La condivisione digitale - 2009
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La condivisione digitale - 2009
La ricchezza della rete "Ciò che conosciamo, il modo in cui conosciamo, quello che pensiamo del mondo e il modo in cui riusciamo a immaginarlo sono cruciali per la libertà individuale e la partecipazione politica. Il fatto che oggi così tanta gente possa parlare, e che si stia raggruppando in reti di citazione reciproca, come la blogosfera, fa sì che per ogni individuo sia più facile farsi ascoltare ed entrare in una vera conversazione pubblica. Al contempo, sulla Rete ci sono un sacco di sciocchezze. Ma incontrare queste assurdità è positivo. Ci insegna a essere scettici, a cercare riferimenti incrociati e più in generale a trovare da soli ciò che ci serve. La ricerca di fonti differenti è un'attività molto più coinvolgente e autonoma rispetto alla ricerca della risposta da parte di un'autorità" Yochai Benkler (Yochai Benkler, professore di giurisprudenza alla Yale Law School, ha studiato a Tel Aviv e ad Harvard, ha praticato l’avvocatura tra il 1994 e il 1996 e ha insegnato anche alla New York University School of Law e alla Harvard Law School.) Libro: Yochai Benkler “La ricchezza della Rete. La produzione sociale trasforma il mercato e aumenta le libertà” (con prefazione di Franco Carlini, Università Bocconi editore, 2007, 624 pagine, 34,50 euro) Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Internet e il mobile rinforzano i mondi sociali reali Uno studio statunitense non è d'accordo con chi prospetta un futuro da eremiti della tecnologia. La tessi sostenuta da Keith Hampton, a capo del team statunitense di ricerca , offuscherebbe l'apocalittica visione di un individuo triste e solo, risucchiato da una spersonalizzante tecnologia: la mancanza di veri amici non sarebbe affatto una conseguenza diretta dell'utilizzo di Internet. Questo il punto di vista di alcuni ricercatori della University of Pennsylvania che hanno concretizzato i propri studi in un'indagine dal titolo Isolamento sociale e nuove tecnologie. Pubblicata dal Pew Internet and American Life Project, la ricerca ha spiegato che attività online come blogging e social networking potrebbero condurre a reti sociali reali più ampie e diversificate. Lo studio ha coinvolto un campione rappresentativo di circa duemila adulti, contattati per via telefonica durante l'estate del 2008. "Le persone utilizzano la tecnologia per rimanere in contatto con gli altri e condividere informazione - ha continuato Hampton - e questo le rende socialmente molto attive oltre che maggiormente legate alle loro comunità d'appartenenza". Fonte: http://punto-informatico.it/2744235/PI/News/usa-rete-amica.aspx Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Internet e il mobile rinforzano i mondi sociali reali Esiste una opinione diffusa e avvalorata da importanti studi sociologici, secondo la quale negli ultimi 30 anni la capacità dei cittadini di stabilire relazioni sociali sia andata gradatamente diminuendo. […] l'isolamento sociale è l'ingrediente principale della riduzione democratica. L'impoverimento dei nostri network sociali causa una riduzione della tolleranza e della comprensione dell'altro, limita il nostro accesso a idee differenti dalle nostre, rende difficile la comprensione dei punti di vista diversi. L'apertura sociale insomma è un bene del quale dobbiamo preoccuparci ed è vitale per il mantenimento delle democrazie. Ben sapendo che abusi ed utilizzi distorti sono spesso possibili e talvolta anche discretamente diffusi, Pew research rende noto che l'utilizzo dello sharing fotografico su Flickr, la creazione di un profilo su Facebook o il semplice utilizzo di un terminale di telefonia mobile hanno un ruolo, talvolta un ruolo significativo, nell'allargamento della nostra cerchia sociale e non sono, come molti ancora oggi pensano, strumenti di chiusura del proprio perimetro relazionale. Fonte: http://punto-informatico.it/2752493/PI/Commenti/contrappunti-clicco-link-vedo-gente.aspx Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Le reti sociali sopravanzano ● Negli anni '90 la posta elettronica rappresentò una