Il terrorismo nel portafoglio
Transcript
Il terrorismo nel portafoglio
Tariffa Pagata P.D.I. Autorizzazione DRT/DCB Vicenza/PDI/254/2004 valida dal 12/01/2004 Microfinanza BOLLETTINO PER LO SVILUPPO PLURALE N. 3 - 30 aprile 2004 U n Il terrorismo nel portafoglio PAG. 2 Allegato a questo numero troverai un bollettino di conto corrente postale. L’abbonamento per 20 numeri costa 40 euro. Si può versare sul conto corrente postale n. 23482177 intestato a Associazione Microfinanza e Sviluppo, via Monticello di Fara 13/b 36040 Sarego (VI), indicando con precisione nome e indirizzo. Altre notizie sulla macrofinanza e sulla microfinanza le trovi su www.microfinanza.it L’incubo è incominciato nel 1979 con la guerra di Saddam all’Iran. E non è ancora finito. L’esperienza degli sciiti, una parte rilevante del popolo iracheno con la quale occorre fare i conti se si vuole trovare una via d’uscita dalla spirale della guerra. PAG. 4 Le aziende quotate in Borsa che collaborano con gli “stati canaglia” Il tuo portafoglio sostiene il terrorismo? foto Pietro Gigli Francesco Terreri I di pensione, il New York City Police primi a muoversi sono stati due fon- Pension Fund e il New York City Fire Department Pension Fund. «Pompieri e poliziotti dopo l’11 settembre, dato che centinaia di loro morirono nell’attacco terroristico al World Trade Center, hanno una sensibilità particolare su questo punto» dichiara William Thompson, funzionario del Comune che sovrintende agli 80 miliardi di dollari di fondi pensione dei dipendenti di New York City, alla trasmissione della Cbs “60 minutes”. I fondi si sono accorti che tra i titoli su cui investivano c’era la Halliburton, la società di cui è stato a lungo amministratore delegato il vicepresidente Usa Dick Cheney e che ora gestisce parti importanti della ricostruzione in Iraq. Ma che lavora anche in Iran, uno degli stati «sponsor del terrore» secondo l’amministrazione statunitense. «Il reddito prodotto da questa e altre imprese potrebbe aiutare a sostenere il terrorismo» aggiunge Thompson. E la Halliburton in Iran c’è andata proprio quando la guidava Cheney, tra il 1995 e il 2000. Non si tratta, del resto, dell’unico caso. Così l’Investor Responsibility Research Center (Irrc), società indipendente di ricerca e di consulenza sulla re- sponsabilità sociale, insieme al Conflict Securities Advisory Group (Csag) ha avviato il Global security risk monitor, un profilo di rischio delle imprese quotate per quanto riguarda le connessioni con il terrorismo e la proliferazione di armi di distruzione di massa. Reputazione dell’impresa Il rischio analizzato non riguarda tanto la possibilità di svolgere attività illegali quanto piuttosto la reputazione dell’impresa. In sostanza sono gli investitori che scelgono, sulla base di valutazioni etiche o anche puramente economiche, di “punire” chi collabora con gli stati sponsor del terrorismo. Ma quali sono questi paesi? Irrc e Csag sono partiti dalle definizioni ufficiali dell’amministrazione Usa e quindi dalla famosa lista degli “stati-canaglia”: Corea del Nord, Iran, Iraq, Libia, Siria e Sudan. Nel frattempo – il lavoro del Monitor è cominciato nel 2002 – qualcosa è cambiato. In Iraq è caduto il regime di Saddam Hussein, anche se la situazione è tutt’altro che stabilizzata. L’Onu ha abrogato le sanzioni contro la Libia e si è aperto un processo di normaliz- e u r o Baghdad, parla l’Imam sciita Anouar: «Quelli della mia generazione non hanno mai conosciuto la pace» Stati Uniti, la “campagna di primavera” degli azionisti responsabili In Italia ci prova Etica sgr ABBONATI A MICROFINANZA PAG. 3 2 Speciale. L’Investor Responsibility Research Center di Washington propone agli investitori socialmente responsabili di escludere dal portafoglio le imprese che collaborano con gli Stati “sponsor del terrore”: Iran, Siria, Sudan. In testa alle compagnie sotto accusa, colossi Usa come Halliburton, Conoco-Phillips e General Electric ed europei come TotalFinaElf e Siemens. Tra le società quotate a Piazza Affari spicca il contratto militare pluriennale di Finmeccanica con Damasco (56 milioni di euro solo nel 2003). La microfinanza nel mondo arabo: dare una chance allo sviluppo tra il fondamentalismo e la guerra n u m e r o zazione delle relazioni con l’Unione Europea e gli Stati Uniti, a seguito del riconoscimento libico della responsabilità in alcuni attentati terroristici degli anni ’80 e dell’annuncio di Tripoli della rinuncia ai programmi nucleari. In due anni di lavoro