NARKOMFIN a Mosca

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NARKOMFIN a Mosca
C U LT U R A & AT T U A L I T À
Mito, Rivoluzione, Utopia.
La casa-comune
NARKOMFIN a Mosca
– R ICCARDO F ORTE –
«Noi costruiremo il nostro mondo, un mondo nuovo»
(TRATTO
DAL TESTO DELL’INTERNAZIONALE)
Figura A
Copertina del
volume Krasivaia
Zhizn’, di A. Kurella,
1930.
24
|A|R|K|O|S|
N
elle vicende storiche che accompagnano le fasi costitutive del Movimento Moderno, le esperienze legate agli sviluppi teorico-costruttivi dell’edilizia sperimentale di massa in
Unione Sovietica assumono una funzione sociale e un
significato culturale di assoluto rilievo. A partire dalla seconda metà degli anni 20, l’avanguardia costruttivista post-rivoluzionaria, ponendo come condizione la necessità della statalizzazione integrale del
settore edilizio a supporto di un programma di affermazione dell’architettura moderna, concentra le
proprie ricerche nella formulazione di nuove tipologie organizzative di abitazione collettivistica. Lo sviluppo di un’edilizia di massa industrializzata, perseguito attraverso la messa in opera dei cosiddetti ‘condensatori sociali’ – di cui il progetto-tipo di casa comune dello Strojkom avrebbe costituito il paradigma
– affermava le linee di un programma che, superando il dato puramente architettonico, era finalizzato
a scardinare gli schemi progettuali di tipo tradizionale. Tale progetto poneva in essere l’affermazione
di un sistema ideologico che trovava le proprie ragioni fondanti nella cancellazione integrale del preesistente ordine di valori – civili, etici, religiosi ed economici, considerati un tipico prodotto della ‘degenerazione borghese’ – finalizzata all’edificazione della
nuova società comunista.
Esauritasi storicamente l’epopea eroica delle
avanguardie rivoluzionarie, l’illusione titanica della
costruzione di un nuovo ordinamento sociale e di
un’arte al servizio del popolo si è infranta simbolicamente nelle rovine moderne del tempo presente. La
dissoluzione dell’Unione Sovietica e i rivolgimenti
mondiali degli ultimi quindici anni hanno segnato una
svolta epocale, la cui evoluzione, sul piano sociale e
culturale, resta ancora da definire. Le vertiginose trasformazioni indotte dall’assunzione, nella ‘nuova Russia’, del modello occidentale hanno determinato realtà inedite per il patrimonio architettonico recente. Le
problematiche legate a un nuovo status legale, l’introduzione del modello capitalistico della proprietà
A
privata e il passaggio, spesso brutale, dall’economia
pianificata alla globalizzazione del sistema di libero
mercato con la creazione di nuove funzioni e di nuovi investimenti, hanno determinato un mutamento radicale delle condizioni di vita, alimentando gravi squilibri e realtà diffuse di emarginazione sociale.
Manifesto dell’odierno degrado sociale, le domy
kommuna, i grandi blocchi di edilizia residenziale collettiva disseminati nelle sterminate periferie dell’ex
impero sovietico, hanno tuttavia prefigurato lungamente, per generazioni di russi, l’aspirazione – e, in
larga parte, il perseguimento concreto – a un miglioramento delle condizioni di vita; passaggio obbligato, nelle finalità ideologiche e propagandistiche
della Rivoluzione, nella costruzione di una società moderna e progredita, che avanzava verso un “avvenire radioso” di libertà e di giustizia sociale. Oggi, i resti di queste laiche ‘cattedrali dell’Utopia’, ingombranti vestigia di un’ideologia decaduta, obbligano a
nuove valutazioni interpretative, che richiamano alla necessità e all’urgenza di preservare tanto le tracce fisiche del patrimonio costruito, quanto l’eredità
‘immateriale’ e iconica di un’esperienza storica a un
tempo tragica e grandiosa.
S U M M A R Y
Negli anni compresi tra il 1925 e il ‘32, gli architetti sovietici d’avanguardia (Leonid Vesnin, Moisej
Ginzburg, Ilja Golosov) sono impegnati nella definizione programmatica delle forme tipologiche residenziali per l’affermazione del ‘progresso sociale’. L’obiettivo, che era già stato tratteggiato sommariamente
– fin dagli anni immediatamente successivi alla Rivoluzione (1921-25) – in alcuni progetti pionieristici di edilizia sociale, è essenzialmente quello di costruire un sistema di vita autenticamente socialista,
all’interno del quale l’architettura, come elemento rappresentativo di un nuovo ordine politico-culturale,
viene ad assumere finalità e ruoli pedagogici. La costruzione di un modello abitativo e urbano, conseguenza diretta delle trasformazioni della base economica della società e dei rapporti di produzione tipici del socialismo, si traduce nell’elaborazione di nuove tipologie residenziali e nell’adozione di procedimenti costruttivi sperimentali associati a tecniche innovative di standardizzazione.
