Le dimissioni di Marino mentre Roma brucia...
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Le dimissioni di Marino mentre Roma brucia...
Le dimissioni di Marino mentre Roma brucia...... Marino alla resa dei conti….. Secondo Noi, Marino, si è dovuto dimettere per aver fatto due grosse cazzate. La prima è stata quella di raccontare bugie ai Romani ed agli Italiani. Avrebbe fatto passare le spese private (cene e pranzi!) per pubbliche! Avrebbe, cioè, effettuato, il relativo pagamento con la carta di credito del Comune. La seconda cazzata è stata la dichiarazione di volerle rimborsare. Chi commette queste leggerezze non ha attenuanti! Il Partito, infatti, lo ha mollato. Per Lui credo proprio che sia finita! IL NOSTRO COMMENTO: Al di là delle squallide polemiche politiche tendenti ad accertare le cause delle dimissioni (E’ chiaro che si fa solo saliva!) , una cosa è certa: Marino si è castrato e Roma brucia per la seconda volta! Leggi anche: Le cene contestate a Ignazio Marino: gli scontrini e le smentite dei ristoratori al sindaco di Roma Fonte e link: http://www.huffingtonpost.it/2015/10/08/scontrini-cenemarino_n_8261852.html Corriere della Sera Pubblicato: 08/10/2015 11:22 CEST Aggiornato: 08/10/2015 11:56 CEST Si fa sempre più critica la posizione del sindaco di Roma Ignazio Marino. Tra il rischio che gli venga mossa un’accusa per peculato, a causa delle sue “cene istituzionali”, al suo passo indietro e all’annuncio di voler restituire la carta di credito e 20mila euro, il primo cittadino della Capitale si trova nel fuoco incrociato delle opposizioni e del suo partito che ormai si è stufato delle sue giravolte. Il Corriere della Sera ha fatto un resoconto di tutte le cene e degli scontrini che, facendo i conti e raccogliendo le testimonianze dei ristoratori, non tornano. Non quadra la cena al Girarrosto toscano, che Marino dice di aver offerto a Santo Stefano alla stampa per motivi istituzionali. Riporta il Corsera che secondo il titolare del ristorante il sindaco era lì con la famiglia, ed erano in sei persone (conto di 260 persone). C’è poi la cena da Archimede Sant’Eustachio, conto da 104 euro che il sindaco avrebbe pagato a un dirigente del San Filippo Neri per eventuali collaborazioni nel campo della medicina solidale. Riporta sempre il Corsera che Lorenzo Sommella, all’epoca commissario dell’azienda ospedaliera, ha smentito dicendo che lui a quella cena non c’era, né nessun altro dirigente incaricato e di non aver mai saputo di collaborazioni tra il San Filippo Neri e Roma Capitale. Sempre da Archimede Sant’Eustachio, secondo Marino avrebbe cenato una sera per la presentazione del libro di Don Damiano Modena. Racconta il Corriere che don Damiano smentisce: “Io e lui a cena? Mi pare proprio di no. Non ricordo nemmeno se quella sera rimasi a Roma o ripartii subito” (scontrino da 93 euro). La presentazione del libro di don Damiano “Carlo Maria Martini: il silenzio della parola” è al centro anche di un’altra cena al Tre Galli di Torino. Dice don Damiano di non essere rimasto a Torino dopo la presentazione del libro ma di essere subito rientrato ad Alessandria. Conto da 125 euro. Ci sono poi le cene al Sapore di Mare (113 euro) e alla Taverna degli Amici (120 euro). Nel primo caso si tratterebbe di una cena con i rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio. Dallo scontrino risultano 5 spaghetti all’aragosta e una bottiglia di vino da 80 euro. La Comunità ha smentito categoricamente: “Nessun nostro rappresentante è mai andato a cena con il sindaco”. Nel secondo caso, il sindaco avrebbe offerto la cena a un rappresentate della World Health Organization. Il ristoratore ha smentito a Repubblica, dicendo che il sindaco era a cena con la moglie: ricorda anche il tavolo al quale erano seduti e il vino bevuto (lo stesso della cena al Sapore di Mare): un Vintage tunina. IL