Irrc e Csag hanno identificato circa 400 imprese che hanno affari in corso con gli “stati-canaglia”. Di esse solo una sessantina sono collegate con la Libia, mentre ben 200 hanno attività economiche connesse con l’Iran. La lista non è pubblica: viene fornita a pagamento, come consulenza, agli investitori interessati. Si sa che il 44% circa delle aziende è europeo, il 30% asiatico, il 21% nordamericano e il 4% africano e medio-orientale. Ma i nomi emergono dalle scelte, queste sì pubbliche, di fondi di investimento e fondi pensione. Come nel caso della canadese Talisman Energy, che ha visto una vera e propria caduta in Borsa a causa della sua attività petrolifera in Sudan. O come la Halliburton, che opera in Iran tramite la Halliburton Products & Services ltd delle Isole Cayman, con un bilancio di 39 milioni di dollari nel 2003 per lavori infrastrutturali nei campi petroliferi iraniani. In Iran lavora anche la statunitense General Electric attraverso la controllata canadese General Electric Hydro (impianti idroelettrici) e la controllata italiana Nuovo Pignone (compressori e turbine a gas). La Conoco-Phillips (Usa), in joint venture al 50% con la francese TotalFinaElf, sta sviluppando l’estrazione del gas naturale nella zona orientale della Siria. La tedesca [segue a pag. 2] Microfinanza 3 30 aprile 2004 1 Risoluzioni su farmaci, Aids, armi, ambiente alle assemblee delle società quotate La campagna di primavera dei fondi etici Usa In Italia ci prova Etica sgr «C siglio di amministrazione riferisca hiediamo che entro sei mesi il con- In fuga verso il Chad provenienti dal Darfur, la regione occidentale del Sudan teatro negli ultimi mesi di una campagna di violenza e di terrore contro i civili da parte di milizie armate sostenute dal governo di Khartoum. (foto Human Rights Watch, www.hrw.org) Siemens ha diverse società in Iran e un ufficio a Khartoum (Sudan). Le attività spaziano dall’energia alle telecomunicazioni. Le società italiane E tra i titoli quotati a Piazza Affari? L’Eni, la compagnia petrolifera nazionale, opera in Libia dal 1959 e non ha mai interrotto la collaborazione. D’altra parte Lafico, Libyan Arab Foreign Investment Company, la finanziaria di partecipazioni del regime di Tripoli, possiede il 2% della Fiat, il 7,5% della Juventus, poco meno del 9% della Finpart (moda) e il 21,7% di Olcese (tessile), mentre la collegata Libyan Arab Foreign Bank controlla il 5% di Capitalia. Ma con il colonnello Gheddafi le relazioni politiche si vanno normalizzando. L’Eni opera dalla fine degli anni ’50 anche in Iran, dove lavorano diverse imprese italiane, favorite anche dai crediti finanziari “open” concessi da Banca Intesa e Mediocredito Centrale (gruppo Capitalia) per 1,5 miliardi di dollari e da Mediobanca per 2 miliardi di dollari. Mediobanca è da tempo presente a Teheran con la Iran & Italy Industrial Promotion co., una joint venture con l’iraniana Bank of Industry & Mine. Intesa e Bnl hanno un ufficio di rappresentanza. In Iran peraltro, pur nel contesto di pesanti violazioni dei diritti umani, è aperta una partita politica tra clero conservatore, riformisti e movimenti giovanili e studenteschi. Il caso più clamoroso di collaborazione con uno stato «sponsor del terrore» è invece il contratto militare pluriennale di Finmeccanica con la Siria. Nel 1998 – ci informa Os.c.ar., l’Osservatorio sul commercio delle armi dell’Ires Toscana, sulla base delle Relazioni governative al Parlamento – il governo autorizza la fornitura a Damasco di 500 sistemi Turms di controllo del tiro prodotti da Officine Galileo, ora Galileo Avionica, società del gruppo Finmeccanica, per 206,9 milioni di euro. I visori, con kit d’installazione e supporto logistico, sono destinati ai carri armati T72 [nella foto] dell’esercito siriano. Nel 2002 una seconda autorizzazione consente l’esportazione in Siria di 102 kit di sistemi optronici modulari di terza generazione, sempre per carri armati, per un valore di 12,6 milioni di euro. Le consegne sono cominciate nel 1999 e l’anno scorso hanno toccato la cifra record di 55 milioni 614 mila euro. E non è escluso – lo ha denunciato il Dipartimento alla Difesa Usa – che blindati “ammodernati” col sistema italiano siano finiti in Iraq. Quando c’era ancora Saddam. ■ 2 Microfinanza 3 30 aprile 2004 sendo queste votazioni vincolanti, ha provocato effettivamente, in molti casi, la modifica delle regole precedenti. Altre risoluzioni hanno ottenuto risultati significativi, anche se non la