A partire dal 1926 e fino agli inizi degli anni 30,
i progettisti dell’OSA (Associazione degli Architetti
Contemporanei) elaborano, con rigoroso metodo
scientifico, l’impianto e la fisionomia architettonica
della nuova abitazione socialista. Il modello tradizionale di edificio borghese ad appartamenti monofamiliari cede il campo a un tipo abitativo alternativo, la dom kommuna (casa-comune), basato sulla configurazione della cellula modulare. Nelle formulazioni
teoriche degli architetti sovietici, tale spazio, concepito per uno stile di vita integralmente comunitario,
avrebbe dovuto evolversi tipologicamente fino a comportare la soppressione progressiva dei servizi autonomi essenziali (bagno, cucina), e la loro sostituzione con una serie di attrezzature collettive. Nel 1928
lo Strojkom, il Comitato per l’edilizia della Repubblica socialista federativa dei Soviet della Russia, costituisce una Sezione di ricerca e di studio per la tipizzazione e la normalizzazione dell’abitazione. Tale Commissione, che riprende le ricerche avviate in
quel periodo in Europa sul tema dell’Existenzminimum,
sviluppa negli anni successivi lo studio di differenti
tipologie di alloggio modulare, attraverso la costituzione di cinque tipi di cellule abitative duplex sovrapposte (unità-tipo F), con corridoio interno, che
presentano alcune varianti distributive, definite in base agli indici legali minimi di superficie. Dall’elaborazione di questi progetti deriverà la realizzazione del
blocco residenziale Narkomfin (1928-30), un ‘prototipo’ di casa collettiva per cinquanta famiglie (figura
1 e 2) destinato ai dipendenti del Commissariato popolare delle Finanze della RSFSR. Nelle intenzioni
dei progettisti, l’impianto distributivo dell’edificio, a
carattere semi-comunitario, viene tuttavia a costituire
un esperimento tipologico di transizione, non essendo prevista in esso l’eliminazione della struttura so-
In the historical events of the Modern Movement, the experiences
related to theoretical and applicative developments of experimental mass housing in Soviet Union take a preminent social function and
a cultural significance. As from the second half of the 1920s, the postrevolutionary constructivist avant-garde works out new organizing
typologies of collectivized housing by the complete nationalization
of building field. The development of a mass industrialized building
accomplished by the so-called ‘social units’ – the Strojkom’s communal housing standard plan should be the paradigm – set the lines of
the program directed to demolish the traditional planning schemes.
The new social system issued by Revolution puts as an ideological aim
the total cancellation of the pre-existing values order as well the new
communist society edification. The heroic deeds of the Soviet avantgardes exhausted on the historical plan, the titanic illusion of the building of a new social status as well of an art for the people is shattered symbolically in the modern ruins of present time. The Soviet
Union dissolution as the staggering transformations of the last fifteen years have marked an epochal turning point, the evolution of
which, on the social and cultural plan, does not yet takes shape. This
situation set out new approaches for the most recent architectural
heritage. As a manifesto of the present social deterioration, the Domy
Kommuna, as the big collectivized housing units scattered in the
boundless suburbs of the Soviet ex-empire, have yet foreshadowed,
for a long time, the expectation of an improvement in the life conditions for Russian generations. Today, the remains of these laical cathedrals of Utopia, as an awkward vestiges of a declined ideology,
make the preservation necessary and urgent as much the physical traces of the built heritage, as the ‘immaterial’ and iconic legacy of historical events at the same time tragic and grandiose.
ciale familiare, secondo quanto stabilito nelle prescrizioni programmatiche della casa-comune.
Nelle previsioni iniziali di Ginzburg, l’unità abitativa doveva comporsi di quattro corpi di fabbrica:
l’edificio residenziale, il complesso sociale (un’unità
funzionale autonoma, a uso comunitario, attrezzata a
palestra e refettorio e collegata alla parte residenziale da un passaggio coperto – figura 5), un asilo infantile e una costruzione ausiliaria, destinata a servizi comuni (lavanderia, officina, impianti tecnici)1. L’edificio residenziale, a cinque piani, sollevato su pilotis, è
costituito da cellule d’abitazione modulari tipologicamente differenziate (tipo K e 2F al primo e secondo piano, tipo F al terzo, quarto e quinto piano)2, e
dotato di rue corridor al primo e al quarto piano (figura 4 e 6). Il tetto piano, parzialmente occupato da una
foresteria, è attrezzato a terrazza scoperta e a solarium.
Nell’elaborazione progettuale del Narkomfin, il dato
tecnologico assume una funzione preponderante: l’adozione di tecniche costruttive d’avanguardia3 e dei
criteri organizzativi più aggiornati in ordine alla dotazione dei servizi (i rifiuti domestici sono smaltiti direttamente attraverso un sistema automatizzato), uniti alla standardizzazione spinta dei singoli componenti
(pilastri, travi, porte, finestre, elementi divisori interni),
rendono l’edificio un modello di riferimento per la nascente industria edilizia sovietica.
LA CASA-COMUNE NARKOMFIN
La genesi tipologica
dei ‘condensatori sociali’:
la costruzione del Narkomfin
Myth, Revolution, Utopia.
The Narkomfin Collective Housing
Complex in Moscow
25
Figura 1
Moisej Ginzburg e Ignaty Milinis
(ing. S. Prokhorov), casa-comune
Narkomfin, Mosca, 1928-1929.
Assonometria della primitiva versione
di progetto
FOTO© PASINI E: LA “CASA-COMUNE” E IL NARKOMFIN DI
GINZBURG 1928/29, ROMA, OFFICINA EDIZIONI, 1980; 49.
Figura 2
Narkomfin, prospettiva generale della
variante iniziale. In basso (a) e a destra
(b), i prospetti laterali e frontali della
versione realizzata
FOTO© THE NARKOMFIN COMMUNAL HOUSE.