NOSTRO COMMENTO: Se sono vere le affermazioni del Corriere della Sera sulle “cene istituzionali” sopra riportate allora per Marino è veramente finita. Dimissioni Marino, Osservatore Romano: “Unica certezza sono le macerie” . Fonte e link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/09/dimissioni-marino-o sservatore-romano-unica-certezza-sono-lemacerie/2113478/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_ca mpaign=newsletter-2015-10-10 Il quotidiano della Santa Sede: “A Roma non si riescono a liberalizzare e a rendere efficienti alcuni servizi essenziali, a partire dai trasporti pubblici. E la manutenzione delle strade fa sospettare che ci sia molto da indagare anche lì. Ma, sopra a tutto, c’è una sola grande certezza: Roma davvero non merita tutto questo” di Francesco Antonio Grana | 9 ottobre 2015 “Ora la Capitale, a meno di due mesi dall’inizio del Giubileo, ha la certezza solo delle proprie macerie”. Sulle dimissioni di Ignazio Marino interviene con un’insolita durezza anche L’Osservatore Romano. Mentre nei sacri palazzi si lavora già a una possibile candidatura dell’eurodeputato del Nuovo Centrodestra, Alfredo Antoniozzi, alla guida del Campidoglio, il quotidiano della Santa Sede non risparmia un durissimo affondo al sindaco uscente dopo le recenti polemiche con Papa Francesco per il mancato invito all’Incontro mondiale delle famiglie di Philadelphia. In un articolo intitolato “La grande certezza”, che riprende il nome del film Premio Oscar “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, Marco Bellizi scrive su L’Osservatore che “nelle analisi compiute dagli organi di informazione italiani, si nota la pressoché inedita unanimità nel considerare come inevitabile l’epilogo al quale si è giunti. Marino è caduto sotto i colpi di un’inesorabile serie di episodi che, a seconda dei casi, sono stati quanto meno qualificati come gaffes, gesti francamente inopportuni o superficialità. Lo stesso Renzi era intervenuto nei mesi scorsi per sollecitare un cambio di passo e cominciare a ricostruire”. Il quotidiano della Santa Sede torna anche sulla vicenda di Mafia Capitale. “Di certo, – si legge ancora su L’Osservatore Romano – c’erano le infiltrazioni mafiose anche nel sistema degli appalti, forti dell’appoggio di funzionari amministrativi fino a qualche mese fa intoccabili. Di sicuro c’è stato un velo oscuro sopra la gestione e la raccolta dei rifiuti e delle discariche mentre è evidente quanto i monumenti di Roma siano stati deturpati dai chioschi dei venditori ambulanti. A Roma non si riescono a liberalizzare e a rendere efficienti alcuni servizi essenziali, a partire dai trasporti pubblici. E la manutenzione delle strade fa sospettare che ci sia molto da indagare anche lì. Ma, sopra a tutto, c’è una sola grande certezza: Roma davvero non merita tutto questo”. Per il quotidiano vaticano le dimissioni di Marino erano l’unico epilogo possibile anche per evitare un “drammatico redde rationem nel corso di una seduta dell’assemblea capitolina che ne avrebbe comunque votato l’allontanamento”. L’Osservatore guarda al futuro e sottolinea che “lo scenario che ora si apre è in parte segnato dalle norme in vigore. Passati i venti giorni cui ha fatto riferimento Marino, qualora non fossero ritirate le dimissioni, il prefetto Franco Gabrielli, nominato nell’aprile scorso dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, dovrebbe scegliere un commissario che rimarrebbe in carica fino alle elezioni da tenersi nella prima finestra utile, vale a dire, in questo caso, nella prossima primavera”. Anche se in Vaticano trapela chiaramente un alto gradimento per Gabrielli che in molti nei palazzi vedrebbero bene come commissario in vista dell’Anno Santo che aprirà le porte tra appena due mesi. IL NOSTRO COMMENTO: finanche il Vaticano ce lo aveva tra i coglioni. Era insalvabile!