maggioranza dei voti degli azionisti. Alla Chevron Texaco la mozione per le energie rinnovabili ha raccolto il 25,1% dei suffragi e il 21,3% alla ExxonMobil. L’adozione di politiche per i diritti umani ha ottenuto alla Boeing il 25,8% dei voti, mentre la mozione contro la militarizzazione dello spazio si è fermata al Quest’anno le principali risoluzioni ruotano attorno all’emergenza Aids nei agli azionisti sulle iniziative intraprese paesi poveri e soprattutto in Africa per affrontare le conseguenze econo– ma si parla anche di accesso alla samiche dell’emergenza Aids nei paesi in lute negli Stati Uniti – con la connessa via di sviluppo»: è una delle risoluzioni questione della disponibilità a basso più gettonate tra quelle che in queste prezzo dei farmaci essenziali. Altre mosettimane fondi di investimento etici, zioni riguardano l’impatto degli orgasocietà di investimento delle congreganismi geneticamente modificati, i conzioni religiose, organizzazioni non gotratti militari e le esportazioni di armi, vernative per i diritti umani hanno prele emissioni inquinanti, gli standard sentato alle assemblee societarie delle del lavoro negli investimenti nei paesi principali corporation statunitensi e a in via di sviluppo e molto altro. tutti gli azionisti perché si possaLa novità è che qualche azienda ha no esprimere anche via internet avviato un dialogo con i propo«Il dibattito sull’attivismo dei fondi di investimento è più (negli Usa è ammesso). nenti. In particolare l’Interfaith che mai attuale. C’è chi plaude all’intervento in assemblea. Già l’anno scorso il numero delle Center on Corporate ResponsibiChi sostiene che i fondi debbano limitarsi ad uscire dall’amozioni degli azionisti responsality (Iccr), un’associazione di 275 zionariato quando vedono che c’è qualcosa che non va… bili ha superato quota mille e queinvestitori di ispirazione religiosa Comunque la si metta, stiamo assistendo a un fenomeno st’anno non sarà da meno. Nel che gestiscono complessivamente importante e non è affatto secondario il ruolo che in propo2003, sull’onda dei recenti scanoltre 110 miliardi di dollari, ha sito svolgono i fondi socially responsible, sempre più tallonati dai risparmiatori ad essere coerenti nell’impiego dei soldi dali, c’era stata la moltiplicazione confronti aperti con Merck (farmacon i valori cui si richiamano». Lo diceva, nell’intervista di delle risoluzioni su corporate goci), General Motors (automobili), un anno fa al settimanale Vita, Claudio Demattè, docente vernance e remunerazioni degli Citigroup (banche e finanza). Gli all’Università Bocconi di Milano, presidente della Banca di amministratori delle società. In amministratori della Tyco (elettroTrento e Bolzano e dell’agenzia di rating etico E.Capital qualche caso con pieno successo, nica e plastica), con lo scopo di rePartners, in passato presidente della Rai e delle Ferrovie delcome quella, presentata in 38 ascuperare credibilità dopo un relo Stato, scomparso improvvisamente il 19 marzo scorso. semblee, per il rinnovo annuale cente scandalo societario, sono anziché (in genere) triennale del arrivati a consigliare gli azionisti di board of directors, il consiglio di ammi6,8% – che peraltro può essere considedare voto favorevole alla risoluzione sulnistrazione. La risoluzione ha ottenuto rato un successo in una delle aziende l’ambiente presentata dal Christian in media il 62,7% dei voti e, pur non esleader del settore militare. Brothers Investment Services e da altri. In Italia c’è una debole tradizione di attivismo degli azionisti: qualche iniziatiA maggio spuntano le mozioni va di Legambiente, la presenza della Principali risoluzioni presentate alle assemblee societarie delle grandi aziende Usa Fiom Cgil, con la consulenza di Sergio Azienda Tema della risoluzione Data dell’assemblea Cusani, all’assemblea Fiat 2003. La priAvon Products Inc. Rimuovere gli ftalati nei prodotti di bellezza 6 maggio 2004 ma volta di un gestore di fondi di inveBank of America Corporation Community Reinvestment Act: sviluppo a livello internazionale stimento, invece, sarà quella di Etica sgr, degli investimenti di comunità (finanza solidale) 26 maggio 2004 la società del risparmio gestito di Banca Boeing Company Criteri etici per i contratti militari 3 maggio 2004 Bristol-Myers Squibb Company Politica sull’Hiv-Aids 4 maggio 2004 Etica [Il rapporto di valutazione eticoColgate-Palmolive Company Adottare politiche per i diritti umani 7 maggio 2004 sociale dei tre fondi Valori