IN: SOVREMENNAIA ARKHITEKTURA, 5, 1929; 158.
Figura 3
Narkomfin, planimetrie-tipo delle unità
abitative. Piante delle cellule d’abitazione
K (primo e secondo piano – a); piante
delle cellule d’abitazione F (terzo, quarto
e quinto piano – b). Sezione
assonometrica dello schema distributivo
interno (c)
FOTO© SOVREMENNAIA ARKHITEKTURA,
CIT.;
161.
Figura 4
Casa-comune Narkomfin, Novinsky
boulevard 25 (korpus B): la facciata sud
del blocco residenziale in un’immagine
degli anni 60.
1
2
2b
2a
3a
3b
3c
4
P re s e r v a re l ’ U t o p i a : l ’ e re d i t à
immateriale del Moderno
La protezione e la conservazione del patrimonio architettonico del Novecento in Russia è una delle questioni più complesse e controverse che la comunità
scientifica internazionale si trovi a dover affrontare. Come è stato già ricordato in un recente contributo7, la
mancanza di una prospettiva storica di lunga durata,
il divario che si produce tra il senso di acquisizione del
patrimonio architettonico ‘recente’ e la concezione tradizionale di monumento, la diversità e la pluralità di
opinioni in relazione alle possibili metodologie d’intervento (restauro conservativo, ripristino à l’idéntique,
ristrutturazione con nuova destinazione d’uso?), l’assenza di comprensione e d’attenzione, da parte delle
6a
6b
Figura 5
5
istituzioni locali preposte alla tutela, per un insieme di
opere di cui non viene generalmente riconosciuto il valore patrimoniale8, tutto concorre alla definizione di un
quadro disciplinare alquanto incerto e contraddittorio.
Come è stato evidenziato in una recente analisi del
Word Monuments Fund, “a meno di un secolo dalla
loro ideazione e realizzazione, i capolavori del moderno – documenti critici della storia dell’architettura contemporanea – vengono a essere sistematicamente demoliti, sfigurati o lasciati nel più completo abbandono
a un lento e progressivo disfacimento”.
In linea con gli altri maggiori Paesi europei, il processo di riappropriazione identitaria del patrimonio architettonico moderno in Russia ha preso avvio alla fine degli anni 80, allorché lo Stato sovietico – con apposita dichiarazione d’interesse architettonico – iscrive al procedimento di vincolo le opere più significative del costruttivismo russo. L’acquisizione del nuovo
status di monumenti nazionali non ha tuttavia prefigurato nella realtà dei fatti sostanziali progressi nel processo di conservazione di questo patrimonio.
Manifesto del contemporaneo degrado sociale dell’era post-comunista, la casa-comune Narkomfin, machine à habiter dell’edilizia sperimentale di massa e icona del razionalismo rivoluzionario della fine degli anni 20, versa ormai da decenni in condizioni di completa
fatiscenza (figure 7-12). Negli ultimi quindici anni, le più
autorevoli organizzazioni internazionali operanti nella tutela del patrimonio architettonico mondiale
(DO.CO.MO.MO, ICOMOS, World Monuments
Fund) si sono attivamente impegnate attraverso la messa in opera di numerose iniziative e progetti. A livello
istituzionale, il primo autorevole intervento finalizzato alla salvaguardia e alla conservazione del Narkomfin risale al novembre 1991, anno in cui il
DO.CO.MO.MO International lancia la prima campagna internazionale. L’iniziativa, accompagnata da un
dossier pubblicato nella newsletter dell’Associazione9,
intende richiamare l’attenzione del mondo accademi-
Narkomfin, veduta
del cortile interno.
A sinistra, l’edificio
dei servizi; sulla
destra, il blocco
residenziale allo
stato originale.
FOTO© COSTA M:
L’ARCHITECTURE À
L’ÉTRANGER. U.R.S.S.
MAISON COMMUNE
NARKOMPIN IN MOSCOU
PAR GINZBURG, ARCHITECTE.
IN: L’ARCHITECTURE
D’AUJOURD’HUI, 5, 1931;
26.
Figura 6
Narkomfin, blocco
residenziale: un
dettaglio della
parte terminale del
corridoio esterno di
facciata (a).
Oggi tale soluzione
angolare è stata
tamponata da un
serramento. Veduta
della rue-corridor
interna al primo
piano in
un’immagine del
1930 (b).
FOTO A© L’ARCHITECTURE
D’AUJOURD’HUI, CIT.; 26
LA CASA-COMUNE NARKOMFIN
La realizzazione del Narkomfin, episodio lirico in
un contesto epico, ottiene un riscontro eccezionale nella stampa specializzata internazionale4. La critica lo
promuove unanimemente quale “l’astrazione più audace del movimento costruttivista” e “uno degli esempi più interessanti dell’edilizia popolare degli anni Venti”. L’algida precisione geometrica delle sue linee “incisive e ardite” produce un effetto talmente dirompente
da sconcertare lo stesso Le Corbusier, che nei suoi
Commentari del 1930 così annota: “Ho avuto l’occasione di visitare a Mosca una casa-comune, solidamente costruita, ma nella quale l’impianto distributivo interno e la concezione architettonica generale sono così freddi e impassibili…, che ci si sente pervasi
da un senso immane di tristezza non soltanto al pensiero di abitarvi noi stessi, ma a quello di considerare che diverse centinaia di individui siano stati semplicemente privati delle gioie dell’architettura”5.
