n dottore dell`Olimpia la Coppa

Transcript

n dottore dell`Olimpia la Coppa
A BORDO CAMPO
IL PERSONAGGIO
DA SETTE ANNI L'OLIMPIA MILANO
HA MESSO LA SQUADRA NELLE MANI
DI MARCO BIGONI E DEL SUO STAFF
n dottore
dell'Olimpia
J>~
Dietro
la Coppa
Marco Bìgonì da sette anni
guida lo staff medico dell'Olimpia
cherimettein piedi ì giocatori
dal 1992 lavora al San Gerardo
«Non c'è soldo che ti ripaga
dei sacrifìci che devi fare»
di MARCO GALVANI
- MONZA -
QUANDO DOMENICA i suoi
compagni sono arrivati al Forum
e lo hanno visto già sotto canestro
quasi non ci credevano. Uscito ko
dai quarti di finale di Coppa Italia
venerdì sera per una lesione del
menisco mediale e finito sotto i
ferri sabato, Bruno Cerella - guardia italoargentina dell'Olimpia
Milano - il giorno dopo era in
campo per la finale (poi vinta)
contro Avellino: 5 rimbalzi in soli sei minuti di partita nel giorno
speciale che ha restituito dopo
vent'anni la Coppa al club di Giorgio Armani. Una partita di cuore.
Eroica. Che nasconde il lavoro
dell'altra faccia della squadra.
Quella che si ferma a bordo campo. Quella fatta dallo staff medico. Quella che ha rimesso in piedi
il numero 7 idolo dei tifosi
dell'Armani in 24 ore. «Sabato
all'ora di pranzo siamo entrati in
sala operatoria, alla sera ci siamo
visti la semifinale insieme in camera qui al San Gerardo, poi abbiamo fatto un po' di fisioterapia
e la mattina dopo eravamo al palazzetto», racconta Marco Bigoni.
E lui il medico che ha aggiustato
il ginocchio destro di Cerella. È
lui che guida lo staff medico
dell'Olimpia con Ezio Giani, Matteo Acquati, l'osteopata Giovanni
Bassi, e i fisioterapisti Claudio
Lomma e Alessandro Colombo.
È il settimo anno che la società ha
messo nelle sue mani la squadra.
Cinquantenne monzese chirurgo
ortopedico, specialista in traumatologia dello sport, oltre che medico dello sport, Bigoni dal 1992 lavora all'ospedale San Gerardo di
Monza (insieme, peraltro, a Diego Gaddi, medico della nazionale
femminile di volley). Ma a pallacanestro non ci ha mai giocato seriamente, «da Piccolino ho fatto solo
un anno di minibasket ai tempi
della Billy a Milano». Comunque
lo sport ha sempre fatto parte della sua vita. «Sono stato medico di
baseball, rugby, di calcio all'Oggiono, alla Caratese e a Concorezzo - racconta -. Poi è arrivata la
chiamata dell'Olimpia dell'era Armani». Una passione. Che segue
non per fare carriera: «Mi diverto
e ci metto tutta la mia dedizione e
la mia professionalità». E «state sicuri che non c'è soldo che ti ripaga dei sacrifici che devi fare, perché sottraggo tempo alla famiglia
e al lavoro» ma le emozioni non
possono avere un prezzo. Nemmeno a quelle puoi rinunciare. Ben
sapendo che «hai una grande responsabilità perché per un giocatore il suo corpo è il suo lavoro. Si
giocano il loro futuro e per questo
tu diventi il loro punto di riferimento al di là dell'allenatore». Sono ragazzi «con una mentalità pulita,fissatasul talento e sulla salute». Certo, «gli piace fare baldoria
ma senza esagerare perché il giorno dopo si torna a sudare». E
quando arriva un infortunio «vivono un momento di debolezza.
Ecco, bisogna trasformare tutto
in energia positiva grazie anche a
una società che ci supporta nelle
scelte a volte coraggiose e all'allenatore». Marco Bigoni e il suo
staff lavorano sul corpo ma anche
sulla testa: «Sarebbe importante
che il mondo dello sport investisse in centri di eccellenza nella
traumatologia dello sport».
marco.galvani@Ugiorno. net
FESTA
Marco
Bigoni
con la
squadra che
dopo 20 anni
ha vinto la
Coppa Italia
IDOLO
DEI TIFOSI
Bruno Cerella
uscito ko dai quarti
di finale di Coppa
Italia venerdì sera
per una lesione del
menisco mediale e
finito sotto i ferri
sabato, il giorno
dopo era in campo
per la finale, poi
vinta, contro
Avellino
SACRIFICI
E PASSIONE
Ho fatto solo un anno di
minibasket ai tempi della
Billy a Milano Sono stato
medico di baseball, rugby,
di calcio all'Oggiono,
Caratese e a Concorezzo
Poi è arrivata la chiamata
dell'Olimpia dell'era
Armani. Mi diverto e ci
metto tutta la mia
dedizione e la mia
professionalità
Quando arriva un
infortunio vivono un
momento di debolezza.
Ecco, bisogna
trasformare tutto in
energia positiva