Responsabili Dow Chemical Company Impatto dell’incidente di Bhopal (Dow Chemical ha acquisito è disponibile su www.microfinanza.it]. la Union Carbide, responsabile dell’incidente nella città indiana) 13 maggio 2004 Il consiglio di amministrazione ha deciExxon Mobil Corporation Risposta alle pressioni per la riduzione delle emissioni di gas serra 26 maggio 2004 so in questi giorni di partecipare all’asFord Motor Company Strategia per la riduzione dei gas serra nei veicoli prodotti 13 maggio 2004 General Dynamics Corporation Esportazioni di armi 5 maggio 2004 semblea di una delle tre società italiane General Motors Corporation Strategia per la riduzione dei gas serra nei veicoli prodotti 2 giugno 2004 in portafoglio, Merloni, Tim e Telecom J.P. Morgan Chase & Co. Trasparenza sulle operazioni in prodotti finanziari derivati 4 maggio 2004 Italia. «Sarà l’occasione» ha dichiarato Northrop Grumman Corporation Criteri etici per i contratti militari 18 maggio 2004 il direttore Luca Mattiazzi «per portare PepsiCo Inc. Politica sull’Hiv-Aids 4 maggio 2004 le istanze dei nostri investitori e le seRaytheon Company Criteri etici per i contratti militari 5 maggio 2004 Time Warner Inc. Adottare politiche per i diritti dei lavoratori gnalazioni che ci sono arrivate dai sin(ex Aol Time Warner) in Cina 4 maggio 2004 dacati, dai movimenti dei consumatori Wal-Mart Stores Inc. Impatto degli organismi geneticamente modificati negli alimenti 4 giugno 2004 e da tutti gli interessati». ■ Microfinanza, l’altro mercato finanziario Un servizio di consulenza indipendente sugli investimenti etici M lancia sul suo sito www.microfinanza.it un servizio di consulen- icrofinanza srl, società di consulenza su microcredito e sviluppo, za indipendente sugli investimenti socialmente responsabili e, in particolare, sulla nuova frontiera dell’investimento etico: l’investimento in microfinanza e nelle microimprese del Sud del mondo. C’è ormai un mercato internazionale che ruota attorno alla microfinanza: microbanche, investitori, fornitori di servizi e consulenti, valutatori (raters). Un mercato che si sta organizzando in modo più responsabile e più trasparente dei mercati finanziari “ufficiali”. Istituzioni e progetti di microfinanza, microimprenditori poveri, comunità locali: certo, non va sempre tutto bene, anzi. Ma è più improbabile che qualcuno falsifichi i bilanci e scappi con la cassa: se non altro perché la posta in gioco è il riscatto economico e sociale di intere popolazioni. Sul sito www.microfinanza.it trovate: • dati aggiornati sulle dimensioni, gli obiettivi e le performance delle istituzioni di microfinanza a livello internazionale • un servizio a pagamento di valutazione etico-sociale di organizzazioni che investono in microfinanza nei paesi del Sud del mondo, nonché di fondi di investimento etici e di istituti di credito. I prezzi sono: 50 € per i report delle organizzazioni che investono in microfinanza, 40 € per i report di banche e 35 € per i report di fondi etici. Le istruzioni per il pagamento sono indicate nel sito. Sono scaricabili gratuitamente le guide di lettura dei report e il report-esempio. ■ Benchmarks internazionali per le MFI (Microfinance Institutions] Luglio Precedente: 2003 Novembre 2002 Rendimento del capitale investito (media MFI) Rendimento del capitale investito (media MFI autosostenibili) Numero medio di clienti Percentuale clienti donne Prestito medio pro capite Risparmio medio pro capite Portafoglio a rischio a tre mesi * Nostra elaborazione su dati MBB 0,1% 5,7% 15.553 62,9% 532 $ 269 $ 1,5% -2,7% 5,5% 11.698 60,6% 453 $ 224 $ * 2,7% Fonte: MicroBanking Bulletin (MBB). MBB, nell’ambito di MiX, Microfinance Information eXchange, la “Borsa informativa” della microfinanza, raccoglie i dati da un campione di MFI (124 nell’ultima rilevazione) e elabora i valori medi di riferimento (benchmarks). Le organizzazioni inserite nel campione sono mediamente tra le più strutturate rispetto agli oltre 2.500 programmi esistenti nel mondo. I benchmarks di luglio 2003 sono basati prevalentemente su dati 2002. I benchmarks di novembre 2002 sono basati prevalentemente su dati 2001. foto Pietro Gigli foto Pietro Gigli È nata in Palestina la rete per la piccola e micro finanza I risultati della prima conferenza del network delle organizzazioni di microcredito Microfinanza nel mondo arabo: la formazione al primo posto A metà 2003 ha avviato la sua costituzione e oggi, nonostante le difficili condizioni di lavoro, è operativo. È