Le soluzioni tecnologiche e funzionali d’innovazione sperimentate per la prima volta nel Narkomfin – “un sogno d’avanguardia dell’architettura moderna sovietica al suo apogeo che aveva sbalordito il
mondo”, espressione d’eccellenza del fermento intellettuale che animava la cultura architettonica in
Russia alla fine degli anni 20 del Novecento – si rivelano nel tempo, alla prova dei fatti, un’utopia in larga parte irrealizzabile. La mensa comune è smantellata dopo breve tempo, la scuola materna non troverà
mai pratica attuazione. L’edificio, progettato inizialmente per gli impiegati del Commissariato delle Finanze, è successivamente destinato a residenza della nomenklatura sovietica6.
Sul piano della legittimazione sociale e culturale,
il Narkomfin era decaduto a partire dagli anni immediatamente successivi alla sua costruzione. Nell’aprile del 1932, con l’ukase decretato direttamente
da Stalin, e sintetizzato nello slogan populista di Anatole Lunacharsky: “occorre dare colonne al popolo”,
il Regime sovietico sancisce la fine del ‘decennio eroico’ dell’architettura moderna, imponendo l’applicazione di un rozzo vetero-classicismo stile Impero, che
apre una fase di regressione culturale di cui la Russia odierna sconta ancora le conseguenze.
27
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Figura 7
La facciata nord-ovest
dell’edificio residenziale
allo stato attuale.
FOTO© PAVEL SHULGIN, RUSSIAN
RESEARCH INSTITUTE FOR CULTURAL
AND NATURAL HERITAGE, MOSCA,
DICEMBRE 2003.
Figura 8
La facciata sud-est
dell’edificio residenziale
allo stato attuale. In
primo piano, la rue
corridor interna.
FOTO© PAVEL SHULGIN, HERITAGE
INSTITUTE, MOSCA, DICEMBRE
2003.
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co e dell’opinione pubblica mondiale sulla necessità di
preservare la valenza iconica e l’integrità materica di
questa testimonianza universale della modernità, sollecitando nel contempo i propri membri a fornire suggerimenti e proposte utili all’individuazione di una destinazione d’uso compatibile con l’identità architettonica del manufatto. L’appello è indirizzato alle competenti autorità dell’Unione Sovietica, nella persona di
Nikolaj N. Gubenko, Ministro della Cultura dell’URSS,
di Dmitri S. Lichacev e di Raisa Gorbatchov, che, a
quel tempo, ricoprono rispettivamente la carica di Presidente e di Cancelliere dell’USSR Cultural Fund.
Nel 1999, l’Organizzazione internazionale per la
tutela del moderno inserisce il Narkomfin nell’International DO. CO. MO.MO Register, l’elenco che raccoglie una selezione mondiale di oltre 600 edifici e siti urbani del Movimento Moderno di “eminente valore universale”, opere paradigmatiche de “l’innovazione tecnica, sociale ed estetica” nella storia dell’architettura del Novecento10. Tre anni più tardi, il World
Monuments Fund avvia un’importante iniziativa di
sensibilizzazione per la salvaguardia del patrimonio
architettonico moderno. Dal 30 maggio al 25 settembre 2002, presso la World Monuments Fund gallery,
al 95 della Madison Avenue a New York City, ha luogo la mostra Modernism in Danger, una retrospettiva fotografica che raccoglie e seleziona in un apposito elenco le immagini degli otto edifici-manifesto del modernismo internazionale maggiormente minacciati dal
degrado. La casa-comune Narkomfin vi figura unitamente ad altre icone storiche del Movimento Moderno, quali la biblioteca a Viipuri (1927-35) di Alvar Aalto, il Rusakov Club (1927-29) di Konstantin
Mel’nikov a Mosca e la Villa Tugendhat (1930) di
Mies Van der Rohe a Brno. L’evento, la cui impostazione, a carattere divulgativo appare finalizzata a richiamare, oltre all’attenzione del mondo accademico
e professionale, la più ampia fascia di pubblico, ottiene
uno straordinario successo di critica, imponendosi nel
contempo come un importante momento di riflessione disciplinare. Nella scheda dedicata al Narkomfin,
sono evidenziati gli effetti più preoccupanti dell’avanzato processo di deterioramento della struttura rilevati fino a quel momento. La diagnosi è impietosa:
l’intelaiatura muraria, costruita in economia con una
struttura in cemento armato e solai di pignatte forate, con materiali concepiti per una breve durata, è in
larga parte compromessa staticamente; una porzione
dei muri interni è collassata, condizione che rende inabitabile un numero consistente di alloggi (figura 12). Il
piano terreno è chiuso, gli spazi originari destinati a
sale da pranzo e a servizi di ricreazione sono stati profondamente alterati. L’assenza pressoché totale di interventi a carattere manutentivo a partire dalla data
della sua costruzione ha aggravato ulteriormente le
condizioni generali dell’immobile. Infiltrazioni d’acqua diffuse hanno seriamente compromesso la struttura di copertura, con la conseguente comparsa di intrusioni vegetali (figura 11). Nelle facciate esterne gli
infissi scorrevoli delle finestre a nastro orizzontali (fi-
12
10
gure 7, 8 e 10) non sono più funzionanti. Analogamen-
te, il cattivo funzionamento del sistema delle condutture idriche, degli impianti di riscaldamento e di smaltimento delle acque reflue ha causato perdite che hanno portato alla formazione di invasioni umide e crescita di muffe nelle murature interne. La parziale inabitabilità della struttura, ormai da tempo praticamente
abbandonata, ha reso da tempo il Narkomfin un rifugio occasionale per i senzatetto.
