Calamaio di Carlo Alberto e sigillo di Vittorio Emanuele I re di
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Calamaio di Carlo Alberto e sigillo di Vittorio Emanuele I re di
Calamaio di Carlo Alberto e sigillo di Vittorio Emanuele I re di Sardegna DESCRIZIONE Le opere oggetto dell’acquisizione sono state segnalate dal Prof. Umberto Levra, Presidente del Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, che ne ha riconosciuto la rilevanza per l’altissima qualità artistica, per il significato storico – per la verosimile ipotesi avanzata da Gonzáles-Palacios che si tratti del calamaio utilizzato per firmare l’armistizio di Villafranca del 1859 - e per la coerenza con altri oggetti esposti presso il Museo (quali i calamai di Cavour, Mazzini, Cesare Balbo e dello stesso Carlo Alberto). Calamaio di Carlo Alberto Calamaio francese in argento fuso del titolo più alto (il premier titre, 950/1000, raro per la Francia), cesellato e dorato di dimensioni cm 18 x 36 x 20,5 e del peso di kg 5,76. Poggia su zampe ferine con palmette e girali che le raccordano ad un ciglio con foglie di alloro. Al di sopra è posata una vasca dalle facce a rilievo con giochi di tritoni, sirene, animali mitologici e il trionfo di Galatea. Il suo interno è buccellato e presenta foglie d’acanto sugli spigoli; una parte funge fa contenitore, un’altra parte è invece occupata dal corpo chiuso in cui si innestano calamaio e spolverino occultati da due recipienti bulbiformi ai quali sono sovrapposte due corone reali. Al centro si trova un elemento estraibile a forma di ara con cigli fogliacei ospita sulla fronte un’applicazione con lo stemma reale dei Savoia fra leoni, festoni di lauro e rami di quercia. Ai lati vi sono due corone fogliacee e sul retro le iniziali - sormontate da una corona chiusa – “CA”, a dimostrare l’appartenenza a Carlo Alberto, Re di Savoia dal 1831 al 1849. L’opera è stata realizzata, come testimonia la punzonatura, dal noto orafo Désiré-Toussaint Legrand, risiedente a Parigi fra il 1818 e il 1824. Secondo la tradizione della famiglia reale e da quanto dichiarato dalla Principessa Maria Pia di Savoia alla quale l’opera appartenne, il calamaio fu utilizzato per la firma della Pace di Villafranca, siglata dall’Imperatore Francesco Giuseppe, da Napoleone III e da Vittorio Emanuele II, con cui si creò l’11 luglio 1859 il Regno d’Italia. Sigillo di Vittorio Emanuele I re di Sardegna Il sigillo è conservato in una teca d’argento dorato recante la grand’arma di Savoia nella versione adottata da Vittorio Emanuele I alla restaurazione. Lo scudo è inquartato, circondato dal collare dell’Annunziata, dal gran cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro e dalla gran croce dell’Ordine Militare di Savoia, sormontato dalla corona reale e sostenuto da due leoni. La versione dello stemma riprodotta sul recto della teca è leggermente differente: vi è qualche imprecisione nella resa araldica e il complesso degli ornamenti esterni è più semplice. Nella cornice corre una ghirlanda di quercia. Sul verso si trovano le iniziali VE accollate da un manto movente dalla corona reale. La teca è decorata nella sua altezza da una serie di nodi di Savoia alternati a rose. Sigillo e teca sono di dimensioni eccezionali, adottate negli atti solenni. Disegno e progetto dello stemma furono realizzati con ogni probabilità da Amedeo Lavy. La datazione dell’oggetto è da porsi fra 1816 e 1821. Stato di conservazione Ottimo, di entrambi gli oggetti. Sono conservati anche gli attacchi con cui il sigillo era assicurato al documento: un doppio cordone di filo d’oro intrecciato di seta azzurra alle cui estremità pendono due nappe. VALORE OPERA E COSTI ACCESSORI Le due opere sono state acquistate dalla Compagnia di San Paolo nel mese di dicembre 2006 dall’antiquario torinese Benappi - “La bottega di San Luca” al prezzo complessivo di € 250.000 inclusivo di IVA (ammontare interamente a valere sul fondo per l’arricchimento delle collezioni museali).