il Palestinian Network for Small and Micro Finance, che raggruppa una decina di organizzazioni tra cui, sul versante istituzionale, l’Unrwa, cioè l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, e sul versante delle organizzazioni di base Asala (Palestinian Businesswomen’s Association) e Faten (Palestine for Credit & Development, aderente a Sanabel), cioè le due più importanti istituzioni locali di microfinanza, nonché il Palestinian Agriculture Relief Committee (Parc), l’organizzazione di produttori collegata al circuito del commercio equo e solidale. Il Palestinian Network opera a Gaza, Nablus, Jenin, Tulkarem, Ramallah, Hebron, Betlemme e Gesusalemme. Giorgia Carloni, di Microfinanza srl, ha partecipato a dicembre alla conferenza “Microfinanza nel mondo arabo: costruire il futuro del settore”, svoltasi in Giordania e organizzata da Sanabel, Microfinance Network of Arab Countries, con il sostegno della Regina Rania di Giordania, della Rockdale Foundation e di Usaid, l’agenzia di cooperazione statunitense. Tra gli ospiti, esponenti delle istituzioni di microfinanza del Kenya, della Polonia, della Repubblica Dominicana. Giorgia Carloni S finanza del mondo arabo, ha tenuanabel, neonato network di micro- to la sua prima conferenza annuale lo scorso dicembre, in Giordania. All’incontro hanno partecipato più di 200 operatori del settore, arabi e non, esperti internazionali, donatori e investitori da 24 paesi, oltre naturalmente ai rappresentanti della ventina di istituzioni aderenti a Sanabel. Le organizzazioni del network servono attualmente circa 450.000 clienti in Egitto, Giordania, Libano, Marocco, Palestina, Tunisia e Yemen, l’equivalente dell’80-85% di tutti i clienti di microfinanza della regione. Sanabel, attraverso i suoi membri, ha dunque un notevole potenziale d’impatto sullo sviluppo del settore nell’area e in questa prospettiva possono essere viste le iniziative volte a rafforzare la rete. Le tappe della costruzione del network Questa non è la prima occasione in cui la microfinanza araba e la comunità internazionale si confrontano sui temi caldi dello sviluppo del settore nella regione. Dalla seconda metà degli anni Novanta, periodici incontri più o meno formali si sono avuti in varie sedi: nel 1998, durante il secondo Mediterranean Development Forum organizzato da Banca Mondiale e Undp, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, si erano discussi i risultati di una survey realizzata l’anno prima e intitolata Making Microfinance Work in the Middle East and North Africa. Lo stesso gruppo di ricercatori di Banca Mondiale e Undp autore di questo primo studio aveva poi seguito l’evoluzione della microfinanza araba, evidenziandone i progressi e pubblicando i risultati di una seconda rassegna nel 2000. In occasione della conferenza di dicembre, Judith Brandsma, coautrice dei precedenti studi, ha presentato i primi dati, non definitivi e criticati da alcuni paesi, di una nuova indagine. In essa si sottolineano, in particolare, lo sviluppo quantitativo (Marocco) e qualitativo (Yemen) di alcuni paesi e i problemi specifici di altri, come ad esempio l’instabilità nei Territori Palestinesi, dove la microfinumerosi argomenti: dall’applicazione necessità di avviare e stimolare le attinanza lavora “sotto assedio”. dei principi della finanza islamica, alla vità di ricerca, formazione e traduzione I maggiori operatori della regione si eracommercializzazione della microfinanin arabo. In questo quadro, le potenno incontrati per la prima volta nel za, all’utilità di un esercizio di standarzialità del network appaiono centrali 1999 in Tunisia, su invito di Enda Interdizzazione e benchmarking (parametri per catalizzare e amplificare le energie Arabe, una ong internazionale che ladi riferimento) del settore. dei singoli operatori. vora nel difficile contesto tunisino. I La discussione è stata animata sopratEssenziali rimangono comunque anpartecipanti avevano discusso le protutto quando si sono abbordati i temi che gli stimoli dei sostenitori esterni. blematiche comuni e specifiche della della regolamentazione e vi è stato un Questo è dimostrato dall’interesse mamicrofinanza nei paesi arabi, dalle miconfronto diretto tra rappresentanti nifestato nei confronti dei finanziatori nacce derivanti dal contesto legale aldei governi, in particolare tunisino, e internazionali, commerciali e non. Tutla necessità di sensibilizzare le autorità operatori. Dall’analisi dello stato attuatavia in alcuni paesi