Nello stesso periodo, in occasione del rapporto biennale 2002-03 diffuso da ICOMOS International, Natalia Dushkina, coordinatrice del Russian ICOMOS
Commitee, presenta la lista dell’Heritage at Risk, un elenco di opere del Movimento Moderno in Russia a rischio distruzione. La pubblicazione del rapporto è
un’occasione privilegiata per lanciare l’allarme sullo stato di degrado generalizzato del patrimonio architettonico moderno nazionale. “Il Costruttivismo russo con
le sue immagini iconiche, rinomate in tutto il mondo
sta collassando” ammonisce. “Mosca, il centro dell’architettura delle avanguardie sovietiche degli anni Venti e Trenta, esibisce una squallida sequenza di strutture
deteriorate. L’oblio, la totale assenza di manutenzione,
grossolani interventi di restauro, l’attacco delle nuove
costruzioni, le violazioni legali e la distruzione meccanica sono solo alcuni dei fattori che concorrono a determinare la scomparsa accelerata di una componente significativa nella storia dell’architettura del Novecento”11. La casa-comune Narkomfin, iscritta nel 1987
nel registro nazionale degli edifici d’interesse architettonico, apre l’elenco delle opere più significative maggiormente a rischio12, che “richiedono un’attenzione e
un coinvolgimento diretto urgente da parte del pubblico e del mondo professionale”.
Il tema della conservazione del patrimonio architettonico moderno in Russia, di pressante attualità, si
ripropone all’onore delle cronache nel dicembre del
2003, allorché la World Monuments Fund include, per
la seconda volta, il Narkomfin nella lista biennale dei
100 complessi architettonici e siti urbani mondiali maggiormente in pericolo. Tale decisione viene ulteriormente confermata in occasione della recentissima pubblicazione (giugno 2005) dell’ultimo rapporto relativo
al biennio 2005-2006.
In un recente intervento, Pavel Shulgin, Vicedirettore del Russian Research Institute for Cultural and
Natural Heritage di Mosca, ha ricordato come, nel corso degli ultimi anni, il restauro del Narkomfin sia stato al centro delle preoccupazioni della comunità scientifica. Da oltre un decennio, numerose ipotesi di recupero sono state messe a punto, una parte delle quali hanno ricevuto l’avallo internazionale; malgrado ciò,
nessun intervento è mai stato realizzato concretamente. Nel 2003, un Comitato pubblico appositamente costituito si è reso promotore di un’iniziativa inedita per
il recupero funzionale della struttura. La Commissione, composta delle rappresentanze ufficiali del Russian
Research Institute (l’ente designatore dell’iscrizione dell’edificio nell’elenco internazionale dei monumenti in
pericolo), dell’Architectural Museum di Mosca e dei
locatari del Narkomfin, ha elaborato una proposta di
restauro di profonda suggestione culturale. Essa prevede, accanto al ripristino della funzione residenziale
del complesso (nel corso dei decenni, la destinazione
d’uso dell’immobile non è mai stata modificata, mantenendo pressoché inalterate nel tempo le caratteristiche originarie dell’impianto architettonico), la creazione
di un Centro internazionale per la didattica e la ricerca architettonica. La finalità dei proponenti – sottolinea Shulgin – è quella di mantenere una linea di continuità ideale con le funzioni originarie dell’immobile,
recuperando non solo la struttura materiale ma l’immagine simbolica e lo “spirito pionieristico” della casa-comune. I suoi abitanti continuerebbero a occupare gli stessi appartamenti, mantenendo i medesimi standard abitativi concepiti originariamente da Ginzburg.
Una parte del complesso residenziale (dai venti ai trenta posti) sarebbe inoltre destinata a Ostello internazionale per studenti, corsisti e ricercatori. All’interno
dell’edificio dei servizi, collegato al corpo di fabbrica
principale, sarebbero ricavati i locali per le aule scolastiche e gli uffici di direzione. Nelle finalità del piano, il Centro di ricerca dovrebbe costituire un polo
scientifico d’eccellenza, con annesso Museo del Moderno, in grado di richiamare, attraverso l’organizzazione di workshop e seminari internazionali, specialisti provenienti da tutto il mondo, interessati ad approfondire lo studio della storia dell’architettura moderna russa e delle avanguardie del costruttivismo so-
Figura 9
Particolare della
testata nord del
blocco residenziale
in un’immagine
recente.
FOTO© WORLD MONUMENTS
FUND, NEW YORK CITY,
2002.
Figura 10
Edificio
residenziale,
particolare del
prospetto sud-est.
In primo piano, le
condizioni di
deterioramento
avanzato delle
murature esterne e
delle intelaiature
degli infissi.
FOTO© PAVEL SHULGIN,
HERITAGE INSTITUTE,
MOSCA, DICEMBRE 2003.
Figura 11
Il tetto e il solarium
del blocco
residenziale nelle
attuali condizioni di
degrado.
FOTO© MAPS – MOSCOW
ARCHITECTURE PRESERVATION
SOCIETY, 2005.
Figura 12
Deterioramento
interno di un’unità
abitativa tipo K.