rivoluzione; ora è talmente diffusa che il 90% dei sui contenuti sono spam (Spiced Pork And Ham' ovvero 'carne in scatola') ● Subito dopo toccò agli SMS (Short Message Service) ● Ora le email sono state affiancate, e in alcuni casi sostituite, dalle brevi frasi di Twitter (cinguettio di 140 caratteri per messaggio) ● Ormai si stanno talmente diffondendosi i sistemi di comunicazione attraverso i social network che sempre più la prima pagina di apertura di un browser non è più quella di un motorie di ricerca come Google, bensì quella di Facebook piuttosto che Twitter. ● La rivoluzione ora passa attraverso il sistema di chat in tempo reale all'interno degli ambienti di condivisione del cyberspazio. Fonte: http://www.01net.it/articoli/0,1254,0_ART_103608,00.html?lw=10000 Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 La conoscenza come bene comune Oggi attraverso Internet la conoscenza è potenzialmente disponibile per tutti con un solo click. Ma proprio nel momento della sua apparente maggiore accessibilità, il sapere è soggetto a norme sempre più restrittive sulla proprietà intellettuale, che limitano l’accesso alle risorse on-line. Queste nuove forme di ipermoderne enclosures mettono a rischio il carattere di bene comune della conoscenza. E proprio di fronte a tale pericolo, [...] il sapere deve essere una risorsa condivisa, il propellente stesso per le moderne società che legano la loro prosperità e il loro sviluppo alla ricerca, alla formazione e alla massima diffusione sociale di saperi creativi e innovativi. Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 La conoscenza come bene comune Ma come preservare questo bene nell’epoca del neoliberismo informazionale globalizzato? Come evitare che il sistema ecologico-sociale della conoscenza “utile” venga travolto dalla privatizzazione? Per realizzare questo grande obiettivo democratico è necessario ripensare la proprietà intellettuale e il copyright, ma anche il ruolo delle biblioteche, delle istituzioni formative e delle forme di creazione e condivisione digitale dei saperi, così come il modo in cui i nuovi contenuti digitali possono essere conservati e resi disponibili attraverso il Web. Open content, Creative Commons e open source possono costituire un efficace modo di garantire l’accesso alla conoscenza e una sua maggiore e più democratica diffusione globale. Libro: Hess Charlotte, Ostrom Elinor "La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica" - Edizione italiana di Paolo Ferri Katerinov I.0 - Mondadori Bruno, 2009 - Pagine: LIV-409 Fonte: http://www.brunomondadori.com/scheda_preparazione.php?ID=3303 Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Open content - creative commons – open source Il concetto di opera libera (dal francese "Œuvre libre") o di opera a contenuto libero (dall'inglese "Open content") trae la sua ispirazione da quello di Open Source (sorgente libera): la differenza sta nel fatto che in un'opera di contenuti su Internet ad essere liberamente disponibile ed utilizzabile non è il codice sorgente del programma software che li genera, ma i contenuti editoriali generati dal programma, quali testi, immagini, musica e video. Non tutti i contenuti appartenenti a questa categoria sono liberamente disponibili e riproducibili allo stesso modo. Spesso i termini e le condizioni di utilizzo, riproduzione e di modifica dei contenuti, vengono stabiliti da una licenza di pubblicazione che viene scelta dall'autore. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Contenuto_libero Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Open content - creative commons – open source Creative Commons (CC) è un'organizzazione non profit dedicata all'espansione della portata delle opere di creatività offerte alla condivisione e all'utilizzo pubblici. Essa intende altresì rendere possibile, com'è sempre avvenuto prima di un sostanziale abuso della legge sul copyright, il ricorso creativo a opere di ingegno altrui nel pieno rispetto delle leggi esistenti. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Creative_Commons In informatica, open source (termine inglese che significa sorgente aperto) indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Open_source Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Creatività, cooperazione, condivisione Il mash-up, il cut-up, il plagiarismo, il remix, sono elementi centrali dell'innovazione digitale, ma governi ed imprese non riescono a trovare una forma di legittimazione di tali pratiche, anzi le si sanzionano sempre più. Da sistemi chiusi però non germogliano né nuove idee né nuovi prodotti. Cooperare è meglio che competere. Spesso si coopera per "competere meglio", altre volte perché viene naturale farlo. La cooperazione è un comportamento altamente razionale nei contesti caratterizzati da un'elevata abbondanza di risorse come nel cyberspazio. Si coopera per imparare dagli altri, per realizzare qualcosa di nuovo e utile, per distribuire un prodotto, creare nuovi mercati. In ogni caso il risultato è un nuovo legame sociale che si consolida nella triade "dare, ricevere, restituire". Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Creatività, cooperazione, condivisione Se una persona "possiede" qualcosa può scegliere di tenerla per sé o di cederla anche agli altri. Se si tratta di un oggetto, resterà senza. Ma se una persona "sa" qualcosa e la insegna, la sua conoscenza si moltiplicherà e diffonderà facendo tutti più ricchi. La conoscenza è un bene non rivale. I commons della conoscenza, beni comuni informazionali, infatti, a dispetto dei beni materiali, non deperiscono con l'uso ma si valorizzano attraverso la libera circolazione e se trovano la loro strada verso il pubblico, rendono l'ecosistema informazionale più vasto e ricco. Ancora oggi i modi prevalenti di produzione e diffusione della cultura (i media, le università, i laboratori, le agenzie pubbliche, le biblioteche) ci ricordano che ogni forma di avanzamento, economico, sociale e culturale si dà soltanto attraverso la creatività, la cooperazione e la condivisione, il libero scambio di informazioni, la costruzione di significati condivisi. Fonte: http://punto-informatico.it/2774602/PI/Commenti/creativita-cooperazione-condivisione.aspx Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Mash-up e Cut-up Letteralmente "poltiglia", un mashup è un'applicazione che usa contenuto da più sorgenti per creare un servizio completamente nuovo. http://www.pc-facile.com/glossario/mashup/ Il cut-up è una tecnica letteraria stilistica che consiste nel tagliare fisicamente un testo scritto, lasciando intatte solo parole o frasi, mischiandone in seguito i vari frammenti e ricomponendo così un nuovo testo che, senza filo logico e senza seguire la corretta sintassi, mantiene pur sempre un senso logico anche se a volte incomprensibile. La tecnica era già stata utilizzata nel dadaismo (Tristan Tzara), ma fu largamente utilizzata a partire dagli anni '60 dallo scrittore statunitense William Burroughs. http://it.wikipedia.org/wiki/Cut-up Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Plagiarismo e remix Dicasi plagiarista, secondo Wikipedia, “colui che dichiara esplicitamente l’appropriazione e l’uso dei materiali altrui. Le condizioni del suo intervento sono trasparenti, e si intende invitare il destinatario a proseguire il lavoro intrapreso. Proprio in virtù di questo orientamento aperto alla reinterpretazione, il plagiarista manipola spesso materiali chiusi, immodificabili, protetti da copyright. http://laramanni.wordpress.com/2008/06/12/plagiari-e-plagiaristi/ Il remix (spesso abbreviato in rmx) è una versione alternativa di una canzone originale. Può contenere lo stesso testo, o variarlo in alcune parti, o estrapolarne una singola parte. Generalmente la differenza maggiore risiede nell'arrangiamento. http://it.wikipedia.org/wiki/Remix Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Il dilemma del pirata – Punk capitalismo Il dilemma del pirata è quello che dovremmo vivere ogni volta che scarichiamo una canzone o un film piratato da Internet. Stiamo rubando il lavoro di altre persone , stiamo danneggiando l'economia e soprattutto stiamo mettendo in pericolo la cultura, condannandola a morte lenta? Che facciamo, smettiamo di scaricare? Secondo Matt Mason, l'autore del libro “The Pirate's Dilemma. How