri corporei e incorporei, si affrettano verso 1’Uno e Solo. Questa è la scienza
dell’intelletto: il possesso in abbondanza delle cose divine e la comprensione di
dio, perché il cratere è divino.
TAT - anch’io voglio ricevere questo battesimo, padre.
ERMETE - se non cominci subito a mettere da parte le cose del corpo, figlio,
non potrai amare te stesso. Solo se ami te stesso possiederai l’intelletto e,
possedendolo, avrai parte della conoscenza.
TAT - perché dici questo, padre?
ERMETE - e’ impossibile, figlio mio, rimanere nello stesso tempo attaccati alle
cose mortali e alle cose divine. Ci sono due categorie di esseri, il corporeo e
l’incorporeo, cui appartengono il mortale e il divino: non rimane che scegliere
l’una o l’altra, se si vuole scegliere. Non è possibile prenderle insieme; al punto in
cui si sceglie, la mancanza dell’una manifesta l’attiva potenza dell’altra.
Per colui che l’ha fatta, la scelta del meglio è anche la scelta più gloriosa, nel
senso che rende divino l’uomo e in più manifesta la pietà verso Dio. Al contrario,
la scelta del peggio comporta la perdita dell’uomo; e se non è per tutto il resto una
scelta contro Dio, lo è almeno in questo: come le processioni avanzano nel mezzo
della folla senza esser capaci, da se stesse, di produrre altro che disturbare il
movimento del prossimo, così quegli uomini non fanno che attraversare in
processione il mondo, trasportati da ciò che chiede il loro corpo.
Noi abbiamo e noi avremo sempre a disposizione ciò che viene da dio: ma ciò che
viene da noi dovrà corrispondere e non stare nell’errore. Dio non è il responsabile;
noi siamo responsabili dei nostri mali, se li preferiamo al bene. Vedi, figlio mio,
quanti corpi dobbiamo attraversare, quanti cori di demoni e quale continua
successione di sfere e quali corsi di astri, per avvicinarci all’uno e solo? Il bene è
insormontabile, senza limite, senza fine e senza inizio, benché appaia averne uno,
quando lo conosciamo. La nostra conoscenza quindi non segna l’inizio del bene in
se stesso; lo fa cominciare solo per noi individui, come oggetto da conoscere.
Prendiamo coscienza di questo inizio e percorriamo in fretta la via: è una
strada difficile, abbandonare gli oggetti presenti e familiari e ritornare sui nostri
passi alle cose antiche e primordiali. E’ vero, ciò che appare agli occhi dà piacere,
mentre ciò che non si vede suscita il dubbio; le cose cattive sono le più apparenti:
il bene è invisibile a occhi visibili, non ha forma né figura. E’ per questo che, se è
simile a se stesso, non è simile ad alcun altra cosa; infatti è impossibile che un
oggetto non corporeo divenga visibile a un corpo. Tale è la differenza del simile dal
dissimile, tale è la carenza che affligge il dissimile nei confronti del simile.
....... Ora dunque la monade, essendo principio e radice di tutte le cose, esiste in
tutte le cose in quanto radice e principio. Nulla esiste senza principio. Quanto al
principio stesso, non è uscito da nulla, salvo che da se stesso, essendo principio
di tutto il resto. Essendo principio, la monade comprende tutti i numeri, senza
essere compresa in alcun numero; genera tutti i numeri, senza essere generata
da alcun numero. Infatti, tutto ciò che è generato è imperfetto e divisibile,
estensibile e riducibile; nulla di questo interessa la perfezione. E se ciò che è
estensibile deriva la sua estensione dalla monade, soccombe in compenso alla
sua debolezza nel momento in cui non è capace di contenere la monade.
Questa è l’immagine di dio, o Tat, che ho descritto per te al meglio delle mie
forze: se tu la contemplerai esattamente e la rappresenterai con gli occhi del
cuore, credimi, figlio, troverai il cammino che conduce alle cose dell’in-alto. O
piuttosto, sarà l’immagine stessa a mostrarti la strada. La contemplazione
possiede una virtù propria: quelli che hanno visto già una volta, essa ne prende
possesso e li attira a sé, come la calamita attira il ferro.
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