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Ho imparato ad amarti
È sabato, a quest’ora dovrei essere al massimo delle mie energie, con addosso un entusiasmo incredibile
che mi fa fare cento cose tutte insieme. Sicuramente mi sarei già cambiata una decina di volte, sfilando davanti allo specchio e scrutando ogni minimo particolare del mio abbigliamento; di solito arrivo alla porta
per uscire e ancora non sono sicura di piacermi davvero.
Ma stasera, non ho bisogno di darmi tanto da fare, sono qui su una poltrona a sprofondare nella rabbia di
non poter uscire. I miei se ne sono andati lasciandomi qui a tenerti compagnia, loro dicono che in fondo
hanno diritto una volta ogni tanto a concedersi una serata fuori, che ormai sono grande e devo imparare
anch’io a prendermi cura di te.
Accendo la televisione; tu alzi il viso come scosso da un rumore che non prevedevi e ti guardi intorno assente. Ti osservo ancora per un istante poi torno a pensare a me.
Continuo ad immaginare quello che faranno stasera i miei amici, a quanto si divertiranno, loro sono fortunati, non hanno un fratello come te che li costringe a rimanere in casa. Vorrei urlarti dietro la mia rabbia
ma tanto tu non mi potresti rispondere, magari neanche mi capiresti. Poi sai cosa te ne importa di quello
che faccio io il sabato sera, tu non sai cosa vuol dire ballare perché mai hai imparato a camminare, tu che
non puoi capire quanto è importante apparire carina perché non hai niente da mostrare alle persone che ti
guardano. […]
Mi avvicino per osservarti meglio, non è che non ti voglio bene, è solo che mi fai pena e certe volte se non
ti sto vicino è perché mi fa soffrire il pensiero che tu non puoi né parlarmi né ascoltarmi. […] Ti stringo la
mano e tu alzi gli occhi e mi guardi. È strano, il tuo sguardo non è così assente come mi è sempre sembrato;
è quasi come se tu fossi attento, come se con gli occhi comunicassi con me. Accidenti, non mi ero mai accorta di quanto mi somigliassi, ho sempre pensato che i ragazzi down avessero tutti la stessa espressione,
ma tu non sei così, tu hai un viso incredibilmente familiare. Ti accarezzo dolcemente e tu accenni un sorriso, sento dentro una forte emozione e non riesco a trattenere una lacrima. Tu sei sempre stato qui ad aspettare quella carezza e quella attenzione che io, troppo occupata dai miei divertimenti, non ti ho mai dato.
Mi preoccupavo di piacere ai miei amici e non pensavo che forse a te potevo piacere così come ero, sono
stata bravissima ad imparare a scherzare, a ballare, a vestirmi, ma non sono stata bravissima ad imparare
che avevo bisogno di un po’ della tua sensibilità per sentirmi davvero viva.
Tu lo sai meglio di me che la vita non è solo un sabato sera con gli amici, e quando mi sembrerà di morire
per un chilo in più o per un vestito che non mi posso comprare, penserò a te che hai avuto così poco dalla
vita, ma mi sorridi per una carezza data con amore.
È sabato, dovrebbe essere una serata speciale, e infatti lo è, perché stasera, fratello mio, ho imparato ad
amarti!
[Federica Matteoli, I racconti del sabato sera]
1. Riassumi il racconto in un testo di 80-100 parole.
2. Prova ad immaginare quello che pensa il fratello della protagonista in quella stessa sera e descrivi i
suoi pensieri in un monologo interiore di circa 120 parole.
3. Svolgi una delle seguenti tracce.
a) La protagonista è così presa dai suoi problemi da non prestare attenzione a quello che le accade intorno. È mai capitato a te, o a qualcuno che conosci qualcosa di simile a quello che è successo alla
protagonista del racconto? Parlane in un testo di circa 150 parole.
b) A volte ci troviamo davanti a problemi che ci sembrano insormontabili. La protagonista ha trovato
un modo per considerare i suoi problemi in una prospettiva diversa. In un testo di circa 150 parole
prova a spiegare cosa aiuta te a superare i momenti difficili.