FOTO© MAPS, 2005.
LA CASA-COMUNE NARKOMFIN
11
29
Appello internazionale
p e r l a s a l v a g u a rd i a d e l l a c a s a - c o m u n e
Narkomfin a Mosca
La rivista Arkos chiede che, da parte delle autorità preposte, venga garantito il massimo impegno affinché il Narkomfin, testimonianza dell’architettura costruttivista di altissimo pregio e di risonanza internazionale, venga restituito alla piena funzionalità nel rispetto rigoroso della sua integrità architettonica e dei valori urbani e paesaggistici di cui fa parte. Il Narkomfin, paradigma e prototipo di casa-comune concepito nel 1928 dall’architetto russo Moisej Ginzburg e dal gruppo di progettisti sovietici dell’OSA, è un esempio di
eccezionale valore storico e simbolico, testimonianza nitida della rivoluzionaria
concezione formale, spaziale e distributiva facente parte dei modelli sperimentali di edilizia residenziale di massa della nascente società socialista.
Negli ultimi decenni il complesso architettonico ha conosciuto un preoccupante e progressivo deterioramento; oggi, l’edificio si trova in condizioni allarmanti, che mettono seriamente a rischio la sua stessa sopravvivenza. Coadiuvata dal sostegno di organismi internazionali che operano per la tutela
e la valorizzazione del patrimonio architettonico moderno, co-firmatari dell’iniziativa, Arkos si rende promotrice di un appello per la salvaguardia e il
restauro di questo capolavoro della fase pionieristica del Movimento Moderno.
DO.CO.MO.MO International, DO.CO.MO.MO France e le altre sezioni nazionali di DO.CO.MO.MO, ICOMOS, ICOMOS Russia, World Heritage Centre
(UNESCO), Fondation Le Corbusier, Alvar Aalto Foundation, Russian Research
Institute for Cultural and Natural Heritage, The Twentieth Century Society,
Bauhaus Dessau Foundation, UIA (Unione Internazionale degli Architetti), Moscow Architectural Institute (MARKHI), Moscow Architecture Preservation Society si uniscono all’appello.
Per aderire all’appello: http://www.nardinirestauro.it/appelli/appello_narkomfin.htm
vietico. Il modello didattico testé delineato potrebbe
prefigurare la costituzione di una piattaforma di lavoro permanente, strutturata secondo un programma di
cooperazione internazionale13.
Una pluralità di iniziative ha accompagnato la proposta progettuale promossa dal Russian Research Institute. La Commissione tecnica ha curato la pubblicazione di alcuni articoli su periodici specialistici russi e moscoviti e la divulgazione del dossier relativo all’iscrizione del Narkomfin nell’elenco dei 100 siti mondiali maggiormente a rischio14. Il Comitato ha lanciato in ultima istanza un appello per la realizzazione del
progetto di recupero; tale appello – che ha ricevuto il
sostegno di Alexey Ginzburg, il nipote dell’architetto
autore del Narkomfin – è stato ufficialmente inoltrato al Ministero della Cultura della Federazione Russa (l’organismo preposto alla tutela dei monumenti storici), a varie associazioni private e al Kress Foundation European Preservation Program. Ciò nonostante, fino a oggi tutti gli appelli sono caduti nel vuoto.
Le condizioni di estrema criticità del Narkomfin
n
o
t
e
1 Del progetto originario, solo le prime due costruzioni sono state effettivamente realizzate, con
alcune modifiche nella destinazione d’uso (i locali
del complesso sociale sono stati attrezzati, in fase
esecutiva, a lavanderia e servizi). Il blocco residenziale, 91 m di lunghezza, ha una cubatura complessiva di 15.000 m3.
2 La tipologia modulare degli alloggi garantisce
la più ampia flessibilità distributiva. La cellula tipo
F, a tre livelli su quote sfalsate (superficie lorda 40
m2), si compone di un piccolo vano d’ingresso, di
un locale principale con angolo cottura e di una zona notte. La cellula tipo K, che si sviluppa su due
piani (superfice lorda 85 m2), è dotata di cucina, bagno, soggiorno a doppia altezza e un ampio locale frazionabile con pareti mobili (figura 3).
3 L’edificio è costituito da una struttura portante
in cemento armato a griglia modulare (3,75¥4,5
30
rendono ogni giorno più concreta la minaccia di una
sua demolizione, o di una sua ricostruzione con nuovi materiali. Alla fine del 2003, il Comune di Mosca
ha presentato due distinte proposte di recupero dell’edificio. Tali progetti non prevedono il restauro conservativo della struttura ma la sua ricostruzione integrale con la realizzazione di un nuovo complesso residenziale e annessi garage sotterranei. I due progetti, concepiti entrambi con finalità meramente speculative, differiscono unicamente nel numero degli appartamenti e dei garage previsti. La localizzazione strategica del sito – il complesso residenziale si trova in una
zona centrale della città, all’interno di un parco urbano di sei ettari nella Sadovaia Koudrinskaia, nelle immediate adiacenze dell’Ambasciata americana – rende l’operazione immobiliare ulteriormente appetibile,
nella prospettiva di un progressivo incremento di valore della rendita fondiaria. Il piano ha suscitato forti
motivi di apprensione nell’opinione pubblica e negli ambienti intellettuali e accademici.