della regione – è il di governo, alle debolezze interne dele del settore e delle sue prospettive di caso, ad esempio, dell’Egitto – gli invegli operatori e del mercato. Da questo sviluppo è emersa una situazione abbastitori sono tuttora spiazzati dall’afflusincontro era emerso un forte interesse stanza eterogenea. Pur in presenza di so massiccio di fondi a dono. Inoltre, se dei principali operatori dell’area a riualcune forti istituzioni di microfinanza i servizi di assistenza tecnica forniti da nirsi in una rete che raccogliesse le dinella regione, vi è ancora la necessità di attori della cooperazione internazionaverse esperienze del settore e fosse in rafforzare il settore nel suo complesso e le (Undp, Cgap, Cooperazione amerigrado di agire autonomamente. sviluppare il contesto in cui opera. A cana e europea) hanno avuto e contiNel giugno 2002, durante un nuovo questo fine, si è posto l’accento sulla nuano ad avere un grande rilievo evento internazionale svolnell’evoluzione del settore, è tosi a Marrakech, Moham- Le organizzazioni di microfinanza che aderiscono a Sanabel emersa la volontà di sviluppamed Khaled, figura di spicco Egitto re internamente le competenAlexandria Business Association della microfinanza palestineze per soddisfare le esigenze Assiut Businessmen Association - Small & Micro Enterprise Project Coptic Evangelical Organisation for Social Services se e attuale direttore di Sanain questo senso e acquisire Dakalya Businessmen’s Association for Community Development bel, aveva promosso l’idea l’expertise necessaria per efEgyptian Society for Small Enterprise che il network arabo in via di fettuare la valutazione delle Save the Children - Egypt program costituzione potesse rappreistituzioni di microfinanza. Sharkia Business Association for Community Development sentare un’arena di scambio La conferenza ha ottenuto anGiordania Ahli Microfinancing Company e diffusione delle migliori che alcuni risultati concreti Microfund for Women pratiche internazionali, oltre per il 2004, come l’organizzaMiddle East Micro Credit Company a dar forza all’azione di zione in collaborazione con il The Jordan Micro Credit Company lobbying presso i governi. La Libano Cgap, il Consultative Group to Lebanese Association for Development Chf International - Lebanon riunione costitutiva di SanaAssist the Poorest della Banca Association Al Amana bel, nell’autunno 2002, ne Marocco Mondiale, di specifici moFoundation pour le developpement local - Fondep ha approvato lo statuto e dementi di formazione per forFoundation Zakoura finito i criteri di inclusione matori, volti alla diffusione Palestine for Credit &Development - Faten nel network, che riflettono Palestina delle conoscenze sviluppate Tunisia Enda Inter-Arabe l’adesione alle migliori prati- Yemen internazionalmente. Sanabel Social Fund for Development che del settore. intende anche promuovere Taiz Small and Micro Enterprises Development Project una maggiore standardizzaTra finanza islamica e microfinanza zione nella comunicazione “commerciale” delle istituzioni della regione, L’attività delle organizzazioni arabe di microfinanza (dati a fine 2002) I partecipanti alla conferenza avvalendosi del contributo Destinatari di crediti in corso Portafoglio in corso (in dollari) di dicembre dovevano con- Paese del Microfinance Information 139.934 42.099.331 tribuire, attraverso la condi- Egitto eXchange (Mix), istituzione 12.513 11.398.769 visione delle loro esperienze Giordania impegnata nella diffusione e 10.831 8.158.306 e conoscenze, a plasmare il Libano condivisione di informazioni Marocco 241.095 40.342.910 futuro del settore e a definire Palestina tra le organizzazioni del mi10.403 6.230.172 le sue esigenze e priorità. Il Tunisia crocredito. Prossimo appunta10.226 1.513.184 dibattito è stato intenso sia Yemen mento regionale in autunno 6.624 859.162 durante le sedute plenarie TOTALE in Egitto per la seconda edi431.626 110.601.834 che all’interno dei workshop Fonte: Judith Brandsma, The Third Microfinance Survey in the Arab World. Preliminary Results, zione della conferenza annuatematici che hanno toccato rapporto presentato alla conferenza 2003 di Sanabel. le di Sanabel. ■ Microfinanza 3 30 aprile 2004 3 Iraq. Intervista all’Imam sciita Anouar «Quelli della mia generazione non hanno mai conosciuto la pace» La guerra con l’Iran, l’invasione del Kuwait e l’intervento della coalizione, la rivolta sciita e curda e la repressione, «l’esercito di Saddam ha sparato sui