Youth Culture Is Reinventing Capitalism” la pirateria non è soltanto divertente, economica e comoda. Altro che fare danni: la pirateria sarebbe un motore della circolazione di cultura, dell'innovazione e niente meno che del capitalismo. Insomma, la proprietà è un furto oppure il furto aumenta la proprietà? Non è una domanda stupida, se pensate che Matt propone il “capitalismo punk”. Oggi, grazie alla rete e ai computer si può dare vita a un'impresa del web e fare i soldi partendo da zero e attingendo a piene mani alla ricchezza di informazione che si trova su internet, alla faccia di brevetti e copyright. Le idee di Matt non sono che una riedizione delle ormai classiche idee liberali sulla rete. Infatti, molti autori vedono la gratuità di internet come uno stimolo cruciale per l'innovazione. Fonte: http://qwerty.noblogs.org/post/2008/07/15/il-dilemma-del-pirata Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Il dilemma del pirata – Punk capitalismo Dov'è il limite tra il pirata che frega il vicerè per ridistribuire il bottino e quello che lo fa solo per mettere insieme il suo tesoro? “Si possono fare entrambe le cose, fare i soldi e distribuire la ricchezza. Sempre più persone creano cambiamento in un contesto capitalistico. Tra il mondo no profit e for profit c'è molta permeabilità.” Per esempio ancora Google, una azienda presa di mira da chi la accusa di violare la nostra privacy e di essere un Grande Fratello che sa tutto quello che facciamo e usa i nostri dati per mandarci pubblicità. Però, Google “investe nelle energie rinnovabili più soldi del governo americano”. Internet, poi, è il regno della gratuità, che ci insegna che non tutto deve avere per forza un prezzo: “abbiamo un sacco di cose gratuite che hanno un grosso valore, per esempio il free software, il codice informatico libero. La possibilità che tutti controllassero il suo sviluppo ha dato vita alle incredibili innovazioni che usiamo nella rete e ha creato business miliardari. Eppure la rete è basata su un bene pubblico, l'informazione libera, senza la quale non avremmo un bel po' di aziende incredibili”. Fonte: http://qwerty.noblogs.org/post/2009/10/24/punk-capitalismo Libro: Matt Mason "Punk capitalismo. Come e perché la pirateria crea innovazione" Editore: Feltrinelli 2009 - Prezzo di copertina: € 18,00 Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Remixami! Riuso, riciclo e partecipazione Nell’era della cultura convergente non si parla più di economia ma – come hanno ben notato gli americani Tapscott e Williams – di “wikinomics“, ovvero economie partecipative. Queste si baserebbero su quattro principi cardine: l’apertura, il peering, la condivisione e l’azione globale. L’innovazione, in tale contesto, verrebbe dunque dal basso (grassroots), cioè dagli utenti stessi. Non è semplicemente una questione di centralità del consumatore, ma un vero e proprio power shifting sull’utente inteso ormai come “prosumer”, ovvero come produttore e consumatore. L’utente di oggi sa produrre i media e li sa anche trasformare: è capace di piegarli ai propri fini, di selezionarne i contenuti e remixarli con altri. Non a caso termini come remix culture, mashup, vidding sono entrati a far parte del nostro vocabolario da Web 2.0. Ciò è tanto più vero per i prodotti audiovisivi: l’abbassamento dei costi dell’hardware (videocamere e fotocamere), la diffusione dei software di montaggio e la possibilità di uploadare online qualunque tipo di video o di modificarne di esistenti sono divenute possibilità concrete e sempre più diffuse. Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 Remixami! Riuso, riciclo e partecipazione Riciclo, riuso e remix sono le 3R che meglio descrivono potenzialità ed attività degli utenti online: l’originalità non risiede mai nell’invenzione ex novo, c’è sempre qualcosa che funge da ispirazione, adesso però non solo ciò è reso evidente ma l’esistente viene riutilizzato. Gli utenti possiedono expertise che assottigliano sempre più la linea tra professionalità ed amatorialità. L’intelligenza collettiva arriva dove il singolo non giungerà mai: le folle sono sagge e la loro unione da un plus che supera la semplice somma tra le parti. Insomma, l’utente acquisisce un potere crescente e coinvolgerlo non può che rivelarsi la migliore strategia possibile (come dimostrato dal marketing nonconvenzionale): non solo ignorarlo sarebbe un grave errore, ma evidenzierebbe una completa incapacità di cogliere le trasformazioni in atto. In fondo, il mashup tra utenti può fare la differenza: le categorie rigide, in tale contesto, non esistono più, così come una forma definitiva di azione ed interazione nella creatività e nella produzione online. Fonte: http://www.ninjamarketing.it/2009/05/28/remixami-riuso-riciclo-e-partecipazione/ Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 RIP! A Remix Manifesto Per costruire società libere si deve limitare il controllo del passato. E' il Remix Manifesto, enunciato da Bratt Gaylor nel filmdocumentario presentato al Torino Film Festival "RIP!: A Remix Manifesto". Il documentario ripercorre la storia di Gregg Michael Gillis, in arte Girl Talk, ventisettenne re dei mashup musicali, che fa del remix la sua arte. Prende, modifica, taglia, incolla, riarrangia pezzi musicali già esistenti per dare vita a nuovi pezzi, nuove forme d'arte, molto apprezzate negli Stati Uniti e completamente illegali. Ma la storia di Girl Talk è nel film soltanto il filo conduttore per parlare in modo approfondito di cultura libera e diritto d'autore, di copyright e creative commons. Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 RIP! A Remix Manifesto Fatta eccezione per il XX secolo, la cultura e la scienza si sono appoggiate alle scoperte e alle forme d'arte del passato per crearne e trovarne di nuove. Da sempre la possibilità di mettere le mani sui prodotti artistici e scientifici del passato, analizzandoli e modificandoli, è stata la base per inventare il futuro, con nuove scoperte e con nuove forme d'arte. Ma il XX secolo, con le sue leggi sul copyright, è stato l'unico secolo in cui questo non è stato possibile, o, meglio, è diventato illegale. Le case discografice, le case editrici, le multinazionali della distribuzione, le case farmaceutiche, i proprietari di marchi e persino di fumetti hanno fatto di tutto per fare approvare leggi che proteggessero le loro opere e le loro scoperte scientifiche. Per fare profitto. Non per compensare gli autori. Non per stimolare il progresso. Queste ultime erano le motivazioni con cui erano nate le prime leggi sul diritto d'autore. Ecco il perchè del Remix Manifesto: 1. La cultura è sempre costruita sul passato 2. Il passato cerca sempre di controllare il futuro 3. Il nostro futuro sta diventando meno libero 4. Per costruire società libere si deve limitare il controllo del passato Fonte: http://freemashup.blogspot.com/2009/11/un-manifesto-per-una-cultura-libera.html Libro: Gaylor Brett "Rip! A renix Manifesto" - DVD + Libro - Feltrinelli, 2010 - 14,90 euro Terenzio Del Grosso – gennaio 2009 RIP! A REMIX MANIFESTO Uno spettro si aggira per la rete Nel complesso il documentario del canadese Brett Gaylor è un istruttivo compendio di alcune delle principali problematiche ed opportunità che la cultura del copyleft ha sollevato dalla sua comparsa, un' indagine sul cambio di paradigma dei prodotti culturali che la maggior parte delle Istituzioni politiche e giuridiche faticano ancora a voler assimilare ma che nel quotidiano di milioni di individui in giro per il mondo sono divenuti pratica comune e strumento assolutamente vitale d'espressione. Le prime parole, pronunciate fuori campo dal regista, pongono in prospettiva l'intero discorso: "Questo film parla di una guerra, una guerra sulle idee. Il terreno di questa battaglia è internet…". Dirà Lowrence Lessig: "Porre la questione del copyright come nei termini attuali produce una generazione di criminali". Campionamento, remix, public domain, copyleft e cretive commons, questi i temi del genere evidenziato, come a dire che il documentario è un surgenere cinematografico che gode di ottima salute ed è in grado di affrontare ogni anfratto delle nostre società. Fonte: http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=1512 Film: Rip! A Remix Manifesto di Gaylor Brett Terenzio Del Grosso – gennaio 2009