“Il governo centrale” ricorda ancora Pavel Shulgin
“non ha di fatto alcuna voce in capitolo nel futuro del
Narkomfin. L’edificio è proprietà dell’amministrazione comunale di Mosca, il Ministero federale della Cultura non ha dunque né gli strumenti giuridici né i fondi necessari a impedire la messa in opera dei progetti
delle autorità municipali di Mosca. Il governo può solo formulare alcune proposte sul recupero dell’immobile, ma non può assumere decisioni ufficiali”. Il rischio
paventato della distruzione imminente di un documento
universale della modernità ha generato una nuova mobilitazione internazionale. Nello scorso mese di aprile, allo scopo di rilanciare il dibattito sulle problematiche disciplinari e metodologiche della conservazione
del patrimonio architettonico moderno, la rivista Arkos, con il patrocinio di Nardini editore e del
DO.CO.MO.MO International, si è resa promotrice di
una petizione per la salvaguardia e il recupero del Narkomfin. La petizione, cui hanno aderito ufficialmente
i più autorevoli organismi internazionali operanti nella tutela del patrimonio architettonico mondiale, è stata inoltrata ad Aleksandr S. Sokolov, Ministro della
Cultura della Federazione Russa, e a Yury M. Luzhkov, Sindaco di Mosca. Presentata a Ferrara in occasione del Salone dell’Arte del Restauro e della Con-
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m) con pilastri a sezione circolare di 35 cm di diametro. Il rivestimento esterno è in mattoni di betonite termoisolante, le pareti divisorie interne sono in eraclit (Ginzburg MJ, Milinis IF, Domsotrudnikov Narkomfina. In: Sovremennaja Architektura,
5, 1929).
4 Presentato ufficialmente nei primi mesi del
1929 sulle pagine di Sovremennaja Architektura, l’edificio guadagna la ribalta mondiale, ed è pubblicato sulle più prestigiose riviste internazionali dell’epoca:
The Narkomfin Communal House. In: Sovremennaja Architektura, 1, 1929 – Ginzburg MJ., Milinis IF:
Domsotrudnikov Narkomfina (La casa degli impiegati
del Narkomfin). In: Sovremennaja Architektura, 5,
1929 – Das neue Russland, 3-4, 1930 – Stavba, 4,
1930; Da Costa M (a cura di): L’architecture à l’étranger. U.R.S.S. Maison Commune Narkompin in
Moscou par Ginzburg, Architecte. In: L’Architecture
d’Aujourd’hui, 5, 1931; 23-27 – Idem, 6, 1931 – Flats
for the People’s Commissariat in Moscow by Ginsburg. In: Architectural Review, 6, 1932; 204 – Hassenpflug G: Ein neuen Wohnhaustyp in Russland. In:
Baugilde, 2, 1933; 69-72.
5 Come ha ricordato Ernesto Pasini, la cultura
occidentale “riconosce unanimemente nel Narkomfin il messaggio di Le Corbusier”. La realizzazione dell’edificio, così come l’evoluzione dell’attività progettuale di Ginzburg, sono senza dubbio
debitrici della dottrina compositiva del maestro svizzero. Le ampie finestrature a nastro che si sviluppano lungo la facciata senza soluzione di continuità, i pilotis, la rue corridor, il tetto giardino, la
modulazione spaziale delle cellule abitative rispondono ai canoni più ‘ortodossi’ del linguaggio
lecorbusieriano, anche se del tutto autonoma e originale è in Ginzburg la ricerca sperimentale sulle
APPELLO INTERNAZIONALE – RACCOLTA FIRME
ELENCO DELLE FIRME - LIST OF SUBSCRIBERS - LISEZ LES SIGNATURES
tipologie organizzative di abitazione collettivistica
(per un approfondimento si veda: Il’in M: Le Corbusianisme en URSS. In: L’Architecture d’Aujourd’hui, 6, 1931; 58-61).
6 O’Flynn K: Constructivist Gem Makes Final Bid
for Utopia. In: The Moscow Times, 10 febbraio
2004; 8.
7 Forte R: La conservazione e l’identità degli edifici moderni. In: Arkos, 10, 2005; 8-10.
8 La mancanza di un dispositivo giuridico di tutela sufficientemente adeguato rende questo tipo di
edifici estremamente vulnerabili, con il rischio concreto che siano poste in atto metodiche d’intervento di tipo distruttivo. Alla ricostituzione formale dei
prospetti (façadisme), si accompagna generalmente una ristrutturazione radicale degli spazi interni che
altera irrimediabilmente le caratteristiche tipologiche
e costruttive originarie del fabbricato.
P R O F
I
L O
A U T O R E
Riccardo Forte, architetto, si è laureato a Genova con una tesi di ricerca in storia dell’architettura contemporanea. Nel 2000 ha conseguito il Master-D.E.A. (Diplôme d’Etudes Approfondies) in Histoire de l’architecture moderne et contemporaine presso
l’Université de Paris I Panthéon-Sorbonne; è attualmente Dottorando in ricerca presso la medesima Università. Collabora con alcune case editrici italiane ed estere con
saggi e articoli su temi inerenti la critica dell’architettura e dell’urbanistica. È membro del DO.CO.MO.MO. International e del laboratorio di ricerca AVD (Architecture,
Ville, Design) dell’Université de Paris I Panthéon-Sorbonne. Principali temi di ricerca:
storia dell’architettura del Movimento Moderno; storia della critica architettonica contemporanea; tecniche di progettazione urbana e ambientale; analisi e metodologie
d’intervento per la conservazione del patrimonio architettonico moderno.