civili più di quanto abbia fatto sull’avversario militare», la rinascita religiosa, «meglio morire sotto i missili americani che l’oppressione di Saddam», la disillusione, «Muqtada Assadr è una brava persona», il ritorno della violenza, tra chi minaccia attentati suicidi e chi muore per le bombe di Al Qaeda: cerchiamo di capire qual è stata l’esperienza degli sciiti, una parte rilevante del popolo iracheno con la quale occorre fare i conti se si vuole trovare una via d’uscita dalla spirale della guerra verso un po’ più di pace e di democrazia. Karim Metref B giovane sceicco sciita simpatico e AGHDAD - Si chiama Anouar. È un sorridente. Per anni, in Algeria, quelli come lui rappresentavano il nemico, il pericolo. Non so se è il fatto di essere in un paese lontano, dove posso assumere una certa “neutralità”, ma con Anouar non riesco a percepire il pericolo. Anzi, ci vedo piuttosto un bagliore di speranza: forse “il dialogo non è così impossibile?” Chi è Anouar? «Anouar è un giovane iracheno, come tanti, nato nel 1976 in una famiglia modesta. Il padre è insegnante di lingua araba e di storia-geografia, mentre il nonno era poliziotto. È stato quest’ultimo ad emigrare da Alaamara, una provincia del sud-est, verso Baghdad, negli anni ’40». Com’era la vita a Baghdad quand’eri piccolo? «La vita negli anni ’70 in Iraq è migliorata molto da tanti punti di vista. I soldi del petrolio finalmente contribuivano alla costruzione del paese. Il progresso si percepiva giorno dopo giorno: strade, scuole, ospedali. Ma è durato poco. Arrivato al potere nel 1979, Saddam dichiara guerra all’Iran, con argomenti infondati. Allora comincia l’incubo». Cosa voleva dire la guerra con l’Iran per il bambino che eri? «Io e quelli della mia generazione non abbiamo mai conosciuto la pace. Eravamo testimoni impotenti di quello che succedeva. Ho visto tanti uomini della mia famiglia partire e non tornare più. Qualcuno è stato rimandato indietro cadavere, ma di tantissimi non si ha nessun tipo di notizie. Ho visto gente, che rifiutava di fare la guerra, essere arrestata e non riapparire più. Poi Bollettino per lo sviluppo plurale n. 3 - 30 aprile 2004 Autorizzazione del Tribunale di Vicenza n. 1016/2002 Direttore responsabile Francesco Terreri In redazione: Mameli Biasin Hanno collaborato: Giorgia Carloni, Karim Metref, Gioia Nardin Editore: Associazione Microfinanza e Sviluppo via Monticello di Fara 13/b 36040 Sarego (VI) tel. 3351284571 e-mail: [email protected] Stampa: Publistampa Arti grafiche, Pergine (TN) Abbonamento per venti numeri: 40 euro. Versamento sul conto corrente postale n. 23482177 intestato a Associazione Microfinanza e Sviluppo via Monticello di Fara 13/b 36040 Sarego (VI). Indicare con precisione nome e indirizzo. Karim Metref, con cui Microfinanza collabora per un progetto in Algeria, è da gennaio in Iraq con la ong Terre Des Hommes per seguire la formazione del personale di un centro di recupero dei bambini di strada. Il colloquio con l’Imam è avvenuto a marzo, prima della recente esplosione di violenza (rivolta degli uomini di Muqtada Assadr, battaglia di Fallouja, sequestro degli ostaggi). nato il 19 febbraio Anche Baghdad si Dalla scuola, dove ci addestravano e del 1999, fu l’imsolleva in parte, c’insegnavano ad usare le armi, ci hanpegno per stabilire ma poi viene la no portato verso un posto avanzato sul regole comuni con reazione terribile. fronte iraniano. A quindici anni! Alcui nostri fratelli SunL’esercito ha spani di noi se la sono fatta addosso dalla niti». rato sui civili più paura. Ho visto altri morire, i miei Come hai vissuto di quanto l’abbia compagni di classe. Queste erano le gite quest’ultima infatto sull’avversascolastiche di Saddam. Era l’anno 1987, non me lo scorderò mai. vasione? rio militare. Credo «Qualche giorno abbiamo perso in (Testimonianza raccolta a Baghdad) prima dell’invasioquella repressione ne, siamo stati arpiù di un milione restati collettivamente a Najaf, tutti di persone. Sono giunti racconti di raquelli che erano schedati per le attività gazzi di 14-15 anni costretti a raccogliereligiose. Però non era più un regime re i cadaveri per le strade; e quelli che potente che ci arrestava per reprimerci, cadevano di stanchezza erano giustiziaera un regime alla deriva che cercava ti sul posto e buttati nelle fosse comuni aiuto presso le sue vittime precedenti. con gli altri». La maggior parte di noi, quando l’uffiUn periodo molto duro. Ma poi si riciale ci ha spiegato che aspettavano da