BIBLIOGRAFIA
Kopp A: Città e Rivoluzione, Milano, Feltrinelli, 1987.
Chan Magomedov SO: Moisej Ginzburg, Milano, Franco Angeli, 1983.
Pasini E: La “casa-comune” e il Narkomfin di Ginzburg 1928/29, Roma, Officina Edizioni, 1980.
Buchli V: An Archaeology of Socialism, Oxford-New York, Berg, 2000.
9 Kokkinaki I, Rezvin V: Campaign for Narkomfin.
In: DO.CO.MO.MO. Newsletter, 6, 1991; 60-65.
10 Sharp D, Cooke C (a cura di): The Modern Movement in Architecture. Selection from the
DO.CO.MO.MO. Registers, Rotterdam, 010 Publishers; 7 – Idem, Narkomfin semi-collectivized housing complex – Moscow (1928-1930). Moisei Ginzburgh & Ignaty Milinis; 212.
11 Dushkina N: Russia. 20th-Century Heritage. In:
H@R!: Heritage at Risk 2002-2003 (www.international.icomos.org/risk/2002/russia2002.htm).
12 Nella lista delle architetture moderne moscovite redatta dall’ICOMOS Russia sono stati inseriti la Casa comune per studenti dell’Istituto Tessile (1929-30) di Ivan Nikolaev, la Casa-studio e il
Club operaio Rusakov (1927-29) di Konstantin Mel’nikov, il Planetarium di Mosca (1927-29) di Mikhail Barshch e Mikhail Sinyavsky e la stazione Ma-
yakovskaya della metropolitana di Mosca, opera di
Aleksei Nikolaevich Dushkin (1937-38). Tutte le
opere in oggetto sono state vincolate dallo Stato
sovietico negli anni compresi tra il 1987 e il ‘90.
13 Nelle intenzioni dei proponenti, la realizzazione
e la gestione del centro di ricerca dovrebbe autofinanziarsi con i proventi delle proprie attività di formazione e con il sostegno finanziario di organismi
privati.
14 Nello stesso periodo, alcune conferenzestampa sono state organizzate sull’argomento; a esse ha fatto seguito un seminario di specialisti, riuniti
allo scopo di discutere le possibili future destinazioni
d’uso dell’edificio. Contestualmente, allo scopo di
sensibilizzare l’opinione pubblica, il Comitato ha organizzato una visita al sito, e realizzato un cortometraggio TV e un breve video informativo sulla condizioni attuali del monumento.
31
LA CASA-COMUNE NARKOMFIN
servazione dei Beni Culturali e Ambientali, ha riscontrato un notevole successo; l’appello, pubblicato sul portale della rivista (http://www.nardinirestauro.it/appelli/appello_narkomfin.htm), ha raccolto fino a oggi da tutto il mondo la sottoscrizione di oltre 200 firmatari (docenti universitari, architetti, specialisti della conservazione, studenti).
L’utopia modernista, declinata in una visionaria
astrazione figurativa, è la chiave interpretativa dell’identità di questo edificio, il luogo in cui, più che altrove,
il sogno del moderno è diventato realtà, sulla base di
un unico disegno globale. L’esperienza storica del Narkomfin ci restituisce oggi, nella valenza semantica della sua architettura totemica, una traduzione programmatica di quello stesso Progetto Moderno che per oltre mezzo secolo l’Occidente avrebbe proposto e successivamente abbandonato: è l’architettura che sposa
con dedizione assoluta la causa della modernità, consacrandola ai dogmi di una laica religione del pensiero. Oggi, esaurita la fase storica contrassegnata da anacronistiche contrapposizioni ideologiche e da ‘furori’
iconoclastici di infausta (e recente) memoria, un’avanzata cultura della conservazione deve sapere definire nuovi approcci multidisciplinari, in grado di competere con i mutevoli scenari e i sistemi di significato
della contemporaneità. Il recupero del Narkomfin è innanzitutto una sfida culturale che oltrepassa il dato puramente tecnico (l’elaborazione di un progetto di restauro conservativo altamente specializzato). Come è
stato evidenziato nella relazione del World Monuments
Fund, “dietro alle austere finestre a nastro dell’edificio del Narkomfin si svela un modello abitativo comunitario tanto ingegnoso quanto improntato a ideali umanitari”, paradigma e metafora di un superiore ordine sociale. Il valore primario di questa sfida si misura essenzialmente nella capacità di restituire il significato più nobile dell’Utopia, attraverso la preservazione del patrimonio materiale e dell’eredità ‘immateriale’ dei valori universali che quest’opera dell’ingegno umano custodisce: il fondamento educativo e morale dell’architettura, la praticabilità di una forma di
vita comunitaria ispirata a principi di solidarietà, la fiducia nell’edificazione di una società civile e moderna
che avanza verso un avvenire di equità e di progres■
so sociale.
Riccardo Forte (I), Fabienne Chevallier (F), Andrea Galeazzi (I), Sabrina Neri (I), Paola Bianchi (I),
Sara Di Giorgio (I), Francesca Numera (I), Roberta Cassani (I), Monica Manella (I), Paolo Rosasco (I), Barbara Scala (I),
Carlotta Coccoli (I), Francesco Daddario (I), Loupiac Claude (F), Saint-Pierre Raphaëlle (F), Klein Richard (F),
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