torna alla normalità? noi un aiuto per respingere il nemico «Si ritorna ad una calma apparente. Lo comune, è rimasta zitta. Ma qualcuno ha osato superare la paura e ha risposto che la morte sotto i missili americani era meglio che la vita sotto l’oppressione eterna di Saddam». «Però non è che siamo contenti dell’invasione. Io sono convinto che gli americani non sono qua per il petrolio, perché Saddam era pronto a dargli tutto pur di rimanere al potere. Sono qua per noi. Sono qua per fermare la rivoluzione islamica in Iraq». «All’inizio delle ostilità, tutti quelli che potevano permetterselo si sono spostati lontano dai centri urbani più densi. Ho distribuito il poco di soldi di cui disponevo, poi sono andato a rifugiarmi fuori città anch’io. Quando siamo tornati, la città era sotto sopra. C’erano bande armate dappertutto. Mancavamo di tutto. Ma ci siamo organizzati molto velocemente e grazie Iracheni cercano di riconoscere parenti o amici tra i resti delle vittime della repressione della rivolta sciita del 1991 contro il regime di Saddam Hussein, trovati nel maggio 2003 in una fossa comune a Musayib, 75 km a sud-ovest di Baghdad. ai volontari, alla buona volontà della (foto di Thomas Hartwell, 28 maggio 2003, www.usaid.gov) gente, ora è un po’ meglio». Spiegami un po’ com’è organizzato in preda a gravi problemi Stato diventa più duro il vostro clero. economici. Allora Sadche mai. Aumenta la pro«In cima alla piramide c’è il consiglio dam decise di attaccare il paganda, la sorveglianza della Hauza. Questo è composto dai Kuwait, che era stato il e la repressione di qualMargià, i più alti riferimenti religiosi. nostro alleato contro l’Isiasi voce di dissenso. Tra loro il primo: l’ayatollah Sistani. ran e aveva finanziato D’altra parte il regime Sotto il Margià c’è il Fadhil, poi viene buona parte della guerra. aveva capito che qualcol’Allamah (io ne sono uno) e poi il TaE poi, siccome ci voleva sa era cambiato, che dolib (studente). Io ho a mio carico una sempre una guerra per teveva fare i conti con noi, moschea, una comunità e degli stunerci in riga, allora hanno gli Sciiti. Allora cercò di denti. Continuo a studiare periodicaattaccato». sedurre la élite liberando mente presso un Fadhil e ogni Fadhil «Durante questo periodo, alcuni di loro e chiedenstudia presso un Margià». stesso scenario, addestrado loro di creare una Che mi dici di Muqtada Assadr e del mento nelle scuole, arHauza (Comitato di sasuo “Esercito del Mahdi”? ruolamenti forzati… Poi viene l’interpienti, suprema autorità nel clero scii«Muqtada è presentato dalla stampa vento della coalizione. Mi ricordo ta) irachena e di non dipendere più occidentale come un estremista. In molto bene lo spavento delle prime dalle autorità religiose iraniane». realtà non è così. Io lo conosco persoesplosioni a Baghdad. Il boato delle «Nel 1994 l’ayatollah Mohamed Assadr nalmente, è una brava persona. Ha il esplosioni faceva vibrare tutto… Poi arcreò la Hauza e iniziò una vera rinalivello di Fadhil, non è un’autorità reriva la disfatta totale, il ritorno delle scita islamica in Iraq. Formò tanti gioligiosa molto alta. È uno combattivo, persone conosciute dal fronte, spesso a vani e riuscì a riportare tante persone poi è il figlio di un grande simbolo per piedi, affamati, stracciati». verso la fede. Nel 1998 organizzò la la nostra lotta. Il suo non è un eserci«Sono questi ultimi a portare notizie prima preghiera del venerdì sciita, che to armato nel senso guerriero della padel ritiro dell’esercito e poi delle inin Iraq non si celebrava da più di 1360 rola. È ovvio che se si sentono attacsurrezioni popolari in tutto il paese, anni. Una realizzazione importante di cati si difendono». ■ ma soprattutto a Mossul e a Ramadi. quest’uomo, che purtroppo fu assassic’erano gli addestramenti militari nelle scuole. La nostra televisione accusava l’Iran di mandare bambini a combattere, ma in realtà eravamo noi a fare queste cose». Ti ricordi di qualche forma di resistenza al regime? «La resistenza c’era. C’era lo Hizb Al Daawa (islamisti ndr) e c’erano anche i comunisti. Questi ultimi all’epoca erano molto popolari. Per fermare le loro proteste l’esercito è entrato con i carri armati dentro i quartieri. C’era una sorta di fronte comune di tutta l’opposizione al regime. Ma a noi, gli adulti non dicevano nulla. C’erano spie dappertutto». 1989: finalmente la pace? «È quello che abbiamo pensato. Ma non durò tanto. Il regime era circondato dall’opposizione interna, il paese era